giovedì 31 maggio 2012

O caro Giorgio mio





2 giugno
Quand'ero piccolino
 giocavo ai soldatini
Or son passati gli anni
l'Italia ha i suoi malanni
Ma il Presidente mio
m'invita a spiegar l'ali
e vuole ch'io lo ammiri
su quei Fori imperiali.
O caro Giorgio mio
il popol che tu guidi
non vuole oggi giocare
ancor coi soldatini,
la guerra si combatte
non più con i cannoni;
la morte oggi si affronta
sotto quei capannoni;
e le milizie scelte
son semplici operai:
stanno di notte in tenda,
di giorno sono al banco;
il loro inno canta:
siam pronti alla morte
il lavoro  chiamò.
Quand'ero piccolino
giocavo ai soldatini;
ma ora son cresciuto
o caro Presidente:
e la tua marcia sobria
è proprio deprimente;
mi sembra sia rivolta
a deboli di mente
che godono al rimbombo
dei soldatin di piombo.
Non questa è la tua gente
o caro Presidente.
L'Italia è nata adulta
da mamma Resistenza;
non vuol morir fanciulla
sepolta in una culla.


Luisa Morgantini scrive



L'Associazione per la Pace esprime rammarico e preoccupazione per il fatto che la mostra “Notte molto nera – Sabra e Chatila, una memoria scomoda”, in programmazione a Roma presso la Casa della Memoria e della Storia a partire dal prossimo 30 maggio, sia stata cancellata a pochi giorni dall'inaugurazione. L'iniziativa aveva ricevuto tutte le autorizzazioni del caso, compresa una lettera di incarico protocollata dal Comune di Roma. Non è stata data nessuna comunicazione ufficiale circa le mutate circostanze, né è stato fornito il motivo del  rinvio sine die.
   Non è la prima volta che la Casa della Memoria  rifiuta di ospitare un evento culturale dedicato alla storia palestinese. Non osiamo neppure più sperare che si tratti di una coincidenza e chiediamo che vengano al più presto date spiegazioni plausibili  per questa scelta, che non fa certamente onore  alla Casa della Memoria e della Storia. Il suo nome ci dice che dovrebbe ricoprire il ruolo di bene comune e non praticare scelte che confinano i palestinesi, oppure altri popoli non graditi ai potenti,  a "figli di un dio minore" .
Ci auguriamo quindi che la Casa della Memoria si comporti come tale ed ospiti la mostra su Sabra e Chatila.        
          Info: Luisa Morgantini 
          tel. 348 3921465 

mercoledì 30 maggio 2012

Leopardi da Napoli a Napolitano




No parata, no F15, no Afghanistan



Magnanimo animale
Non credo io già, ma stolto,
Quel che nato a perir, nutrito in pene,
Dice, a goder son fatto,
E di fetido orgoglio
Empie le carte, eccelsi fati e nove
Felicità, quali il ciel tutto ignora,
Non pur quest'orbe, promettendo in terra
A popoli che un'onda
Di mar commosso, un fiato
D'aura maligna, un sotterraneo crollo
Distrugge sì, che avanza
A gran pena di lor la rimembranza.
Nobil natura è quella
Che a sollevar s'ardisce
Gli occhi mortali incontra
Al comun fato, e che con franca lingua,
Nulla al ver detraendo,
Confessa il mal che ci fu dato in sorte,
E il basso stato e frale;
Quella che grande e forte
Mostra sé nel soffrir, né gli odii e l'ire
Fraterne, ancor più gravi
D'ogni altro danno, accresce
Alle miserie sue, l'uomo incolpando
Del suo dolor, ma dà la colpa a quella
Che veramente è rea, che de' mortali
Madre è di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
Congiunta esser pensando,
Siccome è il vero, ed ordinata in pria
L'umana compagnia,
Tutti fra sé confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune. Ed alle offese
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre
Al vicino ed inciampo,
Stolto crede così qual fora in campo
Cinto d'oste contraria, in sul più vivo
Incalzar degli assalti,
Gl'inimici obbliando, acerbe gare
Imprender con gli amici,
E sparger fuga e fulminar col brando
Infra i propri guerrieri.
Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell'orror che primo
Contra l'empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l'onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch'ha in error la sede.

sabato 26 maggio 2012

La paura governa il mondo

La Palestina resiste, la Grecia non si arrende, l'Europa in piena crisi, il M.O. continua a bruciare, la Francia morde il freno dell'alleanza atlantica. E' il momento di alzare la soglia della paura: Parigi val bene una operazione camuffata.

Quando la gente temeva per la propria vita e per la vita dei propri cari, allora improvvisamente questioni come i passati insuccessi governativi parevano banali. Essi divenivano ansiosi per la loro sicurezza e per la loro sopravvivenza. Essi erano facilmente malleabili ed accettavano qualsiasi politica o legge che il loro governo poteva decidere se necessaria per la "loro protezione".
George Orwel 1984
La scala della paura secondo Cia:
 il verde, che rappresenta nessuna minaccia,
 il blu che significa una generica minaccia, 
 il giallo che significa un'elevata minaccia,
 l'arancione che sta per una minaccia significativa,
 il rosso che significa una minaccia grave. 

(Aggiornamento dell'8 gennaio 2014)

Israele. Vuoti di memoria collettivi: notte di pogrom

Tel Aviv 23 maggio 2012
Gentiluomini del Likud fermano un autobus per controllare se al suo interno viaggiano africani...
A driver seen talking with protesters after his bus had been stopped and he had been asked by the mob if he was carrying any Africans. The driver replied he wasn't, and after a chat he continued on his way, as protesters blocked the streets and chanted racist slogans following a a demonstration against African refugees and asylum seekers in Tel Aviv's Hatikva neighborhood on May 23, 2012.
(nota: per la traduzione clicca col mouse destro e seleziona: "traduci in italiano")

Israele. Vuoti di memoria collettivi: notte di pogrom contro la comunità africana
Minacce di “deportazione” contro gli “infiltrati”, aggressioni, negozi dati alle fiamme: è una notte di pogrom nel quartiere di Hatikva, periferia di Tel Aviv. La violenza arriva dalla destra israeliana, e si rivolge contro la comunità africana. Episodi che si ripetono da settimane, come diretta conseguenza delle politiche del governo Nethanyahu contro i migranti. E di un vuoto di memoria collettivo.

di Cecilia Dalla Negra

Non è stata la prima volta, probabilmente non sarà neanche l’ultima. Già il 26 aprile scorso la comunità migrante sudafricana a Tel Aviv, composta per la maggior parte da rifugiati e richiedenti asilo, aveva subito gravi attacchi: al termine delle celebrazioni per lo Yom Haatzmaut (la Giornata dell’Indipendenza israeliana) 5 bottiglie molotov erano state lanciate da “ignoti” contro le abitazioni di africani nei quartieri poveri di Tel Aviv.

