mercoledì 28 febbraio 2007





Toni Comello


L'ho rivisto mercoledi 7 febbraio al Circolo di Via Maccari



In queste ultime settimane Comello si è trattenuto più spesso a Firenze che a Milano, la sede storica del suo Trebbo. Ho avuto modo di incontrarlo presso il notaio Piccinini per la ratifica formale dell'Associazione Passo d'Arno, con la quale si intende dar vita a un teatrino stabile dantesco. Chiunque venga a Firenze dovrà aver modo di incontrarsi con Dante-Toni insieme ai suoi amici che saremmo noi: una dozzina di padrini al battesimo dell'Associazione e tutti coloro che vorranno seguirci in questa avventura. Avremo modo di riparlarne, anche per far qualche proselito-a fra qualcuno di voi. 

Ma stare a tavola con Toni, familiarizzare, sentirlo parlare del suo giro d'Italia fatto nel corso di lunghi anni in bicicletta, recitando Dante e Omero in tutti gli angoli del Bel Paese, isole comprese, mentre si sdà senza risparmio e ti regala, tra un piatto di spaghetti e un bicchiere di chianti, la dizione de "I miei fiumi" di Ungaretti, due sonetti del Belli, lo scudo di Achille intarsiato da Vulcano o la ginestra del Leopardi è un grande privilegio. E quando parla di Dante s'illumina. A parte che lo sa tutto a memoria, ma non di cervello, par coeur, col cuore. E ti trasmette l'emozione.  Caro Toni, un toast da questo post.


Flash back


...Io dirigevo, a quel tempo, il camping di Milano Marittima. Nel ’53 capitarono lì due giovani che venivano da Milano. A quei tempi non c’era molto a Milano Marittima, per cui, la sera, non si sapeva cosa fare. Ci si trovava assieme dentro al camping, in circolo, a raccontare storielle, barzellette, libri letti, film visti, eccetera. Una sera capita che qualcuno dice una poesia, qualcun altro ne dice un’altra, e così via. Erano recitazioni sul filo della memoria, di quando andavamo a scuola.

A un certo punto, una sera, s’inserisce, nel circolo, uno di questi due giovani di Milano. Recita una poesia (mi pare il Lamento di Garçia Lorca) e capiamo tutti che è un qualcosa di eccezionale, di straordinario, tanta era la capacità di rendere viva e visibile una poesia. Quel giovane era Toni Comello. Le serate si susseguirono, con lui al centro dei nostri interessi poetici. Poi Comello partì.

Nei mesi successivi lessi di lui, casualmente, sul settimanale Epoca, dove si dibatteva fra poeti e studiosi, sul rapporto dizione-poesia. Fu allora che mi resi conto chi era e del suo modo di dire poesia. Mi rimisi in contatto, scrivendogli a Milano, e nell’estate del ’55 ritornò al camping. Si decise allora di fare una serata speciale all’interno del camping. Invitammo anche le autorità di Cervia, fra cui il sindaco Gino Pilandri, il dottor Filippo Luminasi, l’ufficiale sanitario di quel comune, e altri. Facemmo un programma di massima, ignorando che quello era “in nuce” il primo esperimento di ciò che sarebbe divenuto poi.

Il successo quella sera fu  esaltante...


(Da un intervista a Walter della Monica)



Nota lessicale: Nella lingua romagnola trebbo significa veglia.

Messaggio in bottiglia



1. Italy   22       

 

2. United States  11       

 

3. United Kingdom  3       

 

4. Canada   2       

 

5. Iran, Islamic Republic of  2       

 

6. France  2       

 

7. New Zealand   1       

 

8. Denmark   1       

 

9. Colombia   1       

 

10. Libyan Arab Jamahiriya  1       

         

    Totali:  46      



46 sono le visite fatte al mio blog inglese nell'arco degli ultimi 7 giorni. Una miseria. Da vergognarsi.  Ma è sempre un miracolo: la bottiglia nell'oceano del pianeta che in sette giorni sbatte 46 volte sulle coste di Italia Francia Danimarca Libia Iran Gran Bretagna fino a Stati Uniti Canada Colombia Nuova Zelanda.

Indicato da Google Analytics.


E se voglio sapere da qual parte degli Stati Uniti?


Ecco qua:


  1. California  3  

 

 2.   (no data)  2 

 

3.    Minnesota  2 


 4.    Illinois  1

  

 5.     Florida  1 


 6.    New York  1

 

 7.    Missouri  1    


Le 3 visite dalla California vengono da


  Scotts Valley     


  Rohnert Park    

 

  Santa Barbara


E via cercando.



Il villaggio del pianeta

Esaltante.


Messo in mano a questi due.

Umiliante.

martedì 27 febbraio 2007

La Rocca Incantata


Diceria dell’untore


Una lettura affascinante questo libro scritto negli anni, riposto per decenni, fatto nascere di forza col taglio cesareo della persuasione maieutica da Sellerio editore e Sciascia scrittore. Se era per Bufalino avrebbe visto la luce dopo il 1996, anno del suo mortale incidente stradale, arma letale del periodo di pace che riesce là dove non era riuscita la guerra e l’etisia. (anche Svevo e Camus..)

Thomas Mann porta il protagonista nel sanatorio della Montagna Incantata, Gesualdo si porta con i suoi piedi, con ancora  indosso i suoi panni sudici di guerra nel sanatorio della Rocca Incantata, non alpi svizzere ma Conca d’oro, Trinacria occidentale. Tutta la materiata bellezza della sua isola si trasfonde nella sua prosa ricca varia elegante corposa ammiccante seducente provocante impertinente sommessa sconvolgente, patetica di patos, barocca di colori toni odori, di figure reali fantasmi surreali…

Trovare in una forma sgargiante, intensa e profonda, esperienze di vita così vere e così vicine a precisi ricordi della mia infanzia. A quei tempi esistevano i sanatori e tante famiglie ne avevano l’esperienza attraverso il ricovero dei loro cari, giovani più spesso che anziani. “Non sudare” era la raccomandazione da undicesimo comandamento di tutte le nostre mamme. Bastava una polmonite ed il resto lo facevano freddo fame guerra arretratezza sociale e mentale.

 Marta,una ragazzetta che fa le mosse allo specchio” riempie tante pagine di questa magia di prosa. Marta che balla leggera come una libellula ha i polmoni pieni di bachi, sa di essere senza futuro, ma riesce a vivere qualche istante di amore ed estasi insieme a Gesualdo in  due passeggiate in libera uscita dal sanatorio, sulla riva del mare. “Marta aveva nella voce fate morgane e moine”. Sapendo di essere senza futuro se lo fabbrica al passato così in un intreccio vita-morte da brivido:

Era un re e non c’è più. Spesso alla mattina faccio un gioco. Vado alla finestra e, mentre mi curo le mani, lo aspetto. ..Lui non viene e tuttavia mi dico: verrà domani. Anche se so che non verrà.

Certe volte però penso un pensiero sciocco e bello, guardando la notte sopra di me. Penso che se uno potesse correre più presto della luce e sopravanzarla e fermarsi ad aspettarla in qualche stazione di stella, vedrebbe replicarsi per intero tutto il rotolo del passato. Mi consola pensare che in un raggio ancora in cammino c’è lui che mi bacia e mi parla, e che qualcuno in capo al cielo non sa ancora ch’è morto
”.

Ho conosciuto Marta nella mia prima infanzia, si chiamava Gemma, Gina, Venturina. Tre sorelle di 22, 19,17 anni. Una famiglia di cascina nell’alto Casentino, 5 sorelle 4 fratelli. Cominciò, mi pare, Venturina, la più giovane. Poi incuria ignoranza mala sanità promiscuità fecero il resto. Morirono di tubercolosi quasi dandosi la mano. Io, sì proprio me, ero il primogenito del primogenito dei nove fratelli-sorelle. Bambino in fasce tenuto in collo e coccolato da Gemmaginaventurina, soprattutto da Gemma. Il ricordo più lontano nel mio passato inconscio, cioè il momento della prima scintilla di coscienza è costituito dal riso di Gemma che, nel prendermi in braccio, s’accorge, dall’odore, che il bambolotto ha fatto la cacca. Tre ragazze di vent’anni che hanno assaporato attraverso me l’istinto di maternità rimasto così tragicamente irriso dalla fine ingiusta loro assegnata dalla natura matrigna e dall’arretratezza sociale, volgarmente chiamate destino cinico e baro. Un loro fratello ha poi vissuto mesi di riabilitazione in una Rocca toscana e n’è tornato vivo come Bufalino dalla sua Rocca sicula. E i suoi polmoni continuano a tutt’oggi a mescolare ossigeno nel sangue che il cuore spinge al cervello, settanta colpi al minuto, in un poggio dell’alto Casentino, sotto Camaldoli.

