martedì 9 giugno 2009

June, la Principessa birmana

Convivium Dantis da June Bellamy



S.Frediano di Firenze, sera del 4 giugno 2009


Siamo nella sede della Associazione Culturale Arte e Gastronomia Orientale - Studio June Bellamy - qui convenuti dal monte e dal piano per un Convivium Dantis o Banchetto dei Saperi per condividere il Pane degli Angeli. Una cena iniziatica introdotta da Erminia Zampano che, invisibile a destra della foto, sta spiegando ai convenuti il legame figurato tra il Convivium di Dante Alighieri (L.I, cap.1) e il menu allestito da June (seduta dietro la tavola) su indicazione della stessa Erminia.


Convivio I cap.1


7 Oh beati quelli pochi che seggiono a quella mensa dove lo pane delli angeli si manuca! e miseri quelli che colle pecore hanno comune cibo!

 

11 Per che ora volendo loro apparecchiare, intendo fare un generale convivio di ciò ch'i' ho loro mostrato, e di quello pane ch'è mestiere a così fatta vivanda, sanza lo quale da loro non potrebbe essere mangiata.

  

13 Ma vegna qua qualunque è per cura familiare o civile nella umana fame rimaso, e ad una mensa colli altri simili impediti s'assetti; e alli loro piedi si pongano tutti quelli che per pigrizia si sono stati, ché non sono degni di più alto sedere: e quelli e questi prendano la mia vivanda col pane che la farà loro e gustare e patire.

 

14 La vivanda di questo convivio saràe di quattordici maniere ordinata, cioè [di] quattordici canzoni sì d'amor come di vertù materiate, le quali sanza lo presente pane aveano d'alcuna oscuritade ombra, sì che a molti loro bellezza più che loro bontade era in grado.

 

15 Ma questo pane, cioè la presente disposizione, sarà la luce la quale ogni colore di loro sentenza farà parvente.

  

16 E se nella presente opera, la quale è Convivio nominata e vo' che sia, più virilmente si trattasse che nella Vita Nova, non intendo però a quella in parte alcuna derogare, ma maggiormente giovare per questa quella; veggendo sì come ragionevolemente quella fervida e passionata, questa temperata e virile essere conviene.

 

18 E con ciò sia cosa che la vera intenzione mia fosse altra che quella che di fuori mostrano le canzoni predette, per allegorica esposizione quelle intendo mostrare, appresso la litterale istoria ragionata; sì che l'una ragione e l'altra darà sapore a coloro che a questa cena sono convitati.

  

19 Li quali priego tutti che se lo convivio non fosse tanto splendido quanto conviene alla sua grida, che non al mio volere ma alla mia facultade imputino ogni difetto: però che la mia voglia di compita e cara liberalitate è qui seguace. 



Tradotto per noi:



Menu


 ( strettamente d'epoca)


Le tre virtù teologali (fede bianca, speranza verde, carità rossa) = sformatino di ricotta, radicchio rosso su un letto di spinaci verde)


Zuppa di porri


Peposo di Impruneta su pane nostrale


Finocchi con pecorino al forno


Frutta fresca e frutta secca in crosta


Vinsanto e biscotti.


Dante e Ciacco assenti giustificati, ma presenti in prosa e in rima.


Promotrice dell'incontro: Francesca White (terza da sinistra nella foto, scialle rosa acceso e pantaloni bianchi), la traduttrice del mio "Ivi è Romena, Dante in Casentino" di prossima auspicata pubblicazione. Con un capitolo suo esclusivo dedicato alle sorelle Ella e Dora Noyes e a John M. Dent editore del loro "Casentino and its story" Londra e NYC 1905.



La storia di June Bellamy è da favola e la trovi qui.


Posso solo dire che lo sformato di ricotta con letto di spinaci era di un gradimento unico, profumato, aromatizzato al punto giusto, un unicum nel suo genere. Anche il peposo di Impruneta, spezzatino di carne, è stato un bel pezzo di bravura per la principessa birmana.


Una bella sorpresa anche Erminia Zampano, l'ideatrice del "Banchetto di Saperi", insegnante al Convitto nazionale di Poggio Imperiale, fondatrice del "Teatro delle Emozioni", fine regista di programmi poetico-musicali. Nella sala del Cenacolo di S.Croce il 21 marzo ha celebrato la Giornata Mondiale della Poesia (lo sapevate?) facendo risorgere dai Sepolcri lì adiacenti, dalle urne dei forti, Machiavelli, Michelangelo, Galileo, Alfieri, Foscolo e Dante tutti intenti a recitar passi di loro scritture con accompagnamento di cori e musiche...Un'idea geniale.

