Le tentazioni di Gesù
Il brano Mt 4,1-11 sulle tentazioni di Gesù è costruito
in modo da evidenziare un crescendo di interesse e di importanza dei relativi
fatti nella vita umana. Si può discutere se queste tentazioni siano
storicamente avvenute o se è solo un topos letterario fornito dall'evangelista.
Ci sono sicuramente elementi che rientrano nella composizione del genere
letterario: l'indicazione dei 40 giorni e 40 notti, che ricorda i 40 anni di
peregrinazione d'Israele nel deserto e l'analogo digiuno che fa Mosè sull'Horeb
per ricevere le tavole della Legge, secondo il racconto del Deuteronomio.
Ciò che ha importanza è che
qui sono individuate tre tentazioni che erano particolarmente avvertite nelle
prime comunità cristiane come elemento disgregatore della vita comunitaria e
che travisava il messaggio i Gesù, ribaltandolo nel suo significato opposto. Tre
tentazioni che sono comuni ad ogni individuo, sia del passato che attuale, e da
cui ciascuno di noi si deve guardare per non tradire gli ideali che ci siamo
prefissati. Il fatto che anche Gesù venga visto come oggetto di queste
tentazioni, indica che egli viene percepito dai primi cristiani come un
individuo pienamente inserito nella nostra umanità, fragile e nello stesso
tempo capace di superare i propri limiti.
La prima tentazione, cambiare i sassi in pane capace di
sfamarlo, è la tipica tentazione di utilizzare le proprie capacità, la nostra
intelligenza per un tornaconto strettamente personale, per soddisfare i nostri
bisogni non solo primari, ma anche il desiderio di affermazione nella società
(far vedere che siamo bravi, capaci di imporci all'attenzione di tutti). La
risposta di Gesù al Tentatore rimanda ad una citazione di Dt 8,3, che specifica
che l'uomo non ha solo esigenza di pane, di cose materiali per la sua vita, ma
egli deve cibarsi anche di realtà spirituali, di ideali, di progetti non
egoistici. Anzi gli ideali sociali devono essere anteposti alle proprie
esigenze personali: la nostra intelligenza, le nostre capacità si realizzano
compiutamente solo se sono al servizio della collettività, perché le doti
personali derivano in gran parte dall'apporto sociale e ad esso devono essere
restituite.
La seconda tentazione prende spunto dal fatto che Gesù,
citando la Bibbia, ha dato molta importanza alla Parola di Dio, facendone un
riferimento fondamentale per la propria vita. Allora il Tentatore lo prende in
parola, trasportandolo sul pinnacolo più alto del tempio di Gerusalemme e
citando a sua volta un passo del Salmo 91 che afferma che l'uomo giusto verrà
sorretto dagli angeli in modo che non inciampi. Se Gesù è uomo giusto e quindi
figlio di Dio(attributo dato nella Bibbia a chi è prediletto da Dio), può
buttarsi giù dal pinnacolo ed essere sicuro che gli angeli lo sosterranno, così
da non farsi male. E' la tentazione di prendere alla lettera la Parola di Dio,
la tentazione dell'integralismo o fondamentalismo che è sempre in agguato in un
credente. Pur di avere un punto di riferimento per la propria vita, per avere
una sicurezza incrollabile, ci si affida ad un'autorità, in questo caso la
Sacra Scrittura, e si rinuncia a utilizzare la nostra intelligenza, quel buon
senso che ci può guidare nei vari problemi esistenziali. Ci si affida alla
parola rivelata in modo acritico, irrazionale e si distorcono in tal modo i
rapporti sociali: si dà preminenza a idee preconcette e in base a quelle si
misura l'agire degli altri, senza fare uno sforzo di comprendere le ragioni
altrui.
A questa tentazione Gesù
risponde con un altro passo biblico di Dt 6: non tenterai il Signore Dio tuo.
Cioè mette in rilievo la relatività delle affermazioni bibliche, perché possono
essere contraddette da altre: c'è di mezzo la soggettività della scelta dei
passi biblici e anche quella dell'interpretazione che se ne dà. Non riconoscere
questo porta gli integralisti ad assolutizzare il proprio pensiero, la propria
impostazione di vita, giustificandola con la Parola di Dio. Ma sono tutte
parole umane, spesso collegate alla violenza e alla sopraffazione, cioè il
contrario di ciò che noi dovremmo chiamare Dio.
