martedì 30 gennaio 2007



clicca sulla foto per ingrandire (Simone col cilindro sul groppone)


Santo subito

Allora.

Domenica 21 u.s.

Non c’era neve sui monti della luna. L’erba dei prati intorno all’Hotel majestic di Sansicario si piegava soffice e irridente sotto i piedi miei e di Simone, il Ricci in pulman ci aveva tranquillizzato: tutti gli impianti sono aperti, senza dire delle piste. Martedì notte verrà la nevicata, sussurravano le voci dei ragazzi dell’animazione.

Lunedì 22 gennaio ’07

Alpini e carabinieri reduci dall’Iraq o scampati all’Afganisitan lavorano dall’alba al tramonto con cingolati e spruzzatori a preparare il pistone della libera e dello slalom gigante. La Federazione Sport Invernali ha dato il via libera all’impresa impossibile: neve preventiva al posto della guerra preventiva: cannoni ad acqua, due elicotteri disarmati, lancia vernice azzurra al posto dei lancia fosforo.

Ma non c’era neve su tutte le alpi. La notte nel sogno l’ombra di Banco sussurra ai dormienti indicando il cielo plumbeo: ricordati del protocollo di Kyoto..

Sansicario senza pista, Salice D’Ulzio senza raccordo, giro pesca dal Sestriere, sassi e fango sulle piste del rientro, il mannelli in piena crisi,…Cesana nera e fredda in fondo valle, ovovia seggiovia e poi ancora seggiovia, fredda e lenta, lenta e fredda, e Lucia che sogna Napoli e Luisa Pescasseroli…A Giuseppe prende il freddo anche alle mani..là sui monti della luna …Roberto vuol tornare a casa, là sui monti della luna..

Martedì 23

Lento e fino il nevischio ci accompagna nelle piste, senza toglier visibilità, poi continua e s’infittisce..adesso nevica sull’arco alpino, tanta neve nel Trentino, al Sestriere un po’ di meno ma i cannoni senza freno fanno neve in abbondanza, negli alberghi si fa danza, là sui monti della luna..

Mercoledì 24

C’è ormai neve sui prati di Sansicario, sui boschi di Oulx, sulle discese del sestriere, sulle pendici di clavière, sul colletto verde di Montgenevre, molle è il ghiaccio delle piste, gran giornate ormai son nostre: giovedì venerdi sabato sole freddo e neve vera. La soddisfazione nostra, l’emozione degli organizzatori locali del circo bianco, sole e neve naturale sulle pista dei mondiali, là sui monti della luna.

 San Sicario santo subito.

5 Foto

lunedì 29 gennaio 2007

 Dante a teatro


SAPIA

MERCOLEDI' 7 FEBBRAIO 2007  al Circolo Isolotto di Via Maccari, ore 21,

 IL TEATRO DEL TREBBO

di Toni Comello

presenta

IL XIII CANTO DEL PURGATORIO


Esplorazione Dantesca


  Purgatorio XIII


Giunti alla sommità della gradinata, Dante e Virgilio si trovano nel secondo girone, ove si espia la colpa dell’invidia. Esso è di circonferenza inferiore rispetto al primo e non vi compaiono né bassorilievi né disegni. Al termine dell’invocazione di Virgilio al sole, i due poeti vedono venirsi incontro volando alcuni spiriti che, senza fermarsi, pronunciano, ciascuno, frasi diverse. Il primo allude all’episodio delle nozze di Cana, il secondo si presenta come Oreste, un terzo infine parafrasa un versetto di Matteo: sono, secondo la spiegazione di Virgilio, in quanto esempi di umiltà, moniti contro il peccato dell’invidia. 

 Sedute lungo la parete rocciosa, Dante vede poi delle anime coperte di mantelli di panno ruvido e dello stesso colore livido della pietra, l’una appoggiata all’altra e tutte alla roccia, simili ai ciechi seduti vicino alle chiese a chiedere l’elemosina. Esse hanno inoltre le palpebre cucite con un fil di ferro. Il poeta, commosso da quella vista, si rivolge agli espiandi chiedendo se tra loro vi sia qualche italiano. Una gli risponde e comincia così il dialogo tra il poeta e la senese Sapia, zia di Provenzano Salvani e ascesa in Purgatorio grazie alle preghiere del francescano Pier Pettinaio: il canto si chiude con una profezia di quello spirito circa alcune fallimentari iniziative intraprese dalla sua città.

 

SAPIA


Sapia era una nobile Senese che viveva in via Montanini, a Siena.

Aveva gli occhi e i capelli castani, una carnagione rosea, un naso a patata, una bocca piccola,di statura non era molto alta ed era snella.

Sapia provava invidia per la felicità degli altri e infatti nella "Divina Commedia" fu messa nel purgatorio, nel girone degli invidiosi, dal poeta Dante Alighieri.

Mentre si svolgeva la battaglia di Colle fra i Senesi e i Fiorentini Sapia salì su una torre e pregò che i Senesi perdessero, infatti fu così.

Nel purgatorio, Sapia incontrò Dante e gli disse che aveva usato la sua intelligenza nel modo sbagliato. Sapia venne cacciata da Siena ma grazie alle preghiere di un uomo buono riuscì a salvare la sua anima.


La battaglia di Colle


La lotta tra guelfi e ghibellini coinvolse a lungo anche Colle, dove il popolo guelfo sin dal 1267 era riuscito a cacciare i ghibellini, gravitando più verso la guelfa Firenze che non la Siena ghibellina.

Nel 1268 il Connestabile di Francia Giovanni Britaud ed i numerosi fuoriusciti guelfi da Siena avevano fatto di Colle di Val d'Elsa il centro di raccolta delle forze guelfe, grazie alla sua posizione avanzata nel territorio senese, che abilmente sfruttavano per cavalcate e devastazioni improvvise sin sotto le mura della città di Siena.

Da questa situazione il condottiero senese Provenzano Salvani, trionfatore nel 1260 della battaglia di Montaperti contro i fiorentini, decise di tentare un'azione militare per espugnare la città di Colle.

  Il 15 giugno 1269, il Consiglio Generale di Firenze, riunitosi d'urgenza alla notizia dell'avvicinarsi delle milizie ghibelline a Colle, fece bandire che i combattenti di tre sestrieri si trovassero "a candela accesa", ossia all'alba, pronti a partire alla volta dell'alleata Colle.

Dal lato guelfo si trovavano schierati 400 cavalieri francesi del Britaud, 200 fiorentini di Neri de' Bardi e circa 200 tra colligiani e senesi fuoriusciti, oltre a qualche centinaio di fanti colligiani, tutti comandati dal Britaud.

Dal lato senese, 1400 cavalieri ed 8.000 fanti al comando di Provenzano Salvani, speravano in una facile vittoria, da ottenersi però prima che i rinforzi fiorentini arrivassero in città.

