giovedì 16 novembre 2006

Passaparola

(documento del maggio 2005)

Sull'Espresso di qualche settimana fa, un articoletto spiega che, recentemente, il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari, di circa euro 1.135 al mese.

Inoltre, la mozione é stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.

STIPENDIO Euro 19.150

STIPENDIO BASE Euro 9.980

PORTABORSE Euro 4.030 (generalmente parenti o familiari)

RIMBORSO SPESE

AFFITTO

Euro 2.900

INDENNITA’ DI CARICA tra Euro 335 ed Euro 6.455

TUTTO ESENTASSE.


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ASSICURAZIONE DECESSO Gratis

AUTO BLU CON AUTISTA Gratis

RISTORANTE

Gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000)


Hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in Parlamento, mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (per ora!!!). Circa 103.000 euro li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per coloro che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera (es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio).

La classe politica è costata al paese  1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.

La sola Camera dei Deputati costa al cittadino Euro 2.215 al MINUTO.



Fatela circolare

Si sta promuovendo un referendum per l'abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari. Queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i mass media rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani.


(ricevuta per email)


Sotto il vestito niente?


PARTITO DEMOCRATICO: SOTTO IL VESTITO NIENTE?

di Gabriele Vannini

La discussione attorno al Partito Democratico ricorda molto da vicino l’Azione Parallela che Musil ha descritto nel suo capolavoro ‘L’Uomo Senza Qualità’.

In vista del settantesimo anniversario del regno dell’imperatore Francesco Giuseppe viene promossa una grande iniziativa destinata a suggellare l’evento e ogni frammento della società viennese riempie questo progetto delle proprie particolari aspettative. Avviene così che in un crescendo di attese e di vaghezza l’Azione si rivela un colossale ‘bidone vuoto’, dove ciascuno riversa fantasie, sogni, aspirazioni, deliri. Nel romanzo l’evento, naturalmente, svapora nel Nulla e diventa una metafora sottile e perfida di una società che si accinge a collassare su se stessa, avvitata in una spirale narcisistica e autoreferenziale (la sconfitta bellica e il crollo dell’impero sono dietro l’angolo).

Non si offendano i leader di Ds e Margherita - e lo stesso Prodi - per questo accostamento ma certi aspetti del confronto politico appaiono veramente ‘lunari’ rispetto allo scenario che la realtà odierna ci presenta. 

 ...

quella che va profondamente rivisitata è, a mio avviso, la stessa ‘forma-partito’ quale è scaturita dalla tradizione del diciannovesimo e ventesimo secolo: struttura rigidamente verticale, catena di comando esercitata a senso unico da un centro decisionale verso la periferia, articolazione organizzativa di tipo territoriale, disciplina e coesione nell’attività politica esterna. Una macchina poderosa che ha rappresentato uno strumento indispensabile per avvicinare alla politica centinaia di milioni di persone e per conquistare quelle istituzioni democratiche che oggi siamo propensi a dare per scontate.

Con la crisi delle ideologie e con il dominio del mercato, il partito si è però trasformato in una mera macchina elettorale, un luogo che dispensa servizi e potere a ‘clientele’ selezionate. Assistiamo dunque a quella impressionante crisi di rappresentanza che è sotto gli occhi di tutti e che può costituire una minaccia per la democrazia, quando si manifesta con fenomeni come l’astensionismo o il neo-populismo di destra, oppure un rilancio della cittadinanza attiva quando sollecita la scoperta di nuove forme della politica.

Indicazioni interessanti in questo senso sono arrivate dalle pratiche dei nuovi movimenti internazionali emersi a cavallo del millennio (Seattle e oltre). Si tratta di tentativi forse ancora ingenui e immaturi ma comunque scaturiti proprio dalla critica del tradizionale modello partitico di cui cercano di superare gli aspetti più consumati e irrecuperabili. La novità più rilevante è rappresentata dal concetto di ‘rete’, un modello, ispirato alla ‘teoria dei sistemi’, che presenta alcuni indubbi vantaggi:

1) la struttura orizzontale, che mette tutti gli aderenti in condizione di parità e non accetta aprioristiche gerarchie;

2) la pluralità dei soggetti, ciascuno dei quali è chiamato ad esprimere la propria originalità senza sacrificarla ad un’improbabile sintesi superiore;

3) l’interazione, che consente di far circolare tutte le energie di un insieme tanto da ottenere un risultato complessivo superiore - o comunque diverso - rispetto alla semplice somma dei componenti.


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