venerdì 29 ottobre 2004








 


 


    Ascoltalo qui


 


 


 

 


The Tide Is Turning 

     la marea inverte la marcia




I used to think the world was flat                 piatto                       
Rarely threw my hat into the crowd
I felt I had used up my quota of yearning  desiderio soddisfatto
Used to look in on the children at night
In the glow of their Donald Duck light   splendore
And I frighten myself with the thought of my little ones burning
Oh, oh, oh, the tide is turning
Oh, oh, oh, the tide is turning
Satellites buzzing through the endless night
Exclusive to moonshots and world title fights        lanci sulla luna
Jesus Christ, imagine what it must be earning               guadagno
Who is the strongest
Who is the best
Who holds the aces            assi
The East
Or the West
This is the crap our children are learning               sporcizia


And oh, oh, the tide is turning
Oh, oh, the tide is turning
Oh, oh, oh, the tide is turning
Oh, oh, oh, the tide is turning
Oh, oh, oh, the tide is turning

Now the satellite's confused
'Cos on Saturday night
The airwaves were full of compassion and light              onde radio
And his silicon heart warmed
To the sight of a billion candles burning
But, I'm not saying that the battle is won
But on Saturday night all those kids in the sun
Wrested technology's sword from the hand of the war lords     strapparono
Oh, the tide is turning
Oh, the tide is turning
Oh, the tide is turning
Oh, the tide is turning
(Repeated)


Trovata qui


 




Marmellata di marroni



Si leva la prima buccia e si lessano i marroni in poca acqua con un pizzico di sale e un po' di zucchero. Lessati, si sbucciano e si passano al passatutto. Poi si fanno bollire, mettendo per ogni kilo di passato un bicchiere d'acqua e circa 700 grammi di zucchero; prima si fa sciogliere lo zucchero nell'acqua, poi si aggiungono i marroni passati, un baccello di vainiglia ( se non c'è, vainiglia in polvere, ma allora quando si è raffreddato); si fa bollire così per una ventina di minuti. Quando si è abbastanza raffreddato si aggiunge del rum buono. (Altri liquori non vanno bene).
Paola (trovata nelle carte dei nonni)
Il risultato è doc (ndr)



 


Brodo di giuggiole



 


1 kg di giuggiole
Fare seccare un po' le giuggiole. Togliere il nocciolo e farle cuocere con 2 mele cotogne a fettine, un paio di grappoli di uva americana, un kg di zucchero, mezzo kg di miele. Scorza di limone. Dopo un'ora di ebollizione, un litro di vino rosso e continuare a fuoco basso. Risulta una confettura densa che si spalma e si può anche tagliare a tocchetti.
Paola c.s.

giovedì 28 ottobre 2004

Il rosso e il nero


Cina, ragazzi in gita scolastisca per assistere alle esecuzioni
Diecimila le persone giustiziate ogni anno. E ora anche le visite guidate per alunni di elementari e medie
F. RAMPINI su Repubblica


Iraq, assassinati giornalisti, pacifisti e fotografi per impedire la visione delle esecuzioni all'ingrosso.
Stigli su Barbabianca


PS. Aggiornamento del 29 ottobre 2004
La stima di esperti Usa della Sanità sulla rivista The Lancet
Oltre 100 mila civili iracheni morti per la guerra
Tra le vittime molte donne e bambini. Tra i giornalisti si contano 36 morti
Corsera 

mercoledì 27 ottobre 2004







 


