martedì 31 agosto 2004


Ma per chi ci hai preso?


L'Occidente in ostaggio


di ANDRE’ GLUCKSMANN


Christian Chesnot e Georges Malbrunot, due giornalisti francesi, sono a loro volta minacciati di morte. Questa volta, nessuno può continuare a sbraitare assurdamente «è colpa di Bush».


Presto o tardi gli europei scopriranno la necessità di resistere e di resistere insieme.


L'articolo
Gli europei l'hanno scoperta da un pezzo la necessità di resistere. Ci hanno pure impedito di fare e pubblicare  sondaggi su come la pensiamo.
Caro stupid white ...mann

Divagazioni storico-letterarie


Ieri

La BATTAGLIA DI MARATONA


Apri la foto (a sinistra la tomba dei caduti ateniesi, a destra i plateesi)


Data: 10 AGOSTO 490 a.C.
Luogo: MARATONA (villaggio greco a circa 40 km da Atene)
Eserciti contro: ATENIESE e PERSIANO
Contesto: 1a GUERRA PERSIANA
Protagonisti:
CALLIMACO (comandante supremo dell'esercito ateniese)
MILZIADE (generale ateniese)
ARISTIDE (generale ateniese)
ARTAFERNE (comandante in capo persiano)
DATI (generale persiano)
IPPIA (ex tiranno ateniese, alleato dei persiani).


La battaglia


Maratona è oggi un piccolo centro della Grecia, situato nella pianura dell'Attica, a circa 40 km a nord-est di Atene. Al tempo della famosa battaglia era un piccolo villaggio, con poche casupole, al centro di una grande pianura.


Nell'estate del 490 a.C. una flotta persiana, al comando dei generali Artaferne e Dati, approda nella baia di Maratona. Questo corpo di spedizione era stato inviato dal re di Persia Dario I per punire le città greche di Atene ed Eretria, colpevoli, una decina d'anni prima, di aver aiutato la città di Mileto che si era ribellata al dominio persiano.


Dopo aver saccheggiato e distrutto la città di Eretria, l'esercito persiano, composto verosimilmente da circa 30 mila soldati, si apprestava a marciare su Atene.


Al fianco degli invasori c'è Ippia, ex tiranno di Atene che, dopo essere stato mandato in esilio dai suoi compatrioti, dà il suo appoggio al nemico (sua l'idea di approdare a Maratona) per poter riprendersi il potere della città greca.


Gli ateniesi, visto il pericolo imminente, chiedono aiuto alle città di Sparta e Platea. Mentre la prima indugia, la seconda invia un contingente di circa mille soldati. Atene, rimasta praticamente quasi isolata, potrà contrapporre solamente poco più di 10 mila uomini, un terzo rispetto ai persiani.


Il comandante supremo dell'esercito ateniese è Callimaco, il quale affiderà il compito di guidare le truppe nella battaglia decisiva per Atene, al geniale generale Milziade. Questi, per la prima volta nella storia, introdurrà nella lotta un principio di tattica e strategia: parole sconosciute negli scontri di quell'epoca.


Il 10 Agosto del 490 a.C., dopo alcuni giorni di attesa, Milziade decide di dare battaglia. Schiera il suo esercito su un ampio fronte, per evitare eventuali accerchiamenti, con al centro gli opliti, la fanteria pesante ateniese, schierati su tre file, mentre aveva disposto le due ali su sei file di soldati.


L'attacco ateniese è impetuoso e irruento e, nonostante l'inferiorità numerica, riesce a penetrare nello schieramento avversario provocando uno sbandamento generale nello schieramento persiano.


Nello stesso tempo lo stratega ateniese lancia all'attacco le ali destra e sinistra nella manovra di accerchiamento del nemico, impegnato nella lotta al centro. Quando i persiani, impreparati e all'oscuro a questo tipo di lotta, si accorgono della tenaglia ateniese che sta per chiudersi alle loro spalle, capiscono d'aver perso la battaglia.


In tutta fretta si danno alla fuga e, inseguiti dagli ateniesi, attraversano di corsa tutta la pianura di Maratona raggiungendo le loro navi. La maggior parte di loro riuscirà a sfuggire all'inseguimento dei soldati di Milziade e a riparare in patria.


I persiani lasciarono sul terreno più di 6 mila soldati morti, mentre tra le fila ateniesi i morti furono solamente poco meno di 200, tra cui anche il comandante supremo dell'esercito Callimaco.


Milziade, dopo la vittoria, scelse un messaggero di nome Fidippide per portare la notizia ad Atene. La distanza tra Maratona ed Atene era esattamente di Km 42, 195. Fidippide li fece tutti di corsa e, arrivato ad Atene, riuscì a gridare che Milziade aveva vinto per poi crollare di schianto al suolo morto. Probabilmente fu colto da un infarto.


Trovato qui


..Ah sì! da quella
religiosa pace un Nume parla:
e nutria contro a Persi in Maratona
ove Atene sacrò tombe ai suoi prodi,
la virtù greca e l'ira. Il navigante
che veleggiò quel mar sotto l'Eubea,
vedea per l'ampia oscurità scintille
balenar d'elmi e di cozzanti brandi,
fumar le pire igneo vapor, corrusche
d'armi ferree vedea larve guerriere
cercar la pugna; e all'orror de' notturni
silenzi si spandea lungo ne' campi
di falangi un tumulto e un suon di tube
e un incalzar di cavalli accorrenti
scalpitanti su gli elmi a' moribondi,
e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
Foscolo Dei Sepolcri 197-212


111) Quando toccò a lui (Milziade), allora gli Ateniesi si schierarono in ordine di combattimento. Alla testa dell'ala destra c'era il polemarco (Callimaco). Infatti all'epoca la consuetudine ateniese voleva così, che il polemarco guidasse l'ala destra. Da lì si allineavano le tribù, una accanto all'altra, secondo il loro numero; l'ultimo posto, cioè l'ala sinistra, l'occupavano i Plateesi. E dal giorno di questa battaglia, quando gli Ateniesi offrono sacrifici durante le feste quadriennali, l'araldo di Atene invoca prosperità per i suoi concittadini e insieme anche per i Plateesi. Ma ecco cosa si verificò allorquando gli Ateniesi si schierarono a Maratona: il loro schieramento rispondeva in lunghezza a quello dei Medi, ma il centro era composto di poche file, e in questo punto l'esercito era assai debole, le due ali erano invece ben munite di soldati.


112) Quando furono ai loro posti e i sacrifici ebbero dato esito favorevole, gli Ateniesi, lasciati liberi di attaccare, si lanciarono in corsa contro i barbari; fra i due eserciti non c'erano meno di otto stadi. I Persiani vedendoli arrivare di corsa si preparavano a riceverli e attribuivano agli Ateniesi follia pura, autodistruttiva, constatando che erano pochi e che quei pochi si erano lanciati di corsa, senza cavalleria, senza arcieri. Così pensavano i barbari; ma gli Ateniesi, una volta venuti in massa alle mani con i barbari, si battevano in maniera memorabile. Furono i primi fra tutti i Greci, a nostra conoscenza, a tollerare la vista dell'abbigliamento medo e degli uomini che lo vestivano; fino ad allora ai Greci faceva paura anche semplicemente udire il nome dei Medi.



