lunedì 31 marzo 2008

Buttiamo a mare le basi americane

Trattati internazionali, basi e servitù militari


Appello per il sostegno della Legge di Iniziativa Popolare sui «Trattati internazionali, basi e servitù militari»



Noi Firmatari del seguente appello ci rivolgiamo a tutte e tutti coloro che hanno a cuore il Ripudio della guerra iscritto nella Costituzione Italiana e che per renderlo operativo vogliono avviare concrete politiche di disarmo.


Continua qui e trova il modo di firmare (Io l'ho fatto ieri sera al teatro Puccini di Firenze)

sabato 29 marzo 2008

Un voto travagliato

Diamo un voto travagliato


Se stavolta entrano in parlamento Di Pietro, Orlando, Pardi, Giulietti, Cordopatri, Mura e qualcun altro come loro, è meglio per tutti.


Marco Travaglio


PS       E se il Berlusca non vincesse? Forza italia(ni).


 

venerdì 28 marzo 2008

Falco Nero e Serpente Maculato

Falco Nero e Serpente Maculato


 


Zona di New York, 1832


Nota storica: sotto il Presidente Andrew Jackson settantamila indiani che vivevano a est del Mississippi furono costretti a spostarsi verso ovest. Quando fu sconfitto e catturato, nel 1832, Falco nero pronunciò questo discorso di capitolazione:



Falco Nero è ora prigioniero degli uomini bianchi [ ... ]. Non ha fatto nulla di cui un indiano debba vergognarsi. Ha combattuto por suoi compatrioti, per le squaw e i papoose, contro i bianchi, che sono venuti anno dopo anno per imbrogliarli e portare via le loro terre... I bianchi sono cattivi maestri; portano libri falsi e si dedicano ad azioni false; sorridono al povero indiano per truffarlo; gli stringon la mano per guadagnare la sua fiducia, per ubriacarlo, per ingannarlo, per rovinare le nostre mogli...

Gli uomini bianchi non prendono lo scalpo; ma fanno di peggio: avvelenano il cuore... Addio, nazione mia! Addio a Falco Nero.




Serpente Maculato

(Membro ultracentenario della tribù dei Creek)


Fratelli! Ho ascoltato molti discorsi del nostro grande padre bianco. Quando aveva appena attraversato le vaste acque, era solo un omino molto piccolo. Aveva i crampi alle gambe per essere stato seduto alungo nella sua grande barca ed elemosinò un po' di terra per accendervi il suo fuoco  ... Ma quando l'uomo bianco si è riscaldato davanti al fuoco degli indiani e saziato con il loro granturco, è diventato molto grande. Con un passo ha scavalcato le montagne, e i suoi piedi coprivano le pianure e le vallate. La sua mano ha afferrato il mare orientale e occidentale e la sua testa si è posata sulla luna. Allora è diventato il nostro grande padre. Amava i suoi figli rossi e ha detto: «Allontanatevi un po', altrimenti rischio di calpestarvi". 

 

 (Howard Zinn, storia del popolo americano dal 1492 a oggi,il Saggiatore, Milano 2007, pp.96, 98)

Inquinamento idrico

Dal Giordano al Tevere



 





Se li conosci li eviti

Raccomandati, riciclati, condannati,


imputati, voltagabbana, fannulloni


nel nuovo Parlamento


"Se li conosci li eviti" è il nuovo libro di Peter Gomez e Marco Travaglio (ed. Chiarelettere, 14,60 euro). Un "manuale di pronto soccorso" per aiutare gli elettori a scegliere il meglio, o il meno peggio, tra le liste dei candidati, anzi dei parlamentari nominati dai partiti grazie al Porcellum. Il sottotitolo parla da sé: "Raccomandati, riciclati, condannati, imputati, voltagabbana, fannulloni nel nuovo Parlamento". Gli "impresentabili" sono circa 150, di tutte le liste, scelti per categorie... (gli  autori, che ringraziamo, hanno reso disponibile alcuni passi del libro per i lettori di Articolo21). 


Apri l'articolo Quelli che...

Una sciata su Marte

Perché no?


Neve all'equatore


È la neve la fonte dei depositi di ghiaccio che si trovano alla base dei maestosi vulcani e montagne che punteggiano le regioni tropicali e delle medie latitudini sul pianeta Marte. È questo il risultato ottenuto grazie a una tecnica innovativa da ricercatori francesi e americani dell'Institut Pierre Simon Laplace e dell'Institut de Mécanique Celèste di Parigi e dell'Ames Research Center della NASA. Già nel 1976, la camera montata a bordo della missione Viking evidenziò la presenza di calotte polari sul Pianeta Rosso. Osservazioni più recenti hanno inoltre mostrato la presenza di depositi di ghiaccio mischiato a roccia ai piedi dei vulcani e delle montagne prossime all’equatore. Negli ultimi due anni, i geologi planetari hanno raccolto prove sempre più evidenti che queste formazioni sono ciò che resta di ghiacciai geologicamente recenti. Ma come si è potuto formare il ghiaccio così lontano dai poli del pianeta? Da antiche frane? Oppure dall’emersione di bacini sotterranei? "Ciò che abbiamo trovato - ha spiegato Head, coautore del articolo apparso sulla rivista "Science" è che i ghiacciai si sono formati da neve portata dalle regioni polari. Secondo il modello elaborato dai ricercatori, verificato grazie a simulazioni al computer, milioni di anni fa i raggi del Sole colpivano le calotte polari in modo diretto, poiché l'asse di rotazione del pianeta era molto inclinato rispetto al piano dell'orbita. Ciò determinava il rilascio di una grande quantità di vapor d'acqua nell'atmosfera. I venti di tipo monsonico trasportarono poi il vapore verso sud, fino a lambire le pendici dei monti Tharsis e del Monte Olympus, il più alto vulcano di tutto il sistema solare. Una volta raffreddatosi, il vapore si condensava e cadeva in forma di neve. Col tempo la neve si è trasformata in ghiaccio andando a costituire veri e propri ghiacciai, degradatisi fino a lasciare gli attuali depositi.


Ghiaccio ai poli


Marte viene spesso considerato un mondo arido coperto da deserti. In realtà il pianeta rosso, come la Terra, ha due vaste calotte di ghiaccio secco (CO2) ai poli nord e sud. Non solo, insieme a questo sono state rilevate di recente tracce di acqua allo stato solido. Ed è proprio questo quello che ha scoperto MARSIS, il radar a bordo della sonda orbitante Mars Express dell'ESA.


Per misurare lo spessore dello strato di ghiaccio al polo sud, il radar, tutto italiano, ha inviato segnali invisibili sulla sua superficie e ne registra gli echi. In questo modo è in grado di osservare attraverso gli strati fino al fondo del ghiaccio. MARSIS ha suddiviso i depositi di ghiaccio e polvere che coprono il polo in più di 300 sezioni.


...


Leggi l'articolo


giovedì 27 marzo 2008

Obama

Il miglior discorso di Obama

(Philadelphia 17 marzo 2008)


Te lo racconta Antonio Sofi


Su Arcoiris lo trovi


Italian con sottotitoli in Italiano


data: 21/03/2008 - fonte: Luogo Comune - lunghezza: 16,10 min.


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Lettera di Giovanna



La lettera di Giovanna


Sabato 22 marzo ho compiuto 52 anni, no, non è la preoccupazione dell’età anagrafica a farmi rabbrividire ma ben cose più pesanti. Da settembre 2007 non ho più percepito il mio salario, il 20 dicembre 07 la ditta per cui lavoravo ha chiuso i battenti ed il 20 febbraio c.a. è stata dichiarata fallita.

...

Raramente dopo aver inoltrato un c.v. qualcuno si degna di rispondere, non parliamo poi delle agenzie interinali che ormai nascono come funghi, ti attirano con ripetitive inserzioni su vari siti, mi sono chiesta seguendo vari annunci sempre ripetuti da mesi, se non sia uno specchio per allodole, la domanda nasce spontanea, ma hanno una sovvenzione per ogni candidato che annoverano sul loro database? Tipo canili che percepiscono un tot per ogni animale ospitato?

