domenica 23 ottobre 2011

sabato 22 ottobre 2011

Gheddafi


Cogitanti mihi saepenumero et memoria vetera repetenti...



Quello che mi colpisce è l'accecamento prodotto dall'uso del potere. Perché se è vero che è morto dicendo non voglio morire ("non sparatemi"),  non capisco che lui non abbia capito fin dall'inizio, cioè dalla deliberazione dell'ONU, che la sua era partita persa. E allora perché sacrificare un intero popolo di sudditi, amici e clienti e figli e parenti in una guerra civile patrocinata dalla NATO, cioè dalla più mefistofelica realtà dell'Europa, escort dell'Impero del male. Mussolini che, a Italia già distrutta, a guerra ormai persa, fa fucilare il genero e gli amici della prima era sacrificando tutto un popolo di santi navigatori ed eroi in una guerra civile tanto assassina e cruenta quanto inutile. Hitler che arruola i ragazzi di 16 anni, ormai orfani di padri e nonni per sacrificarli nell'ultima ecatombe sopra il bunker eletto a tomba dell'Impero dei Nibelunghi.  Evidentemente, oltre quella soglia, là dove puoi decidere della vita e della morte, della pace e della guerra, il cervello umano subisce una metastasi e perde quel po' di barlume intelligente che madre Natura ha messo insieme in pochi milioni di anni, troppo pochi se confrontati ai miliardi di anni dei protozoi.  



Ma l'accecamento prodotto dall'uso del potere, caro Barbabianca, non si limita alle dittature, al singolo definito tiranno e pace all'anima.  L'accecamento può colpire interi gruppi, all'inizio ristretti e via via sempre più estesi.  Senza scomodare la storia lontana degli spagnoli al seguito di Cristoforo Colombo, degli Italiani d'Abissinia al seguito del maresciallo Badoglio, degli israeliani al seguito delle guerre vinte nel 1948 e 1967,  vengo alla mia Italia di oggi: abbiamo da vent'anni un capo di governo che crede alle sue bugie e le scambia con pure purissime verità, riuscendo a trasformare il falso in vero e il vero in falso come un vecchio alchimista delle favole, rimanendo piano piano schiavo di se stesso e del mondo circostante in quanto confonde realtà e immaginazione, nero e bianco, esistente ed inesistente; un fenomeno da laboratorio. Ma la cosa sconcertante è il plagio di se stesso che viene esteso a una massa di persone tra loro differenti per origine e tendenze.  Un Parlamento che, di fronte al mondo, dichiara vero il falso riconosciuto e falso il vero accertato. Così che Barabba viene scambiato per Gesù Cristo e Cristo per Barabba.  Son bastati così pochi anni di uso del potere per ridurre un pezzo da novanta come Umberto Bossi a un soprammobile del salotto di Arcore: un altro fenomeno da laboratorio, come un vecchio alchimista delle favole che finisce col credere al potere di trasformare il ferro in oro.  Ma non dobbiamo fermarci ai singoli personaggi, spesso semplicemente dei prodotti fabbricati nei laboratori degli alieni che controllano le banche e il flusso del denaro dell'intero pianeta. E' chiaro per noi che gli abitanti del pianeta stanno andando in perdizione e che sul villaggio globale si sta per avventare lo tsunami della sovrappopolazione che, unita all'assenza di un principio coordinatore, porta alla fine della civiltà. Questo tiranno globale ha deciso come cura la guerra preventiva permanente destinata a finire come le guerre scaturite dalli tiranni pervertiti dall'uso del potere. Solo che qui la Germania del 1945 è, siamo ottimisti nel restringere, l'intero mondo occidentale. 



Fine dell'incubo prodotto dalla vista delle immagini trasmesse dai cellulari di Sirte il 21 ottobre dell'anno di disgrazia 2011.



Ma forse centra il vero il mio pensiero;



che sia democrazia o dittatura



la droga del potere è come un siero



che entra nelle vene e lì perdura.