Sandro Lombardi alla Pergola


Scheda dello spettacolo

Sandro Lombardi, di Ponte a Poppi, come me. Un conto è dire Firenze, un conto S.Frediano. Un conto dire Poppi, un conto Ponte a Poppi. Differenza ra cugini e fratelli. Come avere un artista famoso in famiglia o nel condominio. L’ho visto
ieri sera al piccolo teatro della Pergola di Firenze, in compagnia di David Riondino, altro amico fiorentino. Loro non mi conoscono; io ricordo i rispettivi padri, uno al paesello, negozio in via Roma, l’altro all’Isolotto al tempo della “rivoluzione in parrocchia”. Era il ‘68.
Spinto da Paola li ho raggiunti nel camerino, previo preavviso, ancora il trucco sulla faccia di Sandro, per sollecitare la presa in visione del mio pezzo su Dante e il Casentino - v. link in questo blog, colonna sinistra, IVI E’ ROMENA. Il mio sogno sarebbe una performance al Castello di Poppi con Sandro Lombardi nella parte di Dante - le lettere e i versi -
David Riondino in quella del narratore; sarebbe uno splendido narratore e potrebbe curare le musiche. A loro ho lasciato in mano una copia di IVI E’ ROMENA e, per Riondino, un flash sui fatti dell’Isolotto degli anni sessanta: un Mistero Buffo (o quasi) della nostra epoca, un Auto da Fé mancato o meglio diluito nelle spire di un lento soffocamento operato con mezzi spirituali e non; un’esperienza di riforma ecclesiale che niente ha da invidiare alle grandi vicende della storia europea e che si inserisce nella tradizione rinascimentale fiorentina che trovò in Scipione de’ Ricci, vescovo di Pistoia, l’ultimo dei Mohicani riformatori messi a tacere da Roma, nonostante l’appoggio del Granduca di Toscana Leopoldo di Lorena, veramente un Grande Duca già citato in questo blog. Erano - ritorno a bomba - qui a Firenze i tempi del Cardinale Elia Dalla Costa, antifascista (chiuse porte e finestre di casa, in piazza del Duomo, al passaggio di Hitler e Mussolini) e grande elettore di Papa Giovanni, erano i tempi di D.Facibeni con la sua Madonnina del Grappa, di padre Turoldo, alla Santissima Annunziata, di Padre Balducci, alla Badia Fiesolana, di D.Milani a Calenzano prima della terra d’esilio Barbiana, in Mugello, di Giorgio La Pira in S.Marco e Palazzo Vecchio, di Nicola Pistelli e la sua rivista“Politica”, di D.Rosadoni alla Nave di Rovezzano, là dove, a monte di Firenze, venendo da Pontassieve, l’Arno veniva guadato con la nave, cioè la barca da trasporto misto - merci e persone - così come qui all’Isolotto, a valle della città di fronte alle Cascine, la barca che fu poi sostituita dalla passerella tuttora esistente. La facciamo tutti, ancora oggi, a piedi, in bicicletta o in motorino, 10 volte al giorno.
Bello il tempo storico quando lo puoi afferrare e tirare a te come la corda di quella barca. Sto andando nel lirico.
Bene anche qui la barca di Pietro ha tentato una manovra azzardata di cambiamento di rotta, direzione Riforma, via Concilio Vaticano II, scali intermedi di cui sopra. Il Vaticano ha vinto, con la forza coercitiva del braccio secolare, ma sarà vittoria di Pirro - non so quando - per ora è vittoria di Buttiglione: che figura di merda di fronte all’Europa e al mondo. Indietro come la coda del maiale, come sempre. In questi giorni ci stiamo preparando alla giornata della memoria, quando, cinquant’anni fa, il 6 novembre 1954, 1400 famiglie si videro consegnare le chiavi di casa di altrettante abitazioni, qui, sulla sponda sinistra, tra vecchie antiche discariche e bellissimi orti ricchi di verdura. L’emozione di rivivere il passato dietro la macchina da presa di Stefano Dei qui per l’Isolotto, davanti alle facce dei protagonisti, in mezzo a un quartiere giardino che costituisce l’invidia di tutti coloro che vorrebbero venire ad abitarvi e non possono perché le case - ora e qui - costano troppo, un prezzo mediamente superiore a case di corrispondente livello architettonico. Dalla mia finestra tocco i rami di un ontano che allora era davvero lontano e ora è vicinissimo, alto come il mio terzo piano.
Le feste rievocative il 5 e 6 novembre p.v.
Che mi diranno Lombardi e Riondino?


A risentirci.

lunedì 25 ottobre 2004

Sacrestia d'Europa


La storia di S.Rocco è una storia tutta italiana, dalla i alla a.


