giovedì 25 aprile 2013

Il governo di Vichy e il XXV Aprile

bandiera di Vichy
Governo di Vichy, Regime di Vichy, Francia di Vichy, Repubblica di Vichy e ufficialmente Stato francese (État français), sono i nomi comunemente utilizzati per indicare la nazione che governò la parte meridionale della Francia dopo l'invasione tedesca nella Seconda guerra mondiale, con l'eccezione della zona di Mentone, ceduta all'Italia, e della costa atlantica, governata dalle autorità tedesche. Il nome di Stato francese era contrapposto a quello di Repubblica Francese, ovvero la Terza Repubblica estintasi con l'armistizio del 1940. Ufficialmente indipendente, in realtà era uno stato satellite del Terzo Reich. Il nome ufficiale dello Stato è ormai decaduto dall'uso comune; nel dopoguerra si è diffusa la definizione "regime di Vichy" o "Francia di Vichy".
La storia della Francia di Vichy.

L'Italia è uno stato satellite degli Stati Uniti che la occupano militarmente con le basi americane e con 90 bombe atomiche invecchiate e forse per questo più pericolose.
L'Italia è uno stato satellite occupato ideologicamente dal Vaticano che costituisce il braccio ideologico del "tutti uniti" del governo di re Giorgio. 
Fa la parte della golpe machiavellica.
L'Italia è uno stato satellite tenuto sotto custodia dalle agenzie di intelligence Cia, Mossad, Sim o come si chiama. Hanno in mano la leva del terrorismo "sintetico" (cioè fatto in laboratorio) e con questo fanno le stragi di stato. (v. in nota l'esempio più macroscopico).
Fanno la parte del lione machiavellico.
Il XXV aprile è stato narcotizzato col Patto atlantico, tanti anni fa, è morto, diciamo, dal 94 quando Berlusconi ha cooptato i fascisti, ospitato in casa Cosa nostra, ha stretto un patto di ferro con Violante, D'Alema, Fassino e gli altri.
Il XXV Aprile era già morto quando Napolitano ha stoppato Ingroia che stava disseppellendo il sarcofago che nascondeva l'accordo dello stato con gli assassini di Falcone e Borsellino;
il XXV Aprile era già morto quando Napolitano ha stoppato i giudici milanesi che stavano per impedire il cursus honorum di Berlusconi;
il XXV Aprile era già morto quando i deputati PD hanno rifiutato di votare Stefano Rodotà;
il XXV aprile era già morto quando 101 deputati hanno trombato Prodi e dato il via all'ultimo passaggio: la riconsegna di governo e parlamento ai legittimi proprietari dell'Impero: Wall Street, City London, Trilaterale, Bilderberg come ci ricorda oggi Beppe Grillo.
Correggo il suo titolo: "Con Letta è morto il XXV Aprile" con quest'altro: con Letta lo stato dichiara ufficialmente che il XXV Aprile è morto, finito per sempre".
A questo punto scatta il diritto di resistenza all'oppressione, perché la notizia positiva è che finalmente oggi tutti ce ne siamo accorti, anche chi non era disposto a crederci in base al principio chiamato bias (baias) della mente che rimuove automaticamente dal nostro cervello ogni notizia o verità che ci reca sofferenza.
Se così è, oggi dobbiamo dire che questa è una gran giornata; ora sappiamo tutti che il XXV aprile non è più lì ad assisterci, dobbiamo uscire dal sonno e ricominciare; infatti siamo all'8 settembre 43: è l'ora della Resistenza. 

Nota: video mio con la super fantarealtà delle torri gemelle.

martedì 23 aprile 2013

Perché Rodotà non doveva passare

Passaparola - Un Paese senza sovranità - Intervista a Stefania Limiti via @beppe_grillo http://www.beppegrillo.it/2013/04/passaparola_-_un_paese_senza_sovranita_-_stefania_limiti/index.html?utm_source=blog_grillo_it&utm_medium=twitter&utm_campaign=followme
Video

l’Italia si è trovata a essere un Paese controllato, geograficamente collocato in una posizione molto delicata, e è stato un paese a cui è stata impedita una propria sovranità, una propria via nazionale, di ricostruzione delle proprie scelte in politica estera, delle proprie scelte nelle strategie di sviluppo e questo perché tutto era stato impostato.
Le istituzioni erano state infiltrate e tutto è stato fatto in modo che l’Italia potesse essere impermeabile a qualsiasi penetrazione delle forze comuniste e progressiste. 
chi sono gli uomini che hanno fatto le stragi accanto alla mafia? Noi non conosciamo il loro volto, però credo che si tratti di uomini e agenzie che hanno lavorato affinché l’Italia fosse un Paese fragile, per spezzare le ossa al nostro Paese e renderlo ingovernabili.