 

Lunedì 17 giugno 1269, durante uno spostamento dell'accampamento delle forze senesi dalla Badia di Spugna verso probabilmente Gracciano, le forze guelfe con mossa audace, ma anche avventata data la disparità delle forze in campo, attaccarono l'esercito ghibellino, dietro la bandiera guelfa portata da messer Aldobrandino de' Pazzi "per l'onore di Dio e per la vittoria di Firenze".

Il combattimento fu breve, ma cruento.

In pochi, e fra questi Provenzano Salvani, si opposero con le armi nel fuggi fuggi generale delle forze senesi prese dal panico, che lasciarono sul campo circa mille morti e 1644 feriti.

 Tutto l'accampamento senese fu distrutto e le loro insegne e quelle dei tedeschi trascinate per terra, mentre lo stesso Provenzano Salvani fu catturato ed ucciso da un fuoriuscito senese, Regolino Tolomei, e la sua testa, staccata dal busto ed infissa sopra una picca, fu esposta sulle mura di Colle.Finiva così il predominio ghibellino, ottenuto dopo la battaglia di Montaperti, ed iniziava quello definitivo della guelfa Firenze.

 Dante Alighieri, nel canto XIII del Purgatorio, nel secondo girone dell'invidia, così per bocca di madonna Sapia riassume la battaglia di Colle:


Tra l'altre vidi un'ombra ch'aspettava

in vista; e se volesse alcun dir `Come?',

lo mento a guisa d'orbo in sù levava.


«Spirto», diss' io, «che per salir ti dome,

se tu se' quelli che mi rispondesti,

fammiti conto o per luogo o per nome».


«Io fui sanese», rispuose, «e con questi

altri rimendo qui la vita ria,

lagrimando a colui che sé ne presti.


Savia non fui, avvegna che Sapìa

fossi chiamata, e fui de li altrui danni

più lieta assai che di ventura mia.


E perché tu non creda ch'io t'inganni,

odi s'i' fui, com' io ti dico, folle,

già discendendo l'arco d'i miei anni.


Eran li cittadin miei presso a Colle

in campo giunti co' loro avversari,

e io pregava Iddio di quel ch'e' volle.


Rotti fuor quivi e vòlti ne li amari

passi di fuga; e veggendo la caccia,

letizia presi a tutte altre dispari,


tanto ch'io volsi in sù l'ardita faccia,

gridando a Dio: ``Omai più non ti temo!",

come fé 'l merlo per poca bonaccia.


Pace volli con Dio in su lo stremo

de la mia vita; e ancor non sarebbe

lo mio dover per penitenza scemo,


se ciò non fosse, ch'a memoria m'ebbe

Pier Pettinaio in sue sante orazioni,

a cui di me per caritate increbbe.


Ma tu chi se', che nostre condizioni

vai dimandando, e porti li occhi sciolti,

sì com' io credo, e spirando ragioni?».


«Li occhi», diss' io, «mi fieno ancor qui tolti,

ma picciol tempo, ché poca è l'offesa

fatta per esser con invidia vòlti.


Troppa è più la paura ond' è sospesa

l'anima mia del tormento di sotto,

che già lo 'ncarco di là giù mi pesa».


Ed ella a me: «Chi t'ha dunque condotto

qua sù tra noi, se giù ritornar credi?».

E io: «Costui ch'è meco e non fa motto.


E vivo sono; e però mi richiedi,

spirito eletto, se tu vuo' ch'i' mova

di là per te ancor li mortai piedi».


«Oh, questa è a udir sì cosa nuova»,

rispuose, «che gran segno è che Dio t'ami;

però col priego tuo talor mi giova.


E cheggioti, per quel che tu più brami,

se mai calchi la terra di Toscana,

che a' miei propinqui tu ben mi rinfami.


Tu li vedrai tra quella gente vana

che spera in Talamone, e perderagli

più di speranza ch'a trovar la Diana;


ma più vi perderanno li ammiragli».


Il canto completo e relativo commento


Trovato qui  


Presentazione di Toni Comello


PERCHE’ SAPIA?


Fin da lontane letture mi era sempre piaciuta mi aveva incuriosito toccato. I commenti dicevano: è figura minore, più che personaggio macchietta; ma, mi dicevo, le macchiette divertono sì ma poi passano, Sapìa invece non passa mi intriga non vuole lasciarmi ci dev’essere sotto qualcosa;

e cresceva la voglia di conoscerla meglio di saperne di più magari facendone uno spettacolo: c’era un’aria di donne di casa, di zie, di vecchie prozie, la signora Marietta, le cugine bizzòchere di via Odofredo. Mi domandavo: cos’è che mi attira? l’invidia no certo, anche se Sapìa invidiosa lo è, accovacciata con “questi altri” sulla pietra “livida” della seconda cornice del Purgatorio; l’invidia è gretta meschina incapace di agire, augura il male ma non ha né forza né passione per farlo, lo dice già il nome: in—video guardo contro, faccio il malocchio. per questo Dante agli invidiosi “cuce” le palpebre col “fil di ferro”;  allora, di Sapìa, mi prendeva che cosa?

Per lunghezza di parte Sapìa è una primattrice del Purgatorio: parla e cicaleccia e stride per 41 versi e una sillaba (complessivamente di versi Dante gliene dedica 64). Perché mai, stringato com’è, attentissimo a “lo fren de l’arte”, darebbe tanto spazio a una caricatura come un commediografo in cerca di applausi? viene un sospetto (sub—spìcere): che non ‘contro’ si debba guardare ma ‘sottò’, e guardando sotto si trova! Sapìa si rivela per quello che è: un grande nodo sentimentale e psicologico con implicazionj più vaste, politiche, e riverberi sanguinosi; nei suoi violenti rapporti familiari noi vediamo in controluce, trasposti, gli atroci rapporti di Dante con Firenze madre “noverca”, le tremende lotte di parte che spaccano le famiglie e inferociscono anche le donne. Sapìa diventa così il correlativo simbolico di Siena la sua città, e l’odio di Sapìa per Provenzano suo nipote è parente dell’odio di Firenze per Dante: odio fino a volerne la morte.

E’ un grande nodo ‘cucito’ nascosto sotto le apparenze di una caricatura. Sapìa è incartonata dall’invidia (come la sua città “vana” che cerca “Diàne” inesistenti e “Talamoni” mortiferi) povero “merlo” sciocco nel freddo più acuto dell’inverno, lei che avrebbe voluto essere “sparvier grifagno” e non c era riuscita. Personaggio ornitologico, era salita 18 di giugno del 1269 sulle mura di un castello e lì invocando strage e morte si era creduta, la “folle”, complice anzi padrona di Dio.

