giovedì 29 settembre 2005

Battesimo senz'acqua


domenica 16 ottobre alle 11, in Piazza dell'Isolotto, a Firenze.


Caro Don Mazzi,
per spiegare i motivi che mi hanno indotto a cercare un contatto con lei e la comunità dell'Isolotto, mi sono messa a riflettere per fare un po' di ordine sulle mie idee e il mio modo di sentire in ambito religioso e mi sono accorta che avrei potuto scrivere un papiro sulla mia storia, per chiarire dove mi trovo ora, cosa penso, quali sono le mie attitudini.
 
Ma forse per il momento è sufficiente sintetizzare ciò che penso in merito al battesimo e poi, se ci sarà occasione, potrei approfondire con voi il resto.
 
Ho partecipato di recente a diverse celebrazioni del battesimo di bambini molto piccoli, e devo dire che mi sono sentita piuttosto a disagio per una grande quantità di motivi.
Anche se non sono molto ferrata in campo dottrinale, non sono propensa a vedere l'esigenza di purificare i bambini piccoli dal peccato originale, di cui non capisco il significato (se questo è lo scopo del rito). I genitori, i padrini e le madrine sono tenuti a fare tutta serie di professioni di fede e di "giuramenti" che io non sarei in grado di fare né per me, né tantomeno per un'altra persona, per Damiano.
 
A ciò aggiungo la convinzione, che sento esprimere ormai da più parti, che la persona che riceve il battesimo dovrebbe essere almeno in parte consapevole di cosa ciò significhi.
 
Tuttavia fin dalla nascita di Damiano ho sentito l'esigenza di una celebrazione "pubblica" (condivisa) di un'evento così misterioso, miracoloso, sconvolgente... In questa eventuale celebrazione di accoglienza di Damiano mi piacerebbe che ci fosse anche una benedizione. Per quanto mi riguarda chiedo per lui un benedizione, e in cuor mio lo benedico,  tutte le sere. Ma mi piacerebbe che tutto ciò fosse espresso anche in un rito.
 
Non partecipo attualmente alle attività di nessuna parrocchia o comunità, e devo dire che è da molto tempo che sento la mancanza di un luogo e di persone con cui condividere (almeno in parte) la mia vita religiosa. Poiché Simonetta mi parlò di alcune vostre celebrazioni di accoglienza per i bambini, le chiesi se mi poteva mettere in contatto con voi.
 
In attesa di conoscere la data nella quale potremmo incontrarci, la saluto calorosamente
Giovanna


Corsi (senza) ricorsi storici

Cicerone contro Verre (Tribunale di Roma, 70 a.c.)

Quod erat optandum maxime, iudices, et quod unum ad invidiam vestri ordinis infamiamque iudiciorum sedandam maxime pertinebat, id non humano consilio, sed prope divinitus datum atque oblatum vobis summo rei publicae tempore videtur. Inveteravit enim iam opinio perniciosa rei publicae, vobisque periculosa, quae non modo apud populum Romanum, sed etiam apud exteras nationes, omnium sermone percrebruit: his iudiciis quae nunc sunt, pecuniosum hominem, quamvis sit nocens, neminem posse damnari.
Quello che era soprattutto da augurarsi, o giudici, e quello che soprattutto occorreva per calmare e dissipare l’impopolarità del vostro ordine e porre fine al discredito verso i giudici, viene offerto a voi non da un espediente umano ma si può dire dalla provvidenza divina nel momento della più grave crisi del nostro sistema repubblicano.
Perché si è da tempo formata una opinione dannosa per la repubblica e pericolosa per voi, che è diventata comune diceria non solo tra il popolo romano ma anche fra gli stati esteri: che nei nostri tribunali così come sono strutturati oggi, non può essere condannato nessun uomo ricco, anche se malfattore.
Nunc, in ipso discrimine ordinis iudiciorumque vestrorum, cum sint parati qui contionibus et legibus hanc invidiam senatus inflammare conentur, [reus] in iudicium adductus est [C. Verres], homo vita atque factis omnium iam opinione damnatus, pecuniae magnitudine sua spe et praedicatione absolutus. Huic ego causae, iudices, cum summa voluntate et expectatione populi Romani, actor accessi, non ut augerem invidiam ordinis, sed ut infamiae communi succurrerem. Adduxi enim hominem in quo reconciliare existimationem iudiciorum amissam, redire in gratiam cum populo Romano, satis facere exteris nationibus, possetis;
Ora avete qui davanti a voi Caio Verre, già condannato nell’opinione di tutti per la sua vita e le sue azioni, ma assolto dall’enormità della sua ricchezza secondo le sue speranze e vanterie dichiarate. Ho accettato di sostenere l’accusa secondo la volontà e l’aspettativa del popolo romano, non per aumentare la disistima dell’ordine giudiziario ma per porre rimedio a questa vergogna nazionale.
Porto qui davanti a voi un uomo attraverso il quale possiate riguadagnare la stima di giudici ora perduta, ritornare nelle grazie del popolo romano, rimediare al discredito diffuso fra gli stati esteri.
Depeculatorem aerari, vexatorem Asiae atque Pamphyliae, praedonem iuris urbani, labem atque perniciem provinciae Siciliae. De quo si vos vere ac religiose iudicaveritis, auctoritas ea, quae in vobis remanere debet, haerebit; sin istius ingentes divitiae iudiciorum religionem veritatemque perfregerint, ego hoc tam adsequar, ut iudicium potius rei publicae, quam aut reus iudicibus, aut accusator reo, defuisse videatur.
Malversatore del pubblico erario, gretto tiranno dell’Asia e della Panfilia, ladro che ha privato i cittadini dei loro diritti, disgrazia e rovina della provincia di Sicilia.
Se voi arriverete a una decisione nei suoi confronti giudicandolo con severità nel rispetto del vostro giuramento, quell’autorità che in voi deve rimanere, aderirà strettamente alle vostre persone; se invece le ingenti ricchezze di quest’uomo faranno a pezzi la sacralità del tribunale insieme alla verità, almeno questo io avrò ottenuto, che a tutti è stato chiaro esser mancato piuttosto un tribunale alla repubblica che non un criminale ai giudici o un accusatore a un criminale.
(traduzione Barbabianca)