...

Un ulteriore fatto voglio sottoporLe, non ho mai chiesto in 30 anni di lavoro qualcosa all’INPS, il collocamento mi ha suggerito nel frattempo di fare domanda per la disoccupazione, anche li mai nessuno che ti guidi e ti dica cosa occorra a corredo della domanda, con flemma ti scrivono che manca un documento, lo porti e passano i giorni, ti riscrivono dicendoti che manca un altro foglio, per ben 4 volte ho dovuto fare su e giù e siamo arrivati quasi a fine marzo senza sapere se ti concederanno la sovvenzione o no.

Trovata qui


Dove si dimostra che l'efficienza amministrativa e l'efficacia risolutiva non è né di destra né di sinistra.  Coraggio, Italia: resistere e...insorgere.

Cielo grigio su Firenze, ieri ho compiuto ...anta5 anni, Dante in Casentino sta andando in stampa, sto leggendo le newsletters di Debra Sweet:



 Some remarkable local protests last week targeted miliary recrutiing.  High school students in Portland OR left school and marched on City Hall, demanding answers from the Mayor.  Why are recruiters all over the high schools?  


Il governo canaglia continua ad arruolare assassini seriali.


e di Peter Phillips


An Election Without Meaning

 

Will November 2008 bring a meaningful change to America? Will getting rid of George W. Bush and Richard Cheney without impeachment or indictment really make a difference? Will a 600 billion dollar war/defense budget be cut in half and used for desperately needed domestic spending? Will the ninety-three billion dollars profits in the private health insurance companies­­—those parasitic intermediates between you and your doctor—be used instead for full health care coverage for all? Will Habeas Corpus and Posse Comitatus be restored to the people? Will torture stop? Will all students in public universities be able to enroll for free? Will the US national security agencies stop mass spying on our personal communications? Will the neo-conservative agenda of total military domination of the world be reversed?


Peter Phillips la pensa come Beppe Grillo.


La terza guerra mondiale prosegue il suo corso:


The March 20, 2008 US Declaration of War on Iran


John McGlynn


Il 20 marzo il governo canaglia ha dichiarato guerra all'Iran.


Questa non la sapevi, ammettilo.



Il vescovo ammazzato, il mussulmano convertito in mondovisione, la predica agli europei dell'ambasciatore israeliano in Vaticano, l'attacco agli sciiti della Bassora di Sadr con la "carica dei cavalieri" : romantico.  Adolfo sugli Champs Elisées, George W sui campi elisi di Teheran,  Gigante
 texano come James W Dean a fine corsa, ubriaco marcio.


Ma intanto andiamo a votare. Resistere per insorgere.




Cielo grigio su Firenze, ieri ho compiuto ...anta5 anni, "Dante in Casentino" sta andando in stampa.  Ieri la Biblioteca delle Oblate, via dell'Oriuolo, era strapiena di gente che rivendicava il diritto di morire in pace senza gli accanimenti terapeutici di papa ratzinger. ( "Il dolore e la politica" di Boraschi, Manconi;  "Coraggio, ricominciamo" di G. Bonadonna). Presto il sole ritornerà a splendere, domenica prossima la sua luce aumenterà di un'ora. 

Nel frattempo il sole sta inondando quieto la stanza, sono le 10,20 e tutto va bene.


 Farò sapere la mia posizione elettorale da qui: http://lesselastic.voisietequi.it/index.html

lunedì 24 marzo 2008

Pasqua 2008

Natale con i tuoi, Pasquetta con la neve




Ore 18 del 24 marzo 2008


A destra della foto il Pratomagno, a sinistra La Verna, alle spalle il Falterona con il passo della Consuma: Paola è ora (sono le 20) lì che consuma il tempo dentro la corriera per Firenze, bloccata dalle macchine uscite di strada. Io sono dentro la foto al caldo di quel fumo che si vede uscire dal camino sulla sinistra. Sto proprio bene.


Salvo aprire la posta e leggere l'ultima Newsletter di Michael Moore:


Friends,


It would have to happen on Easter Sunday, wouldn't it, that the 4,000th American soldier would die in Iraq. Play me that crazy preacher again, will you, about how maybe God, in all his infinite wisdom, may not exactly be blessing America these days. Is anyone surprised?


4,000 dead. Unofficial estimates are that there may be up to 100,000 wounded, injured, or mentally ruined by this war. And there could be up to a million Iraqi dead. We will pay the consequences of this for a long, long time. God will keep blessing America.


And where is Darth Vader in all this? A reporter from ABC News this week told Dick Cheney, in regards to Iraq, "two-thirds of Americans say it's not worth fighting." Cheney cut her off with a one word answer: "So?"


"So?" As in, "So what?" As in, "F*** you. I could care less."


I would like every American to see Cheney flip the virtual bird at the them, the American people. Click here and pass it around. Then ask yourself why we haven't risen up and thrown him and his puppet out of the White House.


The Democrats have had the power to literally pull the plug on this war for the past 15 months -- and they have refused to do so. What are we to do about that? Continue to sink into our despair? Or get creative? Real creative. I know there are many of you reading this who have the chutzpah and ingenuity to confront your local congressperson. Will you? For me?


Cheney spent Wednesday, the 5th anniversary of the war, not mourning the dead he killed, but fishing off the Sultan of Oman's royal yacht. So? Ask your favorite Republican what they think of that.


The Founding Fathers would never have uttered the presumptuous words, "God Bless America." That, to them, sounded like a command instead of a request, and one doesn't command God, even if they are America. In fact, they were worried God would punish America. During the Revolutionary War, George Washington feared that God would react unfavorably against his soldiers for the way they were behaving. John Adams wondered if God might punish America and cause it to lose the war, just to prove His point that America was not worthy. They and the others believed it would be arrogant on their part to assume that God would single out America for a blessing. What a long road we have traveled since then.


I see that Frontline on PBS this week has a documentary called "Bush's War." That's what I've been calling it for a long time. It's not the "Iraq War." Iraq did nothing. Iraq didn't plan 9/11. It didn't have weapons of mass destruction. It DID have movie theaters and bars and women wearing what they wanted and a significant Christian population and one of the few Arab capitals with an open synagogue.


But that's all gone now. Show a movie and you'll be shot in the head. Over a hundred women have been randomly executed for not wearing a scarf. I'm happy, as a blessed American, that I had a hand in all this. I just paid my taxes, so that means I helped to pay for this freedom we've brought to Baghdad. So? Will God bless me?


God bless all of you in this Easter Week as we begin the 6th year of Bush's War.


God help America. Please.


Michael Moore

MMFlint@aol.com

MichaelMoore.com


Che dio aiuti anche l'Italia, magari smettendo di benedirla da Piazza S.Pietro.

domenica 23 marzo 2008

Buona Pasqua, buon viaggio






Clicca su Joan Manuel Serrat



"Todo pasa y todo queda,

pero lo nuestro es pasar,

pasar haciendo caminos,

caminos sobre el mar.
Antonio Machado



Nunca persequí la gloria,

ni dejar en la memoria

de los hombres mi canción;

yo amo los mundos sutiles,

ingrávidos y gentiles,

como pompas de jabón.


Me gusta verlos pintarse

de sol y grana, volar

bajo el cielo azul, temblar

súbitamente y quebrarse...


Nunca perseguí la gloria.


Caminante, son tus huellas

el camino, y nada mas;

caminante, no hay camino,

se hace camino al andar.

Al andar se hace camino,

y al volver la vista atras

se ve la senda que nunca

se ha de pisar.

Caminante, no hay camino,

sino estelas en la mar.

[Antonio Machado]


Tutto passa e tutto resta

ma il nostro destino è di passare

passare disegnando percorsi

percorsi sul mare.


Non ho mai rincorso la gloria,

nè voglio lasciare nella memoria

degli uomini la mia canzone;

io amo i mondi sottili,

in assenza di gravità e gentili,

simili a bolle di sapone.