La classe politica più litigiosa del pianeta si è sempre trovata sostanzialmente d'accordo sulla questione vaticana. Una questione da mantenere dormiente, salvo nei momenti in cui un gruppo politico minoritario aveva bisogno di una sniffata di cocaina o di una ingozzata di spinaci: la frenesia di potere dei socialisti e la tenacia di potere dei democristiani alla Andreotti hanno trovato nel vecchio Concordato mussoliniano e nel Nuovo Concordato craxiano la manovella di spinta per i momenti morti della macina del potere. Queste minoranze hanno sempre saputo che sul Vaticano le maggioranze interne ai loro partiti e anche le sinistre nel loro complesso sarebbero state soggiogate dalla riverenza per le somme chiavi. Con il naso più o meno turato tutti avrebbero avallato la resa alla tradizione cristiana. L'anima delle libere idee, divisa dal corpo della libera abbuffata, viene ognora venduta alla casta curiale, come teorizzava Giovanni Gentile, la cui filosofia attribuisce al popolo ignorante l'ortodossia obbediente, alle classi dirigenti la finzione intelligente, con funzione dirigente.
Un papa teocratico e assolutista come Innocenzo III e Bonifacio VIII, foraggiato dal governo, sostenuto dai mass media, venerato come semidio da tutti i governanti, adorato come dio dalle folle chiamate periodicamente a raccolta, ha distrutto al suo interno le maggioranze conciliari, ha eliminato materialmente l'intellighenzia teologica interna, ha consegnato il Nicaragua di San dino all'opus dei di sant'Escrivà, ha ridotto la teologia della liberazione a teologia della rassegnazione...
Per far tutto questo c'è stato sempre bisogno di un cortile interno recintato e garantito: il bell'ovile d'Italia. L'Europa ha regolato i conti con secoli di guerre religiose ormai concluse e con paletti di confine ormai consolidati nel cemento di definite demarcazioni. Ma l'Italia no: nata scomunicata, vissuta sopportata, deve prendere atto di quella Roma onde Cristo è romano anche quando un po' lacco. Se lui proclama le cose che ripete Buscaglione, nulla da dire; se il Parlamento italiano vive in peccato mortale, le Istituzioni ne prendono atto con "doveroso" ossequio; se quelli ( i portavoce della Curia, stasera - 25 ottobre 2004 - in tutti i TG ) ti spiegano per l'ennesima volta quali sono le vere leggi di dio e di natura, tutti i cittadini sono tenuti a sapere a tutte le ore su tutti i canali per tutta una serie di giorni quali sono le coppie doc e quali quelle ad origine non controllata, e quale debba essere il trattamento riservato dal Parlamento a quelle e a queste per tutto ciò che riguarda la casa, i figli, le adozioni, le tecniche procreative, i mezzi e metodi d'arte e di natura.
Da secoli non ne azzeccano una, da secoli emettono sentenze inappellabili. La loro autorità viene direttamente da lassù. Ma non da Margherita Hack, Galileo o Giordano Bruno.
Poi un monsignore travestito da grande bottiglia si avventura fuori del cortile recintato e patapunfete. Quattro guardie del corpo per proteggerlo da se stesso, per obbligarlo a peccare, pena le restituzione alla casa delle libertà. Sua santità festeggia i 26 anni sul Ponte del navarro. Nessuno sa più che pesci pigliare.


Leggi il post opus buttiglionis


Finalino in versi:
Venne Cefàs e venne il gran vasello
de lo Spirito Santo, magri e scalzi,
prendendo il cibo da qualunque ostello. 129
Or voglion quinci e quindi chi rincalzi
li moderni pastori e chi li meni,
tanto son gravi, e chi di rietro li alzi. 132
Cuopron d'i manti loro i palafreni,
sì che due bestie van sott'una pelle:
oh pazïenza che tanto sostieni!". 135
A questa voce vid'io più fiammelle
di grado in grado scendere e girarsi,
e ogne giro le facea più belle. 138
Dintorno a questa vennero e fermarsi,
e fero un grido di sì alto suono,
che non potrebbe qui assomigliarsi; 141
né io lo 'ntesi, sì mi vinse il tuono.

Paradiso XXI,127-142



(Aggiornamento del 30 ottobre 2004.(vale anche per il post precedente)
Leggilo qui

venerdì 22 ottobre 2004

Divertissement


Da circa un mese la commissione teologica internazionale,
presieduta dal solito cardinale Ratzinger, sta seriamente
studiando l'abolizione del limbo, una vera rivoluzione per
il cielo, ma soprattutto per la terra dove verrebbe infatti
cancellato uno dei quadri concettuali più confortevoli per
la nostra fragile vita. [Francesco Merlo La Repubblica -]


La notte che morì Pier Soderini
l'anima andò dell'inferno alla bocca
e Pluto le gridò: che inferno,
vai nel limbo dei bambini.
(Machiavelli)
Pier Soderini fu Gonfaloniere di Giustizia a Firenze dal 1902 al 1912.


