domenica 24 dicembre 2006

Racines-Ratschings (BZ)



17-21 dicembre 2006, un bel pre-natale sulla neve.


A Racines. Autostrada del Brennero, uscita Vipiteno, 15 km dal confine con l’Austria. Sull’Isarco.


Altitudine: 976 m s.l.m.


 


Le tre valli del comune di Racines comprendono la Val Ridanna, la Val Racines e la Valgiovo con il Passo Giovo. Il Passo Giovo porta in Val Passiria - e se si attraversa questa valle - si arriva a Merano


Tutto merito di Piero che in internet ha scovato l’offerta “mercatino di natale” valida dal primo al 22 dicembre. Un piccolo albergo a conduzione familiare, ristrutturato completamente nel 2002, profumo di legno, profumo di pulito, offerta 4 giorni, prima colazione e cena, 2 persone, euro 234.


Ha clienti quasi esclusivamente tedeschi che rinnovano le prenotazioni da un’anno all’altro, come ci dice la vecchia buona Signora Berta col suo italiano pieno di acca e kappa. Tutto parla austriaco, le case, il cimitero allato, il profumo delle mucche rinchiuse le a fianco, i canali TV, il campionato di calcio (partita bundesliga col Bayern Monaco e non so quale altra squadra), i crocefissi di legno a tutte le curve di strada, il campanile a punta lapis, la minestra di cipolle e crauti, le crocchette di carne, il piumone del letto che mi tiene troppo caldo il tronco e mi gela i piedi quando non riesco a stare garbatamente rannicchiato in modo da ridurre di almeno 10 cm i miei pur non eccessivi 1,86.


Siamo stati praticamente unici ospiti accuditi con premura, sauna e bagno turco tutti per noi, l’impianto di risalita a 100 metri e, quello che conta, tutte le piste innevate come non ci aspettavamo: piste nel bosco come piacciono a me, abetini spruzzati di bianco…Scrivo questo per gli amici sciatori. Vale la pena farci un pensiero, per il dicembre 2007, perché fino a tutto aprile l’albergo è occupato da tedeschi che prenotano per l’anno seguente al momento della partenza, come ci hanno ripetuto mamma Berta e figlia  Renate,  che parla bene l’italiano, fa il lavoro di reception e segreteria, trovando il tempo per un impiego fisso a Insbruck (dal lunedì al venerdi, levata alle ore 5, credo coi mezzi pubblici). Brava veramente. A fianco a lei il fratello Joseph.


Insomma, CONSIGLIATO: Gosthof Sholzhorn, Innerratschings 49, tel. 0472659125, 39040 Ratschings (BZ) Racines.


Viaggiare con Piero e Fiorella è sempre piacevole, perché, da scialpinisti come sono, hanno la mentalità e la curiosità dell’osservatore che usa lo sci non solo per scivolare su e giù avanti e indietro lungo le piste, freneticamente, ma sanno guardarsi intorno e ti fanno scoprire i segreti di plaghe sconosciute e nascoste. Come la val Ridanna, vista con tutta calma la mattina del rientro che ci riserva la sorpresa, oltre ai prati e torrenti innevati e immacolati, silenti e trasognati, una vecchia miniera con le attrezzature ancora in vista, dove nel 1500 lavoravano 1000 (mille) operai, a piccone, spalle e mulo, per estrarre, spaccare e triturare col mazzolo pietre contenenti ferro, stagno, zinco e anche oro. Damnatus ad metalla, dicevano i Romani. Una miniera che è durata fino alla seconda metà dell’900 e questo spiega la presenza di binari, carrelli, teleferiche, che tu puoi vedere ancora lì dove furon lasciati al momento della chiusura, con cartelli indicatori ed un museo…


Con gli sci siamo arrivati fino alla sommità del passo del Giovo, aperto ancora al traffico automobilistico, direzione Merano.


