sabato 30 maggio 2009

Imagine


Titolo originale: Imagine: John Lennon

Dati: Anno: 1988 Genere: documentario (colore)

Regia: Andrew Solt

 Cast: John Lennon, Yoko Ono, Paul McCartney, Ringo Starr, George Harrison, George Martin, Brian Epstein, Phil Spector, Cynthia Lennon, Sean Lennon, Julian Lennon, Al Capp, Dick Cavett, David Bowie 


Visto poco fa (su Home theater), con sottotitoli italiani. Grande messaggio di pace, non c'è niente da fare:

 

http://www.youtube.com/watch?v=qq7qZrXYtvk


Assassinio preventivo di chi preparava la guerra preventiva permanente.



Nota: i sottotitoli in italiano si attivano portando il mouse sul  pulsante col triangolo,  in basso a destra.

giovedì 21 maggio 2009

Il nostro Grillo quotidiano

Riservato a chi non soffre di depressione


http://www.youtube.com/watch?v=jx_FTa3DfWU


E di Pietro dà una mano


http://www.antoniodipietro.com/2009/05/quando_linformazione_si_fa_pro.html


Meglio consolarsi con Il  Genio Fiorentino


oggi a Firenze (da scegliere):

1 - ore 17,30 e poi 19,30

Rassegna cinematografica di film ambientati a Firenze e dintorni - Cineteca di Firenze, via Reginaldo Giuliani 374 (bus 2 e 23);


2 - ore 18 Viaggiatori fiorentini Gabinetto Vieusseux, Piazza Strozzi 1 (si parla di Tiziano Terzani)


3 - ore 17  Chet BAker a Firenze nel 1976 - Storia di un amore infinito. Nacque il jazz cittadino.

     Auditorium della Nazione (quotidiano).


PS. Dai un'occhiata al blog di Nelli

martedì 19 maggio 2009

IMMIGRATI

Generazione che viene, generazione che va


Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.


Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane.


Si costruiscono baracche nelle periferie.


Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.


Parlano lingue incomprensibili, forse antichi dialetti.


Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina, spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.


Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra loro.


Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.


Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro.


I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alla frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali”.


Dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso degli Stati Uniti d’America sugli immigrati italiani. Ottobre 1912


mailing  list di LiberaUscita

Associazione nazionale laica e apartitica

per la legalizzazione del testamento biologico

e la depenalizzazione dell'eutanasia

Via Magenta, 24 - 00185 Roma

telefono (provvisorio): 338.9595790

fax (provvisorio): 06.69924050

sito web: www.liberauscita.it

email: info@liberauscita.it

domenica 17 maggio 2009

Eluana e il Grande Inquisitore

Eluana e Peppino Englaro alle prese con il Grande Inquisitore. Avvocati della difesa: Dante Alighieri, Pico della Mirandola, Fedor Michajlovic Dostoevskij, Giacomo Leopardi, Comunità cristiana di base dell'Isolotto di Firenze. Relatore: Barbabianca. Fonte del diritto: Costituzione Italiana.

Testimoni a carico: Terry Schiavo, Vincent Humbert, Piergiorgio Welby, i fratelli Karamazof.

Accompagna l'arpa celtica di Antonella Natangelo.


Video Youtube




Premi col mouse sull'immagine


Nota storicoconfermativa:


...La terza parte, la religione dell'amore e della vita, affronta alcuni capitoli particolarmente dolenti della storia della chiesa: le molte inquisizioni, da quelle medievali ai "tre secoli di bolle e stragi" in età moderna; l'antisemitismo, che conosce una svolta significativa solo con Giovanni XXIII e con il Concilio Vaticano II; l'omofobia ancora ampiamente in auge; il sostegno dato alle guerre - "sante", "giuste" o semplicemente di conquista - e alla pena di morte; infine, le attuali battaglie contro diritti ormai largamente acquisiti nel comune sentire - come quello delle donne all'autodeterminazione e all'interruzione della gravidanza, delle coppie alla procreazione artificiale, dei malati al rifiuto dell'accanimento terapeutico - condotte con atteggiamenti disumani in nome di una feroce pretesa a conservare o a estendere il massimo controllo sulla vita e sulla morte.


