martedì 26 settembre 2006

Mazze di tamburo (barùciole)




Clicca sulla figura per la scheda


Ne abbiam trovate una ventina stamani martedi 26 settembre, sopra Quota, alle carbonaie. Sul prato, ai margini del bosco, come detto nella scheda.  Siamo entrati nonostante la pioggia dentro il bosco di castagni, ma ancora niente. L'acqua di stamani, ci dicono a casa Rossi, fa più male che bene, perché raffredda e rallenta l'uscita dei funghi che sono già sulla via. Ma secondo me e Stefano è ancora caldo, anche la notte. Quindi non disperare.

La magia del bosco, alle otto di mattina, sotto la pioggerellina, alle falde del Pratomagno.


Ce le siamo mangiate a mezzogiorno seguendo le indicazioni della Ermelina (casa Rossi sotto Quota) da cui eravamo passati per avere conferma sulla bontà delle "barùciole", perché esiste una parente stretta che è tossica, e non poco. La Mariella non si è fidata finché non ha visto noi (Paola, Anna Maria *** e me) ancora vivi e senza mal di corpo dopo un'ora dall'ingestione.


La cottura, ricetta Ermelina: mettere in padella senza niente, far uscire l'acqua. Quando sono raggrinzite buttare via l'acqua, aggiungere olio sale pepe prezzemolo aglio  (Ermelina le preferisce senza nepitella, ma noi ci abbiamo messo anche quella). Risultato ottimo salvo un difetto: la cottura le ha  troppo rimpicciolite e da tante che erano sulla tavola son diventate poche in padella e meno sui singoli piatti.  Lo stomaco, a distanza di 4 ore, perfetto.

NB. Farò il permesso presso il Comune per la licenza, insieme a quello per la raccolta delle castagne.


Anna Maria***

è una amica d'infanzia di Paola (stesso condominio stesso piano), fresca pensionata da ITC fiorentino, insegnante di diritto, poetessa, traduttrice, elzevirista, saggista. E' stata nostra ospite due giorni in campagna, ha apprezzato le baruciole del sottoscritto e ci ha letto la  poesia lasciata alla scuola al momento del commiato da alunni e colleghi. La metto qui pensando a Ornella, altra neo pensionata, che la leggerà con interesse e gradimento, insieme al suo Luciano.



Commiato - 15 marzo 2006


Resterai nel mio ricordo giardino

coi fiori asimmetrici

e il profumo d'erba tagliata


Dovrò lasciarti,

poi il silenzio

Nelle orecchie ancora

il rimbombo di voci giovani,

della campana un po' fessa

e la voglia di stare e

di fuggire, insieme

quell'odio-amore che ti lega

negli anni come un cappio

Quell'essere vivi, servire a qualcosa

o soltanto il volerlo credere


E' un po' come la fine

di uno spettacolo

ma non ci sono applausi


E' il consuntivo di una intera

vita


Scheda bio-bibliografica di Anna


*** Ceterum censeo Bush administration delendam esse. Courage, american people.

giovedì 21 settembre 2006

Viaggio a Creta (XII)


Lunedi 4 settembre

Il tempo vola e noi con lui

Siamo scesi ieri dall'altopiano. Neapoli, Mallia, Hersonessos. Qui ci ha accolto un gioiellino di albergo-residence a conduzione familiare, tutto avvolto da una immensa bouganville ancora in pieno fiore. A giusta distanza dai vicini immensi nuovi stabilimenti pieni di sedie giardini piscine giochi d'acqua, pezzi di Rimini e Viareggio. Siamo a pochi km dall'aereoporto e vediamo tutti gli aerei in arrivo. La pista d'atterraggio comincia nel punto preciso dove il mare cede il posto alla terraferma. Sembra l'atterraggio d'un idrovolante. Ultimo bagno, in piscina perché il mare è mosso, bagagli ormai allucchettati e pronti per il check in. Il nostro driver Simone ci accompagna in aereoporto, ci saluta e riparte con la Hiundai Atos per...Matala. Questo l'abbiamo saputo dopo. Il suo biglietto aereo è per il 6 settembre ore 23 ora locale.

Il tempo è volato e noi- Paola ed io - voliamo con lui. L'arrivo a Malpensa, il transfer alla Stazione Centrale di Milano, la storia dell'espresso Milano Salerno delle ore 22 che non prevede sosta passeggeri a Firenze è già stata raccontata. Tutto sommato un finale simpatico, all'italiana. E con l'Italia sotto il sedere, nel cuore e davanti agli occhi si conclude questa piccola storia. Alla prossima.

Viaggio a Creta (XI)

domenica 3 settembre



Il mercante di Venezia e i contadini di Lasithi


La strada da Gortina all'altopiano di Lasithi è lunga e tortuosa. Non saremmo arrivati in tempo per cercare un albergo in zona se le strade non fossero state nel frattempo - ultimi due/tre anni - asfaltate e fornite di segnaletica (Lasithi Park). Per i ciclisti di oggi è dura raggiungere l'altopiano da qualsiasi parte si rifacciano. Ma una volta arrivati l'anello si distende in pianura all'altezza di 900 metri. Visto dall'alto sembra un enorme cratere vulcanico riempito di terra, liscio come un lago. Su questo lago di terra fertile come un'oasi separata dal resto del mondo hanno vissuto fin dai tempi minoici pastori e contadini. Tra pecore, peri meli mandorli e, poi, patate, ottime come tutte le patate d'altezza (v. Cetica in Casentino). Ma un bel giorno arrivò fin lassù il Mercante di Venezia, mentre Marco Polo faceva fortuna in Cina. Più o meno. Il mercante si comportò da padrone: requisì le derrate stabilendone il prezzo, come la United Fruit oggi in sudamerica. Il contadino si ribellò, si asserragliò, combattè, fu sconfitto. L'altopiano, mi dice la Guida Lonely Planet, rimase disabitato per 200 anni. Le montagne circostanti d'inverno si riempivano di neve, a primavera la neve si scioglieva e riempiva d'acqua il bacino come una grande risaia. nacque una foresta dicca e rigogliosa. Il mercante giù a valle si era moltiplicato ed ebbe bisogno di un supplemento alimentare. Si ricordò di Lasithi, lo ripopolò, fece 20000 profondi buchi (ventimila) dai quali 20000 giganti donchisciotteschi tiravano su acqua a non finire. Di questi 20000 mulini a vento ne rimangono 5000. Ma non fanno più paura a D.Chisciotte perché hanno perso le penne e stanno lì fermi e scheletriti come spero i nostri posteri vedranno fermi e scheletriti i pozzi di petrolio del Texas. I contadini di oggi hanno fatto salsicce col vecchio asinello e viaggiano con furgoni pick up giapponesi e sudcoreani. In questi giorni c'è la raccolta delle patate, insieme a pomodori, meloni, cipolle, zucchine (amare!), peperoni, mele e quant'altro. L'uva l'abbiamo trovata lungo i versanti collinosi che dal livello del mare ci hanno via via issato ai 900 metri attuali. Uva piccola e dolce, buccia dura. A Tzermiado, primo paese dell'anello, fa freddo. E' con una sensazione di piacere che indosso calzoni lunghi, scarpe e calzini, golf. Sulla porta dell'albergo, alla mano, c'è il logo di Avventure nel Mondo. Ricordo di un gran bel giro in Vietnam, sud e nord, una decina d'anni fa.

Il giorno dopo. domenica 3 settembre, facciamo il giro dell'altopiano. Delusione, tutta stupidamente turistica, dei mulini senza vento, scheletri intristiti invidiosi delle centraline elettriche che li hanno resi inutili brutti e insignificanti. Ma che solchi di patate lì dissotterrate in attesa delle cassette che arrivano vuote e ripartono piene sui pick up toyota, Nissan, Mitsubishi, spiacenti niente Fiat. Snobbiamo la capanna di Betlemme, la grotta Dicteon Andro, detta anche Psihrò, sulle cartine. una vera grotta stalatito-stalagmitica dove fu tenuto il piccolo Giove per tutto il tempo che continuò a strillare, lontano dalle orecchie del padre Cronos che mangiava i figli. Veramente anche da noi il Tempo se li mangia, ci mangia, tutti. Ma guai a dirlo al Papa.

Il giro è interessante, tanto interessante che ci sembra così breve, visto che di lì a poco tempo ci ritroviamo davanti al nostro albergo di Tzermiado, segno che il giro è finito. Bene, perché così abbiamo tutto il tempo per rientrare sulla costa Nord, via Mallia, Hersonessos, Heraklyon. Siamo al giro di boa. Domani alle 16,50 ora locale (15,50 in Italia) prenderemo  il volo con il jet Eurofly gj 513.

mercoledì 20 settembre 2006

Viaggio a Creta (X)

Sabato 2 settembre - il giorno più lungo.