Ora è qui vecchia cieca elemosinante e se la interroghi paziente lei scioglie il suo nodo e ti rivelerà il suo segreto come ha già fatto una volta in punto di morte ‘scucendosi’ con l’umile terziario francescano Pier Pettinaio da Campi.

LA STORIA DI SAPIA

Siena nel’ ‘200 una città sui monti isolata rossa di crete sitibonda senz acqua e la cerca nel fiume sotterraneo e inesistente, della mitica Diana; il porto di Talamone~ malcomprato per  “vani” commerci falliti, nella Maremmà malarica, che ogni libecciata rinsabbia.

4 settembre 1260: battaglia di Montaperti, i ghibellini sanesi alleati ai cavalieri tedeschi di Manfredi re di Sicilia sbaragliano la lega guelfa toscana: “lo strazio e’l grande scempio I che fece l’Arbia colorata in rosso”.

20 febbraio 1266: battaglia di Benevento, Manfredi è sconfitto e ucciso (“in co’ del ponte”) dal francese Carlo d’Angiò che il papa Clemente IV chiama a metter fine al potere degli Svevi in Italia;

8 giugno 1269: battaglia di Colle Vai d’Elsa, i Sanesi con a capo Provenzan Salvani’ sono disfatti dai Fiorentini: l;000 i morti, l;500 i prigioni (“e veggendo la caccia.”):  è  l’inizio della decadenza di Siena (“Or fu giammai / gente sì vana come la sanese?”).

In Siena una donna: Sapìa (sàpio: ho sapore, ho sapere, sono “savia’ ) nata nel 1210 dalla potente famiglia gibellina dei Salvani, sposa a Ghinibaldo nella famiglia guelfa dei Saracini; madre di femmine Sapìa ha un nipote, figlio di fratello: Provenzano, forte ambizioso superbo (“presuntuoso I a recar Siena tutta a le sue mani”); la zia ne è presa e orgogliosa.

1267: Ghinibaldo è richiesto podestà cli Colle Vai d’Elsa.  Provenzano si oppone. Sapìa "vana” come la sua città, ‘priva del vanto di first lady di Colle, stravolge in odio l’amore e quando alla battaglia di Colle Provenzano viene preso, decapitato, la testa portata su una picca a ludibrio nel “campo”, Sapìa preda d’odio stravolto esulta e bestemmia Dio.

In punto di morte si pente: si confida e si ‘scuce’ con Pier Pettinaio umile venditore di pettini a Siena in fama di santità, e Dio la perdona.

Dante la trova cieca e mendicante fra gli altri invidiosi sulla seconda cornice del Purgatorio; anche Provenzano è in Purgatorio, nella prima cornice, dei superbi, subito sotto Sapìa; gira muto “sanza riposo” “rannicchiato a terra” dal macigno che gli “corna la cervice”; nel pieno della potenza, “quando vivea più glorioso”, offrì tutto il suo avere per un amico che Carlo d’Angiò teneva a riscatto e non bastando si pose a elemosinare per lui a Siena nella piazza del Campo: il superbo si é fatto eroe dell’umiltà.

Consanguinei divisi dall’odio ravvicinati dalla giustizia e dalla clemenza sono qui una cieca e ferma l’altro muto e in continuo moto a scontare ‘il selvaggio dolore di essere uomini’

Toni Comello

domenica 21 gennaio 2007

Sestriere


Da oggi per una settimana, con gli amici casentinesi. Neve artificiale.

Ma la sogno così:



C'era neve in tutta l'Irlanda. Cadeva dovunque sulla scura pianura centrale, sulle colline senza alberi, cadeva dolcemente sulla pianura di Alle e, più a occidente, cadeva dolcemente nelle scure onde ribelli dello Shannon. Cadeva anche dovunque nel cimitero isolato sulla collina dove Michael Furey era sepolto. Si posava in grossi mucchi sulle croci storte e sulle lapidi, sulle lance del cancelletto, sugli sterili pini. La sua anima si abbandonò lentamente mentre udiva la neve cadere lieve nell'universo e lieve cadere, come la discesa della sua ultima fine, su tutti i vivi e i morti.

Ho detto a Simone di portare carte e schacchi. Se nevicherà per due giorni di seguito.

A presto.

sabato 20 gennaio 2007

Haramlik


Sto seguendo sui miei feeds che il lattaio RSS tutti i giorni mi fa trovare nella bottega di Bloglines la vicenda che vede contrapposti Lia di Haramlik  e il Corrierone di Magdi Mieli. E mi viene in mente Oriana fiorentina mediatizzata dal Corrierone e schierata in battaglia per la crociata antiislamica a sostegno dell’Endiadi Usrael. Così in fin di vita e di carriera fu spesa male una popolarità ben acquistata.

Mi si affollano alla mente tante sollecitazioni che rischio di far confusione, di farti perder tempo in un ginepraio di riferimenti infiniti,

ché sempre l'uomo in cui pensier  rampolla

sovra pensier, da sé dilunga il segno,

perché la foga l'un de l'altro insolla
.

Chiedo a chi legge che sia per un momento meno impaziente di Virgilio con Dante (Purgatorio, V), se contravverrò al "non ti curar di lor ma guarda e passa".

E lascerò che l'ipertesto rampolli link da link e parole calde.

Pensiero che rampolla

Perché il Corriere, il primo giornale d'Italia, dedica una pagina a una lettera-privacy che più privacy non si può. Cosa c'è di tanto importante da segnalare al genere umano.

 Pensiero che rampolla per contrappasso:

Già, e perché Oriana sull'altare, creatura mediatica lanciata dal Corrierone? Qual'è la liaison, il link, il trait d'union, il legame sotto il velame dei servizi strani?

E i titoli della strage di Erba?

Pensiero divagante che rampolla



I titoli dei giornali su Valpreda 1969:


"Il mostro è un comunista anarchico ballerino di Canzonissima."  quotidiano monarchico "Roma": " 

"Una belva oscura e ripugnante, penetrata fino al midollo dalla lue comunista."Il missino "Secolo d'Italia

Il "Corriere d'informazione," sotto il titolo La furia della bestia umana, fa un ritratto esemplare: "La bestia umana che ha fatto i quattordici morti di piazza Fontana e, forse, anche il morto, il suicida, di via Fatebenefratelli, è stata presa, è inchiodata... non la dimenticheremo mai, la bestia che ci ha fatto piangere... ora si comincia a respirare... Il massacratore si chiama Pietro Valpreda, ha trentasette anni, mai combinato niente nella vita; rottura con la famiglia; soltanto una vecchia zia, che stira camicie e spazzola cappotti, gli dà una mano; viene dal giro forsennato del be-bop, del rock, un giro dove gli uomini sono quello che sono e le ragazze pure. S'è dimenato sulle piste delle balere fuori porta e sotto le strade del centro, faceva il boy, uno di quei tipi con le sopracciglia limate e ritoccate a matita grassa che fanno ala, in pantaloni attillatissimi, alla soubrette... un mestiere corto, infelice, di pochi soldi... Di più questo refoulé si ammala, il sangue non gli circola più normale nelle arterie delle gambe... Un passo dietro l'altro, Pietro Valpreda si avvia a diventare la bestia... Chissà come si incolla, come coagula questa sciagurata umanità: parlano, parlano, fanno finta di leggere o d'aver letto, si ritrovano, oziosi, nei caffè, giocano a scopa, si ubriacano, ogni due o tre settimane presentano ai compagni una 'moglie' nuova, scendono in piazza obbedendo a un misterioso ordine di rendez-vous. qualche volta, anzi spesso, hanno guai con la polizia.