117) Nella battaglia di Maratona morirono 6400 barbari circa e 192 Ateniesi. Tanti caddero da una parte e dall'altra; lì accadde pure un fatto prodigioso: un soldato ateniese, Epizelo figlio di Cufagora, mentre combatteva nella mischia comportandosi da valoroso, perse la vista, senza essere stato ferito o colpito da lontano in alcuna parte del corpo, e, da allora in poi, per tutto il resto della sua vita, rimase cieco. Ho sentito dire che lui a proposito della sua disgrazia raccontava così: a Epizelo era parso di avere di fronte un oplita gigantesco, la cui barba faceva ombra a tutto lo scudo; questa apparizione gli era poi solo passata accanto, ma aveva abbattuto il soldato al suo fianco. Così, mi dissero, raccontava Epizelo.
Erodoto, Le storie, cap.VI


Oggi


L'ultima gara in programma in queste Olimpiadi, la maratona
maschile, si è conclusa ieri nei
luoghi storici dove corse il soldato Filippide. Nel 1896 il
pastore greco Spyridon Louis aveva vinto la prima maratona
disputata sul percorso classico. Cent'anni dopo è stato
l'italiano Stefano Baldini a imporsi in 2 ore, 10 minuti e
55 secondi su questo tracciato carico di storia.


Le Temps, Svizzera [in francese - a pagamento]

lunedì 30 agosto 2004














 


La lettera scarlatta


 


"Chi non combatte con noi si troverà il terrore in casa"


"Nessun paese civile si può tirare indietro. La lotta al


terrorismo deve essere globale. Perché la sfida è davvero


globale. Non esiste la neutralità, come dimostra il


rapimento dei giornalisti francesi"


 


 


"Magari il caso dell'assassinio di Enzo Baldoni  dei due reporter francesi presi in ostaggio convincerà finalmente i media internazionali a chiamare con il loro vero nome i criminali che operano in Iraq".


Questo scrivono i grandi giornalisti oggi, gli opinion makers, facendo eco al discorso del premier iracheno Iyad Allawi.


God bless us; Iddio ci benedice, Allah sta dalla nostra!
Caro Bush, viva l’”Esercito Islamico Iracheno”. Non si poteva inaugurare meglio il nostro Convegno del Madison Square Garden: quanti piccioni con una fava: la Francia alle prese con i terroristi islamici, due giornalisti non arruolati ora disarcionati – poi si vedrà – quei 5000 pacifondai perdigiorno che son venuti a romperci i con nella Quinta Avenue Domenica 29 dandoci dei bugiardi e terroristi li abbiamo messi al fresco o rimandati a Frisco.


Il Vaticano, nostro storico grande alleato in America Latina, è rientrato nei ranghi definitivamente per opera di Sedano e Larduolo, aiutati provvidenzialmente dall’Esercito Islamico che ha incominciato a regolare i conti con i cristiani di Bagdad.


Manda qualche sostanziosa gratifica al tuo Team di preghiera e anche a Cappuccetto Bianco.


Ma godiamoci la vista di questi intelligentoni di francesi; volevano fare i primi della classe con la loro libertà fraternità uguaglianza; hanno abboccato come pesciolini di prima acqua; avanti li abbiamo aiutati a fare quella Legge del c-hador, poi gliel’abbiamo messo in c-apo a loro. Hai visto la faccia di Chirac in TV? Aveva il colore della m.


Ti pare che io sia uomo da dimissionare?


Alla prossima. ( if needed)


Donald Runsfeld


venerdì 27 agosto 2004

Understood?


Alla redazione di Diario


Per Deaglio



Enzo Baldoni



Mi sento mezzo morto. Sono morto per metà con Enzo Baldoni. Un pacifista come me, troppo meglio di me, un giornalista non arruolato. Voleva mettere il naso dove non si deve. Gli era già andata bene in Colombia. - Perché non sei tornato indietro con Pino Scaccia? -



Se io fossi Runsfeld mi sentirei sollevato. E scriverei a Bush una lettera più o meno in questi termini:



“Kerry chiede le mie dimissioni come torturatore colto in flagrante. La Cia ha cambiato Direttore ed è per il momento in apnea, la NSA diffida di me perché sono bruciato –o sto per esserlo – Il Congresso mi ha dato 100 uomini e 1 milione di dollari l’anno per fare terrorismo allo scopo di attizzare “paura con odio” contro i terroristi islamici i sanguinari rossi e i pacifisti imbelli. Machiavelli mi spiega che “chi inganna troverà sempre chi si fa ingannare”, Berlusconi dimostra che “chi compra troverà sempre chi si fa comprare”, un certo Alfieri diceva già allora che “la paura governa il mondo”. Questo imbecille di italiano a 50 anni non aveva capito come funziona tutta la baracca. Ilaria Alpi era troppo più giovane ed è più scusata; ma a 50 anni pretendere di nascondersi – lui pacifondaio di merda – sotto l’ombrello della Croce Rossa per entrare nel Sancta Sanctorum del Pentagono facendo le viste di voler semplicemente dare un’occhiata al Sancta Sanctorum della moschea di Najaf! Ogni tanto bisogna che qualcuno muoia per il popolo; oportet ut unus moriatur. Sul suo cadavere in questo momento si stracciano le vesti i nostri amici italiani, imprecando contro “L’Esercito Islamico dell’Iraq”, dando ragione a quanto denuncia il Ku Klux Klan nel suo sito ufficiale: Islam nemico dei cristiani. Anche Carol deve fare i conti con i cristiani iracheni assassinati dai terroristi islamici. Bush, dammi ancora un po’ tempo; non tutto è ancora perso. Con Kerry ce la possiamo ancora giocare, d’altronde lo sai, ci vogliono almeno due legislature per portare a compimento il piano, che non è cosa da poco.


Nel frattempo prendiamoci questa boccata d’ossigeno: i russi piangono e imprecano contro i terroristi ceceni, gli italiani piangono e imprecano contro i terroristi islamici; Murdoch fa vedere agli americani i russi e gli italiani che piangono e imprecano contro i terroristi. Tu pensa a bloccare le foto dei nostri soldati morti ammazzati. Teniamo sempre d’occhio i giornalisti: sono loro la chiave di volta. Poter avvelenare anche la medaglia di bronzo del football olimpico! - Il football vero è quello americano, diciamolo tra noi - E sia ringraziato "l’esercito islamico dell’Iraq" che per un po’ ci terrà tranquilli questi morti di fame di disoccupati freelance. Dovranno tutti diventare freehangs o freehungers. Understood?”


Messaggio da me spedito a Diario. Parafrasando Mao, io che a quell'appuntamento sono più vicino della maggior parte dei blogghisti,, penso che ci sono due tipi di morte: una leggera come una piuma, l'altra pesante come il Monte Bianco. Enzo vive. Understood?

mercoledì 25 agosto 2004

Le due scuole


 


A circa una mezz'ora di buon passo di bimbo da casa nostra si trovavano due scuole elementari, una troppo socialista e l'altra troppo religiosa: "Casa dell'Educazione per i figli della classe Operaia Berl Katzenelson", a nord di via Ha Turim, sul cui tetto _ sventolava, accanto alla bandiera nazionale, anche un' altra rossa. Lì si festeggiava con parata e cerimonie il Primo maggio. II direttore lo chiamavano "compagno", tanto gli insegnanti quanto gli allievi. Gli  insegnanti indossavano d'estate dei pantaloni cachi corti e sandali in stile biblico. Nell'orto in cortile i bambini venivano formati alla vita dei campi e alla realizzazione personale attraverso il lavoro. Nei laboratori ci si impratichiva con mestieri quali qullo del falegname e del fabbro, meccanico e maniscalco, e un' altra cosa di cui si sapeva poco ma che incuriosiva, chiamata meccanica di precisione.


In classe i bambini potevano sedersi dove volevano, persino i maschi vicino alle femmine. Quasi tutti portavano camicie celesti  con dei nastri rossi o bianchi. I ragazzi avevano i pantaloni corti ripiegati fin quasi al cavallo, mentre quelli delle femmine, anch'essi corti in un modo inverecondo, erano stretti alle gambe con degli elastici. Gli scolari si rivolgevano agli insegnanti chiamandoli sempre e solo per nome, Nadav, Alichin, Edna o Haghit. Lì si studiavano: matematica,letteratura e storia, ma anche materie  quali storia della comunità in terra d'Israele e del movimento operaio, principi del movimento operaio, fasi nell' evoluzione della lotta di classe. Cantavano anche a squarciagola tutti gli inni proletari, a cominciare dall' Internazionale per finire con Saremo tutti pionieri e pioniere o Camicia blu...