Se poi la storia ci porta Zapatero



lo chiamiamo sconfitto e non è vero.


martedì 18 ottobre 2011

La causa prima di tutte le guerre

Contraccettivi e sovrappopolazione globale - di Daniele Raimondi



«Immagini una provetta piena di cibo. A mezzogiorno in punto, lei ci mette dentro un’ameba. Questo organismo unicellulare si divide in due, producendo una cellula gemella ogni minuto così, a mezzanotte, dentro la provetta ci sono solo amebe e niente cibo. A che ora, secondo lei, la provetta era per metà occupata dalle amebe e per l’altra metà dal cibo? Quasi tutti dicono alle sei del pomeriggio, cioè a metà tra mezzogiorno e mezzanotte. Ma la risposta corretta è a mezzanotte meno un minuto. E fino a quel momento le amebe pensavano: “Ehi, va tutto bene”. Tra poco ci sarà più gente di quanto la Terra possa sostenere».



Questa dichiarazione è stata rilasciata dalla scrittrice, poetessa e attivista ambientale canadese Margaret Atwood, intervistata da Vanity Fair il 2 giugno 2010. Con la consueta ironia, volta a sensibilizzare le masse su temi etici e politici, l’aforisma intende mostrarci il vero significato di crescita esponenziale e le vere conseguenze di tale fenomeno, se rapportato alla vita degli organismi che popolano un determinato habitat.



Sul nostro pianeta (che per quanto grande è pur sempre finito), siamo noi le amebe nella provetta: lo sviluppo tecnologico e il benessere di cui disponiamo ha portato, negli ultimi 50 anni, ad una crescita demografica senza precedenti che, aggravata dal conseguente aumento nelle richieste di risorse, potrebbe condurre rapidamente ad una condizione di gravissima insostenibilità. Le stime disponibili mostrano come la popolazione terrestre raggiungerà i9.3 miliardi nel 2050 e i 10.1 miliardi nel 2100, sospinta principalmente dagli alti tassi di crescita delle regioni meno sviluppate del pianeta, principalmente Africa ed Asia.



Una simile situazione potrebbe aggravare una serie di problemi già esistenti, come la scarsità dell’acqua potabile, l’esaurimento delle risorse naturali, l’innalzamento dei livelli di inquinamento e la perdita di interi ecosistemi a causa della deforestazione, fino a causare guerre che potrebbero mettere in crisi economia, welfare e stati di diritto. Su questi apocalittici scenari esiste da tempo un dibattito che ha avuto contributi illustri, tra cui quelli di Malthus, Galton e B. Russell.



Nel 1974 Isaac Asimov aveva sollevato il problema, guardando angosciato anche solo ai primi anni del 21esimo secolo: “In tutta la storia della terra ci sono stati dei periodi in cui una determinata specie [...]ha temporaneamente incrementato la sua popolazione. [...] Un aumento delle risorse alimentari, il buon clima, il calo del numero dei predatori , ne ha determinato il successo. Ma sempre, successivamente la popolazione è diminuita ancora, e sempre allo stesso modo, per un aumento del tasso di morti. La sovrappopolazione di una specie viene limitata dalla morte per fame [e malattie legate alla malnutrizione, ndr]. Non temete, la stessa cosa accadrà all’umanità. Il tasso di morti aumenterà, e moriremo di fame, malattie e violenza. Ma accidenti, dobbiamo proprio controllare il nostro numero alla stessa maniera delle altre specie animali? Noi possediamo qualcosa che le altre specie non hanno: la mente. Possiamo elaborare delle previsioni. Possiamo pianificare. Possiamo individuare delle soluzioni più umane. E la soluzione più umana è abbassare il tasso di nascite. Nessuna specie mai, ha volontariamente diminuito il proprio tasso di nascite allo scopo di contenere la popolazione, perché semplicemente non sapeva niente del tasso di nascite, di come controllarlo e che ci fosse un problema di sovrappopolazione».



Tra tutte le possibili proposte per fronteggiare il problema della sovrappopolazione globale, quella del controllo delle nascite sembra essere la più attuabile, se applicata in maniera uniforme e democratica, garantendo il rispetto dei diritti inalienabili e mantenendosi quindi ben lungi da deliri eugenetici e da allucinanti campagne di sterilizzazione forzata (proposte e praticate, per i motivi più disparati, in varie parti del mondo). Dato che al mondo il 40% delle gravidanze è non pianificato, si potrebbe prima di tutto puntare sull’informazione e sulla sensibilizzazione delle masse, cercando di imbastire un sistema di pianificazione delle nascite a livello globale, basato sulla duplice e rinnovata consapevolezza sia degli aspetti della genitorialità che dellasovrappopolazione, magari usando i birth credits (proposti da Michael Arth) in modo da distribuire democraticamente (basandosi sulla responsabilizzazione dei futuri genitori) il giusto numero di permessi di concepire figli, a livello mondiale.