Ma Dante è arrivato prima di Ratzinger:


gli "imboscati" li respinge il Paradiso e non li vuole l'Inferno:


Ed elli a me: «Questo misero modo
3. 35 tegnon l'anime triste di coloro
3. 36 che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.


3. 37 Mischiate sono a quel cattivo coro
3. 38 de li angeli che non furon ribelli
3. 39 né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.


3. 40 Caccianli i ciel per non esser men belli,
3. 41 né lo profondo inferno li riceve,
3. 42 ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli».
Inferno, III, 35-42.


Ma senza l'aria condizionata:


            Quivi sospiri, pianti e alti guai
3. 23 risonavan per l'aere sanza stelle,
3. 24    per ch'io al cominciar ne lagrimai.

3. 25      
Diverse lingue, orribili favelle,
3. 26    parole di dolore, accenti d'ira,
3. 27    voci alte e fioche, e
suon di man con elle

3. 28       facevano un tumulto, il qual s'aggira
3. 29    sempre in quell'aura
sanza tempo tinta,
3. 30   
come la rena quando turbo spira.
Inferno, III,23-30


I non battezzati "non imboscati" vanno in paradiso (Stazio, poeta latino ante Christum natum):


Dinanzi ad esse Eufratès e Tigri
33.113 veder mi parve uscir d'una fontana,
33.114 e, quasi amici, dipartirsi pigri.


33.115 «O luce, o gloria de la gente umana,
33.116 che acqua è questa che qui si dispiega
33.117 da un principio e sé da sé lontana?».


33.118 Per cotal priego detto mi fu: «Priega
33.119 Matelda che 'l ti dica». E qui rispuose,
33.120 come fa chi da colpa si dislega,


33.121 la bella donna: «Questo e altre cose
33.122 dette li son per me; e son sicura
33.123 che l'acqua di Letè non gliel nascose».


33.124 E Beatrice: «Forse maggior cura,
33.125 che spesse volte la memoria priva,
33.126 fatt'ha la mente sua ne li occhi oscura.


33.127 Ma vedi Eunoè che là diriva:
33.128 menalo ad esso, e come tu se' usa,
33.129 la tramortita sua virtù ravviva».


33.130 Come anima gentil, che non fa scusa,
33.131 ma fa sua voglia de la voglia altrui
33.132 tosto che è per segno fuor dischiusa;


33.133 così, poi che da essa preso fui,
33.134 la bella donna mossesi, e a Stazio
33.135 donnescamente disse: «Vien con lui».


33.136 S'io avessi, lettor, più lungo spazio
33.137 da scrivere, i' pur cantere' in parte
33.138 lo dolce ber che mai non m'avrìa sazio;


33.139 ma perché piene son tutte le carte
33.140 ordite a questa cantica seconda,
33.141 non mi lascia più ir lo fren de l'arte.


33.142 Io ritornai da la santissima onda
33.143 rifatto sì come piante novelle
33.144 rinnovellate di novella fronda,
33.145 puro e disposto a salire a le stelle.


Purgatorio, finale.

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Buona giornata. (Andrò a cercar funghi in Casentino.) 

domenica 17 ottobre 2004

rassegna-ta stampa
(domenica 17 ottobre 2004)











 


 


 


 


 


 


Tutto in beneficienza


Ma le scarpine?







La casa di Hemingway a Cuba
Un gruppo di intellettuali americani, tra cui architetti e storici, riuniti attorno alla Hemingway Preservation Foundation, ha chiesto al governo un permesso per aiutare economicamente Cuba a restaurare la Finca Vigia, senza violare l'embargo. L'amministrazione Bush ha risposto di no. I dollari della fondazione — è stata la risposta — aiuterebbero il turismo a Cuba e l'economia di quel Paese.
«Non possiamo dare il permesso ad una iniziativa che metta denaro americano nelle mani di Castro»
Sul Corriere


Il più bel sorriso della nostra vita l'abbiamo lasciato a Cuba nel 1988, nella Bodeguita del Medio, il ristorante di Hemingway. merdaioli di governanti americani.