Testo latino



Nota storica

PROCESSO PER CONCUSSIONE
AL GOVERNATORE DELLA SICILIA

Nel 210 a.C. Roma costituì la prima provincia: la Sicilia.
Nel 70 a.C. si celebrò a Roma il processo per concussione contro Verre, che era stato governatore della Sicilia dal 73 al 71 a.C.
Il processo venne avviato dalle città siciliane cui Verre aveva imposto tributi eccessivi e non dovuti.
L'accusa venne sostenuta da Cicerone, noto come avvocato ma non ancora famoso come uomo politico.
Verre venne condannato nonostante le manovre dei suoi avvocati e la protezione di suoi potenti amici politici.
La procedura giudiziaria seguita e la regolarità dello svolgimento del processo in condizioni oggettivamente molto difficili testimoniano l'importanza che i romani attribuivano al diritto.
Si poteva cercare di cambiare le leggi e le procedure giudiziarie, sempre imperfette e sempre perfettibili, ma il rispetto della legislazione era garanzia della vita civile di Roma e costituiva il segno distintivo dello spirito romano rispetto alle civiltà dove non esisteva il cittadino, ma il suddito oggetto dell'arbitrio e del sopruso delle autorità. ( v. sotto la nota ideologica)
Località: Roma
Epoca: 70 a.C.

Verre governatore di Sicilia
Nel 73 a.C. arrivò in Sicilia un nuovo governatore: Verre. Doveva rimanere, come d'uso, un solo anno.
Ma nel 73 Spartaco si mise alla testa di una rivolta di schiavi scoppiata a Capua. Dopo un fallito tentativo di dirigersi a nord, Spartaco nel 72 concentrò le sue forze in Lucania e minacciò di passare in Sicilia.
I porti della Sicilia vennero presidiati.
La Sicilia aveva subito già due rivolte di schiavi: una intorno al 135 e l'altra intorno al 102.
Spartaco tentò una alleanza con i pirati, ma non riuscì ad ottenere il loro appoggio per lo sbarco.
Spartaco venne sconfitto nel 71.
In queste condizioni il Senato prorogò l'incarico di governatore di Verre sia per il 72 che per il 71.
Nel 70 Verre rientrò a Roma e in Sicilia arrivò regolarmente il nuovo governatore Lucio Cecilio Metello.
Fonti online


Nota ideologica con semplificazioni)


Il Diritto romano rimane il Diritto romano, non si discute. Però...c'è un però:
le garanzie del diritto romano si fermavano ai confini di Roma nel senzo della cittadinanza romana. Poi c'erano i socii, alleati (pochi e scelti). Le masse dell'impero erano schiave, come Spartaco. Anche il palestinese di Nazareth ebbe la condanna riservata agli schiavi.
Per analogia:
La democrazia ateniese riguardava 3000 persone; le altre 30.000 erano divise in perieci (immigrati) e iloti(servi della gleba). Fra le 3000 persone le donne erano libere... di stare in casa in attesa di Ulisse.
La democrazia americana ...(ascolta il discorso di Chavez all'Onu)


Ricorso -questo sì - storico.

Consulenze d'oro e uffici inutili, benvenuti nell'isola dello spreco.
Come ingaggio per risanare le finanze della disastrata
sanità siciliana le hanno offerto quattrocento mila euro
l'anno, più di mille al giorno.
Se però raggiungerà
l'obiettivo di far quadrare i conti, allora riceverà in
premio altri ottanta mila euro. È Patrizia Bitetti la
burocrate più pagata da quella macchina mangia soldi che è
la regione. Dove c'è un direttore e un capo ufficio ogni
due dipendenti
, dove hanno creato fantomatici uffici
speciali per sistemare amici o candidati trombati alle
elezioni, dove per il mondo va in giro perfino un "ministro
degli esteri" della Trinacria. È sempre un albero della
cuccagna
la regione siciliana
. Sempre di più da quando ha
come suo governatore Totò Cuffaro, il democristiano più
democristiano di tutti.
[Attilio Bolzoni - La Repubblica - ]


Ego me absolvo a peccatis meis in nomine Patris Parlamenti, in nomine filiae Madiasettae, in nomine fumi mali iuris
Io mi assolvo dai miei peccati nel nome del padre parlamento, della figlia madiasette, del fumo del cattivo diritto.


Yo, barbablanca, no me absolvo de ser gubiernado de esa gente y entonces pido de ser ciudadano de el pays de Zapatero.

mercoledì 28 settembre 2005


La querela del ladro


 Nel Paese di Parmalat e Cirio, il falso in bilancio non è
reato per le società non quotate in Borsa e, con qualche
trucco, anche per le società quotate. Da "reato di
pericolo", truccare i conti è diventato "reato di danno".
Vuol dire, spiega Giuseppe D'Avanzo sulla Repubblica, che
se il danneggiato (cioè il socio o il creditore) non si
infuria, e denuncia il manipolatore, non è successo niente.
Non c'è reato, quindi non c'è reo. Per dirla con il giudice
Piercamillo Davigo
: è come se il furto potesse essere
perseguito soltanto su querela del ladro
.




[1] Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? quam diu etiam furor iste tuus nos eludet? quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihilne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil horum ora voltusque moverunt? Patere tua consilia non sentis, constrictam iam horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non vides? Quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid consilii ceperis, quem nostrum ignorare arbitraris?

I [1] Fino a che punto, Catilina, approfitterai della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora la tua pazzia si farà beffe di noi? A che limiti si spingerà una temerarietà che ha rotto i freni? Non ti hanno turbato il presidio notturno sul Palatino, le ronde che vigilano in città, la paura della gente, l'accorrere di tutti gli onesti, il riunirsi del Senato in questo luogo sorvegliatissimo, l'espressione, il volto dei presenti? Non ti accorgi che il tuo piano è stato scoperto? Non vedi che tutti sono a conoscenza della tua congiura, che la tengono sotto controllo? O ti illudi che qualcuno di noi ignori cos'hai fatto ieri notte e la notte ancora precedente, dove sei stato, chi hai convocato, che decisioni hai preso?

2] O tempora, o mores!


martedì 27 settembre 2005

Contrasto uomo natura


L'Italia in mano a cosa nostra.
vaticano ai piedi dell'opus dei,
usa in braccio al ku klux klan,
israele in collo al mossad
palestina in corpo a israele


Così verde la mia valle
in questo scorcio di settembre
duemilacinque
luminoso e tiepido.


 



Il palio


 Il sindaco diessino Maurizio Cenni  è intenzionato a invitare Ruini al prossimo Palio. Per riparare.