Anche Richard Dawkins, a poca distanza da Asimov (nel 1976), si è occupato del problema: «È una semplice verità logica che, senza un’emigrazione in massa nello spazio, [...]un ritmo delle nascite incontrollato porterebbe inevitabilmente a un ritmo di morti orribilmente alto. È difficile credere che questa semplice verità non venga compresa da quei capi che proibiscono ai loro seguaci di usare metodi efficaci di contraccezione. Esprimono una preferenza per metodi “naturali” di controllo della popolazione e otterranno effettivamente un metodo naturale: si chiama morire di fame. La contraccezione talvolta viene attaccata perché considerata innaturale. È vero, è fortemente innaturale. Il problema è che anche lo stato assistenziale è innaturale. Penso che la maggior pare di noi creda che lo stato assistenziale sia una cosa positiva, ma esso non può esistere se non esiste anche un controllo delle nascite (innaturale), altrimenti il risultato finale sarà una miseria ancora maggiore di quella che si ha in natura». Dawkins ha spostato però l’attenzione verso un altro punto, comunque legato al problema dell’istruzione: l’opposizione irrazionale all’utilizzo di metodi contraccettivi, indispensabili per ogni sistema volontario di controllo delle nascite.



Tra le principali religioni, la maggiore ostilità verso la contraccezione si ha nel cristianesimo: la Chiesa Cattolica, in particolare, si è sempre strenuamente opposta a questa pratica. Nonostante il breve spiraglio che si è intravisto in una recente intervista a Ratzinger, l’opposizione ai metodi contraccettivi è piuttosto sedimentata, dato che già nell’enciclica Casti Connubii, promulgata nel 1930 da Pio XI, si legge: «Qualsiasi uso del matrimonio esercitato in modo tale che l’atto sia deliberatamente frustrato nel suo naturale potere di generare la vita è una offesa verso la legge di Dio e verso la natura, e coloro che indulgono [in tali comportamenti, ndr]sono marchiati con la colpa di un grave peccato».



Nel Vademecum per i Confessori, Riguardo Alcuni aspetti morali della vita coniugale, viene ribatido: «La contraccezione, direttamente opposta alla trasmissione della vita, tradisce e falsifica l’amore altruista e proprio del matrimonio [...] e va contro il disegno di Dio dell’amore» e «la Chiesa ha sempre insegnato il male intrinseco alla contraccezione, cioè di ogni atto coniugale reso intenzionalmente infecondo. Questo insegnamento deve essere conservato definitivo ed immutabile».



Nell’Enciclica Humanae Vitae, rilasciata da Paolo VI nel 1968 si legge, nel paragrafo intitolato«Conseguenze dei metodi artificiali [di contraccezione]»: «Un altro effetto che desta preoccupazione è che un uomo che cresce abituandosi all’uso di metodi contraccettivi potrebbe dimenticare il rispetto dovuto alla donna e, disgregando il suo [di lei] equilibrio psico-fisico, redurla ad un mero strumento per la soddisfazione dei suoi [di lui] desideri». Ai credenti non resta quindi che applicare le già citate tecniche naturali per attuare il cosiddetto Natural Family Planning, rigorosamente basato su metodi approvati dalla Chiesa, quali l’astinenza (principalmente) e l’utilizzo dei periodi di infertilità naturale della donna (mestruazioni, allattamento, menopausa).



Dal tipo di risposta che l’umanità darà a questo problema, dipenderà probabilmente ilfuturo stesso del genere umano. Sicuramente, anche se ormai abbiamo capito che Dio non apprezza i condoms, c’è comunque motivo di credere che sarebbe quantomeno un po’ stizzito se il suo popolo eletto facesse una brutta fine proprio per non averli usati, secondo la famosa massima di Bertrand Russell: «La maggior parte degli uomini preferirebbe morire piuttosto che riflettere. In fondo è quello che fanno».