Nella notte tra il 23 e il 24 maggio è accaduto di nuovo, questa volta con una manifestazione organizzata e composta da un migliaio di persone, che ha visto la presenza di una delegazione di membri della Knesset, il parlamento israeliano.

Tutti esponenti del Likud, il partito nazionalista liberale guidato dal primo ministro Benjamin Nethanyahu, che per la destra di base, evidentemente, non è abbastanza a destra, nonostante le politiche aggressive nei confronti degli stranieri messe in atto dal governo.

Una folla violenta ha invaso nella notte il quartiere di Hatikva, periferia di Tel Aviv, dove risiede la gran parte dei migranti africani arrivati in Israele in cerca di rifugio da Eritrea, Sud Africa o Darfour: i manifestanti hanno dato alle fiamme negozi, cassonetti, vetrine.

Automobili e taxi sono stati ripetutamente fermati da dimostranti che, picchiando sui finestrini o distruggendoli, erano in cerca di autisti e passeggeri africani.

Slogan razzisti sono stati urlati a gran voce per ore: “Vogliamo la deportazione dei sudanesi” e “infiltrati fuori da casa nostra”, in quella che è stata una vera e propria “caccia allo straniero”, sostenuta e supportata da membri del Parlamento.

Tra loro, come riportato da testimoni attraverso i social network e dal quotidiano israeliano Ha’aretz, anche Miri Regev (Likud) che, rivolgendosi alle masse, ha definito i sudanesi “un cancro nel nostro corpo”, promettendo ai presenti: “Li rimanderemo tutti indietro”.

Tra i politici presenti anche Danny Danon (Likud), tra i parlamentari più attivi nella lotta contro i migranti, autore di un piano di espulsione che riguarderebbe circa l’80% dei rifugiati africani presenti nel paese, che nel rivolgersi ai manifestanti ha suggerito una sola soluzione possibile: “Dobbiamo iniziare a parlare di espulsione: non dobbiamo avere paura di pronunciare questa parola”.

Si affrettano ad assicurare che non si tratta di razzismo: ma sono parole, intenzioni e azioni difficilmente definibili altrimenti, capaci di rimandare a una memoria storica collettiva non troppo distante nel tempo. Quello della notte scorsa, nel quartiere di Hatikva, è stato un Pogrom diretto, organizzato e attuato dalla destra estremista contro la popolazione migrante.

E d’altra parte solo pochi giorni fa Nethanyahu, parlando del “problema” dei rifugiati, aveva definito l’immigrazione una “minaccia allo stato israeliano e alla sua identità ebraica”, solo l’ultima di tante esternazioni “non razziste” che hanno caratterizzato il suo mandato elettorale.

Del marzo scorso l’annuncio di un progetto per la costruzione del più grande centro di detenzione per migranti nel deserto del Negev – per “porre fine alla piaga dell’immigrazione” – mentre è stata avviata recentemente la costruzione di un nuovo muro: 250 km al confine con l’Egitto, per evitare il passaggio dei “clandestini” provenienti dall’Africa e diretti in Israele.

Una violenza – tanto governativa che popolare – capace di toccare apici di aggressione già da tempo: nel gennaio 2011 era stato interessato il quartiere periferico di Shapira, luogo disagiato dove le comunità migranti (mal)convivono con il sottoproletariato urbano israeliano, teatro di aggressioni e violenze ripetute.

Ma nel corso del 2011 sono state tante anche le manifestazioni di violenza razziale e politica organizzate dalla destra israeliana, tra cui la pubblicazione, da parte di un gruppo di rabbini, dell’appello ai cittadini perché non affittassero le loro proprietà agli “infiltrati” stranieri.

Oggi, secondo quanto riportato da Ha’aretz, il governo sarebbe sul punto di approvare un piano di deportazione di massa dei rifugiati, per rimpatriarli forzatamente in Sud Africa.

Azioni che si collocano in perfetta armonia  - e sono diretta conseguenza - di una politica governativa ormai sempre più ghettizzante, discriminatoria e disumanizzante nei confronti dei non-ebrei presenti nel paese: palestinesi, arabi israeliani o sudafricani che siano.

Capaci, tutti, di rappresentare un “serio rischio” al quell’equilibrio demografico tanto ricercato, e sempre più difficile da mantenere, che vorrebbe il paese decisamente ebraico, israeliano e, possibilmente, bianco. Ma democratico.

 “A volte” – scrive un attivista israeliano su Twitter – “le nazioni sono affette da collettivi vuoti di memoria”. Come quando esseri umani diventano “infiltrati”, intere comunità sono “da deportare” e quartieri cittadini vengono investiti dalla violenza.

Quando la storia si ripete, ma dimostra che nemmeno le vittime sanno esserne degni alunni.

Le foto dell’aggressione della notte scorsa sono visibili sul sito di Activestill, un video su quello di Free Palestine.

24 maggio 2012

Qualche foto 

giovedì 24 maggio 2012

Al Nuovo Teatro dell'Opera - Firenze


Mercoledi 23 maggio 2012: in 5 minuti, in bicicletta dall'Isolotto a Porta a Prato, attraverso le Cascine e mi trovo al
Nuovo Teatro dell'Opera


All'entrata, in galleria, profumo di legno fresco, come nelle falegnamerie della mia infanzia in Piazza Nova a Ponte a Poppi - 

dove vedi
Juan Jose Mosalini e la Grande Orchestra di Tango
Mi perdoneranno i solerti custodi del copyright, ma questo è un breve pezzo concesso dopo che il programma era terminato (clicca sulla foto sottostante)


Buon compleanno (video)



mercoledì 23 maggio 2012

Luisa Morgantini scrive

Un incontro dei primi di gennaio con Mustafa Barghouti
(foto del Barba)

Campo internazionale a Ramallah-Palestina
dal 7 al 25 luglio 2012
Diffondere
carie cari, vi sollecito a diffondere e fare conoscere questa iniziativa. Vi sono ancora dei posti disponibili.
E sarà un esperienza intensa e straordinaria, ad un costo veramente basso, infatti la Municipalità di Ramallah si farà carico
dei costi ulteriori.
Attendo fiduciosa.
Luisa Morgantini


sollecito, vi sono ancora posti disponibili.
Siete tra i 18 e i 40 anni?
Volete fare un esperienza di lavoro volontario e un viaggio di conoscenza in Palestina?