Con la sua voce impostata e suadente ci ha recitato il Convivio di Dante col suo Pane degli Angeli, mentre le nostre forchette affondavano sullo sformatino di ricotta radicchio rosso e letto di spinaci. 


Qui la vedi all'opera con uno spettacolo su Dante. Le proporrò un mio "Processo a Dante".



Un'altra bella sorpresa Rosalynd Pio, in piedi a sinistra nella foto: prenderà la parola dopo Erminia per presentare, nella nuova veste grafica un libro che non conoscevo: PETRARCA SIMONE MARTINI E LE CARTE. Lo sto leggendo con grande interesse soprattutto per quanto riguarda il Petrarca, perché attraverso le lettere e le opere latine mi fa scoprire un aspetto che va oltre le nozioni scolastiche legate al Canzoniere e a madonna Laura che qui viene sostituita dalla Donna di cuori.  Divertente la definizione dell'opera del Petrarca data da S.Bernardino da Siena: la Bibbia del diavolo.  E poi Simone Martini pittore, un altro tosco.


Sintesi dell'Opera

Queste primissime carte, illustravano le speranze politiche dei due cripto-ghibellini che vivevano ed operavano nella città di Avignone, divenuta dal 1304, la nuova Sede dello Stato Pontificio, sotto l’egida del re di Francia.


Se queste carte non si fossero subito rivelate un irresistibile strumento ludico, oltre che “un libro di pagine mobili” che comprendeva in maniera figurata, aspre critiche contro i papi di Avignone, esse sarebbero finite probabilmente nel dimenticatoio. Ma poiché, giocandoci, si abbinavano, per la prima volta, la fortuna all’abilità, esse divennero talmente trascinanti da essere subito copiate e ricopiate per diffondersi a macchia d’olio in tutta l’Europa.


Troppo rapida fu la loro espansione per poterla frenare. Petrarca e Simone non poterono certo ammettere apertamente di esserne gli autori, abitando gomito a gomito con la Curia di Avignone e facili obbiettivi dell’Inquisizione. Tacquero, e la loro invenzione svilita, smembrata e fatta oggetto di veementi ed inusitate censure da parte delle gerarchie della Chiesa francese, venne di fatto privata del nobile obbiettivo che gli autori si erano prefissati e dilagò tra i giocatori e gl’indovini che vedevano nelle allegorie delle immagini facilmente adattabili al mestiere di cartomanti.


Solo dopo la morte del Petrarca furono pubblicati gli scritti, che hanno permesso agli autori di comprendere come e perché i due toschi amici avessero inventato i Trionfi Dorati poi definiti da San Bernardino da Siena “la Bibbia del Diavolo” 

 Trovi tutto qui.


Un'altra presenza significante quella di Martha Specht Corsi, figlia della grande Flaminia Goretti de Flamini, una lunga vita bella, intensa, impegnata. Me ne parlava Mara Rengo, amica di famiglia, quando frequentò Porciano per diversi mesi, essendo incaricata di fare la scelta e schedatura dei reperti archeologici e degli attrezzi contadini della zona che oggi sono visibili dentro al Castello splendidamente recuperato. Martha ci ha raccontato un po' la storia del castello ed ha concordato con Francesca White delle possibili iniziative congiunte per far godere a inglesi e americani oltreché italiani una frequentazione del Castello che richiami anche alla figura di Dante, che da lì partiva per le sue peregrinazioni in Mugello, Romagna e in quel d'Arezzo negli anni travagliatissimi del primo esilio. Porciano è in fondo alla Valle chiusa appoggiato al Falterona come un re sul trono. Spero di poter presentare, con Francesca, il mio "Ivi è Romena" in edizione inglese quanto prima (con la sponsorizzazione della Comunità Montana del Casentino e del Consorzio "Casentino, Sviluppo e Turismo".

Nota: Ho saputo dal depliant consegnatoci da Martha che Flaminia Goretti è la creatrice del Giardino dell'Iris di Firenze, a lato del Piazzale Michelangelo. Una cosa splendida ai primi di Maggio quando vai a visitare la Mostra Concorso internazionale che dura dal 1956. 


L'Iris è il Giglio di Firenze ed io ho qui il piacere di mostrartene la bellezza: apri le foto. Sono le mie, fatte in annate diverse.

Per il Castello v. qui.


Anch'io ho avuto il mio spazio pubblicitario con "Ivi è Romena. Dante in Casentino" di fronte a un pubblico competente o, comunque interessato. All'entrata c'erano in distribuzione copie di:

1 - Petrarca, Simone Martini e le carte;




2 - Ivi è Romena.



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