Mi piace vederli mentre si dipingono

di sole e di rosso, volare

nel cielo azzurro, tremare

improvvisamente e svanire...


Non ho mai rincorso la gloria.


Viandante, sono le tue orme

il cammino e niente di più;

Viandante, non c’è una strada,

la si costruisce camminando.


Mentre vai si fa la strada

e voltandoti

vedrai il sentiero che mai

più calpesterai.

Viaggiatore,

non esiste una strada,

ma solo scie nel mare.




venerdì 21 marzo 2008

Sovrapopolazione


la causa principale della distruzione del pianeta


 è la sovrapopolazione.


Libera Uscita mi invia questa email e siccome la mia ossessione-pallino è la sovrapopolazione, mi affretto a pubblicarlo qui.


L’articolo di Aldo Schiavone “Quel che resta di destra e sinistra”, pubblicato su la Repubblica del 18 marzo, riporta all’attualità la domanda di Giorgio Gaber nella sua canzone:  “Cos’è la destra, cos’è la sinistra?”


La crisi del comunismo, la diffusione del capitalismo, la globalizzazione dell’economia, l’azzeramento telematico delle distanze hanno reso ormai obsoleti i criteri che una volta differenziavano la destra dalla sinistra.


In Italia, dove i due partiti maggiori, PD e PDL, si rincorrono sul piano delle proposte “corporative”, avulse dai veri problemi che affliggono l’intera umanità, le differenze sono ancora meno percepibili.  


Secondo Schiavone, esistono tre valori o principi che la politica dovrebbe perseguire:


- il valore assoluto dell´emancipazione umana;


- il principio “dell´eguaglianza universale delle opportunità”;


- la “convinzione che l´individualismo acquisitivo – tu sei quel che consumi – non sia l´unico modo di formazione di una personalità umana”.


Di fronte a queste scelte di fondo, Schiavone non sa rispondere se la “diade” destra/sinistra regga ancora o non sia il caso di abbandonarla, ma crede anche che “commetteremmo un errore catastrofico se, decidendo di lasciarla cadere, rinunciassimo con essa alla prospettiva di una politica capace di esaltarsi nel confronto e nel conflitto fra grandi alternative, fra concezioni complessive del mondo e del futuro. Se sapremo farlo, a cominciare dal nuovo Pd, sarà già un gran risultato, al di là dello stesso esito del voto ”.


Mentre sono pienamente d’accordo sulle conclusioni alle quali perviene Schiavone, mi permetto di osservare che i tre valori o principi fondamentali da lui indicati non sono sufficienti a definire una “concezione complessiva del mondo e del futuro”.


Credo infatti che il primo obiettivo che oggi la politica deve porsi sia quello della “solidarietà globale”, ossia una solidarietà senza limiti di spazio né di tempo, tale cioè da coinvolgere gli esseri umani di tutte le nazioni e le future generazioni, nella convinzione che il  pianeta in cui noi viviamo è lo stesso in cui vivranno i nostri figli ed i figli dei nostri figli.


La “solidarietà globale” comporta scelte non facili e talora impopolari. La prima conseguenza è che occorre prendere atto che la causa principale della distruzione del pianeta è la sovrapopolazione.


Sappiamo tutti che fra qualche anno si saranno prosciugati i giacimenti di petrolio mentre la richiesta di energia è in costante aumento, che l’inquinamento dell’aria e delle acque è progressivo, che la temperatura della terra è in aumento ed i ghiacciai si stanno sciogliendo, che i problemi connessi allo smaltimento dei rifiuti e delle scorie saranno sempre più devastanti, e così via. Considerato che – grazie ai progressi della medicina - la vita media è notevolmente aumentata e che le “grandi” guerre e gli stermini di massa sono cessati da oltre 60 anni, se continua l’attuale “trend” di crescita demografica i dieci miliardi di persone che abitano oggi il pianeta in breve tempo arriveranno a renderlo inabitabile, anche per il futuro.


E’ giunto il tempo che la politica affronti il problema. E poiché il tema della solidarietà (altruismo) caratterizza più la sinistra della destra, è tempo che la sinistra se ne faccia carico.


So benissimo che non può essere l’Italia a trovare la soluzione, ma può essere l’Italia – come ha fatto per la moratoria della pena di morte – a sollevare la questione a livello ONU. E intanto si possono adottare, nel nostro paese, norme coerenti con l’obiettivo della “solidarietà globale”.


In questo quadro, ad esempio, si può ed anzi si deve: incentivare la nascita del primo figlio ed anche del secondo ma non di più, propagandare l’uso di anticoncezionali, ridurre le emissioni inquinanti, finanziare la ricerca sulle energie alternative, incentivare l’installazione delle pale eoliche, condizionare il rilascio delle concessioni edilizie all’installazione su ogni stabile di pannelli solari, costruire termovalorizzatori, controllare e punire ogni forma di inquinamento ambientale, ecc.


Insomma è giunto il tempo per il genere umano di farsi carico della sua sopravvivenza. Ciò può avvenire soltanto sulla base di una nuova etica basata sulla ragione e sui fatti. Come dice Schiavone, “non esistono leggi morali né confini biologici dati una volta per tutti fuori di noi”.


Così come non esistono leggi morali fuori di noi che possano costringerci a vivere anche quando la nostra vita si è naturalmente conclusa.

Grazie a tutti voi di LiberaUscita: siete dalla parte della ragione.

Giorgio Grossi




giovedì 20 marzo 2008

Arthur Clarke

Arthur 


 




E' rientrato in grembo all'Universo ieri 19 marzo 2008.


Traduzione del suo saluto che puoi vedere e ascoltare su Youtube, cliccando sulla foto.


Salve! Sono Arthur Clarke e vi parlo dalla mia casa a Colombo, Sri Lanka.



Mentre mi avvicino al mio novantesimo compleanno, i miei amici mi chiedono come ci si sente ad aver completato 90 orbite intorno al Sole.



Be', a dire il vero mi sento esattamente come se ne avessi 89!



Naturalmente alcune cose mi ricordano che in effetti ho maturato lo status di anziano. Come disse Bob Hope, "sai che stai diventando vecchio quando le candeline costano più della torta!"



Sono ora assolutamente contento di farmi da parte e stare a guardare come si evolveranno le cose. Ma c'è anche un aspetto triste nel vivere così a lungo: la maggior parte dei miei contemporanei e dei vecchi amici se n'è già andata. Ma ha lasciato molti ricordi che rievoco con affetto.



Ormai passo buona parte della mia giornata a sognare dei tempi passati, presenti e futuri. Mentre tento di sopravvivere dormendo 15 ore al giorno, ho tempo in abbondanza per godermi sogni molto lucidi.
Essere completamente bloccato su una sedia a rotelle non impedisce alla mia mente di vagare per l'universo: anzi, semmai è vero il contrario!



Nel corso della mia vita ho avuto la grande fortuna di vedersi avverare molti dei miei sogni! Crescendo negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, non mi sarei mai aspettato di veder accadere così tante cose nell'arco di pochi decenni. Noi "cadetti spaziali" della British Interplanetary Society trascorrevamo tutto il nostro tempo libero a parlare di viaggi spaziali, ma non immaginavamo che ci attendeva nel nostro futuro prossimo...



Ancor oggi faccio fatica a credere che abbiamo appena celebrato il cinquantesimo anniversario dell'Era Spaziale! Abbiamo ottenuto grandissimi risultati nel corso di quel periodo, ma l'"Epoca d'oro dello spazio" è soltanto all'inizio. Dopo mezzo secolo di sforzi finanziati dai governi, stiamo ora assistendo all'emergere del volo spaziale commerciale.



Nel corso dei prossimi cinquant'anni, migliaia di persone viaggeranno fino all'orbita terrestre, e da lì fino alla Luna e oltre. I viaggi spaziali e il turismo spaziale un giorno diverranno quasi comuni come volare verso località esotiche del nostro pianeta.