Le Leggi di Gòrtina


Dopo le 3 notti cullate dal respiro forte e regolare di un mare liscio e calmo sotto un cielo lucente di  stelle appena schiarite da una falce di luna crescente, salutiamo Vassili e la consorte per una trasferta impegnativa che, attraverso Mirès, Festo, Agia Triada, Matala e Gòrtina ci deve portare all'altopiano di Lassithi, 900 m. sul mare. Mi metto io al volante, perché, con buona pace di Simone, se il PC parla inglese, qui il codice stradale si esprime in greco spesso senza trascrizione in caratteri latini. La mia tesi sulla tragedia greca - quanche anno è passato - non serve solo a sollecitare ricordi. Una delle prime applicazioni pratiche di studi forse eccessivamente severi e troppo grammaticali. Per la pronunzia moderna mi è stato d'aiuto il corso free-online trasmesso da Cipro. Lo trovi a questo sito: http://www.kypros.org/LearnGreek/

Con la linea veloce...Ma quando l'italia sarà all'altezza della Francia? Ragazzi, siamo male amministrati, anche senza leggere Beppe Grillo. L'ADSL costa ancora troppo e per esempio alle Lame in Casentino non arriva. ma neppure nella campagna fiorentina, mi dice Carlino. Chiusa parentesi. Dunque costa del sud, arrampicata sui tornanti - gli stessi dell'andata, strada stretta ma asfaltata - Mires, Festo, Aghia Triada, Matala. Matala sogno di Simone, a cui non concediamo però più di 2 ore per un bagno purificatore rituale in queste acque limpide, oggi meno affollate della volta precedente, nel contorno di grotte a pelo d'acqua e sui contrafforti rocciosi sovrastanti, densi della presenza delle anime dei trapassati che per secoli e secoli lì hanno trovato rifugio in vita e pace in morte. Ultimi gli Yuppies sessantottini che qui son venuti a respirare l'aria pura e limpida d'una attesa età dell'oro che s'è poi presentata come l'età del petrolio (texano e maledetto). Stop con le divagazioni. Pranzo al sacco e via per Gortina che rimane sulla strada per Lassithi (v.mappa stradale).

Eccolo il verbo inciso sulla pietra come le tavole di Mosè che qui prende il nome di Minosse. 


 

clicca sull'immagine per ingrandirla

Queste sono le pietre sacre della Legge, ancora lì dove furono poste  a far da parete al luogo di divertimento  di spettatori di 500 anni avanti Cristo. L'Odeon romano di Gortina ci ha così tramandato gli articoli del miglior codice civile dell'antichità. Così le hanno disseppellite archeologi italiani all'inizio del 900: (nella foto dell'Odeon le vedi protette da una costruzione in mattoni rossi che ne garantisce la permanenza lì dove sempre sono state).




Suddivise dagli studiosi in dodici colonne così son tornate a parlare:


col. V, ll. 9-28

Nel caso in cui muoia un uomo o una donna, se ci sono figli o figli dei figli o figli dei figli dei figli, costoro abbiano i beni.

Nel caso in cui non ci sia nessuno di questi, ma fratelli del defunto e figli dei fratelli o figli dei figli dei fratelli, costoro abbiano i beni.

Nel caso in cui non ci sia nessuno di questi, ma sorelle del defunto e figli delle sorelle o figli dei figli delle sorelle, costoro abbiano i beni.

Nel caso in cui non ci sia nessuno di questi, gli aventi diritto secondo l'origine (o la localizzazione?) dei beni, costoro ne entrino in possesso.

Nel caso in cui non ci siano aventi diritto, coloro della famiglia che formano il klaros, costoro abbiano i beni.


La 12a colonna comprende regole procedurali, che si riferiscono alla procedura di emissione delle sentenze giudiziarie. Riportiamo alcune disposizioni indicative tratte dal Codice:

 «...se marito e moglie divorziano, la donna mantiene il proprio patrimonio con il quale venne al matrimonio...»

• «...nel caso in cui muoia il marito e lasci figli, se la donna vuole, può sposarsi di nuovo, mantenendo il proprio patrimonio... »

• «...il padre abbia sotto il suo potere i figli e l’usufrutto del suo patrimonio, e la madre il suo patrimonio...»

• «. ..l’adozione sia fatta di chiunque si voglia,... l’atto di adozione sia dichiarato all’agorà»


Le questioni di diritto privato che vengono regolate dalle leggi di Gortina sono:

Questioni di diritto familiare ed ereditario.

• Posizione sociale e giuridica delle donne.

• Divisione del patrimonio del defunto tra  figli e gli altri eredi

• Concessione di doni alle donne al matrimonio (dote).

• Diritti patrimoniali in caso di divorzio o di morte del marito o della moglie (la successione senza testamento).

• Preferenza dei discendenti diretti rispetto ai collaterali.

• Preferenza dei maschi rispetto alle donne.

• Sorte dei figli nati dopo il divorzio matrimoni misti di liberi e schiavi e dei figli illegittimi

Proprietà degli schiavi e i divorzi tra schiavi

Adozione e raggiungimento della maggiore età.

Epikleroi (Patrooikoi), Figlie ereditiere del patrimonio paterno.

Reati e presunti reati.

 Questioni di violenza carnale, di seduzione e di adulterio

Questioni di vendite, di ipoteche e di debiti.

Questioni di responsabilità degli schiavi e del loro padrone.

Dai un'occhiata qui



Testo originale bustrofedico (senza andare a capo: destra sinistra sinistra destra come gli Etruschi). Onore agli archeologi traduttori.

Cartaccia




Chi ti manda? (clicca sulla figura)


Spell (formula magica, scongiuro) con profezia



Licenza di uccidere: Negroponte – Impunibilità garantita: Runsfeld – Delirio d’onnipotenza: Cheney, Bush – Conseguenza in atto: squadre della morte in Iraq - Deduzione prossima: attacco all’Iran.

Effetto collaterale: 12 copie del Corriere del Tramonto gettate stamani ai piedi delle cassette postali dei 12 condomini del fabbricato di Via dei Rododendri n.1, qui a Firenze.

Chi ti manda chi ti paga viagra di guerra mercenario di merda spam di vergogna produttore e regista di oriana ascaro d’israele diffamatore di maometto come ti sei ridotto allamèallameilcorriereèilsuoprofeta.

Il fantasma di Philip K. Dick  si è impossessato di me con i suoi Simulacri 1964.

Questo lancio del Corriere sul mio condominio è come il lancio dei parac-ulisti al di là delle linee nemiche o come il bombardamento dell’artiglieria pesante contro le trincee destinate a essere prese con l’assalto alla baionetta leggi lancio di 500 missili cruise sugli obbiettivi strategici iraniani fissati prima dell'11 settembre 2001 dalla corporazione aliena possibilmente prima del 5 ottobre 2006 data della mobilitazione generale indetta in America per l’impeachment della banda che ha preso il potere.

Perché la guerra è l’igiene del mondo. Una volta iniziata tutti gli oppositori diventano traditori della patria e non c’è più spazio per loro nelle piazze ma solo nelle Abu Graib distribuite in tutto il pianeta insieme alle basi militari.

Il Corriere sui nostri palazzi come i manifestini iraniani su Beirut …Velina da Aviano: l’italiadiprodi cambiarein italiadeibrodi.

Bush si appella al popolo iraniano prodi fa il pompiere ma farà la fine dei pompieri delle due torri in usa le aziende decidono i corsi universitari murdoch in italia c’è troppa politicafranco venturini prima pagina prodi avrà oggi all’onu un incontro bilaterale con il presidente iraniano Ahmadinejab se non scandalizza in linea di principioci pare pur sempreun eserciziodiplomaticoadaltorischioperlecircostanzeincuisisvolgericordatidialdoilmoroscherzacoisantielasciastareifanti.



Giudizio del direttore all’articolo di Franco Venturini: fumoso contorto nebbioso viscioso untuoso spammoso svendita merce a saldo molta fretta poco tempo viacontelecom teloraccomandofareinfrettac’èpocotemponon importal’ortografiapurchésiaortodossiavabenelostesso.

Viaggio a Creta (IX)


Il disco di Festo






Lo trovi nella sala III del Museo archeologico di Heraklion, contrassegnato con il numero 41, l’oggetto piú misterioso forse di quanti ne espongono i musei di tutto il mondo: il disco di Festo. A prima vista, come tanti famosissimi reperti, risulta inferiore alle aspettative della fantasia. Ha un diametro di 18 centimetri e uno spessore di 2, sulle due facce reca 241 segni, o caratteri pittografici, che si sviluppano in senso antiorario dal centro verso il bordo esterno, formando una sequenza a spirale. Alcuni lo fanno risalire al 2500 a.C., altri al 1600 a.C. Mai reliquia della storia umana fu piú indagata, interpetrata, analizzata, valutata, inquisita. E mai congetture e conclusioni in merito a natura e origine furono piú discordanti, sin da quel 3 luglio del 1908, quando una missione archeologica greco-europea, di cui facevano parte molti italiani, portò alla luce nell’area sacra del Palazzo di Festo il disco di argilla, i cui segni restano a tutt’oggi un enigma. 



 Un calendario vecchio di 4000 anni?







 


Quali attività si riconoscono? Alcune appaiono chiaramente identificabili: quella dell'esercitarsi con l'arco  , quella di saper andar per mare  , di costruire elmi o corazze  , di dedicarsi poi alla concia delle pelli  , del saper usare raspa e trapano  ed ascia  ; o di dedicarsi all'agricoltura, o addirittura di fare musica.

Altri segni, poi, sembrano richiamarci ad alcuni elementi che troviamo nella scrittura lineare B, di cui il Disco di Festo deve essere coevo; ché, se la scrittura Lineare B è testimoniata in tavolette stilate intorno al XVI sec. a.C., essa è così bene e compiutamente strutturata che la sua formazione deve risalire per forza di cose a secoli precedenti, per cui il disco in questione, in questo caso, altro non fa che testimoniare la presenza di elementi pittografici che, nel linguaggio, assumono intanto la valenza di fonogrammi. Questi sono il cerchio puntato  e, l'abbiamo già vista, l'ascia bipenne  che nel miceneo appare nettamente stilizzata  nel segno che anticipa il moderno fonema T. Nessuno è riuscito a "decifrare" l'oscuro messaggio che ci viene da un tempo tanto remoto né, peraltro, a riconoscere il registro di una tale forma di comunicazione.

