martedì 31 gennaio 2006

Morte e resurrezione
un tocco  sulla foto



  Il 22 gennaio 2002, Evo fu espulso dal Paradiso, cioè: il deputato Morales fu espulso dal Parlamento. Il 22 gennaio 2006, in quello stesso luogo dall'aria sfarzosa, Evo Morales è stato consacrato presidente della Bolivia, cioè: la Bolivia comincia a sapere di essere un paese a maggioranza indigena.
Nel momento dell'espulsione, un deputato indigeno era più raro di una mosca bianca.


Quattro anni dopo, sono molti i legislatori che masticano coca, millenaria abitudine che era proibita nel sacro recinto parlamentare.


Molto prima dell'espulsione di Evo, i suoi, gli indigeni, erano già stati espulsi dalla nazione ufficiale. Non erano figli della Bolivia: erano solo la sua mano d'opera. Fino a poco più di cinquant'anni fa, gli indigeni non potevano votare e neppure camminare per i viali delle città. Con cognizione di causa Evo, nel suo primo discorso presidenziale, ha detto che gli indigeni non furono invitati nel 1825 alla fondazione della Bolivia.


Questa è anche la storia di tutta l'America, compresi gli Stati uniti. Le nostre nazioni nacquero sulla fallacia. L'indipendenza dei paesi americani fu dall'inizio usurpata da una minoranza molto minoritaria.


Tutte le prime Costituzioni, senza eccezione, lasciarono fuori le donne, gli indigeni, i neri e i poveri in generale.


L'elezione di Evo Morales è, almeno in questo senso, equivalente alla votazione di Michelle Bachelet. Evo ed Eva. Per la prima volta un indigeno presidente della Bolivia, per la prima volta una donna presidente del Cile. E lo stesso si potrebbe dire del Brasile, dove per la prima volta è nero il ministro della Cultura. Non ha forse radici africane la cultura che ha salvato il Brasile dalla tristezza?


In queste terre, malate di razzismo e di maschilismo, non mancherà chi creda che tutto questo è scandaloso.


Scandaloso è che non sia successo prima.


Cade la maschera, il volto si palesa e infuria la tempesta.


L'unico linguaggio degno di fede è quello nato dalla necessità di dire. Il più grave difetto di Evo consiste nel fatto che la gente gli creda, perché trasmette autenticità perfino quando, parlando spagnolo, che non è la sua lingua madre, commette qualche erroruccio. Lo accusano di ignoranza i dottori che sono abili nell'essere echi di voci aliene. I venditori di promesse lo accusano di demagogia. Lo accusano di essere un caudillo coloro che hanno imposto in America un unico Dio, un unico re e un'unica verità. E tremano di paura gli assassini degli indigeni, i quali temono che le loro vittime siano come loro.


La Bolivia sembrava essere nulla più che lo pseudonimo di coloro che comandavano in Bolivia, e che la consumavano mentre cantavano l'inno, e l'umiliazione degli indigeni, resa abitudine, sembrava un destino. Ma negli ultimi tempi, mesi, anni questo paese ha vissuto in perpetuo stato di insurrezione popolare. Quel processo di continue ribellioni, che lasciò una scia di morti, culminò con la guerra del gas, ma veniva da lontano. Veniva da lontano ed è continuato dopo, fino all'elezione di Evo contro ogni ostacolo.


Con il gas boliviano si stava ripetendo una storia antica di tesori rubati nel corso di più di quattro secoli, da metà del secolo XVI: l'argento di Potos' lasciò una montagna vuota, il salnitro della costa del Pacifico lasciò una cartina geografica senza mare, lo stagno di Oruro lasciò una moltitudine di vedove. Questo e solo questo lasciarono.


Le rivolte popolari di questi ultimi anni sono state crivellate di proiettili, ma hanno evitato che il gas evaporasse in mani aliene, ha deprivatizzato l'acqua a Cochabamba e a La Paz, hanno rovesciato governi governati da fuori, e hanno detto di no alle tasse sul salario e ad altri saggi ordini del Fondo monetario internazionale. Dal punto di vista dei civilizzati mezzi di comunicazione, quelle esplosioni di dignità popolare sono state atti di barbarie. L'ho visto, letto, ascoltato mille volte: la Bolivia è un paese incomprensibile, ingovernabile, intrattabile, ingestibile. I giornalisti che lo dicono e lo ripetono sbagliano aggettivo: dovrebbero confessare che per loro la Bolivia è un paese invisibile.


Non c'è nulla di strano. Questa cecità non è solo una cattiva abitudine di stranieri arroganti. La Bolivia nacque cieca, incapace di guardarsi, perché il razzismo getta polvere negli occhi, ed è un dato di fatto che non mancano i boliviani che preferiscono vedersi con gli occhi che li disprezzano.


Ma non è un caso che la bandiera indigena delle Ande renda omaggio alla diversità del mondo. Secondo la tradizione è una bandiera nata dall'incontro dell'arcobaleno femmina con l'arcobaleno maschio, e questo arcobaleno della terra, che nella lingua indigena si chiama tessuto del sangue fiammeggiante, ha più colori dell'arcobaleno del cielo.


25 Gennaio 2006 Il Manifesto La seconda nascita della Bolivia Eduardo Galeano


Aggiornamento dell'8 ferbbraio 2006



I militari boliviani si vergognarono tanto di aver ucciso
Che Guevara, che nascosero tutto. Come se cercassero di
nascondere perfino a sé stessi il crimine che avevano
commesso. Dissero che era morto in combattimento: e non era
vero. Dissero che avevano bruciato il corpo: e non era vero.
Dissero che non avevano trovato il diario: e non era vero.
Dissero che non gli avevano tagliato le mani: e non era
vero. Le ore successive all'omicidio del guerrigliero
argentino furono, per l'esercito boliviano, molto convulse
e incerte. Forse è per questo che la vicenda della morte
del Che è divenuta negli anni un giallo a puntate con
verità, mezze verità e totali menzogne che si rincorrono e
riemergono.
[Omero Ciai Le leggende sulla sua morte La Repubblica - a pagamento]

venerdì 20 gennaio 2006

Anche per capire il post precedente.