Le cose stanno cambiando rapidamente anche in molti altri settori della scienza e della tecnologia. Per fare soltanto un esempio, la copertura mondiale dei telefoni cellulari ha da poco superato il 50%: vale a dire 3,3 miliardi di abbonamenti. Questo traguardo è stato raggiunto in poco più di un quarto di secolo da quando fu attivata la prima rete cellulare.
Il telefonino ha rivoluzionato le comunicazioni umane e sta trasformando l'umanità in una famiglia globale che chiacchiera ininterrottamente!



Che cosa comporta tutto questo per noi, come specie?



Le tecnologie di comunicazione sono necessarie, ma non sufficienti, affinché noi umani possiamo andare d'accordo l'uno con l'altro. E' per questo che abbiamo tuttora tante dispute e tanti conflitti nel mondo. Gli strumenti della tecnologia ci aiutano a raccogliere e disseminare informazioni, ma ci servono anche qualità come la tolleranza e la compassione per raggiungere una maggiore comprensione fra popoli e fra nazioni.



Ho fede nell'ottimismo come principio guida, se non altro perché ci offre l'occasione di creare una profezia che si autoavvera. Per cui spero che abbiamo imparato qualcosa dal secolo più barbaro della storia: il ventesimo. Vorrei vederci superare le nostre divisioni tribali e cominciare a pensare ed agire come se fossimo un'unica famiglia. Quella sarebbe vera globalizzazione...



Nel completare 90 orbite, non ho rimpianti e non ho più ambizioni personali. Ma se mi fossero consentiti tre soli desideri, sarebbero questi.



Prima di tutto, vorrei vedere qualche prova di vita extraterrestre. Ho sempre pensato che non siamo soli nell'universo. Ma stiamo ancora aspettando che gli E.T. ci chiamino o ci diano qualche segno. Non abbiamo modo di indovinare quando questo potrebbe succedere: spero avvenga presto piuttosto che tardi!



In secondo luogo, vorrei vederci rinunciare alla nostra attuale dipendenza patologica dal petrolio e adottare fonti d'energia pulita. Da oltre un decennio seguo vari esperimenti sulle nuove energie, ma non hanno ancora prodotto risultati su scala commerciale. Il cambiamento del clima ha ora aggiunto una nuova sensazione d'urgenza. La nostra civiltà dipende dall'energia, ma non possiamo permettere al petrolio e al carbone di arrostire lentamente il nostro pianeta...



Il terzo desiderio è più vicino a casa mia. Vivo nello Sri Lanka da cinquant'anni, e per metà di quel periodo sono stato triste testimone di un conflitto amaro che divide il mio paese d'adozione.



Desidero fortemente di vedere lo stabilirsi di una pace duratura nello Sri Lanka il più presto possibile. Ma sono consapevole che la pace non può essere semplicemente desiderata: richiede tanto lavoro duro, coraggio e tenacia.



****



A volte mi chiedono come vorrei essere ricordato. Ho avuto una carriera molto varia come scrittore, esploratore subacqueo, promotore dello spazio e divulgatore scientifico. Di tutti questi ruoli, vorrei essere ricordato maggiormente come scrittore: come qualcuno che ha intrattenuto i propri lettori e, spero, ha anche ampliato i confini della loro immaginazione.



Trovo che un altro autore inglese, che per coincidenza ha trascorso come me la maggior parte della propria vita in Oriente, ha espresso molto bene questo concetto. Per cui permettetemi di concludere con queste parole di Rudyard Kipling:



Se vi ho dato diletto

con alcuna cosa che ho fatto,

lasciatemi giacere silente nella notte

che presto sarà solo vostra;



E per quel breve, breve tempo

per il quale i morti sono tenuti nel ricordo,

non cercate d'interrogarvi su altro

che i libri che lascio dietro di me.



Qui è Arthur Clarke, che vi dice grazie e arrivederci da Colombo!

mercoledì 19 marzo 2008

Votare o vomitare? (3)

 


Caro Beppe Grillo


Ho trovato nella mia email questo messaggio di Giulia (amica e vicina di casa):


Pochi lo sanno ma la legge prevede la possibilità di rifiutarsi di votare e metterlo a verbale. Quando si va al seggio e DOPO che le schede sono vidimate si dichiara che ci si RIFIUTA di votare e si vuole che sia messo a verbale. Le schede di rifiuto vengono CONTATE e sono VALIDE, contrariamente alle schede nulle o bianche o all’astensione dal voto. Nessun media (chiaramente) ne parla, sembra che i giochi della CASTA siano già fatti, come al solito la gente andrà a votare il “meno peggio”. Nel caso le schede di rifiuto arrivassero a un certo numero (cosa mai successa nelle elezioni italiane) la casta avrebbe “qualche problema” nell’assegnare i seggi vuoti e i media saranno obbligati a parlarne.


 Caro Grillo, facci un pensierino e dicci se la cosa corrisponde a verità. Non per me che voterò il meno peggio (tonino di pietro se non cambio idea), ma per dare un'alternativa a te stesso e a chi ti seguirà nell'indicazione di non voto. Scusa se insisto, ma perché lasciare l'urna elettorale tutta in mano a chi ne ha tanta paura e non la vorrebbe in nessun caso?

Vita e morte

Associazione LiberaUscita    Centro Culturale Protestante”P.M.Vermigli”

    via Genova 24, Roma       via A. Manzoni 21, Firenze


Problematiche di fine vita : tra testamento biologico e diritto alla eutanasia

Presentazione del libro “ Non sono un assassino “ di Frédéric Chaussoy

Il caso “Welby-Riccio” francese




Introduzione : Meri Negrelli, Responsabile di LiberaUscita toscana


Relatori : Mario Riccio, Specialista in Anestesia e Rianimazione, Cremona

      Giancarlo Fornari, Presidente di LiberaUscita, Roma

      Mariella Orsi, Vice-Presidente Commissione Regionale di Bioetica, Firenze


Moderatore :

 Marco Ricca, Presidente del Centro Culturale Protestante “P.M.Vermigli”, Firenze


Firenze, via A. Manzoni 19/A  -  sabato 5 aprile 2008 ore 17:00


  Invito


Scheda illustrativa 


Vincent Humbert, ventiduenne, da 3 anni tenuto artificialmente in vita dopo uno scontro con un camion, tetraplegico, muto e quasi cieco, con l’aiuto del pollice riesce a dettare una supplica al Presidente Chirac-Le chiedo il diritto di morire-che commuoverà la Francia. Questo libro è la drammatica autodifesa di Frédéric Chaussoy, medico responsabile del Servizio di Rianimazione dell’Ospedale Elio-Marittimo di Berck-sur-Mer, che insieme alla madre di Vincent ha accolto le invocazioni del giovane. Incriminati per omicidio, nel 2006 entrambi verranno prosciolti per aver agito per motivi di particolare valore umano e sociale.

In quei momenti cruciali il dr.Chaussoy si era interrogato a lungo, ma poi  aveva fatto la scelta che riteneva giusta senza curarsi delle possibili conseguenze. Non è il caso - si era domandato –d i fermarsi nella lotta contro la morte la morte quando si è prolungato troppo, innaturalmente, una vita che è diventata solo una tragica condanna? Non bisogna, forse, essere dotati di un amore enorme per la vita per trovare il coraggio di metter fine ad una vita che non è più tale?

Come scrive nella prefazione all’edizione italiana Mario Riccio, il medico che ha assistito Piergiorgio Welby nella fase terminale della sua vita e che è stato protagonista - anche sul piano giudiziario - di una vicenda praticamente analoga a quella del dr.Chaussoy “ è un testo forte ,crudo,diretto. Non si perde intorno al problema ma lo affronta direttamente. Così come non poteva non fare un medico dell’emergenza. Un libro che va alle radici del difficile dibattito sulle ragioni della vita e della morte”.

 

Fiera del libro 2008 (X)

Parigi-Torino


Oh quante belle fiere, madama Israel!
















