venerdì 16 marzo 2007



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Rachel



Olympia 10 aprile 1979 - Striscia di Gaza 16 marzo 2003


«Oggi, quando sono salita sul mucchio di rovine che una volta erano case, i soldati egiziani, poco oltre il confine, mi hanno gridato “Vattene, vattene”, perché avevano visto arrivare un carro armato. Poi mi hanno salutato e mi hanno chiesto: “Come ti chiami?”. C’è qualcosa di fuori luogo, in questa curiosità. Mi ha ricordato che, in fondo, siamo tutti ragazzi curiosi di altri ragazzi. Ragazzi egiziani che gridano a una strana donna che sbarra la strada ai carri armati. Ragazzi palestinesi colpiti dai proiettili dei carri armati, quando sbucano da dietro i muri per vedere che cosa succede. Ragazzi di tutte le nazioni che si mettono davanti ai carri armati sventolando bandiere. Ragazzi israeliani rinchiusi nell’anonimato dei loro carri armati, spesso gridando, qualche volta salutando, molti costretti ad essere lì, molti solo aggressivi, pronti a sparare alle case appena ce ne andiamo».

Parole di una ragazza sensibile, convinta di poter fare qualcosa di buono in un paese lontano e triste, con la sua pettorina arancione.

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