Insomma quei due hanno deciso l'attacco all'Iran. La Repubblica sa anche quando: in Aprile. Allora lui telefona a lui ***ed ecco apparire il bobo per i bambini (americanini e occidentalini)  un po' distratti nei loro giochini. La Toscana, premiando l'Orina,  si riparmia qualche attentato delle BR o degli anarchici insurrezionalisti; la faccia del sosia di Bin, ricostruita con l'aiuto della maschera mortuaria,  farà risparmiare a Bum Bum Bush qualche bomba dell'esercito islamico di liberazione.  Pare che Bush non riesca a venire se il suo sismografo non segna allarme rosso. *.*


Capisco Bin; ma mettere in campo il Nencini...Onore al terzo alleato occupante: l'Italia conta zero ma cont-iene il vaticano; e poi l'Italia canta, l'Italia è da passerella...e la Toscana fa rima con bella. Sabbia su Terzani, oro alla Fallani, tanto per la rima. E La Nazione di Firenze titola così:







TORNA L'INCUBO
Bin Laden: 'Attaccheremo l'America'
Poi offre una tregua, Usa: 'Non trattiamo'
La televisione al Jazeera manderà in onda un nuovo audio di Osama Bin Laden. Lo sceicco del terrore minaccia attacchi all'America. E propone una tregua per l'Iraq. L'ultimo messaggio del dicembre 2004. Il direttore del Sisde: 'Non possiamo escludere attentati come a Madrid e a Londra'. Il ministro Martino : 'Il messaggio dimostra che è interesse di tutti una situazione stabile in Iraq'
***IL NOSTRO SPECIALE***


 


 


*.*La scala di Buosh  


 


Al fondo la scala è


 il verde, che rappresenta nessuna minaccia, poi


 il blu che significa una generica minaccia,  poi


 il giallo che significa un'elevata minaccia, poi


 l'arancione che sta per una minaccia significativa ed infine


 il rosso che significa una minaccia grave.


 


 



***Gioco dell'indovinello:


 


lui telefona a lui:


Bush telefona a Blair (acqua)


Bush telefona a Negroponte (acqua)


Negroponte telefona a Bush (focherello)


Wolfowitz telefona a Bush (fuochino)


Wolfowitz telefona a Negroponte (fuoco)


Bush telefona a Bin (fuoco)


Anche Negroponte telefona a Bin: ma dove t'eri cacciato? (fuoco)



Ma la telefonata al Nencini?


Fatta per sbaglio dalla moglie di Bush che cercava Pitti moda: oh Presidente, c'è qui da me la Signora Orina, gliela passo (fuochino).



 


Gioco dell'uso del cervello



 Nel suo crudo classico "1984", George Orwell descrive una società dove una guerra perpetua contro dei vaghi nemici viene usata per opprimere la popolazione attraverso la paura. Fu costruito un elaborato sistema di disinformazione per assicurarsi che la popolazione rimanesse costantemente sotto la minaccia del "nemico".


In "1984", Orwell scriveva di bombe che cadevano su Londra durante la "guerra infinita":


Le bombe a razzo, che giornalmente cadevano su Londra, erano probabilmente lanciate dallo stesso governo di Oceania, 'giusto per tenere impaurito il popolo'.


Quando la gente temeva per la propria vita e per la vita dei propri cari, allora improvvisamente questioni come i passati insuccessi governativi parevano banali. Essi divenivano ansiosi per la loro sicurezza e per la loro sopravvivenza. Essi erano facilmente malleabili ed accettavano qualsiasi politica o legge che il loro governo poteva decidere se necessaria per la "loro protezione".


 


Te la dò io l'Algeria


Date: 1956-1960


La Main Rouge dissimulerait l'action homicide des services spéciaux français entre 1956 et 1960, placés sous la direction de Constantin Melnik et sous la responsabilité du Premier ministre Michel Debré. Il était alors vital, pour notre gouvernement, isolé diplomatiquement, de ne pas être désigné comme l'organisateur d'actions de guerre sur le territoire de pays amis.
Les services français bâtissent un organigramme, créent un état-major fictif et commencent à fournir à la presse des déclarations enflammées, revendiquant chacun des attentats. Dans le même temps, les mêmes services font semblant de tenter de saisir cette organisation.
Dans son livre "Un espion dans le siècle", Constantin Melnik donne la parole à l'inventeur de La Main Rouge, le général Grossin: "Chaque fois que nous tirons un coup de pistolet, les flics du cru trouvent malin de rendre publiques les fausses identités que nous avons employées. Pour stopper les rumeurs qui, dès avril 1960, attribuent les attentats aux livres piégés aux services secrets, ces derniers convoquent quelques journalistes bien intentionnés pour leur livrer des informations inédites sur "La Main Rouge".

Avez vous compris?


 

A mo' di indovinello



Santo subito


 Per avere offerto l'altra guancia a chi ferocemente ha attaccato Firenze e la Toscana come "luoghi in cui il cedimento alla barbarie islamica ha trovato i maggiori sostenitori".


La soluzione qui


Addio Toscana bella o dolce terra mia
gabbati senza colpa da un niente e così sia.


Uno potrebbe pensare che non sarebbe necessario per il vangelo offrire dopo la faccia anche il c. Anzi, severamente vietato. Per questo parecchi toscani si stanno risentendo aspramente per tutto questo. Per un toscano "essere preso per il c." è l'abiezione estrema. In Toscana l'espressione più usata, l'esclamazione più consueta, dopo "mamma mia" è "vallo a pigliare in c."  Mi piacerebbe avere per tutti voi un grande orecchio di Dioniso che sorvolasse  la Toscana per captare la voce dei Toscani tutti da Arezzo a Grosseto, da Siena a Pistoia, da Pisa a Firenze, da Prato a Poggibonsi, da Lucca  a Montecatini, dal Casentino al Valdarno, da Cecina a Livorno, da Piombino a Portoferraio, da Capraia a Montecristo con tutto l'arcipelago toscano e sentire l'eco rispondere e moltiplicarsi di poggio in poggio, di valle in valle, fino a qui, vicino a me, in via di Novoli, sede della Regione toscana: o Nencini vallo a pigliare in c.!