Trovato qui


Nota tecnica


Programma di montaggio: Adobe Première 4. Ringrazio Marta Marraccini per l'aiuto fin qui prestato ad un principiante. Tecnicamente siamo alla stentata sufficienza, ma prometto un veloce miglioramento. Il mio modello rimane Stefano Dei che viaggia sul Final Cut del Mac: il miglior programma di editing, credo. Ho approfittato del fatto che Marta, insieme a Leonardo, è in volo per l'Andalusia, altrimenti mi avrebbe impedito la pubblicazione del video per insufficienza di parametri tecnici. Buon viaggio, amici cari.





sabato 16 maggio 2009

Tita Biagiotti



Alba tita biagiotti


E' ritornata in grembo all'Universo. Qui al microfono sta raccontando storie, storie vere al teatro Dovizi di Bibbiena nel 1999. Il piacere di averla avuta a tavola, un anno fa, non di  più. Spiritosa, allegra, barzellettiera.  Maestra per una vita, single, capiva il bambino e quindi l'uomo con l'intuito di madre e nello stesso tempo con il distacco che una madre carnale ha difficoltà ad avere: gran cuore e bel cervello.


La mia casa era in Piazza Nova, di fronte alla Stazione del trenino Arezzo-Stia, a Ponte a Poppi. Una piazza interamente coperta da grandi olmi. Affacciato alla finestra vedevo a fianco la scuola elementare e dall'altra parte, proprio di fronte, la Cooperativa. Ci andavo tutti i giorni a comprare il pane, lo zucchero, il burro: mi serviva la Norina.  Dietro la Cooperativa, all'angolo il forno di Gigi; un pezzo di pane, davvero. Accanto al forno il fascinaio; quando era il momento Gigi usciva da via Nazario Sauro, si metteva all'angolo della piazza, proprio di fronte alla Cooperativa e chiamava alla voce Rosa, Gina, Luisa alle Casenove, oltre la piazza, di là dalla ferrovia, là sulla collina.  Dopo dieci minuti Rosa, Gina, Luisa spuntavano da sotto la stazione e attraversavano tutta la piazza con la spianatoia dei pani da cuocere sulla testa.  Gino lo portarono via i tedeschi nell'agosto del 44 insieme a tutti gli uomini validi del paese. E' rimasto a Mauthausen. 


Ora faccio parlare la Tita:


 La Cooperativa di consumo, sorta nel 1898 per iniziativa popolare, ebbe la sua prima sede oltre il ponte d'Amo nel quartiere Levanella. Per molti anni fu una piccola bottega gestita da una coppia di coniugi anziani e, dopo la morte del marito, dalla vecchietta e da una nipote; trasferita, verso l'anno '30, in Piazza Nova, ebbe un locale più ampio, più fornito di generi, con il forno annesso e, in seguito, con il macello.

La Cooperativa contava numerosi e fedelissimi soci, offriva generi di buona qualità e a prezzi inferiori agli altri negozi. La possiamo considerare, circa i prezzi, l'antenata del supermercato anche se non esisteva la varietà e l'abbondanza dei generi dei moderni Coop, Crai, Despar e altri.

Come del resto nelle altre botteghe, il pregio dei prodotti che la Cooperativa offriva era la genuinità; ad esempio, non c'era da chiedersi: "E questo prosciutto come sarà?". Era lì, bello, né rosso né rosa, né troppo fresco né secco, ben "virgolato" di grasso bianco; era, insomma, l'inconfondibile prosciutto del Casentino. Ottimi erano tutti gl'insaccati e il pecorino, gradevole il vino dei nostri vigneti, anche se un po' aspretto, squisito l'olio toscano.

