mercoledì 13 febbraio 2013

Dimissioni di un Papa, fine di un'epoca?

Non avevo mai apprezzato l'ostinazione del papa polacco a voler rimanere alla finestra anche da moribondo. L'avevo giudicato ostinato esibizionismo, compiacimento teatrale, non un servizio alla grande organizzazione ecclesiale vista nel suo aspetto amministrativo, dogmatico e pastorale. Carol ora è "beato" per delibera di decretale e non sarà questa mia affermazione a togliergli la beatitudine.
Per questo mi è piaciuta la mossa di papa Ratzinger, anche se un po' tardiva. Una semplice decisione di buon senso o di senso obbligato. Mi divertono le espressioni variamente dipinte di grandi e piccini, saggi e sempliciotti, politici, giornalisti e cattedratici...Non mi meraviglia lo sconcerto di tante anime pie, nutrite di quella fede che trovo ben illustrata nella pagine finali di un libro scritto da un mio conoscente ed amico e che qui ripropongo:

 Perché davvero qui gli aspetti appena segnalati segnano con nettezza lo spartiacque fra la religiosità del credente nel Basso Medio Evo e quella nuova che va modellandosi sulle prescrizioni tridentine.  Ai cristiani di quel tempo è estranea infatti la sacralizzazione della  figura papale, che copre con la sua imponenza come una cupola la  Chiesa post-tridentina. Un uomo di fede come Dante, ad esempio, non esita a scaraventare all'Inferno ben cinque papi, cosa sconvolgente ed inconcepibile per il cattolico medio moderno, compreso quello contemporaneo inchiodato ad una ferrea idolatria papale. Forse perche tutti i papi moderni, da Pio IX in poi sono tutti santi e degni del Paradiso, mentre la perversione si concentra interamente in quelli del passato?
Forse che la Chiesa moderna e contemporanea rimane del tutto estranea agli appetiti terreni di potere anche politico e della ricchezza? Solo un fanatismo cieco e di attaccamento idolatrico all'istituzione ecclesiastica ed ai suoi vertici può sostenere una cosa del genere. Ma torniamo al Medio Evo...

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Aggiornamento 14-2-2013

Fra tutti ricordiamo quanto scritto da Barbara Spinelli in un brano dell'articolo "Il miracolo del nulla alle spalle", pubblicato su www.repubblica.it di oggi 13 febbraio:
"È facile parlare di svolte, ma quella vera, che toglie al Vaticano il potere temporale e gli restituisce l'enorme suo peso spirituale, ancora non è avvenuta. Non avvenne dopo la rivoluzione francese della laicità, cui la Chiesa rispose con l'assolutismo, e infine con il dogma dell'infallibilità. Non a caso il cardinale Martini denunciava un ritardo di 200 anni. Il potere temporale sopravvive mutando forme, come Proteo. Oggi la forma è quella dei valori non negoziabili, o supremi. E delle leggi naturali, di cui la Chiesa si erige a custode: come se esistesse un quid che trasforma la legge - il nòmos sempre rinegoziato - in physis immodificabile dall'uomo (la nascita, la morte, il matrimonio infine fra uomo e donna: un sacramento, per i cattolici, solo a partire dal 1439). Oppure il potere temporale s'afferma nella battaglia sulle radici cristiane d'Occidente e d'Europa, con effetti tragici sui cristiani in Medio Oriente.
Non è stata proficua questa lotta in favore della legge di natura o delle radici cristiane, per il trono petrino. La Chiesa precipita in Europa (nel solo ultimo anno: mille preti in meno, unitamente a un clero sempre più anziano). E perduta la Spagna non le rimane che l'Italia, ultimo bastione dove la laicità, chiamata laicismo per degradarla a dottrina, a credo, non ha da entrare. Per questo è difficile vedere nella rinuncia papale una laicizzazione della Chiesa di Roma".

Appunto perchè condividiamo appieno la sua analisi, speriamo che l'evento senza precedenti di una rinuncia volontaria al trono della Chiesa sia dovuta alla consapevolezza della necessità non più rinviabile di una vera svolta rispetto alla politica sinora seguita.
Giampietro Sestini (email di Libera Uscita)

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