martedì 17 marzo 2015

La situazione dei prigionieri politici palestinesi


La situazione delle carceri israeliane e dei prigionieri politici palestinesi

La situazione all’interno delle carceri per i prigionieri politici Palestinesi peggiora di mese in mese.
Sono diversi i dati che possiamo leggere di questa degenerazione, a partire dal numero stesso dei prigionieri che aumenta proporzionalmente all’intensificarsi dell’occupazione israeliana dei territori.
Come si vede dalle tabelle sotto riportate (tabella 1 - dicembre 2013 e tabella 2 - dicembre 2014), in un anno i prigionieri sono aumentati del 23%.
È importante notare come anche siano aumentati i prigionieri provenienti dall’area Est di Gerusalemme (+122%). Tale intensificazione sta ad indicare un’inasprimento da parte di Israele nei confronti degli abitanti della Città Vecchia, vista sempre più evidentemente come il nuovo epicentro degli insediamenti.
Sono significativamente anche aumentati le detenzioni amministrative. Questo strumento è stato sempre più usato dalle forze israeliane soprattutto in seguito della Seconda Intifada. L’amministrazione detentiva permette ai militari israeliani di trattenere prigionieri senza limiti di tempo e sotto informazioni segrete, senza aver l’obbligo di definire l’accusa o senza permesso di poter partecipare ad un normale processo. Nonostante per le leggi internazionali le detenzioni amministrative dovrebbero essere usate solo in via eccezionale, Israele le usa come routine in modo da poter eludere alle strette leggi internazionali.
La detenzione amministrativa può durare qualche giorno, come nel caso dell’ultima ragazza ventitreenne arrestata a Ramallah solo qualche giorno fa (Lina Khattab), la quale dopo 10 giorni di detenzione amministrativa è stata condannata a 6 mesi di prigione più ad una pena pecuniaria, ma può durare anche mesi, anni, come nel caso di Mohammad Ghazal, che dopo essere stato arrestato ha visto una lunga serie di reiterazioni di detenzioni amministrative (3 mesi + 3 mesi...).
Detenzioni amministrative e detenzioni legali hanno comunque un minimo comune denominatore: le condizioni intollerabili di vita dentro le carceri israeliane.
Ogni diritto umano viene violato, i prigionieri vengono torturati, maltrattati e le condizioni della loro esistenza vengono rese insopportabili.
Vengono sottoposti a mesi interi di isolamento, intesa come misura preventiva, e per questo infatti spesso indirizzata nello specifico a prigionieri politici, ossia a persone attive nel mondo politico e per questo scomode all’interno delle carceri. Ma anche il solitary confinement, che prevede un isolamento totale all’interno di una cella minuscola senza luce e senza aria, con all’interno solo un materasso e un tempo indefinito da trascorrerci dentro.
È inoltre quasi impossibile per le famiglie andare a visitare i propri parenti in carcere. I parenti di primo grado infatti non posso andare a visitare il prigioniero (solo moglie, figli e genitore), e a praticamente nessun uomo in età compresa tra i 16 e i 35 anni viene permessa la visita. Quando possibili le visite possono avvenire una volta ogni due settimane per 45 minuti.
La vita nelle e delle prigioni diventa insostenibile non solo per chi è dentro, ma l’obiettivo è proprio quello di creare un isolamento completo del detenuto, rendendo impossibile anche alla famiglia resistere a questa tortura psichica e fisica.
Tra le ultime, ma non per importanza, cause di violazione dei diritti umani nelle carceri israeliane troviamo la negligenza medica. Oltre alle malsane condizioni di vita all’interno delle carceri (poca luce, dieta non corretta, sporcizia), è fondamentale per un malato poter comunicare, e anche ciò non può avvenire: i medici nelle carceri sono tutti ebrei e non parlano arabo, rendendo impossibile la comunicazione medico-paziente.
Questo si ripercuote negli ultimi casi di sciopero della fame. Sono sempre di più i prigionieri che scelgono la via della resistenza attraverso lo sciopero della fame. Il non rispetto e la violenza delle corti militari israeliane fanno si che anche questi metodi diventino un vero e proprio mezzo di tortura per i prigionieri stessi: a questi ultimi vengono negate infatti le principali cure mediche e i sali minerali di cui, anche se in sciopero della fame, si continuano a nutrire.
Fonte: www.addameer.org

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