Era, la Cooperativa, la bottega con un particolare clima di socialità e di allegria: arrivava Gigi, il fornaio, con le sue ceste di pane gustoso e croccante, con la sua bella vitalità, le battute spiritose dirette alle massaie che erano sue clienti per la cottura del pane, dei ciambelloni e dei vari dolci casalinghi.

Per queste donne fare la spesa alla Cooperativa rappresentava un momento di autentica evasione da un quotidiano irto di difficoltà: le amiche s'incontravano, si salutavano cordialmente, a bassissima voce si confidavano qualche segreto. Mentre le commesse Sandrina e Norina servivano i clienti e, non distratte dal "cicalio" delle donne, facevano i conti con il lapis sulla carta gialla da involti, si veniva a conoscenza di molti avvenimenti del paese, dei "fatti loro", del menù del giorno della famiglia. Così:

"T'ha' sentito? Gino sta male: capisco che un la leva".

"La Lisa, pora citta, l'ha uto la gambata: lui ci ha 'n'antra".

"S'è sempre saputo che l'era 'n farfallone!".

"T'ha visto Tonio? A quer nipote che gni ha fatto tanto un gni ha lasciato nulla".

"On se sa: a' bischeri la gni va sempre male".

"Norina, dammi la presa ché oggi vo' fare un ciambellone".

"A me tu me dai du' fette de mortadella ché a le mi' bocche de scimmia gni fo la bragiola ripiena".

E così via con il simpatico ciarlare in vernacolo.

Al primo piano dell'edificio c'era il Circolo e lì, specie d'inverno, convenivano i "merenderi" che in estate si vedevano ai tavolini di Azelio. Incuranti, o meglio, ignoranti del rischio colesterolo, trigliceridi e pressione alta, erano lì per l'attesa mangiata di stagione: "maiale", che passione! quando il maiale era maiale! E allora giù cotenne co' fagioli, grifo, braciole sulla gratella, "rocchi" (salsicce) coi fagioli all'uccelletto e migliaccio. Innumerevoli erano i bicchieri e poi la partita e i canti e il gran ridere.

Al pianterreno non mancavano gli affezionati al bicchiere: Rinne, un barbone che poteva dormire anche nella cappella del cimitero e, la mattina dopo, spaventare a morte Motore, spazzino per i vivi e becchino per i morti; e il vecchietto dall'orbita vuota, autentica spugna, seguito sempre dal nipote down; il cenciaiolo di Soci, anche cercatore di pelli di coniglio, che, sicuramente, raccoglieva più "canne" che pelli.

Questi personaggi erano, spesso, protagonisti di piccole liti e di scenette che non andavano mai al di là della comicità.

Gestori della Cooperativa furono, per tanti anni, Augusto e la Beppa, due tranquilli coniugi che, per seguire la figlia sposata negli Stati Uniti, volarono oltre Oceano e là rimasero a lungo, anzi la Beppa per sempre.

Anche Gigi se ne andò deportato in Germania e la sua esuberanza si spense in un lager nazista: perché i lager sono esistiti.


Da "Gente del Ponte", edito dalla biblioteca Rilliana di Poppi, 1997, pp.19-20.


Per andare al macello dovevo invece attraversare tutto il paese, lungo via Roma, arrivare in Piazza Garibaldi, attraversarla e proprio all'angolo su via Roma mi trovavo di fronte a un grande banco di marmo, alto due metri da terra!, con sopra la Càtera. Non ho mai visto un bancone di macellaio così monumentale. Tita parla di "donnino", io che la Catera l'ho sempre e solo vista sulla sommità di quel trono l'ho sempre pensata alta e robusta. Statua del Bernini. Tita qui è una sua buona allieva.