Secondo alcuni il Disco di Festo altro non è che un "normalissimo" CALENDARIO-DIARIO ad uso e consumo, forse, dei giovani (o della gente in genere) di quel tempo; per cui altro dev'essere il codice di lettura del reperto per poterne valutare esattamente lo spessore. La circolarità dell'oggetto è in relazione al circolo solare ed al suo moto durante l'anno e appare configurare l'immagine del cielo e quindi il computo del tempo in relazione agli eventi astrali o stagionali.

Se assumiamo come "diagonale" del disco il raggio, la sezione, che individua il cerchio presso il punto d'inizio del "testo", ci accorgiamo che per ogni "spira" v'è (per ambo i lati) una sola serie che appare, multipla del 3.

12 , 9 , 6 , 3 , 1 (lato A)

12 , 9 , 6 , 3 (lato B). Il che è ancora più straordinario, in quanto dimostra che a quel tempo il calcolo (sia pure in un sistema a base dieci) era già basato sul 3 e sui suoi multipli. L'immagine delle due facce lo indica chiaramente. Per cui anche l'anno doveva essere... anzi già era di dodici mesi. Difatti:

6 mesi di 31 gg. = 186 gg.

6 mesi di 30 gg. = 180 gg.

 totale 366 gg. Per quanto attiene ai segni, tutti e due i lati iniziano con la stessa immagine, quella del guerriero con l'elmo  : segno che l'attività guerresca era primaria e fondamentale per la comunità. Un grazie al Dr. Rosario Vieni

Fermiamoci qui.

martedì 19 settembre 2006

Viaggio a Creta (VIII)


Mercoledi 30 agosto

Ci trasferiamo da Frankocastello a Kali Limenes, lungo la costa sud, direzione est, passando da Plakias, Agia Galini, Matala. Matala era la destinazione finale, ma la lo choc subito dalla presenza dello sciame di turisti (arrivati con decina di corriere e qualche centinaio di macchine) e il sovraffolllamento della mitica spiaggia ci fa deviare per il profondo sud con l’attraversamento di un passo montano sopra i 1000 metri (Asterousia Mountain sulla cartina) giù per i tornanti di una antica vecchia mulattiera ormai riconsacrata dall’asfalto. Sono  zone che hanno visto la guerra di resistenza antifascista 1941-45.

A lume di naso, scartata Kali Limeni, con i suoi 3 silos petroliferi, capitiamo in un porticciolo di pescatori e capre, Lassea per la cronaca, poco prima di Lendas che si vede nella cartina. C'è un residence a picco sul mare, costruito 6 anni fa da Vassilios, un anziano cretese ritornato dal Canada (Toronto) – la seconda patria dove va 2 volte l’anno a trovare l’altro figlio rimasto laggiù – ad investire i suoi risparmi in questa bella nuova costruzione che ci ha regalato tre notti cullanti con la finestra sul mar libico calmo come non abbiamo trovato nella costa nord,  pescoso a sufficienza per dar da vivere alla decina di pescatori che giornalmente tendono e ritirano le reti sulla spiaggetta a noi sottostante, mentre le capre, a schiera, assistono dalle rocce sovrastanti, ritirandosi via via più su per lasciare posto al cemento che avanza…

Vassili parla anche l'italiano. Non lo dice ma l'ha sicuramente imparato dagli italiani suoi compagni di lavoro come lui emigrati in cerca di fortuna.

Il nostro appartamento dà sul mare, la mère, per i francesi: la grande madre ci culla con la sua risacca in queste notti stellate con falce di luna crescente proprio davanti alla finestra. Prezzo appartamento € 60.

Gli scogli adiacenti alla spiaggia ci permettono di giocare un po’ con i pesci del fondale, non perfetto, dice Simone che tira su una pietra coperta di fanghiglia spugnosa per spiegare a mamma Paola che l’inquinamento è arrivato fin qui. Simone infatti sogna Matala e di là ripasseremo per un bagno rituale la mattina di sabato 2 settembre, nella marcia di trasferimento che ci riporta all’interno verso nord est destinazione Lassithi Park, un altopiano con una sua storia…Ma prima c’è Festos, Aghia Triada (Santa Trinità), Gòrtina (GORTIS): un tuffo all’indietro di qualche migliaio d’anni. Fascino di Creta.



Mi fermo per una boccata di storia: il disco di Festos e le Tavole della legge di Gòrtina.

lunedì 18 settembre 2006

Viaggio a Creta (VII)

Domenica 27 agosto: partenza da Hania direzione sud destinazione

Frankocastello.

Scendendo dai monti di Lefta Ora, il paesaggio brullo che ci aveva accompagnati per svolte e tornanti si trasforma in uno scenario di rocce brunorossastre che in certi punti cadono a picco sul mare con un effetto che ricorda un po’ i più nordici e austeri cliff irlandesi. Ci siamo immersi con piacere in questo paesaggio scabro ma luminoso, che ci portava verso il mare. Il tempo era bello, come era stato sempre nei giorni precedenti, e il mare, il mar libico - poche decine di miglia dall’Africa – si stendeva a perdita d’occhio come una coperta di seta, finalmente calmo, come non lo avevamo visto sulla costa nord.  Il castello c’era, proprio sul mare, un brutto castello a piano terra dove siamo entrati a dare un’occhiata e non c’era gran che da vedere. Una piazza d’armi recintata che aveva servito in passato da presidio contro i turchi e dove alcune centinaia di ciprioti furono passati a fil di scimitarra. I loro fantasmi ritornano la notte di ogni 17 maggio… (v. nota storica)

Molto più accogliente il paese, fatto di case bianche e distanti l’una dall’altra, spesso locande che aspettavano i turisti, i quali per fortuna nostra non erano molti, e i pochi discreti e silenziosi. Siamo ben capitati in una casa bianca che aveva insieme spaccio e zimmer. La cameretta era adiacente a un pergolato dove l’uva pendeva simpaticamente sulla testa degli avventori seduti a piccoli tavoli d’osteria, o taverna come dicono loro. Intorno un canneto alto con in mezzo un sentiero che portava dritto alla spiaggia di sabbia chiara, interrotta ogni tanto da radi alberelli. Quella pergola era tra le cose migliori che si possono trovare quando si cerca un buon posto tranquillo sul mare di Creta. In posti come questi l’odore e il rumore del mare accompagnano sempre il turista desideroso di immergersi in un ambiente naturale che lo libera da rumori e immagini fastidiosi quanto falsi. Anche la cameretta non era male, sebbene modesta in tutto: letto, bagno, con qualcosa di trasandato e non troppo pulito. Però quel colore azzurro non uniforme dei muri mi ha fatto pensare alla piccola camera di Van Gogh. E naturalmente c’era il cullare del mare.

Il giorno dopo i simpatici proprietari ci hanno trasferito in un apartment che era un gioiello. Nuovo, due camere, portico con sedie a sdraio. Tutto bianco e con un giardino intorno. L’abbiamo chiamato “L’appartamento”, vale a dire il primo in assoluto dei vari apt che abbiamo avuto. Così ho lasciato con piacere le mie impressioni riconoscenti in un quaderno apposito in cui avevano scritto altri turisti, quasi tutti tedeschi. Aggiungo che il nome di questa locanda suonava molto simpaticamente “Babis & Popi” e accanto c’era la foto di lui e di lei, i genitori anziani – non più al mondo ormai – che avevano messo su l’azienda. Babis dava l’idea, il babbo, come si dice noi toscani, ma Popi? Che razza di nome era? Ma il diminutivo di Calliope! La cosa mi è parsa ancora più simpatica. Doveva essere proprio alla mano questa Calliope per farsi chiamare Popi. La mattina del quarto giorno abbiamo lasciato a malincuore il pergolato, il canneto col bel mare e soprattutto il nostro “appartamento” col suo porticato bianco, che, mentre mi voltavo indietro a guardare, diventava sempre più piccolo, un quadratino chiaro sullo sfondo pietroso della montagna.
(Paola).


Nostre foto


Mappa stradale



Nota storica

L’impressionante fortezza dello stesso colore della sabbia venne costruita dai veneziani per. proteggere la costa dai pirati e per controllare le continue ribellioni di Hòra Sfakion, località situata 14km più a ovest. La regione di Sfakià continuò a dare problemi agli occupanti turchi per diversi secoli. Nel 1770 il leggendario patriota sfakiota Ioannis Daskalogiannis condusse una sfortunata ribellione contro i turchi e fu indotto alla resa alla Fortezza di Frangokàstello. Come punizione al suo gesto di ribellione, Daskalogiannis fu scorticato vivo.

Il 17 maggio 1828, 385 ribelli cretesi capitanati da Hadzi Mihalis Dalanis si resero protagonisti di un ultimo atto di resistenza nella fortezza durante una delle battaglie più sanguinose della lotta cretese per l’indipendenza. Nel corso dei combattimenti, vennero uccisi circa 800 turchi insieme a Dalanis e ai ribelli cretesi.

GLI SPIRITI DI FRANGOKASTELLO

Il 17 maggio 1828 ha dato origine alla leggenda.