E seguire ancora il bercio liberatorio che riparte da via di Novoli e ritorna con l'onda d'urto potenziata, superando Monte Morello  e la collina di Fiesole,  rimbalzando sulla Calvana verso Prato e Calenzano, serpeggiando a volo radente sulla Firenze mare, risalendo con l'Arno su in Valdarno e Casentino, scendendo con esso lui verso Empoli e Pontedera, una grande tromba d'aria proveniene dal c. di tutti i toscani, la pernacchia di Barbariccia dell'ultimo canto del XXI dell'Inferno potenziata come il tuono che rimbomba di valle in valle. Una pernacchia che assurge a segno di un grande soffio dello spirito nella prefigurazione di una nuova laica pentecoste.
On entende déja la revolte qui gronde.


Nota di cronaca (trovata nella mia email)


 PRESIDENTE NENCINI, RIPENSACI!


 110 firme per esprimere sconcerto di fronte alla decisione unilaterale del Presidente del Consiglio Regionale Riccardo Nencini di insignire con una medaglia d’oro Oriana Fallaci. Si tratta dei primi cittadini toscani che, in poco meno di due ore, hanno promosso un appello sul quale raccogliere, anche nei prossimi giorni, molte adesioni.
Per firmare l’appello si può inviare una mail a
nenciniripensaci@yahoo.it


APPELLO


Nessuna medaglia d’oro per Oriana Fallaci!


Apprendiamo con sgomento e rabbia che il Presidente del Consiglio regionale della Toscana ha deciso di insignire Oriana Fallaci con una medaglia d’oro.
Non si capisce come l’esponente di una Regione che da sempre esprime valori di tolleranza, coesistenza pacifica, rispetto della diversità, possa decidere di premiare chi dello scontro fra civiltà e culture ha fatto la propria bandiera, fra le altre cose attaccando ferocemente proprio Firenze e la Toscana come luoghi in cui il cedimento alla “barbarie islamica” avrebbe trovato i maggiori sostenitori.
Invitiamo il Presidente Riccardo Nencini a voler tornare sulla sua decisione, perché la difesa del diritto di chiunque a esprimere le proprie opinioni, anche le meno condivisibili, è cosa ben diversa dal premiare chi semina odio e risentimento.


Primi firmatari:


1.      Giorgio Van Straten 2.      Paolo Hendel 3.      Sergio Staino 4.      Simone Siliani 5.      Guido Sacconi 6.      Giovanni Bellini 
7.      Alessia Petraglia 8.      Rosanna Pugnalini 9.      Ardelio Pellegrinotti 10.  Anna Annunziata 11.  Michele Morrocchi 
12.  Francesca Chiavacci 13.  Daniela Lastri 14.  Lavinia Balata 15.  Laura Pecchioli 16.  Giorgio Bonsanti 17.  Enrico Casini 
18.  Claudio Gani 19.  Fabrizio Ronchi 20.  Eros Cruccolini 21.  Patrizio Mecacci 22.  Daniele Baruzzi 23.  Dario Nardella 
24.  Anna Soldani 25.  Marco Ricca 26.  Daniela Belliti 27.  Massimo Gramigni 28.  Massimo Torelli 29.  Ornella De Zordo 
30.  Luca Pettini 31.  Lorenzo Marzullo  32.  Nicola Rotondaro 33.  Grazia Landini 34.  Graziella Rossi 35.  Maria Alberta Bianchi 
36.  Pietro Zecca 37.  Antongiulio Barbaro 38.  Cristiano Benelli  9.  Bruna Branca 40.  Nicola Centrone 41.  Cinzia Cipolat 
42.  Gino Bartolozzi 43.  Giovannino Manchia 44.  Marta Lavacchini 45.  Antonella Bonanno 46.  Giuseppe D’Eugenio 47.  Diego Ciulli 
48.  Cristina Giani 49.  Enrico Agostini 50.  Piero Catocci 51.  Gregorio Malavolti 52.  Marino Bianco 53.  Gloria Campi 
54.  Marzia Monciatti 55.  Luciano Senatori 56.  Stefania Collesei 57.  Sabatino Clementini 58.  Susanna Agostini 59.  Siliano Mollitti 
60.  Carlo Moscardini 61.  Mario De Gasperi 62.  Giulio Bogani 63.  Francesco Burgos 64.  Camilla Baroncelli 65.  Daniela Liparoti 
66.  Francesca Foti 67.  Maddalena Maioli 8.  Lorenzo Isa 69.  Dario Nistri 70.  Donella Verdi 71.  Barbara Materassi 
72.  Eleonora Giannini 73.  Matteo Mannelli 74.  Simone Benvenuti 75.  Marisa Nicchi 76.  Costanza Bausi 77.  Cecilia Pezza 
78.  Roberto Ciappi 79.  Enrico Bartolini 80.  Teresa Tranchina 81.  Lorenzo Cecchi 82.  Giovanni Bettarini 
83.  Osvaldo Miraglia 84.  Ilenia Moscardini 85.  Mirko Dormentoni 86.  Gianfranco Tomassini 87.  Maurizio Gazzerrini 
88.  Alberto Cianchi 89.  Daniele Nardoni 90.  Alessia Ballini 91.  Armando Pratesi 92.  Giancarlo Brundi 93.  Daniela Dacci 
94.  Adamo Azzarello 95.  Andrea Noferi 96.  Margherita Biagini 97.  Luciano Ariani 98.  Luisa Petrucci 99.  Moreno Biagioni 
100.          Rossana Gorini 101.          Alessandro Valgimigli 02.          Barbara Orlandi 103.          Pierfrancesco Pratesi 
104.          Bernardo Croci 105.          Andrea Abbassi 106.          Andrea Ranalli 107.          Elisabetta Giannelli 108.Leonardo Brogelli 
109.          Giancarlo Tomassini 110.          Fiammetta Benati  


 


Anche lui viene preso per il c. 