2 novembre 2004 - 11 settembre 2001
Bagdad, attentati ai santuari
Falluja durissimo attacco Usa
LA DIRETTA. Bombe contro chiese cristiane e un ospedale: morto un medico. (Negroponte, che ne dici?)
Martino: "Forse meno truppe nel 2005".
Zarqawi: "11 decapitati"
IMMAGINI: le chiese colpite
I soldati Usa: "Siamo troppo pochi"
...e i nostri carabineros? Martino, a chi lo vuoi far credere il ritiro (parziale) nel 2005?
Alle terme di Caracalla
i Lumbard rigiocano a palla

non esiste in nessun Paese europeo l'elezione diretta del primo ministro né esiste la sfiducia costruttiva limitata all'ambito della maggioranza parlamentare.
Non esiste nel mondo intero un solo caso d'una nuova Costituzione che entri in vigore sei o undici anni dopo la sua prima approvazione. Motivo? Forse segretamente sperano che qualcuno negli anni a venire butti per aria il "puzzle del pazzo".
su Repubblica

sabato 16 ottobre 2004

La historia lo absolverà?


Si chiude definitivamente il processo Andreotti, la Cassazione conferma l'assoluzione.

Quando all'Abetone?


Neve in Alto Adige
In Alto Adige l'inverno bussa già alle porte. La lunga ondata di maltempo ha portato su tutto il territorio un brusco abbassamento delle temperature, (questa mattina nel capoluogo Bolzano la colonnina ha oscillato tra i 7 e i 9 gradi) pioggia e soprattutto diversi centimetri di neve poco sopra i 1.000 metri in diverse zone della provincia.







Torniamo ora da Ciak, in via Faenza: Le conseguenze dell'amore. Sono andato per compiacere Paola che ama il cinema, con un po' di diffidenza: non sopporto i film con esibizione di sesso per far cassetta su un argomento che, caduti via via i tabù, ha bisogno di sovraccaricare sempre le dosi delle pietanze per coprire la loro insipida natura. Ma si trattava di un giovane regista italiano e allora vediamo. E' andata bene. Tutta un'altra cosa. Prima di tutto le inquadrature della macchina da presa: diverse, non so che dire: i primi piani, i paesaggi: raffinatezza ben calibrata, anche quando compiacente. Il dialogo spesso muto, la musica originale. Una volta tanto lontano di Holliwood. Insomma non mi sono annoiato che per me significa mi è piaciuto. Surreale. personaggi-maschera, con una loro fissità da manichini, come quello vero che ha preso il posto dell'agente stradale che blocca il traffico. Un misto di realtà e fantasia. Insomma andatelo a vedere. Leggete anche quello che scrive zitti al cinema.
La maschera del protagonista ti lascia per un bel pezzo a corto di emozioni, ma alla fine si scioglie di colpo, quasi ti prende alla sprovvista,secondo le tecniche di un buon giallo, come infatti.
Interessanti questi nuovi registi meridionali, Garrone, Martone, Sorrentino, che sanno rielaborare in positivo gli aspetti inquietanti di una società violenta e sopraffattrice.


PS. Abbiamo comprato Il vizio del cinema di Gianni Amelio.

venerdì 15 ottobre 2004


La Lega non è di moda


Come deve vestirsi una donna di una città della provincia
italiana? Come le pare, ha risposto lo stilista Giorgio
Armani dall'alto della sua autorità. Ma la questione non è
così semplice. Quando Armani ha detto che "è una questione
di rispetto verso le convinzioni e la cultura degli altri"
stava parlando in difesa di Sabrina Varroni, la giovane
musulmana di Drezzo che è stata multata per essere apparsa
due volte in pubblico indossando il velo. Drezzo, una
cittadina di 1.800 abitanti non lontana dal confine con la
Svizzera, è amministrata dalla Lega Nord, il partito di
governo che vorrebbe dividere il nord dal resto dell'Italia
e chiede un controllo rigoroso sull'immigrazione.


The New York Times, Stati Uniti [in inglese - registrazione obbligatoria]


Curva sub degli edili
L'atmosfera è da stadio, anche se ci troviamo in un
seminterrato. Bordate di fischi accolgono le svicolate di
George W. Bush che non risponde mai alle domande del
moderatore. Applausi e risate soddisfatte sottolineano le
battute di John Kerry nel terzo e ultimo dibattito tra i
due candidati alla presidenza, teletrasmesso dall'Arizona.
Siamo nella sala conferenze della sezione 310 del sindacato
degli edili (Labourers), al 3250 di Euclid Avenue.
[Marco D'Eramo Il Manifesto]

Dai un'occhiata

lunedì 11 ottobre 2004


 


Puttana eva!



