venerdì 2 ottobre 2009

Viaggio in Iran (II)


Home sweet home, si torna sempre volentieri a casa. Dopo aver fatto, via terra, 3600 km in 13 giorni.



Ritrovare il pane lievitato, il rostbeef che sa fare Paola, con l'aiuto di Costantino macellaio a noi vicino,  con la compagnia di una cappella di porcino che profuma di Casentino, di una bottiglia "Amarone della Valpolicella, 2005, classico" portata in tavola da Simone che ultimamente sembra orientato verso la professione di sommelier, probabilmente per la frequentazione sempre più assidua di amici casentinesi.



Perché in Iran si mangia tanto, si digerisce bene, yougurt e frutta a volontà, melanzane pasticciate in tutti i modi, ma il pane è azimo, la carne agnello, montone, pollo, pollo montone agnello...Provato il manzo, ma da lasciarci i denti. Da bere: acqua, pepsicola, birra analcolica.

E poi a me e Paola non corrispondono  le porzioni o proporzioni; montagne di roba con inevitabile spreco, dato che quasi mai trovi il selfservice; chiedi uno spiedino e ti arriva un'alabarda; poi impari a dire "uno in due". Questo discorso non vale per gli altri 4 commensali molto disinvolti nel maneggiare le alabarde. Sì perché eravamo tre coppie: Shahkab e Soheila, driver e guida, Mariolina e Nicola, siculi, Urbi e Paola, toschi. Su un furgone Toyota a 11 posti, un 2500 a benzina. Quando eri stanco ti potevi metter dietro, stenderti e dormire. E questo grazie alla paura che governa il mondo e che ha provocato la rinuncia di un bel gruppo di veronesi ai quali eravamo stati aggregati.

Il furgoncini in Iran vanno tutti a benzina, che costa pochissimo. Il gasolio, che costa niente, è riservato ai TIR.




Nota



La foto è di giovedi 24 settembre, nel deserto Dasht e Kavir, località Garmeh. Dietro il fuoristrada Maziar ha aceso il fuoco per il nostro "Thè nel deserto". Nel frattempo il sole si avvia al tramonto. Bella serata, ne riparliamo.

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