A Bolzano siamo passati sia all’andata che al ritorno, Vipiteno l’abbiamo visitato due volte. Dei mercatini di natale sapete tutti, ed anche noi li conoscevamo. Ma è sempre uno spettacolo passeggiare per queste vie, pulite, contornate di negozi curatissimi, ricchi, colorati pieni di luce con tutte le bow-window e le arcate e i loggiati e quel palazzo storico di Vipiteno, dove stanno gli uffici comunali con la sindachessa, antica grande abitazione dei padroni di quelle miniere di val Ridanna.


Percorso andata Firenze-Racines: 5 ore (domenica senza Tir);


Percorso ritorno Racines-Firenze:7 ore (giovedì 21 dic. Sole accecante fino a Modena, pioggia mista a neve del tratto appenninico Bo-Fi, code a tratti, un solo lieve tamponamento, ma un continuo effetto-elastico (rallentamento-fermata-ripresa veloce esagerata-rallentamento-fermata-ripresa andante mossa-isoradio che ripete a tutta Italia tratto Rocobilaccio-Barberino-Certosa meglio stare a casa). Uscita liberatoria a Firenze Nord, Ponte all’Indiano ci dà una mano, a casa siamo. Grazie Piero per la tua guida impeccabile e tranquilla e grazie alla tua Honda CR-V trazione integrale, gomme termiche appena montate. Alla prossima.


Cinque foto


PS. La mia fissazione


Non c'è niente da fare, quando vado in Alto Adige, sul Falsarego, a Gorizia o in val Sugana, non posso fare a meno di evocare i fantasmi della prima guerra mondiale, la madre dei fascismi, della seconda guerra mondiale e della terza attualmente in corso, insidiosa e strisciante come i missili da crociera americani, silenziosa e ovattata come gli uffici dei grandi manager della carta stampata, degli studi televisivi, delle grandi agenzie religiose.

...Alto Adige-Sud Tirolo, Vipiteno-Sterzing, Raschines-Racine...Dove sono più i paletti di confine innaffiati col sangue di alcuni milioni di ragazzi tra i venti e i trent'anni? Spariti. Non servono più a niente. Scorie intrise di urla e lamenti, preghiere e bestemmie durate 4 anni per riempire strade e piazze di monumenti a generali frustrati, a soldati morti imprecando, a politici venduti ai mercanti della morte.. Novecentomila dei nostri, morti ammazzando novecentomila dei loro per segnare un confine oggi buttato in discarica insieme a tutti quei cadaveri. Eutanasia di massa, dolce morte, dulce et decorum pro patria mori, chi per la patria muor vissuto è assai. Per il progresso di noi umani vale più la morte di Welby - 60 anni di vita,  9 anni in un letto di contenzione - che quella di milioni di giovani, 20 anni di vita, 4 anni di odio e disperazione. 



Dal fronte 14.3.916

….. se sapessi quante barbarie, che modi di aggire, che buone maniere verso i soldati!

Come i padri che educano i figli siamo presi a schiaffi e calci, ma se Iddio mi da vita a farmi arrivare in Italia saprò io…..


Dalla Svizzera 18.3.916

Cara mamma….. non potendo sfogarmi sono fuggito e a te se vengono a dirti qual che cosa dicci che se non mi maltrattavano non sarei fuggito…..


Zona di guerra 1.12.915


… Fino che eravamo al masatorio in prima linea, in rischio di farci macelare ogni minuto, ci trattavano (i superiori) un po' meglio, perché avevano paura di noi e quando si fa per avanzare cridavano avanti, avanti altrimenti vi sparo…..


Zona di guerra 10.1.916

…Altro che combattere contro il nemico, Io non combatterò mai contro i miei fratelli per prendere (Trieste?). Cadorna, Boselli che loro sta in Italia, sevverrò in licenza di questi la pelle ci farò…..


Zona di guerra 7.2.16

..…Come pure al S. Michele che si può chiamare cimitero e via via sono andato sette o otto volte a lassalto senza conquistare niente….