Emoziona la sua gioia sincera nel ricordare la conquista della luna del 20 luglio 1969, definita come: <Un’impresa grandiosa dal punto di vista umano più ancora che scientifico e tecnologico>, e la scena è conclusa da una battuta che la dice lunga sulle consapevolezze della studiosa: <Meno male che  sulla luna non c’era il petrolio, altrimenti l’avrebbero già tutta crivellata>. E il suo cuore batte ancora nell’esaltare l’immagine della progenitrice Eva: <E’ la prima contestatrice dell’autorità. Non crede nella verità rivelata. E’ la curiosità umana che indaga le leggi della natura e ci ha portato dall’età della pietra all’era tecnologica. E’ il primo esempio di libertà>.


Le parole di Margherita Hack ci ricordano quelle di Rita Levi Montalcini nel suo libro “Abbi il coraggio di conoscere”: ambedue hanno profondamente studiato e indagato il mistero della vita, arrivando alla conclusione che tutti, essendo “figli dell’universo”, siamo legati alla sua evoluzione.


 Ci viene un dubbio: fosse per questo motivo che la riforma Moratti ha abolito l’insegnamento della teoria darwiniana sull’evoluzionismo?
Trovato nella mia  email da parte di Libera Uscita .


Margherita Hack al teatro “Eliseo” di Roma


 


Dall’8 al 10 ottobre è stato rappresentato al teatro “Eliseo” di Roma lo spettacolo “variazioni sul cielo”, ispirato dal libro “sette variazioni sul cielo” di Margherita Hack, nota astrofisica e socia onoraria di LiberaUscita.


Lo spettacolo è stato reso interessante e vivacizzato dalla stessa Margherita Hack, la quale – in casacca rossa e pantaloni neri - ha svolto alcuni brevi interventi sul palcoscenico, brillante a caustica come sempre.


 


E il Vaticano digiunerà
Se Zapatero ce la fa


Non è facile orientarsi tra le voci che corrono sulle forme e i tempi con cui Zapatero intende portare avanti il suo disegno di ridimensionare privilegi e finanziamenti di cui gode la gerarchia cattolica in Spagna. Ci sono, però, notizie di fonte attendibile che il governo abbia già un piano d’iniziative pur sempre nell’ambito della Costituzione vigente per raggiungere lo scopo. Al tempo steso circolano valutazioni e documenti di cattolici favorevoli alla politica governativa.


In Spagna come in molti altri paesi europei, tra cui l’Italia il processo di secolarizzazione è molto avanzato, ma la legislazione che garantisce privilegi e risorse finanziarie alla Gerarchia cattolica consente ai clericali di sostenere la finzione che la Spagna sia un paese cattolico, obbligato alla stanca ripetizione di precetti morali mutuati dalla tradizione cattolica. Il nuovo governo spagnolo guidato dal socialista Zapatero ha deciso di uscire dall’equivoco e di dare legittimità al processo di secolarizzazione per avviare la Spagna a diventare una democrazia più avanzata in cui tutti i cittadini, i gruppi e le chiese possano alla pari promuovere le loro idee e vivere secondo i propri convincimenti, senza che nessuno sia goda di privilegi e di sovvenzioni pubbliche particolari. I sondaggi, per quel valgono, rivelano che l’opinione pubblica è favorevole, anche le Chiese evangeliche accolgono favorevolmente l’iniziativa governativa, decisamente contraria la Conferenza episcopale spagnola, che minaccia la mobilitazione di piazza dei “cattolici”. Dell’argomento dovranno occuparsi le Cdb (Comunità di base) spagnole riunite a congresso nel prossimo dicembre.
Trovato qui

Aggiornamento del 17 ottobre 2004
Ha congelato una legge dei popolari di Aznar che faceva della religione una materia obbligatoria nelle scuole, materia il cui voto contava nel passaggio alla classe superiore. Esiste un piano per rivedere i finanziamenti alla Chiesa cattolica , a cominciare dal finanziamento pubblico attraverso l'Irpef, la presenza nella pubblica istruzione e gli aiuti alle entità vincolate direttamente alla Conferenza episcopale. Le Monde Diplomatique ha pubblicato un rapporto in cui si sostiene che la Chiesa riceve dallo Stato ogni anno circa 140 milioni di euro. E nel rapporto si afferma che la Chiesa vive «in un paradiso fiscale».
Tutte le misure «laiche», secondo il giornale El Mundo , fanno parte di una «road map» per raggiungere l'obiettivo di uno Stato pienamente laico eliminando, sostengono i socialisti, «vantaggi» e «privilegi» di cui gode la Chiesa cattolica. Il sottosegretario alla Giustizia Luis López Guerra è stato chiaro, nel corso di una conferenza a Cadice la settimana scorsa: «Il governo sta disegnando un cammino per arrivare a un effettivo Stato non confessionale. Si vuole limitare il carattere ufficiale di qualsiasi religione. Nessuna religione può essere più ufficiale delle altre.... Oggi esiste una innegabile posizione di vantaggio della religione cattolica, derivata sia dalla tradizione sia dagli accordi con la Santa Sede del 1979».
Parole che hanno trafitto i cuori dei vescovi