Non è stato fischiato mentre officiava messa, e neppure mentre parlava da cardinale. È stato fischiato mentre ringraziava Adornato del suo premio. Il Ruini politico si può fischiare...Si chiama dialettica democratica, gusto del contraddittorio, anche colorito e provocatorio certo, ma pacifico e sensato. ... Non solo la storia dello spettacolo ma anche la storia della politica sono una storia di civilissimi fischi.
(dalla stampa)

venerdì 23 settembre 2005


Ivi è la scuola
Domenica 18 Settembre 2005
u
n bel ritrovato a S.Siro, in quel di Cascia, comune di Reggello, in Valdarno. Una ventina di ex a casa di Paolo e Maria Grazia, a seguito dell'incontro del Giugno scorso a Poppi. Paolo, fine musico e cantautore, ha musicato i versi di "Ivi è la scuola" e ne ha fatto una bella commovente canzone, eseguita per noi alla chitarra. Una bella casa in una più bella campagna in un bell'anfratto toscano a ridosso del Pratomagno, lato ovest; appoggiato al lato est c'è Poppi e il Casentino. Ancora un bel tuffo all'indietro nella piscina del tempo, una bella tavolata sotto la loggia del giardino,  un pranzo raffinato, leggero e gustoso, preparato dalla Babette-Maria Grazia.
La Madonnina del post si trova nella badia di Cascia, opera del Masaccio giovane (era nato da queste parti); una sorpresa per me e Paola. La bellezza delle piccole grandi cose nascoste in questo scrigno senza fondo che è il nostro paese.


Con Paolo e Maria Grazia - e anche con gli altri - abbiamo parlato della ipotizzata messa in scena di "Ivi è Romena", il fascicolo recentemente  stampato con il contributo degli ex studenti. Si tratta di metter mano alla sceneggiatura e poi alla scenografia. Parole, musica e immagini. Ne riparleremo.
Alcune foto.


Le parole musicate da Paolo:


Ivi è la scuola


Ivi è la scuola, là dov’io passai
Gli anni più belli della giovinezza;
un bel ricordo non si scorda mai,


la favola rivive in allegrezza.
Gli anni sessanta tornan qui con noi
Con nostalgia sì, ma non  tristezza.


I contadini aravano coi buoi,
bestemmiavano ancor la mezzadria;
noi leggevam sul Tasso lì tra noi


Erminia tra i pastori e così via.
E Gino Paoli insieme alla Vanoni
Facea canzoni pien di melodia.


Gli uomini sembravano più buoni,
la Mina e Celentano spesso in coppia
riempivano i jouk box coi loro suoni;


-..e Lei Signora mia, lascia o raddoppia?-
Alla domanda che ti fa Buongiorno
Rispondi giusto o qui l’Italia scoppia.


Passato è il tempo e non fa più ritorno;
ma tutti insieme oggi qui lo teniamo
stretto tra noi in questo bel soggiorno.


- Fermati pe’ un momento - gli diciamo,
-in fondo in fondo siamo opera tua;
facci un favore, dicci quel che siamo
.-


Il Tempo guarda noi, opera sua:
- da fiori ch’eravate or frutti belli;
la vita caro amico è mia e tua:


se insieme la facciamo da fratelli
accettandola così come l’è andata,
sarà come mangiar questi tortelli
. -


La vita in fondo in fondo è una mangiata,
star qui tra amici, amar la compagnia,
far posto a tutti a questa tavolata


con l’universo stare in sintonia
per poi tornare a farci una dormita
quando siam giunti al fondo de la via


in grembo a lui ch’è fonte de la vita,
mentre le stelle dicon sorridendo:
- sempre si  cambia e mai non è finita.-


Ho appena finito di ascoltare il suo discorso alle Nazioni Unite



 

giovedì 22 settembre 2005

Mandiamolo in Vaticano


col mouse


e a casa


 con questa


Ho mandato l'email.  Ho indicato nome e cognome con l'indirizzo e due sole parole: elezioni anticipate. Senza allegati. Mi è arrivato questo messaggio di risposta:


Il messaggio inoltrato all'indirizzo di posta elettronica della Presidenza della Repubblica deve:


- indicare chiaramente il nome, cognome e indirizzo postale tradizionale del mittente;
- non superare la lunghezza di 50 Kb (10 pagine circa);
- non contenere allegati.


Questo messaggio viene prodotto automaticamente dal sistema per consentire ai mittenti la verifica del rispetto di tali requisiti e, solo in caso di difformita', una nuova riformulazione del messaggio.


Quindi è nella buca delle lettere di Ciampi.  Chissà: gutta cavat lapidem.


E, seguendo il consiglio di MantelliniTremonti me lo bevo


Sveglia ragazzi



- giornata internazionale contro la guerra in Iraq -
Sabato 24 Settembre ore 17 - 19
 presidio a:
 Roma - davanti all'ambasciata USA - Via Vittorio Veneto
 Firenze - Piazza San Giovanni


 L'associazione Un Ponte per... aderisce alle iniziative promosse da U.S. Citizens for Peace and Justice Italia - http://www.peaceandjustice.it/s24-it.php-


per chiedere la fine della guerra in Iraq e il ritiro di tutte le truppe.


 Il presidio si terrà a sostegno di e in concomitanza con la grande manifestazione dei pacifisti statunitensi davanti alla Casa Bianca e con altre protesta in programma a Los Angeles, San Francisco e Seattle. Con le stesse finalità saranno organizzati manifestazioni a Londra, Parigi, Madrid, Berlino, Dublino e Shannon, Irlanda.


I partecipanti del presidio di Roma depositeranno dei fiori davanti all'Ambasciata in onore di tutti quelli che hanno perso la vita in questa guerra illegale.
Tutto sono pregati di portari dei fiori e allegato un bigliettino con un messaggio personale.


 Un Ponte Per... invita a partecipare ai due presidi promossi dai cittadini statunitensi in Italia di U.S. Citizens for Peace and Justice.


 - per dire alt alla guerra contro Iraq
 - per chiedere il ritiro di TUTTE le truppe
 - per esprimere solidarietà ai manifestanti di Washington!
 - per esigere stanziamenti per le politiche sociali, non per la macchina
 della guerra!
 - per fermare questa guerra e prevenirne altre.


Per maggiori informazioni sul presidio a Roma e per aderire, info@peaceandjustice.it


Per maggiori informazioni sul corteo a Washington D.C., vedete i siti web delle organizzazioni A.N.S.W.E.R. http://www.internationalanswer.org/


e United for Peace & Justice http://www.unitedforpeace.org/


  Roma domenica 2 ottobre alle 10
 
Il terribile sogno di dominio mondiale dei neocon, con la concomitante abolizione delle sovranità nazionali, dei diritti sociali, delle culture e dello stato di diritto, ha incontrato un solo vero ostacolo sul suo cammino: la resistenza del piccolo Davide iracheno contro il più potente sistema economico e militare di tutti i tempi.


