giovedì 15 febbraio 2007

 

APPUNTI di VIAGGIO
(2)

DOMENICA. Grande euforia dopo la passeggiata con Luciano per Saigon, io continuo a chiamarla così. Il bus navetta che collega ogni mezz’ora la nave col centro città ci porta di fronte al Teatro  Municipale dove una banda suona quasi a darci il benvenuto. Vi hanno dato anche delle opere liriche. La giovanissima guida di ieri ne ha parlato con Luciano. E’ presto, il traffico è scarso , possiamo camminare tranquilli per le strade alla ricerca del Thon That Thiep, la via neo chic, di cui parla la guida TCI. Perché oramai si parla di Indochina Style. Dopo qualche tentativo infruttuoso, mi rivolgo con le poche parole di inglese che riesco a masticare a un giovane soldato che me la indica. Ci sono bei negozi, oggetti di arredo , di vestiario, di ornamenti disegnati da un gruppo di stiliste di diversa origine (francese, cambogiana , vietnamita). Mi piace entrare, tutto è moderno, direi sofisticato, mi piacerebbe comprare dei cucchiaini in legno per il tè, ma Luciano naturalmente non vuole: sono troppo cari e poi cosa ne facciamo? Il tè non lo prendiamo quasi mai. Invece approva ,perché io insisto,  che mi compri una collana di perline colorate, che mi sembra originale anche se adatta ad abiti da mare, ma mi piace troppo.

 Trovo il tempio induista segnalato dalla guida, vi entro. Non c’è nessuno. Un grande altare centrale con una sorta di tabernacolo con la dea Mariamman tra due guardiani. I Vietnamiti la considerano miracolosa. Ma Luciano vuole uscire perché le strade cominciano ad animarsi. Intorno i grandi lussuosi alberghi, poi i mercatini popolari, poi i numerosi bar, che Luciano classifica in tipi diversi, partendo da quelli per stranieri, a quelli di aspetto più modesto per arrivare a quelli che hanno colpito anche me : all’aperto, con piccoli sgabellini di plastica colorati su cui siedono i vietnamiti, che sono tutti di piccolissime statura , intorno ad uno sgabello più alto che funge da tavolino. Ieri ne abbiamo visti anche di più miseri , senza sgabelli dove le persone accoccolate consumano nelle loro tazze quella brodaglia con dei nastrini bianchi che ho scoperto essere fettuccine di riso. Certo questi vietnamiti mangiano a tutte le ore, la fame non la soffrono davvero, anche se lontano dalla zona più chic c’è sporco, che dà fastidio a Luciano. Dopo due ore di cammino quasi senza meta ritorniamo con facilità all’hotel Rex dove parte la navetta che ci porta alla nave. Fa molto caldo, occorre fare una doccia prima di andare a mangiare al self service sulla nave, dove il cibo è migliore che al ristorante e dove in mezz’ora possiamo consumare il nostro pranzo. La nave salperà a metà pomeriggio dopo il ritorno dalla gita per i tunnel di Cu chi che io avrò modo di vedere alla televisione in camera nostra. I tunnel sono scavati su tre piani diversi ed erano utilizzati prima dai vietminh, poi dai vietcong durante la guerra.

 Ripenso alla passeggiata della mattina: un certo squallore accanto ad opulenza. La globalizzazione sta conquistando il Vietnam, e quelli che ne godono sembrano contenti come l’allegra guida di ieri , così giovane e simpatica. Ma anche gli altri che stamattina abbiamo incontrato hanno un’espressione soddisfatta, forse perché è domenica e non vanno a lavorare.

La sera a teatro esibizione di artisti cinesi(niente di speciale) e di danzatrici molto graziose, tutte col reggipetto imbottito: non sono sexi, ma eleganti e leggiadre nei movimenti e nell’ espressione del viso. Non sono affettate ma hanno un’eleganza naturale.

(Dal diario di Ornella)

 

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