Zona di guerra 21.2.16 in risposta ad una ragazza che esalta la guerra

Se quella signorina, pur essendo stupida, avesse visto qualche testa volare, qualche grappolo di uomini sparire, allo scoppiar di un obice, senza che se ne possa trovar neppure un osso allora mi avrebbe scritto altrimenti.

…. Nella tua ultima mi parli troppo di Dio. Povero vecchio e buon dio! … La madre austriaca e la madre italiana pregano, per i rispettivi figli, lo stesso dio di pace, di amore e di altre simili cose. A chi dovrebbe dar retta dio?? Lascialo in pace il povero vecchio! Io,eretico, sono ancora vivo tanti religiosi perirono


Zona di guerra 20.3.16

I superiori….. anno anche paura che come abbiamo fatto a metterci daccordoe di non avanzare possiamo anche metterci d'accordo a fare come ha fatto qualche reggimento che vio forse non lo sapete perché queste cose sui giornali non le mettono…..l'anno butato nel fiume….


Zona di guerra 5.4.16

…..Povere madri che perdono i loro figli! Spesse volte ci guardiamo l'un l'altro in faccia vedendoci così lacerati di fame e di sonno le lacrime ci riempiono gli occhi come bambini….


Zona di guerra 24.4.16

…..Quando è dopo che si è conquistato? Una 50 metri di roccia viva. Quanti sono i morti? 500-600 secondo l'accidentabilità che permette il terreno…..





Li trovi in "Soldati e prigionieri italiani nella prima guerra mondiale",

Autore Giovanna Procacci, Editore Bollati Boringhieri.


...gli uomini di guerra sono stupidi, oltre che feroci, e lo stesso Gasparotto deve registrare l'ultima carica dei lancieri d'Aquila, ordinata alle 14.50 del 4 novembre, cioè dieci minuti prima dell'armistizio. Muoiono gli ufficiali ventenni Augusto Piersanti e Achille Balsamo di Loreto, e il caporale Giulio Marchesi.


Sironi racconta l'episodio di sessanta alpini estratti a sorte e fucilati perché un gruppo di italiani, durante il viaggio, aveva rubato pane a un vagone dell'esercito tedesco.


". Anche da parte austriaca le pagine più significative non sono nelle memorie dei generali, ma nelle testimonianze delle sofferenze e degli eroismi della prima linea. Robert SKORPIL ha raccontato la tragedia della guerra di montagna, vista dalla parte dei Kaiserjager contro gli Alpini, in Pasubio 1916/1918, con molta comprensione sia verso i propri soldati, sia verso il destino dei nemici.


La stessa umanità esprime Fritz WEBER in tre libri: Guerra sulle Alpi (1915/1917), Dal Monte Nero a Caporetto e il celebre Tappe della disfatta. Dell'ultimo, tra tante pagine significative, è impossibile non ricordare l'esaltazione per la vittoria di Caporetto, le delusioni successive, la bellissima pagina su Trieste che sente avvicinarsi la fine della Monarchia, e l'odissea finale del tenente Weber che, dopo la disperata e affamata resistenza sul Piave dell'ottobre 1918, riesce a riportare i soldati e i cannoni al deposito di Vienna, attraverso l'Impero in disfacimento e la Slovenia in rivolta.


Tra gli uomini illustri tanti sì alla guerra:

Leonida Bissolati Renato Serra Alberto Ghisalberti Corrado Alvaro Riccardo BAcchelli Emilio Lussu  Giosuè Borsi  Carlo Emilio Gadda Ardengo Soffici...