La terza tentazione è quella più dirompente e nociva
per la società: è la tentazione del potere, o più precisamente delle
scorciatoie per arrivare al potere. Gesù viene trasportato su un alto monte e
gli vengono mostrati i regni della terra, le loro ricchezze, le loro glorie, le
loro attrattive e bellezze. In effetti dominare il mondo è sempre stato il
sogno di ogni uomo e di ogni popolo, per cui si sono succeduti nella storia
imperi sempre più vasti per sfruttare le ricchezze altrui.
Per possedere il mondo nella
maniera più facile e immediata, gli viene indicata la strada della menzogna (è
il significato greco della parola 'diavolo'): se tu ti prostrerai ai miei
piedi, avrai in tuo potere tutti i regni del mondo. E' una prospettiva allettante
che molti uomini perseguono pur di raggiungere i propri scopi, ma che è
comunque di corto respiro e che complica la realtà sociale.
Citando ancora il
Deuteronomio, Gesù ribadisce che l'individuo può adorare soltanto Dio e quindi
mettersi a sua disposizione, a disposizione della Verità, perché Dio è Verità,
oltre che Giustizia ed Amore. In definitiva sono questi tre valori la realtà
che conta veramente, perché essi solo pongono l'umanità in un percorso di
perfezionamento, di spiritualizzazione; tutto il resto è vanità e illusione.
Queste tentazioni erano presenti nelle prime comunità
cristiane, ma sono comunque ricorrenti nella storia, sia degli individui, sia
dei popoli, sia anche della Chiesa istituzionale, e se non ci si libererà da
questi falsi obiettivi, avremo tradito quello che era il fondamento del
messaggio evangelico e non si promuoverà mai il vero progresso umano.
Relazione Incontro Europeo CdB
L'incontro europeo delle CdB sul tema "Il Vangelo
ci renderà liberi" si è svolto a Buizingen (Belgio) dal 19 al 21
settembre. Vi hanno partecipato le delegazioni del Belgio vallone (27), Belgio
fiammingo (24), Francia (27), Spagna (24), Paesi Baschi (5), Svizzera (9),
Italia (8), Olanda (6) e Austria (3). Eravamo ospitati nella Parrocchia 'Don Bosco',
che è attualmente organizzata e gestita dai laici, poiché il prete è andato in
pensione 5 anni fa e non c'è più personale che poteva sostituirlo.
A introdurre i lavori dei laboratori c'è stata la
relazione di Elke Vandeperre: essa ha avuto un taglio prettamente sociologico, chiarendo
come la 'religione' neoliberista permea la nostra mentalità e incide nella vita
quotidiana. Per liberarci dalla sua forza alienante bisogna anzitutto fare un
processo critico sul linguaggio, chiamando le cose con il loro vero nome;
demistificare continuamente gli assunti neoliberisti ed acquisire la
comprensione della loro logica; infine sconfiggere il nostro sentimento
d'impotenza aggregandoci in gruppo: l'emancipazione al di fuori di una comunità
non è possibile. La solidarietà reciproca è indispensabile per aiutarci a
liberare la nostra vita dall'oppressione neoliberista.
E' stata un'impostazione
comunque generica, senza entrare nello specifico del ruolo delle Comunità di
Base e della loro testimonianza evangelica. Ha avuto tuttavia il merito di
stimolare riflessioni e dare imput ai lavori dei laboratori.
Il laboratorio preparato dagli austriaci, a cui ho
partecipato, sul tema dell'accoglienza degli immigrati ha anzitutto puntato sui
processi psicologici che ci inducono a rifiutarli (cultura diversa,
comportamenti a noi non abituali, considerazione sulla loro incidenza
economica, percepita come negativa ecc.) e poi sulle azioni positive in atto
nei loro confronti. Ne è emerso l'impegno delle CdB, soprattutto di Spagna, nell'organizzare
iniziative per l'accoglienza degli immigrati.
Ho seguito poi il laboratorio
della Spagna sui finanziamenti etici: con l'aiuto di diapositive si sono
sviluppati giochi di ruolo, in cui ognuno doveva evidenziare il suo
comportamento rispetto all'uso del denaro. Si stimolava i partecipanti ad una
presa di coscienza sui modi alternativi di utilizzare i nostri soldi,
privilegiando in particolare i finanziamenti etici.