 Daniele Raimondi (Newsletter di "Cronache laiche")



lunedì 17 ottobre 2011

Denaro e bellezza





La mostra a Palazzo Strozzi, qui a Firenze. Per me nuova e originale perché mette insieme materie che a scuola si insegnano separate: economia, religione o filosofia, arte. 







Bravi gli ideatori e realizzatori: 







Organizzazione: Fondazione Palazzo Strozzi







Da un'idea di: James M. Bradburne







A cura di: Ludovica Sebregondi e Tim Parks







Mi è piaciuto lo stile di Tim Parks: chi era costui?















Biglietto 10€







Vale la visita. Il mio consiglio agli internauti di aprire, prima di andare i due links:







La presentazione







I testi della mostra sala per sala, oggetto per oggetto.







La visita va fatta senza fretta, anche due ore. C'è anche un gioco elettronico che ti può fruttare un premio all'uscita..















Per chi ha fatto la fatica di venir qui, metto un saggio:






















Finanza, teologia e arte nella Firenze del Quattrocento.















 















Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità racconta la storia dell’invenzione del sistema bancario moderno e del progresso economico cui ha dato origine, ricostruendo la vita e l’economia europea dal Medioevo al Rinascimento. I visitatori possono entrare nella vita delle famiglie che ebbero il controllo del sistema bancario, cogliendo anche il persistente conflitto tra valori spirituali ed economici.Il mito del mecenate è strettamente legato a quello dei banchieri che finanziarono le imprese delle case regnanti, ed è proprio quella convergenza che favorì l’operare di alcuni dei più importanti artisti di tutti i tempi. Un viaggio alla radice del potere fiorentino in Europa, ma anche un’analisi di quei meccanismi economici che – mezzo millennio prima degli attuali mezzi di comunicazione – permisero ai fiorentini di dominare il mondo degli scambi commerciali e, di conseguenza, di finanziare il Rinascimento. La mostra analizza i sistemi con cui i banchieri crearono immensi patrimoni, illustra la gestione dei rapporti internazionali e chiarisce anche la nascita del mecenatismo moderno che ha origine spesso come gesto penitenziale per trasformarsi poi in strumento di potere.















 















Il fiorino, immagine di Firenze nel mondo















 




















































































Prima che i governi sottoscrivessero il valore della moneta, di carta o metallo, il denaro doveva avere un valore intrinseco; doveva essere d’oro o d’argento. Solo così un mercante l’avrebbe scambiato con i suoi prodotti. Serviva però un’ampia gamma di monete per far fronte alle spese grandi e piccole. 















Agli inizi del ’200, a Firenze come in molte altre città dell’Europa occidentale, si usava ancora il denaro d’argento creato con le riforme di Carlo Magno, ma valeva così poco che lo si doveva integrare con monete di maggior valore provenienti da Lucca e Siena. L’impetuoso sviluppo dell’economia rendeva necessaria la presenza di una valuta più adatta alle grandi transazioni.















Nel 1237 nacque la Zecca di Firenze, che coniò dapprima il fiorino grosso d’argento, del valore di 12 denari (o un soldo), e nel 1252 il fiorino d’oro, pari a 20 soldi (o una lira). Era una moneta serissima in oro puro a 24 carati del peso di 3,53 g, che oggi verrebbe a costare 110 euro o 150 dollari. Le ambizioni della città furono presto premiate. Alla fine del secolo il fiorino era già in uso in tutta Europa, non solo come moneta reale ma anche come valuta di conto.















Centrali, per illustrare questi percorsi, i capolavori realizzati per le famiglie di banchieri, mentre la mostra si chiude con la visione di una società in crisi, con quel ciclone politico-religioso che fu Savonarola. Il frate, con i “bruciamenti delle vanità”, arrivò a negare quanto il Rinascimento aveva rappresentato, pur costituendone parte integrante.







La mostra si avvale anche di dettagliate raffigurazioni del mestiere del banchiere (opera di straordinari artisti fiamminghi) per raccontare il periodo in cui Firenze era la capitale finanziaria del mondo. Vengono anche adeguatamente chiariti, con l’ausilio di strumenti multimediali, gli antichi percorsi del denaro e del commercio.Il successo conferì grande prestigio a Firenze e si rivelò una risorsa importante per mercanti e banchieri della città.
















 















Tutto è monetizzabile?