La Càtera del macello


Su un banco di marmo molto alto, una specie di pulpito, troneggiava un donnino dal volto ossuto e con due occhi chiari molto vivi: era la Caterina dal nobile casato Della Rovere, sposata Ceccarelli, comunemente conosciuta come "la Càtera del macello". Discendente forse da qualche antenato condottiero, rivelava un carattere manageriale, non inesistente, seppure raro, nelle donne di quel tempo.

Di lassù, dov'era collocata nel suo ruolo di macellaia, distribuiva "i pezzi della bestia" di cui era espertissima e, donna generosa e comprensiva di certe precarie situazioni familiari, vendeva (e talvolta regalava) il tanto richiesto "cintelllino per fare un po' di brodo" a prezzo stracciato.

Mentre sceglieva, tagliava, incartava, tra lei e i clienti si svolgeva una conversazione i cui argomenti erano le malattie, il lavoro, gli avvenimenti di cronaca nazionale e paesana.

Se veniva a conoscenza di qualche problema che angustiava le sue clienti, la Càtera si prodigava in suggerimenti e consigli: la parola facile, la grande esperienza di vita, unitamente al suo senso dell'umorismo, alle battute spiritose ispiravano fiducia e infondevano coraggio.

Da quella sua apparente fragilità si sprigionava un grande vigore di carattere e molta determinazione uniti a una bella intelligenza. Dal suo pulpito dirigeva tutto il movimento di un'azienda che comprendeva varie operazioni e richiedeva mente sveglia e occhio attento. Non era sola, anzi nel marito, valente macellaio, e nel figlio aveva un valido sostegno, ma il ruolo di dirigente in prima era il suo. E i suoi dipendenti? Erano tre: Giulio, Boba e Flok.

Giulio Della Rovere, fratello della Càtera, non aveva la grinta del suo omonimo, papa famoso: carraio di mestiere, era molto presente nel macello; si vedeva, ma non si sentiva perché parco di parole, discreto, rispettoso, carattere mite che si manifestava nello sguardo. Boba, dalla grossa mandibola e dallo sguardo indefinibile, lo ricordiamo in due versioni: il fiero fascista in grigioverde, fez nero e moschetto e il garzone nel lavoro al macello sempre seguito dal fedelissimo Flok.

Quante volte vedemmo Boba e Flok nel piazzone camminare insieme come due amici affezionati! Il nero mastino sosteneva con i denti una grossa sporta che conteneva diversi "fagotti" di carne e si dirigeva poi, con una precisione incredibile, a domicilio dei clienti.

Al Ponte fu aperto un altro macello ma ebbe vita breve perché, per noi, "macello" significava Càtera, cioè un'istituzione del paese(c.s. p.21)

Appendice storico-musicale


"Il Vecchio e il Bambino" di F.Guccini


Il vecchio e il bambino Un vecchio e un bambino Si preser per mano E andarono insieme incontro alla sera La polvere rossa si alzava lontano E il sole brillava di luce non vera L'immensa pianura sembrava arrivare Fin dove l'occhio di un uomo Poteva guardare E tutto d'intorno Non c'era nessuno Solo il treto contorno di torri di fumo I due camminavano, il giorno cadeva Il vecchio parlava e, piano piangeva Con l'anima assente, con gli occhi bagnati Seguiva il ricordo di miti passati I vecchi subiscono l'ingiuria degli anni Non sanno distinguere il vero dai sogni I vecchi non sanno nel loro pensiero Distinguer nei sogni il falso dal vero E il vecchio diceva, guardando lontano Immagina questo coperto di grano Immagina i frutti, immagina i fiori E pensa alle voci e pensa ai colori E in questa pianura fin dove si perde Crescevano gli alberi e tutto era verde Cadeva la pioggia, segnalavano i soli Il ritmo dell'uomo e delle stagioni Il bimbo ristette Lo sguardo era triste E gli occhi guardavano cose mai viste E poi disse al vecchio, con voce sognante E mi piaccion le fiabe Raccontane altre