Il giorno dopo la liturgia conclusiva, diretta dai
laici e partecipata dalla comunità parrocchiale, è stata coinvolgente, con
canti e la recita in più lingue delle preghiere. Significativo il fatto che non
sia stato recitato il canone della consacrazione: non ne conosco i motivi, che
possono essere o il timore di avventurarsi in un ambito di esclusiva spettanza
sacerdotale, o il non voler forzare troppo nella direzione di una rottura con
il vescovo, o anche il non avere ancora maturato una propria coscienza
sacerdotale in quanto cristiani.
In conclusione del convegno si è discusso e approvato
il documento finale, che è il seguente.
«Uscire
dal pensiero unico neoliberale è l’unica uscita giusta dalla crisi europea».
Questo il titolo del manifesto approvato a Buizingen, nelle Fiandre, a
conclusione del IX Incontro europeo delle Cdb che si è svolto dal 19 al 21
settembre e ha visto al presenza di un centinaio di persone provenienti da
Austria, Germania, Francia, Belgio (Fiandre e Vallonia), Svizzera, Italia e
Spagna (Aragona, Andalusia, Paese Basco).
«Il
Vangelo ci farà liberi» è il tema del nostro IX Inconto europeo delle Cdb.
Sollecitati dalla questa verità, pensiamo che il neoliberismo e il pensiero
unico, come forme moderne del capitalismo, sono all’origine dell’impoverimento
e della morte di milioni di persone e dello stesso pianeta, precisamente nel
giorno nel quale milioni di persone si mobilitano per ricordare ai governi la
nostra responsabilità nel cambiamento del clima.
«L’attuale
sistema economico è ingiusto e, nella sua radice, uccide», afferma papa
Francesco. «Quando sono scosse le fondamenta, il giusto che cosa può fare?»
(salmo 11). «Non si opprimeranno gli uni gli altri» (Levitico, 25).
Il
pensiero unico stabilito dal Sistema è responsabile di gran parte dei mali
della gente. Nel 1995 Ignacio Ramonet lo definì come «…una visione sociale, una
ideologia che si pretende esclusiva, naturale, non discutibile, e che sostiene
– tra le altre – queste tesi:
1)
L’egemonia assoluta dell’economia sul resto della realtà sociale;
2) il
mercato come mano invisibile capace di correggere qualsiasi tipo di disfunzione
sociale;
3)
l’importanza della competizione, quando quelli che dominano sono gli oligopòli
e le lobbies;
4) il
mercato libero, un libero scambio senza limiti;
5) la
mondializzazione, nella sua accezione economico-finanziaria;
6) la
divisione mondiale del lavoro;
7) la
deregolazione sistematica di ogni attività sociale;
8) la
privatizzazione del pubblico»
Come
persone credenti in Gesù di Nazareth siamo convinte che, per imboccare una
uscita diversa da questa crisi che ci domina, abbiamo l’obbligo di denunciare
questi demoni del capitalismo, ivi compreso quello della guerra – strumento
scelto per dominare il Sistema – perché non possiamo continuare a tacere, né a
guardare dall’altra parte («il silenzio dei buoni» che tanto temeva Martin
Luther King), né accettare l’uscita che ci propongono i tecnocrati e i
capitalisti a costo delle sofferenze della gente.
La
paura, la disinformazione, il controllo dei mass media, la manipolazione del
linguaggio e il sequesto dei valori del Regno di Dio, ci addormentano e ci
immobilizzano per non uscire da questo pensiero unico.
Le
alternative, senza dubbio, sono chiare. Oltre a non continuare silenti, né
accomodati/e nell’individuaismo borghese, né rifugiati/e in una spiritualità
rilassata e immobilizzante, abbiamo il dovere di recuperare la denuncia
profetica, l’evangelica correzione fraterna e l’impegno per la causa delle persone
più sfruttate dal Sistema, e abbandonate ai margini: è il mandato che ci dà
Gesù di Nazareth.
E,
partendo dalla Teologia della liberazione, nostro compito è lottare per la
liberazione delle persone oppresse, specialmente le donne che doppiamente soffrono
per questa crisi, così come per la libertà e la solidarietà di tutti i popoli e
di tutte le culture e identità. Perché la nostra lotta per lo sradicamento
della povertà, deve poi divenire una lotta senza quartiere né tolleranza contro
l’accumulazione della ricchezza e per una migliore distribuzione dei beni di
questo mondo.
Buizingen,
21 settembre 2014
Giuseppe Bettenzuoli
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