In quella scuola per figli della classe operaia la Bibbia era materia  d'insegnamento in quanto collezione di argomenti d'attualità, i profeti erano combattenti per il progresso e la giustizia e lo stato assistenziale, mentre sovrani e sacerdoti erano i rappresentanti dell'ingiustizia sociale vigente dominante. Il giovane Davide, pastore  del gregge, era un guerrigliero coraggioso nelle file del  movimento per la liberazione nazionale dal giogo filisteo, ma in tarda età diventava anch'egli un re colonialista-imperialista, conquistatore di terre e oppressore di genti, indegno sfruttatore della classe  operaia.


.A quattrocento metri di distanza da questa rossa Casa dell'Educazione, nella via parallela, c'era invece la scuola tradizionale Tachmoni del movimento religioso "Ha Mizrach", che prendeva solo maschi, e solo con la papalina in testa. Si trattava per lo più di bambini di famiglie povere, a parte alcuni figli della  buona borghesia sefardita insediata da sempre a Gerusalemme ma rimasta tagliata fuori con la diffusione dell'inflessibile cultura  ashkenazita. In questa scuola i bambini erano chiamati sempre e solo per cognome, Bozo, Valero, Danon, Cordovero, Saragosti, Alfassi, mentre gli insegnanti erano rispettivamente signor Neimann,  signor Alkalai, signor Mikhaeli, signor Avisar, signor Benvenisti e signor Ophir. Il direttore era chiamato illustre signor direttore.  Ogni mattina la prima ora iniziava con la preghiera, dopo veniva l'ora di Bibbia o di commento, e altre lezioni in cui gli allievi ripetevano i "capitoli dei padri" e studiavano la tradizioni dei maestri, il Talmud, le leggende e le norme e la storia delle preghiere e della poesia religiosa, e poi precetti e opere edificanti, articoli tratti dal codice "Shulchan Arukh" e dal formulario di preghiere e storia dell'esilio d'Israele e biografie dei grandi eruditi e alcune  gesta e opere edificanti, un poco di Yehudah Ha Lewi e  altrettanto di Bialik, e fra questi e quelli qualche rudimento di grammatica ebraica e di matematica, inglese e canto, storia e un briciolo di geografia. Anche d'estate gli insegnanti portavano la giacca mentre l'illustre signor direttore Ilan aveva sempre un completo a  tre pezzi.


Mia madre avrebbe voluto mandarmi sin dalla.prima alla Casa dell'Educazione, vuoi perché non approvava la rigida separazione dei sessi del modello religioso, vuoi perché il vecchio Tachmoni, con i suoi grevi edifici in pietra costruiti ancora ai tempi del dominio turco, le sembrava troppo antiquato, esilico e triste al confronto con la scuola della classe operaia, le sue grandi finestre, le aule luminose, il suo orticello e quell' allegria perpetua, frizzante. Forse quella scuola le ricordava in qualche modo i tempi del liceo Tarbut a Rovno.


Quanto a mio padre, si mostrava non poco incerto sul da farsi: la sua massima ambizione era che io andassi a scuola insieme ai figli dei professori di Rechavia o almeno con quelli di medici, insegnanti e impiegati residenti a Bet Ha Kerem, ma a quei tempi non erano rari gli incidenti e le sparatorie, e tanto Rechavia quanto Bet Ha Kerem erano distanti due autobus da casa nostra a Kerem Abraham. I principi del Tachmoni erano affatto estranei al suo animo laico-nazionalista e al suo spirito illuminato e scettico. La Casa dell'Educazione, per contro, la considerava quale una torbida fonte di indottrinamento comunista e di lavaggio del cervello proletario. Non gli restò pertanto altro da fare che soppesare l'uno di fronte all' altro tanto il rischio nero quanto quello rosso e alla fine scegliere il minore dei  mali.


Dopo tante titubanze, papà decise, contrariamente all' opinione di mamma, di mandarmi al Tachmoni: riteneva che, anche qualora mi fossi trasformato in un bambino religioso, tutto ciò non rappresentava un grosso rischio dal momento che comunque la religione aveva i giorni contati, giacché il progresso la spingeva via rapidamente, e se anche supponiamo loro fossero riusciti a farmi diventare per un certo periodo un chierichetto, ben presto sarei comunque rinsavito, scrollandomi via di dosso tutta quella polvere arcaica, e anche la rigida osservanza dei precetti religiosi sarebbe passata senza fare danni, destinata com'era a estinguersi nel giro di pochi anni insieme ai bigotti e alle loro sinagoghe, di cui non sarebbe rimasto altro che un pallido ricordo nel folklore.


Mentre nella Casa dell'Educazione si prospettava, secondo l'opinione di papà, il rischio di un' autentica minaccia ideologica: l'onda rossa infatti andava montando nella nostra terra, e si stava diffondendo in tutto il mondo. L'indottrinamento socialista era insomma un abisso da cui non si risaliva mai. Se gli mandiamo il bambino, in un attimo gli riempiranno il cervello e lo monteranno con tutte quelle frottole di Marx, trasformandolo rapidamente in un bolscevico, in un soldatino di Stalin, lo spediranno in uno dei loro kibbutz e di là non c'è ritorno  ("quanti vi entrano non ne ritornano",  citava papà dal libro dei Proverbi).


Ma la strada da casa nostra alla scuola Tachmoni, che era poi la stessa per la Casa dell'Educazione, passava accanto al campo Sdmeller. Dalle postazioni in cima alle mura, difese con alcuni sacchi di sabbia, ogni tanto dei soldati inglesi un po' nervosi o nemici degli ebrei o forse solo ubriachi sparavano sulla gente per strada. Una volta aprirono il fuoco con le mitragliatrici e uccisero 1'asino del lattaio perché temevano che i bidoni di latte fossero pieni di  esplosivo, come era capitato all'hotel King David. Qualche altra era successo che gli autisti inglesi investissero con le loro jeep i passanti che non si erano scostati abbastanza in fretta.


Era da poco finita la guerra mondiale, erano i tempi del movimento armato clandestino e degli attentati: la bomba al comando britannico, 1'ordigno che gli uomini della Resistenza avevano messo nella cantina dell'hotel King David, gli attacchi allo stato maggiore  del cm in via Mamila e alle installazioni dell' esercito e della polizia.



I miei genitori decisero infine di rimandare di due anni la scelta alternativa fra tenebra medievale e trappola socialista, fra Tachmoni e Casa dell'Educazione per i figli della classe operaia, e mandarmi nel frattempo - per la prima e la seconda - alla Patria del fanciullo sotto la direzione della  maestra signora Isabella. Il maggiore vantaggio di quella scuola domestica e piena di gatti era costituito dal fatto che si trovava a un tiro di schioppo da casa: si usciva dal cortile, si girava a sinistra, si attraversava bene attenti via Amos, si scendeva ancora una trentina di metri su via Zac, e si era arrivati: una siepe fitta di passiflora e un gatto bianco e grigio, il gatto al turno di guardia,  che ti miagolava dalla finestra per annunciare il tuo arrivo. Ventidue scalini ed ecco che appendevi la tua borraccia  nell'ingresso della scuola più piccola di Gerusalemme:  due maestre, una dozzina di scolari e nove gatti.


 


Amos Oz


Una storia di amore e di tenebra


Feltrinelli 2003


pp.342-345


E' un bel libro.


Lo sta leggendo Paola che ogni tanto mi segnala qualche pagina.