...nelle tue parole sembra morire il meglio della testa umana - la ragione; il meglio del cuore - la compassione.
Pensare quel che pensi e scriverlo e' un tuo diritto. Il problema e' pero' che, grazie alla tua notorieta', la tua brillante lezione di intolleranza arriva ora anche nelle scuole, influenza tanti giovani e questo mi inquieta.
Il nostro di ora e' un momento di straordinaria importanza. L'orrore indicibile e' appena cominciato, ma e' ancora possibile fermarlo facendo di questo momento una grande occasione di ripensamento.
Secondo Krippendorff il teatro, da Eschilo a Shakespeare, ha avuto una funzione determinante nella formazione dell'uomo occidentale perche' col suo mettere sulla scena tutti i protagonisti di un conflitto, ognuno col suo punto di vista, i suoi ripensamenti e le sue possibili scelte di azione, il teatro e' servito a far riflettere sul senso delle passioni e sulla inutilita' della violenza che non raggiunge mai il suo fine.
Purtroppo, oggi, sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo insieme i soli protagonisti ed i soli spettatori, e cosi', attraverso le nostre televisioni ed i nostri giornali, non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore.


La lettera di Tiziano Terzani


Aggiornamento del 29 gennaio 2006


Oriana Fallaci, una volta scrittrice italiana, ed ora giornalista piuttosto avanti con gli anni che vive una vita solitaria in un appartamento di New York, ha venduto molti libri in Italia negli ultimi anni. E' vezzeggiata dai politici dal centro all'estrema destra e tutti la chiamano affettuosamente "la Fallaci". Questa anziana signora ha esposto tre tesi principali nei suoi scritti per molto tempo, ma con molto più risalto dal Settembre 2001. Li esamino brevemente.


(i) Non esiste alcun Islam moderato o estremista; esso è interamente estremo e terroristico e dovrebbe essere trattato come tale. Lei scrisse ciò in un articolo intitolato "La rabbia e l'orgoglio", pubblicato il 29 Settembre 2001, nel Corriere della Sera, la versione italiana del New York Times. Nello stesso articolo "la Fallaci" avanza qualche suggerimento pratico su come gestire questa minaccia chiamata Islam per semplicità di riferimento. "O distruggi loro o la Jihad distruggerà voi e il vostro stile di vita". In altre parole spazzate via il 24 per cento della popolazione mondiale, solo perché credono in un Dio diverso. Guardando agli eventi in Iraq, Afganistan e Palestina, almeno, si ha l'impressione che il piano è ben istradato.


(ii) I Musulmano hanno un piano dettagliato per assumere il controllo dell'Occidente (qualunque cosa l'occidente sia) e l'emigrazione e i matrimoni misti sono il principale strumento. Lei denuncia inoltre tutti quei matrimoni misti e suggerisce che l'immigrazione dovrebbe essere bloccata e tutti quei matrimoni misti spezzati, impedendo per legge tutti i nuovi. Sembra che i suoi suggerimenti in qualche modo hanno travato una via per la politica di primo piano. Bisogna solo guardare ai centri di detenzione in varie isole italiane o aree costiere -- un caso rivelatore riportato da un coraggioso giornalista italiano dell'Espresso, Fabrizio gatti, nel Settembre 2005, quando fece finta di essere un Curdo Iracheno in cerca di asilo. Un altro caso fu quando in Olanda le autorità misero insieme un ampio numero di persone in cerca di asilo da paesi come l'Afganistan, l'Iraq, la Somalia, la Liberia, la Sierra Leone ed altri, all'interno di un piccolo cellulare all'aeroporto di Schiphol, pronti ad essere deportati. Il cellulare prese fuoco e circa 14 innocenti esseri umani persero le loro preziose vite che volevano salvare dall'oppressione nei loro paesi. I sopravvissuti testimoniarono che guardie armate non ammettevano ai detenuti di muoversi fuori dal cellulare e i vigili del fuoco arrivarono dopo che "il fuoco aveva fatto il lavoro", come disse uno di loro. Al ministro dell'immigrazione fu chiesto dell'incidente mentre i cadaveri dovevano ancora essere contati, lei orgogliosamente annunciò che "14 immigrati illegali erano morti nell'incendio". Non 14 anime innocenti o esseri umani o qualunque cosa umana, ma qualcosa di specie differente detta "immigrati illegali". Probabilmente non importava molto ai rifugiati se venivano mandati in un inferno sulla terra chiamato Iraq, Afganistan, Somalia, Liberia ed altri posti del genere, visto che l'inferno lo avevano trovato là, ad Amsterdam. L'aspetto più inquietante di ciò fu come l'aperto e multiculturale pubblico olandese ricevette la notizia, non vi fu alcuna espressione di indignazione nel paese. Allo stesso modo nessuna grande indignazione fu vista nelle strade italiane sulla rivelazione di torture, umiliazioni e trattamento inumano dei rifugiati nell'isola di Lampedusa rivelate da Fabrizio Gatti -- eccetto per qualche condanna da parte di politici dell'estrema sinistra. Il ministro degli Interni disse: "sfido ogni paese europeo a dimostrare di trattare meglio gli immigrati" -- aveva ragione, signor ministro.


(iii) "C'è qualcosa di assolutamente disgustoso negli uomini arabi che non riesco a sopportare". Questo è puro e semplice razzismo nella sua forma più cruda. C'è l'odio per un'intera razza -- gli Arabi -- non il disprezzo per un'ideologia, religione o comportamento, "la Fallaci" odia tutto ciò che è arabo. Io non arrivo a dire che il disprezzo per un'ideologia o religione sia una cosa buona, al contrario. La Signora "odia Omar Khayam", il poeta persiano (1048-1123) ma "ama Dante" o qualunque cosa sia "occidentale". Pertanto, arte, poesia, musica e cultura ha colore, religione e razza, per la signora.


 Sa'adi, (1184-1291) poeta persiano


Tutti gli esseri umani in verità sono fratelli;
Tutti condividono una sola origine nella creazione.
Quando il fato assegna a un uomo ansie e dolori,
Non rimane sollievo per alcuno.
Se imperturbabile puoi osservare il dolore di un altro,
Tu non sei degno del nome di uomo


Sa'adi all'inizio del 13mo secolo predicava l'umanesimo e l'amore per il genere umano che in pratica hanno raramente, o affatto, trovato un modo per arrivare ai nostri cuori, menti ed azioni. Da vero credente nella bontà dell'uomo, continuerei a credere che l'odio, le ragioni di conflitto ed un essere umano che traggono piacere dalla sofferenza di un altro sono fattori condizionati e spesso istigati al servizio di qualche malvagio interesse, La storia ci ha insegnato molte volte che l'umanità si è volta contro l'altro in modo spietato ed insensato, quasi sempre costretta a credere che la fortuna di uno è la sfortuna di un altro. Questo strumento consueto ha creato isteria, disinformazione e generalmente ha svilito l'altro, basandosi su altri credi, razze o generi.