Significativo dei luoghi comuni della cultura nazionalista, da cui trarrà tanta parte il fascismo, è Kobilek di Ardengo SOFFICI. L'artista ammira i soldati tra i quali vive, ma c'è da chiedersi quanto li avesse capiti: "Questi uomini muovono alla guerra come ad una festa". E aggiunge: "Chi ride, scherza, sopporta tanti disagi con una tale pazienza e perseveranza in faccia alla morte imminente, ha il diritto di essere il padrone della futura vita italiana, e se dovesse essere defraudato del suo diritto avrà ragione di divenir terribile". C'è, in Soffici, il rimpianto per la "bellezza irriducibile" della guerra; ma c'è anche, molto irritante e spia di quell'incultura nazionalista che ci farà inebriare di superiorità latina, mare nostrum e colli fatali di Roma, il disprezzo per i nemici, "bruti che da tre anni vanno diguazzando nei massacri e nei ladrocini"; perfino un libro di Schopenauer, trovato addosso a un morto, ad uno di "quegli imbecilli", è "in una di quelle edizioni di gusto tedesco, linde, corrette ed odiose". Poi quegli imbecilli e barbari vincono a Caporetto, e, nel suo successivo diario di guerra, La ritirata dal Friuli, la sconfitta rende Soffici più umano.

Prima della battaglia è sorpreso e sconvolto dall'insipienza dei comandi, dalla stanchezza delle truppe, dalla trivialità degli ufficiali; dopo, durante la rotta, delle quali ci ha lasciato una delle testimonianze più drammatiche e vive, registra annichilito il disordine, lo sfacelo, le fucilazioni a casaccio, il rimbambimento dei generali e la destituzione dei pochi comandanti efficienti.


Piero JAHIER è stato interventista: in guerra, attraverso il contatto con la truppa, scopre il popolo. Le sue poesie e prose sulla guerra ("Con me e con gli Alpini"), sebbene traboccanti di populismo paternalista, hanno intuizioni nuove, come in Dichiarazione:

"Altri morirà per la Storia d'Italia volentieri /

e forse qualcuno per risolvere in qualche modo la vita. /

Ma io per far compagnia a questo popolo digiuno /

che non sa perché va a morire /

popolo che muore in guerra perché 'mi vuol bene' /

'per me' nei suoi sessanta uomini comandati /

siccome è il giorno che tocca morire
".

Come e meglio di altri ufficiali, Jahier scopre il valore civile, il "peso" del popolo, del sottoproletariato, dei manovali, nel Ritratto del soldato Somacàl Luigi, che termina con un riconoscimento che è insieme ripudio delle ideologie borghesi:

"Certo, Somacàl, soldato stronco, uomo zimbello, sei il mio amico. /

Ho trovato vicino a te l'onore d'Italia. /

Dico che è in basso l'onore d'Italia, Somacàl Luigi".


Spigolature prese da qui



"Tutti avevano la faccia del Cristo

nella livida aureola dell'elmetto

Tutti portavano l'insegna del supplizio

nella croce della baionetta

E nelle tasche il pane dell'Ultima Cena

e nella gola il pianto dell'ultimo addio".


(poesia di uno sconosciuto, scolpita nella Galleria del Castelletto alle Tofane)


Se vuoi disfarti gli occhi guarda qui


NB. Perché oggi siamo alle solite, in questa pozzanghera di guerre preventive e di missioni di pace. Dobbiamo difendere il nostro diritto ad una vita normale con la stessa forza con cui Welby ha difeso il suo diritto ad una morte naturale.

Buon Natale, buona rinascita, occhio al gorilla.

2 commenti:

  1. Tanti anni fa sono stata a Vipiteno, Val Ridanna ,ma d'estate perché non sciamo. Belle le fotografie. Molto dolorose le lettere dal fronte della prima guerra mondiale. Anch'io qualche volta ho pensato che stiamo vivendo una terza, molto strisciante. Auguri a te e Paola. Ornella

    RispondiElimina
  2. Val Ridanna è sicuramente un sogno anche d'estate, valle chiusa da una corona di montagne. Belle camminate tra le baite che ti offrono latte fresco, panna, strudel e speck...Auguri.

    RispondiElimina