Sagra d'agosto


Cristiani assassinati, giornalisti rapiti, aerei caduti, Tg rimbecilliti: è la sagra d'agosto?.

domenica 22 agosto 2004


Profumo di miele


Trovarsi a 1600 metri su un'insenatura montana del Tirolo austriaco, avere davanti delle grandi coppe di gelato alla panna e frutta, con la mucca che ti sta a guardare pacificamente orgogliosa dalla stalla posta all'angolo, ascoltare le indicazioni di Carlo Bartolini - maestro di sci, la testa a palla di biliardo, sulla sinistra - sui diversi gusti delle coppe illustrate dal depliant, scegliere quella al caffè ed essere all'improvviso inondati da un intenso profumo di miele. Guardarsi intorno e sentir dire che sono i fiori a mandare quel profumo. Accostare il naso e ritirarlo per l'intensità che dà alla testa. Incredibile.
E' successo il 17 di agosto a Gries, in quel di Soelden, un'ora di macchina da Innsbruck, in compagnia del gruppo giovani sciatori con i quali la mattina ero stato su a 3250 metri- Ghiacciai alpini che piangono sulla politica sconsiderata della scimmia eretta e di tutti noi allegri consumatori.
Infatti nel 2080 sparirà l'inverno
Se avete scattato delle belle fotografie di paesaggi invernali, con strade e campi ricoperti di neve, conservatele accuratamente nel vostro album dei ricordi: fra 76 anni saranno la preziosa testimonianza di una stagione che non esiste più. Ce lo assicurano i ricercatori dell’ European environment agency (Eea), l’Agenzia europea per l’ambiente che ha sede a Copenaghen. «Come conseguenza del riscaldamento globale che si sta manifestando in maniera molto più accentuata in Europa, gli inverni rigidi e freddi scompariranno quasi interamente dal nostro continente entro il 2080»

Comunque, ragazzi, siamo in vacanza:mai disperare. Infatti Imparare l'ottimismo fa bene alla salute
Essere ottimisti nell’opinione comune è un tratto di personalità, di carattere, in genere valutato positivamente in quanto l’ottimista è persona che vive la vita in maniera più positiva, vede il famoso bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto. In realtà, sembra che sia una caratteristica – non sta a noi giudicare che si tratti di una qualità – che ...Continua...

Cercata conferma dei fiori al profumo di miele in internet. Trovata qui:

La Specie "tinus" ha foglie ovali, verde scuro, coriacee.
Va bene un terriccio di tipo universale; cresce bene
al sole, ma si accontanta anche di posizioni semi-ombreggiate.
E' una pianta rustica, sempreverde,
sopporta il freddo piuttosto bene.
Fiorisce in inverno, e poi un'altra volta in estate.
I fiori sono piccoli, bianchi, riuniti in capolini,
profumano di miele.
Forma delle bacche scure, lucide, decorative.

Pianta molto bella, giudizio sicuramente positivo!

sabato 14 agosto 2004

Diomede come Schumacher
anzi meglio (parte ultimo e arriva primo)
La corsa delle bighe


Montati i carri, si gittâr le sorti.
Agitolle il Pelìde, e uscì primiero
Antìloco; indi Eumelo, indi l'Atride,
fu quarto Merïon, quinto il fortissimo
Dïomede. Locârsi in ordinanza
tutti, ed Achille mostrò lor lontana
nel pian la meta a cui giudice avea
posto del padre lo scudier Fenice
venerando vegliardo, onde notasse
le corse attento, e riferisse il vero.
Stavano tutti colle sferze alzate
su gli ardenti destrieri, e dato il segno,
lentâr tutti le briglie, e co' flagelli
e co' gridi animaro i generosi
corsier che ratti si lanciâr nel campo,
e dal lido spariro in un baleno.
Sorge sotto i lor petti alta la polve
che di nugolo a guisa o di procella
si condensa, ed al vento abbandonate
svolazzano le giubbe. Or vedi i cocchi
rader bassi la terra, ed or sublimi
balzarsi, né perciò perde mai piede
degli aurighi veruno, e batte a tutti
per desiderio della palma il core;
e in un nembo di polve ognun dà spirto
a' suoi volanti alipedi. Varcata
la meta, e preso il rimanente corso
di ritorno alle mosse, allor rifulse
di ciascun la prodezza, allor si stese
nello stadio ogni cocchio. Innanzi a tutti
le puledre volavano veloci
del Ferezìade Eumelo; e dopo queste,
ma di poco intervallo, i corridori
di Troe, guidati dal Tidìde, e tanto
imminenti che ognor parean sul carro
montar d'Eumelo, a cui co' fiati ardenti
già scaldano le spalle, e già le toccano
colle fervide teste. E oltrepassato
forse l'avrebbe, o pareggiato almeno,
se al figlio di Tidèo Febo la palma
invidïando, non gli fea sdegnoso
balzar dal pugno la lucente sferza.
Lagrime d'ira e di dolor le gote
inondâr dell'eroe, vista d'Eumelo
lontanarsi più rapida la biga,
e per difetto di flagel più lenta
correr la sua. Ma Pallade d'Apollo
scorta la frode, e del Tidìde il danno,
presta a lui corse, e alla sua man rimessa
la sferza, aggiunse ai corridor la lena.
Indi al figlio d'Admeto avvicinossi
irata, e il giogo gli spezzò. Turbate
si svïar le cavalle, andò per terra
il timon, riversossi il cavaliero
presso alla ruota, e il cubito e la bocca
lacerossi e le nari, e su le ciglia
n'ebbe pesta la fronte: le pupille
s'empîr di pianto, s'arrestò la voce,
e Dïomede il trapassò sferzando
gli animosi destrier che innanzi a tutti
scappan di molto, perocché Minerva
gli afforza, e vincitor vuole il Tidìde.
Vien dopo questi Menelao cui preme
di Nèstore il figliuol che confortando
i paterni destrier, grida: Correte,
stendetevi prestissimi: non io
già vi comando gareggiar con quelli
del forte Dïomède, a' quai Minerva
diè l'ali al piede, e a lui la palma: solo
raggiungete l'Atride, e non soffrite
restando addietro, ch'Eta, una giumenta,
vi sorpassi di corso e disonori.
Che lentezza s'è questa? ov'è l'antica
vostra prestanza? Io lo vi giuro, e il giuro
s'adempirà; se pigri un premio vile
riporterem, negletti, anzi trafitti
da Nèstore sarete. Or via, volate,
ch'io di astuzia giovandomi senz'erro
trapasserò l'Atride nello stretto.
Antìloco sì disse, e quei temendo
le sue minacce rinforzaro il corso;
ed ecco dopo poco il passo angusto
del concavo cammin. V'era una frana
ove l'acqua invernal, raccolta in copia,
dirotta avea la strada, e tutto intorno
affondato il terren
. Per quella parte
si drizzava l'Atride, onde il concorso
ischivar delle bighe. Ivi si spinse
Antìloco pur esso; e devïando
dalla carriera un cotal poco, e forte
flagellando i corsier, lo stringe, e tenta
prevenirlo. Temettene l'Atride,
e gridò: Dove vai, pazzo? rattieni,
Antìloco, i destrier: stretta è la via
.
Aspetta che s'allarghi, e trapassarmi
potrai: qui entrambi romperemo i cocchi.