L'articolo qui

mercoledì 18 gennaio 2006

Con Dante, prima e dopo cena (II)


Dante al Circolo di Via Maccari (Firenze zona Isolotto).


 Venerdi 13 bella serata al Circolo di Via Maccari con la Compagnia teatrale “Il Trebbo” (trivio, luogo di incontro tra il poeta, l’attore, lo spettatore). Ed è risultato vero. Mi son trovato perfettamente a mio agio con Dante poeta e Toni attore, io spettatore plurale presente nella sala del Circolo “Pampaloni”, abbracciato al poeta e all’attore nel ballo finale liberatorio che sanciva il superamento della quinta bolgia piena della pece vischiosa della corruzione che sempre minaccia di seppellirmi in quel gran calderone del mondo pieno, oggi come allora, di “ruffian, baratti e simile lordura”. Dante ha ridato – a me spettatore plurale - la spinta per superare le paure, affrontare la lotta, col lume della ragione impersonata da Virgilio, in modo da venir fuori da questa drammatica disperante attuale situazione politica.


Toni Comello è parso rappresentare molto bene quel fascino del palcoscenico fra arte, cultura e un po’ di mistero che per me amante del cinema in bianco e nero aveva a suo modo rappresentato, certo in una veste meno colta e sapiente, ma sempre molto seducente, il caratterista Aldo Silvani, vecchio attore felliniano e di quanti hanno messo in scena ambienti di teatro. Ma Toni Comello non è un semplice attore caratterista, è un grande intellettuale che t’incanta con una rievocazione storica delle vicende d’Italia e del mondo da lasciarti per mezz’ora a bocca aperta e occhi spalancati. Almeno così è successo a tutti i presenti. Finita la rievocazione mimata della storia d’Europa nel momento in cui essa vede la fine del sistema feudale basato sulle “stelle fisse” dell’Impero e del Papato per iniziare l’avventura dei liberi Comuni, si trasforma – con un naturalissimo trapasso in dissolvenza – da storico a capocomico e guida la schiera degli attori in un’avventura che presto coinvolge tutti i presenti in una euforia di partecipazione che li fa sentire davvero “triplicati” ciascuno nella triplice veste di poeta, attore e spettatore, visivamente fissata dal ballo finale: il poeta rappresentato dalla musica, attori e spettatori tutti i presenti mescolati nella danza liberatoria.


Il teatro classico che divide il palco dalla platea qui è scomparso, anzi non è mai apparso: fin dall’inizio gli attori ci avevano chiesto un posto sulle sedie accanto a noi…Tutti al lavoro, tutti partecipi in questo grande “arzanà dei veneziani”.


Presenti attori: Ole Meyer,  traduttore dell’intera Divina Commedia in lingua danese, Charles Adler, un intellettuale che ha lasciato l’America per Firenze dopo aver conosciuto l’opera dantesca,  Giancarlo Ponticelli, un Virgilio autorevole dalla voce profonda, e poi i giovani: Angelo Rea, Francesco Bettone, Gennaro Zanglieri, Letizia Sacco, i diavoli scatenati di Malebolge.


Sullo sfondo la vicenda di un politico intelligente e onesto di settecento anni fa condannato due volte a morte dai “barattieri”, ladri crudeli e disonesti, che prima lo tradiscono e poi lo incolpano dei delitti da loro stessi perpetrati. Una storia terribilmente allusiva.


  La condanna per bocca di Rubi-Cante pazzo, perché questa fu la storia:


  Nota storica 
 In nome di Dio, amen.


 


Io Messer Cante dei Gabrielli da Gubbio, ono­revole Potestà della Città di Firenze … nell’anno del Signore 1302, al tempo del Santissimo Padre Papa Bonifazio VIII, … Essendomi  venuto alle  orecchie sulla base di pubbliche dicerie che Dante Alighieri, durante il tempo del suo Priorato o dopo, 
1 - aveva commesso per sé o per altri Baratterie, illeciti lucri, inique estorsioni in denaro  o altre  cose
2 – che lui o chi per lui aveva ricevuto denaro o altra utilità per far eleggere Priori o Gonfalonieri, ufficiali di distretto, per stanziamenti a favore di rettori e ufficiali del comune di Firenze; 
3 – che aveva commesso frodi e baratterie di denaro o cose in danno del Comune di Firenze; 
4 – che aveva fatto spendere denari contro il Sommo Pontefice e per impedire la venuta di re Carlo D’Angiò; 
5 – che aveva commesso  o fatto commettere frode, falsità, dolo, malizia, baratteria e grave estorsione e aveva operato per dividere la città di Pistoia causando l’espulsione da detta città dei Neri fedeli alla Chiesa Romana, staccandola dall’alleanza con Firenze, dalla soggezione alla Chiesa romana e a re Carlo, paciaro in Toscana; 
ordino che detto messer Dante, insieme a Palmerio, Orlanduccio e Lippo,… 
venga multato di 5.000 fiorini piccoli, che restituisca quello che ha illegittimamente estorto. 
Se non obbedisca alla condanna entro il terzo giorno da oggi 
Che tutti i suoi beni siano confiscati, devastati e distrutti; e devastati e di­strutti restino di proprietà comunale; che, anche se pagante, resti fuori della provincia di To­scana a confino per due anni; che sia escluso per sempre dai pubblici uffici come falsario e barattiere, che paghi la condanna o no.


Tale è la nostra sentenza di condanna. (dalla sentenza del 27 gennaio 1302)

In nome di Dio, amen.