Volete incontrare palestinesi e internazionali e trascorrere giorni insieme, restaurando una piazza, piantare alberi, visitare citta’, villaggi ,campi profughi ed incontrare palestinesi che resistono quotidianamente nella  Palestina occupata?

Allora non perdete tempo iscrivetevi al campo internazionale di lavoro e conoscenza organizzato dalla Municipalità di Ramallah e da organizzazioni locali in collaborazione con Luisa Morgantini - Associazione per la Pace dal  7   al 14  luglio  2012.

Il costo per tutta la permanenza e’ di 200 euro,  a vostro carico anche il biglietto di viaggio.
Per l’ Italia c’è un massimo di 20 posti.  Sarebbe molto utile parlare l’inglese, che sarà la lingua di comunicazione. Le iscrizioni chiudono il  31 maggio.
Sul sito www. assopacepalestina.org, trovate ulteriori informazioni.

Per l’ Italia le iscrizioni si fanno scrivendo mail a: lmorgantiniassopace@gmail.com - tel. 3483921465
Vi pregherei di diffondere e  fare conoscere l'iniziativa.


Luisa Morgantini

lunedì 21 maggio 2012

Leggiamo il programma a 5 stelle




STATO E CITTADINI
pagina 3 di 15
L’organizzazione attuale dello Stato è burocratica, sovradimensionata, costosa, inefficiente. Il Parlamento non rappresenta più i cittadini che non possono scegliere il candidato, ma solo il simbolo del partito. La Costituzione non è applicata. I partiti si sono sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo e giudizio.
• Abolizione delle province 
• Accorpamento dei Comuni sotto i 5.000 abitanti
• Abolizione del Lodo Alfano 
• Insegnamento della Costituzione ed esame obbligatorio per ogni rappresentante pubblico
• Riduzione a due mandati per i parlamentari e per qualunque altra carica pubblica 
• Eliminazione di ogni privilegio particolare per i parlamentari, tra questi il diritto alla pensione dopo due anni e mezzo 
• Divieto per i parlamentari di esercitare un’altra professione durante il mandato • Stipendio parlamentare allineato alla media degli stipendi nazionali
 • Divieto di cumulo delle cariche per i parlamentari (esempio: sindaco e deputato) 
• Non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati 
• Partecipazione diretta a ogni incontro pubblico da parte dei cittadini via web, come già avviene per Camera e Senato
 • Abolizione delle Authority e contemporanea introduzione di una vera class action
 • Referendum sia abrogativi che propositivi senza quorum
 • Obbligatorietà della discussione parlamentare e del voto nominale per le leggi di iniziativa popolare 
• Approvazione di ogni legge subordinata alla effettiva copertura finanziaria
 • Leggi rese pubbliche on line almeno tre mesi prima delle loro approvazione per ricevere i commenti dei cittadini.
Continua qui

Um Fagarah – Colline a sud di Hebron, Cisgiordania


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COMUNICATO STAMPA

Palestinesi ritornano a costruire nel villaggio di Um Fagarah
Ieri prima azione nonviolenta della campagna in supporto alla comunità delle South Hebron Hills


21 maggio 2012

Um Fagarah – Colline a sud di Hebron, Cisgiordania

Il 19 maggio il Popular Struggle Coordination Committee e il Comitato Popolare delle colline a sud di Hebron hanno organizzato la prima azione della campagna a sostegno del villaggio di Um Fagarah. Obiettivo della campagna è la costruzione di case di mattoni per permettere ai palestinesi di vivere sulle proprie terre, sottolineando l'esistenza e la presenza continua del villaggio nel corso degli anni.

Circa un centinaio di persone hanno preso parte all'evento. Per tutto il giorno palestinesi, attivisti israeliani e  internazionali hanno lavorato alla costruzione della prima abitazione.

Alle 18.30 i muri della casa sono stati ultimati e tutti i partecipanti si sono riuniti davanti alla moschea, dove ha avuto luogo un’assemblea pubblica, in cui sono intervenuti rappresentatnti del Comitato Popolare delle colline a sud di Hebron e del Popular Struggle Coordination Committee.

Noi siamo qua per rivendicare il nostro diritto ad esistere su questa terra. Tutte le ingiustizie e sofferenze subite negli ultimi decenni ci hanno rafforzato e per quanto l'esercito israeliano continui a distruggere, noi continueremo a costruire” ha dichiarato un rappresentante della comunità di Um Fagarah, dopo aver raccontato le vicende del villaggio dagli inizi degli anni ’80.
L’evento si è concluso in un clima festoso con la danza tradizionale palestinese.

Nel novembre 1999, gli abitanti di Um Fagarah e di altri villaggi dell'area erano stati espulsi dall'esercito israeliano e dall'Amministrazione Civile israeliana. I palestinesi presentarono quindi un ricorso all'Alta Corte di Giustizia israeliana che, nel marzo 2000, ordinò il rientro delle comunità palestinesi nei propri villaggi. Il 3 novembre 2011, l'esercito israeliano aveva abbattuto i piloni che avrebbero dovuto connettere il villaggio alla rete elettrica (http://www.operationdove.org/?p=650 ), mentre il 24 novembre aveva arrestato due ragazze palestinesi e demolito diverse costruzioni tra cui la moschea http://www.operationdove.org/?p=655. Gli abitanti di Um Fagarah l'hanno successivamente ricostruita http://www.operationdove.org/?p=658, ma il 2 maggio scorso, l'Amministrazione Civile ha consegnato ordini di demolizione per altre quattro strutture, ostacolando di fatto lo sviluppo e l'esistenza della stessa comunità.

L'evento ha mostrato come le comunità palestinesi delle colline a sud di Hebron sono fortemente impegnate nell'affermare i propri diritti ed a resistere in modo nonviolento all'occupazione israeliana.

Operazione Colomba mantiene una presenza costante nel villaggio di At-Tuwani e nell'area delle colline a sud di Hebron dal 2004.