Credo che a tutti interessino quindi le ultime novità sull'incontro internazionale "Lasciamo in pace l'Iraq" che si sarebbe dovuto svolgere a Chianciano il 1-2 ottobre.


La grande differenza tra questa e tutte le altre manifestazioni contro la guerra era che dovevano parlare agli italiani, e tra di loro, le principali forze della resistenza irachena: sciiti, sunniti, laici, comunisti dissidenti. Si tratta di movimenti e persone che operano alla luce del sole in Iraq, ma che si oppongono pubblicamente all'occupazione, allo smembramento del paese e al saccheggio delle risorse nazionali. Se non si trovano ad Abu Ghraib, è semplicemente perché sono troppo rappresentativi e forti.


Vista la diffusa falsificazione mediatica in materia: è ovvio che tutte queste forze condannano le misteriose stragi settarie tra sunniti e sciiti che servono solo a dividere gli iracheni e quindi a rafforzare gli occupanti.


Quando gli americani si ritireranno nelle loro basi, saranno certamente queste forze della resistenza, e non il cosiddetto "governo" iracheno, a rappresentare il paese. Loro hanno accettato di aprire un dialogo, in Italia, sia tra di loro (nonostante tremende divergenze passate), sia con l'Italia.


Quarantaquattro deputati americani hanno impedito che questo dialogo si aprisse, ingiungendo al governo italiano di bloccare l'incontro di Chianciano.


Il governo italiano ha fatto una scelta astuta: non ha vietato l'incontro di Chianciano, ma lo ha svuotato di significato, impedendo che venissero gli ospiti chiave. In questi giorni, si dovrebbe avere la conferma del visto, invece, per un altro iracheno: Hajj Ali al-Qaysi, il famoso uomo incappucciato di Abu Ghraib.


Non è possibile fare la conferenza di Chianciano senza gli iracheni, che ne costituivano l'elemento centrale. A parlare dell'Iraq sono buoni tutti...


Quindi, la conferenza "Lasciamo in pace l'Iraq" è rimandata. Si farà più avanti, e si farà, in shâ Allâh con gli iracheni.


E proprio per promuovere quel futuro convegno, si farà un incontro pubblico a Roma domenica 2 ottobre alle 10, con i seguenti temi:


    "Verso la Conferenza Internazionale - Per i visti ai fratelli iracheni - Per il ritiro delle truppe d’occupazione - Con la Resistenza popolare -Per una pace giusta nel rispetto della sovranità nazionale"


La sede sarà l'Aula magna dell'università valdese, in via Pietro Cossa 40 (zona P.zza Cavour).


Hanno confermato la loro partecipazione:


Haj ALI, vittima delle torture di Abu Ghraib (sempre che il governo mantenga la parola)
Awni al KALEMJI, portavoce dell’Alleanza Patriottica Irachena
Kawthar al KUBAYSI, moglie di Abduljabbar, segretario dell’Alleanza Patriottica Irachena, sequestrato dall’esercito USA il 4 settembre 2004
Abdulhaleem KANDIL, rappresentante di Kifaya, Egitto
Roberto GABRIELE, per i sette scioperanti della fame
Gianni VATTIMO, Filosofo
Giovanni FRANZONI, Comunità Cristiana di Base di S. Paolo
Hamza PICCARDO, Segretario nazionale dell’Unione delle Comunità Islamiche – UCOII
Domenico LOSURDO, Filosofo
Marina BIGGERO, Confederazione Cobas
Vainer BURANI, Avvocato difensore di attivisti islamici
Aldo BERNARDINI, Professore di diritto internazionale
Georges LABICA, Filosofo, Francia
Jan MYRDAL, Scrittore, Svezia.


Presiederanno:


Leonardo MAZZEI, portavoce dei Comitati Iraq Libero
John CATALINOTTO, International Action Centre, USA
Manolis ARKOLAKIS, Lega Internazionale dei Popoli in Lotta ILPS
Wilhelm LANGTHALER, Campo Antimperialista


Inviato da Kelebek


venerdì 16 settembre 2005

11 settembre ( 2005, non confondiamo)


all'isola di Montecristo. Prima cosa la sveglia alle 4 del mattino. Il cellulare te la dà anche da spento e la ripete finché non ti sei alzato. In effetti fare tutto in giornata non è da poco. La corriera si muove da Bibbiena alle 5. Un quarto d'ora di ritardo per la signora ritardataria rientra nel calcolo delle probabilità. L'arrivo a Porto S.Stefano poco dopo le otto. Il tempo è sul variabile con previsioni di miglioramento, come poi è stato. Dicendo poi si intende che la traversata di quasi 3 ore da P.S.Stefano a Montecristo è stata animata da mare un po' mosso sufficiente per obbligare cinque o sei dei settanta viaggiatori a ricorrere all'aiuto del sacchettino d'emergenza. L'emergenza ha toccato fasce d'età lontane dalla mia, e questo non mi è dispiaciuto. Purtroppo è toccata anche alla Marisa, grande ed efficiente responsabile del gruppo. Così, cara Marisa, ti sei zittita per 10 minuti, vero Piero?  L'isola di Montecristo dal 1971 è zona off limits, non per la presenza di una base nato, o per sospetto covo di terroristi islamici risalenti al tempo dei mori, non si sa mai,  ma perché dichiarata riserva naturale integrale "biogenetica". Insomma come Sassofratino nel Parco delle Foreste Casentinesi. Sono, mi dicono le uniche due riserve naturali a conservazione integrale, ed è proprio  questa "parentela" che ha facilitato la pratica dei permessi e autorizzazioni varie, ivi compresa la visita guidata da due guardie forestali appositamente inviate, le stesse, non per caso, che fanno servizio nel parco delle Foreste Casentinesi. Cosa vuol dire il Casentino. Su Montecristo poco da dire: è brulla e libera dagli umani, in buona compagnia con vipere e topi. Ma di giorno non si muovono, perché han paura del verbale. Avvistate in lontananza tre quattro capre. Per me l'impressione più acuta è stata olfattiva: un profumo d'arnica più, come dire, specifico, allo stato puro. La visita, per la verità, è stata piuttosto affrettata; solo mezzora di camminata invece dell'ora e mezzo promessa o sperata, non ricordo. Affido il resto a qualche foto.
La traversata di ritorno è stata allietata dal miglioramento delle condizioni del mare e dalla sosta all'Isola del Giglio, bella della bellezza di un fresco pomeriggio settembrino, con passeggiata mia e di Paola fino alle Cannelle, dopo aver attraversato le stradine di Giglio Porto. "Bisogna ritornare un po' di più al mare..." La gradita sorpresa è stato il pranzo "a base di pesce" come da programma, fatto a bordo della motonave, capocuoco il Capitano che ci ha preparato un risotto di mare davvero eccellente, seguito da vassoiate di cozze con qualche scampo; il tutto accompagnato da acqua minerale gassata e naturale più due bottiglie - su sei persone - di bianco di Pitigliano. Tutto questo all'ancora di Giglio Porto, intorno alle ore 15, il che fa capire che non mancava quello che si dice il miglior companatico, l'appetito.  Peccato mi manca la foto dei due pentoloni bollenti rimestati con mani esperte dal Capitano-cuoco, acclamato da tutti i settanta convitati.
Belle le nubi estive e i zefiri sereni con le striature di colori rosarossi sulla laguna di Orbetello, quando siamo sul pulman del Minnelli, direzione Siena, Arezzo, Bibbiena, Poppi.
Allego, per concludere, due note di ipertesto:

... dal 1971 Montecristo è una Riserva Naturale Statale Biogenetica, off limits per chi vuole visitarla, se non viene fatta una ben precisa richiesta all’Ente competente: solo un migliaio di visitatori l’anno hanno il privilegio di sbarcarvi, con visite guidate motivate da ragioni scientifiche o di studio, che non possono superare le poche ore di permanenza.
Ormai su Montecristo resta ben poco da tutelare, ma tant’è. La foresta di lecci che ricopriva anticamente l’isola è scomparsa da diversi secoli, sostituita dagli arbusti di ailanto, pianta infestante originaria dell’Asia Minore, introdotta dall’uomo e fra le poche specie arboree non intaccate dalle capre selvatiche, che lasciano crescere ben poco della flora originaria.
Ora a Montecristo vivono Goffredo e Carmen Benelli, maremmani di origine, ma già pescatori a Capo Verde, trasferiti nell’isola toscana nel 2002.
Vivono con la sola compagnia di due guardie forestali, che si alternano due volte al mese, ma per loro la solitudine non è un problema, bensì un vero e proprio privilegio, un’isola esclusiva tutta per loro in cambio della manutenzione della Villa, del Museo Naturalistico, della flora e dei turni di guardia nella Riserva Naturale
.

Continua qui se vuoi



 


 


 


 


DI FIASCO IN FIASCO       


Il fiasco del parlamento


Dal testo unico delle norme di attuazione del regolamento comunitario sul mercato del vino, appena licenziato dalla Commissione agricoltura della Camera.


“Per Pulcianella si intende il fiasco in vetro costituito da un corpo approssimativamente sferico, raccordato a un collo di profilo allungato. L’altezza totale deve essere superiore a due volte il diametro del corpo rivestito in tutto o in parte con treccia di sala o di paglia o di altro materiale vegetale naturale da intreccio”. (art. 1, comma 2, lettera a)... “il recipiente denominato “Pulcianella” è riservato ai vini bianchi o rosati diversi da quelli frizzanti, spumanti, liquorosi ed aromatizzati”.
Per chi ne abusa, magari riempiendola con un vino rosso o aromatizzato scatta una multa fino a un massimo di 1500 euro (art. 35, comma 1).


Definizione del fiasco toscano:
Per fiasco toscano si intende un recipiente in vetro costituito da un corpo avente approssimativamente la forma di un ellissoide di rotazione, raccordato secondo il suo asse maggiore ad un collo allungato, nel quale l’altezza totale non sia inferiore alla metà e non superiore a tre volte il diametro del corpo, rivestito in tutto o in parte con treccia di sala o di paglia o di altro materiale vegetale naturale da intreccio. Il fondo può anche essere piano o leggermente concavo”. (art. 1, comma 2, lettera c).


Preparazione degli aceti.
E' consentita l'aggiunta di acqua, “purchè effettuata soltanto negli acetifici” (art. 21, 2 a);


Previsioni arretrate: “Violazioni del Ministro per le politiche agricole 13 luglio 1999”.  (rubrica dell'art.38)


D'ora in poi sarà il vino ad appassire, non l'uva.
Definizione del vino passito : “Per vino passito si intende un vino sottoposto ad appassimento, anche parziale, naturale sulla pianta”. (art. 1, comma 1)  
Trovato qui

Nota di Barbabianca.
 Il ministro delle politiche agricole potrà legittimamente vantarsi di aver cambiato volto alle nostre campagne. Sulla scia del nostro Leopoldo di Toscana e dell'Accademia dei Georgofili fiorentina.

giovedì 15 settembre 2005

 



Darwish e Lombardi (Visti ieri sera alla Pergola.)


Marinai intorno a me e nessun porto.
Mahmud Darwish, Murale, Epoché 2005, pag.23.


Coraggio, Palestina.



Se i laici si prendono per mano
otto per mille non fa vaticano



Se qualcuno di voi è d'accordo sull'idea di donare l'otto per mille alla ricerca scientifica, può sottoscrivere on line l'appello che troverete in questo sito: www.clubfattinostri.it/8x1000/adesioni.htm