Antìloco non l'ode, e stimolando
più veemente i corridor, s'avanza.
Quanto è il tratto d'un disco da robusto
giovin scagliato per provar sue forze,
tanto trascorse la nestòrea biga.
Iscansossi l'Atride, e volontario
i suoi destrieri rallentò, temendo
che da quegli altri urtati in quello stretto
non gli versino il cocchio, e al suol stramazzino
essi medesmi nel voler per troppo
amor di lode acccelerarsi. Intanto
dietro al figlio di Nèstore l'Atride
gridar s'udiva: Antìloco, non avvi
il più tristo di te: va pure: a torto
noi saggio ti tenemmo: ma tu premio
non toccherai, per dio! se pria non giuri.
Quindi animando i suoi corsier, dicea:
non v'impigrite, non mi state afflitti;
pria di voi perderan quelli la lena,
ch'ei son vecchi ambidue. - Così lor grida,
e docili i destrieri alla sua voce
doppiaro il corso, e tosto li raggiunsero.
Nel circo assisi intanto i prenci achei
stavansi attenti ad osservar da lungi
i volanti cavalli che nel campo
sollevavan la polve. Idomeneo
re de' Cretesi gli avvisò primiero,
che fuor del circo si sedea sublime
a una vedetta. E di lontano udita
del primo auriga che venìa, la voce,
lo conobbe, e distinse il precorrente
destrier che tutto sauro in fronte avea
bianca una macchia, tonda come luna.
Rizzossi in piedi, e disse: O degli Achei
prenci amici, m'inganno, o ravvisate
quei cavalli voi pure? Altri mi sembrano
da quei di prima, ed altro il condottiero.
Le puledre che dianzi eran davanti
forse sofferto han qualche sconcio. Al certo
girar primiere le vid'io la meta;
or come che pel campo il guardo io volga,
più non le scorgo. O che scappâr di mano
all'auriga le briglie, o ch'ei non seppe
rattenerne la foga, e non fe' netto
il giro della meta
. Ei forse quivi
cadde, e infranse la biga, e le cavalle
deviâr furïose. Or voi pur anco
alzatevi e guardate: io non discerno
abbastanza; ma parmi esser quel primo
l'ètolo prence argivo Dïomede.
Che vai tu vaneggiando? aspro riprese
Aiace d'Oilèo. Quelle che miri
da lungi a noi volar son le puledre.
Più non sei giovinetto, o Idomenèo:
la vista hai corta, e ciance assai, né il farne
molte t'è bello ov'altri è più prestante.
Quelle davanti son, qual pria, d'Eumelo
le puledre, e ne regge esso le briglie.
E a lui cruccioso de' Cretesi il sire:
Malèdico rissoso, in questo solo
tra noi valente, ed ultimo nel resto,
villano Aiace, deponiam su via
un tripode o un lebète, e Agamennóne
giudichi e dica che corsier sian primi,
e pagando il saprai. Sorgea parato
a far risposta con acerbi detti
lo stizzito Oilìde, e la contesa
crescea: ma grave la precise Achille:
Fine, o duci, a un ontoso ed indecoro
parlar che in altri biasmereste. In pace
sedetevi e guardate. I gareggianti
corridori son presso, e voi ben tosto
chi sia primo saprete, e chi secondo.
Fra questo dire, a furia ecco il Tidìde
avanzarsi, e le groppe senza posa
tempestar de' cavalli che sublimi
divorano la via. Schizzi di polve
incessanti percuotono l'auriga.
D'ôr raggiante e di stagno si rivolve
dietro i ratti corsier sì lieve il cocchio
che appena vedi della ruota il solco
nella sabbia sottil. Giunto alle mosse,
fra le plaudenti turbe il vincitore
fermossi. Un rivo di sudor dal collo
e dal petto scorrea degli anelanti
corsieri, ed esso dal lucente carro
leggier d'un salto al suol gittossi, e al giogo
lo scudiscio appoggiò.
Né stette a bada
Stenelo, il forte suo scudier, che pronto
il tripode si tolse e la donzella
premio del corso, e consegnato il tutto
ai prodi amici, i corridor disciolse.
Secondo giunse Antìloco che avea
non per rattezza di destrier precorso
Menelao, ma per arte; e nondimeno
questi a tergo gli è sì, che quasi il tocca.
Quanto si scosta dalla ruota il piede
di corsier che pel campo alla distesa
tragge sul cocchio il suo signor, lambendo
co' crini estremi della coda il cerchio
del volubile giro che diviso
da minimo intervallo ognor si volve
dietro i rapidi passi; iva l'Atride
sol di tanto discosto allor dal figlio
di Nèstore, quantunque egli da prima
fosse rimasto un trar di disco indietro.
Ma dell'agamennònia Eta fu tale
la prestezza e il valor, che tosto il giunse.
E l'avrìa pure oltrepassato, e fatta
non dubbia la vittoria, ove più lunga
stata si fosse d'ambedue la corsa
.
Seguìa l'Atride Merïon, preclaro
scudier d'Idomenèo, distante il tiro
d'una lancia, perché belli, ma pigri
i corridori egli ebbe, e perché desso
era il men destro nel guidar la biga.
Ultimo ne venìa d'Admeto il figlio,
a stento il cocchio traendo, e dinanzi
cacciandosi i destrieri…

Iliade c.XXIII

Piovono le multe, governo ladro.
sottotitolo
Autofinanziamento delle Amministrazioni Locali


A Pelago (Firenze) un eccesso velocità di 18 km costa 145,27  euro.
Se delle 10405 multe fatte, la metà è per eccesso di velocità, un piccolo comune respira, vista la mancanza di ossigeno finanziario attualmente garantita da Roma ladrona.
Comunicazione di servizio: se vi trovate a fare la Consuma in direzione Firenze, prima di entrare in Diacceto, là dove la strada si distende in una discesa leggermente ondulata, all'altezza della prima casa isolata sulla destra - la casa - , c'è un autovelox annunciato pochissimi metri avanti, con limite 50. E' un trabocchetto per chi passa la prima volta. Io ci passavo per la millesima volta, ma prima non c'era; e soprattutto davanti a me c'era una macchina che procedeva a passo d'uomo (sic!). E' bastato il sorpasso (procurato) per far cadere nella rete anche chi ha la barbabianca. Le risate del sorpassato.


ACCERTAMENTO DI VIOLAZIONE N. 10405/1004/V Prot. 1165/ 2004
ALLE NORME DEL CODICE DELLA STRADA AI SENSI DELL'ART 205 DEL D.L.gs. 3o/o4/1992 N. 285
COMUNE DI Pelago 
il giorno  06/2004 alle ore 14:20 IN VIA CASENTINESE— loc. DIACCETO altezza SR. 70KM, 5+145 dìrez. PONTASSIEVE
il Conducente del veicolo Tg.CB796k~ ha  violato l’art.142/8 del C.d.S. poiché circolava alla velocita’ di Km/h 68,00, superando di Km/h 18 la velocita’ massima consentita nel tratto di strada percorso (limite di velocita’ Km/h 50). La velocità e’ stata determinata, ai sensi dell’art.345/2c. DPR.16/l2/92 n.495, cosi’ come codificato dall’art. 197 dpr 16/9/96 n.610, tenuto conto della riduzione pari al 5% del la velocita’ con minimo di 5 km/h, comprensiva anche della tolleranza strumentale stabilita in sede di approvazione dell’apparecchiatura Autovelox mod. 104 C/1 omologazìone LLPP  n. 2483 utilizzata per la rilevazione, la cui perfetta funzionalità è stata verificata prima dell’uso, Velocita’ indicata sulla risultanza fotografica km/h 73.
 La violazione non è stata immediatamente contestata causa: Accertamento effettuato con dispositivi di cui all’art. 4 del DL. 20.06.02 , convertito con modificazioni, nella L. 01.08.2002, n. 168  e successive modifiche,  Aut.Decreto del Prefetto di Firenze n.200924/02.
Dalle violazioni suddette consegue la sanzione accessoria: Nessuna. (infatti, ndr, continua a leggere e)
La suddetta violazione  comporta la decurtazione di n. 2 (due) punti sulla patente di guida.
Gli accertatori 14 FF (matr. 6)


MODALITÀ PAGAMENTO IN MlSURA RIDOTTA  (sottolineatura ndr):


Il  pagamento di E. 137,55 per sanzione pecuniaria più E. 7,72 per spese (totale Euro 145,27)
 entro 60 gg. dalla notificazione o contestazione del presente
Verbale  mediante l’allegato  bollettino o presso la Tesoreria Comunale Cassa di Pìsparmio di Firenze.
 Gonducente/o solidale: C. U. trasgressore:
Nato a P. il  33 res. Fi v. dei..
RELAZIONE DI NOTIFICA A MEZZO POSTA
Si attesta che il presente verbale è stato spedito in data ...
dall’ufficio postale di  PELAGO e notificato alla data e con le modalità risultanti dall’allegata notifica mediante lettera raccomandata AR.