 Nel giorno dell’anniversario di quella battaglia decisiva (o alla fine di maggio, comunque sempre verso l’alba) si dice che i fantasmi si materializzino intorno alla fortezza e marcino in processione verso il mare, un fenomeno che è stato confermato da numerosi osservatori casuali.

 La gente del posto ritiene che queste figure siano i fantasmi dei ribelli uccisi, ma altri avanzano la

teoria che si possa trattare di un’illusione ottica creata da determinate condizioni atmosferiche, per

cui queste figure sarebbero il riflesso di cammelli o soldati in viaggio nel deserto libico. Com’è facile

capire, gli abitanti della zona sono piuttosto reticenti a rispondere alle domande su questi fantasmi, ma restano convinti che in effetti qualcosa accada... Riuscire a vederli dipenderà dalla fortuna che avrete, o dal fatto che crediate o meno ai fantasmi.

(dalla nostra guida Creta lonely planet che ci ha accompagnato durante la trasferta)

Link (inglese)

sabato 16 settembre 2006

Venerdì 15 e Sabato 16 Settembre alle ore 21:00 e in replica IN ANTEPRIMA NAZIONALE

il film di Massimo Mazzucco: INGANNO GLOBALE

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COME VEDERCI:



Per le persone fornite di un decoder non sky



Hotbird 7a - 13° est

TRASPONDER:
18

FREQUENZA: 11.541,03

FEQ: 5/6

POLARIZZAZIONE: Verticale

SYMBOL RATE: 22.000 Mbauds

Nome Canale: Arcoiris Tv



Per le persone fornite di un decoder sky: canale 916

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L'ho visto (e registrato) ieri sera.  Non perderlo.


Nota: una delle cose che non sapevo: il terzo aereo direttamente abbattuto da un caccia americano.

Grazie Mazzucco. Bravo nella ricostruzione quanto loro nella distruzione.

Ma la troppa bravura e la presunzione dell'intoccabilità li ha fregati. Che bisogno c'era di tirar giù con quella precisione di cariche l'WTC n.7. E' stato come firmare la propria confessione. Chissà, forse è stato un gruppo di brokers genieri che, obbligati a porre in opera una vergogna di tale portata, hanno voluto mandare un messaggio di denuncia al mondo.

Nota2: Il gruppo di potere che ha posto in essere l'11 settembre è un gruppo alla disperazione; non accetterà mai di essere sconfitto. Come Hitler nel bunker sacrificò la Germania fino al suo ultimo istante, così questi sacrificheranno il pianeta prima che questo gli precipiti addosso. E' una corsa contro il tempo: il mondo non può attendere. Coraggio ragazzi.

Nota 3: il mio pensiero va a quel colonnello che al nazismo aveva sacrificato un occhio, la mano destra e tre dita della sinistra, che quando ebbe capito che Hitler portava la Germania alla completa distruzione, sacrificò la vita nel tentativo di fermarlo. La guerra sarebbe finita un anno prima ad avrebbe risparmiato milioni di vite e infinite sofferenze. Si chiamava Von Stauffenberg

venerdì 15 settembre 2006

Viaggio a Creta (VI)



Flashback storico


Ho tra le mani Vassily, il leone di Creta, uno dei testi suggeriti dalla guida Lonely Planet che ci orienta nella nostra quotidiana transumanza. Vassily è un neozelandese inviato dagli alleati - anno 1943 – nell’Isola occupata dai tedeschi per organizzare il movimento di boicottaggio e resistenza. La visita al museo storico di Heraklion mi ha dato le coordinate interpretative di questo spaccato di storia umana che percorre 6000 anni. Seimila anni di una storia indicativa della realtà effettuale delle magnifiche sorti e progressive dell'umanità. Come lo spaccato di un cañon del colorado ti dà la storia geologica di milioni di anni squadernata davanti agli occhi, così la sezionatura storica di Creta presente nel Museo ti pone davanti 6000 anni della nostra storia con una chiarezza esemplare.

Creta come Europa, Europa come Giove, Giove come toro, come aquila. Invidiata da dei e uomini, contesa e calpestata, puttana e regina a corrente alternata.

Lo spaccato è questo:

 Minoici pacifici e molto progrediti relativamente ai tempi: età dell’oro.

Micenei aggressivi e schiavisti.

Romani imperiali, schiavisti e unificatori (cirenaica)

Bizantini tempi duri,

Arabi migliori dei precedenti

Veneziani e crociati te li raccomando,

Turchi ottomani né peggio né meglio,

ritorno alla Grecia vita precaria

nazisti e fascisti morte e distruzione

Secondo dopoguerra: guerra civile, peggio che andar di notte.

Supplemento al secondo dopoguerra: i colonnelli - regalo Nato-Cia. (v. Theodorakis, uno per tutti).



Così te la racconta Wikipedia

Anche il nostro ci si mise. spezzeremo le reni alla Grecia.


E pensare che i nostri antenati avevano immaginato Creta come il luogo in cui trascorsero luna di miele Zeus ed Europa, figlia di re. Per dare alla terra il re giusto e sapiente per eccellenza:Minosse.


Già perché Il termine Europa deriva da una leggenda greca, nella quale era così chiamata la figlia del re Agenore.

Innamorato di lei, Zeus si trasforma in un toro bianco, Europa salì sulla groppa dell'animale, che velocissimo si lanciò tra i flutti del mare portando con sè la fanciulla fino a Creta. E' così, che i Greci narrano che Europa, nell'innocenza del suo gioco con Zeus, subì la sua violenza. Questo mito testimonia le radici culturali dei popoli europei, poichè essi impararono dai Greci il gusto del bello,l'ideale dello sport,il principio della democrazia.

Il mito la descrive come la rappresentazione stessa della gioia e dell’allegria, dell’entusiasmo per le avventure della vita, del coraggio nelle situazioni eccezionali.

Dalla dea Afrodite ebbe l’annuncio che il suo nome sarebbe stato dato ad una parte del mondo, e così avvenne: i greci cominciarono a dare il nome di Europa ai territori situati oltre Creta.
(trovato in giro per la rete). Guarda questa serie di immagini sul mito d'Europa.

O degli intenti umani antiveder bugiardo.



Se clicchi sulla foto vedi un'altra inquadratura: proprio da tiro al piccione.

Questo l'aereoporto di Hania nel 1941. Paracadutisti tedeschi sotto il tiro al piattello di inglesi, australiani, neozelandesi. La metà arrivano a terra morti. Così per cominciare.



La Battaglia

La prima ondata di paracadutisti diretta a Creta decollò dai vari campi d'aviazione greci nel mattino del 20 maggio 1941, dopo che la Luftwaffe aveva effettuato un intenso bombardamento aereo sulla costa settentrionale dell'isola. Tuttavia le forze alleate poste a difesa degli obiettivi prefissati risultarono più consistenti e meglio addestrate del previsto: i paracadutisti tedeschi si trovarono così a fare da bersaglio a un preciso e intenso fuoco di sbarramento e molti furono colpiti nella fase di discesa.

Il tentativo di conquistare l'aeroporto di Maleme, obiettivo di primaria importanza per consentire l'arrivo della seconda ondata, fallì. Al comando tedesco di Atene si pose in quel momento l'alternativa di sospendere l'operazione oppure di continuare, e alla fine Student decise di continuare con l'attacco: dovevano essere compiuti tutti gli sforzi possibili per conquistare la base aerea cretese. Nonostante un'accanita difesa dei soldati neozelandesi, dopo sette ore di durissimi combattimenti i paracadutisti tedeschi riuscirono a consolidare le loro posizioni. La mattina del 21 maggio l'aeroporto di Maleme era in mano tedesca e gli Ju 52 furono in grado di far affluire rinforzi con continuità.

Nella settimana successiva, nonostante pesanti scontri con le truppe alleate le forze tedesche occuparono uno a uno gli aeroporti di La Canea, Retimo e Iraklion. Il 1 giugno un comunicato del Ministero della Guerra britannico annunciò la caduta di Creta in mano tedesca. La Royal Navy riuscì a trarre in salvo, e a trasportare in Egitto, 16.500 uomini, raccogliendoli lungo la costa meridionale dell'isola, mentre altri 23.000 tra morti, feriti e prigionieri rimasero a Creta. I tedeschi persero 6.000 uomini di cui 3.674 paracadutisti.


Continua qui con Wikipedia








































Creta.
















Data: 20 maggio - 1 giugno 1941
Luogo: Creta, Grecia
Esito: vittoria tedesca e occupazione dell'isola

Schieramenti
Germania Grecia,

Gran Bretagna,

Nuova Zelanda,

Australia
Comandanti
Kurt Student Bernard Freyberg
Effettivi
45.000 uomini 43.000 uomini
Perdite
1.971 morti (alcuni stimano 4.900)

1.888 dispersi (presunti morti)

2.594 feriti (alcuni stimano 11.200)

6.453 perdite totali (alcuni stimano 16.100)
1.751 morti dell'esercito britannico e 1.828 morti della marina britannica

1.900 feriti britannici

17.509 prigionieri di guerra (12.254 britannici e 5.255 austrialiani)

Nota la colonnina a margine:

Perdite totali 6453 o 16100?


Conteggi fatti all'ingrosso, neppure si trattasse di ghiande da maiali.


Questa è la guerra. Io sono il nemico per te, tu sei il nemico per me.