E poi – sempre nel libro di Bufalino - ritrovo la guerra e l’immediato dopo e l’incontro confronto con altri compagni di avventura…tutto un  groviglio di rimembranze dolciamare, di rimescolii interiori confusamente riaffiorati...

Voglio dire che per me …il più grande scrittore contemporaneo non è Lansdale del Texas.

Ho in questo momento davanti agli occhi il piccolo cimitero di Avena, via di Moggiona, direzione Monastero di Camaldoli. C’è ancora un pezzo di marmo con una foto sbiadita di tre ragazze vissute negli anni trenta. Prima che tutto sparisca correrò per fare una foto e riversarla qui.



 Con lacrime vere che Bufalino così mi traduce:


Il peccato: inventato dagli uomini per meritare la pena di vivere, per non essere castigati senza perché. (pag. 39)


Sorte mia e dei miei di procedere sempre in un’aria di catastrofe: fasce nere al braccio e malocchi dietro la nuca; ostinandoci a vuoto con testate di giovini tonni contro le maglie della rete, mentre intorno ogni lancio d’arpione solleva spruzzi di schiuma vermiglia. (pag. 81)


Gesualdo Bufalino, Diceria dell'untore, Museo d'ombre, Sellerio ed. Palermo, Edizione Club del libro, 1981, 82.





Fuori campo



Che immagine la tonnara dei giovani tonni che battono la testa contro le maglie della rete mentre intorno ogni lancio d'arpione solleva spruzzi di schiuma vermiglia.

 E noi a  dar basi e sostegno a "U patruni gran signuri, e lu raissi cumannaturi, capivardia, chiamaturi,vardianu, gran infamuni"

Fino a che  inizia la mattanza, quando sarà silenzio e s'udrà solo il grido d'incitamento, "Unu e ddui! Unu e ddui!", nello sforzo di issare a bordo il tonno arpionato.

Da Vincenzo Consolo, Di qua dal faro,  Oscar Mondadori 2002, pag.64.



 Palestina, Iraq.

Uno e ddui!

Uno e ddui!
 



Siria, Iran

Uno e ddui!

Uno e ddui!
  


Libano, Afganistan

Uno e ddui!

Uno e ddui!
  


 Li tunni e li tunnari

sonno rosi cu li ciuri

sunnu panni di culuri

sunnu panni di Suria.



I tonni e le tonnare

sono rose con i fiori

sono panni di colori

sono panni di Siria.



Diu niscampi di cursari

di chiddi turchi cani

turchi e mori

saracini

livantini

chi nun crirunu alla firi. (fede).



Non c'è tempo da perdere

dall'una all'altra sponda

Il mondo non può attendere

tutta 'sta baraonda.



17 marzo: marcia sul Merdagono



O Vicenza Vicenza Vicenza

Tanti cuori son senza coscienza

Questa base l'avete voluta

schernitori di carne venduta

e rovina dell'umanità


 

Aerei da passeggio

Contro la base di Vicenza


Franca Rame e Dario Fo


Evviva! Avremo anche noi una potente aviazione da guerra con la bellezza di 133 aerei da combattimento che abbiamo appena ordinato agli Stati Uniti. Qualche giorno fa il senatore Lorenzo Forceri, su incarico del Governo, si è appositamente recato, quasi in segreto, a Washington per firmare l'accordo. L'acquisto ci costerà molto caro, ma alcuni tecnici della coalizione governativa ci assicurano che sarà un affare. Ogni macchina da guerra volante verrà assemblata in Italia, esattamente in un grande atelièr di alta meccanica presso Novara. Ci lavoreranno circa 200 operai.


 E' importante sapere il nome con cui vengono ufficialmente chiamati questi apparecchi d'assalto: Joint Strike Fighter che, tradotto un po' all'ingrosso, significa caccia bombardiere d'attacco e immediata distruzione.


Ma scusate: Prodi e il suo apparato governativo non ci avevano assicurato che tutte le nostre missioni all'estero, a cominciare dall'Afghanistan, sarebbero state assolutamente missioni di pace e profondamente umanitarie? Io mi credevo che "immediata distruzione" significasse cancellazione totale di obiettivi militari e anche civili casualmente abitati dalle solite vittime collaterali con lancio di napalm, bombe a grappolo e fosforo bianco. "No!", sono stato subito corretto dalle dichiarazioni dei ministri della guerra Usa. Ci hanno spiegato che quelle bordate di luce accecante sono in verità luminarie per creare effetti festosi e rendere splendenti le immagini paesaggistiche della zona. Ma veniamo al dunque.


Cosa costa in realtà ogni singolo "Fighter Distructor"? Ecco la cifra: esattamente 100 milioni di euro cadauno. Ma non si concedono prototipi singoli: il contratto vale solo se si acquista lo stormo al completo. Nel nostro caso si tratta di 133 aerei. Prendere o lasciare! Così il blocco volante ci verrà a costare 13 miliardi di euro più trasporto, assemblaggio, tecnologia di ricambio, macchine robotiche e uno staff di tecnici della casa costruttrice per la manutenzione e le varianti tecnologiche, giacché il vero collaudo dei volatili meccanici dovrà svolgersi sulle nostre basi che evidentemente abbisogneranno di strutture e hangar speciali.


Alcuni tecnici da noi interpellati hanno sparato costi da capogiro. Sempre a livello di miliardi di dollari! Una cifra che da sola ci permetterebbe di risolvere d'acchito il problema della disoccupazione giovanile in Italia, aggiunto al problema delle pensioni, oppure finalmente finanziare la ricerca.

 

Il fatto curioso e nello stesso tempo sconvolgente è che nessun giornale, fra i numerosi cosiddetti indipendenti, ne abbia parlato, o almeno dato accenno, a partire da la Repubblica, il Corriere, il Messaggero etc. L'unico che ne aveva trattato largamente è il Manifesto. Ma prima di questo quotidiano, chi ha dato notizia dell'inqualificabile acquisto? Due vescovi del Piemonte che in un comunicato osservavano che l'acquistare un così gran numero di potenti aerei da combattimento, attacco e distruzione non era certo un amoroso segnale di pace e non faceva intravedere un programma consono alla costituzione italiana che "ripudia la guerra".


Per finire con i diabolici Fighter, c'è un ultima notizia, naturalmente taciuta dal nostro governo libero e giocondo, una notizia tenuta nascosta dai quotidiani governativi e d'opposizione, radio, televisioni e svelata soltanto sul sito di Pax Christi, sul Manifesto, e da alcuni movimenti pacifisti nei loro blog. I velivoli in questione sono prodotti da una nota impresa aeronautica, la Lockheed, la stessa che una trentina d'anni fa pagò nostri ministri e capi del governo della Dc, versando miliardi in tangenti, perché lo Stato italiano scegliesse di acquistare da loro speciali aerei da guerra.


Veniamo a sapere che la Lockheed in questione ha proposto l'acquisto degli stessi "Fighter-ammazza-e-fai-strage" all'Olanda. Il governo dell'Aia, come sua abitudine, di democrazia reale, ha reso nota al pubblico l'operazione e ha richiesto all'America i progetti e gli abbozzi di prototipi. Dopo averli esaminati per lungo tempo con la consulenza di ingegneri specialisti del settore, ha decretato: "Grazie, ma non se ne fa niente.

...le basi militari Usa conosciute nel mondo sono oggi oltre 850, il doppio di quelle dell'impero romano d'occidente nel momento della sua massima espansione. In Europa sono 499. In otto di questi siti europei sono custodite 480 testate nucleari (Left 26 genn). Un esercito di 150.000 uomini (civili e militari) presta servizio in queste basi.


A queste basi va aggiunto un numero imprecisato di strutture segrete - avamposti per le intercettazioni delle comunicazioni, centri di spionaggio, basi aeronavali e sommergibilistiche - spesso invisibili allo sguardo ma pienamente operative per fini sconosciuti.

Alla pagina "B-10" del rapporto Usa c'è la scheda che ci riguarda: vi si legge che il contributo annuale alla "difesa comune" versato dall'Italia agli Usa per le "spese di stazionamento" delle forze armate americane è pari a 366 milioni di dollari


Però nella città del Palladio non vedremo giungere solo uomini. La 173ma brigata non è composta da soli paracadutisti e aviotrasportati. Reca con sé un bagaglio più che consistente: 55 tank M1 Abrams (cioè proprio pesanti! Con cannoni da 90 a 120 millimetri), 85 veicoli corazzati da combattimento, 14 mortai pesanti semoventi, 40 jeep humvee con sistemi elettronici da ricognizione, due nuclei di aerei spia telecomandati Predator, una sezione di intelligence provvista di diavolerie elettroniche, due batterie di artiglieria con obici semoventi e i micidiali lanciarazzi multipli a raggio lungo Mrls.