Tranquilli, non siamo in Italia.

domenica 3 ottobre 2004



Mare dentro
Il film mi è sembrato bello, con qualche piccola riserva che riguarda un certo gusto un po’ spettacolare in alcune riprese e complessivamente nell’andamento di tutta la storia. Ottimamente resi alcuni personaggi: il protagonista che dà veramente una prova convincente e offre molte chances all’intero film, la cognata semplice e vera in tutte le sue espressioni, il sacerdote ben presentato nella sua amichevole presunzione e Rosa la ragazza che aiuta a morire. Gli altri mi sono sembrati un po’ meno veri.
Il merito più grande del film sta a mio parere nel modo corretto ed esplicito in cui è presentato il tema dell’eutanasia.
Semplificherei in questi punti:
1 – la vita è un diritto ma non un obbligo;
2 – se un malato inguaribile non vuole più vivere, non è detto che questo sia vero per tutti quelli che sono nella sua situazione;
3 – la messa in atto della morte (suicidio) non rende penalmente colpevole nessuno, perché l’obbiettivo è raggiunto attraverso una serie di piccoli gesti nessuno dei quali di per sé è responsabile, dal momento che l’ideazione e la volontà di morire sono solo della persona che non vuole più vivere.
Tutti questi aspetti sono ben evidenti nel film e ottengono il coinvolgimento emotivo in ragione della dell'espressione poetica.
Ben a proposito anche la varia casistica presentata. L’uomo lucido e consapevole fino in fondo, la donna che si perde per la via e non sarà più in grado di organizzare la propria fine. Non è una distinzione trascurabile, alla luce dei fatti..
Ho detto di una certa spettacolarità, però il film, è giusto ripeterlo, ha veri momenti poetici: fra gli altri i dialoghi con l’avvocatessa, quelli con Rosa, in cui accanto al tema centrale si affaccia quello dell’amore che in questo caso due donne molto diverse provano per il protagonista. Di un tetraplegico ci si può innamorare, eccome.
E anche questa è una sottolineatura non da poco. Al problema posto da Amenabar non c'è una soluzione lineare e valida per tutti. Il discorso rimane affidato alla decisione della singola persona.
Commento di Paola.

Che rimescolio una macchina da presa.


Mare dentro
Visto Mare dentro, con Paola. Prezzo 3 euro (over sixty), ragazzi cercate di invecchiare perché la vita è bella. Già la vita. Capita ancora di vedere, per le vie dell’Isolotto, un ragazzo (oggi un ex-ragazzo) in carrozzina a vita per un tuffo in piscina. Banalità del caso o banalità della vita? Scelgo il primo corno del dilemma. Il volo di Calaf a volo radente sull’elicottero che lo porta verso il mare-Turandot, verso l’amore e la morte…Cosa non può fare una macchina da presa! Vero, Stefano?  Uso questo stile scanzonato per coprire il fatto che, io, pelle indurita da tante primavere, sono stato un paio d’ore accanto al letto di Ramon con gli occhi bagnati per l’emozione. Perché tanta partecipazione? Avrei sofferto lo stesso coinvolgimento trent’anni fa? Morte e libero arbitrio: due perni della vita umana. Il libero arbitrio, cioè la capacità – prima che il diritto – di decidere liberamente della propria vita è il problema della giovinezza, messo in questione dal superio (dover essere: devi essere buono, studioso, diligente e puro, obbediente e rispettoso delle Leggi…); la morte è il problema della terza età, e quarta; qui a Firenze, patria del vocabolario, vien chiamata età libera, il più bell’eufemismo del linguaggio umano. Ed è vero:  finché dura la salute, finché non si affaccia Lei, Turandot, il tuffo in piscina, la fine del bene stare, la morte.
Finale del film, fine di un tabù: la morte vista ad occhi aperti, con dignità coraggiosa e quasi serena, anzi senza quasi. Quella macchina da presa che guarda Ramon morire senza spengersi.  Sarà tutto come prima, come prima di nascere (Lucrezio, De rerum natura, Leopardi, La Ginestra).
Ma fino ad allora è il momento del libero arbitrio.  Rinascimento fiorentino, discorso di Dio ad Adamo di Pico della Mirandola a 24 anni: (a 31 è già in braccio a Turandot). " Non ti abbiamo fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, affinché tu possa darti la forma che vuoi, come libero e sovrano scultore e artefice di te stesso. Potrai degenerare negli esseri inferiori, i bruti; potrai rigenerarti, se lo vorrai, nello cose superiori, divine». 
Anche Virgilio a Dante:
  Non aspettar mio dir più né mio cenno;
libero, dritto e sano è tuo arbitrio,
e fallo fora non fare a suo senno:
 