Tutti questi italiani, tedeschi (tanti), inglesi, neoze e australopitechi che ci calpestiamo beati nelle stradine di Xania. Beati e felici sulle ossa dei nostri mancati progenitori ammassate in bell'ordine nel qui vicino cimitero monumentale di Souda.


Tutti i nostri governanti a riverire la guerra infinita preventiva programmata al terrorismo nelle sedi istituzionali.


45000 giovani contro 43000 tutti convinti di avere il nemico di fronte. Scopo ultimo: la sua eliminazione. Anche Vassili il leone si vanta di averne uccisi 200, prima di essere ucciso (a 29 anni), eroe riconosciuto dagli avversari che gli tributano gli onori militari.


Questo è quel mondo?


Ragazzi svegliamoci.

martedì 12 settembre 2006

Viaggio a Creta (V)



Venerdi 25 agosto




Hania

La guida di Creta Lonely Planet ci indica in via Zambeliu, all’estremità occidentale del porto, il punto da cui partire per la ricerca dell’alloggio. Così nel giro di mezzora ci riposiamo nella pensioncina Helena, a ridosso del porto, una doppia e una singola al prezzo cumulativo di 90 euro. Antonio ci fa gli onori di casa.

Gentile, orgoglioso del suo lavoro di recupero dell'antica casa veneziana, è stato due volte in Italia, brevemente, da turista.

Ci dà due camere con vista sul porto.. Siamo nel cel cuore del quartiere veneziano, anch'esso in gran parte già recuperato. La cena da Tamam, Zambeliu 49, vecchi bagni turchi, ristorante suggerito dalla guida non delude né sui piatti vegetali né sulle carni al forno, siano agnello o porco o pollo. Consigliato. A proposito di carne, le due volte che a Creta abbiam chiesto carne alla griglia l’abbiamo trovata troppo cotta, dura e quasi bruciata, anche se saporita. Un errore che i ristoranti fiorentini non fanno. Se vi capita avvertite “non troppo cotta”.

 Hania è l’amore di Paola e a lei lascio la parola.

Hania non somiglia a Venezia come a volte si dice. Non ne ha la bellezza nobile e fulgida, somiglia piuttosto a chioggia di cui ha la grazia dei colori rosa rosso celeste giallino che si rispecchiano nel piccolo porto. Del resto non ha canali, ma stridette tortuose che salgono e scendono, piene di turisti che si lasciano incantare  dal garbo degli edifici di stile veneziano, alcuni addirittura senza tetto, dove trovano spazio tra piante ornamentali ristoranti e bar. E questa è proprio una capacità tutta sua, di questa cittadina così poco orientale, nonostante la moschea in bella evidenza sul porto, di rendere fascino ai ruderi rivestendoli di piane rampicanti e non e riempiendoli di vita. Certamente in tutto questo c’è l’intento turistico, ma è realizzato bene, con una formula indovinata. Se si percorre il quartiere Zambeliou che è tutto così, a parte l’eccesso delle rivendite di souvenir e simili, si resta davvero presi dalla grazia non artefatta di questi edifici vecchi ma ancora vivi e ben conservati da un clima senza piogge e senza freddi eccessivi. Il leggero aspetto di decadenza così un elemento di attrazione. Tutta una parte della città, quella vicino al mare soprattutto, è un salotto all’aperto dove spuntano qua e là le macchie verdi di vecchi alberi che ricoprono edifici spesso cadenti, un grande fico inselvatichito una buganvillea di miracolosa bellezza come ne ho viste soltanto a S.Remo.

Sono entrata con curiosità in alcune piccole pensioni che si affacciano su queste stradette, per esempio nella via Teotokopoulos, un nome di strada che ci ha accompagnato spesso a Creta, e mi è sembrato a volte di entrare in una dimensione di fantasia, cioè di come avrei voluto incontrare un luogo ideale: “La proprietaria in questo momento è fuori. Scrivete intanto il vostro nome e vogliate sedervi e assaggiare i nostri biscotti al miele.” Oppure “Salite la scala e guardate se c’è una camera libera. Saremo presto con voi. A più tardi.” Forse non è nemmeno il caso di aggiungere che la gente di Hania è gentile, come tutti i cretesi che abbiamo incontrato e naturalmente porta con disinvoltura strani e mitici (per noi) nomi: Menelao, Sofocle, Basilio, Calliope, oppure un nome comunissimo e da noi scomparso: Maria, Marieta, questo forse davvero veneziano.


Le nostre foto.


Sito greco di Hania (anche in italiano)

 


Cliccando sulla copertina trovi i contenuti del Numero attualmente in libreria.

 Un’intervista a Paola Galli 

Paola Galli è una donna molto attiva e de­terminata nelle sue scelte. Per lei è sem­pre stata primaria l’esigenza di costruire e far crescere relazioni. Insegnante con pas­sione per molti anni, soprattutto dopo es­sere andata in pensione ha lavorato molto nel sociale, da sempre nella Comunità dell’Isolotto, quartiere fiorentino dove vi­ve, poi in vari altri progetti, tra cui per ot­to anni in “Un ponte per Bagdad”, e da dieci anni nella Cooperativa sociale “Ki­meta”, nata da un’idea della stessa Comu­nità dell’Isolotto, dove lavorano donne Rom in attività di taglio, cucito e stiro, nel e col sostegno del Quartiere 4 di Firenze. Contemporaneamente Paola si dedica alla scrittura, ma, ci tiene a specificare, nei momenti di sosta, comunque sempre con passione e con un angolo visuale origina­le. Un ‘identità intermedia è il primo libro che l’autrice pubblica con l’editrice Lu­ciana Tufani. Diciotto racconti che utiliz­zano l’irruzione del surreale per rappre­sentare la parte più nascosta degli esseri umani, quella non realizzata, più in om­bra, desideri, paure, fantasie.

 

Il surreale è anche un ‘aggiunta e muta­mento alla realtà, come Anna Maria Or-tese definisce la propria scrittura. Anche per te questo elemento consente un am­pliamento e una correzione dell ‘esperien­za esistenziale?

I personaggi di questi racconti hanno bi­sogno di uscire dai limiti del quotidiano, nelle situazioni inconsuete in cui si ven­gono a trovare riescono a esprimere un parte intima e repressa di sé, poiché l’im­maginazione è una ricchezza che compen­sa una realtà per molti opaca e povera.

Mi sembra che questa scelta narrativa mostri in atto anche la possibilità di scon­finamenti di identità, che fluttano al di qua e al di là di un limite, talvolta di limi­ti radicali, come la morte o i confini tra le specie. Queste situazioni estreme possono essere figurazioni dell’identità di tutte e tutti noi, multipla in una società di muta­menti veloci e di incontri tra persone di tante culture?

Ho voluto in un certo senso rappresentare narrativamente l’attenzione a condizioni e forme di esistenza diverse da quella che conduciamo quotidianamente. Morti che tornano alle loro case, ai loro oggetti o a incontrare qualcuno, che continuano a vi­vere per fare quello che non hanno saputo fare da vivi, perché «in fondo il tempo èstato così breve». Ma anche identità di es­seri che, dopo essere stati animali sono divenuti donne e uomini (assumendo ap­punto identità intermedie) o che gradual­

mente si trasformano in animali, non per­dendo ma aggiungendo qualcosa alla pro­pria natura. Ad esempio in Ciottè: «lei non era più solo una donna, ma qualcosa di più, un animale ardente e amoroso, gio­cherellona e capricciosa». L’attenzione a identità diverse è assolutamente necessa­ria sia per comprendere meglio la nostra soggettività, sia per aprirsi al mondo che ci sta intorno.

I cani umanizzati che compaiono nelle tue pagine sono sempre femmine. Qual è il motivo di questa predilezione?

Intanto amo molto i cani. Ritengo che nella relazione tra un cane e un essere umano ci sia una forte dipendenza reci­proca e sia più evidente che in altri rap­porti l’intensità del coinvolgimento, che trae origine da una primordiale fisicità. Femmine perché trovo che le relazioni tra

soggetti femminili presentino minori ele­menti di violenza e perché il femminile istintuale ha più capacità di reintegrare i propri vari aspetti, compreso quello cor­poreo.

Questo tuo sottolineare l’istintualità, la fisicità del femminile non rischia di ripre­sentare uno stereotipo che è stato abba­stanza contraddetto in anni recenti?

So che è un discorso che può apparire ri­schioso. Secondo me, il razionale non èsuperiore all’istintuale. Entrambi sono aspetti importanti, ineliminabili e comple­mentari. La capacità razionale delle don­ne è attestata dalla capacità con cui assol­vono normalmente i loro numerosi com­piti, di cura nella famiglia, ma anche di contributo nel lavoro sociale e politico.

Però ritengo che sia anche uno specifico delle donne lasciare affiorare di più l’ani­malità che è nell’essere umano, forse per­ché più libere degli uomini su questo aspetto, più “terrestri”.

Tu hai concentrato la tua attenzione su questo spazio mentale che è l’immagina­zione, come uscita dal reale nel mondo dei desideri, dell’appagamento. Vorrei di­re però che il modo come ti muovi nelle cose, come descrivi i fiori, gli alberi, gli oggetti è un modo di chi ha attaccamento alle cose reali.