 


noi Cante, predetto Podestà, diamo e proferiamo la sotto indicata Condanna:


Messer Andrea de Gherardini


Messer Lapo Saltarelli


Messer Palmerio Altoviti


Messer Donato Alberti


Lapo Ammuniti


Lapo Blondo


Gherardino Diodati


Corso di Alberto Ristori


Innami dei Ruffoli


Lapo Becca


Dante Allighieri
Orlanduccio Orlandi


              Messer Simone Guidalotti


               Messer Guccio Medico


                                   Guido Bruno dei Falconieri 
contro i quali si è proceduto a seguito della inquisizione del nostro ufficio e della nostra Curia per il fatto pervenuto al­le orecchie nostre e della stessa nostra Corte « fama publica referente »; 
…che se qualcuno dei predetti in qualsiasi tempo cadrà in potere del detto comune, sia bruciato col fuoco finché muoia. (dalla sentenza del 10 marzo 1302)

In nome di Dio, amen.
Questi sono i bandi e gli sbandimenti profferti e pronun­ciati dal nobile cavaliere Rayneri di     Zaccaria di Qrvieto, Regio Vicario nella città di Firenze e nel distretto, contro i sottoscritti
ghibellini e ribelli:
per il Sesto di Porta San Piero nella città di Firenze, tutti di casa Portinari e tutti di casa Giochi, eccetto Lamberto Lapi e Filippo Ghepardi; Dante Alighieri e figli, contro tutti e ciascuno dei quali so­pra nominati, dai settanta anni in giù e dai quindici anni in su, …essendo stati legalmente condannati per la contumacia di loro, se in qualsiasi tempo verranno in potere nostro e del Comune di Firenze, siano condotti sul luogo di giustizia e quivi sia loro tagliata la testa dalle spalle, così che muoiano.  (dalla sentenza di Bando Maggiore del 6 novembre 1315)
( scritto con la collaborazione di Paola, ndr)



 


Lo trovi pubblicato qui (con foto)

 



 


 


 


Con Dante, prima e dopo cena


Venerdi 13 gennaio 2006


Ore 16 al Teatro della Pergola di Firenze.


ho passato la giornata in compagnia di Dante. Ancora una volta. Prima amore giovanile, ora passione senile.
In effetti sentire le parole di Brunetto Latini, maestro di vita e d'arte, e poi quelle di Cacciaguida, antenato duro, orgoglioso e intransigente, riportate dalla voce clamante di Sandro Lombardi, mio compaesano doc, in compagnia di Francesco Mazzoni, cattedra dantesca all'Università di Firenze, amico di famiglia, affabile come sempre, è veramente una boccata di cultura fresca in questo momentaneo, è una speranza, decadere di tensioni ideali e di civici costumi.
Il tema è quello dell'esilio di Dante, prima subito per necessità e poi accettato per coerenza.


Brunetto Latini prima e Cacciaguida poi profetizzano a Dante l'esilio e il trattamento che riceverà dalla sua città. In entrambi i brani torna il tema della 'fortuna' che regge il destino degli uomini a cui Dante dice di essere pronto.
L'Epistola II risale circa al 1304; sono più di due anni che Dante è in esilio e scrive ai signori Guidi di Romena, capi della parte Bianca, per fare le condoglianze per la morte del loro zio; dice che non potrà andare al funerale per la povertà che lo affligge a causa dell'esilio.
"Tre donne" è la grande canzone dell'esilio che culmina nell'affermazione dell'umana dignità del poeta' pur nel riconoscimento del desiderio di tornare in patria; ma tale ritorno dovrà essere in una patria che riconosce grandi valori morali. Questa canzone è dei primissimi tempi dell'esilio (forse del 1302) ma queste saranno le tematiche anche dell'Epistola XII del 1315.
L'Epistola XII fu scritta quando il 19 maggio 1315 fu fatto a Firenze un ribandimento generale, cioè un'amnistia nella quale venivano riammessi molti degli esiliati negli anni precedenti a patto che chiedessero perdono in Battistero con un rito pubblico. Dante, avvisato di ciò, ringrazia ma rifiuta il rientro a queste condizioni che corrisponderebbero ad una dichiarazione di colpevolezza quando invece la sua innocenza è sotto gli occhi di tutti.
In Par. XXV 1-12,  abbandonata definitivamente con l'Epistola XII la speranza di tornare a Firenze per motivi politici Dante afferma il desiderio di tornarvi per meriti letterari, incoronato poeta come autore della Commedia.

Brunetto


«Se tu segui tua stella,
non puoi fallire a glorïoso porto,
se ben m'accorsi ne la vita bella;                          57
  e s'io non fossi sì per tempo morto,
veggendo il cielo a te così benigno,
dato t'avrei a l'opera conforto.                            60
  Ma quello ingrato popolo maligno
che discese di Fiesole ab antico,
e tiene ancor del monte e del macigno,                      63
  ti si farà, per tuo ben far, nimico;
ed è ragion, ché tra li lazzi sorbi
si disconvien fruttare al dolce fico.                       66
  Vecchia fama nel mondo li chiama orbi;
gent'è avara, invidiosa e superba:
dai lor costumi fa che tu ti forbi.                         69
  La tua fortuna tanto onor ti serba,
che l'una parte e l'altra avranno fame
di te; ma lungi fia dal becco l'erba.                       72
  Faccian le bestie fiesolane strame
di lor medesme, e non tocchin la pianta,
s'alcuna surge ancora in lor letame,                        75
  in cui riviva la sementa santa
di que' Roman che vi rimaser quando
fu fatto il nido di malizia tanta».  
Inferno XV


Cacciaguida


Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente; e questo è quello strale
che l'arco de lo essilio pria saetta.                       57
  Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.


 La luce in che rideva il mio tesoro
ch'io trovai lì, si fé prima corusca,
quale a raggio di sole specchio d'oro;                      123
  indi rispuose: «Coscïenza fusca
o de la propria o de l'altrui vergogna
pur sentirà la tua parola brusca.                           126
  Ma nondimen, rimossa ogne menzogna,
tutta tua visïon fa manifesta;
e lascia pur grattar dov'è la rogna.                        129
  Ché se la voce tua sarà molesta
nel primo gusto, vital nodrimento
lascerà poi, quando sarà digesta.                           132
  Questo tuo grido farà come vento,
che le più alte cime più percuote;
e ciò non fa d'onor poco argomento.