Guccini


Ascolta la canzone qui


 

giovedì 14 maggio 2009

Passeggiata fiorentina

Gracijela e Paola



 « Un'ora, non è solo un'ora, è un vaso colmo di profumi, di suoni, di progetti, di climi »

 (Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto)


A spasso per Firenze, dove non arrivano i giapponesi. Tracciato: Isolotto bus 9, via Pisana bus12, Viale Petrarca, Porta Romana, Viale dei colli, discesa all'altezza del bar Fontana, Via S.Leonardo (la via di Ottone Rosai), Belvedere (chiuso a tempo...giudiziario), Costa S.Giorgio, casa Galileo, Giardino Bardini con visita di un'oretta, con tempo rallentato (vale il doppio, parola di Bergson (*). A volte ci vuole l'occasione di accompagnare l'ospite straniera per riandare i nostri sempiterni colli.  E allora Grazie a te, dolce Gracijela. Ti vuoi presentare?


Everybody knows about Florence, this old city overwhelmingly filled with art and history. With so many things already said about it little can be ad. Still, between these narrow streets, to often filled with oceans of tourists and all "must do's" you can find some genuine pearls. Like the old monastry San Miniato al Monte up hill on the other side of the Arno, partly bilt to Michelangelo's idea with frescoes of Paulo Uccello, della Robbia among others. It's so beautiful and peacefull. Also the most breathtaking view of Florence is to be found here infront of the church. The streats around the Belvedere are full of flowers and very pleasent for strolling offering some excuisite details if you care to look. Of all the churches there are two less visited really enriching the experience of the city namely San Spirito by Bruneleschi and Ognissanti with frescoes of Ghirlandaio and Sandro Boticcelli. Boticcelli is also buried here in this former familychurch of the Vespuccis mostly famous on behalf of Amerigo who named the new continent. A good and calm lunch in a friendly atmosphere can be enjoyed at Ruth's near the Synagoge. These are a few reflexions of a quite regular visitor and for the moment guest of Paola and Urbano. Many thanks to my hosts and best regards.

Gracijela Bozovic, a radiologist from Sweden inlove with Italy.


Alcune foto


(*) Dalla confusione tra intuizione e intelligenza, è nata l'incomprensione sulla natura del tempo. L'intelligenza che ha sempre di mira fini pratici, concepisce il tempo, così come fa anche la scienza, come una serie di istanti concatenati e misurabili: ha una visione del tempo spazializzata come se in una pellicola cinematografica si pretendesse di cogliere la finzione del movimento da ogni singolo fotogramma e non dal loro fluire e scorrere in una unità indistinta.


Così per il tempo non esistono singoli istanti ma un loro continuo fluire non scomponibile ma vissuti nella loro durata reale nella coscienza di ognuno dove gli stati psichici non si succedono ma convivono. Diverso è quindi il tempo della scienza da quello reale che ciascuno di noi vive nella propria coscienza. Famoso è l'esempio della zolletta di zucchero che si scioglie in un bicchiere d'acqua: la fisica calcolerà il tempo che lo zucchero impiegherà a sciogliersi secondo un procedimento analitico che va dall'istante iniziale a quello finale della liquefazione e questo tempo così calcolato sarà definito simbolicamente uguale per tutte le volte che si misurerà nelle stesse condizioni: mentre molto diverso sarà il tempo vissuto della mia coscienza che non terrà conto del tempo spazializzato e oggettivato della fisica ma piuttosto dalle mie condizioni psicologiche di insofferenza o calma: questo sarà il vero tempo per me.