...40 le testate nucleari stoccate nella base di Torre di Ghedi (provincia di Brescia) e 50 quelle custodite ad Aviano, della potenza variante da 0,3 a 170 chilotoni (quella della bomba sganciata su Hiroshima era di circa 15 chilotoni.

L'articolo per intero
qui.



Il video









 

domenica 25 febbraio 2007

Spigolando sui bloggers


Considero Joe. R. Lansdale un genio e il più grande scrittore contemporaneo.

Lo afferma Gianni Cuperlo.


La cosa mi incuriosisce. E siccome  si tratta di un texano che dà dell'imbecille al conterraneo George Double You provo ad aprire un sito. Un occhiata ai suoi libri.


Questo suo racconto è offerto online. L'ho mandato a Simone perché penso che Lansdale possa piacere più ai giovani che a me.

Io sto leggendo Gesualdo Bufalino, più vicino alla mia generazione. "Diceria dell'untore" è troppo bello per non dedicarci qualcosa di più di una spigolatura. 


Naturalmente me l'ha portato in casa Paola insieme a "Di qua dal faro" di Vincenzo Consolo, perché ci stiamo preparando a una imminente spedizione in Sicilia e allora Verga Pirandello Tomasi di Lampedusa Sciascia, Ragusa e il Commissario Montalbano...insieme alla guida Lonely Planet.

Continua.

venerdì 23 febbraio 2007

Chi m'ha visto ieri

aggiornamento del post precedente

# Nome profilo: www.urbanocipriani.splinder.com/

# Nome rapporto: Panoramica executive

# Intervallo date: 22/02/2007 - 22/02/2007

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# Visite e pagine visualizzate





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# Visite per nuovi e di ritorno

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Tipi visitatori Visite

Nuovo visitatore 24

Visitatori di ritorno 14

Totale visite                     38



Paese/Regione/Città Visite

Impruneta|436833|112500 11

Rome|419000|124832                       7

Spresiano|457778|122661 2

Bagno A Ripoli|437500|113167 1

Sergine Di Sotto|435333|116500 1

Piazzola Sul Brenta|455333|117833 1

Mercatale Vernio|440333|111500 1

Portici|408167|143333                      1

Chivasso|451833|78833 1

Grauno|462333|113000 1

Catania|375000|151000 1

Figline Valdarno|436167|114667 1

Oricola|420333|130333 1

Siano|408000|146833                       1

Andali|390167|167667                       1

New York|407528|-739725 1

Amman|319500|359333 1

Castellina Marittima|434167|105833 1

Prima Porta|420000|124832 1

Verona|454500|110000 1



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# Visite per sorgente

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Sorgenti Visite

google 18

(direct) 5

splinder.com 4

edit.splinder.com 3

urbanocipriani.splinder.com 3


Nome rapporto: area geografica






































































1.





Italy




35




1,37




0,00%




$0,00












2.





San Marino




1




1,00




0,00%




$0,00












3.





United States




1




1,00




0,00%




$0,00












4.





Jordan




1




1,00




0,00%



 



Se premo sulla più di Italy (non qui) mi dà le visite distribuite per regione.

giovedì 22 febbraio 2007

Chi m'ha visto?


L'ho domandato a Google ed ecco la risposta:


Oggi giovedi  22/02/2007, alle ore 20 risultano


Visite   25


Nuovo visitatore 14

Visitatori di ritorno 11



Paese/Regione/Città Visite


Impruneta                  7

Rome                        6

Spresiano                 2

Bagno A Ripoli        1

Mercatale Vernio    1

Catania                   1

Portici                      1

Chivasso                1

Figline Valdarno    1

Siano                     1

New York              1

Prima Porta         1

Verona                 1


Ci pensa lui (o lei?)


Dov'è Spresiano? E Prima Porta?

Scherzando e (non) ridendo


Dediche



Al governo dell'Unione


Ahi serva Italia, di dolore ostello,

nave sanza nocchiere in gran tempesta,

non donna di provincie, ma bordello! 



Allo Stato-Citta' Vaticano  

 Ahi gente che dovresti esser devota,

e lasciar seder Cesare in la sella,

se bene intendi ciò che Dio ti nota, 

  guarda come esta fiera è fatta fella

per non esser corretta da li sproni,

poi che ponesti mano a la predella. 


Ahi, gente di Chiesa, che dovresti dedicarti solo a opere di pietà, e lasciar sedere l'imperatore sulla sella (a esercitare l'autorità civile), se comprendi rettamente quello che Dio ti ha prescritto, osserva come questa cavalla è diventata ribelle per il fatto che non è guidata e domata dagli speroni dell'imperatore, da quando hai preso in mano la sua briglia.

(Purg. VI, 76-78
, 91-96)


Ai fautori delle basi americane

Voi cui Fortuna à posto in mano il freno

de le belle contrade,

di che nulla pietà par che vi stringa,

che fan qui tante pellegrine spade?

perché 'l verde terreno

del barbarico sangue si depinga?

Vano error vi lusinga:

poco vedete, et parvi veder molto,

ché 'n cor venale amor cercate o fede.

Qual piú gente possede,

colui è piú da' suoi nemici avolto.

O diluvio raccolto

di che deserti strani,

per inondar i nostri dolci campi!

Se da le proprie mani

questo n'avene, or chi fia che ne scampi?

(Petrarca, Canzoniere)


Alla grande derelitta

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

mercoledì 21 febbraio 2007


Divagazioni casentinesi



E' così che sono diventato socio del Trillo. L'invito di Mariella, sabato scorso alle Lame, non lo potevo eludere. 10€ ed è fatta. Stamani mi ha telefonato, qui a Firenze, per avere il CF e i dati anagrafici. D'altronde ho ancora gli occhi dilatati dalla meraviglia quando penso a quella lunga scorribanda nel cuore delle foreste casentinesi, il luogo inaccessibile agli antichi tagliatori di alberi, per questo rimasto vergine e inviolato,Sassofratino, con Wolfang, cieco nato che salta di fosso in balzo con la sensibilità dei piedi che neppure uno stambecco...(nella foto con zaino e calzini rossi)

Frugando nel sito di Wolfgang ho trovato un racconto di Mariella; è piaciuto a me e a Paola e lo pubblichiamo. Letteratura online.



Una passeggiata di ascolto


per imparare ad usare le maiuscole 



      Quando qualcuno, una sera di agosto, mi ha proposto di andare a camminare nel bosco, di notte, non mi son sentita troppo entusiasta. A me il bosco di notte fa un po' paura, mi oriento male anche di giorno e nei miei ricordi d'infanzia il buio è sempre stato un ostacolo insidioso, difficile. E poi camminare di notte perchè? Non può bastare camminare di giorno, quando il sentiero è chiaro e si può procedere spediti?

      Ho deciso comunque di andare per non essere da meno, incuriosita semmai dalla presenza di altri e dalle attività di Wolfgang, il cui nome è sempre una garanzia.

      Siamo partiti sul far della sera, iniziando a camminare dopo un breve saluto, semplice ed essenziale, come semplici ed essenziali sono poi stati i rapporti tra di noi, i passeggiatori notturni, una ventina di persone in tutto, alcuni giovani e altri meno, volti noti e non.

      Abbiamo camminato in silenzio, fianco a fianco, prima sulla strada in salita che da Quorle sale verso il bosco e poi sui sentieri che lo costeggiano e lo attraversano. Il buio calava lentamente e la luce si smorzava passo dopo passo. Ci fermavamo ogni tanto, su consiglio di Wolfgang, ad ascoltare rumori e suoni nell'aria tiepida della sera, le voci di un luogo che solo il silenzio rende possibile sentire. Un Silenzio con la maiuscola. Wolfgang da esperto ci aiutava ad ascoltare, conoscere e riconoscere. L'allocco e la ghiandaia, i grilli di campo e quelli di bosco. Il buio migliorava l'Ascolto.

      Così, nel silenzio della notte, potevo ascoltare la voce di tutti quegli Esseri che ci circondavano, non visti, protetti dall'ombra e che immaginavo raccolti nelle loro tane, nidi, abitazioni, fermi a riposare e anche loro tesi nell'ascolto dei nostri rumorosi passi e dei nostri strani odori.

      Camminando in salita, ma tenendo il passo senza sforzo, cominciavo a riflettere. Sentivo la presenza forte degli Altri. Altri con la maiuscola, che salivano insieme a me, silenziosi sotto il peso dei loro zaini, con i loro passi più o meno spediti, più o meno pesanti. Provavo un gran senso di pace, di calma. Certo, senza di loro non sarei stata lì a godermi la Natura (lettera maiuscola), il bosco, l'aria tiepida, la compagnia. Il Cielo. Un Cielo spalancato sopra di noi che arrivava, nella radura, quasi ai nostri piedi. Lo guardavo di continuo mentre continuavo a salire. Immenso, bello, luminoso. Un Cielo madre capace di abbracciarmi e accogliermi per quel che ero, un cielo uguale per tutti, dimora di angeli custodi e cari defunti, pianeti e satelliti circolanti. Anche il Cielo voleva la maiuscola.