In parte è così. Sentirsi attaccati alla terra è un grande piacere (e, come ho detto pri­ma, credo che sia spesso un piacere fem­minile), ma c’è sempre un limite che si vorrebbe superare. La donna di Un ‘iden­tità intermedia, uno dei racconti che pre­ferisco, aspira a trovare una sua comple­tezza “terrestre” e la raggiunge mediante un viaggio che la fa passare attraverso le cose amate, le foglie, i buchi degli alberi, le tane di animali, per poi approdare com­pletamente anche lei a quel mondo. 5cm-mai si potrebbe dire che il desiderio dei miei personaggi è di fuggire dal reale per ritrovare un reale più profondo, più intimo e sconosciuto a loro stessi, ma di cui sen­tono pulsare l’esistenza.

L’elemento di utopia, insito nelle aggiun­te e mutamenti che gli elementi surreali introducono nel reale, si manifesta più esplicitamente nell’ultimo racconto La dea è già in viaggio, dove la fantasia èun ‘utopia che si realizza, contrariamente a ciò che accade di solito alle utopie, per definizione, come tu stessa scrivi, progetti positivi possibili ma non attuati a causa del veto della legge del potere e del più forte. Il protagonista è un uomo comune, una persona anziana che ha perso la mo­glie, con tutti i suoi problemi e le sue con­traddizioni.

Sì, è uno come tanti per molti aspetti, ma in più ha la consapevolezza e l’indignazio­ne per i soprusi con cui quotidianamente vengono oppresse le persone semplici, gli umili della terra. Contro queste situazioni impegna le sue pur limitate capacità. Mol­te più persone di quanto si creda si com­portano in questo modo ed è questo che deve continuare a darci speranza.

I tuoi racconti sono sempre brevi, è una scelta precisa?

Per me l’importante è trovare una situa­zione emotiva, uno scarto intorno a cui costruire il racconto, piuttosto che svilup­pare una trama complessa. Inoltre non mi piace diluire troppo, amo il ritmo veloce e 1’ unità di luogo e di tempo.

 

Intervista di Maria Letizia Grossi

Su Leggere Donna, bimestrale di informazione culturale, n.124, settembre-ottobre 2006.

Nota disinteressata:

Il libro di Paola è da leggere. Anche per fare un dispetto alla grande editoria dei potenti e raccomandati. Anche per aiutare i piccoli editori. In più sono 16 racconti che ti piaceranno. Scritti bene. Anche se la copertina dice poco.

lunedì 11 settembre 2006

11 settembre


 


Demolizione controllata dell'umanità che cammina.


 


Mandanti: Kennecott minerals,  Anaconda


Esecutori: Nixon ( Quel figlio di puttana va schiacciato con qualsiasi mezzo) , Kissinger


Cia (Colby + 8 milioni di dollari)                    


 Mercenari assoldati in loco: Pinochet, Merino Castro, Leigh Guzmán e Mendoza Durán per esercito marina aviazione carabinieri.


Azioni di massa: camionisti e poliziotti diplomati della Scuola delle Americhe.



 L'ultimo discorso (l'audio comprende le parole in rosso)




Salvador Allende, 11/09/73

7:55 A.M. RADIO CORPORACIÓN

 

Habla el Presidente de la República desde el Palacio de La Moneda.

 

 Informaciones confirmadas señalan que un sector de la marinería habría aislado Valparaíso y que la ciudad estaría ocupada, lo que significa un levantamiento contra el Gobierno, del Gobierno legítimamente constituido, del Gobierno que está amparado por la ley y la voluntad del ciudadano.

 

En estas circunstancias, llamo a todos los trabajadores. Que ocupen sus puestos de trabajo, que concurran a sus fábricas, que mantengan la calma y serenidad.

 

Hasta este momento en Santiago no se ha producido ningún movimiento extraordinario de tropas y, según me ha informado el jefe de la Guarnición, Santiago estaría acuartelado y normal.

 

En todo caso yo estoy aquí, en el Palacio de Gobierno, y me quedaré aquí defendiendo al Gobierno que represento por voluntad del pueblo.

Lo que deseo, esencialmente, es que los trabajadores estén atentos, vigilantes y que eviten provocaciones. Como primera etapa tenemos que ver la respuesta, que espero sea positiva , de los soldados de la Patria, que han jurado defender el régimen establecido que es la expresión de la voluntad ciudadana, y que cumplirán con la doctrina que prestigió a Chile y le prestigia el profesionalismo de las Fuerzas Armadas. En estas circunstancias, tengo la certeza de que los soldados sabrán cumplir con su obligación.

 

 De todas maneras, el pueblo y los trabajadores, fundamentalmente, deben estar movilizados activamente, pero en sus sitios de trabajo, escuchando el llamado que pueda hacerle y las instrucciones que les dé el compañero Presidente de la República.

 

8:15 A.M.

 

Trabajadores de Chile:

Les habla el Presidente de la República. Las noticias que tenemos hasta estos instantes nos revelan la existencia de una insurrección de la Marina en la Provincia de Valparaíso. He ordenado que las tropas del Ejército se dirijan a Valparaíso para sofocar este intento golpista. Deben esperar la instrucciones que emanan de la Presidencia. Tengan la seguridad de que el Presidente permanecerá en el Palacio de La Moneda defendiendo el Gobierno de los Trabajadores. Tengan la certeza que haré respetar la voluntad del pueblo que me entregara el mando de la nación hasta el 4 de Noviembre de 1976.

 

Deben permanecer atentos en sus sitios de trabajo a la espera de mis informaciones. Las fuerzas leales respetando el juramento hecho a las autoridades, junto a los trabajadores organizados, aplastarán el golpe fascista que amenaza a la Patria.

 

8:45 A.M.

 

Compañeros que me escuchan: 

 La situación es crítica, hacemos frente a un golpe de Estado en que participan la mayoría de las Fuerzas Armadas. En esta hora aciaga quiero recordarles algunas de mis palabras dichas el año 1971, se las digo con calma, con absoluta tranquilidad, yo no tengo pasta de apóstol ni de mesías. No tengo condiciones de mártir, soy un luchador social que cumple una tarea que el pueblo me ha dado. Pero que lo entiendan aquellos que quieren retrotraer la historia y desconocer la voluntad mayoritaria de Chile; sin tener carne de mártir, no daré un paso atrás. Que lo sepan, que lo oigan, que se lo graben profundamente: dejaré La Moneda cuando cumpla el mandato que el pueblo me diera, defenderé esta revolución chilena y defenderé el Gobierno porque es el mandato que el pueblo me ha entregado.

   No tengo otra alternativa.

 Sólo acribillándome a balazos podrán impedir la voluntad que es hacer cumplir el programa del pueblo. Si me asesinan, el pueblo seguirá su ruta, seguirá el camino con la diferencia quizás que las cosas serán mucho más duras, mucho más violentas, porque será una lección objetiva muy clara para las masas de que esta gente no se detiene ante nada. 

  Yo tenía contabilizada esta posibilidad, no la ofrezco ni la facilito. 

 El proceso social no va a desaparecer porque desaparece un dirigente. Podrá demorarse, podrá prolongarse, pero a la postre no podrá detenerse. 

 Compañeros, permanezcan atentos a las informaciones en sus sitios de trabajo, que el compañero Presidente no abandonará su a su pueblo ni su sitio de trabajo. Permaneceré aquí en La Moneda inclusive a costa de mi propia vida.

 

9:03 A.M. RADIO MAGALLANES 

 En estos momentos pasan los aviones. Es posible que nos acribillen. Pero que sepan que aquí estamos, por lo menos con nuestro ejemplo, que en este país hay hombres que saben cumplir con la obligación que tienen. Yo lo haré por mandato del pueblo y por mandato conciente de un Presidente que tiene la dignidad del cargo entregado por su pueblo en elecciones libres y democráticas. 

 En nombre de los más sagrados intereses del pueblo, en nombre de la Patria, los llamo a ustedes para decirles que tengan fe. La historia no se detiene ni con la represión ni con el crimen. Esta es una etapa que será superada. Este es un momento duro y difícil: es posible que nos aplasten. Pero el mañana será del pueblo, será de los trabajadores. La humanidad avanza para la conquista de una vida mejor. 

Pagaré con mi vida la defensa de los principios que son caros a esta Patria. Caerá un baldón sobre aquellos que han vulnerado sus compromisos, faltando a su palabra... roto la doctrina de las Fuerzas Armadas. 

  El pueblo debe estar alerta y vigilante. No debe dejarse provocar, ni debe dejarse masacrar, pero también debe defender sus conquistas. Debe defender el derecho a construir con su esfuerzo una vida digna y mejor.

 9:10 A.M. 

 Seguramente, ésta será la última oportunidad en que pueda dirigirme a ustedes. La Fuerza Aérea ha bombardeado las antenas de Radio Magallanes. Mis palabras no tienen amargura sino decepción Que sean ellas un castigo moral para quienes han traicionado su juramento: soldados de Chile, comandantes en jefe titulares, el almirante Merino, que se ha autodesignado comandante de la Armada, más el señor Mendoza, general rastrero que sólo ayer manifestara su fidelidad y lealtad al Gobierno, y que también se ha autodenominado Director General de carabineros. Ante estos hechos sólo me cabe decir a los trabajadores: ¡No voy a renunciar!

 

Colocado en un tránsito histórico, pagaré con mi vida la lealtad al pueblo. Y les digo que tengo la certeza de que la semilla que hemos entregado a la conciencia digna de miles y miles de chilenos, no podrá ser segada definitivamente. Tienen la fuerza, podrán avasallarnos, pero no se detienen los procesos sociales ni con el crimen ni con la fuerza. La historia es nuestra y la hacen los pueblos.