venerdì 8 maggio 2009

Aspettando la finale del giallo

Anche Machiavelli strabuzza gli occhi


Dopo che noi sudditi gli siamo serviti a pagare i debiti, riempirsi il portafoglio e la cassaforte, gli abbiamo permesso di fare l'intellettuale con addirittura un propria collana personale all'interno della più famosa casa editrice italiana (è storia la sua introduzione ad Erasmo da Rotterdam cose da Ceausescu),  gli abbiamo permesso di frequentare tutti i grandi del mondo (con cui ha fatto affari personali colossali di fronte ai disinteressi della nazione che rappresentava), gli abbiamo permesso di fare cucu alla Merkel, di urlare di fronte alla regina, di dare di abbronzato a Obama, di ricevere in dono un ranch da Bush, di farci il gesto dell'ombrello in pubblico .... Dopo tutto questo l'incredibile omino ci usa anche per risolvere le sue beghe di condominio ... ha un contenzioso legale con la confinante di villa Certosa (i confini sono grosse rogne si sa), e come credete che la risolva la sua rogna condominiale? Candidando la vicina Maristella Cipriani al Parlamento europeo.


Da Georgiamada


Nota storico-letteraria


Quomodo fides a principibus sit servanda.

[In che modo e' principi abbino a mantenere la fede]


Quanto sia laudabile in uno principe mantenere la fede e vivere con integrità e non con astuzia, ciascuno lo intende: non di manco si vede, per esperienzia ne' nostri tempi, quelli principi avere fatto gran cose che della fede hanno tenuto poco conto, e che hanno saputo con l'astuzia aggirare e' cervelli delli uomini; et alla fine hanno superato quelli che si sono fondati in sulla lealtà.


Dovete adunque sapere come sono dua generazione di combattere: l'uno con le leggi, l'altro con la forza: quel primo è proprio dello uomo, quel secondo delle bestie: ma, perché el primo molte volte non basta, conviene ricorrere al secondo. Per tanto a uno principe è necessario sapere bene usare la bestia e lo uomo.


Sendo adunque, uno principe necessitato sapere bene usare la bestia, debbe di quelle pigliare la golpe e il lione; perché il lione non si defende da' lacci, la golpe non si difende da' lupi. Bisogna, adunque, essere golpe a conoscere e' lacci, e lione a sbigottire e' lupi. Coloro che stanno semplicemente in sul lione, non se ne intendano. Non può per tanto uno signore prudente, né debbe, osservare la fede, quando tale osservanzia li torni contro e che sono spente le cagioni che la feciono promettere. E, se li uomini fussino tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma perché sono tristi, e non la osservarebbano a te, tu etiam non l'hai ad osservare a loro. Né mai a uno principe mancorono cagioni legittime di colorare la inosservanzia. Di questo se ne potrebbe dare infiniti esempli moderni e monstrare quante pace, quante promesse sono state fatte irrite e vane per la infedelità de' principi: e quello che ha saputo meglio usare la golpe, è meglio capitato. Ma è necessario questa natura saperla bene colorire, et essere gran simulatore e dissimulatore: e sono tanto semplici li uomini, e tanto obediscano alle necessità presenti, che colui che inganna troverrà sempre chi si lascerà ingannare.


A uno principe, adunque, non è necessario avere in fatto tutte le soprascritte qualità, ma è bene necessario parere di averle. Anzi ardirò di dire questo, che, avendole et osservandole sempre, sono dannose, e parendo di averle, sono utile: come parere pietoso, fedele, umano, intero, relligioso, et essere; ma stare in modo edificato con l'animo, che, bisognando non essere, tu possa e sappi mutare el contrario. Et hassi ad intendere questo, che uno principe, e massime uno principe nuovo, non può osservare tutte quelle cose per le quali li uomini sono tenuti buoni, sendo spesso necessitato, per mantenere lo stato, operare contro alla fede, contro alla carità, contro alla umanità, contro alla religione. E però bisogna che elli abbi uno animo disposto a volgersi secondo ch'e' venti e le variazioni della fortuna li comandono, e, come di sopra dissi, non partirsi dal bene, potendo, ma sapere intrare nel male, necessitato.