      Poi, dentro la tenda indiana, intorno al fuoco, la Condivisione. Abbiamo parlato e mangiato insieme, come a dire che insieme si può fare quasi tutto, superare le sforzo e la fatica, intrattenersi, incoraggiarsi, servirsi, costruire le nostre Storie. Come quella che Wolfgang ci ha raccontato del giovane che cerca e sa dare libertà, con la favola del Pesce d'Oro.

      E' venuto dopo però il momento più importante. Per me almeno. Una volta ripartiti, dopo la chiesetta di Loscove e il paesaggio notturno che da lassù si domina, Wolfgang ci ha guidato, ormai padrone della notte e noi totalmente affidati a lui, nel fitto del bosco. Un percorso da sopravvissuti: buche, rami, sassi a ripetizione senza soste. Inutile dire, ormai si procedeva tutti alla cieca e lui, con il suo tono pacato e gentile, capace di godere di ogni cosa, ci sollecitava. Chiudete gli occhi. Mollate il controllo. Affidatevi ai piedi e lasciatevi andare. Ci siamo presi per mano e abbiamo fatto una catena. Una mano avanti a cui affidarsi, una guida, un'altra mano dietro da aiutare.

      E' questo il momento che ricordo con più piacere ed è davvero strano perchè a causa del buio non ho immagini nella memoria. Ma ho sensazioni, sentimenti, emozioni: i miei piedi sulla terra più liberi e più forti, il mio corpo stranamente leggero, il gusto di andare avanti, la mano calda dei miei compagni, il loro respiro vicino, la loro premura, la presenza calma di Wolfgang. Tutto questo al buio era più potente e più vero.

      Questo viaggio al buio era un po' come la vita. Incerta a tratti, faticosa e difficile. La presenza degli Altri, indispensabile.

      Come procedere in certi casi senza mollare? Non ci sono ricette miracolose, solo qualche utile consiglio: affidarsi alle lettere maiuscole, farne tesoro, e magari ascoltare qualche maestro che ci vede, anche al buio, meglio di noi.

Poppi, 21 settembre 2006 

di Mariella Maglioni


 

APPUNTI di VIAGGIO (6)



MARTEDI’ navigazione : si rifanno le valigie.


MERCOLEDI’ Dulcis in fundo: Singapore . Le valigie ci aspettano all’aeroporto. Il sole finalmente splende nel cielo azzurro. Per essere all’equatore non fa poi tanto caldo. La città si presenta molto bella con i grattacieli della city, i grandi viali  fiancheggiati dagli alberi della pioggia con la loro forma ad ombrello, gli alberghi a cinque sei stelle, tanto verde, tutto pulito e ordinato. Anche troppo?  Non direi. Passiamo con il pullman per le strade centrali piene di traffico. Si stanno preparando  gli ornamenti stradali per la prossima festa del Capodanno cinese in cui si entrerà nel segno del maiale.  Si appendono grappoli di palloncini colorati su archi che attraversano la strada. E’ una festa di colori. Non dimentichiamo che la popolazione di 3milioni e mezzo di abitanti è per il 75% cinese.   A China town, il grande quartiere abitato da cinesi si ritorna in oriente. Le case sono basse, i negozi si succedono l’uno all’altro, dopo che la guida ci ha dato le solite informazioni: qui si lavora molto, 10 o in certi casi anche 12 ore al giorno , ma per lei è bello lavorare, perché lo fa con grande soddisfazione. Chi sciopera va in prigione.

 Singapore è una grande centro finanziario, commerciale,bancario. A Singapore operano circa 300 multinazionali americane ed europee, ha la maggiore densità di collegamenti Internet nel sudest asiatico. Ha uno dei porti con più transito di navi vista la sua posizione sullo stretto di Malacca. La sua compagnia aerea di navigazione, la Singapore Airlines è la migliore del mondo, domandatelo a chi vi ha viaggiato.

Ci portano a vedere un tempio buddista  che dal di fuori si riconosce per la forma e per le numerose sculture intrecciate di dei, uomini e animali. Mi rammento i pulpiti  di Nicola e Giovanni Pisano a Siena, Pistoia e Pisa e  mi dico che le loro espressioni artistiche sono troppo diverse dalle nostre per essere da me apprezzate. Più tardi ripercorrendo la strada  rientriamo nel tempio e assistiamo ad una cerimonia religiosa. Due giovani a dorso nudo dicono nel cortile all’aperto le loro preghiere con le loro ossessive genuflessioni insieme ad un gruppo di donne, spostandosi di fronte alle varie cappelle accompagnati dal suono di alcuni strumenti. Per me è un momento suggestivo, per Luciano un divertimento.

Poi  al quartiere indiano. Quanto scintillio in quei negozi. Cose  diverse dal solito: collane  dorate in filigrana esposte su velluto rosso fiammante, sari dai colori tenui o dai colori vivaci, grande luccichio ovunque, ristorantini pieni di gente,  negozi di frutta e verdura. Anch’io che non amo lo shopping sarei tentata a comprare quelle cose, anche se non le porterei mai. Le donne coi loro sari e il punto nero sulla fronte mi sembrano belle.

Peccato che il tempo scorre veloce e dobbiamo andare all’aeroporto. Dopo 28 ore di viaggio saremo a Firenze.  Il volo tra Hong Kong e Roma durerà 13 ore notturne e sarà interminabile. Valeva la pena tutta questa fatica? Per me si perché oramai ho la conferma che nei prossimi decenni il sudest asiatico  insieme alla Cina e all’India sarà l’area del mondo  con il maggiore sviluppo economico. Metà dell’umanità vive in questa area del mondo, lavorano come pazzi, almeno per ora non fanno o non possono fare rivendicazioni. E’ logico che le multinazionali  hanno e avranno tutti i vantaggi nell’investire qui.

(Dal diario di bordo di Ornella) Fine.

martedì 20 febbraio 2007


Il nonno surgelato


di Beppe Grillo. Da leggere.



Precedente storico letterario:


Le anime morte è un romanzo pubblicato nel 1842 dallo scrittore russo Nikolaj Vasil'evič Gogol'. È un classico della letteratura mondiale e sicuramente l'opera più nota di Gogol', insieme al racconto Il Cappotto.



Un giorno, nel capoluogo del governatorato di N. arriva l'affabile assessore collegiale Pavel Ivanovič Čičikov.

l suo intento è quello di acquistare a buon prezzo le "anime morte". Con questo termine si indicano quei servi della gleba morti dall'ultimo censimento e per i quali i proprietari continuano a pagare il testatico fin quando non ne verrà registrata la morte nel prossimo censimento. Čičikov punta così a crearsi, con il minimo sforzo, un numero di servitori ("fantasma") elevato al punto tale da potersi fare assegnare le terre che la legislazione prevede.


Questa idea semplice e un po' diabolica cerca la sua attuazione in questo remoto villaggio popolato da personaggi pittoreschi, notabili cittadini o piccoli proprietari terrieri, tutti portatori di un vuoto morale che li fa sembrare spesso più morti di quei servitori che vengono rievocati e che sono l'oggetto delle trattative.


L'ultimo personaggio di questa galleria, l'avida Korobočka, capirà l'imbroglio che c'è dietro le intenzioni di Čičikov e lo metterà in fuga vanificandone tutti gli sforzi fatti sin lì.L'idea prima del libro, fu suggerita a Gogol' da Puškin ed è tratta da un fatto di cronaca.

Vedi qui


Precedente storico-attuale:

Lo sfruttamento in termini economici della Shoah occupa il terzo ed ultimo capitolo del lavoro di Finkelstein. Uno sfruttamento che avrebbe assunto i contorni di una operazione di estorsione con due gruppi di vittime: noi europei e la quasi totalità dei beneficiari ebrei che avrebbero avuto diritto a ricevere il denaro. Ma le organizzazioni ebraiche statunitensi non vengono dipinte soltanto come una "gang" di cinici ricattatori morali ma anche come una accolita di stupidi. Nella loro avidità senza fondo avrebbero gonfiato le cifre dei sopravvissuti per ottenere più denaro. Così facendo sarebbe proporzionalmente diminuito il numero delle vittime.


Vedi qui


Leggi direttamente l'Industria dell'Olocausto di Norman Finkelstein (pag 173 e sgg)

Nota:

Sto tentando di mettere un commento al post di Beppe Grillo, ma non viene inserito. Non vorrei che fosse una questione di censura relativa all'argomento "Industria dell'Olocausto"...in base alla clausola che esclude 
messaggi con contenuto razzista o sessista.

