domenica 30 maggio 2004

Mussulmano non praticante - Tunisia







Mussulmano non praticante


 







Chams (ciams) è il nome dell’autista del fuoristrada n.2, il nostro. Cham vuol dire sole. La Toyota n.1 è guidata da Bachir (Bacìr).


Siamo 11 italiani, 7 da Firenze, 2 da Monza, 2 da Bologna.


La scorrazzata attraverso il deserto durerà 5 giorni. C’è una formula abbreviata di 3 giorni. Sul fuoristrada di Chams prendiamo posto noi fiorentini. A me, papà gambalunga (1,86) tocca il posto davanti vicino alla guida. E’ così che ho modo di scambiare qualche parola con Chams: di Gabes, moglie e 2 figli, 3 mesi a Milano e parla italiano. Quelli di lingua araba pare abbiano una facilità estrema a parlare le lingue; me lo diceva Luca, mio nipote, che gestisce un’azienda export-import a Tunisi. Gli slavi hanno anche una ottima pronuncia. Ma questo non c’entra. Non mi ricordo l’inizio del discorso, ma alle prime battute d’approccio, Chams mi dichiara di essere mussulmano e subito aggiunge “non praticante”, al che replico “cattolico non osservante”. Ed è subito fiducia reciproca. Segni dei tempi.


Siamo arrivati a Djerba dall’aria; ne usciamo attraverso il “ponte romano” costituito da una lungo istmo costruito dai soliti romani col sudore degli schiavi chissà quanti secoli fa. Dopo che c’erano stati i Lotofagi, dopo che c’era passato Ulisse, dopo che c’era stato in Barca Amilcare, il padre dei due bambini prodigio Asdrubale e Annibale. Cosa ci trovassero di interessante i Romani in un’isola senz’acqua non lo so; comunque la mano d’opera per interrare il tratto di mare basso a loro costava poco. L’acqua oggi arriva attraverso un grosso tubo che fiancheggia l’istmo e che ci accompagna per più di 70 km. Chissà, forse intorno ai 4 o 5 pozzi di acquadolce a tutt’oggi esistenti, c’erano pochi poveri schiavi che fabbricavano ceramiche con quella terra speciale che anche oggi fa rinomate le terrecotte di Guellala. L’altra interessante produzione è quella dei tappeti, ma dove trovavano le pecore per avere la lana per fare i tappeti? Bisogna pensare che allora ci fosse un clima diverso, come alla Villa dei Misteri a Piazza Armerina, dove si trovano dipinte in quei magnifici mosaici foreste e animali “feroci” ambientati in luoghi oggi privi di vegetazione. Mi viene in mente un documentario visto anni addietro o forse una lettura del tempo lontano di un’esame di geografia in cui si vede il deserto del sahara (pronuncia Sàjara, come la c fiorentina o la jota spagnola) in fotografia aerea tutto attraversato da trame di fiumi e affluenti). Se è vero che la Libia era il granaio d’Europa…


Così divagando siamo arrivati in un paese dell’interno, case piatte e bianche, strade polverose per fermarci ad ammirare delle speciali costruzioni fatte di fango seccato, tonde con bocche spalancate e volte a botte o cupola: antichi granai “berberi”. Ma il grano dove lo mietevano? Ritorno col pensiero al cambiamento di clima, alla deriva dei continenti. Già perché pare che le zone del Sàjara una volta si trovassero più a sud, vicino all’equatore, dove oggi piove tutti i giorni tutto il giorno: la deriva li ha spinti nella zona asciutta…interessante no?


Questi granai si chiamano Ghorfas, la città Medenine.La corsa prosegue su terreni desertici (cammelli, somari e palme) fino a che Hasan, la guida, 40 anni, studi universitari, aspirante archeologo, buon italiano, lessicalmente evoluto, ci fa fermare in un paese abbandonato: pietre e fango seccato, travi in legno poroso di palma, tutto mangiato dalla polvere e bruciato dal sole…Segni di un recente insediamento. Uno dei soliti ragazzini che ci sta intorno per spillare un dinàr mi fa vedere la casa dove lui aveva abitato fino a pochi anni addietro.


Sarà vero? Vita davvero grama…prima dell’arrivo del turismo. Queste rovine si chiamano “Ksour”, il paese moderno lì sotto (polvere, palme, antenne paraboliche due volte più grandi delle nostre) non so come chiamarlo, ma sta sulla strada fra Medenine dei granai berberi e Chinini, villaggio “berbero” dove arriviamo nel giro di mezz’ora. Si tratta di un’oasi di montagna; il paese vecchio è crollato nel 1969 dopo una pioggia torrenziale durata due settimane: il corrispondente della pioggia che cade mediamente nell’arco di 3 anni: prima son partiti i tetti fatti con legno e rami di palma, infradiciati e appesantiti, poi tutto è smottato a valle, là dove sorge il nuovo paese che vive della sorgente perenne che scaturisce dalle profondità della montagna sovrastante, e di questa storia che viene raccontata ai turisti per tutti i giorni che dio mette in terra.