Debbe, adunque, avere uno principe gran cura che non li esca mai di bocca una cosa che non sia piena delle soprascritte cinque qualità, e paia, a vederlo et udirlo, tutto pietà, tutto fede, tutto integrità, tutto relligione. E non è cosa più necessaria a parere di avere che questa ultima qualità. E li uomini in universali iudicano più alli occhi che alle mani; perché tocca a vedere a ognuno, a sentire a pochi. Ognuno vede quello che tu pari, pochi sentono quello che tu se'; e quelli pochi non ardiscano opporsi alla opinione di molti che abbino la maestà dello stato che li difenda: e nelle azioni di tutti li uomini, e massime de' principi, dove non è iudizio da reclamare, si guarda al fine. Facci dunque uno principe di vincere e mantenere lo stato: e' mezzi saranno sempre iudicati onorevoli, e da ciascuno laudati; perché el vulgo ne va preso con quello che pare e con lo evento della cosa; e nel mondo non è se non vulgo; e li pochi ci hanno luogo quando li assai hanno dove appoggiarsi. Alcuno principe de' presenti tempi, quale non è bene nominare, non predica mai altro che pace e fede, e dell'una e dell'altra è inimicissimo; e l'una e l'altra, quando e' l'avessi osservata, li arebbe più volte tolto o la reputazione o lo stato.


Lo trovi qui




mercoledì 6 maggio 2009

6 maggio

Da 2 minuti.


Ma non riesco più a sorridere quando ripenso a Report di ieri l'altro.  Vedere come è finita la Legge 180 nei manicomi "ecclesiastici" calabresi e pugliesi: 3000 € al mese per ogni vittima predestinata, mantenuta pazza in vita e a vita per ingrassar maiali ( anche fisicamente) posti al riparo di santa madre chiesa cattolica italiana: Istituto Giovanni XXIII,  Casa della Divina Provvidenza... Qui non parlo più di clown tragico né di iena ridens. Vado a letto con l'incubo, ma tu  leggerai di mattina.  A nottata già passata.

5 maggio



Ei fu. Percossa attonita la terra se ne sta.

Tre volte nella polvere, tre volte sull'altar.

Son passati tanti anni.


Abbiamo a capo di del nostro stivale un personaggio drammatico, con la faccia a volte da clawn tragico a volte da maschera ridens. Paola mi diceva stasera: mi fa quasi pena. Ho risposto che cerco di evadere dalle tristi elucubrazioni tuffandomi nel romanzo giallo di questa scrittura speciale collettiva scritta con una penna a forma di stivale un po' artrosico, dissestato e terremotato. In effetti mi incuriosisce "come andrà a finire" la storia di un personaggio che si è posto ai comandi di una macchina potente e terribile, saltato su come un untore che per sfuggire alle guardie si è buttato sul carro degli appestati, accolto dal battimani dei monatti. Da questa macchina non può più scendere, pena la resa dei conti giudiziaria e il ludibrio sulla pubblica piazza (che sempre segue alla caduta dei potenti - Elias Canetti: Masse e potere). L'alternativa è secca: o la spiaggia di Hammamet con il vicino cimitero monumentale o il Colle. Tertium non datur. Non è un giallo avvincente? Non è vero che la realtà è superiore a ogni immaginazione? Sto al finestrino e guardo. Come nella foto in calce al blog (in treno dalla Bretagna verso Parigi).

Manca un minuto a mezzanotte. Finisce il 5 maggio.

venerdì 1 maggio 2009

Mai vista tanta neve all'Abetone

Il Primo Maggio



Telefonata di Michele da VAl di Luce (ore 9,30).


Impianti Ovovia e Val di Luce aperto 8-16,30 per tutto l'Week End. Ma rimangono le mie critiche sulla manutenzione, sui prezzi, sulla conduzione generale dell'azienda neve abetonese pistoiese. Confrontata con Sestola modenese e Corno alle Scale bolognese.