 


 


 


 


 


 


Un mese fa mi ha scritto Michelle, dicendo che le piaceva il mio blog "Whitebeard" e che era particolarmente d'accordo coi miei post su Uri Avnery e sull'american apartheit.


Avevo pensato che fosse senior come me, invece è senior come uno studente all'ultimo anno. Meglio per lei e per chi punta sui giovani per cambiare il mondo.
Hanno belle facce e ve le presento. Per chi mastica un po' d'inglese li trovate qui.


Questa la lettera di Michelle.
 Dear Whitebeard,
My name's Michelle, I'm a senior at Brown University, and I'm a huge fan of  your blog.
 I especially liked your postings on 'American Apartheid' and Uri Avnery's 'Truth Against Truth.' Your commentary is also very powerful and bold, yet > sensible.
 I'm working on a project this summer with a bunch of interns that you might
 be interested in.  We're starting a non-profit online publishing venture
 that's dedicated to changing minds through the spread of ideas.
 Can I send you some more info about it later?  I'd love to hear from you
and  get some feedback about our work (after I send more info).
 Keep up the great work and I look forward to hearing from you soon.
 Ciao, Michelle.


E, già che ci sono, questa la mia risposta:


Dear Michelle, thank you very much for your message. I'm honored to have
mind meeting with you, that means with the other America that we european
love so much, because America is us, all of us, wherever in the world: blak
and white, europeans and chinese, south americans and the  left over indians
etc. In the good and in the evil.
We knew Boston  and Massachusset just before nine eleven, we visited
Martha's vineyard, Cape Cod zone, near Providence?...It was an home exchange
with a young couple in Needham, near Boston...I were with my wife Paola and
son Simone, 35 y. old. I beg your pardon about my english.
Then you can send news about your work whenever you want and can. Greetings
from Paola and me. Urbano, in Florence.

Ulisse medaglia d'oro nel lancio del disco


Mi trafiggesti l'anima nel petto,
Villane voci articolando; io nuovo
Non son de' giochi qual tu cianci e credo
Anzi, ch'io degli atleti andai tra i primi,
Finché potei de' verdi anni e di queste
Braccia fidarmi. Or me, che aspre fatiche
Durai, tra l'armi penetrando e l'onde,
Gl'infortunï domaro. E non pertanto
Cimenterommi: ché mordace troppo
Fu il tuo sermon, ne più tenermi io valgo».
Disse; e co' panni stessi, in ch'era involto,
Lanciossi, ed afferrò massiccio disco,
Che quelli, onde giocar solean tra loro,
Molto di mole soverchiava e pondo.
Rotollo in aria, e con la man robusta
Lo spinse: sonò il sasso, ed i Feaci,
Que' naviganti celebri, que' forti
Remigatori, s'abbattero in terra
Per la foga del sasso il qual, partito
Da sì valida destra, i segni tutti
Rapidamente sorvolò.
Odissea C.VIII



il sito



il programma



La storia


 

venerdì 13 agosto 2004

 ‘A quell’epoca in Spagna girava tanta musica leggera italiana’


era molto meno leggera di quanto si potesse supporre


Il segreto di Almodòvar si chiama Iglesias


Il titolo non si scorda facilmente: Un mondo d’amore. Che bella canzone. Trentasette anni fa Gianni Morandi la cantava in tv facendo scoprire agli italiani appollaiati in salotto il sapore della cultura hippie: ‘C’è un grande prato verde, dove nascono speranze, che si chiamano ragazzi . Emancipazione alla buona, ma efficace. Insieme con C’era un ragazzo di Mario Lusini (sempre Morandi a cantare), Un mondo d’amore rappresentava il "vietato vietare" sommesso dei sabati sera in bianco e nero.
E passato un mare di tempo, ma qualcosa è rimasto. Qualche giorno fa Joan Baez l’ha riproposta dal vivo a Roma, col suo bell’italiano. Adesso Alberto Iglesias, 49 anni, compositore di colonne sonore, amico e collaboratore di Pedro Almodòvar, confessa di essersi rotolato in quel prato verde migliaia di volte. Era una delle canzoni che ascoltava di più: ‘A quell’epoca in Spagna girava tanta musica leggera italiana. Mina, Morandi, Modugno, Little Tony. E quando andavi a guardare più da vicino, ti accorgevi che era molto meno leggera di quanto si potesse supporre. Allora il mondo d’amore ce l’avevi dentro qualunque cosa accadesse fuori”.
Anche al cinema c’è un mondo d’amore. Basta aprire una finestra e farsi venire un’idea musicale. Con La mala educacion (la colonna sonora è uscita da un mese, il film sarà nelle sale ai primi di ottobre), Iglesias e Almodòvar sono giunti alla loro quinta collaborazione dopo Il fiore del mio segreto, Carne tremula. Tutto su mia madre e Parla con lei. E le idee sono venute giù a valanga, I sentimenti si sono frantumati in mille rivoli, ognuno dei quali sufficiente ad alimentare una scena. Ogni melodia si è rivelata adatta per un personaggio o un ambiente (quello, fosco, del collegio ha una trama orchestrale impressionante). Questione di opportunità, di saper leggere, di saper scrivere con il cuore.
Il pezzo intero lo trovi a p.75 del Venerdi di Repubblica di oggi, 13.8.04.


Dai miei ricordi di attività scolastica sono andato a ripescare degli appunti riguardanti una ricerca fatta dagli studenti dell'Istituto Tecnico Commerciale G. Galilei di Firenze, con la regia di Clara Tremonti e la direzione musicale del maestro Angelo Iuorno. Un piacere ricordare che mi concedo qui con la benevola condiscendenza dei passanti.
3 gennaio 1954: nasce la TV
19 novembre 1955:Lascia o raddoppia
maggio-giugno 55: direttamente da Chicago arriva il primo juke-box     (scatola per ballare)
26 novembre 56: sempre dagli USA il Flipper (pinna) ( i disoccupati  avevano pochi spiccioli in tasca e molto tempo libero da occupare)
1958: Modugno vince il Festival di S.Remo
1958: il 45 giri soppianta i 78 giri
1960: Sorrisi e Canzoni raggiunge un milione e mezzo di copie.
Con il juke-box si affermano stili musicali nuovi, urlati.


Prima del rock la musica americana era suddivisa in tre grandi generi:


POP - musica popolare diffusa nella borghesia urbana;
COUNTRY MUSIC delle masse contadine del Sud e Sud Ovest e degli operai di recente inurbamento;
RHYTHM AND BLUES  musica urbana della popolazione di colore.


Rock and roll, dondola e rotola: Hearthbreack Hotel è del 1956.
Una delle grandi novità del Rock è che si impose in tutte e tre le classifiche.
( vengono introdotte le Chitarre elettriche, le armoniche, il contrabbasso, batteria e voce).
Dicembre 58: al Festival rock del Palazzo del ghiaccio di Milano Mina canta (urla) nessuno.
1961: A S.Remo vince Celentano con Ventiquattromila baci.