Paradiso XVII 



Nei primi anni dell'esilio  non era stato in grado di muoversi per arrivare in tempo al funerale di un amico e alleato potente: Alessandro, conte di Romena.
 "sono qui con voi a dolermi, insieme ai tanti suoi amici: io che cacciato dalla patria ed esule senza colpa, avevo posto in lui la speranza di poter quanto prima trovare una soluzione alle mie disavventure".
...E poi devo con voi scusarmi di fronte alla vostra discrezione per essere stato assente alle lacrimose esequie: non è stata negligenza né tanto meno ingratitudine. Questo si deve alla improvvisa povertà che mi ha causato l'esilio. Tale povertà infatti, come una perfida persecutrice, dopo avermi privato di armi e cavalli, mentre mi sforzavo con tutte le mie forze di uscirne fuori, mi ha rinchiuso nell'antro della sua prigionia e lì - fino ad ora vincendomi - mi tiene chiuso
 (Epistola II - Ai conti di Romena, per la morte di Alessandro, 1304.)


Nel Maggio 1315 gli viene offerta la possibilità di rientrare a Firenze per la festa di S.Giovanni Battista che come i fiorentini ben sanno cade il 24 Giugno, ancora oggi festa civile qui a Firenze. A Dante arrivano mille sollecitazioni, tra cui quella di un ecclesiastico ( un frate del tempo di S.Croce?).
Questa la risposta-testamento:


XII Lettera a un amico fiorentino  maggio 1315
 
 Nelle vostre lettere ricevute con l'affettuoso rispetto dovuto ho appreso con mente grata e attenta considerazione quanto il mio ritorno in patria vi sia a cura e a cuore; e perciò tanto più strettamente mi avete obbligato quanto più di rado capita che gli esuli trovino amici.  
  Ma la risposta al contenuto di quelle, anche se non sarà quale forse la pusillanimità di alcuni vorrebbe, io chiedo cordialmente che, prima di ogni giudizio, sia vagliata sotto l'esame della vostra saggezza.  
    Ecco dunque ciò che dalle lettere vostre e di mio nipote nonché di parecchi altri amici mi è stato comunicato, per l'ordinamento testé fatto a Firenze sull'assoluzione degli sbanditi: che se volessi pagare una certa quantità di denaro e volessi sopportare la vergogna dell'offerta, e potrei essere assolto e ritornare subito.  
   Nella quale assoluzione invero due cose sono risibili e mal suggerite, o padre: dico mal suggerite da coloro che tali cose hanno scritte, giacché la vostra lettera formulata con diverso discernimento e saggezza niente di ciò conteneva.
 
Estne ista revocatio gratiosa qua Dantes Alagherii revocatur ad patriam, per trilustrium fere perpessus exilium? Hocne meruit innocentia manifesta quibuslibet? hoc sudor et labor continuatus in studio?  
 È questa la grazia del richiamo con cui Dante Alighieri è richiamato in patria dopo aver patito quasi per tre lustri l'esilio? Questo ha meritato una innocenza evidente a chiunque? Questo i sudori e le fatiche continuate nello studio?  
   Lungi da un uomo familiare della filosofia una bassezza d'animo a tal punto fuor di ragione da accettare egli, quasi in ceppi, di essere offerto, a guisa di un Ciolo e di altri disgraziati
.  
Absit a viro predicante iustitiam ut perpessus iniurias, iniuriam inferentibus, velut benemerentibus, pecuniam suam solvat!   
Lungi da un uomo banditore della giustizia il pagare, dopo aver patito ingiustizie, il suo denaro agli iniqui come a benefattori.  
Non est hec via redeundi ad patriam, pater mi; sed si alia per vos ante aut deinde per alios invenitur que fame Dantisque honori non deroget, illam non lentis passibus acceptabo; quod si per nullam talem Florentia introitur, nunquam Florentiam introibo
  Non è questa la via del ritorno in patria, o padre mio; ma se una via diversa da voi prima o poi da altri si troverà che non deroghi alla fama e all'onore di Dante, quella non a lenti passi accetterò; che se non si entra a Firenze per una qualche siffatta via, a Firenze non entrerò mai.  
  Quidni? nonne solis astrorumque specula ubique conspiciam? nonne dulcissimas veritates potero speculari ubique sub celo, ni prius inglorium ymo ignominiosum populo Florentineque civitati me reddam? Quippe nec panis deficiet.
E che dunque? Forse che non vedrò dovunque la luce del sole e degli astri? Forse che non potrò meditare le dolcissime verità dovunque sotto il cielo, se prima non mi restituisca alla città, senza gloria e anzi ignominioso per il popolo fiorentino? Né certo il pane mancherà.


Segue aggiornamento del dopo cena.

La finta giardiniera

 Ancora sul canale satellitare Arte sabato 21 alle 22,05. Mi dispiace di non poterla registrare, perché sarò a Pozza di Fassa, a dio piacendo ed alla Casentino ex.

 In buona posizione oraria:
Giovedi 19 gennaio, 20,40:
Scorpio

 Domenica 22, 20,40
Per chi suona la campana

 






 

martedì 17 gennaio 2006

W. Amadeus Mozart


Il 27 gennaio è il 250° anniversario della nascita di Mozart. Il canale satellitare Arte, franco-tedesco, sta realizzando un programma relativo all'avvenimento. E' così che domenica 15 è andato in onda il D.Giovanni di Losey. Due ore e mezzo di spettacolo senza un'interruzione pubblicitaria. In chiaro, non a pagamento. Ma perché l'Italia è rimasta fuori da Arte? Il nostro attuale padrone trasmette pubblicità intervallata da pezzi di film. Grillo li chiama canali di scolo. E allora via sul satellite. Meglio finestra a finestra che porta a porta: nel senso "meglio saltar dalla finestra che mangiar questa minestra".
  D.Giovanni di Losey è cantato in italiano, ha sottotitoli francesi e tedeschi, è ambientato a Vicenza, Padova, Venezia e il barba l'ha registrato su DVD.
Non rimane che controllare volta a volta il programma della settimana.


Fratelli d'Italia,  l'Italia si desti.
Con l'elmo di scipio  siam sempre più mesti.

mercoledì 4 gennaio 2006

 
Via dei Serragli vista da Porta Romana


Firenze sotto la neve


Un suggerimento di Antonio Sofi. Divertiti a guardare tante foto.


In particolare queste di Joe Tempesta sono bellissime (come quella che vedi).

martedì 3 gennaio 2006

Il mondo puo' essere crudele ma la TV e' peggio
( da Mantellini)


Ma c’è TV e TV



Lawrence d'Arabia


La scheda


Visto lunedì 2 gennaio su Arte. Lingua originale inglese con sottotitoli in francese, durato 3 ore e mezzo, senza una interruzione pubblicitaria!  Agratis, dal satellite.
Mauro, sei poi riuscito a trovare il canale?