La sorgente è potente e l’acqua cade in forma di cascatella. La montagna è brulla, il fondo valle è coperto di palme e orti.


La corsa pazza di questo primo giorno prosegue su strada sterrata, a 80-100 all’ora, con Bachir autista pazzo che costringe all’inseguimento il nostro Chams, buon padre di famiglia costretto all’inseguimento.


La parigidakar finisce sotto un tendone “berbero” con 8 letti, pavimento originale in rena del deserto, all’interno di una maxi oasi coperta da km di palme da dattero. I datteri tunisini sono i migliori, superiori a quelli algerini…La raccolta in dicembre. Buona notte, non se ne può più.



Foto da internet


http://perso.club-internet.fr/michclem/tunisie1996/t02_medenine.html
i luoghi del nostro viaggio



http://www.lexicorient.com/tunisia/medenine.htm
medenine bella foto dei granai e cartina con indice



http://www.itunisie.com/tourisme/infos.cgi?page=carte&lg=fr
mappa totale




Continua.




venerdì 28 maggio 2004

Incontri


 


INCONTRI



Paolo Aleotti intervista Michael Moore
Michael Moore: Fahrenheit 9/11
CANNES - 26/05/2004


Proprio ieri morto un altro soldato italiano è stato ucciso in Iraq. Contiamo 20 morti, 3 ostaggi. Lei quanto conosce della nostra situazione? E verrebbe a girare un documentario in Italia?


Certo, mi piacerebbe venire in Italia, ci sono stato sempre pochi giorni e sicuramente mi piacerebbe stare di più. Ma adesso la domanda è. Cosa sta facendo l’Italia nella «coalizione dei volenterosi»? Sembra che la maggioranza degli italiani non sia a favore di Bush e di questa guerra. Allora come è possibile che il leader di questo paese possa farla franca. Non è imbarazzante? Io capisco che gli americani si lascino intrappolare in situazioni come questa. Noi siamo abbastanza ignoranti come popolo, con tutti i nostri soldi, con le nostre risorse, restiamo abbastanza stupidi. C’è stata una ricerca condotta dalla rivista National Geographic, circa un anno e mezzo fa. Volevano scoprire cosa sapessero i giovani americani della geografia. E l’85 per cento degli americani tra 18 e 25 anni di età intervistati non sapeva trovare l’Iraq sulla cartina geografica. Il 60 per cento non riusciva a trovare la Gran Bretagna sulla cartina. Tony Blair passa tutto il suo tempo a fare il lecchino di Bush per fargli capire dov’è. Insomma voglio dire che gli americani, attraverso il sistema educativo, e attraverso i nostri media vengono mantenuti nell’ignoranza su quello che succede nel mondo. Voi lo sapete, noi non sappiamo nulla di quanto accade. E questo è lo stato delle cose purtroppo. Ma voi, voi italiani, voi sapere quello che succede. Il popolo italiano sa cosa succede nel mondo, il popolo italiano sa dove è l’Iraq sulla cartina. Come è possibile che il leader del vostro paese la faccia franca? Lei non ha una buona risposta vero?


Si, infatti, è per questo che le ho chiesto di venire in Italia a girare un documentario.


Ah, lei vorrebbe che io venissi a girare? No, è un italiano che deve farlo, io poi vengo a vederlo…


L'intervista qui.

giovedì 27 maggio 2004

Operazione Ponzio Pilato


Mani Pulite secondo Berlusconi


Arriva Mani Pulite, il film: un documentario di 85 minuti
che propone una rilettura dell'inchiesta anticorruzione
condotta in Italia negli anni novanta, realizzato a partire
da materiale di repertorio e da 34 interviste con i
principali protagonisti dell'epoca. Il film è stato
realizzato da Andrea Pamparana, vicedirettore del
telegiornale di Canale 5 – di proprietà di Berlusconi. Sarà
distribuito attraverso i "canali" di Berlusconi: venduto in
dvd insieme al settimanale Panorama e poi trasmesso su una
rete Mediaset. Inutile dire che la versione dei fatti non è
neutrale.