lunedì 22 aprile 2013

Continuano a fischiarmi le orecchie


Video

Nel 1969 la ripresa della conflittualità operaia
era un fenomeno che non riguardava solo
l’Italia, era comune a Francia, Germania
Occidentale e Gran Bretagna, tant’è vero che
l’allora direttore de La Stampa, Alberto
Ronchey, in un editoriale pubblicato il 14
settembre 1969, pochi giorni dopo l’apertura
del rinnovo del contratto dei metalmeccanici,
scriveva: “la lotta degli operai Fiat ci ha
messo sotto gli occhi forme e contenuti della
lotta di classe in Europa: gli scioperi
selvaggi”.
Le richieste apparivano più omogenee di
quelle di precedenti rinnovi contrattuali e si
riassumevano nello slogan più salario, meno
orario e nelle rivendicazioni egualitarie
tendenti a una riduzione delle differenziazioni
esistenti nella classe operaia e tra operai e
impiegati; quindi riduzione dell’orario di
lavoro, richiesta di più giorni di ferie,
contestazione dell’organizzazione del lavoro,
lotta contro l’aumento generale dei prezzi.
Gli scioperi e le lotte mobilitavano la classe
dei salariati nella loro stragrande
maggioranza, unendo insieme gli operai delle
fabbriche più moderne e quelli delle fabbriche
più arretrate, i lavoratori delle regioni
economicamente e politicamente più
dinamiche e quelli delle regioni in ritardo; le
lotte avevano la tendenza a prolungarsi e ad
ampliarsi senza una rigida connessione con le
vicende congiunturali dell’economia dei
singoli paesi.
Nel 2009, quaranta anni dopo la situazione
non è allegra e in Europa si ricorre al
sequestro di dirigenti per sbloccare le
trattative. In Italia si sale sui tetti…
Cosa sta succedendo agli operai in
Italia, perché le risposte agli effetti della
crisi sono così lente, di basso impatto,
quando ci sono, altrimenti c’è solo
sottomissione, acquiescenza. Nessun serio
segno di rivolta, poche o nulle le reazioni.
Eppure la crisi nei primi mesi del
2009 ha colpito con metodo.
Parliamoci chiaro, fra operai. Gli
effetti della crisi si sono abbattuti su centinaia
di migliaia di operai, nei primi sei
mesi di questo anno non si contano più i
ricorsi alla cassa integrazione, i licenziamenti
attraverso la mobilità, le fabbriche
che sono state chiuse. Per chi è rimasto a
lavorare i salari sono scesi e le condizioni
di lavoro sono peggiorate. Le morti sul
lavoro sono un indice chiaro della nostra
condizione sotto il comando dei padroni,
la corsa al profitto schiaccia letteralmente
gli operai esponendoli a rischi di ogni
genere e tipo. C’è ne abbastanza per una
rivolta, o almeno per una serie di scioperi
seri, per manifestazioni oltre le solite
processioni. Invece niente, se abbiamo
l’onestà intellettuale di non nasconderci
la realtà, dobbiamo riconoscere che
siamo di fronte ad una relativa passività
degli operai, ad una silenziosa discesa
verso il basso accettata come una sorte
del destino.
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domenica 21 aprile 2013

Mi fischiano le orecchie

Dopo la giornata di ieri 20 aprile 2013...
cogitanti mihi saepenumero et memoria vetera repetenti...(mi ritornano in mente storie del passato):


22 Febbraio 1787
Calonne, d'accordo con il re, convoca una Assemblea di Notabili, composta da alti prelati e da esponenti di spicco della nobilta'.

Il re rifiuta di prendere posizione contro nobilta' e clero e, d'altro canto, rifiuta anche fermamente di convocare gli Stati Generali, come da piu' parti suggerito. Calonne cerca di girare l'ostacolo proponendo di convocare una Assemblea di Notabili per discutere le sue proposte. L'esito della riunione e' scontato: netto rifiuto di pagare le imposte da parte di nobilta' e clero. In fondo un tentativo piuttosto ingenuo e pericoloso: come cercare di sottrarre la preda ad un branco di lupi.
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9 Aprile 1787
Calonne, silurato dall'Assemblea dei Notabili e vittima di una violenta campagna denigratoria, si dimette e sceglie volontariamente di esiliarsi a Londra.
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13 Aprile 1787
L'incarico di risanare le finanze statali viene affidato a Lomenie De Briènne, arcivescovo di Tolosa.

ETIENNE CHARLES DE LOMENIE DE BRIENNE, nato a Parigi il 9/10/1727 e morto a SENS il 16/2/1794.
Arcivescovo di Tolosa dal 1763 e membro dell'Accademia Francese. E' stato uno dei piu' violenti oppositori di Calonne durante le riunioni dell'Assemblea dei Notabili ed, a sua volta, uscita' sconfitto dall'Assemblea dei Parlamenti alla quale proporra' le sue pseudo riforme. Sconfitto ma ....ricco.
Volta gabbana per costituzione, cerchera' di salvarsi dai pericoli della Rivoluzione prestando, tra i primi, il giuramento alla Costituzione Civile del Clero, diventando cosi' vescovo costituzionale. Muore di un colpo apoplettico il 16/2/1794 mentre viene arrestato dai rivoluzionari.
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19 Agosto 1787
Lomenie De Briènne propone ad una Assemblea di Parlamenti un prestito di 440 milioni di Lire promettendo un rinvio di 5 anni della temuta convocazione degli Stati Generali.
Durante la seduta il re, che sostiene la proposta di De Briènne, cerca di forzare la volonta' dei Parlamenti imponendo la registrazione del decreto relativo al prestito. Il Duca di Orléans lo accusa di illegalita' ed il re, plagiando forse il suo antenato, ribatte seccamente "e' legale perche' io lo voglio". Atteggiamento inconsueto in un sovrano abituato a non prendere mai una decisione precisa e definitiva.
Il prestito comunque non passa e il Duca di Orleans viene punito con l'esilio a Villèr-Cotteret. Scontera' il periodo di punizione dal 19/11/1787 al 16/4/1788.

I PARLAMENTI. All'epoca della rivoluzione esistevano in Francia 13 Parlamenti e 4 Consigli Sovrani, con sede nelle piu' importanti citta' del paese.
Il termine Parlamento non deve trarre in inganno sulle loro funzioni. Istituiti nel 1278 come supreme corti di appello e di giustizia per determinati reati (crimini contro lo Stato, lesa maesta', ecc.) avevano anche il compito di registrare ufficialmente leggi, decreti ed ordinanze emesse dalla Corte. Questi enti, in mano alla nobilta' ed al clero, nel corso dei secoli erano degenerati in vere e proprie cricche di giudici intriganti e prezzolati, tanto da essere piu' volte sciolti ed i loro appartenenti esiliati, salvo poi a ricostituirli quando faceva comodo ai detentori del potere averli come alleati.
Al tempo di Luigi XVI il Parlamento di Parigi, composto da 164 membri (dotati di cospicue rendite) era particolarmente ostile al re ed in netto contrasto con la Corte in generale, rifiutando sovente la registrazione dei provvedimenti della Corona; nessuna meraviglia quindi che la proposta De Briènne, caldeggiata dal re, sia stata respinta.