venerdì 9 settembre 2005

Natalino d'Avena



Silvana e Natalino

 Martedi 6 settembre 2005, a pranzo dalla Silvana, figliola di un fratello della mia mamma. Mia coetanea, ricordi d’infanzia nel podere Guzzigli, in quel di Lierna, paese divenuto noto alle cronache casentinesi per la sagra annuale dei ranocchi, vittime sacrificali inviate dalla Croazia. Menù della premiata trattoria Silvana: tortelli (di patate) e nana, biscottini di Prato (originali), vin santo genuino, cioè aspro e caffè corretto alla grappa. Ma non sto scrivendo per il menu. A capo tavola, di fronte a me, c’è Natalino, il marito, tra i settanta e gli ottanta. Quando arrivo con Paola – 12,30 – ha già mandato giù il primo, perché altrimenti si sarebbe sentito venir meno: alzato dalle sette, uscito di casa alle 7,20, fatto svariati km con la giardinetta tra Agna, la Sova, Ponte a Poppi per le solite mansioni ridotte a un quarto delle solite, causa l’età, l’operazione al cuore, un antico enfisema col quale fa convivere le ultime sigarette ecc. ecc. Insomma Natalino d’Avena. E’ così che, mentre mandiamo giù i tortelli a burro e salvia oppure  pommarola, Natalino dà la stura al suo deposito di una memoria inossidabile, tenuta in esercizio da una vita di transazioni commerciali fatte a mano, nel senso che la parte del notaio era tenuta dal suo pugno destro che abbrancava le due mani congiunte dei due clienti unite nell’accordo finalmente raggiunto sulla partita di fieno, l’acquisto vendita di due vacche da tiro, di quattro agnelli o di un intero gregge di pecore, il compromesso per la vendita di un annesso agricolo... Questo spiega la precisione del racconto, il vivo realismo del ricordo di 6 anni sei di guerra, 1939-1947, assegnato al 57° stormo aereo di cacciabombardieri, mansione assistente tecnico di volo. Mi sono morso le labbra, per aver dimenticato a casa il registratorino tascabile col quale ho già captato una sua conversazione due tre anni fa. Ma questa storia è più completa ed è per me un’occasione persa. Siccome la mia memoria non è la sua mi affretto a registrare dei flashes prima che il nitrato d’argento del mio cervello svanisca nella digestione del gran  piatto di tortelli casentinesi. 
Prima scena (giugno 1943), tra i boschi della Bosnia, su una montagna molto alta, tra Sarajevo e Zagabria: un gruppo di prigionieri italiani in mano ai partigiani titini: è vietato allontanarsi più di 10 metri dalla baracca. La sete spinge 25 italiani a superare la distanza per raggiungere l’acqua di una fonte, perché “la sete è peggio della fame”. Finiscono scannati, non fucilati, per il risparmio delle pallottole riservate ai tedeschi che percorrono il fondo valle con le camionette volkswagen...Natalino attutisce i morsi della fame con le bacche rosse e nere che riempiono i cespugli lì intorno, ma questo non basta. Per sopravvivere visita di nascosto una vicina discarica di ossa di animali macellati, li spezza e ne succhia il midollo. A quei tempi solo gli uomini erano pazzi, non le mucche, per sua fortuna. Quindi ossobuco-nature. Così salva lo stomaco e la vita. Ma rischia la pelle il giorno in cui la giovane sentinella italo-croata gli punta il fucile e sta premendo il grilletto: “Ferma, amico, vedi sono qui disarmato per la fame, non ti posso far del male, sono giovane come te, se tu mi ammazzi per tutta la vita ti verrà in mente questa cosa d’avere ammazzato un ragazzo come te, che non ti faceva del male; ti sentirai come quei tuoi amici che l’altro ieri hanno sgozzato 25 ragazzi mentre stavano bevendo un po’ d’acqua; per favore, non m’ammazzare; con questa buona azione ti sentirai meglio per tutta la tua vita...

Piano piano la canna del fucile si abbassa, i due si avvicinano e la conclusione fu che due giorni dopo, durante il turno di guardia del suo salvatore, all’imbrunire di una giornata novembrina dell’anno 1943, Natalino scivolò giù lungo il vallone della montagna, fino alla carrozzabile in mano alle camionette tedesche e alla prima che passò si fece incontro con le mani alzate, il petto aperto a mostrare la targhetta di soldato italiano del 57° stormo cacciabombardieri, “io scappare da slavi, voi prendere me...”

Finì in quel di Mengen (?), sul Danubio, insieme a uomini donne bambini deportati, soldati fatti prigionieri finché uno dei primi giorni all’appello si presenta un vecchio agricoltore tedesco che si mette a parlare con il corpo di guardia; dopo poco si fa avanti un soldato tedesco altoatesino che in italiano domanda: - C’è qualcuno tra voi che ha fatto il contadino? -  “Fui il primo ad alzare la mano; poi diversi altri. Io fui tra i 5 prescelti. Ci portarono di là dal fiume dove c’erano tante fattorie o simili, tutte alla stessa distanza, coi campi divisi in proporzioni uguali, in un terreno tutto pianeggiante.

Il proprietario ci mise in mano un attrezzo per uno e ci assegnò il lavoro. A me era toccato un arnese tra la zappa e il badile; non sapevo bene che farci. A uno dei cinque invece diedero un cavallo, uno di quei cavalli normanni grossi, con le zampe enormi...” “Come quelli – lo interrompo – che ho visto in piazza Nova (Ponte a Poppi) – nell’estate del 44: cavalli da tiro che usavano per tirar su le batterie antiaree nei boschi da Camaldoli, durante le costruzione della Linea Gotica. Parentesi: c’è una passeggiata segnata nel circuito delle foreste casentinesi che si chiama “sentiero dei tedeschi”, sopra Montanino, lungo la via per l’eremo, primo bivio a sinistra per Asqua, verso Pratovecchio; fatti 300 metri si lascia la macchina e si prende a salita sulla destra: il sentiero dei tedeschi. Due ore di splendido trekking nel Parco delle Foreste Casentinesi. Chiusa la parentesi.

Fatto sta che questo che aveva il cavallo non era pratico; non riusciva a tenere fermo l’aratro, era poco esperto del cavallo; i solchi venivano storti e diseguali. Per farla breve (sono io che stringo, non Natalino) dopo due giorni, a coltrare col cavallo c’era lui, Natalino d’Avena, già allora esperto di bestie da soma da tiro e da lavoro.

Perché il cavallo va saputo trattare. Dopo la fatica il cavallo va asciugato e strigliato, la paglia della lettiera va cambiata o comunque rivoltata, deve essere pulita e asciutta. Fu così che Natalino divenne il cavallaio anche della fattoria accanto, governata da una donna perché tutti gli uomini erano in guerra. Alla donna che lo ammira per come sa trattare i cavalli lui spiega che sa anche come vanno trattate le donne; non conoscendo ancora bene il tedesco, per farsi capire s’aiuta con le mani. La donna apprezza. E così furono otto mesi di completa sistemazione, in quel di Mengen, sul Danubio, mentre la guerra infuriava in Europa.

Poi un giorno il suo protettore, il vecchio proprietario, lo chiamò da una parte e gli disse che ci sarebbe stata la possibilità di tornare in Italia. Solo che avesse avuto coraggio e determinazione.

- ??? -

-         Tra due giorni un treno carico di carbone, coi vagoni scoperti, parte per l’Italia, destinazione Firenze. –

Fu così che Natalino, nel giugno del 1944, nascosto in una buca scavata nel carbone, fece il viaggio di ritorno in patria, cinque anni dopo la partenza per il servizio militare nell’aereonautica. Durata del viaggio tre giorni. L’unico vero rischio fu quello di morire soffocato dal fumo della vaporiera nei 19 km della galleria Bologna-Firenze (quella dell’Italicus, ndr).