 

Trabajadores de mi Patria: quiero agradecerles la lealtad que siempre tuvieron, la confianza que depositaron en un hombre que sólo fue intérprete de grandes anhelos de justicia, que empeño su palabra en que respetaría la Constitución y la ley, y así lo hizo. En este momento definitivo, el último en que yo pueda dirigirme a ustedes, quiero que aprovechen la lección: el capital foráneo, el imperialismo, unidos a la reacción crearon el clima para que las Fuerzas Armadas rompieran su tradición, la que les enseñara el general Schneider y reafirmara el comandante Araya, victimas del mismo sector social que hoy estará esperando con mano ajena, reconquistar el poder para seguir defendiendo sus granjerías y sus privilegios. 

 Me dirijo a ustedes, sobre todo a la modesta mujer de nuestra tierra, a la campesina que creyó en nosotros, a la madre que supo de nuestra preocupación por los niños. Me dirijo a los profesionales de la Patria, a los profesionales patriotas que siguieron trabajando contra la sedición auspiciada por los colegios profesionales, colegios clasistas que defendieron también las ventajas de una sociedad capitalista. 

 Me dirijo a la juventud, a aquellos que cantaron y entregaron su alegría y su espíritu de lucha. Me dirijo al hombre de Chile, al obrero, al campesino, al intelectual, a aquellos que serán perseguidos, porque en nuestro país el fascismo ya estuvo hace muchas horas presente; en los atentados terroristas, volando los puentes, cortando las vías férreas, destruyendo lo oleoductos y los gaseoductos, frente al silencio de quienes tenían la obligación de proceder.

Estaban comprometidos. La historia los juzgará.

Seguramente Radio Magallanes será acallada y el metal tranquilo de mi voz ya no llegará a ustedes. No importa. La seguirán oyendo. Siempre estaré junto a ustedes. Por lo menos mi recuerdo será el de un hombre digno que fue leal con la Patria.

 El pueblo debe defenderse, pero no sacrificarse.

El pueblo no debe dejarse arrasar ni acribillar, pero tampoco puede humillarse.

 Trabajadores de mi Patria, tengo fe en Chile y su destino. Superarán otros hombres este momento gris y amargo en el que la traición pretende imponerse. Sigan ustedes sabiendo que, mucho más temprano que tarde, de nuevo se abrirán las grandes alamedas por donde pase el hombre libre, para construir una sociedad mejor. 

 ¡Viva Chile! ¡Viva el pueblo! ¡Vivan los trabajadores!

 Estas son mis últimas palabras y tengo la certeza de que mi sacrificio no será en vano, tengo la certeza de que, por lo menos, será una lección moral que castigará la felonía, la cobardía y la traición.


 


11 settembre 1973  7.55, Radio Corporaciòn

 

Parla il Presidente della Repubblica dal palazzo della Moneda.

 

"Viene segnalato da informazioni certe che un settore della marina avrebbe isolato Valparaiso e che la città sarebbe stata occupata. Ciò rappresenta una sollevazione contro il Governo, Governo legittimamente costituito, Governo sostenuto dalla legge e dalla volontà del cittadino.

  In queste circostanze, mi rivolgo a tutti i lavoratori. Occupate i vostri posti di lavoro, recatevi nelle vostre fabbriche, mantenete la calma e la serenità.

 

Fino ad ora a Santiago non ha avuto luogo nessun movimento straordinario di truppe e, secondo quanto mi è stato comunicato dal capo della Guarnigione, la situazione nelle caserme di Santiago sarebbe normale.

 

In ogni caso io sono qui, nel Palazzo del Governo, e ci resterò per difendere il Governo che rappresento per volontà del Popolo.

 Ciò che desidero, essenzialmente, è che i lavoratori stiano attenti, vigili, e che evitino provocazioni. Come prima tappa dobbiamo attendere la risposta, che spero sia positiva, dei soldati della Patria, che hanno giurato di difendere il regime costituito, espressione della volontà cittadina, e che terranno fede alla dottrina che diede prestigio al Cile, prestigio che continua a dargli la professionalità delle Forze Armate. In queste circostanze, nutro la certezza che i soldati sapranno tener fede ai loro obblighi."

 

Comunque, il popolo e i lavoratori, fondamentalmente, devono rimanere pronti alla mobilitazione, ma nei loro posti di lavoro, ascoltando l’appello e le istruzioni che potrà lanciare loro il compagno Presidente della Repubblica.

 

8:15 A.M.

 

Lavoratori del Cile:

 

Vi parla il Presidente della Repubblica. Le notizie che ci sono giunte fino ad ora ci rivelano l’esistenza di un’insurrezione della Marina nella Provincia di Valparaiso. Ho dato ordine alle truppe dell’Esercito di dirigersi a Valparaiso per soffocare il tentativo golpista.

Devono aspettare le istruzioni emanate dalla Presidenza. State sicuri che il Presidente rimarrà nel Palazzo della Moneta per difendere il Governo dei Lavoratori.

State certi che farò rispettare la volontà del popolo che mi ha affidato il comando della nazione fino al 4 novembre 1976.

 

Dovete rimanere vigili nei vostri posti di lavoro in attesa di mie informazioni.

Le forze leali rispettose del giuramento fatto alle autorità, insieme ai lavoratori organizzati, schiacceranno il golpe fascista che minaccia la Patria.

 

8:45 A.M.

 

Compagni in ascolto:

 

La situazione è critica, siamo in presenza di un colpo di Stato che vede coinvolta la maggioranza delle Forze Armate.

In questo momento infausto voglio ricordarvi alcune delle mie parole pronunciate nell’anno 1971, ve lo dico con calma, con assoluta tranquillità, io non ho la stoffa dell’apostolo né del messia. Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato. Ma stiano sicuri coloro che vogliono far regredire la storia e disconoscere la volontà maggioritaria del Cile; pur non essendo un martire, non retrocederò di un passo. Che lo sappiano, che lo sentano, che se lo mettano in testa: lascerò la Moneda nel momento in cui porterò a termine il mandato che il popolo mi ha dato, difenderò questa rivoluzione cilena e difenderò il Governo perchè è il mandato che il popolo mi ha affidato.

 

Non ho alternative.

 

Solo crivellandomi di colpi potranno fermare la volontà volta a portare a termine il programma del popolo.

Se mi assassinano, il popolo seguirà la sua strada, seguirà il suo cammino, con la differenza forse che le cose saranno molto più dure, molto più violente, perché il fatto che questa gente non si fermi davanti a nulla sarà una lezione oggettiva molto chiara per le masse.

Io avevo messo in conto questa possibilità, non la offro né la facilito.

 

Il processo sociale non scomparirà se scompare un dirigente.

Potrà ritardare, potrà prolungarsi, ma alla fine non potrà fermarsi.

 

Compagni, rimanete attenti alle informazioni nei vostri posti di lavoro, il compagno Presidente non abbandonerà il suo popolo né il suo posto di lavoro. Rimarrò qui nella Moneda anche a costo della mia propria vita.

 

9:30 A.M. RADIO MAGALLANES

 

In questi momenti passano gli aerei.

Potrebbero mitragliarci.

Ma sappiate che noi siamo qui, almeno con il nostro esempio, che in questo paese ci sono uomini che sanno tener fede ai loro obblighi.

Io lo farò su mandato del popolo e su mandato cosciente di un Presidente che ha dignità dell’incarico assegnatogli dal popolo in elezioni libere e democratiche.

 

In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della Patria, mi appello a voi per dirvi di avere fede. La storia non si ferma né con la repressione né con il crimine.

Questa è una tappa che sarà superata.

Questo è un momento duro e difficile: è possibile che ci schiaccino.

Ma il domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori. L’umanità avanza verso la conquista di una vita migliore.

Pagherò con la vita la difesa dei principi cari a questa Patria. Coloro i quali non hanno rispettato i loro impegni saranno coperti di vergogna per essere venuti meno alla parola data e ha rotto la dottrina delle Forze Armate.

 

Il popolo deve stare in allerta e vigile.

Non deve lasciarsi provocare, né deve lasciarsi massacrare, ma deve anche difendere le proprie conquiste.

Deve difendere il diritto a costruire con il proprio sforzo una vita degna e migliore.

 

9:10 A.M.

 

Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi.

La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes.

Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno.

Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino, che si è autodesignato comandante dell’Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei carabinieri.

Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò!

Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo.

E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente.

Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza.

La storia è nostra e la fanno i popoli.

 

Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece.

In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi.

Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra preoccupazione per i bambini.

Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che continuarono a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi di una società capitalista.

 

Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono all’allegria e allo spirito di lotta.

Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere.

 

Erano d’accordo. La storia li giudicherà.

Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia voce non vi giungerà più. Non importa. Continuerete a sentirla. Starò sempre insieme a voi.

Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria.

 

Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.

Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino.

Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi.

Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.

 

Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!

 

Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento.


Nota: per breve riepilogo clicca sulla foto.



 

domenica 10 settembre 2006

Nineleven 2001


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Demolizione controllata dell'umanità in cammino.

Registi: Mossad, NSA-CIA

Produttori: Coca Cola, United Fruit, Hulliburton, Carlyle, Esso, Texas Oil Company...

Attori: tutti delle famiglie Bush e Bin Laden

Comparse: sauditi, pakistani...


Scheda: L'idea venne anni addietro quando circolò negli USA un film (poi sparito di circolazione) che faceva vedere degli aerei che si schiantavano contro le torri gemelle.