7 Giugno 1788
GRENOBLE: la rivolta delle tegole.
Avendo il Parlamento di Grenoble rifiutato la registrazione di alcuni editti reali emessi nel precedente mese di maggio, Luigi XVI tenta di imporre la sua autorita', come fatto a suo tempo da Luigi XIV, ordinando la soppressione del Parlamento e l'esilio dei suoi membri. I cittadini di Grenoble non sono d'accordo con questi provvedimenti e lo manifestano salendo sui tetti e bombardando con le tegole le truppe reali incaricate di far eseguire gli ordini della Corte.
Questo episodio e' ritenuto il principio di quella rivoluzione che ormai covava da tempo nel paese.
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13 Luglio 1788
Un violento uragano devasta le regioni di Normandia, Champagne e Fiandre distruggendo i raccolti appena prima della mietitura. Il maltempo imperversa anche in tutte le altre regioni causando, in definitiva, una perdita stimata del 25% del raccolto del 1788.
Il re, che stava rientrando da Rambouillet, se la vede brutta ed e' costretto a rifugiarsi con il suo seguito sotto dei capannoni a Coignères e a Trappes.
E' una grave crisi che provoca immediati rialzi dei prezzi ai danni delle popolazioni con basso reddito. Si profila l'ombra della carestia.

Molto succintamente. La crisi economica, che si prospettava da tempo, si aggiunge alla crisi finanziaria e comincia a far sentire i suoi effetti.
La causa principale e' dovuta alla scarsita' del grano a seguito di pessimi raccolti e, non meno importante, alla liberta' concessa ai grandi proprietari terrieri di esportare il prodotto senza un occhio di riguardo alla conservazione di ragionevoli scorte. Con l'esportazione in Europa si spuntano prezzi migliori che non sul mercato interno, abbastanza calmierato.
Una serie di scarsi raccolti che si verificheranno negli anni a venire, dovuti in parte a condizioni climatiche ed in parte a devastazioni ed abbandono delle campagne, contribuiranno a ridurre ulteriormente le scorte e ad alimentare il fenomeno dello stoccaggio speculativo di cio' che resta, da parte dei proprietari terrieri.
Ai sensibili aumenti del prezzo del grano seguiranno anche i licenziamenti, da parte dei proprietari, di migliaia di salariati agricoli, sempre a causa degli insufficienti raccolti che costringono a ridurre la manodopera al minimo indispensabile.

21 Luglio 1788
Dopo gli eventi di Grenoble i maggiorenti delle Provincie del Delfinato si riuniscono a Vizille per concordare un piano di azione in opposizione al potere centrale. La Rivoluzione e' di fatto iniziata.

5 Agosto 1788
Considerati vani i tentativi precedentemente fatti per risanare le finanze statali, il re e' costretto, suo malgrado, a convocare gli STATI GENERALI per la data del 1° Maggio 1789.
Lo scopo e' quello di chiedere il consenso ampio e incondizionato, da parte di tutti i componenti la societa' francese, a mettere in atto i provvedimenti necessari per evitare la bancarotta (riforma fiscale).

Gli STATI GENERALI erano una assemblea rappresentativa del popolo francese divisa in tre Ordini:
- Nobilta'
- Clero
- Terzo Stato (il popolo)
Gli Stati Generali venivano convocati eccezionalmente per decidere su provvedimenti atti a risolvere i problemi piu' gravi del paese.
L'ultima convocazione risaliva al lontano 1614.
I partecipanti all'assemblea dovevano essere designati con pubbliche elezioni da svolgersi in ogni Dipartimento e nell'ambito di ciascun ordine. Mentre tutti i nobili e gli ecclesiastici erano considerati elettori di diritto, per il Terzo Stato avevano diritto al voto solo i cittadini maschi con almeno 25 anni di eta' e regolarmente iscritti nei ruoli delle imposte.

8 Agosto 1788
Lomenie De Briènne lascia il suo incarico portando a casa come bottino:
- 800.000 lire
- l'arcivescovado di Sens (uno dei piu' redditizi di Francia)
- il cappello da cardinale

Un utile riferimento: posto che a Parigi, nello stesso periodo, un operaio non specializzato guadagnava mediamente circa 450 lire l'anno, la prebenda di De Briènne di 800.000 lire corrisponde al salario annuale di circa 1700 operai.


27 Agosto 1788
In attesa dell'assemblea degli Stati generali Necker viene richiamato alla Direzione delle Finanze.

Inverno 1788-1789
L'inverno si presenta eccezionalmente rigido. La Senna gela e rende impossibili i gia' precari rifornimenti destinati alla capitale. Manca la legna da ardere che normalmente giungeva a Parigi da Clamecy e da Morvan, per flottazione sulle acque del fiume. Anche il pescato di acqua dolce, che costituiva una risorsa alimentare non indifferente, viene a mancare.
Tutte le regioni settentrionali sono strette nella morsa del freddo; al passo di Calais l'acqua della Manica e' coperta di ghiaccio sino ad 8 chilometri dalla costa, rendendo impossibile la navigazione.
Secondo gli scienziati, in questi anni, perduravano ancora quei fenomeni meteo, indicati come "Piccola Glaciazione" che, iniziati verso la fine del 1500 verranno ad attenuarsi nei primi decenni del 1800. Qualche volta e' capitato che a Versailles, vino ed acqua gelassero nei bicchieri alla tavola del re.
A Parigi ed in altre grandi citta' si comincia a sentire gli effetti della carestia dovuta al cattivo raccolto del 1788. Migliaia di diseredati e di mendicanti si avviano verso i centri urbani dando origine ad una potenziale ed esplosiva massa di manovra. Migliaia di donne, prostitute professionali od occasionali, vanno ad ingrossare quelle che saranno definite le armate del piacere. Solo a Parigi ne verranno contate piu' di 20.000.
E' stato calcolato che l'approvvigionamento dei principali generi alimentari per Parigi, in tempi normali, ammontava annualmente a:
620.000 Sacchi di farina
70.000 Buoi
180.000 Vacche
120.000 Vitelli
360.000 Montoni
35.000 Maiali
700.000 Ettolitri di vino