A Firenze S.Maria Novella, sgattaiolò fuori dal carbone, nero come l’inferno, luminoso  come il paradiso, si rotolò in via Alamanni, a ridosso dei binari, e trovò assistenza e rifugio presso una conoscente.

 Ma la storia non era finita. Firenze era ancora occupata dai tedeschi, in Casentino i nazi della divisione Goering - specialisti in stragi e stermini di massa, già collaudati in varie zone d'Europa, stavano mettendo a ferro e fuoco la zona intorno alla linea Gotica, cioè tutto l'alto Casentino.  Avena era un paese sventrato e disabitato. Fu così che Natalino passò il fronte verso sud, si presentò a Roma al comando americano, fu riammesso alla squadriglia di caccia bombardieri, in tempo per partecipare alle ultime definitive operazioni di guerra che portarono il nazismo alla disfatta e i suoi capi al suicidio nel bunker di Berlino. Durante le poche settimane passate a Roma ritrovò Alberto Rabagliati che aveva da poco come lui superato il fronte dopo una lunga fuga dal Casentino in fiamme; ebbe modo di sentirlo ancora cantare, questa volta non per i tedeschi di Strumi (Poppi) ma per gli Americani, dove svolgeva il servizio di interprete. Rivide Rabagliati nel ruolo di interprete presso il comando americano, lo vide all’opera durante un paio di ricevimenti – a Rabagliati piaceva darsi da fare e servire paste e bicchierini ai commensali – In uno di questi ci scappò anche un ballo con Anna Magnani.  Fu Rabagliati che gli consigliò di arruolarsi con gli americani, perché si stava bene e c’erano pochi rischi, ormai.

Passata la guerra, ritornato al paese natale, ripreso il suo posto di agricoltore, commerciante, sensale di affari, Natalino fu convocato un giorno dal comando Militare Alleato a Roma: ritornò con 350.000 lire di liquidazione per il servizio reso nell’ultimo anno di guerra. Con quella cifra, allora si comprava un podere. Con questo capitale Natalino ripartì per la sua seconda vita, ed ora me lo vedo qui davanti con la sua Silvana (da lei  5 figlioli uno più bello dell’altro).

La storia è finita, per oggi.

 Ho avuto il tempo di mandar giù un piatto di tortelli a burro e salvia, un arrosto misto di anatra e piccione, i cantuccini originali di Prato, il vin santo originale di Natalino, il caffé corretto col grappino. Con la Silvana è stato tutto uno scambio di occhiate d’intesa mentre l’instancabile story-teller svolgeva la matassa ordinatissima dei suoi infiniti ricordi.



 Questa storia può entrare a far parte del Decamerone di Giovanni Boccaccio,  come undecima novella aggiunta alle 10 della seconda giornata nella quale,  sotto il reggimento di Filomena, si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia, oltre alla sua speranza, riuscito a lieto fine.

Puoi scegliere tra le novelle di Landolfo Rùfolo, Rinaldo d’Esti, Il conte d’Anguersa...

Ma la meglio rimane questa, perché è tanto vera che sembra inventata.

NB. Ho dimenticato l'operazione all'appendice di Natalino quando l'infezione aveva già cominciato ad attaccare il peritoneo: fatta in Bosnia su un tavolaccio, da un commilitone ventiesettenne, studente di medicina, mai preso un bisturi in mano...Ci vuole un altro post.

Occhio ragazzi






Dagli uno schiaffetto col mouse



 


Dal sito ufficiale di Sergio Endrigo: «E' morto a Roma, a settantadue anni, il cantautore Sergio Endrigo. Era stato ricoverato lunedì nella clinica Villa Speranza, dove il decesso è avvenuto in seguito a una complicazione di un tumore ai polmoni. Endrigo era nato in Istria, a Pola (all'epoca italiana) il 5 giugno del 1933. Sua figlia Claudia ha detto che non ci saranno funerali, "non siamo credenti" ha precisato, annunciando che ha parlato con il sindaco di Roma, Walter Veltroni, con il quale si sta pensando a un grande concerto pubblico per ricordarlo. La figlia dell'artista scomparso ha tenuto inoltre a "ringraziare pubblicamente i medici della clinica, che hanno dimostrato una grande partecipazione umana, un amore vero". Il cantautore sarà sepolto a Terni in forma strettamente privata, nella tomba di famiglia, accanto alla moglie, scomparsa undici anni fa». Una bella autobiografia da leggere su I Miserabili. Nel post la newsletter GIAP che i Wu Ming gli hanno dedicato. Scompare un musicista e un poeta.


 

venerdì 2 settembre 2005

 

        Mahmud Darwish e Sandro Lombardi

che leggono insieme (in arabo e in italiano)

Murale (di M.Darwish)

 

MI SEMBRA UN'INIZIATIVA STRAORDINARIA,

DA NON PERDERE

                               Il progetto, che l¹8 settembre prossimo prenderà il via dal Teatro Bibiena di Mantova per il Festivaletteratura, approderà il 13 settembre al Teatro Storchi di Modena e il 14 settembre al Teatro della Pergola di Firenze, per concludersi, il 17 e 18 dello stesso mese, presso il Teatro Garibaldi di Palermo, città simbolica di incontro e secolare convivenza tra oriente e occidente.

 

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14 settembre a Firenze, al Teatro della Pergola  -  con ingresso libero.

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Sandro Lombardi

 

con

 

Mahmud Darwish

 

legge

 

M U R A L E

 

di

 

Mahmud Darwish

 

traduzione di Fawzi Al Delmi

(Epoché, Milano)

 

 

a cura di

 

Federico Tiezzi

 

musiche di

 

Georges I. Gurdjieff e Thomas de Hartmann

 

suono

Antonio Lovato

 

 

un progetto di

 

Maria Nadotti

 

prima rappresentazione: Festivaletteratura Mantova, 8 settembre 2005

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³Ecco il tuo nome, / disse una donna, / e scomparve nel cunicolo sinuoso...². Così inizia Murale, il poema di Mahmud Darwish che sta per essere pubblicato in Italia. Si tratta di uno straordinario monologo interiore in cui il protagonista, partendo dall¹occasione di una malattia reale, ingaggia un corpo a corpo con l¹immagine della morte. In esso la ricchezza metaforica tipica della tradizionale poesia araba s¹intreccia con immagini del quotidiano, in una convivenza tanto stridente quanto capace di allestire un teatro interiore inedito e sorprendente. Echi del Corano s¹intrecciano mirabilmente a ricordi dell¹Antico e del Nuovo Testamento, realizzando, con le armi della poesia, quella pace e quell¹unità di popoli nella diversità che la politica fa così fatica a raggiungere.