Foto dell'evento: http://snipurl.com/23lhqt5


Per informazioni:
Operazione Colomba, +972 54 99 25 773

[Note: secondo la IV Convenzione di Ginevra, la II Convenzione dell'Aja, la Corte Internazionale di Giustizia e numerose risoluzioni ONU, tutti gli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati sono illegali. Gli avamposti sono considerati illegali anche secondo la legge israeliana.]



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Operation Dove - Nonviolent Peace Corps
Palestine/Israel
Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII

Email: tuwani@operationdove.org
Web: www.operationdove.org
Mobile: +972 54 9925773



PRESS RELEASE

Palestinians once again back to build in Um Fagarah village
The campaign in support to the South Hebron Hills communities started with the first nonviolent action

(Italian follows)
May 21th, 2012

Um Fagarah – South Hebron Hills, West Bank

On 19th May the Popular Struggle Coordination Committee, the South Hebron Hills Popular committee organized the first nonviolent action of the campaign in support of Um Fagarah village, in its legitimate struggle to keep living in its land through the construction of brick houses and in order to stress the permanent character of its presence in the area.

A hundred people attended the event and the whole village involved in the commitment. All day long Palestinians, Israeli and international activists were building the first expected house.

At 18.30 when the walls of the house was completed, all the participants gathered in front of the mosque, where a public meeting took place with the speeches of representatives of the South Hebron Hills Popular Committee and of the Popular Struggle Coordination Committee.

After explaining the history of the village since the early 80's, a representative for Um Fagarah community, said: “We are here to claim our right to exist on this land. All injustice and suffering of the recent years increased our strength. If the Israeli army continues to destroy, we will continue to build!”
The event ended with the traditional Palestinian dance.

In 1999, Israeli army and Civil Administration expelled the inhabitants of Um Fagarah and other villages in the area. Only severals months later the inhabitants were allowed to return to their homes. In 2011, on November 3rd the utility poles which should connect the village with the electricity net, were demolished http://www.operationdove.org/?p=650 and on November 24th the Israeli army arrested two Palestinian girls and demolished several huts including the mosque http://www.operationdove.org/?p=655. The inhabitants of Um Fagarah rebuilt it later http://www.operationdove.org/?p=658, but on May 2nd the Civil Administration delivered stop working orders to 4 infrastructures, preventing the development and the existence of the Palestinian community .

The event clearly showed how the Palestinian communities in the South Hebron Hills are strongly involved in affirming their rights and resist to the Israeli occupation choosing the nonviolent way.

Operation Dove has maintained an international presence in At-Tuwani and South Hebron Hills since 2004.

Pictures of the event: http://snipurl.com/23lhqt5


For further information:
Operation Dove, 054 99 25 773

[Note: According to the Fourth Geneva Convention, the Hague Regulations, the International Court of Justice, and several United Nations resolutions, all Israeli settlements and outposts in the Occupied Palestinian Territories are illegal. Most settlement outposts, including Havat Ma'on (Hill 833), are considered illegal also under Israeli law.]





Email da Chicago


 foto (inviate da Bob Kendrick)

I Natonti hanno finanziato le guerre stellari per dar lavoro all'apparato militar-industriale dell'Impero.
Che purtroppo
ha natura sì malvagia e ria
che mai non empie la bramosa voglia
e dopo il pasto ha più fame che pria.
(Inferno I, 97-99)
Aggiornamento del 23 maggio:
(il blog è abilitato alla traduzione in italiano)
NATO Talks a Sham
By Dennis Kucinich, Reader Supported News

22 May 12

The North Atlantic Treaty Organization is not a benevolent organization. NATO is not about the North Atlantic and it's not about our collective defense.

NATO is a cost-sharing organization that finances aggressive military action. By hiding behind the claim that the organization provides for 'common defense,' NATO allows us to wage wars of choice under the guise of international peacekeeping. The most recent example was the unconstitutional war in Libya where NATO, operating under a United Nations mandate to protect civilians, instead backed one side in a civil war and pursued a policy of regime change.

Today, NATO leaders are meeting in Chicago to discuss the future of Afghanistan. The talks are being billed as discussions of plans to end the war. The war in Afghanistan is not ending. These talks are simply about financing the next phase of the war.

The Strategic Partnership Agreement between the U.S. and Afghanistan commits us to the country for at least another decade, despite public support for the war being at an all-time low. The United States will pay for half of the estimated $4.1 billion per year cost of supporting 352,000 Afghan army and police officers. Afghanistan's contribution will be $500,000. The rest will be financed by our 'NATO partners.' It is not surprising that support for the war among NATO members is waning, with France threatening to pull out its troops by the end of this year.

Our participation in NATO comes at a great financial cost to the U.S. We contribute the majority of funds for NATO's common budget, including 25% of the military budget. Between fiscal years 2010 and 2012 alone, we contributed more than $1.3 billion to NATO's military budget. We also incur significant costs through the deployment of our forces in support of NATO missions. According to The Atlantic, the war in Libya cost the United States $1.1 billion.

NATO was originally founded to provide a strategic counterbalance to the Soviet Union. Its founding purpose no longer exists, but NATO continues to circumvent the authority of the United Nations and to provoke other nations. NATO is an anachronism. Instead of trying to bolster the organization, we should begin serious discussions to dismantle it.


P.S.  If you didn't see the video of the G.I.'s at the NATO summit, the one Lucus sent around, check it out.
It shook me up.
http://www.democracynow.org/2012/5/21/no_nato_no_war_us_veterans

domenica 20 maggio 2012

2 giugno: festa della Repubblica


Comunità dell'Isolotto
una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
per chiedere che non si festeggi la Festa della Repubblica del 2 giugno con parate militari, e sfilate di armi e simili: ma con i lavoratori, gli studenti, gli insegnanti, i pensionati, coloro che cercano lavoro, le madri e i padri delle nostre giovani generazioni, i ragazzi del servizio civile. 

Chiunque voglia inviarne una uguale o simile, anche a titolo personale può farlo.
L'indirizzo è: presidenza.repubblica@quirinale.it
Nella mail deve essere indicato chiaramente il proprio nome, cognome oltre all'indirizzo postale tradizionale e deve essere inserito il testo della lettera (non è possibile inviare allegati). 
In alternativa: l'indirizzo postale tradizionale è: 
Palazzo del Quirinale, 00187 Roma.

Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
Palazzo del Quirinale, 00187 Roma.


La pace è l'unico valore veramente rivoluzionario, diceva Turoldo, perché costringe a ripensare tutte le categorie del vecchio mondo che è stato costruito sulle macerie delle guerre.
E Balducci, rivolgendosi ai cristiani, ricordava che una chiesa veramente evangelica deve essere come un'obiezione di coscienza piantata da Dio nella carne viva del mondo.