 Valpreda è meglio noto come Cobra perché "durante uno spettacolo borghese a Milano gettò in sala alcuni rettili provocando il terrore tra i presenti." "Il Messaggero"

La fonte della notizia
qui



Il post "da sé dilunga il segno".

Torniamo a bomba.

Oriana sull'altare, Lia di Haramlic nella polvere. Dov'è il link, la liaison, el enlace, il legame...

Che non sia la parola Islam?

Oriana lo maledice, Haramlic lo difende.

Ma chi ce l'ha con l'Islam da averne tanta paura da incaricare il più grande giornale italiano di violare la privacy, di mettere il dito "tra marito e moglie", di fare il  blow-up su una vicenda così personale? Così privata, così -scusate-comune tra noi mortali?

Ci deve essere una valenza politica...

Che ci sia di mezzo l'Endiadi USRAEL?

Pensiero che rampolla:

In Italia, esiste la lobby ebraica?

...

La lobby ebraica italiana, come il Partito Radicale, lavora a destra e a sinistra,  sui due tavoli del potere. Così è riuscita a piazzare Feltri al giornale ‘Libero’ di Berlusconi, e in più vari suoi uomini in altri giornali e alla televisione. Mieli alla  direzione del ‘Corriere’, l’infuocata Fiamma Nierenstein alla ‘Stampa’, Clemente Mimoun, al TG1, il suo amico Enrico Mentana a Canale 5. Ci limitiamo ai posti dirigenti, non accenniamo nemmeno ai semplici giornalisti. La comunità ebraica italiana conta circa 40 000 membri. C’è una città italiana con una popolazione di queste dimensioni da cui provengono tanti direttori di giornali e telegiornali così  importanti? Immaginate tanti direttori di Media provenienti da Merano (Meran) e tutti osannanti alla politica austriaca o tedesca. C’è evidentemente una strategia di attenzione ai Media italiani da parte della lobby  ebraica italiana (e internazionale). La stessa strategia risultata vincente in America. Oggi poi dobbiamo aggiungere Sky (in America: Fox) del famigerato Rupert Murdoch, australiano di nascita, ma da madre ebrea e quindi vero ebreo. Questo amico di Sharon ha avuto un ruolo mondiale importante nell’orientare l’opinione pubblica a favore della guerra in Iraq e a favore di Israele. É uno strumento importante nella cosiddetta «guerra al terrore» di USA e Israele, o meglio di USrael. Tutti se la prendono con gli sciocchi vanitosi uomini bandiera Ferrara e Fede, nessuno nota le vere forze vive del sionismo in Italia.

E' scritto  Qui   



Pensiero che rampolla:

  Tuttavia dovremmo prendere in considerazione la più grande e pericolosa cospirazione sionista: la sproporzionata influenza sul pensiero. Una grande fetta dei media mondiali e' accentrata in mani filo-israeliane, ben al di là dei più folli sogni dei mitici  "Anziani", e questa fetta si ingrandisce ogni giorno. In Cile ed Argentina, in Kazakhistan e Canada, persino nella lontana Finlandia con la sua minuscola comunità ebraica, i media chiave appartengono ad ebrei. In Russia, ogni azione sanguinaria degli indipendentisti ceceni viene immediatamente comparata alle "atrocità palestinesi" dagli onnipresenti editori israelofili. In Gran Bretagna, i media sono accaparrati da un gruppo di filo-sionisti estremisti, che vanno da Conrad Black a Rupert Murdoch, e di britannici di fede ebraica, da  Michael Green a Richard Desmond. Proprio di recente, Haim Saban ha acquistato un'altra rete TV tedesca. E, per ciò che concerne gli USA, abbiamo una lunga lista di media sionisti,  compilata dal nostro amico Jeff Blankfort, e disponibile sul web. 

Israel Shamir  .



Anche il Corrierone in mano agli ebreoamericani? Con un islamico vicedirettore?

Direttore, vicedirettore, redazione, inviati, inviati speciali, inviati di guerra tutti a caccia degli islamici? Per salvare il pianeta dai terroristi?

Ecco il link, LINK, ENLACE, LEGAME. LIAISON con la lettera maiuscola: IL TERRORISMO.

Terrorismo di chi?

Di Ali Atta, di Zhargavi, dei 2 Bin Laden presenti qui a Firenze nei giorni scorsi, di Marwan Barghouti  prigioniero, dei palestinesi rinchiusi nelle riserve israeliane, degli Iracheni  di Bagdad, delle facce digrignate dei cadaveri di Fallujia, dei fantasmi muti dei bambini iracheni fatti morire dall'embargo. dei Siriani di Damasco, degli iraniani di Teheran, dei somali di mogadiscio, dei sudanesi di Khartum, degli afgani di Kabul, degli ugandesi di Kampala, dei kenioti di Nairobi, dei nigeriani di Abujia, del Burundi di Bujumbura, Camerun di Yaundé, dei "veri uomini"  di Ouagadougou in Burkina Faso, dei refusnik israeliani e americani chiusi nelle carceri o esuli in Svizzera e Canada, di Cindy Sheenan e Debra Sweet, di Madonna e Belafonte, dei nostri anarcosindacalisti, brigatisti, girotondisti, degli ebrei dissenzienti, dei fantasmi di Ground Zero, dei marins ritornati cadaveri, feriti o impazziti, dei veterani ribelli, delle pie signore dell'esercito della salvezza, della tastiera che ho qui sotto le dita, dell'olmo grande grosso spoglio e nudo che mi guarda attonito fuori della finestra, metal detector per entrare ieri in Palazzo Vecchio, cartellino di riconoscimento per salire le scale del Consiglio regionale in Via Cavour n.2 per l'ultimo saluto a Loretta Montemaggi...

Tutto per divertire lui , premio Nobel per la tortura legittimata, laurea e master della Scuola delle Americhe.

Te lo raccontaSuor Letizia .