Benny Ziffer


Benny Ziffer was born in Tel Aviv in 1953, and now lives in Ra`anana. He studied French literature and political science. He has translated many works of French literature into Hebrew. At present, he is the editor of the prestigious Haaretz literary supplement. Ziffer has published a book of poetry and two novels.





Benny Ziffer

Perché è giusto boicottare

 Responsabile del supplemento culturale di Haaretz, anch’egli scrittore e poeta, è stato tra i primi, e pochi, promotori israeliani di un appello al boicottaggio del Salone del libro di Parigi.


E’ l’ideologia sionista nella sua interpretazione più ottusa. Inoltre gli scrittori della delegazione ufficiale hanno dovuto firmare un foglio in cui si impegnano a non criticare la politica del governo israeliano.


Promuovere il boicottaggio insieme a regimi come l’Iran non la imbarazza?

Assolutamente: Sarebbe ancor più  pericoloso lasciare il monopolio della critica ai nostri nemici.


Haaretz è però un esempio dell’eccezionale vitalità di dibattito intellettuale nel paese, non trova?

Sempre meno. La generazione degli anni Sessanta, scrittori come Oz o Grossman, e poi i nuovi storici, sentivano la responsabilità morale delle idee. Dopo la seconda Intifada, anche loro hanno provato una sorta di disperazione, di resa. I giovani, come dicevo, sono addirittura in fuga davanti a una qualsiasi forma di impegno.


A.G. [Anais Ginori]

La repubblica, 15 marzo 2008, p. 59


 Trovato su Georgiamada di cui apprezzo, senza riuscire ad imitare,  l'eleganza del porgere.

lunedì 17 marzo 2008

Votare o vomitare? (2)

Grillo insiste


Anche oggi


Ma potrebbe dare anche un'altra indicazione. Gliel'ho ripetuto ora:


Caro Beppe, perché abbandonare al destino l'urna elettorale costata sangue e fatiche a chi ci ha preceduto? Ci sono tra noi quelli che vogliono tentare l'ultima disperata sortita della cavalleria polacca contro i carrarmati russi o tedeschi, perché considerano il governo Berlusconi come la catastrofe in assoluto e vogliono votare Veltroni turandosi il naso, nella speranza, dopo il nuovo XXV aprile, di riconquistare quell'urna. Perché non far dire agli Italiani che l'urna appartiene a loro scrivendo nella scheda, per esempio, un bel 25?

Occupiamo l'urna, non lasciamola in mano a loro, Facciamo come gli spagnoli e non seguiamo l'esempio degli Stati così malamente Uniti. Comunque, grazie.

(v, commento del 17.3.08, 9,55 sul post di Grillo)


Mi vado a rileggere quanto ho già scritto pochi giorni fa (v. sotto il post del 5 marzo). E torno a ripetere: se Salandra sta a Giolitti come Berlusconi sta a Veltroni, tra il primo e il secondo ci stanno novecentomila italiani di vent'anni morti ammazzati e presi per il c. nei monumenti ai caduti che abbelliscono tutte le piazze e piazzette di tutte le città e cittadine, paesi e paesini,  frazioni e frazioncine d'Italia. Cercateli in Svizzera quei monumenti e non ne troverete uno.

Questo discorso è scritto da un vecchio, ma vale per i giovani.


Dimenticavo: I  novecentomila sono morti dopo averne assassinati altri 900.000. Eroi perché assassini. Tutto per coprire l'assassinio dei mandanti, Monarchia e Governo Sonnino-Salandra. Perché se è vero che sono morti per la Patria, vuol dire che sono morti facendo una buona azione. Da cui deriva che i mandanti hanno fatto semplicemente una buona azione. Elementare? E allora rileggiamoci la poesia:


Ninna nanna, nanna ninna,

er pupetto vò la zinna:

dormi, dormi, cocco bello,

sennò chiamo Farfarello

Farfarello e Gujermone

che se mette a pecorone,

Gujermone e Ceccopeppe

che se regge co le zeppe,

co le zeppe dun impero

mezzo giallo e mezzo nero.



Ninna nanna, pija sonno

ché se dormi nun vedrai

tante infamie e tanti guai

che succedeno ner monno

fra le spade e li fucili

de li popoli civili

Ninna nanna, tu nun senti

li sospiri e li lamenti

de la gente che se scanna

per un matto che commanna;



che se scanna e che s'ammazza

a vantaggio de la razza

o a vantaggio d'una fede

per un Dio che nun se vede,

ma che serve da riparo

ar Sovrano macellaro.

Ché quer covo dassassini

che c'insanguina la terra

sa benone che la guerra

è un gran giro de quatrini

che prepara le risorse

pe li ladri de le Borse.



Fa la ninna, cocco bello,

finché dura sto macello:

fa la ninna, ché domani

rivedremo li sovrani

che se scambieno la stima

boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti

nun se fanno comprimenti:

torneranno più cordiali

li rapporti personali.



E riuniti fra de loro

senza l'ombra d'un rimorso,

ce faranno un ber discorso

su la Pace e sul Lavoro

pe quer popolo cojone

risparmiato dar cannone!


E noi siamo in Afghanistan per reggere il sacco alla "guerra preventiva permanente".  Più coglioni di così. Altro che ninna nanna e zinna.


Sveglia ragazzi.

Brenda Porster





Brenda Porster, nata a Filadelfia, Laureata alla Colombia University di New York, in Italia da vari decenni, di ritorno da una recente visita negli Stati Uniti, parla alle baracche verdi domenica mattina 16 marzo. Nel suo discorso si fondono analisi storiche ed esperienze personali di vita vissuta. In Italia da 40 anni, attivista del gruppo "Stunitensi contro la guerra".  Un bell'incontro.


Nella foto con Paola che l'ha cercata e portata all'Isolotto. L'abbiamo avuta a tavola con noi. Ebrea e americana, ti riconcilia un po' con la vita e la politica. A tavola non abbiamo parlato di politica, ma di famiglia, casa, affitti, figli, arte (Piero della Francesca e Caravaggio), del Casentino, della Madonna del parto di Monterchi, di Poppi e del suo castello, degli Uffizi e del corridoio vasariano che dagli Uffizi ti porta a Pitti e Boboli...Buona notte.

sabato 8 marzo 2008

8 marzo


Il rapporto immediato, naturale, necessario dell’uomo con l’uomo è il rapporto del maschio con la femmina. In questo rapporto naturale della specie il rapporto dell’uomo con la natura è immediatamente il rapporto dell’uomo con l’uomo, allo stesso modo che il rapporto con l’uomo è immediatamente il rapporto dell’uomo con la natura, cioè la sua propria determinazione naturale.

(K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, Einaudi, Torino, 1949, pagg. 119-120)


Non esistono leggi sul matrimonio: uomini e donne ugualmente scelgono i propri compagni e li lasciano a proprio piacimento, senza offesa, gelosia o rancore. Si moltiplicano assai abbondantemente; le donne gravide lavorano fino all'ultimo e partoriscono quasi senza dolore; in piedi il giorno successivo, si bagnano nel fiume e sono pulite e sane come prima di partorire.


Nella società irochese le donne erano importanti e rispettate.


Curavano le colture e gli affari del villaggio, perché gli uomini eraano sempre lontani, a cacciare o pescare. Osserva Gary B. Nash nel suo eccellente studio sull' America delle origini, Red, White and Black: «li potere era condiviso dai due sessi, e l'idea europea del dominio maschile e della subordinazione femminile in ogni campo era chiaramente assente dalla società irochese».


Non solo gli irochesi, ma anche altre tribù indiane si comportavano in questo modo. 


Colombo e i suoi successori, perciò, non giunsero in un deserto e  selvaggio, ma in un mondo che in alcune zone era densamente popolato quanto l'Europa, un mondo nel quale la cultura era complessa, i rapporti umani più ugualitari che in Europa, e le relazioni tra gli uomini, le donne, i bambini e la natura avevano una bellezza forse non raggiunta in alcun altro luogo.