Giacché ci sono:

L'attacco di Grillo ai "sindacalisti brigatisti" mi lascia senza parola. Come non sapere che il Congresso americano ha finanziato il reclutamento di brokers (agenti) aggiuntivi con il compito di tenere vivo il terrorismo là dove langue "allo scopo di individuare i veri terroristi" ...Questi agenti sono dappertutto, sono l'esercito segreto delle Agenzie di spionaggio, addestrati a compiere "operazioni camuffate", "guerre a bassa intensità", "guerra psicologica". Quando vengono scoperti si chiamano servizi deviati, cambiano di nome e continuano. Ma Pollari non si tocca, è segreto di Stato. I francesi, al tempo della guerra d'Algeria, avevano la "mano rossa(1)", noi abbiamo la "brigata rossa"...Queste cose le sa anche un bambino. Sono pubbliche, documentate, ma si chiamano Misteri: misteri d'Italia.

La bomba della banca dell'Agricoltura partì dalla base americana di Aviano e ci vollero far bere la storia degli anarcosindacalisti e del mostro Valpreda. Rileggere i titoli dei giornali e telegiornali.

Guarda con chi e quanti abbiamo a che fare. E quanti sindacalisti curan di noi nella corte del mondo.

Una pagliuzza contro una fabbrica di travi.

Caro Beppe, ti voglio bene, coraggio. C'è sempre il rischio di scivolare in una m. Capita a tutti, anche a me, sia chiaro.



(1)

Date: 1956-1960


La Main Rouge dissimulerait l'action homicide des services spéciaux français entre 1956 et 1960, placés sous la direction de Constantin Melnik et sous la responsabilité du Premier ministre Michel Debré. Il était alors vital, pour notre gouvernement, isolé diplomatiquement, de ne pas être désigné comme l'organisateur d'actions de guerre sur le territoire de pays amis.

Les services français bâtissent un organigramme, créent un état-major fictif et commencent à fournir à la presse des déclarations enflammées, revendiquant chacun des attentats. Dans le même temps, les mêmes services font semblant de tenter de saisir cette organisation.


Dans son livre "Un espion dans le siècle", Constantin Melnik donne la parole à l'inventeur de La Main Rouge, le général Grossin: "Chaque fois que nous tirons un coup de pistolet, les flics du cru trouvent malin de rendre publiques les fausses identités que nous avons employées. Pour stopper les rumeurs qui, dès avril 1960, attribuent les attentats aux livres piégés aux services secrets, ces derniers convoquent quelques journalistes bien intentionnés pour leur livrer des informations inédites sur "La Main Rouge". (Non sono riuscito a recuperare il sito internet da cui avevo preso l'estratto due o tre anni fa).

Ho citato la Francia per non ripetere la solita CIA. Così funziona il mondo. In compenso la Francia gestisce in proprio. Noi no. I nostri servizi non sono italiani, sono stati comprati dall'America e da Israele (quest'ultimo è stato inserito da Berlusconi). Come la Pignone, qui a Firenze: se l'è comprata la General Electric, mi sembra. Prodi e D'Alema fanno quel che possono, nel senso che non possono. Non ci rimane che la piazza. Per questo ha fatto paura la manifestazione di Vicenza. E i brokers dormienti della brigata rossa sono stati allertati. E sono lì, sempre pronti.

Coraggio internauti. Siamo stati dichiarati "persona del 2006". 2007,2008...Tocca a noi. Vai, Grillo, abbiamo bisogno anche di te.





APPUNTI di VIAGGIO (5)




LUNEDI’. Nel pomeriggio arrivo nelBorneo, la terza isola per grandezza della terra e sbarco a Kota Kilibalu, la capitale di Saba. Ho già spiegato a Luciano che la parte centro meridionale del Borneo fa parte dell’Indonesia, colonizzata dagli olandesi, mentre la parte settentrionale comprende gli ex possedimenti britannici.Sarawak e Saba quando ottennero l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1963, hanno optato per  unirsi agli altri sultanati della penisola di Malacca costituendo la Malaysia  o Federazione malese mentre il sultanato del Brunei che visiteremo domani  non vi aderì.

Il cielo è coperto, a volte piove a volte pioviscola, Siamo in una regione prossima all’equatore e questo mi conferma ciò che a suo tempo ho studiato. Ma gli italiani che viaggiano con noi sento che sono arrabbiati,delusi perché hanno sofferto il mal di mare, gli hanno annullato la gita nella foresta pluviale a causa del mal tempo e non c’è il sole. Per di più la città offre ben  poco. Nel museo dove sono ricostruite le case degli indigeni a palafitte siamo lasciati a noi stessi. Io rivedo con piacere cose studiate quando detti l’esame di etnografia, ma tutto sommato nel Museo di via del Proconsolo a Firenze dove tutti gli anni portavo i ragazzi sono documentate le stesse cose. I teschi mummificati che gli indigeni appendevano come trofei nelle loro case sono a me note. Quello che scopro è che la collana che ho comprato a Saigon è molto simile a quelle esposte al museo .

 Qui la popolazione deve essere tutta mussulmana, me ne accorgo all’ennesimo mercato dove ci ripariamo dalla pioggia. Le donne giovani hanno il volto incorniciato dal fazzoletto. Hanno il volto candido lucido  pulito quasi fossero uscite da una lavatrice. Il volto di sane e brave ragazze.


LUNEDI ‘.Durante la notte abbiamo fatto un breve tratto di navigazione e siamo arrivati nel Sultanato del Brunei. Grandi aspettative da parte di tutti perché il sultano è una delle persone più ricche del mondo, non so quante macchine possiede. Il Brunei è uno stato petrolifero e conta quasi 400.000 abitanti, Il cielo è sempre coperto, piove a scrosci, ma l’impressione è molto gradevole. Mentre ci avviamo verso la capitale attraversiamo la foresta e vediamo costruite delle belle ville. La prima cosa che la guida ci dice è che nel Brunei non si pagano le tasse ( bello sforzo!), che il sultano si è sposato tre volte e che l’ultima moglie ha 26 anni mentre lui ne ha 60. La popolazione è costituita  da malesi e cinesi, quasi tutti musulmani. Lo stipendio medio è di 700 § USA. Si va in pensione a 55 anni con uno stipendio  medio di 1000§ USA se uno ha lavorato. Se non ha lavorato con 300 §. I salari sono più alti per coloro che lavorano nello stato, più bassi nelle imprese private.L’istruzione e l’assistenza sanitaria sono gratuite, potenza delle entrate petrolifere… Infatti Luciano fa il conto che la benzina  costa ¼ di quanto costa in Italia.

La moschea che ci fanno visitare è modernissima, si arriva salendo 29 scalini quanti sono stati i sultani. Vi è la  grande sala per gli uomini mentre le donne in una sala adiacente possono seguire la preghiera vedendola al televisore lì installato. La moschea è splendente, tutta rivestita di marmo di Carrara lucidissimo. Il gusto non è pacchiano come ci si potrebbe immaginare,

 Usciti, la guida ci fa sapere che nel 1999 il Brunei è stato definito il paese più pulito del mondo. Ci fa vedere il parlamento creato nel 2005, di 25 membri nominati dal sultano stesso. Non ci dice  che tutte le alte cariche dello stato sono  in mano a suoi stretti parenti,che il sultano governa attraverso decreti, che non esistono partiti politici. Richiesto se in Brunei c’è la pena di morte risponde che la criminalità non esiste. La giustizia è rivolta a risolvere  questioni inerenti alla religione e alla famiglia. Insomma andiamo tutti in Brunei!? E’ il paese del Bengodi !

Poi veniamo portati a visitare il quartiere dellecase sull’acqua con moschea e scuole costruite su palafitte che emergono dal mare. Siamo ospitati in una  casa dove hanno preparato il rinfreschino. I mobili sono moderni ; l’ambiente pulito e accogliente. Il dolce più buono è la banana fritta. Il tè è servito amaro

La reggia del sultano con 1700 stanze si intravede in mezzo a una fittissima vegetazione che ci accompagna lungo la via di ritorno. A bordo del pullman la guida accende la televisione dove ci mostra che all’ora della preghiera  i programmi si interrompono. Si riconoscono ai margini della foresta palme da cocco, banani, felci come le nostre ma molto più alte. Il tutto è stato molto piacevole. Ma dov’è l’oriente? Sembra piuttosto di  essere in uno stato arabo produttore di petrolio, senza però  alcuna pacchianeria. L’unica differenza è che qui piove da matti ed è tutto verde e le donne possono fare tutti i lavori , guidano l’automobile e non ne ho vista nessuna velata, ma solo con il fazzoletto in testa.