E' dura anche per un giornale come il Corriere, dover adempiere al compito di far paura alla gente inventando bufale, una dietro l'altra. Dover sporcare l'abito d'una grande tradizione culturale - in certi momenti progressista e antifascista -  con la spazzatura e gli escrementi prodotti dall'Endiade, a onore, difesa e protezione del mondo libero. Qualcuno si vergognerà e cercherà, chissà, di salvare la faccia se non l'onore mettendo in mobilità, metti, un personaggio troppo corrivo, ossequiente fino alla nausea alle indicazioni e preoccupazioni di Mister Torturegno.

giovedì 18 gennaio 2007

Nelson Mandela - 1962 - 1990




Robben Island

- Iniziò il calvario nelle prigioni dello stato, mentre in un secondo processo contro i leaders della Anc Mandela ricevette l'ergastolo e fu trasferito nella prigione di Robben Island, la più dura del Sud Africa, situata in un'isola al largo di Città del Capo.


 Eluana Englaro 18 gennaio 1992-18 gennaio 2007...

 Lecco  clinica Ripamonti di via San Nicolò

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15 anni di decubiti, di cannulle, di espianti e reimpianti di protesi per respirare, alimentare, far evacuare quel suo povero corpo, per tener la sua anima incatenata alla rupe della Tecnologia impazzita, del conformismo insensato.

mercoledì 17 gennaio 2007

Ciao Francesco




Clicca sulla foto per ingrandire


Ti ho visto stamani per l'ultimo addio, nel salone di Parte Guelfa. Ma sai che assomigliavi a Dante! D'accordo anche Stefano. Non nel carattere; più dolce il tuo, ma sempre arguto. Sei andato a morire a Bibbiena, in Casentino, non per scelta, ma perché tutti i reparti di rianimazione fiorentini erano al completo. Succede. Ma a Bibbiena hai avuto un'ottima assistenza e anche il riguardo dovuto alle tue ripetute frequentazioni aretine e casentinesi sulle orme dei passi di Dante esiliato e ramingo, corrucciato e mai rassegnato, sempre in lotta per riavere giustizia e rientrare a Firenze.



Ritorno a te, caro Francesco, con questo post vecchio di un anno (1 anno esatto): ti ricordo quando sei salito sul palco, passo malfermo e voce tenue, ma tutto il tuo spirito, la tua arguzia, il piacere di esserci, l'affetto di tutti noi, l'applauso della platea.  Quale cielo ti è stato assegnato? E Dante che ti ha detto?

Devo rileggere qualcuno dei tuoi libri, o almeno i due opuscoli che mi regalasti con dedica sulle
epistole di Dante e su Dante in Casentino? 

Tu sorridi. Non pretenderai che legga tutti i quaderni degli "Studi danteschi" della tua collana.


Questo scrivevo un anno fa.



Venerdi 13 gennaio 2006

Ore 16 al Teatro della Pergola di Firenze.


Ho passato la giornata in compagnia di Dante. Ancora una volta. Prima amore giovanile, ora passione senile.

In effetti sentire le parole di Brunetto Latini, maestro di vita e d'arte, e poi quelle di Cacciaguida, antenato duro, orgoglioso e intransigente, riportate dalla voce clamante di Sandro Lombardi, mio compaesano doc, in compagnia di Francesco Mazzoni, cattedra dantesca all'Università di Firenze, amico di famiglia, affabile come sempre, è veramente una boccata di cultura fresca in questo momentaneo, è una speranza, decadere di tensioni ideali e di civici costumi.

Il tema è quello dell'esilio di Dante, prima subito per necessità e poi accettato per coerenza.

Brunetto Latini prima e Cacciaguida poi profetizzano a Dante l'esilio e il trattamento che riceverà dalla sua città. In entrambi i brani torna il tema della 'fortuna' che regge il destino degli uomini a cui Dante dice di essere pronto.

L'Epistola II risale circa al 1304; sono più di due anni che Dante è in esilio e scrive ai signori Guidi di Romena, capi della parte Bianca, per fare le condoglianze per la morte del loro zio; dice che non potrà andare al funerale per la povertà che lo affligge a causa dell'esilio.

"Tre donne" è la grande canzone dell'esilio che culmina nell'affermazione dell'umana dignità del poeta' pur nel riconoscimento del desiderio di tornare in patria; ma tale ritorno dovrà essere in una patria che riconosce grandi valori morali. Questa canzone è dei primissimi tempi dell'esilio (forse del 1302) ma queste saranno le tematiche anche dell'Epistola XII del 1315.

L'Epistola XII fu scritta quando il 19 maggio 1315 fu fatto a Firenze un ribandimento generale, cioè un'amnistia nella quale venivano riammessi molti degli esiliati negli anni precedenti a patto che chiedessero perdono in Battistero con un rito pubblico. Dante, avvisato di ciò, ringrazia ma rifiuta il rientro a queste condizioni che corrisponderebbero ad una dichiarazione di colpevolezza quando invece la sua innocenza è sotto gli occhi di tutti.

In Par. XXV 1-12,  abbandonata definitivamente con l'Epistola XII la speranza di tornare a Firenze per motivi politici Dante afferma il desiderio di tornarvi per meriti letterari, incoronato poeta come autore della Commedia.

Continua qui, se vuoi.

Due foto. 

lunedì 15 gennaio 2007

Letture online



Eppure il vento soffia ancora

online il primo numero di Buràn

(segnalato da Mantellini)


 Saggio preso da Buràn:


LA VERITÀ


Gli llollo dicevano sempre il contrario di quello che pensavano, ragion per cui i nemici più acerrimi si salutavano con grande calore, gli amanti non la smettevano di dirsi addio, i generali ordinavano la carica quando l’esercito doveva ritirarsi e le mamme rimproveravano i figli più obbedienti. Sempre. Tuttavia, numerosi viaggiatori provenienti da ogni regione andavano dagli llollo per sentirli parlare e per vivere in quella maniera così strana, ed è probabile che uno di loro, forse un mercante o un narratore, abbia insegnato loro la menzogna (un’arte sconosciuta e addirittura inconcepibile).


Fu così che gli llollo cominciarono a fare confusione: a volte dicevano ciò che pensavano davvero, a volte quello che non pensavano, ben sapendo che nessuno li avrebbe creduti, e, addirittura, a volte parlavano con intenzioni oneste ma senza che nessuno desse loro credito. Finirono col mischiare bugie e verità nei discorsi, nelle azioni e persino nei pensieri; in questo modo divennero uguali a tutti gli altri popoli del mondo e alla fine si dispersero perché, si dice, ormai non riuscivano più a capirsi gli uni con gli altri.