A un caso dai un'occhiata al programma di questa settimana.

Giovedi 5 gennaio, alle 20,40 Intrigo Internazionale di Alfred Hitchcock, con Cary Grant.

Programma della prossima
Domenica 15 gennaio alle 22,45 c'è D.Giovanni di Losey. 




Veglia di Natale all'Isolotto
Questa l'introduzione alla veglia tenuta per il 36° anno nella Piazza dell'Isolotto a Firenze


Terzo Natale di guerra

 36 anni di Resistenza

Una generazione è passata
Le bandiere della pace sono ancora lì, rese irriconoscibili dall’inquinamento di complicità e di menzogne dei poteri costituiti, dall’asservimento dei mezzi di comunicazione di massa, i veri mezzi di distruzione di massa.
Noi siamo qui ancora resi quasi invisibili dal mantello di omertà dei poteri costituiti, dei mezzi di comunicazione di massa.
Siamo fan, fanatici? Fan di che cosa?
Siamo stati il segno premonitore di quello che oggi è un fatto d’evidenza palmare: noi intendevamo difendere l’autonomia e la libertà del popolo di dio contro l’alleanza dio e mammona che portò qui un giorno del 69 un cardinale, un prefetto, con le forze dell’ordine e i gruppi d’appoggio di S.Giovanni da Capestrano, con una schiera di fedeli ortodossi e di persone educate e benpensanti; con l’avallo del diritto, con la forza della Legge, ci hanno sfrattato dalle mura, ci hanno tolto la legittimazione, ci hanno resi estracomunitari.
Sembrava una bega di famiglia, un problema che riguardava “i fedeli”, bigotti o meno bigotti, credenti veri o falsi, sinceri o opportunisti.  Oggi siamo qui a prendere atto che quei “fedeli”… rappresentavano i cittadini, tutti i cittadini, perché chi difende il diritto di pregare, il diritto di leggere e interpretare  il libro delle scritture sacre, chi pretende di gustare il frutto della grande mela del libero arbitrio difende anche se non lo sa  il Sidereus Nuncius di Galileo e l’origine delle specie di Darwin, il Manifesto del P.Comunista di Carlo Marx, la critica della religione di Feuerbach, la Dichiarazione dei diritti americana 1776 e francese 1789-93, l’articolo 1 e 2 e 3 della Costituzione partigiana 1946. E come i partigiani furono bollati come banditi così noi qui stasera siamo ancora e sempre banditi, ma non allo sbando. Banditi da questa alleanza dio e cesare che mai s’era presentata così aperta e forte e prepotente, forte e prepotente come la paura che la genera, la paura di chi vede il mondo muoversi e lo vorrebbe fermo.
E’ questa  paura che genera i mostri, la loro paura, i  mostri della guerra, assassinio, tortura, morte. I nuovi cavalieri dell’Apocalisse. Quelli stessi contro cui combatte l’America democratica alle prese col governo della guerra e della teocrazia: non in nostro nome. Come loro noi siamo qui. Perché Il punto è questo: la storia è piena di esempi in cui la gente che aveva la ragione dalla sua parte combattè contro le tremende circostanze e riuscì vittoriosa. Ed è anche piena di esempi di gente che ha passivamente aspettato di venirne fuori, solo per essere inghiottita da un orrore tale che mai avrebbero immaginato. Il futuro non è già scritto. Sarà quello che noi ci ritagliamo.
The future is unwritten. WHICH ONE WE GET IS UP TO US. 

 Nota esplicativa: l'albero della foto è il melo del paradiso terrestre, che produceva le famose mele della conoscenza del bene e del male; le mele della emancipazione, della conquista del libero arbitrio: prima affermazione di "laicità".  Eva laica fu dichiarata laida e noi figli di p.
Tag su Flickr: laico.




Il Limbo dei bambini


Ascoltando il nostro Presidente Ciampi:
Tutto bene nel 2005. I rapporti tra stato e chiesa, i nostri soldati a Nassyria; auguri a voi giovani per il 2006. Viva l’Italia.
L’Italia di chi?

Di questi?
Nobiltà e clero: esenzione da tutte le imposte. Quando Necker, banchiere svizzero, suggerì al Re la tassazione delle due classi esentate per diritto divino, nobili e clero diedero inizio alla rivoluzione francese.
Nobiltà d’oggi: politici a vita e amministratori delle grandi aziende. (I più pagati del mondo, i più esentati dalle patrie galere)
Clero d’oggi: uguale a ieri.
O di quelli?
I terzi esclusi coniarono lo slogan:
Cos’è il terzo stato? Tutto.
Che cosa rappresenta? Nulla.
Che cosa vogliamo diventare? Qualcuno.


Caro Azelio (da anziano ad anziano),
l’altra sera ci hai raccontato la novella: tu il buon vecchio, noi, i bimbi d’Italia, forchetta nel piatto e dito in bocca.
Lenta la zana dondola pian piano;
il bimbo ride, il picciol dito in bocca;
canta il buon vecchio, il mento sulla mano;
finché al suo canto il bimbo s’addormenta.
La neve fiocca lenta lenta lenta.


Un bello strato di maionese sul piatto di fine anno.
 Il limbo degli Italiani.


Citazioni a margine:


Il giorno che morì Pier Soderini
L’anima andò dell’Inferno alla bocca;
e Pluto gli gridò: che inferno,
va’ nel limbo dei bambini
.
(Machiavelli)

Res optime procedunt
(Tutto va per il meglio)
Telegramma al Vaticano da parte del nunzio apostolico a Madrid alla vigilia della guerra civile spagnola.

Fa la nanna cocco bello (Trilussa)


la storia è piena di esempi in cui la gente che aveva la ragione dalla sua parte combattè contro le tremende circostanze e riuscì vittoriosa.
 Ed è anche piena di esempi di gente che ha passivamente aspettato di venirne fuori, solo per essere inghiottita da un orrore tale che mai avrebbero immaginato.
 Il futuro non è già scritto. Sarà quello che noi ci ritagliamo. The future is unwritten. WHICH ONE WE GET IS UP TO US. ( http://www.worldcantwait.net/)