Essere costruttori di pace oggi significa obiettare al sistema di guerra e alle spese militari che la guerra rendono possibile. 
Noi vogliamo essere cittadini obbedienti alla Costituzione italiana, scritta subito dopo il flagello del secondo conflitto mondiale, e proprio per questo tesa al ripudio della guerra stessa. Lo dice l'articolo 11. E' la stessa Costituzione che ci indica come la nostra Repubblica sia fondata sulla forza del lavoro. Lo dice l'articolo 1. In mezzo, tra l'articolo 1 e l'articolo 11, ci sono 10 articoli fondamentali della nostra carta costituzionale, su altrettanti valori fondanti: la giustizia, la libertà, la salute, l'educazione, ecc. Questo significa che i lavoratori devono costruire le condizioni per la dignità della vita di tutti coloro che vivono nel nostro paese, e che la guerra (e la sua preparazione) è l'unico vero disvalore da espellere per sempre dal contesto sociale e civile.


Per tutto questo noi non comprendiamo perché la Festa della Repubblica, che ricorre il 2 giugno, venga celebrata con le parate militari, la sfilata della armi, la mostra degli ordigni bellici. E' una contraddizione divenuta ormai insopportabile. Questo è il ripudio della Costituzione,non della guerra. E' il rovesciamento della verità.


Il 2 giugno ad avere il diritto di sfilare sono le forze del lavoro, i sindacati, le categorie delle arti e dei mestieri, gli studenti, gli educatori, gli immigrati, i bambini con le madri e i padri, le ragazze e i ragazzi del servizio civile. Queste sono le forze vive della Repubblica; i militari hanno già la loro festa, il 4 novembre, che ricorda “l'inutile strage” della prima guerra mondiale, come disse il papa Benedetto XV.


A lei, Presidente della Repubblica chiediamo di abolire la parata militare del 2 giugno, anche per rispettare la necessità di risparmio economico (ci costerà dieci milioni di euro): inviti i giovani disoccupati e i pensionati come rappresentanti del popolo italiano in sofferenza. E' un vero e proprio scandalo che mentre si impongono pesanti sacrifici a tutti, il Parlamento ed il Governo abbiano confermato l'enorme spesa di oltre 10 miliardi di euro per l'acquisto dei cacciabombardieri F35.


Ci impegniamo ad interpellare le autorità civili delle nostre città, sindaci, prefetti, consiglieri comunali, deputati, affinché sostengano questa nostra proposta, scrivendo anche lettere ai giornali e diffondendole nei luoghi di lavoro. Il 2 giugno con le nostre associazioni vogliamo celebrare l'Italia che “ripudia la guerra”: dove possibile organizzeremo delle sfilate dove i cittadini disarmati innalzeranno i cartelli con l'articolo 11 della Costituzione.
Fonte

martedì 15 maggio 2012

Hallo boys, wake up! It's time.

Io sono contrario a togliere il finanziamento pubblico ai partiti, come sono contrario a togliere il finanziamento pubblico alla scuola, alla sanità, alla RAI-TV. Il problema in italia è di corretta amministrazione. Quando si dice: "non funziona niente".  Se la RAI, se la scuola statale, se la sanità, se le carceri, se i partiti, se gli acquedotti, se le ferrovie non funzionano bene, non li svendo a che è in grado di comprarli con i soldi che mi ha rubato. 
Sto pensando agli Stati Uniti, grande Oligarchia, dove tutto è in mano ai privati, anche i partiti, insieme a scuola sanità giornali tv carceri (anche quelle). 
L'oligarchia, quella oligarchia, governa il nostro mondo che ora è in situazione disperata, come dall'articolo che segue.  Non "via i partiti", ma via questi partiti, pervertiti. Sostengo Beppe Grillo perché, mandando i grillini a governare, di fatto tenta un modo nuovo di essere partito. Quando accetta che un grillino prenda 2.500 euro al mese al posto di 10.000 fa un discorso di riforma seria - radicale - dei partiti. Gli auguro di vincere a Parma, anche se potrebbe uscirne una situazione non facile da gestire. D'altronde lui lo dice: non mi votare se insieme al voto non intendi impegnare te stesso in prima persona per realizzare il programma scritto nella carta di Firenze e non solo.
Questi qui sotto dicono col cartello: "i lavoratori hanno bisogno di un partito tutto loro"; perché repubblicani o democratici sono zuppa e pan bagnato: i lavoratori hanno bisogno di un partito loro proprio. Grillo forza un po' le cose quando parla di PDL e PD-L. Per fortuna noi abbiamo una tradizione di sinistra, come tutta l'Europa e quindi possiamo ripartire alla ricostruzione di un partito che appartenga a chi lavora e non a chi gioca in borsa. Possiamo ancora salvare il bambino buttando via l'acqua sporca, almeno provarci.
Fa bene Bersani a dire che Grillo rappresenta una sfida che va raccolta e affrontata. Avrà da sudare e non ce la farà se i pidimenoellini non faranno come Grillo dice che devono fare i suoi: tutti in trincea, singolarmente. E' questo il momento delle piazze e delle strade; delle grandi assemblee di mobilitazione, nei circoli, nelle sedi di partito, nelle parrocchie addirittura; ridicolo avere paura. Ridicola questa Oligarchia globale che non sa fare altro che tirar fuori il solito baubau anarchico che tira le bombe. Non hanno neppure fantasia, dopo quello che gli è successo con Pinelli Valpreda. Adesso staranno negli scantinati dei Servizi Gladio a tingere di rosso le brigate nere e tra un po' ci riproveranno... La cosa strabiliante che TV e Giornali li prendano sul serio. Fa impressione Repubblica che riempie le pagine di queste veline piduiste. Fa anche impressione il governo che promuove De Gennaro a responsabile dell'antiterrorismo, dopo che ci è stata regalata la scuola Diaz di Genova. Ecc. ecc. (Sto pensando al coraggio e alla determinazione dei palestinesi che ho incontrato nei villaggi della Cisgiordania ai primi di gennaio). 
Nota: per tradurre in italiano l'articolo qui sotto usa il gadget "seleziona lingua", in cima alla home page, a sinistra.
Se non trovi "italiano" chiedi prima inglese e poi italiano. A me ha funzionato così.