(Howard Zinn, Storia del popolo americano dal 1492 a oggi. Il Saggiatore, Milano 2007 € 10 pagine iniziali passim)


Non esiste la "famiglia cristiana", essa è appunto un falso valore.


La famiglia è una creazione continua.


Forse la famiglia dovrà cambiare ancora forma, dovrà cambiare struttura. Il concetto del diritto naturale è un concetto dell'immobilismo borghese, con cui si sono voluti rendere eterni e immutabili alcuni rapporti che erano funzionali alla società borghese.

Però dobbiamo dirci che noi, in quanto cristiani, non abbiamo niente, nessun modello nostro da difendere


( Padre Balducci )



Se la donna non è mai stata interamente condizionata dalla logica del potere, essendone stata esclusa per secoli, è di un altro potere che può incominciare a parlare: il potere di fare, di cambiare le cose, di imporre una strada diversa, altri rapporti, di imporre i propri bisogni vitali come esigenze di un mondo che ha necessità di diventare più umano. (Franca Ongaro Basaglia - Enciclopedia Einaudi, voce donna)


Buona giornata. Il vento si è calmato, fa meno freddo, l'Abetone è pieno i neve, la guida "Dante in Casentino" è in fase di stampa.

giovedì 6 marzo 2008

Votare o vomitare?

 


Votare o vomitare?


Il primo che ho detto.



Non sto seguendo i dibattiti politici. Sono insofferente anche ai convegni sulla laicità dello stato. Per la TV mi rifugio sul satellite (RAI News 24, Arcoiris, Rai Ed 2, RAiSport ). Vado a vedere la Fiorentina su Sky dal mio amico Sergio. Il resto online:

articolo21, Beppe Grillo, Leonardo, Network games per la politica, Laurence of Cyberia , Haramlik,  Kelebek e ultimamente Georgiamada per la Palestina....

A tutti dico votare non vomitare.

D'accordo che il PD è nato per americanizzare la politica italiana: repubblicani e democratici, facce della stessa medaglia.

Però lì la cosa funziona per i padroni del vapore proprio perché gli americani non vanno a votare.  Beppe Grillo potrebbe invitare ad annullare la scheda magari con il Waffa; meglio ancora - in positivo - con un "25" (sottinteso aprile).  Nella situazione in cui siamo non è prudente né saggio né intelligente il "sono tutti uguali" che porti al "tanto peggio tanto meglio" (L'avete voluto!). Perché l'Italia oggi è in grave pericolo; la destra non è una destra: è una banda formata da Cosa nostra, fascisti, piduisti, "terroni" del nord, opus dei Vaticana e Servizi ( uffici distaccati di Cia-Mossad).

Mai si era visto un dispiegamento così aperto e determinato. Abbiamo il piede straniero sopra il cuore. Siamo in un sistema concentrazionario e dobbiamo esser coscienti dei ricatti a cui siamo tutti sottoposti, primi fra tutti i politici sempre sotto il mirino delle "Brigate rosse" di
Henry Kissinger. Il primo gesto da fare alle prossime elezioni è andare al seggio per mettere una croce o per annullare la scheda in maniera intelligibile, con un segnale dichiarato prima. Capito, Beppe Grillo?

Nel 1915, tra Giolitti e Salandra, c'è differenza: con Giolitti, "ministro della malavita", l'Italia si risparmierebbe la guerra e otterrebbe "parecchio" (v. Nota) senza neppure un morto; con Salandra 900.000 morti, 1.200.000 feriti, la miseria nera, le squadracce, la dittatura, la seconda guerra, ancora più stupida e criminale, con le centomila gavette di ghiaccio, la distruzione delle più belle città, con una guerra civile al seguito che ci ha marchiato per la vita.

(Nota):

La gente che è al governo meriterebbe di essere fucilata. Vogliono portare l'Italia alla guerra, per gli altri, senza bisogno; quando sono state già fatte concessioni adeguate. E' un'idea fissa di Sonnino, di fare la guerra per salvare la monarchia, che non è affatto in pericolo. (9 maggio 1915).

In Germania, nel dopoguerra 15-18 c'era il più grande partito socialista d'Europa (o del mondo); quando l'imbianchino riempiva i muri di croci runiche uncinate, i socialisti litigavano tra di loro, mentre, con un patto comune e provvisorio d'emergenza, l'avrebbero potuto fermare. Nonostante gli strozzini delle banche di Francia e Regno Unito,  prime responsabili della morte di un milione di tedeschi antifascisti rimasti sul campo della Resistenza al nazismo. Chi parla mai di questo olocausto?

Scritto a braccio. Chiedo scusa per le semplificazioni storiche.

Parola d'ordine per le prossime elezioni: Tutti alle urne. Il 90%. Chi vuole annulli la scheda con un 25. Ma sia presente a difesa dell'ultima arma della democrazia. Difendiamo l'urna come l'arca santa. E' costata lacrime e sangue alle generazioni che ci hanno preceduto. La mattina del voto leggiamo una di queste pagine, come dicessimo una preghiera.


mercoledì 5 marzo 2008

Colombo, gli indiani e il progresso umano (1)

 Colombo, gli indiani e il progresso umano

 (L'Occidente, il Medio Oriente e il progresso umano)

Uomini e donne arawak, nudi, abbronzati e colmi di meraviglia, accorsero dai villaggi alle spiagge dell'isola e si lanciarono a nuoto per vedere meglio quella grande barca strana. Quando Colombo e i suoi marinai raggiunsero la riva, con le loro spade e la loro parlata bizzarra, gli arawak corsero ad accoglierli portando cibo, acqua, doni. Colombo avrebbe poi scritto sul suo giornale di bordo:

Ci portavano pappagalli, matasse di filo di cotone, zagaglie e tante altre cose e le scambiavano con altre che noi davamo loro, come granelli di vetro e sonagli. Insomma prendevano tutto e davano di quanto avevano con buona volontà L .. ] sono tutti di bella figura, bellissimo corpo e gradevoli nella fisionomia [ ... ] non portano armi, né le conoscono: perché mostrai loro le spade ed essi per ignoranza, prendendole per il taglio, si ferivano. Non hanno alcuna sorta di ferro. Le loro zagaglie sono certe verghe senza ferro [ ... ]. Devono essere buoni e ingegnosi servitori L .. ]. [Le Altezze Vostre] con una cinquantina di uomini li terranno tutti sottomessi e potranno far fare loro tutto ciò che vorranno.

 

Questi arawak delle isole Bahamas somigliavano molto agli indiani della terraferma, che si distinguevano (i viaggiatori europei lo avrebbero ripetuto più volte) per la loro ospitalità, per la volontà di condividere ciò che avevano. Non erano qualità diffuse nell'Europa del Rinascimento, dominata dalla religione dei papi, dal governo dei re, dalla brama di denaro tipica della civiltà occidentale e del suo primo messaggero nelle Americhe, Cristoforo Colombo.

Scrisse Colombo: «E dopo essere giunto nelle Indie, nella prima isola che trovai presi a forza alcuni di essi, perché venissero istruiti e mi dessero notizia di quello che c'era da quelle parti». II navigatore voleva innanzitutto sapere dove si trovava l'oro. Aveva persuaso il re e la regina di Spagna a finanziare una spedizione verso le terre e le ricchezze che pensava di trovare dall' altra parte dell' Atlantico: le Indie, l'Asia, l'oro e le spezie. Infatti, come altre persone della sua epoca, sapeva che la terra è rotonda e che navigando verso ovest si poteva raggiungere l'Estremo Oriente.

La Spagna, unificata di recente, era uno dei nuovi stati nazionali moderni, come la Francia, l'Inghilterra e il Portogallo. I suoi abitanti, per lo più contadini poveri, lavoravano per la nobiltà, che costituiva il 2 percento della popolazione e possedeva il 95 percento della terra. La Spagna si era legata alla chiesa cattolica, aveva espulso tutti gli ebrei e scacciato i mori. Come altri stati moderni, cercava l'oro, che stava diventando il nuovo emblema della ricchezza, più utile della terra perché poteva comprare qualsiasi cosa.