  per ch'io te sovra te corono e mitrio
(Purg. XXVII)


E questo flash di bloggerdiguerra che da giorni mi trafora il cervello:

 "Il regista israeliano, Giuliano Mer – intervistato alla trasmissione televisiva Report del 10 settembre 2004 - descrive così i ragazzi del campo profughi di Jenin che si facevano esplodere (invano) contro gli immensi caterpillar che abbattevano le case, con i loro abitanti ancora dentro:
Il campo profughi è molto piccolo, controllato dal più potente esercito del mondo con le apparecchiature più sofisticate del mondo. Circondati da elicotteri apache e carri armati, l’unica cosa che possono fare contro a questa enorme macchina è farsi saltare in aria. Dei 23 kamikaze che si sono fatti esplodere a Jenin io ne conoscevo 6: nessuno era religioso, nessuno cercava vergini nel cielo, ciò che li spinge è che preferiscono morire piuttosto che vivere come morti. Io credo che se i palestinesi avessero il Vietnam dietro di loro si comporterebbero come i Vietcong ma invece hanno intorno solo cemento, cemento muri muri, muri, muri, muri e muri una piccola quantità di esplosivo, chiodi, e si fanno saltare in aria, questo è quello che gli è rimasto". 
Sì, accanto al letto di Ramon ho visto i 23 ragazzi di Jenin.


Uomini costretti a desiderare la morte come Calaf desidera Turandot, i torturati di Abu Graib, i dilaniati di Gaza e Fallujia, i bambini di Jenin. Anche la morte prematura dei miei genitori, non so, ma mi devo pur spiegare l’emozione di Mare dentro; un’emozione sado maso, un piacer figlio d’affanno; grande musica, grande fotografia, una macchina da presa fascinosa e compiacente, sapientemente insinuante… Che rimescolio una macchina da presa.

sabato 2 ottobre 2004

 


 


 


 


 


 


 


Quello sopra è il vecchio.


Questo è il nuovo Poderaccio, campo dei Rom. Le nuove case sono state consegnate da 2 settimane. Il campo si trova un po' dopo il Ponte all'Indiano, sulla riva sinistra dell'arno, contiguo all'Isolotto, qui a Firenze. Sono quasi tutti Jugoslavi del Kossovo e Macedonia, fuggiti dalla loro terra in seguito a guerre e terremoti. Abitavano in case, non in roulotte, almeno quelli con cui ho parlato. La foto l'ho scattata una settimana fa. Splendida giornata di sole, festa di nozze nell'aia. Caffé "turco" offerto da Selvije (Silvia) e famiglia, gioia negli occhi dei 4 figli, marito e suocera. Quest'ultima ci diletta (a me e Stefano) con un discorso gridato fatto di ringraziamenti a Giusi (probabilmente un'assistente sociale o impiegata ), al Comune di Firenze, a tutti gli Italiani...Il tutto in Romané, che è la lingua kossavara-romenesca loro. Traduzione di Fatima, la nipote che è andata a scuola fino ai primi anni delle superiori, si è pentita di avere smesso, adesso rammenda, cuce e stira insieme alla mamma e ad altre due donne rom del Poderaccio nel laboratorio Kimeta, qui all'Isolotto in via Modigliani. Ne riparliamo con più calma. Questa più che altro è stata una prova di inserimento foto del nuovo album che devo imparare a gestire e pubblicare.