Le Monde, Francia



A nemico che fugge gallerie d'oro
Le gallerie segrete che non portano fortuna al potere
Il governo conferma di aver posto il segreto di stato sul
cantiere sorto in prossimità di di villa "la Certosa", la
residenza del presidente Berlusconi, Costa smeralda. I
lavori rimangono dunque abbastanza misteriosi, ma
l'esecutivo li ritiene comunque "indifferibili e urgenti".
Il ministro per i rapporti con il parlamento Carlo
Giovanardi, ha fatto presente che la villa viene ormai
utilizzata "anche" come sede istituzionale per riunioni con
ospiti internazionali e questo implica la necessità di
garantire "una via di fuga sicura di mare".
[Filippo Ceccarelli La Stampa -]

 







 



 



La preghiera



mercoledì 26 maggio 2004



Fahrenheit, fahrenheit
don't let being George Bush quiet


Leggimi qui

Il ritorno


Lunedì 24 maggio


Piove, stamani, a Djerba! Gioia dei nativi, meno dei turisti. Piove sui cammelli e sui cavalli, sulle pecore e sulle capre, sulle piante del giardino, sui cespugli inariditi, su uccellini e formiche…Profumo di polvere spenta.


Ma tutto è già finito.


Alle 15,30 decolliamo dall’aereoporto di Djerba, con un ritardo di mezzora: due lunghe file di passeggeri al check in. Son contento per questa gente che vive tutto e solo di turismo, che ti ringrazia di poterti servire ed esserti utile.


Due ore due di volo e siamo a Verona. Con Simone, dal finestrino abbiamo visto nitidissimi il Giglio e poi l’Abetone e il Cimone ancora innevati, di più l’Abetone, con le piste di Zeno ancora innevate. Forte.


Ritirate le valigie e superato il controllo, troviamo subito l’autobus navetta che, 4 euro, ti porta in 15 minuti alla stazione di Porta Nuova. C’è un Eurostar in ritardo che arriverà a minuti; alla biglietteria una fila lunghissima; addio speranze perdute; ma c’è Simome, computer programmer, che mentre Paola guarda le valigie e Stigli fa la fila, con pochi tocchi magici estrae dal distributore automatico 3 biglietti con prenotazione, totale 60 euro, e via al binario 8. E’ fatta. Tre ore fa eravamo sul deserto, adesso corriamo su una campagna verde, sotto un cielo azzurro completamente terso, temperatura 22 gradi: da Verona a Mantova e Bologna risaie, frutteti, maggesi nel verde più bello che avessi mai visto; trionfo della primavera nel frattempo arrivata e del lavoro umano: bella italia amate sponde pur vi torno a riveder…Capisco perché Augusto assegnò queste terre ai suoi veterani e perché Virgilio rischiò la vita nel tentativo di opporsi al centurione che gli stava prendendo il suo campicello. Il viaggio di terra dura esattamente due ore come quello fatto in cielo. Alle 8,45 siamo in S.Maria Novella. A pranzo a Djerba, a cena a Firenze. Penso a quel destrorso di Marco Porcio Catone quando smanettava in Senato con un cesto di fichi freschi provenienti da Cartagine, e bestemmiava in latino “Carthago delenda est”. Tiro fuori la bottiglia d’acqua minerale regalatami (all inclusive) dal barista del Karthago e ne bevo un lungo sorso: ancora fresca. Alla Salute, Marco Porcio.


La storia non finisce qui. Devo dir qualcosa sulla parte più bella del viaggio: l’incontro col deserto, esperienza non vissuta prima. Salaam.


 

Djerba, venerdi 21 maggio


Oggi cielo completamente limpido; il vento non disturba, anzi dà refrigerio. Il giardino curatissimo, variato di piante e fiori accuratamente scelti sembra un Eden. Paola mi indica le piante più belle insieme ai gatti che circolano intorno, corpo slanciato, muso sottile, espressione a leopardo o lince; meno salottieri dei nostri.  A metà mattinata in piscina, quasi senza volerlo, mi trovo in mezzo al gruppo che fa l'aquagym, ginnastica nell'acqua. A un certo punto l'animatore ci divide a coppie ed io mi trovo a dover scegliere tra il colosso di Rodi ( una nordica già notata dal mio gruppo, al ristorante, alta come un cammello, con la struttura delle donne monumentali che si vedono da noi nelle sculture e bassorilievi di epoca fascista. Tipo anche Michelangelo ) e una giovane robusta florida negra.  Istintivamente scelgo la seconda e buon per me, al momento in cui l'uno deve portare sulle spalle l'altro  correndo dentro l'acqua.
Segue poco più tardi la solita abbuffata al ristorante self-service dove i nostri contubernali fanno il pieno, come sempre, senza se e senza ma. Almeno uno su quattro dei presenti (delle presenti!) partecipa ai campionati della bulimia ( o alla sagra dei culi espansi). La più controllata, bisogna dirlo, è sempre Paola: per lei la linea è un valore. Sono già troppi i pesi da sostenere nella vita.
Mi sento bruciato dal sole, ma non proprio cotto. Rientrando in camera non accendo il TV per timore che l'esercito di Sharon mi rovini la giornata. Salaam.