I Cantautori - quasi tutti di Genova: Paoli, Bindi , Tenco, Lauzi, De André, Endrigo, Ciampi, Meccia, esprimono la tensione verso altri valori e altri stili di vita.
Gli alberi, alberi infiniti, i soffitti viola che si lacerano all’urto del cielo sono la ricerca di un mondo diverso, diverso da qui.
 Tra i loro amori il jazz, il blues e la canzone francese: Brassens, Brel, Ferré, Mouloudji.E’ una mistificazione parlare oggi di loro come degli artefici degli “allegri e spensierati anni sessanta”. Loro, all’opposto, erano i portavoce di un malessere diffuso verso le mitologie del benessere e del consumo, verso l’Italia “gaudente e volgare” di quegli anni. I loro testi (come la loro vita del resto: Paoli nel ‘63 tentò di togliersi la vita, Tenco nel 67 mise fine ai suoi giorni all’età di 29 anni) sono pieni di dolore e di disperazione autentica.
La dimensione anche linguistica dei cantautori è la quotidianità. ...
I modi e le locuzioni sono accentuatamente colloquiali...
Si sentono echi di Gozzano e Montale, di Saba e Pavese, di Caproni e di Sbarbaro. O del surrealismo francese in De André.
Quotidiane sono anche le situazioni descritte. Si parte sempre da fatti, da oggetti reali...(pullover, sasso, barattolo, coniglio rosa, cane di stoffa)
Talvolta i brani sono esplicitamente politici:
1960: canzone morti di Reggio Emilia di Fausto Amodei
1966: Contessa di Paolo Pietrangeli, in occasione della prima occupazione studentesca dell’Università di Roma per l’assassinio di Paolo Rossi da parte dei fascisti.

I cantautori e il 68


La nostra gioventù non si rallegra di lievi giochi spensierati, e neppure di gioconda tranquillità, come avveniva ai nostri padri: noi siamo stati afferrati subito dalla serietà della vita.
( J.K.B. Eichendorff )


Ivan Della Mea:
Viva la vita pagata a rate
con la 600 la lavatrice
viva il sistema che rende uguale e fa felice
chi ha il potere e chi invece non ce l’ha.


Francesco Guccini
Dio è morto
Ho visto la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano nel mondo
e un Dio che è morto
ai bordi delle strade Dio è morto
nelle auto prese a rate Dio è morto
nei miti dell’estate Dio è morto
(parafrasi dell’URLO di Ginsberg)


Giorgio Gaber
Tento la Comune
specialmente per i figli uno spazio nuovo
per ognuno tanti padri e tante madri.
Tento la Comune
non esiste proprio più niente che sia possesso
ed è molto più normale volersi bene.
Finalmente non è un problema nemmeno il sesso.


Fabrizio De André
Canzone del Maggio
Anche se il nostro Maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento,
se il fuoco ha risparmiato
le vostre millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

Gino Paoli
Alberi infiniti, soffitti viola  che si lacerano all’urto del cielo per cercare un mondo diverso diverso da qui.
Un mondo nostro da difendere contro l’incomprensione degli adulti


Sassi che il mare ha consumato sono le mie parole per te (Paoli)


Un vento freddo volta le pagine
di questa storia senza miracoli,
ricorda ancora i giorni inutili,
gli errori fatti e perdonati mai (Bindi)
In questa vita io sono uno straniero (Ciampi)


E poi mille strade
grigie come il fumo,
in un mondo di luci
sentirsi nessuno
(Tenco)


Dovranno passare molti anni prima che i cantautori riescano a essere amati dal pubblico e accettati dalla critica.


DATARIO 
1965 - HIT Parade 45 giri
  Non son degno di te - Gianni Morandi
  Se piangi se ridi - Bobby Solo
  Ora o mai più - Mina
  Le colline sono in fiore - Minstrels
  Il mondo - Jimmy Fontana
  Help - Beatles
1966 -  C’era un ragazzo che come me... (Migliacci Lusini)
  Contessa  (Paolo Pietrangeli)
  Dio, come ti amo (Modugno)
  Il ragazzo della via Gluck (Celentano)
  Io vorrei essere là (Tenco)
  HP - Michelle - Beatles
  Canzonissima: Non son degn o di te -Gianni Morandi
1967 -  Dio è morto (Guccini)
  Ciao amore ciao (Tenco)
1968 -  Ho visto un re (Dario Fo)
  Vengo anch’io ( Iannacci)
  Nel ristorante di Alice (Mogol)
  Festival di S.Remo: Canzone per te di Sergio Endrigo
 HIT Parade dei 45 giri:
  S.Francisco - Scott McKenzie
  Il sole è di tutti - Stevic Wonder
  Poesia - D.Backy
  L’ora dell’amore - Camaleonti
  La tramontana - Antoine
  Canzone - D.Backy
  The ballad of Bonnie and Clyde - George Fame
  Gimme little sign - Brenton Wood
  La bambola - Patty Pravo
  Azzurro - Celentano
  Tu che m’hai preso il cuor - Morandi
1970 -  Fin che la barca va
  Suona chitarra (Gaber)
1971 -  Gesù Bambino (Dalla)
1972 -  Io e la musica (Bindi)
  La locomotiva (Guccini)
  Lettera a Michele (della Mea)
  Roma Capoccia (Venditti)
1973 -  Canzone del Maggio (De André)
1974 - La canzone di Piero (Guccini)
  io appena giovane sono invecchiato
  tu forse giovane non sei stato mai


Il testo di riferimento per i richiami storici: Gianni Borgna: Storia della canzone italiana Laterza ed.


 

venerdì 6 agosto 2004


Caro Bossi



Roma discute le coppie di fatto



Un vivo dibattito sulle coppie di fatto e sul diritto di


voto agli immigrati si è aperto in Italia tra governo e


amministrazioni locali di sinistra. L'esecutivo di Silvio


Berlusconi ha deciso di sottoporre alla Corte


costituzionale ben undici punti del nuovo statuto regionale


della Toscana. Secondo Berlusconi, lo statuto violerebbe in


particolare l'articolo quattro della Costituzione italiana,


che stabilisce che la famiglia è fondata sul matrimonio. Lo


statuto regionale toscano, approvato il 20 luglio dopo un


lungo dibattito tra maggioranza di sinistra e opposizione


di destra, legalizza le coppie di fatto e accorda alla


regione la piena sovranità sul patrimonio artistico e


culturale.



Le Figaro, Francia [in francese]



 

Bella Toscana

 



Caro Bossi, come si stava bene sotto Leopoldo di Lorena! Abolita la pena di morte, abolite le corporazioni (leggi: monopoli), riformata l’agricoltura, costruite le belle case coloniche con l’altana (la piccionaia), rifatti i boschi delle mie belle foreste casentinesi, tentata la riforma dell’istituzione chiesa cattolica col vescovo Scipione de’ Ricci subito messo a tacere dal Vaticano, sempre indietro come la coda del maiale…


Oggi col tuo Berlusconi non siamo in grado di garantire la piena sovranità sui nostri sentimenti e sui nostri monumenti. Coraggio, ai primi di settembre buttalo giù. Fini sarà anche un bravo post-fascista, ma è più papalino del papa e Silvio, per comprare l’Italia svende il nostro patrimonio civile al Vaticano.


Barbabianca, da Firenze.



PS. Non ti preoccupare di Castelli. Di lui siamo già tutti noi molto preoccupati.




mercoledì 4 agosto 2004


Frost come freddura

"Berlusconi non ne azzecca una. Come si fa a dire che, per non far morire di caldo i vecchietti, bisogna rinchiuderli nei supermercati fra bastoncini di pesce e lasagne surgelate?".
[Mario Aiello - Il Messaggero - di ieri]


Condono (come ottenerlo)

Quando hanno saputo che i Blair avrebbero
alloggiato nella lussuosa villa sarda del premier italiano
Silvio Berlusconi, hanno dato il via a una campagna per
cercare di convincere Blair a non andare. Ermete Realacci,
presidente di Legambiente e deputato della Margherita, non
ha niente contro la visita in sé. Piuttosto crede che, con
la sua presenza, Tony Blair possa indirettamente condonare
i faraonici lavori di miglioramento che Berlusconi ha fatto
nella sua villa.