 Desperate Times Demand Revolutionary Measures
By Peter Phillips
“Don't waste any more time or energy on the presidential election than it takes to get to your polling station and pull a lever for a third-party candidate-—just enough to register your obstruction and defiance—and then get back out onto the street. That is where the question of real power is being decided.” Chris Hedges, May 2012

Runway capitalism is moving unrelentingly towards sociopolitical-environmental collapse—cheered on by a two-headed single party machine known as US Congress. Activists, who see the coming disasters as catastrophic, are seeking revolutionary change through non-cooperation, and occupy disruptions. Yet, many are the still delusional hopefuls desperately fumbling with traditional responses; including "Kum ba yah" marches, and the futile support for progressive left-leaning candidates seeking positions of influence inside the Washington beltway.
Do we understand that habeas corpus is no longer a legal protection in the US or that the US president can torture and kill American citizens, let along anyone in the world? How can we ignore the inconvenient truths of warrentless wire taps and electronic monitoring for everyone? Why do we tolerate that US-NATO forces killing people in over one hundred countries in the world using special service operatives, private assassins and drones—a million civilians deaths in Iraq alone? How can we be so blind as not to see our corporate media is a propaganda fog machine for the one percent? These questions, reflecting the reality of America today, are so far from the values of our traditions that accepting any aspect of authority from Washington DC is a sacrilege to our honor. We are in desperate times.
In Congress, wealth begets membership, and wealth is the reward for correct action. The members in the House and Senate have a collective net worth of $2.04 billion, up from $1.65 billion, in 2008. While at the same time, Americans' household net worth has continued to declined and the number of people living in poverty has risen for the fifth year in a row.
The American Congress is in reality an artificial organization serving as cheerleader to the transnational corporate class of the world. Congress offers its members little more than a transitional path into the good life of corporate affluence as long as the members remain loyal to party discipline. Our legitimate electoral process has been completely usurped by the Supreme Court ruling that a corporation’s free speech rights allow unlimited campaign spending, and congressional lobbying knows no bounds. Any candidate willing to serve in the Democrat or Republican parties in the US congress today, even as a gadfly of resistance, is stepping beyond the pale of constitutional government.
Even if a Progressive Democrat of America—Moves On into the congressional circle, the magnitude of compromise demanded makes effective action impossible other than occasional symbolic votes of resistance. Those stepping out of party lines will invariably result in orchestrated opposition during the next selection cycle—Just ask Cynthia McKinney.

Luisa Morgantini scrive

Nota per il lettore: 
per avere la traduzione italiana della parte inglese usa il gadget in alto a sinistra sotto l'immagine: dove c'è scritto "traduci" o "translate - selezione lingua" mettere "italiano". (Se non trovi italiano, seleziona prima inglese e una volta che è tutto in inglese metti "italiano")
Vi incollo molte notizie e dettagliate sull'accordo per i prigion ieri
Oggi parlerò con Jawad Boulus, avvocato e Qaddura Fares (legato a Marwan Barghouti) del Club dei Prigionieri.
Dopo la manifestazione per la commemorazione della Nakba, vedrò di scrivere un breve pezzo per ricordare la vergogna dei media
e del nostro governo, of course anche Onu e altri e Ue.
Alcuni risultati sono davvero importanti, altri un pò meno.
Ma nel complesso un gran bel risultato, che ha visto il consenso dei rappresentanti dei prigionieri
diversi partiti. Per ora solo detenuto di Gaza, Sursuk dice di andare avanti nello sciopero della fame perchè verrà liberato solo alla scadenza del
èer il rinnovo o meno della sua detenzione che sarebbe il 2 agosto, chiede di essere liberato il 1° Luglio. Ad ogni modo il gruppo negoziatore avrà un incontro
per convincerlo a desistere pur inoltrandol la sua richiesta alle autorità carcerarie israeliane.
Non si torni però nel silenzio, vi sono 4.700 palestinesi nelle prigioni israeliane. Dobbiamo continuare la mobilitazione.
Un abbraccio, com meno angoscia dei giorni precedenti.

Luisa Morgantini


MAIN NEWS_______________________________________________

THE PRISONER CLUB: THE ADMINISTRATIVE PRISONERS SIGNED THE AGREEMENT AND ENDED THEIR STRIKE

FIVE PALESTINIAN PRISONERS DECIDE TO END THE STRIKE IN EXCHANGE FOR THEIR RELEASE

PRISONER SURSUK REFUSES TO END HIS HUNGER STRIKE

Head of the Palestinian Prisoner Club association Qaddoura Fares announced that the hunger striking administrative detainees have accepted the agreement that was signed between the higher committee leadership in the prisons and the Israeli prison service and subsequently ended early Tuesday their hunger strike.

Fares told “al-Quds” that attorney Jawad Bulous, a delegation of the higher leadership committee and the prisoners Bassam a-Sa`di, Jamal al-Hour and Ahmad Sa`dat convened in Ramleh prison hospital for hours with hunger strikers Bilal Dhiab, Thaer Halahleh, Ja`far Izz a-Dein, Hasan a-Safadi, Omar Abu Shallal and Hasan Sursuk and briefed them on the details of the agreement which are relevant to their case and they accepted it after hours of dialogue. (http://www.alquds.com.news/article/view/id/355367)

Attorney Bulous said on his part that five prisoners including Thaer Halahleh, Bilal Dhiab, Ja`far Izz a-Dein, Omar Abu Shallal and Hasan a-Safadi, who were on hunger strike for 50 to 79 days, have ended their hunger strike in exchange for their release by the end of the term of their administrative detention. (http://www.maannews.net/arb/Print.aspx?ID=485887) adding: “the prisoners have committed to the agreement, signed it and broke their strike while their morale was high despite of their extremely severe health conditions”, citing they took part in discussing an item pertinent to their case and which said that “the file of each administrative detainee will be checked by judicial bodies, and if no security charges will be found against the detainees, their detention will not be extended and they will be released by the end of the term of their administrative detention”. Bulous said that “the Israeli authorities will transfer, according to the agreement, the five prisoners to a civil hospital to get medical treatment immediately”.

Both Fares and Bulous confirmed that the entire prisoners in all jails have abided by the decision of the higher leadership committee after the signing of the agreement in “Askalan” prison under Egyptian sponsorship and with Egyptian guarantees.