 




















































































Lo straordinario vantaggio del denaro è che consente di accumulare ricchezza per poi dividerla e usarla a piacimento. Lo svantaggio è che ogni prodotto e servizio assume un valore unitario, autorizzando i paragoni più improbabili: una botte di vino costa 20 soldi, una preghiera per un caro defunto 10, una prostituta 15.















Questo ci turba. Non sembra giusto porre sullo stesso piano cose così diverse. Il disagio era tanto maggiore in un periodo in cui le differenze sociali erano viste come un riflesso del volere di Dio. Nella Firenze del ’300, in molti lamentavano come il denaro potesse permettere ai più volgari di ambire a un ceto superiore o perfino mandarli «en paradiso». Il libero uso del denaro minacciava sia lo status quo sia la metafisica cristiana. 















Sono qui esposti vari oggetti e immagini, sacri e non, che rimandano alla tensione tra valore monetario e valori spirituali. La Madonna fu dipinta per affiancare un privato cittadino nelle preghiere, ma solo i più ricchi potevano permettersi un’opera simile; l’assistenza religiosa era diventata un bene di lusso.















E pur avendo partorito in una stalla, la Madonna indossa abiti fini e costosi.
















Usura















 




















































































La parola usura indica pratiche finanziarie proibite dalla Chiesa: quando non c’è produzione o trasformazione di beni concreti, ma solo riscossione di un interesse in denaro sul denaro. Dalla tarda antichità a oggi, l’usura è uno dei grandi problemi che collega e disgiunge economia e morale. 















Dove finisce il giusto compenso e dove inizia il lucro che distrugge le esistenze? Tra i vizi capitali fissati dalla Chiesa l’usura rientra nell’avarizia, e l’usuraio pecca perché vende l’intervallo tra il momento in cui presta e quello in cui viene rimborsato con l’interesse: commercia dunque il tempo, che compete solo a Dio. Il veto trovò eccezioni: Tommaso d’Aquino pose le premesse per inserire il tasso di interesse fra i contratti leciti, mentre Bernardino da Siena precisò la distinzione tra usuraio e banchiere, la cui attività consente la circolazione della ricchezza, dato che il prestito è alla base del moderno sistema finanziario. 















In questa tensione si fecero strada le donazioni pro remedio animae (per la salvezza dell’anima), destinate a opere di bene, o d’arte, ma le rappresentazioni dei prestatori conservano sempre connotazioni negative. La figura dell’usuraio è legata a quella dell’ebreo: essendo proibite loro quasi tutte le attività, agli ebrei non restava che la medicina e il prestito. 















La Chiesa avvertì la necessità di aiutare chi fosse in difficoltà e i francescani, dal 1462, ispirarono e fondarono i Monti di Pietà come istituzioni antiusura. 























Questo che segue è un esempio di commento:























Tommaso di Piero Trombetto (Prato 1464-post 1527) Ritratto di Francesco di Marco Datini 1491-1492 tavola















cm 131 x 69 Prato, Fondazione Casa Pia dei Ceppi







 















Il ritratto celebra Datini, fondatore dell’ospedale di Prato, circondato dai simboli della ricchezza: la sopravveste bordata di ermellino, gli anelli, la tappezzeria, il pavimento in marmo. Tutti prodotti riservati al ceto dirigente, cui Datini si era elevato con l’attività mercantile e creditizia. Dalla moglie non riuscì ad avere figli, ma si dimostrò generoso verso gli illegittimi, e non solo i propri: con un lascito di 1000 fiorini sollecitò Firenze a costruire un ospedale per i trovatelli. Ludovica Sebregondi















 















Un uomo «che tenea la femmina, e viveano solo a starne, adorando lo’ arte, lo’ invio e ’l danaro, dimenticando Iddio e se stesso», Francesco Datini, l’infaticabile mercante di Prato, nella sua lunga vita avrà fissato un prezzo per ogni bene immaginabile, compresa la schiava ventenne che gli diede l’unica figlia che riconobbe: Ginevra. Morì nel 1410 lasciando 124.549 lettere d’affari, 573 libri contabili e una fortuna di oltre 100.000 fiorini. La veste scarlatta sarà costata circa 80 fiorini, ben più della schiava. Tim Parks















 















Non male, mi sembra, senz'altro originale o almeno inusuale. Buona visita.



domenica 16 ottobre 2011

Da S.Miniato a Volterra





In cinque giorni, attraverso sentieri, campi, fossi e via Francigena: un'esperienza per me nuova e molto gratificante. Se trovo il tempo la racconto. Intanto guarda un po' di foto qui.