La base dell'alimentazione, sia nelle campagne che in citta', era il pane il cui consumo era assai superiore a quello di oggi: da 400 a 500 grammi al giorno pro-capite. A Parigi se ne consumavano 100.000 tonnellate l'anno.
In casi estremi ed in mancanza d'altro, alcuni poveri giungevano a consumare sino a 1500 grammi al giorno di pane di bassa qualita'.
Fonte

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martedì 16 aprile 2013

La nostra terra meravigliosa



Al forte di Bard e' in corso una mostra di Arthus Bertrand http://it.wikipedia.org/wiki/Yann_Arthus-Bertrand; chi e'?!?! e' un fotografo, reporter, che ha vissuto in Africa, ha 67 anni, fa fotografie dall'alto, volando in mongolfiera ed in aereo; la mostra ha 100 foto 50x70, e quattro filmati, 3 di uuna ventina di minuti, uno di un'ora e trenta, che documenta la nostra terra meravigliosa, ma e' anche una denuncia del poco che facciamo per conservarla e del tanto che facciamo per distruggerla; Bertrand ha un sito, dove si possono scaricare gratuitamente le sue foto http://www.yannarthusbertrand.org/, e su you tube c'e' il filmato piu' importante visibile a Bard, questo:
 
 
Dura un'ora e mezza, si puo' vedere anche un po' per volta, ma credo che se incominciate a guardare, sia per la bellezza che per la crudezza, non vi staccate fino alla fine, ed e' importante vederlo fino alla fine, per il messaggio che trasmette.
Se lo condividete, fatelo girare, ne vale la pena! Di solito non faccio girare a tutti questo tipo di filmati, ma questo secondo me DEVE essere visto e fatto girare dal maggior numero di persone possibile.
(email Maria Grazia <info@mariagraziaschiapparelli.it>)

sabato 13 aprile 2013

Discorso di Samer Issawi, sul punto di morte.




----- Original Message -----
From: comitato salaam
To: undisclosed-recipients:

Salaam Ragazzi dell'Olivo - Comitato di Milano - Onlus
Salaam Children of Olive Tree - Milan Committee - Onlus
20159 Milano - Italy - via Pepe 14
tel +39 339 8451825
E-mail: comitatosalaam@gmail.com  
Sito:    www.salaam-milano.org

La Fame
Discorso di Samer Issawi,  sul punto di morte.

 Israeliani:

 Sono Samer Issawi in sciopero della fame da otto mesi consecutivi, attualmente ricoverato in uno dei vostri ospedali chiamato Kaplan. La mia situazione è monitorata 24 ore su 24 grazie ad un dispositivo medico che è stato inserito sul mio corpo.I miei battiti cardiaci sono rallentati e il mio cuore può cessare di battere da un momento all'altro. Tutti - medici, funzionari e ufficiali dell'intelligence - attendono la mia resa e la mia morte.

Ho scelto di rivolgermi a voi intellettuali, scrittori, avvocati, giornalisti, associazioni e attivisti della società civile per invitarvi a farmi a visita, in modo tale che possiate vedere ciò che resta di me, uno scheletro legato ad un letto d'ospedale, circondato da tre carcerieri esausti che, a volte, consumano le loro vivande succulente, in mia presenza. I carcerieri osservano la mia sofferenza, la mia perdita di peso e il mio graduale annullamento. Spesso guardano i loro orologi e si chiedono a sorpresa: come fa questo corpo così martoriato a resistere dopo tutto questo tempo?

Israeliani:
 Faccio finta di trovarmi innanzi ad un intellettuale o di  parlare con lui davanti ad uno specchio.

Vorrei che mi fissasse negli occhi e osservasse il mio stato comatoso, vorrei rimuovere la polvere da sparo dalla sua penna e  il suono delle pallottole dalla sua mente,in modo tale che egli sia in grado di scorgere i miei lineamenti scolpiti in profondità nei suoi occhi. Io vedo lui e lui  vede me; io lo vedo nervoso per le incertezze future, e lui vede me, un fantasma che rimane con lui e non lo lascia.

Potete ricevere istruzioni per scrivere una storia romantica su di me, e lo potreste fare facilmente. Dopo avermi spogliato della mia umanità, potrete descrivere una creatura che non possiede null'altro che una gabbia toracica, che respira  e soffoca per la fame, perdendo di tanto in tanto coscienza.

Ma, dopo il vostro freddo silenzio, il racconto che parla di me, non sarà null'altro che una storia letteraria o mediatica da aggiungere al vostro curriculum, e quando i vostri studenti diventeranno adulti crederanno che i Palestinesi si lasciano morire di fame davanti alla spada dell'israeliano Gilad e voi potrete rallegrarvi per questo rituale funebre e per la vostra superiorità culturale e morale.

Israeliani:
 Io sono Samer Issawi il giovane "Araboush" come mi definisce il vostro gergo militare, l'Uomo di Gerusalemme che avete arrestato senza accusa, colpevole solo di essersi spostato dal centro di Gerusalemme verso la sua periferia.