Meanwhile, Najeeb Izz a-Dein, said his brother prisoner Ja`far informed him in phone conversation his acceptance of the agreement whereby he will be released by end of his detention term on July 20. Also, Mrs. Masa`deh Dhiab said her son Bilal Dhiab phone called her saying he signed the agreement to end his hunger strike in exchange for his release at the end of the term of his administrative detention due on August 17. As for prisoner Thaer Halahleh, he will be released on June 5, according to the agreement.

With regard to prisoner Mahmoud Sursuk, Bolous said that he should be released and returned to Gaza but no date has yet been set for that. (http://www.alquds.com.news/article/view/id/355367) However, Sursuk affirmed in a phone conversation with his family early today his rejection of the Israeli offer according to which he will be release on August 22, the last day of the term of his administrative detention, as he insists on being released by July 1, stressing he will continue being on hunger strike until achieving his demand.

In this context, the committee in charge of holding talks with the prisoners said it will resume dialogue with prisoner Sursuk on Tuesday morning in bid to reach an agreement that could end his strike.

It should be noted that the Israeli prison service has accepted the demand of the two prisoners Omar Abu Shallaleh and Muhammad Taj to recognize them as prisoners of war and transfer them to “Hadarim” prison while preserving the right not to attend the daily count and not to wear prison outfit in addition to their release by the end of their imprisonment term.



MESHAAL AND ABBAS APPLAUDE THE PRISONERS` VICTORY

HANIYYEH AND FAYYAD CONGRATULATE THE VICTORIOUS PRISONERS

THE QUARTET WELCOMES THE AGREEMENT

Chief of Hamas politburo Khaled Meshaal said that the Palestinian prisoners have forced the Israeli leadership to meet their demands, citing that the unity of the prisoners, the unified national ranks, the Arab, international and popular efforts have contributed to this achievement. In phone conversation with “al-Jazeera”, Meshaal highly appreciated the role the Egyptian intelligence played to reach the agreement saying it was “special and laudable”. He called on investing this agreement in three tracks: to complete the prisoners` battle by final resolution that ensures their release, to reinforce national unity and end the Palestinian division and to set up an effective national strategy to resolve the issues of settlements, Jerusalem, the right of return and ending the siege on Gaza.

President Mahmoud Abbas said on his part the agreement has been achieved by virtue of the brave prisoners` steadfastness and it represents first step on the path of releasing the entire Palestinian prisoners from the occupation jails. He applauded in a short statement yesterday ”the stance of Egypt and its efforts, as well as the efforts by the Arab brethrens and friends who contacted all international parties to accomplish decent life requirements for our prisoners”, citing his sense of immense pride by the popular solidarity campaign that contributed to highlighting this national and humane cause.

Meanwhile, the Egyptian intelligence issued a press communiqué saying that “the intelligence service held intensive meetings and contacts with the PA, representatives of the factions and prisoners` representatives during the period between May 9 until May 14, for coordination on a joint move to implement the prisoners` legitimate demands and improve their conditions ahead of ending the strike”. In addition, “the intelligence service held intensive meetings and contacts with the Israeli side to meet the prisoners’ demands and improve their daily life conditions and to reverse the conditions inside the Israeli jails to what they were before the abduction of soldier Gilaad Shalit”.(http://www.aljazeera.net/news/pages/6ae6e6b6-ba4a-4bb6-b9c6-81283aea029b?GoogleStatID=9)

PA Premier Salam Fayyad and prime minister of the deposed government in Gaza Ismail Haniyyeh congratulated the prisoners on their victory in the battle after 28 days of hunger strike. Haniyyeh applauded their legendary steadfastness through the hunger strike and the Palestinian people`s effort that highlighted the prisoners demands and struggled for them.


Representative of the Quartet Committee Toni Blair welcomed the agreement by saying: “I welcome the agreement which was signed between the Israeli prison service and the Palestinian prisoners and which has enabled them to end their hunger strike. Particularly, I am extremely happy that the Israeli authorities have agreed to halt solitary confinement to the entire detained prisoners under the current circumstances and I also welcome the important decision of limiting the use of administrative detention”. (http://www.maannews.net/arb/Print.aspx?ID=485884)pacepalestina.org


Palestinian Prisoners Score Heroic Victory
Struggle to End Israel’s Oppression and International Complicity Continues
15 May 2012 -- Nearly a month into the Palestinian prisoners' hunger strike, a historic victory has been achieved, as Israeli authorities were forced to comply with the prisoners’ main demands. Coinciding with the Palestinian commemoration of the 64th anniversary of the Nakba, the systematic campaign of ethnic cleansing that uprooted most Palestinians from their homeland around 1948, the prisoners’ victory has heightened hope about the prospects for Palestinian freedom, justice, self determination and the return of refugees.
This important triumph for the Palestinian popular struggle could not have been reached without the unwavering resolve of the prisoners themselves, grassroots mobilization in their support in Palestine, and the immense wave of effective solidarity and calls for holding Israel accountable that the strike has triggered around the world.
More than a thousand people around the globe have pledged to undertake a 24-hour hunger strike in solidarity with the prisoners, to take place this Thursday. While the solidarity hunger-strike has been called off, due to the prisoners' victory, injustice and illegal repression continue in Israeli prisons.
Emphasizing imprisonment as a critical component of Israel’s system of occupation, colonialism and apartheid practiced against the Palestinian people, Palestinian civil society and human rights organizations have called for intensifying the global Boycott, Divestment and Sanctions (BDS) campaign to target corporations profiting directly from the Israeli prison system. In particular, we call for action to be taken to hold to account G4S, the world’s largest international security corporation, which helps to maintain and profit from Israel’s prison system, for its complicity with Israeli violations of international law.
Please click here to demand G4S ends its involvement in the Israeli prison system and its complicity in violations of Palestinian human rights.
Signed:Popular Struggle Coordination Committee
Palestinian BDS National Committee (BNC)

Nakba=catastrofe - 15 maggio 1948

Campo profughi di Aida (Betlemme)

Per rivivere il giorno in cui 9 città palestinesi e 53 villaggi  furono letteralmente cancellati dalla cartina geografica, costringendo oltre 900 mila palestinesi ad abbandonare le loro case, oggi 15 maggio un corteo silenzioso partirà da Piazza della Repubblica di Roma, alle 18, per arrivare a Piazza dell’Esquilino (Santa Maria Maggiore), dove verranno simbolicamente ricreati i campi profughi dove tutt’ora vivono gran parte delle persone cacciate dalla loro terra.
Fonte
Foto di inizio anno 2012:









Nota

LO "STATO" MENTALE

di Israel Shamir

 Dalla distante America, Israele appare come il gigante nucleare, il grande alleato degli Stati Uniti, uno stato ebraico fonte d'orgoglio per gli ebrei americani. Un visitatore lascia questo paese con la sensazione di forte identita' e prosperita'. Solo chi ci vive sa che e' una frottola. Israele sta crollando, i suoi cittadini piu' attivi espatriano per disperazione mentre i generali completano la distruzione del paese. Un destino crudele si abbatte sui nativi palestinesi: un fantasma li sta uccidendo, un corpo senz'anima che vaga per i corridoi del Congresso e nei deserti del Medioriente come uno Zombie in trance.