Tappe del giro: 1 - S.Miniato, Collegalli, Sughera; 2 - Tonda, Castelfalfi, S.Vivaldo, Montaione; 3 - S.Vittore, Collemucioli, S.Gimignano (con un bel tratto di via Francigena recuperata); 4 - S.Gimignano, S.Donato, Volterra.





Scuola Diaz n.2

Black Bloc . Black Broker, Power Broker

video
Sabato 15 ottobre 2011: a Roma con gli Indignados
"Tra la stragrande maggioranza dei manifestanti pacifici è esplosa la rabbia contro i black bloc, colpevoli di avere rovinato un'iniziativa molto partecipata" (dalla stampa).
E' così difficile trarne le conclusioni?
Il lessico aiuta:

power broker (plural power brokers)


  1. A person or group having the ability to influence important decisions, especially in public policy, politics, and business

  2. See also 
  • Non è chiaro?
  • Maroni dovrebbe fare quel che feci io quando ero ministro dell’Interno. [...] Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.

    Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.

     Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli. [...]
  • Colla differenza che Maroni non c'entra; il Maroni vero abita a Wall Street  e City London- I broker sono sovranazionali e non dipendono da Maroni; e neppure da Obama: questi sono prestanomi, come quando un miliardario intesta i beni a un mendicante per continuare a rubare facendola franca. 

giovedì 6 ottobre 2011

Palestina


Metti che uno 

voglia partecipare a un viaggio tipo questo:

A partire sarà un gruppo composto da circa 40 persone, accompagnate da Luisa Morgantini, e che avrà come base Gerusalemme Est, dove si trova il nostro albergo. Da qui ogni mattina ci si sposterà, con un pullman e una guida a nostra disposizione, per visitare le principali città, villaggi e campi profughi nei Territori Palestinesi Occupati e in Israele (Gerusalemme, Betlemme, Hebron, Nablus, villaggi di Bi'lin e/o Al Masara, occasionalmente anche il villaggio di At-Tuwani), Haifa, Jaffo. Possono- di viaggio in viaggio - esserci delle varianti, a seconda delle condizioni e degli avvenimenti.



Ogni giorno vi saranno incontri con associazioni, gruppi di donne, centri per i giovani, membri della società civile, università, rappresentanti di istituzioni palestinesi e in particolare con i comitati popolari per la resistenza nonviolenta, impegnati per il raggiungimento di una pace equa e giusta. e la fine dell'occupazione militare israeliana.



Metti che uno sia fornito di regolare passaporto e che, libero cittadino d'Italia, sia andato a Damasco per visitare la bellissima moschea, bere a quei fontanelli di acqua fresca agli angoli delle strade, magari visitare il quartiere armeno e la stalla dove S.Paolo fece rifare gli zoccoli al cavallo che l'aveva sbalzato di sella...bene: a Gerusalemme est non potrai andare.

- Ma io sono cittadino italiano, libero di viaggiare.

- Ma Gerusalemme est è nostra di noi israeliani.

- D'accordo, anzi no; ma voi siete la grande democrazia medioorientale, forse l'unica; e che vi importa se un abitante dell'Europa libera va a vedere Petra, Damasco, Palmira, Aleppo.

- Damasco e Palmira non va bene.

- Ma io non sono cittadino israeliano e il nostro governo è camicia e culo col vostro; il ministro Frattini è un vostro grande grandissimo ammiratore, quasi un adoratore; e noi dipendiamo da lui, il quale ci permette di andare e venire per il medio oriente, e anche per l'estremo. Da noi non fa differenza. Se il nostro passaporto va bene per lui, perché non va bene a voi? Non vi fidate di lui?

- Ma chi è Frattaglini, Fraticini, Forattini...

- Frattini

-Mbè?