The Daily Telegraph, Gran Bretagna [in inglese]



Vogliamo vivere (v. qui: To be or not to be)




Visto alle Lame, al chiaro di luna, su maxischermo montato da Stefano il nostro cineasta di famiglia. Che spasso! Grande Lubitsch.


Grande maestro della commedia brillante e della satira sofisticata.
Un'intelligenza che si fa beffe di tabù e convenzioni, trasgredisce divieti e sa essere crudele senza ferire.Il coraggio, lui figlio di padre ebreo,nato a Berlino, di fare un'opera come questa proprio nel momento in cui Hitler sembrava il dominatore invincibile - 1942 -
Figlio di Holliwood. Però, questa America. Come si fa a lasciarla in mano a Bush.
Forza Michael Moore.
Ridiamo, deridendo, anche noi.Non è facile, perché ci vuole molta intelligenza, in questa situazione.
D'altronde, chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo. (Leopardi - facile a dirsi, vero, Giacomo?)


martedì 3 agosto 2004

Il ghetto a 5 stelle


Simpson: Le verità spinose del conflitto Israeliano-Palestinese ...
http://www.zmag.org/Italy/simpson-veritaspinose.htm
   "Il muro di Ariel Sharon è una delle peggiori cose che un leader
     israeliano ha mai inflitto a Israele. [...]  Le implicazioni di
     qualsiasi muro offendono Europei, Asiatici, Americani e chiunque
     altro abbia guardato a tali notevoli e futili esempi storici del
     passato, quali il Muro di Berlino, la Linea Maginot, la Grande
     Muraglia Cinese o il muro con cui i Romani provarono a dividere
     la Gran Bretagna."

Rassegna-ta stampa


Attacco alle chiese: il Governo accusa Zarqawi


TERRORISMO: BUSH RIFORMA L'INTELLIGENCE
Chiede al Congresso la nomina di un direttore nazionale. Pisanu: mantenere alta l'attenzione. Attacco alle chiese: il Governo accusa Zarqawi, rivendicazione via web( Ansa 03/08/2004 10:07 ).


Leggi qui


In parole povere: Runsfeld ha a disposizione 100 uomini e 100 milioni di dollari l'anno per sobillare e pagare "diecimila" uomini in tutto il mondo, e in tutta Europa, compreso l'Iraq cristiano, "per programmare segrete operazioni militari in modo da provocare sanguinosi attacchi terroristici contro persone innocenti. In una strana spirale di logica si tratta di un piano per combattere in un modo o in un altro il terrorismo, producendolo." Vedi qui.


E, se il Carol Vojtila non ci sta, bruceremo il Vaticano.
F.to gli anarco-insurrezionalisti di Allah.



 

lunedì 2 agosto 2004


Immagine augurale di prova inserimento nuovo album










 


 


 


 


 


 


 


Le Lame - Casentino.


Musica per i miei orecchi


Siena 30 luglio 2004


Teatro dei Rozzi.


Il mio primo approccio di conoscenza a distanza con Pollini fu quello di tanti anni fa quando lessi sui giornali la notizia di un giovane pianista in carriera, Pollini, che nel bel mezzo di un concerto aveva rotto l'incanto musicale per ricordare ai presenti in sala che la guerra del Vietnam era sporca e creava dissonanze e stonature gravi con inferenze negative nei raccordi degli strumenti musicali che spandono le loro note nel bel pianeta che d'amar conforta.. Doveva essere un giovane o molto coraggioso o molto sicuro delle sue qualità di esecutore musicale per sfidare così apertamente il mondo formale e ovattato della grandi sale da concerto. O tutte e due le cose.
Ero arrivato a Siena da Firenze già ben disposto: passeggiare per Siena in una fresca serata d'estate, il semicerchio del Campo nella luce crepuscolare, tra Fonte Gaia e Palazzo della Signoria, tutto sparso di giovani turisti come fiori variopinti lì arrivati da diversi porti e foci e lidi, seduti semisdraiati lì a celebrare la festa della vita, Banchi di sopra piena di gelaterie, il pan pepato ricordo della lontana infanzia, Via di Città che mi porta verso il teatro - "quinta traversa a siinistra, prima del Corso..., 500 metri più avanti", presentare la ricevuta del versamento ed avere i biglietti (16 euro in tutto per me e Paola), loggione non numerato, timore di stare in piedi, ritrovarsi comodo in un palchetto centrale di terzo ordine, ottima visibilità (anche le mani del pianista), ottima acustica: Teatro dei Rozzi molto raffinato, da poco restaurato, una bomboniera stile 700 in una città stile duetrecento.
21,30, un silenzio irreale; non ho mai visto di persona Maurizio Pollini (30 anni prima era giovane, ora...). Eccolo, abito a coda, stempiato, brizzolato, passo inclinato in avanti come fosse già sul pianoforte. Si spengono le luci, faro sul palco, neppure il tempo di sedersi e le mani son già sui tasti bianchi e neri, decise e veloci con il Presto della sonata in re magg. op.10, n.3.
Non sono un musicofilo, piuttosto stonato, preferisco il piano quando sta insieme agli altri strumenti. Preferivo. Perché non avevo mai ascoltato Pollini dal vivo, non al teatro dei Rozzi di Siena, conoscevo - poco e male come tutto nella musica - la "Patetica" di Beethoven (grave, allegro con brio, adagio cantabile (l'ho sentito davvero canterellare!), rondò allegro.
Ma, amici miei, non sapevo dell'esistenza in vita della Sonata in sì bem. magg. op.106 "Hammerklavier": Allegro, Scherzo, Assai vivace, Adagio sostenuto, Allegro risoluto, Fuga a tre voci con alcune licenze.
Mi aiuto con la guida: "La Sonata in Sì bem magg. è il corrispettivo pianistico della Nona Sinfonia, ma ciò limitatamente alle proporzioni inusitate; giacché la tensione sperimentale che in essa si esplica supera di gran lunga quella dell'analogo sinfonico e i suoi procedimenti compositivi adottati fanno della Sonata un casi limite in tutta l'opera beethoveniana".
Che invenzione il pianoforte; altro che clavicembalo.
Con che immagini posso cercare di rendere le mie emozioni insieme a quelle di Paola e Franco e Pinuccia (quella della "felicità degli antichi" dei post sottostanti)?
Il pianista sull'oceano, il pianista nello spazio: il piano che diventa orchestra, le risonanze dilatate dai tasti a pedale ...Mi ci vorrebbe la penna di Thomas Mann...
E, esperienza mai prima vissuta con tale intensità, lo scroscio degli applausi alla fine della Fuga conclusiva del pezzo durato almeno tre quarti d'ora e di tutta la serata.  L'applauso sembrava scritto nella partitura, tanto la sua potenza era catartica e liberatoria.
Questo uscire e rientrare dell'applaudito che mi è sempre sembrato cosa ridicola, mi si è trasformato in emozione quando Pollini, dopo l'ennesima chiamata, al timido accenno di richiesta di un bis ha allargato leggermente le braccia come a dire "non ce la faccio più" o, forse, (con Dante): l'immagine di Dio si può vedere solo una volta.
Pollini: no alla guerra al Vietnam no alla guerra all'Iraq: le sue idee non sono cambiate. Me lo conferma Franco, cattedra di storia contemporanea. Grande amico di Abbado. E che cosa non dice di Berlusconi.
Musica per i miei orecchi.