Lessico e chiarezza


MILANO – Giovedì 18 gennaio, dalle 15,00 alle 19,00, presso Crociera Alta, Università degli Studi, via Festa del Perdono 7: Libertà di cura e di terapia. Liberiamo Eluana Englaro dalle terapie nutrizionali! (***)Convegno a cura della Consulta di Bioetica, Politea, Istituto di Filosofia e Sociologia del Diritto. Il 18 gennaio 2007 ricorre il 15° anniversario dell’incidente che ha portato Eluana Englaro in stato vegetativo permanente. Nonostante il padre Beppino e la madre Saturna abbiano ripetutamente richiesto ai medici e ai giudici la sospensione della nutrizione forzata e artificiale che tengono Eluana nella situazione attuale, per ben sette volte la magistratura ha risposto negativamente. Dopo 15 anni di vegetativo permanente è impossibile il “risveglio”, ma, in base ad argomenti speciosi, si continua a violare la volontà chiaramente e ripetutamente espressa da Eluana quando era cosciente e consapevole, volontà che i genitori cercano con tenacia di far rispettare. Sulla scorta di diverse competenze professionali, il convegno intende mostrare che è giusto dire “basta!” agli interventi medici che tengono Eluana in svp, e che è un grave torto non sospendere la nutrizione forzata e artificiale. Interverrà, tra gli altri, il signor Beppino Englaro. (r.t.)


(***) Scrive Rino Tripodi, Direttore  di Lucidamente:

abbiamo sostituito a "terapie nutrizionali", "nutrizione forzata e artificiale".

Come l'altro termine "accanimento terapeutico", non possiamo ritenerlo semanticamente valido, perché "terapia" significa "cura". Le pratiche in questione, invece, non tendono ad alcun miglioramento della salute del paziente che viene sottoposto ad esse, ma solo a mantenerlo in uno stato di malattia, sofferenza e dolore.


D'accordissimo. E con noi anche Philip Dick:


The basic tool for the manipulation of reality is the manipulation of words. If you can control the meaning of words, you can control the people who must use the words."

Lo strumento base per camuffare la realtà consiste nel camuffare le parole. Se tu puoi controllare il significato di una parola tu puoi controllare coloro che devono usare queste parole.

Tripodi non dice, nella email da lui inviata, il termine da sostituire ad "accanimento terapeutico". Potrebbe forse andare "accanimento pseudoterapeutico"?

martedì 9 gennaio 2007

Laicità: parole e fatti.


Sono un ex prete/suora e cerco lavoro!

 

Spesso riceviamo richieste di aiuto da parte di preti o suore che abbandonano il loro ministero a causa dell'obbligo del celibato. La chiesa cattolica, che predica carità ed amore, si comporta senza carità e amore per quelli che sono stati suoi ministri o membri di ordini religiosi che vengono letteralmente buttati via come una scarpa vecchia. Abbiamo così deciso di mettere a disposizione di questi nostri fratelli e sorelle in difficoltà questo spazio con le loro richieste di aiuto e i loro curriculum.


Trovata qui

 

Nota di Barbabianca


Sono un po' stanco di tante riunioni e conferenze sulla laicità. Credo che sia l'ora di passare ai fatti.

Pochi giorni fa ho scritto una email a Domenico Maselli, recentemente eletto Presidente di tutti i cristiani riformati d'Italia. Gli ho posto la domanda:

Tanti italiani danno l'otto per mille alla Tavola Valdese nel disperato tentativo di sfuggire a una Curia Romana che ha la bocca di uno IOR e a uno Stato che destina il suo otto per mille alle missioni di guerra mascherata (missioni di pace).

Perché, caro Domenico, non destinare una parte dell'otto per mille a preti o suore emarginati dalla gerarchia cattolica? Sposati o no sono quasi sempre i migliori.

Anche offrendo loro la legittimazione, oltreché i mezzi, a continuare la loro opera ministeriale
, se lo vogliono e, soprattutto se la loro gente lo richiede.


Passa parola.

Ma quanta fatica



LiberaUscita


Associazione nazionale per la legalizzazione del testamento biologico


e la depenalizzazione dell’eutanasia


Sede: via Genova 24, 00184 Roma


Tel. 0647823807 – 0647885980 


Sito web: www.liberauscita.it

 

Email: info@liberauscita.it




Al Presidente della Commissione Sanità


Sen. Ignazio Marino


Senato della Repubblica


 Gentile Presidente,

abbiamo visto domenica scorsa la trasmissione "Elisir" dedicata al testamento biologico e all'eutanasia, andata in onda in prima serata su un canale RAI e pertanto seguita da milioni di spettatori, la maggior parte dei quali non possiede le cognizioni sufficienti per poter distinguere l'eutanasia dall'accanimento terapeutico e dall'omicidio.


In proposito, con sincerità e franchezza desideriamo farle presente che quando ha precisato che nel caso di Welby non si è trattato di eutanasia perché non è stato fatto ricorso alle modalità usate per la soppressione dei condannati a morte (iniezione letale), ebbene ha indirettamente contribuito ad alimentare una campagna di stampa tesa a confondere l'eutanasia, che è tale soltanto se praticata su PERSONA CONSENZIENTE e per MOTIVI GRAVI ED ECCEZIONALI, con l'uccisione di persona non consenziente.


Sappiamo che Lei non si stanca di ripetere in ogni occasione di essere contrario all'eutanasia, e certamente rispettiamo questa Sua posizione. Ci rifiutiamo però di credere che abbia deliberatamente voluto alimentare la confusione che viene artatamente alimentata su questa materia.


Con l'occasione mi permetto di rinnovarLe a nome della nostra associazione nazionale - che come lei già sa ha elaborato una proposta di legge sul testamento biologico presentata alla Camera nella scorsa legislatura ed ora ripresentata in Senato dal Suo collega e compagno di partito, senatore Giorgio Benvenuto - la richiesta di essere ricevuti per esprimere le nostre considerazioni in vista della speriamo imminente  discussione dei progetti presentati sulla materia.


Distinti saluti                                             


Giancarlo Fornari


Presidente di LiberaUscita


Roma, 9 gennaio 2007

sabato 6 gennaio 2007


Peppino Englaro


Trascrizione integrale del testo presente nel video (per aprire clicca sulla figura)

Englaro

Il 18 gennaio 1992 Eluana stava tornando a casa con la mia macchina, una Bmw 320.

In una curva la strada era ghiacciata. Lei è entrata in testa coda, è andata a sbattere contro un muro, contro un angolo di muro per la precisione. È stato un impatto violentissimo che l'ha portata subito in una condizione di coma profondo.

Giornalista dei Corriere.

Eluana è la Terry Schiavo di Lecco. Il cui caso dopo ben 15 anni è tornato di attualità dopo la morte di Piergiorgio Welby.

A parlarci con passione della sua storia il padre Beppino Englaro che da 15 anni combatte una difficile battaglia nelle corsie degli ospedali e nelle aule dei tribunali per regalare alla figlia la naturalità della morte.