Si pensava che in Asia ci fosse l'oro, oltre alle sete e alle spezie di cui si aveva già la certezza: Marco Polo e altri viaggiatori avevano riportato secoli prima oggetti meravigliosi dalle loro spedizioni via terra. Ora che i turchi avevano conquistato Costantinopoli e il Mediterraneo orientale, e controllavano quindi le vie di terra per l'Oriente, c'era bisogno di una rotta marittima. I navigatori portoghesi stavano esplorando quella che passava per l'estrema punta meridionale dell'America; la Spagna decise di scommettere sulla lunga traversata di un oceano sconosciuto.

In cambio dell'oro e delle spezie che avrebbe riportato, Ferdinando e Isabella promisero a Colombo il 10 percento dei profitti, la carica di governatore delle terre che avrebbe scoperto e la fama che avrebbe accompagnato un nuovo titolo creato per lui: ammiraglio del Mare Oceano. Colombo era agente di un mercante di Genova, talvolta lavorava come tessitore (il mestiere di suo padre) ed era un marinaio esperto. Salpò con tre caravelle, la più grande delle quali era la Santa Maria, lunga una trentina di metri e con un equipaggio di trentanove uomini.

Non avrebbe mai potuto raggiungere l'Asia, che era migliaia di miglia più distante di quanto avesse calcolato, immaginando una terra più piccola. Quella immensa distesa d'acqua lo avrebbe condannato a morte. Ma fu fortunato; percorso un quarto del cammino, si imbatté  in una terra ignota e inesplorata situata fra l'Europa e l’Asia: le Americhe. Era l'inizio di ottobre del 1492, trentatre giorni dopo l che lui e il suo equipaggio avevano  lasciato le isole canarie, al largo della costa atlantica dell’Africa.

…Poi, il 12 ottobre, un marinaio di nome Rodrigo vide brillare la luna del primo mattino sulla sabbia bianca e gridò. Era un'isola delle Bahamas, nel Mar dei Caraibi. Al primo uomo che avesse avvistato la terra era stata promessa una pensione vitalizia di diecimila maravedì, ma Rodrigo non la ebbe mai: Colombo affermò di aver visto una luce la sera precedente, e la ricompensa toccò a lui.

Così, mentre si avvicinavano alla riva, furono accolti dagli indiani arawak, che uscirono a nuoto per dare loro il benvenuto. Gli arawak vivevano in villaggi comunitari, avevano un'agricoltura sviluppata, coltivavano mais, batata e manioca. Sapevano filare e tessere, ma non avevano cavalli né animali da lavoro. Non conoscevano il ferro, ma portavano alle orecchie piccoli ornamenti d'oro.

Questa usanza avrebbe avuto conseguenze di grande portata: indusse Colombo a condurre alcuni di loro a bordo come prigionieri, perché voleva che lo guidassero dove si trovava l'oro. Poi navigò fino all' attuale Cuba e quindi a Hispaniola (l'isola che oggi comprende Haiti e la Repubblica Dominicana). Qui, scorgendo tracce d'oro nei fiumi e ricevendo da un capo locale una maschera aurea, cominciò a sognare campi auriferi.

A Hispaniola, con il legname della Santa Maria, che si era incagliata, Colombo costruì un forte, la prima base militare europea nel continente americano. Lo chiamò Navidad (Natale) e vi lasciò trentanove uomini dell' equipaggio, con l'ordine di trovare e raccogliere l'oro.  Prese altri prigionieri indiani e li portò a bordo delle due navi rimanenti. In una località dell'isola ebbe una scaramuccia con alcuni indiani che rifiutavano di scambiare tutti gli archi e le frecce che lui e i suoi uomini volevano; due arawak furono passati da parte a parte con le spade e morirono dissanguati. Poi la Nina e la Pinta salparono per le Azzorre e la Spagna. Quando il clima si fece più freddo, i prigionieri indiani cominciarono a morire.

A corte, a Madrid, Colombo fece racconti esagerati. Sostenne di aver raggiunto l'Asia (si trattava di Cuba) e un'isola allargo della costa cinese (Hispaniola). Le sue descrizioni erano in parte reali, in parte inventate:

La Hispaniola è una meraviglia: le catene di monti, le montagne, i terreni coltivabili, le campagne e le terre cosi belle ed ampie [ .. ,]. I porti del mare di qui sono incredibili se non si vedono e i fiumi sono molti e grandi, buone le acque e la maggior parte di essi porta oro [ .. ,] ci sono molte spezie e grandi miniere d'oro e di altri metalli.

 

Gli indiani, riferì Colombo, erano «così sinceri e così generosi con ciò che possiedono, che non lo può credere se non chi lo vede. Non dicono mai di no, se uno glielo chiede, di qualunque cosa abbiano, anzi con l'occasione invitano la persona». La sua relazione si concludeva chiedendo alle loro maestà un piccolo aiuto, in cambio del quale, con il viaggio successivo, avrebbe riportato «oro quanto ne avranno bisogno» e «schiavi quanti vorranno». I suoi discorsi erano pieni di slanci religiosi e di riferimenti all' «eterno Dio Nostro Signore, che dà a tutti quelli che seguono la sua strada la vittoria in cose che sembrano impossibili».

Grazie alla relazione e alle promesse esagerate di Colombo, la sua seconda spedizione poté contare su diciassette navi e su oltre milleduecento uomini. Lo scopo era chiaro: procurare schiavi e oro. Nei Caraibi passarono da un'isola all' altra catturando prigionieri indiani. Quando però si diffuse la notizia delle loro intenzioni, gli europei trovarono sempre più spesso villaggi deserti. Ad Haiti scoprirono che i marinai lasciati a Forte Navidad erano stati uccisi in una battaglia con gli indiani, dopo che avevano imperversato in lungo e in largo nell'isola alla ricerca dell'oro, portando via donne e bambini come schiavi da sfruttare per il sesso e il lavoro.

Dalla sua base ad Haiti, Colombo inviò nell' entroterra una spedizione dopo l'altra. Non trovarono campi auriferi, ma dovevano pur riempire le navi di ritorno in Spagna con qualche tesoro. Nel 1495 condussero una grande razzia di uomini, donne e bambini arawak: ne catturarono millecinquecento, li chiusero in recinti sorvegliati dagli spagnoli con i cani, poi scelsero i cinquecento esemplari migliori da caricare sulle navi. Duecento di loto morirono durante il viaggio; gli altri arrivarono in Spagna e furono messi in vendita dall' arcidiacono della città, il quale riferì che, sebbene fossero «nudi come il giorno in cui erano nati», gli schiavi si mostravano privi di vergogna «come animali». Colombo avrebbe poi scritto: «In nome della Santa Trinità, continuiamo a inviare tutti gli schiavi che si possono vendere.

Ma troppi schiavi morivano in cattività, perciò Colombo, mosso dalla necessità di garantire un profitto a chi aveva finanziato l'impresa, doveva mantenere la promessa di riempire d'oro le navi. Nella provincia di Cicao, ad Haiti, dove lui e i suoi uomini pensavano che esistessero enormi campi auriferi, ordinarono a tutte le persone dai quattordici anni in su di raccogliere e consegnare ogni tre mesi una certa quantità d'oro. In cambio ricevevano dischetti di rame da appendere al collo. Agli indiani trovati senza dischetti venivano mozzate le mani e li si lasciava morire dissanguati.

 

Gli autoctoni avevano ricevuto un compito impossibile. Il solo oro presente nella zona era quel poco di polvere che si riusciva a raccogliere nei corsi d'acqua. Così fuggivano, ma venivano inseguiti con i cani e uccisi.