Io sono stato processato due volte senza alcuna accusa perchè nel vostro Paese sono le leggi militari a governare e i servizi segreti a decidere mentre tutti gli altri componenti della società israeliana devono limitarsi a trincerarsi e nascondersi dietro quel forte che continua ad essere chiamato purezza di identità - per sfuggire all'esplosione delle mie ossa sospette.

Non ho udito neanche  uno di voi intervenire per tentare di porre fine allo squarciante gemito di morte. E' come se ognuno di voi - il giudice, lo scrittore, l'intellettuale, il giornalista, l'accademico, il mercante e il poeta - si fosse trasformato in un affossatore e indossasse una divisa militare.

E stento a credere che una società intera sia diventata spettatrice della mia morte e della mia vita e protettrice dei coloni che hanno  distrutto  i miei sogni insieme agli alberi della mia Terra.

Israeliani:

 Morirò soddisfatto e avendo soddisfatto gli altri.  Non accetto di essere portato fuori dalla mia patria. Non accetto i vostri tribunali e le vostre leggi arbitrarie. Dite di aver calpestato e distrutto la mia Terra in nome di una libertà che vi è stata promessa dal vostro Dio, ma non riuscirete a calpestare la mia nobile anima disobbediente. La mia anima si è risanata, si è liberata e ha celebrato il tempo che le avete tolto. Forse capite che la consapevolezza della libertà è più forte di quella della morte...

Non date ascolto a quei luoghi comuni, ormai obsoleti perché lo sconfitto non rimarrà sconfitto in eterno così come il vincitore non resterà un vincitore in eterno.  La storia non si misura solo attraverso battaglie, massacri e prigioni ma anche e soprattutto dal sentirsi  in pace con gli Altri e con se stessi.

Israeliani:

Ascoltate la mia voce, la voce dei nostri tempi, nonché la vostra voce! Liberate voi stessi dell'eccesso avido di potere! Non rimanete prigionieri dei campi militari e delle sbarre di ferro che hanno serrato le vostre menti! Io non sono in attesa di  essere liberato da un  carceriere ma sto aspettando che voi vi liberiate della mia memoria.

 Traduzione Invictapalestina & Rossella Tisci

venerdì 12 aprile 2013

FILM SU ELUANA ENGLARO



MODENA: PROIETTATO IL FILM SU ELUANA
L’8 aprile finalmente a Modena è stato possibile, grazie all’impegno di Léon Bertrand di Libera-Uscita, vedere il bellissimo ed interessantissimo film-documentario “7 GIORNI” che, in realtà, racconta assai  più degli ultimi sette giorni di Eluana Englaro.

Un pubblico numeroso, attento e partecipe ha assistito alla proiezione  frutto della collaborazione tra LIBERA-USCITA, ARCI che ha organizzato la rassegna “L’Italia che non c’è – 2013” e UAAR.

Nel filmato viene raccontata tutta la tragica storia che, iniziata in una notte profonda dell’ormai lontano 1992, trova il suo epilogo nel decesso di Eluana alla Clinica “La Quiete” di Udine il 9 febbraio 2009.

La regia sapiente di Ketty Riga e Giovanni Chironi alterna numerose, significative interviste di protagonisti della vicenda, con bellissime immagini dei luoghi in cui gli eventi si succedono e dirette televisive fornite da Skytg24: la partenza dell’autoambulanza da Lecco, l’arrivo a Udine, le dirette dal Parlamento.

Si nota l’assenza, certo non casuale, del grande protagonista Beppino Englaro e, naturalmente, Eluana la vediamo, come sempre, solo nelle bellissime, tante fotografie che la ritraggono piena di vita come era prima del tragico incidente. Una scelta di grande dignità di  Beppino, da rispettare assolutamente.

La prima intervista è con il medico Riccardo Massei che per primo la ebbe in cura in rianimazione. Ci racconta di come, con suo stupore ed incredulità, ascoltò  Beppino e la moglie Saturna  rivendicare il diritto alla sospensione di tutte le terapie poiché era ormai evidente che i danni cerebrali  erano spaventosamente ingenti. Trasecolò il Dr. Massei, non gli era mai accaduto d’udire una simile richiesta. Eppure Beppino e Saturna sapevano molto bene che la loro Eluana mai avrebbe accettato di sopravvivere a sé stessa in quella condizione e quindi non c’era che da rispettarne e farne rispettare la volontà. Seguono interviste di parenti che testimoniano la volontà di Eluana. L’intervista al neurologo Defanti che dopo aver visto e visitato la giovane rilasciò diagnosi di SV permanente.

Le scene raccapriccianti di quanti intendevano fermare l’autoambulanza in partenza da Lecco: “Eluana svegliati, ti vogliono uccidere!” L’intervista ad Amato De Monte che con coraggio si mise a disposizione per interrompere le terapie nel rispetto della sentenza della Corte d’Appello di Milano del luglio 2008. La sua grande paura  che durante quegli interminabili 400 chilometri Eluana potesse cadere in coma. Cosa avrebbe dovuto fare? Rianimarla? Era solo, doveva decidere lui…..Alla “Quiete” attendeva l’equipe infermieristica a capo della quale era Cinzia Gori che, in una prima intervista, racconta l’assembramento impressionante di media che stazionavano davanti all’ingresso principale della Clinica per cui  avvertì Amato affinché entrassero dall’entrata secondaria. I tentativi del Governo per impedire che la legge avesse il suo corso. La dichiarazione di Berlusconi, Presidente del Consiglio, per il quale Eluana Englaro poteva avere un figlio!! Certo per lui una donna non è molto di più di una vagina e di un utero!! Se la testa non c’è: meglio!!