E. Dopo le prime 48 ore loro hanno detto che dovevano procedere con la rianimazione ad oltranza.  Qui che è cominciata praticamente per noi la violenza delle imposizioni di terapia e di cura. Dovevano sospendere i sostegni vitali

G. Dopo quanto?

E. dopo le prime 48 ore.

A questo punto dovevano sempre praticamente cessare questi protocolli rianimativi ed avere l'assistenza a  morire.

Il processo del morire che è stato interrotto deve essere ripreso clinicamente. Come clinicamente è stata creata questa situazione si deve clinicamente uscire da questa situazione alla luce del sole, cioè il processo del morire deve essere ripreso e dobbiamo rientrare nella naturalità cioè che in questo caso la natura faccia il suo corso.

Eluana viene tenuta in vita artificialmente nonostante che i convincimenti della ragazza quando era capace di intendere e volere fossero chiarissimi.

E il caso ha voluto - veramente molto beffardo - che Eluana conoscesse esattamente la situazione nella quale si è venuta a trovare, perché esattamente un anno e un giorno prima a un suo amico era successo un incidente molto grave anche a lui ed era stato ricoverato nella stessa rianimazione che è capitata lei un anno in un giorno dopo.

Quindi lei aveva visitato il suo amico in rianimazione si era resa conto perfettamente di quale fosse l'invasività della rianimazione. Ecco perché lei si era espressa per una situazione del genere: in sostanza lei ritornata a casa molto sconvolta e tutto ha detto: guarda se a me succede una cosa del genere dovete intervenire e far sospendere i sostegni vitali, perché lei s'era accorta dell'invasività e poi s'era accorta anche che la rianimazione procedeva ad oltranza anche senza risultati concreti.

G. Ma chi era Eluana Englaro?

E. Era lo splendore della vita. Guardi, secondo me le foto parlano da sole: perché guardi qui, vede, era una creatura splendida: questa…aveva quasi 21 anni era stata fatta l'estate precedente.

G.Ma somigliava a sua mamma o …?

E.Solo a me, somigliava a me purtroppo

G. Perché purtroppo?

E.Perché lei era sempre praticamente in battaglia con tutti: una che non si lascia imporre niente; in sostanza lei non era accomodante: era un puro sangue.

G. Ma l’Eluana di oggi chi è?

E.Eluana dal 18 gennaio 1992 non è mai esistita.

È stata semplicemente una persona oggetto di violenze terapeutiche da parte del sistema, perché loro non hanno recuperato mai niente, ma non per loro incompetenza.

G. La battaglia di Peppino Englaro è diretta contro quei medici che tengono attaccato il sondino che alimenta Eluana e contro quei giudici che già con sette sentenze non riconoscono la morte dignitosa che Englaro chiede per la figlia.

E. Io mi chiedo con quale diritto lo Stato attraverso i medici, i magistrati può disporre di vite altrui. Io me lo sono sempre chiesto: con quale diritto portano le persone in una condizione che non esiste in natura e poi tutelano questa condizione adducendo che la persona non è morta, quindi è una persona.

Può uno non sapere che la morte fa parte della vita. Come fa a non saperlo?

G. Beppino Englaro però è convinto, perderà tante battaglie , ma riuscirà a far rispettare il volere di Eluana.

E.Le battaglie di libertà, Mandela insegna, praticamente hanno un loro costo e bisogna pagarlo fino in fondo. Lui è stato 28 anni in prigione per far capire che i bianchi e neri erano  uguali. Io è già da 15 anni che dico: la persona è sempre la stessa tanto nella condizione personale capace di intendere e di volere quanto nella condizione non più capace di intendere e di volere: i suoi valori sono gli stessi. Io non mi fermerò mai: come già detto la libertà era insita ed è ancora insita nella famiglia Englaro. Quindi non so quanto tempo ci vorrà a questa cultura questa civiltà a riconoscere questa libertà di cura e di terapia a decidere.


P.S. Colpisce la forza di quest'uomo. La forza morale, la lucida determinazione. Mi colpisce però anche la solitudine in cui è lasciato; non penso a Pannella e radicali, ma alle persone con le quali Peppino sta a contatto giornaliero: familiari prima di tutto, amici, medici, infermieri...E' una cosa che mi piacerebbe sapere per capire...

Sono andato a vedermi Nelson Mandela, la sua prigione, prima quella nell'isola poi l'altra in terraferma, ho ripercorso le tappe della sua vita...

28 anni prigioniero dei bianchi "per far capire che bianchi e neri sono uguali".



 
Il 18 di questo mese il corpo sequestrato di quella che fu Eluana compie 15 anni di non vita. Dico ai medici, ai giudici, al Parlamento (finora solo parlamento e poco anche quello): liberate l'anima di Eluana, restituite il corpo a madre Natura. Che possa volare, bianca colomba, finalmente  libera negli spazi liberi e infiniti da cui lei e noi siamo venuti ed a cui siamo ridestinati, come "docili fibre dell'Universo".

Non conosco Peppino Englaro, non so niente della sua famiglia, non so immaginare la camera "ardente" dell'ospedale di Lecco, vorrei tanto entrare nei pensieri dei medici e degli infermieri...Ringrazio il video del Corriere che mi ha fatto toccare con l'occhio e l'udito Peppino Englaro, risvegliando in me un'emozione legata alla figura di un altro uomo, a lui simile. Un carattere come pochi se ne trovano, come tanti ce ne vorrebbero. La vicenda non ha niente a che fare con questa che stiamo qui rievocando. Si tratta di un episodio riguardante una ragazza, umiliata in un momento determinante della sua carriera scolastica, l'esame di Maturità. Il padre si chiamava L.Sebastiani. Mentre facevo scorrere il video sul monitor, la sua immagine si è sovrapposta a quella di P.Englaro, anche per una certa somiglianza della faccia scarna e sofferta. Ne dovrò riparlare.


Nota su Eluana

In coma dal 18 gennaio  1992 (In una camera dell'ospedale di Lecco).

Così "vive":  i suoi occhi si aprono e si chiudono seguendo il ritmo del giorno e della notte, ma non ti vedono. Le labbra sono scosse da un tremore continuo, gli arti tesi in uno spasimo e i piedi in posizione equina. Una cannula dal naso le porta il nutrimento allo stomaco. Ogni mattina gli infermieri le lavano il viso e il corpo con spugnature. Un clistere le libera l'intestino. Ogni due ore la girano nel letto. Una volta al giorno la mettono su una sedia con schienale ibaltabile, stando attenti che non cada in avanti. Poi di nuovo a letto.


Nota tecnica


La trascrizione del testo l'ho fatta all'impronta col programma Dragon NaturallySpeaking 8.0. Tu ripeti al microfono del PC le parole che ascolti in cuffia (nel mio caso) ed il programma scrive in Word, sul monitor, tutte le parole con gli accapo, la punteggiatura e quanto. Puoi anche intervenire direttamente con mouse e tastiera per correggere la trascrizione ancora in corso d'opera.

giovedì 4 gennaio 2007


Libera uscita

Ai soci e simpatizzanti


 Care amiche ed amici,


come avevamo previsto, nell’anno 2006 è stato  possibile, in virtù di una diversa maggioranza parlamentare e di un nuovo Governo, riaprire un discorso sulle tematiche  connesse alla laicità dello Stato in generale, e al testamento biologico in particolare.