(Dal diario di Ornella - continua)

lunedì 19 febbraio 2007




APPUNTI di VIAGGIO
(4)

SABATO.. Siamo di nuovo in Vietnam, a Da Nang, divenuta famosa perché da qui nel 1973      decollarono gli aerei che riportavano in patria i marines americani. Siamo vicinissimi al 17° parallelo che secondo la Conferenza di Ginevra del 1954 doveva essere la sparizione temporanea tra il Vietnam del Nord e il Vietnam del sud in attesa di libere elezioni nel 1956 elezioni che non vennero mai fatte.

Nel 1858 qui sbarcò il corpo di spedizione inviato da Napoleone terzo che segnò l’inizio dell’avventura coloniale terminata nel 1952 con la sconfitta a Die Bien Fu.

 Partenza per l’antica città di Hoi An dichiarata dall’UNESCO patrimonio culturale dell’umanità. Durante il viaggio in pullman mi colpisce il grande squallore dei luoghi attraversati con quelle misere abitazioni in legno coi panni stesi che si estendono lungo la strada. Qui siamo in un’area di sottosviluppo, ma le favelas brasiliane o quei quadrati cinti di lamiera nel Marocco o le tradizionali abitazioni del Senegal mi hanno depresso meno perché là il cielo è azzurro , qui il suo grigiore dà un ulteriore tristezza al tutto. La Signora che ci fa da guida che parla in inglese tradotto dal nostro accompagnatore sta raccontando storielle di amori sorti al tempo dell’occupazione tra soldati americani e ragazze del luogo, che poi hanno lasciato ma che ora stanno venendo a ritrovare. Poi ci racconta qualcosa della storia antica del Vietnam e in particolare del regno di Champa caduto solo nel 1471 dove vigeva il matriarcato. Intanto ci dice che nel Vietnam sono arrivati a 82 milioni di abitanti, e che nascono un milione di bambini ogni anno. L’incremento naturale è del 13 per 1000,i prodotti esportati fondamentalmente sono riso ,caucciù,carbone. Il turismo è una delle risorse più incoraggiate dal governo ( ce ne eravamo accorti) La Costituzione del 1992 pur rinunciando al marxismo leninismo e riconoscendo il diritto alla proprietà privata, ribadisce il ruolo guida del partito comunista. Non vi è libertà di stampa.

 La guida ci informa che lo stato dà un premio in danaro ai vietnamiti che denunciano le persone senza fissa dimora molto frequenti in questa zona: se sono bambini o adulti vengono ospitati in comunità dove vengono educati, se sono vecchi sono ospitati in case di riposo.

Oltre al solito dono qui la guida ci offre un maialino di terracotta , dato che a metà febbraio si celebra il capodanno cinese, e quest’anno si passa dal segno del cane a quello del maiale. Ora ci stiamo imbarcando su una barca che ci porterà lungo il fiume ad un centro per la produzione della ceramica. Su questa barca vivo per la prima volta l’oriente come me lo ero immaginato prima della globalizzazione. Barche da pesca in lontananza con le reti spiegate. Poi ne vengono alcune vicino alla nostra barca, si esibiscono nel lancio della rete, vogliono la mancia. Quando si sbarca al villaggio mi meraviglio di quello che sto vedendo: stradine sterrate, sabbia e polvere che entrano da per tutto, qualche uomo e donna che lavorano nell’arte della ceramica che poi viene laccata, e soprattutto un gruppo di ragazzine che ti assalgono per venderti ad 1 € i soliti maialini laccati in rosso. Lo stesso sconforto che mi prese in Egitto nel 1980 quando eravamo assaliti dai bambini che chiedevano il bashish. L’unica visione piacevole quella di due canini belli grassi. Anche nelle persone non c’è alcun segno di denutrizione. Mi avevano detto che in Vietnam come in Cina si mangia la carne di cane oltre a quella di serpente , ma la guida interpellata dice che solo ad Ha Noi si usa mangiarla. Sono contenta per i miei canini.

 Si passa attraverso il mercato del pesce e poi si visita una manifattura serica dove delle ragazze molto ordinate stanno ricamando dei quadrati di stoffa che possono poi essere incorniciati. Si sale nella stanza superiore dove vi è l’allevamento dei bachi da seta. Pochi a dir la verità, devono essere tenuti per la curiosità dei turisti

Si arriva all’antica città che si snoda su tre strade parallele al fiume. Ci fanno visitare una casa    tipica, in legno, a due piani ,lunga e stretta che va da una strada e l’altra. Nella prima stanza vi sono le immagini degli antenati (siamo già alla nona generazione), poi si passa in un salotto. Tutti i mobili finemente intarsiati sono neri. Si arriva poi al cortile che ci ricorda l’impluvium delle case romane, infine il magazzino o il negozio che arriva sull’altra strada. Le camere da letto si devono trovare al piano superiore da cui scende la padrona . Purtroppo il fiume spesso straripa e bisogna trasportare tutto più lontano . L’elaborata struttura dei tetti denota la compresenza di elementi cinesi e giapponesi. Anche qui si parla di ricerca di un’armonia di Yn e Yang, ma di questo la guida locale non ce ne parla, lo leggo sulla guida del TCI. Meno male , si vede che ha una mentalità razionale.

Poi passiamo a vedere il tempio cantonese dedicato al generale cinese Quan Cong, fondato nel 1786. Un bel dragone in mosaico di ceramica   orna la fontana delle tartarughe: il tutto è veramente molto suggestivo. Mi ricorda il culto degli eroi e degli antenati, tanto diffuso nell’Estremo Oriente, soprattutto in Giappone. Ma anche nel mondo latino vi era in casa il culto dei Penati. Si vede che questo è un’espressione della psiche umana alla ricerca di qualcosa che dia la continuità tra il passato, il presente e il futuro.

 Si arriva al ponte giapponese passaggio coperto lungo 20 metri costruito nel XVI secolo per collegare il distretto giapponese con quello cinese, perché Hoi An vuole proprio essere l’esempio di una città multietnica del passato. Ora nelle due strade alla destra e alla sinistra del ponte si trovano dei negozi,abbastanza carini. Nella parte giapponese si hanno delle gallerie d’arte, ma nessuno dei quadri esposti mi dice qualcosa, forse perché i colori sono troppo accesi a formare una sorta di ibrido tra la pittura di Gaugin e la pittura di ispirazione locale. 

Dopo essere risaliti in pullman si va a visitare una fabbrica di sculture in marmo, molto grande. Ad un lato Luciano nota una lussuosa automobile che deve essere del padrone.

Durante il viaggio di ritorno la guida ci parla delle istituzioni scolastiche. L’istruzione primaria è obbligatoria e gratuita e dura fino ai 10 anni di età. L’istruzione secondaria dura 7 anni: le materie più importanti sono la matematica, l’inglese, la chimica, poco la letteratura. Andare all’università costa molto e vi è una forte selezione. Lei quindici anni fa avendo studiato l’inglese optò per diventare una guida , perché le insegnanti di inglese erano pagate molto poco. Ora lei si pente della scelta fatta perché le insegnanti di inglese possono guadagnare sette volte più di prima data la grande richiesta di lezioni private. Rispetto ad altri stati asiatici il Vietnam risulta favorito avendo adottato l’alfabeto latino durante la dominazione francese. La gente ora vedendo le soap opere della Corea del Sud alla televisione vuole case moderne e cerca di far studiare i figli che se meritevoli possono avere un aiuto dallo stato.  Tutti sperano che ,studiando, i figli possano avere una vita migliore.

Circa gli insegnanti devono fare dei concorsi e lo stato decide dove dovranno insegnare , se nell’interno o su un’isola o nelle città che sono la sede più ambita. Circa il sistema sanitario questo è gratuito fino a sei (?) anni di età.

DOMENICA. Stanotte il mare è stato molto agitato, forza 8 e lo stesso stamattina. Fortunatamente noi non soffriamo il mal di mare. Io stesa sul letto perché è sempre meglio avere precauzione cerco di fare una sintesi sul Vietnam, di cui tutto sommato ho capito poco dopo quello che ci ha detto la guida ieri. Ma è uno stato socialista o lo è solo di nome? E dove sta andando? Sicuramente segue l’esempio della Cina. Cosa mi rimarrà di questa visita? Sicuramente la baia di Ha Long che mi dicono quasi superiore a Giuling in Cina, e poi le immagini delle donne vietnamite, sia delle guide, sia delle ragazze che lavorano nell’opificio della seta, sia delle studentesse vestite di bianco con la giacca a vento che sui loro motorini , col volto coperto ritornano a casa. Certo devo dimenticare le ragazzine dell’opificio della ceramica, mi ricordano troppo certe aree di sottosviluppo e di arretratezza.

venerdì 16 febbraio 2007

APPUNTI di VIAGGIO (3)



LUNEDI’. Da ieri pomeriggio mare mosso per correnti avverse. Posticipato di mezza giornata l’arrivo a Ha long. Sono arrabbiata: il tempo è brutto, fa freddo. E’ così che vedremo la famosa baia?