Djerba, sabato 22 maggio


E' finalmente arrivata l'estate! L'acqua della piscina è calda, dopo un po' che siamo entrati. Possiamo fare la camminata sulla spiaggia senza la giacca a vento o Kway. Il mare rimane sostanzialmente inagibile per il nuoto, causa alghe e bassofondo. Gli alberghi qui ti danno gratis il catamarano a fiocco e randa, il surf, la canoa e quant'altro. I mezzi a motore si pagano. Camminando lungo la spiaggia incontriamo turisti a cavallo, a cammello, in calesse.  Piccole vecchie barche di pescatori sono a riva, piene di reti. Alzarsi presto e vederle al ritorno dalla pescata notturna: m'è capitato qualche rara volta all'isola del Giglio o dove, non qui. Credo e spero che il pesce piccolo, povero e saporito che abbiam gustato un paio di volte sia venuto da qui.
Siamo alla vigilia del rientro; a sera riempiamo il modulo di gradimento richiesto dalla nostra Agenzia di viaggio rappresentata dal diligente puntualissimo rosso di pelo, minuto, accento veneto, Gabriele, che trova il tempo di dirmi che il nostro hotel è aperto tutto l'anno: d'inverno tutta terza età (all'ingrasso, penso io e fa capire lui), che l'anno scorso - estate violenta! - a giugno la gente sveniva per strada, la sera, non qui che siamo sul mare aperto, ma nei centri abitati tipo Gabes e Sfax, sul continente. Che ad agosto nel deserto con dei turisti è stato un dramma. Solo a ottobre si è  ricominciato a star bene.
Quanto al modulo di gradimento, su un punteggio da 1 a 10 Paola ed io mettiamo 8.
Sul tardo pomeriggio ci tratteniamo nella fresca camera suite 1218, prendendo questi appunti (io), leggendo "Oceano mare" di Baricco, lei. Mi legge qualche frase per un mio giudizio, che è questo: Baricco? Un po' barocco. Lei ci trova delle somiglianze con i primi romanzi di Italo Calvino, quelli della Trilogia Barone Rampante, Visconte dimezzato, Cavaliere inesistente. Il surreale le piace e lo sta mettendo al centro degli ultimi suoi racconti in fase di prossima pubblicazione (!?). A luglio ne dovrebbe uscire almeno uno su "Leggere donna".
A proposito di libri è giusto notare che, tra le offerte interminabili di facilities che mette a disposizione l'albergo per la formula all inclusive c'è anche una piccola biblioteca di testi in lingua francese: livello collezione "harmony".
Ritornando su Baricco concordiamo su una scrittura suggestiva, piacevole, che sollecita emozioni, ma rimane in superficie. Calvino è un'altra cosa. Paola riferisce un giudizio confidenziale di Grazia Livi, che pure era componente della giuria Premio Viareggio che ha premiato il libro: è un bluff.


Un bluff è sicuramente - aggiunge Paola - "Non ti muovere" di Margaret Mazzantini, premio Viareggio di quest'anno, che tanti conoscono per il film interpretato da Sergio Castellitto, marito di Margaret.


 

sabato 22 maggio 2004

Giovedi 20 maggio.


Pomeriggio in bicicletta con Simone. Andiamo verso l'interno seguendo le stradine asfaltate. Incontriamo cimiteri di campagna, senza croci né monumenti: una pietra bianca in grandi spazi vuoti. Troviamo poi fichi, mandorli, viti, olivi, pecore e capre. Errore strategico dimenticare la mappa dell'isola. Dopo 10 km entriamo in un abitato inondato da bancherelle e botteghe, pieno di gente: un mercato più grande del mercatone delle Cascine a Firenze il martedi mattina. Scopriamo cosi' Midoun, la seconda città di Djerba, dopo il capoluogo Houmt Souk ( villaggio-mercato). Imbocchiamo una strada verso Ovest, sole in faccia, ma, per ora senza vento. Ad un trivio domando dov'è il mare e seguo le indicazioni. Dopo tre quarti d'ora ci troviamo a El May, al centro dell'isola, il paese più lontano dal mare. Ci rivolgiamo a un tassista per andare sul sicuro e facciamo la domanda giusta: dov'è "la zone touristique". Ritornare a Midoun...Non vogliamo rifare la stessa strada e viene fuori una interminabile corsa verso Midoun diventato miraggio nel deserto. Andiamo verso est, vento contrario che via via aumenterà. Il cuoio del sellino contro la zona sacrale non fa armonia. Per fortuna che Djierba è piatta come un angolo di 180 gradi. Finalmente Midoun. Ritroviamo la strada diretta alla zona turistica, ma non facciamo in tempo a cantar vittoria ed emettere sospiri di sollievo: il vento ci prende in piena faccia ed aumenta proporzionalmente alla diminuzione della distanza. Inshallah arriviamo a baita. Quattro ore son passate, ma non ci è ancora passato il dolore all'osso sacro sacrificato. Salaam.