Poi l’annuncio in Parlamento della morte e la bagarre che ne seguì e la dichiarazione del Sen. Quagliariello (oggi “saggio”): “Eluana non è morta, Eluana è stata ammazzata”

Dopo la proiezione ha aperto il dibattito Léon Bertrand di LIBERA-USCITA  che con parole pacate e ben scelte ha posto l’accento sull’importanza della memoria, non dimenticare per poter andare avanti secondo ragione nel rispetto di ogni libera scelta. E, per non dimenticare, ha ricordato come Eluana dovette compiere i 400 chilometri da Lecco a Udine perché il “celeste” Formigoni, allora Governatore della Lombardia, aveva dichiarato che nessuna struttura sanitaria lombarda sarebbe stata disponibile.

La parola è poi passata ad Enrico Matacena che rappresentava l’UAAR e che ha posto l’accento sull’importanza fondamentale del rispetto della laicità dello Stato.

Sono seguiti numerosi interventi dal pubblico che hanno consentito di approfondire il discorso sul testamento biologico e sul registro comunale dei testamenti biologici attivo a Modena dal Giugno 2010.

Al termine molte persone hanno ritirato copia di modello di testamento biologico messo a disposizione da Libera-Uscita (a 50 centesimi perché la carta costa) e,  chi ha voluto, ha potuto acquistare il bel volume di Amato De Monte e Cinzia Gori “Gli ultimi giorni di Eluana Englaro.

Una serata che è stata apprezzata da partecipanti e organizzatori.

Un consiglio: proiettate ovunque possibile questo bel film-documentario!

(email di Libera Uscita)

Video di Barbabianca:
Eluana e il grande inquisitore


giovedì 11 aprile 2013



Grillo, il Movimento 5 stelle, e la Nonviolenza 
 Alberto L’Abate*

Grillo, durante il suo comizio elettorale finale, in Piazza San Giovanni a Roma, ha dichiarato  di voler portare avanti  una “rivoluzione nonviolenta”. Ed effettivamente quella che sta portando avanti è una rivoluzione senza armi, pacifica, che si collega bene all’appello di Stéphane Hessel, l’ispiratore del movimento degli “indignati”, rivolto a suscitare una “rivoluzione mondiale nonviolenta”, per costruire un futuro basato su uno sviluppo compatibile con le risorse della terra e dei popoli, e su una alternativa economica più equa, giusta, ed ecologica.

Il positivo Cinquestelle
Se si va a vedere infatti il suo programma elettorale, e quanto emerge dalle sue dichiarazioni,  dai suoi comizi, e dalle tante  interviste  ai giornalisti stranieri, non si può che essere d’accordo con quanto dice e propone. E’ quasi impossibile, per una persona che si dichiari nonviolenta, non convenire con le sue critiche,  anche veementi e pungenti, contro la finanziarizzazione dell’economia, contro il predominio dei mercati, e le feroci – per i loro risultati - speculazioni delle banche. Oppure  con quelle che mettono in luce l’assurdità del portare avanti i mega progetti, che distruggono il territorio, violentano le popolazioni che vi vivono, e si prestano a grandi speculazioni, spesso anche inquinate dall’intervento di forze mafiose, come  il progetto della TAV in Val di Susa  (Piemonte), e di tutta la programmazione ferroviaria italiana  che tende a privilegiare i treni  veloci, e costosi,  a lunga distanza, (tra Milano, Roma e Napoli),  ed a sacrificare quelli locali e regionali, e quelli notturni che collegano il Sud con il Nord. E come non convenire con lui, e con le sue preziose battute,  sull’assurdità di puntare ancora, da parte di molti dei nostri politici, sull’energia basata sul nucleare, o su altre fonti energetiche dure, non riproducibili (vedi rigassificatori), mentre si trascura – noi che ne siamo naturalmente forniti -   le potenzialità delle fonti energetiche rinnovabili, come il sole, il vento, le maree,  o quelle  del risparmio energetico attraverso un buon sistema di raccolta differenziata dei rifiuti?. E sull’importanza, per il futuro del nostro paese, di uno sviluppo economico basato su una sistemazione idrogeologica del nostro territorio, o sulla riparazione delle tante scuole, o strutture pubbliche,  non a norma, e non sul procedere della cementificazione del territorio per la costruzione di case che restano invendute, o per il mantenimento di grandi impianti che inquinano e attaccano la salute  degli abitanti che vivono accanto a questi. E come non essere d’accordo con le proposte, che il  suo movimento intende presentare al Parlamento,   di ridurre le spese del  nostro apparato politico, pletorico e sprecone, ed eliminare l’acquisto degli F35, cosa già fatta da vari paesi del mondo, compreso recentemente anche gli USA, o quella di  ritirare le nostre truppe da luoghi, come l’Afganistan, dove, in teoria, dovremmo  combattere contro il terrorismo, ma, in realtà, attraverso l’uccisione dei tanti civili di quei paesi, o la nostra collusione con politici locali corrotti,  non facciamo che dare miccia al terrorismo stesso?.
Ed effettivamente molti dei membri attivi dei movimenti nonviolenti  italiani, persone che Capitini definirebbe  “persuasi” della nonviolenza, hanno collaborato al Movimento 5 Stelle, l’hanno votato,  ed alcuni di essi  partecipano normalmente alle attività che, nelle varie zone del nostro territorio, questo organizza  per mettere a fuoco i problemi e le iniziative più importanti  da portare avanti in quella zona, in attesa di presentarsi alle elezioni locali quando queste ci saranno.

L'ambiguità Cinquestelle: linguaggio, coscienza, nonviolenza, strabismo.