Quando tentavano di organizzare una resistenza, gli arawak si trovavano di fronte spagnoli protetti da armature, con moschetti, spade e cavalli. Quando gli europei prendevano prigionieri, li impiccavano o li bruciavano vivi. Gli arawak cominciarono a suicidarsi in massa con un veleno ricavato dalla manioca; uccidevano anche i neonati per "salvarli" dagli spagnoli. Nel giro di due anni, metà dei duecentocinquantamila indiani di Haiti era morta a causa degli assassini, delle mutilazioni e dei suicidi.

Quando fu chiaro che non rimaneva altro oro, gli indiani furono utilizzati come schiavi in grandi latifondi divenuti poi noti come encomiendas. Erano costretti a lavorare a ritmi massacranti e morivano a migliaia. Nel 1515 rimanevano forse cinquantamila indiani; nel 1550 erano ridotti a cinquecento. Da una relazione del 1650 si ricava che sull'isola non rimaneva nemmeno un arawak.

La fonte principale e per molti aspetti unica di informazioni su ciò che accadde in quelle isole dopo la partenza di Colombo è Bartolomé de Las Casas, un giovane prete che partecipò alla conquista di Cuba. Per un certo periodo fu proprietario di una piantagione coltivata da schiavi indigeni, ma se ne disfece e divenne un critico convinto della crudeltà degli spagnoli. Las Casas trascrisse il giornale di bordo di Colombo e dopo i cinquant'anni cominciò una Storia delle Indie in più volumi.

Nella società indiana, le donne erano trattate così bene che gli Spagnoli ne furono stupiti. Las Casas descrive i rapporti tra i sessi:

Non esistono leggi sul matrimonio: uomini e donne ugualmente scelgono i propri compagni e li lasciano a proprio piacimento, senza offesa, gelosia o rancore. Si moltiplicano assai abbondantemente; le donne gravide lavorano fino all'ultimo e partoriscono quasi senza dolore; in piedi il giorno successivo, si bagnano nel fiume e sono pulite e sane come prima di partorire. Se si stancano del proprio uomo, si procurano aborti con erbe che provocano la nascita di un bambino morto, coprendo le parti vergognose con foglie o  stoffa di cotone; anche se in genere gli  uomini e le donne indiani vedono la nudità totale con la stessa indifferenza con cui noi guardiamo la testa o le mani di un uomo.

 

Gli indiani, racconta Las Casas, non attribuiscono valore all'oro e ad altre cose preziose:

 Mancano di qualsiasi forma di commercio, non comprano e non vendono e contano solo sul loro ambiente naturale per il sostentamento. Danno con estrema generosità ciò che possiedono e per la stessa ragione agognano i beni dei loro amici e si aspettano lo stesso grado di liberalità.

 

Las Casas descrive il trattamento che gli spagnoli riservano agli indiani:

Infinite testimonianze [ ... ] confermano che i nativi hanno un temperamento mite e pacifico [. .. ]. Ma la nostra opera è stata esasperare, devastare, uccidere, dilaniare e distruggere; non sorprende, allora, che di tanto in tanto tentassero di uccidere uno di noi [ ... ]. L'Ammiràglio, certo, fu cieco come quelli che sono venuti dopo di lui e tanto ansioso di compiacere il Re che commise crimini irreparabili contro gli indiani.

 

Il dominio totale produceva crudeltà totale. Gli spagnoli «non esitavano ad accoltellare gli indiani dieci o venti alla volta e a tagliarli a fette per provare il filo delle loro lame». Las Casas narra che «un giorno due di questi cosiddetti cristiani incontrarono due fanciulli indiani, ciascuno dei quali recava un pappagallo; presero i pappagalli e per divertimento decapitarono i fanciulli».

Mentre gli uomini nativi venivano inviati nelle miniere a molti chilometri di distanza, le loro donne erano utilizzate per l'agricoltura,costrette a svolgere faticosissimi lavori di sterro per creare migliaia di collinette destinate alla coltivazione della manioca:

I mariti e le mogli si riunivano solo una volta ogni otto o dieci mesi e quando si incontravano erano entrambi così esausti e sconfortati  che cessavano di procreare. Quanto ai neonati, morivano presto, perché le madri, stremate e affamate, non avevano latte e per questa ragione, mentre ero a Cuba, morirono settemila bambini in tre mesi. Alcune madri giungevano ad affogare i propri neonati per pura disperazione [ .. .]. Perciò i mariti morivano nelle miniere, le mogli morivano sul lavoro e i bambini morivano per mancanza di latte  e in breve tempo questa terra che era così grande, possente e fertile [ .. .] fu spopolata L.,]. I miei occhi hanno veduto questi atti così estranei alla natura umana e ora fremo mentre scrivo.

 

Al momento del suo arrivo a Hispaniola nel 1508, racconta Las Casas, «vivevano su quest’isola    sessantamila persone, inclusi gli indiani; quindi dal 1494 al 1508 più di tre milioni di persone erano  perite a causa della guerra, della schiavitù, delle miniere.Chi tra i posteri potrà crederlo?».

Cominciò così, cinquecento anni fa, la storia dell'invasione europea degli insediamenti indiani delle Americhe, una storia di conquista, di schiavitù e di morte. Nei libri di storia studiati da generazioni di bambini statunitensi, tutto ha inizio con un'avventura eroica, senza spargimento di sangue, e il Columbus Day è una data da celebrare. Solo in anni recenti si sono visti piccoli segni di cambiamento.

Dopo le scuole elementari e secondarie si potevano trovare tracce di una storia diversa. li più autorevole specialista su Colombo era lo storico di Harvard Samuel Eliot Morison, autore di una biografia in più volumi e navigatore che aveva ripercorso personalmente la rotta di Colombo attraverso l'Atlantico. Nel suo noto libro Cristoforo Colombo uomo di mare, scritto nel 1954, diceva a proposito dell'asservimento e dell'uccisione degli indiani: «La crudele politica inaugurata da Colombo e proseguita dai suoi successori portò al genocidio totale».

Ma si tratta di un unico accenno, in una pagina sepolta a metà della narrazione di una grande avventura romantica. Nell'ultimo capoverso del libro, Morison riassume la sua idea di Colombo:

Aveva le sue pecche e i suoi difetti, ma in larga misura coincidevano con le stesse qualità che lo rendevano grande: la volontà indomabile, la grandiosa fede in Dio e nella propria missione di portatore di Cristo nelle terre d'oltremare, l'ostinata perseveranza, anche quando era ignorato, povero e scoraggiato. Ma non vi erano macchie o lati oscuri nella sua qualità più sostanziale e notevole, quella di navigatore.

 

Sul passato si può mentire direttamente, oppure si possono omettere fatti che suggerirebbero conclusioni inammissibili. Morison non sceglie di mentire su Colombo, e non tace sulle uccisioni di massa, anzi le definisce con il termine più pesante: genocidio.

Ma fa anche qualcos' altro. Accenna rapidamente alla verità e poi passa a ciò che più gli importa. La menzogna aperta, così come l’omissione, rischia infatti di essere scoperta e di indurre il lettore a diffidare dell'autore. Esporre i fatti seppellendoli sotto una massa di altre notizie, invece, è come dire al lettore con una noncuranza contagiosa: sì, lo sterminio c'è stato, ma non è poi così importante; non deve pesare troppo sul nostro giudizio finale, né influenzare ciò che facciamo.

Howard Zinn, Storia del popolo americano dal 1492 a oggi. Il Saggiatore, Milano 2007 Pag. 9-15

sabato 1 marzo 2008

Fiera del libro 2008 (9)



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Oggi un gruppo di piccoli editori rivolge un nuovo appello al consiglio direttivo della Fiera del Libro affinchè revochi l'invito "inopportuno" ad Israele ad intervenire come paese ospite e "respinga le pressioni politiche che vorrebbero trasformare la Fiera del Libro, da occasione di crescita culturale e formativa, a vetrina per la propaganda del volto umano di un paese colonialista e che pratica l'apartheid anche nei confronti dei cittadini arabi residenti".


Trovato qui 


Lessico e storielle



Antisemita? Non è facile essere contemporaneamente contro Arabi, Ebrei, Cananeo-Fenici, Cartaginesi, Maltesi...