Continua.

giovedì 20 maggio 2004

Djerba (Tunisia)


Mercoledi 19 maggio  - Giro dell'isola in pulmino con 7 italiani a bordo: 2 coppie giovani, Simone e Paola. Riad ci fa da guida: 35-40 anni, 2 anni di scienze politiche, 3 di scienze turistiche, italiano perfetto con inflessione siculo-romana. Non è mai stato in Italia, nativo di Djerba. Ci spiega la storia della comunità ebraica presente a Djerba da tempo immemorabile. Tre successive migrazioni: dopo la cacciata da Babilonia al tempo di Nabucodonosor, dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme al tempo dell'imperatore Tito, dopo la cacciata di arabi ed ebrei dall'Andalusia al tempo di Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona. Visita all'antica sinagoga, piccola, bella, molto importante per tutti gli ebrei della diaspora che vengono a visitarla da tutto il mondo, Israele compresa. Una parete piena di ex voto. Riad ci spiega che si è ebrei per parte di madre: padre ebreo e madre non ebrea non fa ebreo. Non si sposano con i mussulmani. Problema di eugenetica per mille persone costrette a sposarsi tra di loro. Riad spera che le nuove generazioni si liberino dai vecchi vincoli, come fece il padre Abramo ai suoi tempi...Gli ebrei sono bravi orafi e imbattili commercianti. Riad significa "tranquillo, pacifico".


Passeggiando per il paese un signore ci saluta sorridendo; ci riconosce perché fa il cuoco all'hotel Karthago; ci indirizza verso il vicino mercqto del pesce ed abbiamo modo di vedere l'asta del pesce: 4 sogliole messe per lungo al migliore offerente: sono tutti paesani, pastori, ceramisti, tessitori: uno spettacolo. Ci salutano in italiano; uno di loro ci snocciola tutte le formazioni Milan, Juve degli ultimi cinquant'anni. Lo stesso attegiamento benevolo della gente che abbiamo trovato in Turchia, Marocco, Irlanda. Cose che ci fanno riflettere su questa storia del terrorismo indotto dai nostri signori della guerra: terrorismo allevato in batteria come un vaccino e distribuito in dosi adeguate a tempo e luogo ai quattro angoli della terra. L'incubatrice la chiamano "intelligence". A questa gente non possiamo perdonare il fatto di rovinarci la possibilita' di godimento che viene dalle spontanee reciproche relazioni umane, dove la diversità diventa gioia di scambio ed occasione di reciproco arricchimento.


Mentre scrivo questi appunti vedo sul televisore le immagini dei Palestinesi di Gaza macellati all'ingrosso dagli elicotteri e dalle mitragliere israeliane. Nel frattempo l'America si assolve dall'infamia delle torture condannando ad un anno di reclusione un caporale di batteria, reo confesso. Tragica commedia che nemmeno Shakespeare...Al ristorante del Bengodi ci facciamo la solita grande abbuffata, serviti e riveriti da giovani  tunisini sorridenti scampati all'emigrazione forzata sulle coste settentrionali di questo mare mediterraneo.


Alla prossima.

martedì 18 maggio 2004

Rieccomi


Sono a Djerba, Hotel Carthago, di ritorno da un "autocross" di 5 giorni nel deserto, formula "dune e miraggi".Le dune le abbiamo cavalcate realmente a bordo di 2 toyota formula Parigi-Dakar guidate da 2 autisti che hanno inteso dare spettacolo nello spettacolo. Viaggio mordi e fuggi, ma vale la pena; ne riparliamo al rientro. Djerba è un'isola tutta piatta, ventosa. 80 km di acquedotto per far arrivare l'acqua dalla terraferma. Boom turistico tipo costa romagnola - mutatis mutandis - . Il nostro Hotel è nuovo di 2 anni: è un campus con edificio centrale e padiglioni annessi.
-interrompo per provare il collegamento dal Carthago. A più tardi.


Prova valida. Ovvio problema con la tastiera "circoncisa". Nessuna parte dell'edificio supera "l'altezza della palma" - disposizione di Legge tunisina - Gli edifici sono tutti bianchi con le impannate azzurre: armonia. Alla reception per prima cosa ci mettono al polso un bracciale azzurro di plastica che ci pone fra i turisti "all inclusive": vuol dire, in parole povere, che puoi mangiare e bere a tutte le ore, in ristorante, al bar, nei chioschi sulla spiaggia; le bevande comprendono anche gli alcooloci - se non importati -. Puoi giocare a tennis, ping pong, tirar d'arco, fare il minipolo, giocare a bocce, a biliardino, andare in discoteca...senza una lira. Un brqcciale che è il rovescio di Dachau: s'ei piace, ei lice. Manca solo il sesso libero. Il paese dei balocchi.