Ma detto questo, e grazie al loro strepitoso successo elettorale, che vede questo come il partito – anche se rifiuta questa definizione – più votato in assoluto del nostro Parlamento,    se si va a  vedere più a fondo i modi con i quali Grillo ed i suoi stanno cercando di portare avanti, a livello parlamentare, questi obbiettivi, i dubbi sulla definizione di questo come “nonviolento” sono moltissimi, soprattutto se si tiene in mente l’insegnamento di Gandhi che “il seme sta all’albero come i mezzi stanno ai fini”, e cioè sulla necessaria  congruenza tra  mezzi e fini.
Il primo dubbio, anche se sicuramente non il più importante,  nasce dallo stesso linguaggio usato da Grillo che non si limita a criticare giustamente  i suoi avversari, ma li insulta a piè sospinto apostrofandoli nel peggiore dei modi possibili.  E questo fa venire in mente invece l’importanza data dalla nonviolenza a quello che viene definito il linguaggio “io”, e cioè, dato che il nonviolento non cerca di distruggere l’avversario ma il suo obbiettivo di fondo è quello di convertirlo, invece di offenderlo e mettere a fuoco gli elementi negativi del comportamento dell’altro (esempio: sei disonesto,  ti comporti male, ecc.) cerca di fare comprendere all’avversario che il suo comportamento è dannoso per la collettività, e che mette in difficoltà anche la persona che lo critica (esempio:  il tuo comportamento mi fa soffrire), e che ci sarebbero altri comportamenti, definiti dalla  nonviolenza come “progetto costruttivo”, che sarebbe meglio suggerire  piuttosto che offendere l’avversario e lasciarlo allo stato iniziale.
Il secondo dubbio è nel rifiuto di Grillo di riconoscere l’importanza della coscienza individuale, in questo caso nel suo tentativo di imbrigliare gli eletti nel suo movimento impedendo loro di votare “secondo la loro coscienza”, e non secondo quella di Grillo o di Casaleggio. L’obiezione di coscienza è una delle armi più forti ed importanti della nonviolenza che si collega all’altra arma, ancora più  potente,  della disobbedienza civile. Non per nulla uno dei primi insegnamenti per far capire la nonviolenza alle persone è quello di educarle a disubbidire agli “ordini ingiusti”. E’ vero che l’articolo 67 della Costituzione Italiana, che Grillo vorrebbe eliminare, o almeno emendare, è servito anche  a molti parlamentari a cambiare casacca vendendosi al miglior offerente, ed è perciò comprensibile che Grillo ne abbia paura. Ma quello stesso articolo riconosce anche  la libertà di coscienza del parlamentare, e c’è il rischio, eliminando quell’articolo,  “di gettare il bambino con l’acqua sporca”,   come  dice il proverbio. Le riserve verso il riconoscimento  dell’obiezione di coscienza nel nostro paese si sono sempre trincerate dietro il rischio che dietro  di questa ci potessero essere comportamenti dettati da viltà, interesse,  o da paura. Eppure se si va a  vedere le leggi più importanti nel settore della pace e della nonviolenza approvate  dal Parlamento italiano, come, ad esempio,  quella per il riconoscimento del servizio civile alternativo al servizio militare (772/1972),  o quella che ha  riconosciuto che il servizio militare ed il servizio civile alternativo dovessero essere di uguale lunghezza (230/1998), od ancora quella  che riconosce che la difesa della patria potesse essere fatta anche senza l’uso delle armi, attraverso forme  di “difesa non armata, nonviolenta” (64/2001),  sono tutte leggi che sono costate  mesi e talvolta anche anni di carcere agli obbiettori di coscienza che si rifiutavano di fare il servizio militare, i primi, o di fare il servizio civile più lungo di quello militare, i secondi, o, infine di pagare le tasse  che vengono utilizzate  per le spese militari, nel terzo caso; in questo ultimo con le conseguenze non di andare in  prigione,  ma con  sequestri di mobili, stipendi, auto,  o altro materiale di casa (ad esempio anche intere enciclopedie) per un valore  molto superiore a quello delle tasse originarie.  Ma  questo atto di  obiezione di coscienza  non sarebbe stato sufficiente ad ottenere le leggi su citate se non ci fosse stato il ricorso alla Corte Costituzionale  da parte degli avvocati difensori degli obbiettori, e sentenze storiche di questa Corte che riconoscevano questo diritto. E questo apre il discorso ad una strategia valida per la nonviolenza  di cui parleremo in seguito.
E qui arriviamo al terzo dubbio sulla strategia di Grillo e dei grillini  sulla base dei principi e delle tecniche della nonviolenza. Chi ha lavorato maggiormente sulla costruzione di una politica nonviolenta è stato sicuramente Gandhi che viene considerato, da tutti gli indiani,  come il “Padre della Patria” per il contributo fondamentale dato da lui all’ottenimento dell’indipendenza dell’India. Ma poi al governo dell’India  è andato un suo collaboratore Nerhu, che però ha portato avanti una politica che ha scimmiottato il modello di sviluppo occidentale, e che con la nonviolenza gandhiana non aveva assolutamente nulla a che fare. Ed ancora peggio sua figlia Indira che ha addirittura messo in prigione molti  dei più importanti seguaci di Gandhi, come Jayaprakash Narayan, detto familiarmente JP, che aveva avuto il coraggio di condannare apertamente il suo nepotismo, dato che Indira aveva nominato come suo successore suo figlio Rajv.  