MARTEDI’. Il mare è mosso , ma io sono già alzata quando appaiono i primi scogli, ancora piuttosto piccoli, tipo faraglioni. Poi le dimensioni aumentano come il numero : si ergono dal mare a perdita d’occhio. Sono tutti resti di montagne calcaree. Il cielo è compatto, grigio, per la grande umidità. Si sente solo il rumore della nostra nave. Tutti sono intenti a fotografare. Arrivo a Ha long bay. Sulla banchina delle ragazze vietnamite alte sottili, eleganti nei loro pantaloni larghi e nella lunga casacca con ampi spacchi dai colori tenui ci offrono una rosa, che io rifiuto perché penso che potrebbe soffrire durante il percorso. Poi il tutto mi sa di gusto americano. Certo che il governo vietnamita sta puntando sul turismo. Anche qui come ieri la guida in pullman ci offre un cappellino bianco con visiera. mezza bottiglia d’acqua e un fazzoletto umido per detergere il sudore, ma oggi non ce  n’è bisogno. Durante  il trasporto via terra vedo tutto molto pulito. Le ragazze hanno il volto coperto da un fazzoletto: eppure non sono musulmane, qui non c’è smog. La guida che parla in inglese che viene tradotto dal nostro accompagnatore dice che  lo fanno perché non vogliono prendere il sole ( che non c’è) perché ai loro uomini piacciono con la pelle chiara. Le case sono molto strette a più piani, molto distanziate tra loro. Sono così strette perché il terreno costa molto in un area turistica. Arriviamo alla baia e ci imbarchiamo su una lunga imbarcazione coperta e inizia la crociera di due ore nella baia. I vietnamiti la considerano a ragione l’ottava meraviglia del mondo.  Gli isolotti che appaiono hanno le forme più diverse, passiamo in una stretta gola e poi di nuovo navighiamo nel silenzio. Si arriva ad un’isola dove scendiamo per visitare una grotta scoperta nel 1992 dopo  una tempesta che ha  liberato l’apertura .  La grotta  costituita da due grandi sale è illuminata nei vari punti con colori diversi, ma con molta sobrietà.

Al ritorno lo spettacolo della baia si ripete: è difficile ricreare l’atmosfera un po’ cupa, non solare, un po’ malinconica. Ci fanno sbarcare per poi portarci al solito mercato, dove anche le più indefesse turiste ammalate di shopping non trovano niente da comprare anche se tutto si presenta in forma molto decorosa. Penso cosa diventerà il tutto tra una ventina d’anni quando le crociere saranno molto più di due come è adesso. A meno che non ritorni ancora il drago che secondo la leggenda difese la terra dall’invasione di un nemico che veniva dal mare lasciando le scaglie della sua coda che ora formano i quasi duemila isolotti.

MERCOLEDI’ Navigazione. Il mare è meno agitato e fa sempre fresco. Il sole non si vede, come io mi aspettavo perché modestamente so qualcosa sui climi della terra, anche se ora stanno cambiando.

GIOVEDI’ arrivo  adHong Kong e gita organizzata la mattina, passeggiata con Luciano e due coniugi che mangiano al nostro tavolo per Kawloon, cioè la parte della città che si estende sul continente e si continua nei Nuovi territori . Tutto ora è tornato alla Cina.



VENERDI’  Navigazione.Mi avevano detto  che le tre più belle città del mondo sono New York, Rio de Janeiro e Hong Kong. Mi restava di visitare quest’ultima ma sono rimasta delusa forse perché negli ultimi decenni ci sono stati troppi cambiamenti, molte parti della città vecchia sono state demolite e sostituite da grattacieli. Di prima mattina Luciano mi sveglia. “Guarda siamo arrivati, vedo tanti grattacieli, ma brutti”. Ed ha ragione, dall’oblò si vedono le rive con enormi palazzi anonimi. Già questo primo impatto mi indispone. Fuori è freddo , si sale sull’autobus dove una guida maschio grasso e antipatico che parla italiano ci riceve e ci conduce al Peak cioè alla collina che arriva fino a 500 metri che domina Hong Kong  a cui si arriva con una famosa e ardita funicolare. Molti grattacieli anonimi, altri più interessanti. Traffico enorme sulle strade destinate solo agli automezzi. Strade per i  soli pedoni  con percorso proprio che passano tra i grattacieli e che conducono alle fermate degli autobus. Sembra tutto molto funzionale ma alienante. Dal Peak si gode un bellissimo panorama che ci mostra l’ubicazione della città con gli arditi grattacieli nel Central dell’isola e la parte continentale (Kowloon). Il cielo è nuvoloso, spira un vento un po’ freddo. Non raccolgo nessuna emozione, se non quella di vedere gruppi di bambini in gita scolastica. Uno molto cortesemente chiede a Luciano di poterlo fotografare. Non ha mai visto un uomo bianco venire  a visitare la sua città? Comunque Luciano rimane commosso dall’educazione e dalla cortesia.. Poi visita allo Stanley market  villaggio isolato, con bei negozi  dove si vendono oggetti di lusso. Compro tre riproduzioni di un pittore ,credo cinese, che a casa farò incorniciare. Poi  visita in sampan all’Aberdeen village, , un tempo villaggio su barche ora non più abitate. Alla guida del sampan una vecchia donna, che avrei voluto fotografare. Mi sembra la persona più autentica che abbia visto finora, una cinese come me la sono sempre immaginata.

Nel pomeriggio lunga passeggiata per Nathan Road, la via più trafficata di Hong Kong, nella penisola di Kowloon. E’ un succedersi di negozi, alberghi, supermercati, condomini fatiscenti con un impianto di aria condizionata sotto la finestra.. La guida stamattina ci parlava di abitazioni di 20 mq, dove vivono al minimo quattro persone. In pratica una grande stanza con i servizi, un’unica finestra, letti a castello, appartamentini che ho già visto in molti film  cinesi, sudcoreani e vietnamiti  proiettati in Italia. Gli appartamenti un po’ più costosi hanno una superficie intorno a 50 mq, per  quelli di lusso affittati ad europei si va a prezzi intorno ai 6000€ mensili, come ci dice un crocerista, forse uno dei pochi con cui sarebbe interessante parlare che vive a Ginevra, lavorando all’ONU , cifra che ha pagato un suo amico  che è vissuto per un certo tempo a Hong Kong Gli altissimi prezzi sono giustificabili con la limitatezza dello spazio per lo più accidentato.

 Arriviamo ad un tempio buddista con giardinetto tutto intorno: un cinese di una certa età fa ginnastica , altri giocano alla dama cinese, noi ci fumiamo una sigaretta.

 Mi meraviglio di molte cose, soprattutto di quella sorta di superstizione che è il Feng Shui nel costruire gli edifici.

Questa sorta di filosofia si prefigge l’armonia , cioè cerca di allineare l’energia chiamata chi considerata il respiro della natura in uno spazio o in un edificio con un compasso particolare. Se gli  edifici o gli elementi della casa  sono posti nella posizione ottimale daranno risultati di prosperità, buona salute ,ricchezza. I giornali sono stati pieni di articoli sul Fengh Shui del Bank of China Building nel Central di Hong Kong  considerato negativo. La struttura era a triangoli intrecciati e terminava con  punte affilate  troppo simili ad un coltello. Inoltre la Banca si trova su una parte di quello che viene considerato un dorso di Dragone che passa per il vicini Cheung  Kong Center sede dell’Hong Kong  Bank. una sorgente di buona fortuna per tutto il cuore finanziario della città. Per controbilanciare le  critiche la banca fu inaugurata l’ottavo giorno dell’ottavo mese del 1988, visto che l’otto è un numero che porta fortuna..

 Un’apertura quadrata ricavata nel complesso di appartamenti costruiti con un’architettura di avanguardia del Repulse Bay consente al drago che abita sulle colline di bere nella baia. E anche tutto questo fa parte del cosiddetto spiritualismo orientale? Devo dire che questo urta la mentalità di un occidentale come in quel momento io mi sento.

 Tra le tante cose che ci ha detto la guida mi ricordo che mentre l’annessione di Hong Kong alla Cina in un primo momento ha portato alla fuga dei capitali, l’autonomia che gli è stata concessa per  50 anni ha fatto sì che i capitali siano rientrati, visto oltre tutto che  l’indirizzo economico attuale dello stato cinese fa bene sperare.  Le molte case da gioco che esistevano  quando Hong Kong era un possedimento inglese sono state chiuse ma i proprietari sempre cinesi hanno comprato navi che partono per brevi  crociere dove al di fuori delle acque territoriali si può liberamente giocare d’azzardo.