Esibizione di cavalli e cavalieri "berberi" stamani sulla spiaggia. "Berbere" le cene speciali e gli spettacoli...fa parte del gioco, fa esotico. Anche in Marocco. E pensare che per i Romani "berberi" erano tutti gli altri, barbari, appunto. Ma non divaghiamo.


Come si vede non manca neppure internet; ma questa a pagamento. Al caffè moro, qui accanto Simone sta fumando, gratis, il Narghilè e Paola con Sauro e Dana si sorbono il thè accucciati su divani tipo le mille  e una notte. Paese del bengodi. Se all'ora del pranzo non ti va di rientrare, dalla sedia a sdraio dove sei steso allunghi una mano e il ragazzo del chiosco ti porge una bottiglia d'acqua con un panino: "drive in" tunisino. Che sia un mondo artificiale lo si capisce anche senza accendere il televisore che ti mette davanti l'ultima mascalzonata israeliana contro gli abitanti di Gaza, naturalmente "condannata" dall'Onu e da tutti gli Stati del pianeta, tranne la solita patria della democrazia: martedi 18 Maggio, ore 15, su un canale satellitare: giuro che era la prima volta da giorni che non incrociavo un telegiornale).


Ma per una settimana piace anche questa vita artificiale; anzi se ne apprezza di più l'inganno. Coronemur rosis. Penso a volte all'Europa della belle époque, anno 1914: feste e balli, birra e champagne a fiumi...e poila Marna con la Linea Sigfrido, il Piave e Caporetto. Mattatoio di "eroi" caduti per la patria. Fermiamo Sharon. Sto sciupando il post, ma è più forte di me.


La camera doppia è una piccola suite: atrio centrale, camera da un lato, bagno dall'altro, TV satellitare. La piccola cupola che sovrasta il letto fa tanto Marocco e Andalusia; certo, mancano gli arabeschi di Granada.


Ma il sole che filtra dalla finestra ha una lucentezza abbagliante che fa dimenticare la piovosa e fredda primavera lasciata in Italia. Che rimane l'Italia.


Un saluto più sentito da Barbabianca. Non ho tempo di rivedere la bozza.

sabato 8 maggio 2004

Ella giaceva come se per gioco


Ella giaceva come se per gioco
la sua vita se ne fosse andata
in un balzo, decisa a ritornare,
però non così presto.


Le sue braccia felici abbandonate,
come se nella pausa del trastullo avessero scordato
per un attimo di riprendere il gioco.


I suoi mobili occhi semiaperti,
come se in essi la loro padrona
ancora scintillasse, solamente
per burlarsi di voi.


Il suo mattino lì, dietro la porta,
a escogitare un modo - son sicura -
per forzare il suo sonno
così lieve e profondo.
Emily Dickinson


Luisa


Careggi, cappelle del commiato: Nuove ampie lungo il Terzolle pieno d'acqua in questo Maggio "a catinelle". L'aria è fresca, il cielo variato di nuvole e azzurro. Ho le mani fredde, come spesso e me le riscaldo a quelle di Paola, come spesso. Alla stanza n.15 c'è il corpo senza vita di Luisa. Proprio lei: addormentata, con le piccole mani instancabili appoggiate dolcemente ai fianchi, la bocca lievemente aperta, gli occhi chiusi, l'espressione dolce. Mi mancano gli occhi ridenti, la voce allegra, il suo saluto. Mi mancano anche i vasetti di marmellata di ribes colti alle Rocche, profondo Casentino, tra i castagni immensi e i frutteti rinati sotto le mani instancabili di Marzio.
Attorno tre giovani signore, due delle quali colleghe di Luisa. Breve scambio di parole esprimenti contenuto sbigottimento e sincero rimpianto, come per qualcosa di se stessi che ti viene portato via un po' a tradimento e quasi per beffa. "Ma questa è la condizione umana, siamo niente e sempre presumiamo troppo…e Luisa, dinamica instancabile, il marito i figli e nipoti, l'azienda agricola in Casentino la casa sulle colline di Scandicci, i contatti e gli scambi, internet - lei insegnante di inglese - caduta in corsa. Il testimone consegnato a chi le stava vicino per continuare la vita, dono unico e prezioso, nel continuum delle generazioni.
All'angolo della stanza alcuni mazzi di fiori. Per fortuna non a forma di corona mortuaria. Paola si lamenta di non aver portato un giaggiolo del giardino…A capo del letto un grande crocifisso standard come in tutte le altre "cappelle". Imposizione concordataria; rispetto e partecipazione per la morte ingiusta ed immatura di quel primo palestinese, ricordo delle battaglie scolastiche contro l'obbligo dell'ora di religione cattolica nella scuola italiana. Lei sempre decisa e tranquilla, senza dubbi e senza presunzione. Un tipo, per capirci, alla Margherita Hach. Pensiero positivo.
In me oggi, ora, voglia di vivere più che mai, anche per lei. Voglia di continuare la sua testimonianza di fede nella vita e negli ideali civili. La bandiera rossa che ci mostrò un giorno, alle Rocche, eredità di famiglia custodita come una reliquia sacra, lotte di padri e nonni casentinesi, socialismo vissuto, antifascismo militante. Persone.