Da poco era stato assassinato Kennedy che si era rifiutato di far abbattere un aereo pieno di studenti americani che avrebbe giustificato l'invasione di Cuba.

Ronald Reagan aveva posto le premesse del regime fascista all'interno dell'Amministrazione americana.

Negroponte aveva fatto un ottimo lavoro tra Honduras, Guatemala Salvador e Nicaragua. La Coca Cola continuava a mandare all'altro mondo sindacalisti sudamericani, particolarmente colombiani (questi ultimi alla media di uno alla settimana), Israele aveva già conquistato il primato degli omicidi mirati nel poligono di tiro allestito in Palestina. Kissinger aveva dato il colpo alla nuca al nostro On. Aldo Moro, con ottimo successo. I Greci - caso anomalo - avevano mal digerito l'invio dei Colonnelli, ma i brokers di Aviano non avevano avuto gran difficoltà con la Banca dell'Agricoltura di Milano. Anche se Calabresi si era un po' compromesso con la sua umana simpatia per Pinelli. Così come più tardi Calipari con Giuliana Sgrena, per altri versi ottimo broker. 

Israele sta da tempo creando cinture protette di sicurezza intorno alle scuole per aspiranti suicidi presenti nel territorio da esso conquistato, le scuole di guerra aerea americane stanno allevando una ventina di sauditi aspiranti suicidi raccomandati dai Bin Laden. L'FBI è diffidato da mettere il naso in casa CIA, ex Presidente il vecchio Bush.

Programmati 3 aerei per torri gemelle e, se necessario, Casa Bianca, minato dai broker genieri tutto il complesso World Trade Center, il centro degli affari, il cuore del mondo, il figli  Isacco e Cristo sacrificati dal Padre, che all'ultimo minuto salverà Isacco Casa Bianca.

Nel frattempo l'inquilino della santa casa si troverà in Florida, dal fratello minore, in una scuola di innocenti bambini paravento della più grande horror del momento.

Un gioco da ragazzi: dal Pentagono con un software semplice come un telefonino vengono inviati i comandi agli aerei predisposti e gli scalcagnati piloti suicidi ringraziano Allah che li guida con tanta precisione di tempo e di luogo sugli obbiettivi prestabiliti. I piloti del terzo aereo diretto sulla santa casa perdono improssivisamente il controllo dei comandi. Una mano potente li trascina fuori rotta, all'impatto con la nuda terra. Un quarto d'ora dopo che i due angeli della vendetta delle torri sono andati a segno in maniera superba, tanto da estendere per un effetto simpatia la divina forza distruggitrice al vicino edificio 7 così presuntuosamente superbo della sua mole quadrata, massiccia, tutta ferro cemento e acciaio: guardatelo come si inginocchia su se stesso e si copre il capo con le sue ceneri: il toro sull'arena. Pochi secondi son bastati. A questo punto l'Ufficio del Pentagono-dio-distruggitore si autoimmola portando con sé le prove della più grande impresa di comando aereo teleguidato, di demolizione edifici a distanza. La più grande americanata della storia, superiore allo sbarco sulla Luna.

E così sia.

sabato 9 settembre 2006

Viaggio a Creta (IV)

Venerdi 25 agosto



Knosso

Ci arriviamo da Ammoudara, mezz'ora di macchina, diventata tre quarti d'ora per errori di percorso. Il contrasto tra le pietre nude, anche se cosparse del color rosso che lo scopritore Evans volle ridare alle colonne ricollocate o reinventate là dov'erano, e lo splendore di terracotte, bronzi, ori, statue ed affreschi ammirati nelle 20 sale del Museo archeologico di Heraklio.

Sì, perché quattro millenni addietro Creta era un'isola felice.

Ricca e felice.

Durante la fase detta dell'Età del Bronzo, nel cuore del Mediterraneo orientale al di qua delle Colonne d'Ercole, al centro di tutte le rotte commerciali, essa era il punto di riferimento culturale per tutti i popoli del Grande Mare e per chiunque si trovasse a solcare quelle acque o sostasse, anche per poco, in quella terra beata.

Il suo potere s'allargava in cerchi concentrici in ogni direzione sul grande mare, lambendo le sponde dell'Anatolia, dell'Egitto, delle terre occidentali fino alle Colonne d'Ercole e alla Sicilia; dominava sulle isole dell'Egeo e su parte del continente che si sarebbe chiamato greco, di certo su quello che sarà poi il Peloponneso.

Sul quadrante che delimitava nettamente la parte orientale di quello che noi chiamiamo mar Mediterraneo dalla sua parte occidentale, si ergeva imponente e maestosa l'isola dove il dio Efesto aveva posto la sua officina.

Qui venne Minosse, mitico monarca di quell'età ... anche se, a dire il vero, pare che quella di Creta fosse una civiltà dove vigeva il matriarcato; dove quindi c'era una regina e non un re a governare; dove la maggiore divinità era femminile e non maschile.

Minosse, comunque, fonda 100 grandi città, fra le quali le più famose sono Cnosso, Festo, Cidonia.

Omero, nel II libro dell'Iliade, allude a tali cento grandi città quando canta:   

 

"Il gran mastro di lancia Idomenèo

guida i Cretesi che di Cnosso usciro,

di Litto, di Mileto e della forte

Gortina e dalla candida Licasto

e di Festo e di Rizio, inclite tutte

popolose contrade, ed altri molti

dell'alma Creta abitator, di Creta

che di cento città porta ghirlanda."

Gli anelli d'oro con miniature di immagini e storie riprodotte alla perfezione sopra superfici di un cm quadro, gioielli come "api su una goccia di miele". . Artigiani di 4000 quattromila anni fa, modelli insuperati per i nostri orafi di Valenza Po, Arezzo, Ponte Vecchio di Firenze.

Architetto e capo costruttore: Dedalo.

Siamo arrivati a Knosso verso le nove e mezzo, tra i primi. Alle 11 era tutto pieno, tanti pulman. Consiglio: essere piuttosto mattinieri. Due gruppi avevano guida italiana. Addio Heraklion, si punta su Xania, profumo di Venezia-Chioggia. Un salto di qualche migliaio di anni. Già perchè dietro i crociati della IV spedizione arrivarono i mercanti veneziani che ci rimasero la bellezza di 4 secoli e mezzo (1204-1669). Che non furono sempre una gran bellezza, per lo meno non dovunque e non per tutti. I cretesi divennero cattolici, poi coi turchi mussulmani e infine cristiani ortodossi con i greci. Ne riparliamo.

Superstrada verso ovest, poco più di 2 ore. Simone al volante. Finalmente posso guardare tranquillo dal finestrino in corsa.


*** Ceterum censeo Bush administration delendam esse. Courage, american people.

venerdì 8 settembre 2006

Viaggio a Creta (III)



Martedi 22 agosto. Heraklion, in mattinata, visita al Museo archeologico che raccoglie tutti i pezzi pregiati ritrovati a suo tempo negli scavi di tutta l'isola: Knosso, Festo, Agia Triada, Gòrtina.... Nel pomeriggio visita al museo storico: uno spaccato in verticale della lunga, grande, tormentata storia di Creta...La visita mi intriga, facendomi dimenticare la mancata riconsegna dei bagagli e l'inevitabile scocciatura del mancato ricambio (calzoni corti e sandali. Del pigiama se ne può fare a meno, maglietta e mutande si lavano e asciugano in una notte, all'aria sempre ventilata di Creta). Comunque al ritorno in albergo Paola ritrova la sua valigia. Data di consegna sulla ricevuta: ore 16,05. Sollievo non da poco, soprattutto per le scarpe e la camicetta estiva. Mettiamoci pure il manicure, da quando i maliardi delle bombe intelligenti hanno stabilito che un paio di forbicine sono oggetti letali in mano a persone deficienti come tutti siamo classificati dall'11 sett.2001 e non possono essere portate a bordo. A me per esempio manca il coltellino a serramanico targato Scarperia. E' ancora alla Malpensa-Malfà e arriverà domani alle 11.

L'indomani alle 16 me lo ritrovo finalmente tra le mani alle prese con una grande pesca succulenta, squartata e sbucciata con l'indifferenza e la praticità di chi ha vissuto tempi in cui il coltellino era lo strumento base da cui scaturivano tutti i manufatti in legno che dilettavano la nostra infanzia: fionde, zufoli, archi e frecce, spade e fucili, rocchetti semoventi detti carri armati..

Il bagaglio me lo sono andato a prendere all'aereoporto in concomitanza con l'arrivo di Simone, avendo già a disposizione laHyundai Atos, con la quale il terzetto si è trasferito direttamente al mare. Finalmente i costumi da bagno insieme ad occhiali e mascherina. Prima nuotata in mare prima soleggiata in piscina.Il mare del primo giorno è piuttosto mosso, tale rimarrà spesso sul lato Nord dell'Isola. Ma l'acqua è sempre calda. Quando poi dal mare entri direttamente in piscina è un brodo. Insomma le prime sensazioni. Siamo ad Ammodaura, pochi km a nord di Heraklio.Albergo piacevole, basso, lungo vialetto fiorito di oleandri rigogliosamente fioriti, odoroso. Miniappartamento con aria condizionata, frigo e angolo cottura € 50 a notte. Domani visita agli scavi di Knosso, pochi km, e da lì superstrada per Xania, la piccola Venezia, sempre evocata da Paola.

Di archeologia e storia parleremo in corso di narrazione.


*** Ceterum censeo Bush administration delendam esse. Courage, american people.