L’iniziativa di Piergiorgio Welby nell’ultimo trimestre dell’anno ed i suoi funerali laici alla vigilia di Natale hanno contribuito notevolmente ad incidere sulla pubblica opinione.


Quest'anno DOVRA’ essere quello dell’approvazione da parte del Parlamento della legge sulle “direttive anticipate di trattamento sanitario”. In vista della oramai imminente discussione parlamentare, e facendo seguito alle comunicazioni già inviate, abbiamo personalmente rinnovato al Presidente della Commissione Sanità del Senato, Ignazio Marino – incontrato al funerale di Welby – la nostra richiesta di essere ascoltati.


E’ importante, infatti, che la nuova legge costituisca un passo in avanti rispetto alla situazione attuale, in particolare per quanto concerne: la possibilità di rifiutare alimentazione, idratazione e ventilazione forzata; la piena validità delle volontà espresse dalla persona sofferente, nel senso che non possono essere disattese da altre persone, medici o famigliari; la facoltà, e non l’obbligatorietà, di ricorrere a notai per l’autenticazione della/e firma/e sotto il testamento biologico.


Siamo convinti che dopo la legalizzazione del testamento biologico un gran numero di cittadini si rivolgerà alle associazioni come la nostra per avere assistenza e consigli, e ciò sarà importante per riprendere e rilanciare con maggiore forza la nostra battaglia di sempre: quella della depenalizzazione dell’eutanasia.


Insieme a questi obiettivi, siamo sempre più impegnati per l’affermazione del principio della laicità delle istituzioni, principio riconosciuto dalla Costituzione della Repubblica Italiana ma spesso disapplicato nella pratica.


Per continuare ed anzi aumentare il nostro impegno abbiamo bisogno del sostegno di soci e simpatizzanti. Nel lanciare la campagna per il tesseramento 2007 Vi invitiamo pertanto a rinnovare la vostra iscrizione oppure ad iscrivervi per la prima volta, ed a fare opera di proselitismo fra i vostri amici.


Per rinnovare la tessera occorre versare la quota sociale, valida sino al 31.12.2007.


L’importo della quota è quello degli anni precedenti, ossia di € 25,00 per i soci ordinari. Coloro che possono versare di più per aiutare l’Associazione divengono soci sostenitori. Coloro che non hanno redditi (es: studenti, casalinghe, disoccupati), potranno iscriversi versando una quota ridotta, comunque non inferiore ad € 10,00.


Il versamento può essere effettuato come segue:


- alla posta, tramite bollettino postale sul c/c n. 39698733, intestato all’Associazione Libera Uscita, via Genova 24, 00184 Roma;


- in banca, tramite bonifico sul c/c Banco Posta n. 39698733 (ABI 07601, CAB 03200), come sopra intestato.


In caso di nuova iscrizione, la quota sociale deve essere accompagnata dalla domanda di ammissione a socio, regolarmente sottoscritta. Copia della domanda  può essere prelevata dal nostro sito www.liberauscita.it. ( Colonna destra, sotto "Pagine" trovi "come aderire"). In attesa di ripristinare il nostro fax, le domande compilate possono essere trasmesse - oltre che per posta - anche via internet.


Si rammenta che le nostre notizie sono inviate per email soltanto ai soci e collaboratori. 

Cordiali saluti ed auguri di buon anno 

p. Il Comitato Direttivo - Il Segretario 

      Giampietro Sestini          


Nota: clicca sull'immagine per vedere e ascoltare il padre di Eluana Englaro. (durata del video:5' 29").

martedì 2 gennaio 2007

I rapi di fine anno




E' stato il pezzo forte della cena di fine anno con Mariella Stefano Anna Michela Marcello Margherita Tommaso  Simone Francesco Liliana Marina Cosetta Daniel Sara Matteo

Rape dell'orto, toscane con rizoma, non le cime di rapa napoletane: lessate, rifatte in padella con olio e aglio con aggiunta (opzionale) di salsiccio.

Insieme alle lasagne di Mariella.

Taccio il pollo ruspante rosolato col girarrosto originale che Stefanino aveva imparato a ricaricare sotto la sorveglianza  del nonno Mario tanti fine anno fa. Taccio il mascarpone di Marina, la crostata di Michela, i crostini di Paola, le pastine di Cosetta.

Il gioco di società è stato il falò vicino alla grande farnia o quercia. Continuerà a bruciare per lunghi anni nella memoria dei bambini presenti. Fuori programma o forse premeditata la chitarra di Mariella, dalle corde nuove appena rimesse e il recupero del canzoniere della sua gioventù con la guerra di piero e bella ciao. Taccio la chitarra di Marcello evocato a gran voce dalla compagnia L'Isola di White, il gorilla, Samarcanda, Teresina 'n ti ci porto più, la canzone del corpo sciolto che ha portato alle stelle l'entusiasmo dei più piccoli sulle ali della parola merda. La misura del buon auspicio l'ha data il ballo di Mariella, reduce da un infortunio al ginocchio, tanto banale nella causa quanto odioso e persistente nelle conseguenze: oggetti del dramma un calabrone una sedia la caduta il ritardo nell'intervento operatorio. Segni dei tempi: presenti al desco quattro coppie di cui due reduci da divorzio, una bilingue (Italiana lei + francese lui), la più anziana "regolare" come d'obbligo. In Avena ho salutato Viviana e Idriz (Italia + Marocco = Francia attuale residenza), al Fio ho salutato Lola e Jean (Italia + Francia) con Nathalie e Luigi (doppio passaporto italo-francese e Friuli). Ovunque badanti rumene, a Poppi parroco polacco. E a Roma, sulle due sponde del Tevere, giocano ancora al tamburello dei pacs. Son fuori dal mondo. Mentre Piergiorgio Welby ci benedice dal suo cielo conquistato con la forza. E' lui il nostro vero augurio per il 2007. Santo subito.


Curiosità

Lo sapevi?

Che i patti civili di solidarietà – pacs - sono già acquisiti per Legge a favore degli eletti al Parlamento e alle Assemblee regionali? Sono allegati al loro  “fondo di solidarietà”.

Un modulo in cui si dichiara di con­vivere «more uxorio» da almeno tre anni, è lo strumento di cui la Ca­mera si è dotata, sedici anni or so­no, per permettere ai conviventi dei parlamentari di poter beneficiare dell'assistenza sanitaria destinata ai propri cari. 

Per altri dettagli qui.