venerdì 7 maggio 2004

Wojtila "comprende" Berlusconi



Dopo l'11 marzo. Il papa prega, Sodano e Ruini danno la linea politica
Le autorità vaticane tacciono, dopo la strage di Madrid. Ma parlano i loro giornali. Quello dei vescovi italiani chiede a tutti gli stati d'Europa un ancor più forte impegno militare in Iraq. 22/3/2004


Vero o falso?

Wojtila sculaccia Berlusconi



In un sermone tenuto il 20 aprile a Castelgandolfo a un consesso di accademici, Wojtila ha accusato Berlusconi  di "far continuo danno alla salute politica della nazione", di "indebolire la fiducia nel sistema", di "manipolare i media pubblici", di "anteporre i propri interessi alla verità", di "minare ogni pretesa ad essere obbedito" e persino di essere "tanto svelto a parlare" in nome di Cristo "quanto lento ad agire" in vera obbedienza a Lui.


Per farla finita con tutto ciò, Wojtila ha ammonito che "il cittadino ha a disposizione il voto alle prossime elezioni". Ma ha anche agitato lo spettro di una "vera e propria campagna di pubblica disobbedienza".


Dell'opposizione di Wojtila alla guerra in Iraq si sapeva. Ma per la prima volta il capo della Chiesa cattolica ha allargato a tutto campo le sue critiche al governo Berlusconi. Dal quale è stato sempre appoggiato.


 Vero o falso?


Cerca La risposta qui.


 

Amarcord


Stamani grandina, l'Arno è in piena.


Mi ricordo la mattina del 3 Novembre 1966. Ero con le scarpe da ginnastica in S. Lorenzo, mercato centrale di Firenze. L'acqua cominciava a lambire le soglie dei negozi e mi divertivo, incosciente anch'io, a guardare gli esercenti che allineavano davanti all'entrata della loro bottega dei piccoli sacchetti di rena, tanto da alzare il livello-soglia di 20 cm, non di più.
Ci son passato dopo 10 giorni, con gli chantilly: l'acqua "alla nafta" era arrivata ai primi piani.
Oggi sono qui alle prese con giornali e telegiornali: tutti dietro a 4 imbecilli di miliardari americani che hanno preso il potere, hanno disboscato l'Appennino della libertà di stampa, hanno aperto la diga di Levane dell'11 Settembre e stanno disponendo i loro pacchettini di terrorismo-antiterrorismo davanti alle soglie della nostra capacità mentale: così intendono salvarci dall'alluvione del consumismo indotto, del surriscaldamento globale, della bomba demografica.
(Barbabianca, Parole in libertà)







 


 


 


 


 


Caro Presidente Ciampi, trovati un buon linguista che ti cerchi le parole con le quali, insieme al Cardinal Ruini, a Fassino e a tanti altri vip della politica, dovrai convincere "tutti gli italiani" che tu rappresenti a rimanere lì con i nostri soldati al servizio di questo esercito stercorario. Scusa per il tu, ma anch'io ho una certa età e poco ci rimane a vivere per aiutare i nostri figlioli e nipoti a non cadere in questo pozzo nero.


(Barbabianca, messaggio in bottiglia)



 


Bush agli arabi: farò giustizia


Ancora e sempre

Eutanasia all'italiana


ha messo un cuscino sulla testa della moglie, che era a letto, e l'ha colpita più volte alla testa con un mattone, uccidendola.


L'omicidio, maturato in una situazione di sofferenza, disagio e solitudine vissuta dalla coppia per la grave malattia da cui era afflitta da tempo la donna...


Nonostante ciò, l'omicidio ha colto tutti di sorpresa. Nessuno nel palazzo ha detto di aspettarsi un gesto del genere. "Erano due persone eccezionali, straordinarie - hanno raccontato alcuni degli inquilini - amanti della vita, nulla da eccepire su di loro. Questo per noi è un gesto inspiegabile".


Da La Repubblica


Il gesto non è inspiegabile. Inspiegabile è la nostra arretratezza culturale, amici miei.


Ancora Un'occhiatina qui.

giovedì 6 maggio 2004

 


Ossimoro ( parole che esprimono concetti contrari)


Vaticano e democrazia


Giovanni Franzoni, quali erano le sue colpe per il Vaticano?