Per salvare questo spettro, importanti ebrei americani spillano ogni penny ai loro impiegati e ai loro concittadini, tagliano le pensioni degli anziani e l'assistenza per i bambini, riducono il budget per la salute e la scuola, prosciugano gli aiuti all'Africa ed all'America Latina, costruiscono improbabili coalizioni con razzisti notori del genere di Pat Robertson e Jerry Falwell, chiedono la distruzione dell'Iraq, benedicono i bombardamenti sui profughi afghani, mantengono gli afro-americani nei loro ghetti, minano la societa' che li ospita, creano nemici per loro e per l'America. Queste azioni sarebbero gia' vili se fossero utili a qualcuno o qualcosa, ma sono ancora peggiori perche' completamente inutili.

L'esperimento sionista e' praticamente fallito. Puo' ancora durare per molti anni se tenuto in vita artificialmente, come un vegetale clinicamente morto. Puo' uccidere gente ed anche far cominciare la terza guerra mondiale. Ma non puo' rivivere.

Lo stato ebraico d'Israele e' uno stato mentale, una proiezione della mentalita' giudaico-americana. I danni ed i problemi che provoca sono problemi giudaico-americani. Per gli ebrei israeliani non ci sarebbe bisogno di segregazione, guerra, oppressione dei nativi. Noi non mangiamo cibi kasher, non parliamo yiddish, non leggiamo Saul Bellow o Shlomon Aleichem, ed evitiamo le sinagoghe. Preferiamo il cibo arabo e la musica greca. Il mio quartiere ha sette macellerie di carne di maiale contro una sola kosher. Il quaranta per cento dei matrimoni a Tel Aviv vengono celebrati al di fuori della ritualita' ebraica: i giovani preferiscono andare a sposarsi a Cipro pur di evitare ogni contatto con i rabbini. Tel Aviv e' la capitale omosessuale del Medioriente, nonostante che, per la legge giudaica, gli omosessuali dovrebbero essere sterminati.

Se gli ebrei americani non pressassero gli israeliani su vasta scala, potremmo dimenticarci della Diaspora e dissolverci nell'ospitale Medioriente. Se continuano a supportarci con denaro continuo, saremo obbligati per sempre a mostrare loro un po' di Ebraicita', per ricompensarli.

lunedì 14 maggio 2012

I gentiluomini di Havat Ma'on



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COMUNICATO STAMPA

Diciannove ulivi tagliati durante la notte nelle vicinanze del villaggio di At-Tuwani, nelle colline a sud di Hebron
L'uliveto danneggiato si trova di fronte all'avamposto illegale di Havat Ma'on ed è di proprietà di una famiglia palestinese

13 maggio 2012

At-Tuwani - Nella mattina del 13 Maggio alcuni abitanti del villaggio di At- Tuwani scoprono che un oliveto di proprietà di una famiglia palestinese di Yatta, situato nella valle di Humra, è stato distrutto durante la notte. In tutto sono stati spezzati diciannove alberi d'ulivo.
Intorno alle 8:30 sul luogo sono giunti veicoli dell'esercito, della polizia israeliana e del DCO (District Coordination Office) per documentare il crimine.
L'oliveto in questione è situato di fronte all'ingresso dell' avamposto israeliano di Havat Ma'on. L'insediamento è illegale secondo la stessa legge israeliana.
La quantità di alberi palestinesi abbattuti e danneggiati dal novembre 2011 sale a 58. Nella valle di Humra sono stati distrutti nello stesso periodo 38 ulivi, sempre nelle vicinanze dell'avamposto.
Per la famiglia palestinese la distruzione dell'uliveto equivale ad un assenza di entrate economiche per molti anni.
Operazione Colomba mantiene una presenza costante nel villaggio di At-Tuwani e nell'area delle colline a sud di Hebron dal 2004.

Foto dell'incidente: http://goo.gl/5dOR4

Per informazioni:
Operazione Colomba, +972 54 99 25 773

[Note: secondo la IV Convenzione di Ginevra, la II Convenzione dell'Aja, la Corte Internazionale di Giustizia e numerose risoluzioni ONU, tutti gli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati sono illegali. Gli avamposti sono considerati illegali anche secondo la legge israeliana.]



Operation Dove - Nonviolent Peace Corps
Palestine/Israel
Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII

Email: tuwani@operationdove.org
Web: www.operationdove.org
Mobile: +972 54 9925773

PRESS RELEASE
Nineteen olive trees cutted during the night nearby At-Tuwani village, South Hebron Hills
The olive grove belongs to a palestinian family and it is located in front of Havat Ma'on illegal outpost

(Italian follows)

May 13th, 2012
At-Tuwani – In the early morning of may 13th Palestinians discovered that an olive grove situated in Humra valley had been recently destroyed. Nineteen mature olive trees were broken at their trunks.
The olive grove belongs to a palestinian family that lives in Yatta.
At about 8:30 am one car of the police, two army jeep and a car of the DCO (District Coordination Office) reached the zone and documented the crime.
The area in which the olives trees were cutted is located in front of Havat Ma'on entrance. Havat Ma'on is an israeli illegal outpost according to the israeli law.
The amount of Palestinian trees tore down and damaged since November 2011 rises to 58; from the same period only in Humra valley 38 olive trees were destroyed nearby the outpost.
The olive grove's destruction represents several years worth of lost income to the Palestinian family.
Operation Dove has maintained an international presence in At-Tuwani and South Hebron Hills since 2004.

Pictures of the incident: http://goo.gl/5dOR4

For further information:
Operation Dove, 054 99 25 773

[Note: According to the Fourth Geneva Convention, the Hague Regulations, the International Court of Justice, and several United Nations resolutions, all Israeli settlements and outposts in the Occupied Palestinian Territories are illegal. Most settlement outposts, including Havat Ma'on (Hill 833), are considered illegal also under Israeli law.]