Di Murale sarà data una lettura a due voci, ideata da Maria Nadotti. Si tratta dunque di un incontro: tra il palestinese Mahmud Darwish, uno dei più grandi poeti contemporanei di lingua araba, e Sandro Lombardi, massimo interprete di testi poetici del nostro teatro.

 

E anche di un incontro tra Darwish, una delle voci più limpide e alte che si conoscano e certamente una delle meno confinabili nel piatto copione del conflitto mediorientale e nella sua semplificata lettura occidentale, e il pubblico italiano.

 

Questo ³incontro² si traduce dunque in un recital che, dopo Mantova, toccherà alcuni dei più bei teatri del nostro paese.

Insieme, Sandro Lombardi, uno dei pochi attori che sappiano dare ³voce² autentica e originale ai testi poetici, e Mahmud Darwish, carismatico lettore della sua stessa opera, (coadiuvati dallo sguardo di Federico Tiezzi), attraverso l¹intreccio della lingua araba e di quella italiana, delle loro diverse cadenze e sonorità, dei loro particolari ritmi e melodie, schiuderanno la ricchezza di un mondo culturale e affettivo a noi quasi ignoto, lontano eppure mirabilmente vicino.



Il progetto, che l¹8 settembre prossimo prenderà il via dal Teatro Bibiena di Mantova per il Festivaletteratura, approderà il 13 settembre al Teatro Storchi di Modena e il 14 settembre al Teatro della Pergola di Firenze, per concludersi, il 17 e 18 dello stesso mese, presso il Teatro Garibaldi di Palermo, città simbolica di incontro e secolare convivenza tra oriente e occidente.



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Mahmud Darwish è nato a Birwa, un villaggio della Galilea, in Palestina, dove trascorre l¹infanzia fino al 1948, quando la famiglia è costretta a riparare in Libano. Dal 1996, dopo ventisei anni di esilio, è tornato a vivere in Palestina, stabilendosi a Ramallah.

È direttore della rivista ³al Karmel², da lui fondata a Beirut negli anni Settanta e che ora ha sede a Ramallah, presso il più importante polo culturale della Cisgiordania, il centro Sakakini.

Considerato unanimemente uno dei più grandi poeti contemporanei, Mahmud Darwish è tra le voci più limpide della cultura e della storia palestinesi.

Tra le sue opere, oltre a Murale, sono disponibili in traduzione italiana: Una memoria per l¹oblio (Jouvence, Roma 1997), Meno rose (Cafoscarina, Venezia, 1997) e Perché hai lasciato il cavallo alla sua solitudine? (Edizioni San Marco dei Giustiniani, Genova 2001).



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Sandro Lombardi è nato a Ponte a Poppi, in Casentino. La sua vicenda teatrale si identifica con quella della compagnia da lui fondata insieme a Federico Tiezzi e Marion D¹Amburgo nei primi anni settanta a Firenze. Diretto da Tiezzi, ha interpretato, tra gli altri, testi di Beckett, Manzoni, Pasolini, Brecht, Cechov, Bernhard. Di grande rilievo i suoi spettacoli da Giovanni Testori, che hanno rivoluzionato l¹immagine dello scrittore lombardo. Per quattro volte ha ricevuto il Premio Ubu per la migliore interpretazione maschile. Ha inciso su cd le poesie di Pasolini e l¹Inferno di Dante (Garzanti), quattro monologhi testoriani (Edizioni Eri), e Destinatario sconosciuto di  Kathrine Kressmann Taylor (Full Color Sound).

L¹ultima sua interpretazione, unanimemente apprezzata, è quella del Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini di Mario Luzi. Ha pubblicato presso Garzanti Gli anni felici, un saggio narrativo in cui racconta la sua scoperta del teatro e della musica, vincitore del Premio Bagutta Opera prima 2004.

giovedì 1 settembre 2005

Metamorfosi




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Com’eri grande Umberto prima di fare il cameriere ad Arcore.


Se tu se' or, lettore, a creder lento

ciò ch'io dirò, non sarà maraviglia,

ché io che 'l vidi, a pena il mi consento.                  48

  Com'io tenea levate in lor le ciglia,

e un serpente con sei piè si lancia

dinanzi a l'uno, e tutto a lui s'appiglia.                  51

  Co' piè di mezzo li avvinse la pancia

e con li anterïor le braccia prese;

poi li addentò e l'una e l'altra guancia;                   54

  li diretani a le cosce distese,

e miseli la coda tra 'mbedue,

e dietro per le ren sù la ritese.                           57

  Ellera abbarbicata mai non fue

ad alber sì, come l'orribil fiera

per l'altrui membra avviticchiò le sue.                     60

  Poi s'appiccar, come di calda cera

fossero stati, e mischiar lor colore,

né l'un né l'altro già parea quel ch'era.


Divina tragedia  (Inferno, XXV)

Bologna fine Agosto 2005


  Un tuffo all’indietro nella piscina del tempo.


Son ritornato a Bologna dopo tanti anni; ho ripercorso Via Zamboni,  la via degli studenti universitari, piena di loro;  ma non sono più gli stessi. Dove sono quelli di allora? Le ragazze che mi incantavano? I prof. che apprezzavo o temevo? Le feste della matricola? ( cinema e trasporti gratis, senso di appartenenza a una città che ti ospita con grande affetto). Ho sognato Spoon River. Un misto di sentimenti contrastanti, sapore dolce del sangue di una ferita al labbro. Il Lamma (vecchio locale di bisboccia, sotto le torri) non c’è più. Le vecchie sale da cinema sono oggi supermercati… Continuità dei mattoni rossi: sono ancora tutti lì, uguali: cambiano le scritte, cambiano le facce, loro tranquilli. Questo mattone rosso mi pesa un po’ sul cuore; e un po’ me lo riscalda. Troppe cose da dire. Per ora rimando. Pochi fashes: Piazza Maggiore, Via Zamboni, Via Castiglione, S.Stefano, i Giardini Margherita, Cofferati sindaco che distribuisce sorrisi e targhe alle coppie anziane.  Durante due giornate fresche e limpide di fine agosto 2005.


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