Lo spettacolo dei grattacieli illuminati che stanotte ho ammirato dalla nave mi restituisce quell’immagine di bella città che stamattina non avevo avuto modo di apprezzare.

(Dal diario di Ornella - continua)

giovedì 15 febbraio 2007

Giardini dell’Isolotto


L’Isolotto è diventato uno dei più bei quartieri di Firenze. Non c’è dubbio. Cascine di fronte, Cascine tra le case, come è intitolato il video di Stefano Dei che potete scaricare dal sito del Comune di Firenze.

L’Isolotto è pieno di giardini, grandi piccoli semplici vistosi ben curati meno curati, con un lungarno ombrato passeggiato rifatto e ben curato. Oddio, la piazza omonima è bruttina, ma ha il più bel mercato ortofrutticolo della periferia sud ovest di Firenze; anche il chiesone sembra un grande hangar, senza campanile, una chiesa da poveri, già la chiesa dei poveri che suonò le sue campane a stormo e martello durante il sessantotto; un fabbricato che farà storia: via via che si allontana nel tempo si avvicina alla vita e quei rintocchi si sentiranno sempre più nitidi e parlanti. Insomma – mi sto divertendo – una brutta piazza con bel mercato, una brutta chiesa con bel rimbombo.

Ma qui intendo parlare dei giardini. Nel libro di Paola ha un successo strepitoso “Giardino pubblico”, il quinto dei 17 racconti dove si incontrano una signora e un fantasma; beh, se voi capitate in via Simone Martini, zona sud ovest, parallela a via Livorno superstrada FIPILI firenzepisalivorno, vedrete due grandi edifici immersi in uno spazio verde, entrate dentro attraverso una via invisibile ma esistente dal nome di S.Bartolo, entrate attraverso un grande cancello scorrevole e vi trovate in un grande prato verde: a destra il fu Istituto Tecnico Einstein, a sinistra l’ITT Marco Polo, ora travasato nell’Einstein. Percorrete fino in fondo lo spazio tra i due edifici fino a trovarvi contro la rete di recinzione di un campo di atletica e football. A sinistra scorgete delle armature in ferro che sorreggono una scala esterna giustapposta al vecchio edificio. In cima a quella scala risiede il fantasma del luogo: Archimede. Proprio quello degli specchi ustori, anticipo dei raggi laser.., quello stesso che i Siracusani videro correre nudo per le vie del centro gridando a squarciagola “l’ho scoperto”. E non si trattava del membro che l’uom cela. In effetti era doppiamente contento, per la scoperta della formula idrostatica e per il fatto che l’acqua riconoscente l’aveva spinto verso l’alto proprio nel momento che gli sembrava di affogare. Perché l’acqua è come un cane: se tu hai paura quello ti morde, se ti abbandoni a lui tranquillo quello ti salva.

E’ così che dopo 12 anni da quando avevo abbandonato l’Einstein mi sono trovato martedì 13 febbraio u.s. fronte a fronte con il nuovo genius loci, il fantasma della matematica, tra Marco Polo e Albert Einstein oggi c’è il giardino di Archimede.

Devo esprimere qui anche il mio compiacimento nel vedere gli alberi piantati da noi – un pensiero al prof. Gianni Malesci che scelse insieme all’Ufficio Giardini dell’Amministrazione Provinciale i generi adatti (questo richiama gli uccellini, questo cresce in fretta, questo fa una bella ombra…)- alberi ora grandi e ben inseriti nell’ambiente. Penso ai tanti alberi-uomini passati lì tra noi e con noi e ora cresciuti e sparsi per le vie del mondo. Che l’ITC Einstein sia stato per tutti un buon terriccio di scienza e gioia, amore e libertà. Un saluto a tutti. 

E’ stato davvero un bell’incontro quello di martedì pomeriggio al Giardino di Archimede, dove il prof. Enrico Giusti ha fatto gli onori di casa a un tal signore nato in Francia sul finire del 500, vissuto quindi al tempo di Galileo, prima giovane un po’ scapestrato quasi sadico che amava far collezione di film horror tramite i reality show degli assedi alle città, poi uomo ravveduto e scopritore di un buon …metodo di conoscenza.

Vuoi saper chi è? Te lo racconta Leonardo Brunetti nel sito da lui curato.



PS. Il Giardino di Archimede, come vedi nel sito, è il museo della matematica, sorto due anni fa. E' il tempio della scienza, una chiesa senza dogmi né certezze definitive. Ci senti dentro l'afflato dello spirito, una pentecoste sempre in corso. Vi si parla il linguaggio di Dio, quello matematico (1) . Facci una visita. E ritorna, con me, ai prossimi appuntamenti.



(1) Galileo Galilei (1564-1642)

[L’universo] non potrà essere letto finché non avremo imparato il linguaggio e avremo familiarizzato con i caratteri con cui è scritto. E’ scritto in linguaggio matematico, e le lettere sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche, senza le quali è umanamente impossibile comprendere una singola parola.

Opere Il Saggiatore p. 171.
 

APPUNTI di VIAGGIO
(2)

DOMENICA. Grande euforia dopo la passeggiata con Luciano per Saigon, io continuo a chiamarla così. Il bus navetta che collega ogni mezz’ora la nave col centro città ci porta di fronte al Teatro  Municipale dove una banda suona quasi a darci il benvenuto. Vi hanno dato anche delle opere liriche. La giovanissima guida di ieri ne ha parlato con Luciano. E’ presto, il traffico è scarso , possiamo camminare tranquilli per le strade alla ricerca del Thon That Thiep, la via neo chic, di cui parla la guida TCI. Perché oramai si parla di Indochina Style. Dopo qualche tentativo infruttuoso, mi rivolgo con le poche parole di inglese che riesco a masticare a un giovane soldato che me la indica. Ci sono bei negozi, oggetti di arredo , di vestiario, di ornamenti disegnati da un gruppo di stiliste di diversa origine (francese, cambogiana , vietnamita). Mi piace entrare, tutto è moderno, direi sofisticato, mi piacerebbe comprare dei cucchiaini in legno per il tè, ma Luciano naturalmente non vuole: sono troppo cari e poi cosa ne facciamo? Il tè non lo prendiamo quasi mai. Invece approva ,perché io insisto,  che mi compri una collana di perline colorate, che mi sembra originale anche se adatta ad abiti da mare, ma mi piace troppo.

 Trovo il tempio induista segnalato dalla guida, vi entro. Non c’è nessuno. Un grande altare centrale con una sorta di tabernacolo con la dea Mariamman tra due guardiani. I Vietnamiti la considerano miracolosa. Ma Luciano vuole uscire perché le strade cominciano ad animarsi. Intorno i grandi lussuosi alberghi, poi i mercatini popolari, poi i numerosi bar, che Luciano classifica in tipi diversi, partendo da quelli per stranieri, a quelli di aspetto più modesto per arrivare a quelli che hanno colpito anche me : all’aperto, con piccoli sgabellini di plastica colorati su cui siedono i vietnamiti, che sono tutti di piccolissime statura , intorno ad uno sgabello più alto che funge da tavolino. Ieri ne abbiamo visti anche di più miseri , senza sgabelli dove le persone accoccolate consumano nelle loro tazze quella brodaglia con dei nastrini bianchi che ho scoperto essere fettuccine di riso. Certo questi vietnamiti mangiano a tutte le ore, la fame non la soffrono davvero, anche se lontano dalla zona più chic c’è sporco, che dà fastidio a Luciano. Dopo due ore di cammino quasi senza meta ritorniamo con facilità all’hotel Rex dove parte la navetta che ci porta alla nave. Fa molto caldo, occorre fare una doccia prima di andare a mangiare al self service sulla nave, dove il cibo è migliore che al ristorante e dove in mezz’ora possiamo consumare il nostro pranzo. La nave salperà a metà pomeriggio dopo il ritorno dalla gita per i tunnel di Cu chi che io avrò modo di vedere alla televisione in camera nostra. I tunnel sono scavati su tre piani diversi ed erano utilizzati prima dai vietminh, poi dai vietcong durante la guerra.

 Ripenso alla passeggiata della mattina: un certo squallore accanto ad opulenza. La globalizzazione sta conquistando il Vietnam, e quelli che ne godono sembrano contenti come l’allegra guida di ieri , così giovane e simpatica. Ma anche gli altri che stamattina abbiamo incontrato hanno un’espressione soddisfatta, forse perché è domenica e non vanno a lavorare.

La sera a teatro esibizione di artisti cinesi(niente di speciale) e di danzatrici molto graziose, tutte col reggipetto imbottito: non sono sexi, ma eleganti e leggiadre nei movimenti e nell’ espressione del viso. Non sono affettate ma hanno un’eleganza naturale.

(Dal diario di Ornella)