Caro ministro Frattini, perché non dai una pacca sulle palle al tuo omonimo grande amico di Teleavvivo per spiegargli che lui è l'unico tra gli Stati amici a sindacare un passaporto emesso dal tuo governo. Perché sottometterti alla finzione ipocrita di mandare un tuo concittadino di anni settanta e oltre a raccontare col suo passaporto nuovo di zecca che l'unica meta sospirata da una vita era quella, prima di morire, di entrare nello Stato di Israele, nella terra promessa, fregandosene di tutto il resto che gli sta intorno e che dai tempi dei tempi si chiama mezzaluna fertile?

Morale: oggi 6 ottobre 2011, presso la Questura di Firenze rifatto Passaporto nuovo al posto di uno seminuovo, valido per altri 8 anni, ma dichiarato puzzolente alla dogana d'Israele. Motivo che giustifica l'eccezione (sostituire un Passaporto valido con un altro perfettamente equivalente) da parte delle nostre Questure.

Frattini, ma non senti un po' di umiliazione?

E i miei 100 euro per Ccp, Marca da bollo, foto e quant'altro (con novità del dito indice destro e sinistro per la prima volta scannerizzati)?




mercoledì 5 ottobre 2011

Il Manifesto della "Scuola di Poppi"


Ricucire l'Italia



Finisce così: 



Le celebrazioni dei 150 anni di unità hanno visto una straordinaria partecipazione popolare, che certamente ha assunto il significato dell’orgogliosa rivendicazione d’appartenenza a una società che vuole preservare la sua unità e la sua democrazia, secondo la Costituzione. Interrogandoci sui due cardini della vita costituzionale, la libertà e l’uguaglianza, nella nostra scuola di Poppi in Casentino, nel luogo dantesco da cui si è levata 700 anni fa la maledizione contro le corti e i cortigiani che tenevano l’Italia in scacco, nel servaggio, nella viltà e nell’opportunismo,Libertà e Giustizia è stata condotta dalla pesantezza delle cose che avvolgono e paralizzano oggi il nostro Paese a proporsi per il prossimo avvenire una nuova mobilitazione delle proprie forze insieme a quelle di tutti coloro – singole persone, associazioni, movimenti, sindacati, esponenti di partiti – che avvertono la necessità di ri-nobilitare la politica e ristabilire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e in coloro che le impersonano. Che vogliono cambiare pagina per ricucire il nostro Paese.








Leggilo tutto - Ne vale la penna.

























martedì 4 ottobre 2011

Ricucire l'Italia






A metà settembre di quest'anno il castello di Poppi ha ospitato un bel convegno di Giustizia e Libertà sui temi di libertà, uguaglianza, giustizia sui quali via via si sono arrovellati politici, pensatori, filosofi, operatori sociali e via dicendo. L'han chiamata la Scuola di Poppi, e siccome io sono nato a Poppi e nel castello dove erano tutti o quasi gli uffici comunali ha riposato per vari anni il mio certificato di nascita, beh, mi sono sentito coinvolto nell'iniziativa presa dal mio compagno di gioventù Franco, all'epoca Franchino, oggi dott. Sbarberi, professore emerito di storia contemporanea all'Università di Torino. Tramite Franco ho conosciuto da più vicino Zagrebelsky che lui chiama Gustavo e al quale io mi son permesso di dare del tu. Beh, tutto questo per dire che ieri, 3 ottobre 2011, dopo aver letto l'intervista a "Gustavo" pubblicata su Repubblica, ho preso in mano immagini e audio che avevo messo insieme nei tre giorni della "scuola di Poppi" e ho prodotto lo Youtube che segue, mentre Paola mi rimproverava delle lunghe ore passate al computer  dimentico di rifare il letto, comprare il pane e preparare la frittata di patate e cipolle. Anche il video ha un sapore casalingo, un po' naif, mi sembra. Fatto a mano. Buona visione.








Video

lunedì 3 ottobre 2011

Folon al giardino delle rose di Firenze



Domenica 2 ottobre 2011, Folon ritrovato al Giardino delle rose, via del monte alle croci, Piazzale Michelangelo. Regno della bellezza.
Folon era scultore, pittore, disegnatore, pubblicitario, ma soprattutto un sognatore. Che sogni faceva? Sogni concreti, non vaghi. Poter abitare in un mondo di pace, rallegrato dalla poesia, dal godimento delle cose belle che ci sono nella natura e che l'uomo può fare.
Lo scrivevo qui nel 2005.
Se clicchi sulla foto vedi le altre.