 «Né sul piano teologico, né su quello della fede. Ma mi ero sbilanciato contro l’ escalation nel Vietnam... avevo criticato il sistema concordatario... avevo preso posizione sulle lotte degli operai per non perdere il lavoro». Poi nell’ agosto 1973 la sua dura lettera pastorale «La terra è di Dio» contro gli interessi immobiliari della Santa Sede e nel ‘74 l’ adesione alla campagna per difendere la legge sul divorzio. Di qui la sospensione a divinis. Cosa hanno seminato le comunità di base?  «In fondo, fuorchè quella per la pace e per una nuova economia mondiale, le comunità di base hanno vinto tutte le battaglie. Il divorzio, il fatto che l’ aborto non fosse una pratica che accettavamo ma la legge serviva per prevenire quelli clandestini, il superamento del partito unico dei cattolici».


Quali i temi aperti?


«La questione della democrazia nella Chiesa. Qualcuno irride affermando che si vuole “mettere ai voti la Trinità”. è falso. Vogliamo mettere ai voti le nomine ecclesiastiche e più in generale chiediamo trasparenza secondo l’ antico detto “ciò che è di comune interesse, dev’ essere di comune conoscenza”. E poi restano aperte le questioni della morale sessuale, della differenza di genere, della giustizia nel mondo, della salvaguardia del creato».


Da la Repubblica 28/04/2004 - Trovato qui.


L'Italia oggi - definizione:
repubblica tele-tri-camerale (Senato, Camera, Porta a Porta)
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lunedì 3 maggio 2004

Gentile è la guerra ...

Gentile è la guerra



" Non riesco a capire come mai una guerra di liberazione sia diventata una guerra di occupazione". Donald Rumsfeld.


[Vittorio Zucconi - La Repubblica -]

Gentile è la guerra

Non piangere ragazza, perché gentile è la guerra.
E se il tuo amato levò disperate le mani al cielo
e terrorizzata la cavalcatura proseguì da sola,
non piangere.
Gentile è la guerra


Cupi rimbombanti tamburi del reggimento,
piccole anime assetate di lotta,
questi uomini nacquero per esercitarsi e morire.
La gloria inspiegata vola sopra di loro,
grande è il Dio delle Battaglie, grande, e il suo Regno
un campo su cui giacciono mille cadaveri.


Non piangere, piccola, perché gentile è la guerra.
E se tuo padre rotolò nelle gialle trincee,
devastato il petto, e singhiozzò e morì,
non piangere.
Gentile è la guerra


Rapida sventolante bandiera del reggimento,
aquila dalla cresta di rosso e di oro,
questi uomini nacquero per esercitarsi e morire.
Spiega loro la virtù del massacro,
fagli capire il merito dell'uccidere
e un campo su cui giacciono mille cadaveri.


Madre, il cui cuore penzolò umile come un bottone
sull'abbagliante splendido sudario di tuo figlio,
non piangere.
Gentile è la guerra.


War is kind
Do not weep, maiden, for war is kind.
Because your lover threw wild hands toward the sky
And the affrighted steed ran on alone,
Do not weep.
War is kind.


Hoarse, booming drums of the regiment
Little souls who thirst for fight
These men were born to drill and die
The unexplained glory flies above them
Great in the battle-god, great, and his kingdom -
A field were a thousand corpses lie.


Do not weep, babe, for war is kind.
Because your father tumbled in the yellow trenches,
Raged at his breast, gulped and died,
Do not weep.
War is kind.


Swift, blazing flag of the regiment
Eagle with crest of red and gold,
These men were born to drill and die
Point for them the virtue of slaughter
Make plain to them the excellence of killing
And a field where a thousand of corpses lie.


Mother whose heart hung humble as a button
On the bright splendid shroud of your son
Do not weep.
War is kind.


War Is Kind, 1899 (traduzione di Mario Maffi)

Stephen Crane (poeta statunitense, Newark 1871 - Badenweiler 1900).
Ultimo di quattordici figli di un pastore metodista, dopo aver abbandonato gli studi lavora prima per un'agenzia di stampa e poi si reca a New York, dove comincia a scrivere acuti ritratti dei quartieri poveri. La sua prima opera Maggie. A Girl of the Street non incontra il favore del pubblico sia per il tema trattato, sia per la scrittura, estremamente moderna ed in anticipo sui tempi. La sua poesia si caratterizza da un impressionismo ed espressionismo in netto contrasto con le tendenze dominanti. A partire dal 1897 Crane si stabilisce nel sud dell'Inghilterra dove stringe amicizia - tra l'altro - con Joseph Conrad e Henry James. Si spegnerà di tubercolosi a soli ventinove anni in Germania, dove s'era recato nella speranza di una impossibile guarigione.

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