Ma sia Vinoba che JP, i due diretti eredi di Gandhi, hanno sviluppato una teoria molto importante per il ruolo della nonviolenza in un sistema democratico, e cioè “la nonviolenza come terza forza”: secondo loro cioè la nonviolenza non deve puntare né ad essere al governo né all’opposizione, ma, sulla base di un proprio programma elaborato dal movimento  collettivamente,  deve  appoggiare sia il governo che l’opposizione per l’approvazione di leggi che vadano nella direzione desiderata dallo stesso  movimento, e  per opporsi alle altre. Questa impostazione  è estremamente importante perché non  elimina la democrazia, né svuota il Parlamento del suo ruolo, ma aiuta il governo e l’opposizione ad essere meno chiuse reciprocamente,  dando vita   ad  un ponte tra di loro  che aiuta questo  dialogo. Sulla linea della nonviolenza gandhiana anche Capitini parla di aggiunta nonviolenta alla politica, prevedendo, a tutti i livelli, dal Comune  al Parlamento, il ruolo della nonviolenza come controllo di chiunque sia al potere, in modo da evitare che vengano prese decisioni che vadano  contro la volontà della popolazione, e fatte nell’interesse di pochi. Anche per Capitini il ruolo della nonviolenza non viene visto come gestore del potere ma come “controllo dal basso”, come “aggiunta” e non come negazione della politica. Egli  non prevede affatto di eliminare il “Parlamento”, o il “Consiglio Comunale”  ma di aiutarli  a svolgere un ruolo più valido suggerendo loro  proposte elaborate dalla base, ad esempio, nei comuni, attraverso i COS (Centri di Orientamento Sociale). Questi, che si sono estesi in molte città italiane, riunivano in assemblea le cittadinanze dei vari comuni, in genere ogni quindici giorni, per discutere  e prendere decisioni, o approvare  mozioni, una volta sui problemi locali e l’altra sui problemi mondiali. Ma i grandi partiti di allora, la DC da una parte ed il PC dall’altra, non avendo piacere di essere controllati dalla base, hanno fatto di tutto perché queste esperienze si chiudessero, come è successo. Ambedue queste forme  di azione, la “nonviolenza come terza forza” o quella  della nonviolenza come “controllo dal basso” puntavano a  rendere più valido il sistema democratico arricchendolo di un’altra posizione e di altre idee. Invece certe posizioni attuali di Grillo e del suo movimento sembrano andare in direzione del tutto opposta impedendo il funzionamento del sistema democratico,  non dando la possibilità al partito di maggioranza relativa (il PD), della cui coalizione  fa parte anche il partito di Vendola (SEL) che ha un programma molto simile al suo,  di dar vita ad un governo che faccia almeno le più urgenti riforme che permettano di andare a votare con una legge elettorale migliore, e di migliorare la situazione economica dei gruppi più poveri in grave stato di stress che non possono attendere altro tempo. Invece di appoggiare questo governo a nascere, Grillo, almeno finora,  spinge perché il PD ed il PDL  facciano un governo insieme, per poi accusarli di “inciucio” sperando così di screditarli del tutto ed aumentare il proprio elettorato,  ed  arrivare, alle prossime elezioni, a  fare esso stesso il governo, per svuotare il Parlamento, dice Grillo, e dar vita ad una democrazia diretta, di tipo informatico. In termini tecnici Grillo sembra seguire la politica del “tanto peggio, tanto meglio” che è del tutto in contrasto con l’impostazione nonviolenta che è quella del “gradualismo”, del fare un passo alla volta cercando di uscire dall’attuale  crisi  con l’aiuto di tutti e non da soli.
L’ultimo dubbio, prima delle conclusioni finali, è quello sullo “strabismo” di Grillo, e finora anche del suo movimento, che mette esattamente sullo stesso piano “destra” e “sinistra”, senza tener in alcun conto: 1)  le validissime indicazioni del compianto Norberto Bobbio, che ha mostrato come, al loro fondo, le due posizioni sono molto diverse, le destre impegnate a conservare   gli squilibri sociali considerati come una molla dello sviluppo, le sinistre invece  impegnate a superarli per andare  verso società più ugualitarie; 2) del reale andamento della storia del nostro paese nel quale tutte le più importati innovazioni nel settore della pace, della nonviolenza, ed anche della lotta contro la mafia, si sono avuti, o come abbiamo visto, per i sacrifici di tanti obbiettori di coscienza che lottavano per una società nonviolenta, oppure per iniziative di base di gruppi organizzati che  si sono uniti, superando i propri settorialismi e egoismi, per fare forti pressioni dal basso che hanno portato alla approvazione di  leggi: 1) che hanno messo sotto  controllo il commercio delle tante  armi da noi costruite, e vendute,  permettendo anche, almeno sulla carta,  una riconversione in civile dell’industria bellica  (la 185/1990); 2)  oppure quella, per iniziativa di “Libera” (l’associazione di Don Ciotti) che ha permesso  di  sequestrare i beni mafiosi e metterli a disposizione della società civile (la 109/1996). Ma se si va a vedere quali erano i governi che hanno accettato le pressioni degli obbiettori e dei movimenti di base, ed hanno varato le leggi corrispondenti, si potrà vedere che erano  tutti governi dei quali facevano parte partiti del centro sinistra o della sinistra (vedi L’Abate, L’Arte della Pace, in “Inchiesta on line”, gennaio 2013). Dire perciò che  i partiti di “destra” o di “sinistra” sono tutti uguali, e comportarsi sulla base di questa impostazione, ha di fatto portato a Grillo ed al Movimento 5 stelle moltissimi voti di persone di sinistra che hanno creduto alla sua propaganda, ed  ha aiutato le destre italiane, ad esempio dando in mano ai leghisti, sia pur per pochissimi voti, il governo del Piemonte; hanno fatto vincere al Movimento 5 stelle, grazie ai voti delle destre, importanti comuni come quello di Parma; ed infine hanno anche aiutato Berlusconi a superare i grandi squilibri che c’erano tra il PDL ed il PD e ad appoggiare  la sua straordinaria rimonta alle ultime elezioni che ha messo   il PD ed i suoi alleati nelle attuali difficoltà a dar vita ad un governo stabile. Con questo non voglio assolutamente dire che il risultato delle ultime elezioni, e la crisi attuale del PD,  non sia stato dovuto, in gran parte, anche alle posizioni equivoche ed oscillanti di Bersani, dapprima impegnato a cercare  di dare continuità al governo Monti, arrivando, solo alla fine, a criticarlo ed a parlare della necessità di un profondo  cambiamento. Questa indecisione di Bersani  gli ha alienato molti voti, che sono andati in gran parte al Movimento 5 Stelle,  ma questo  passaggio  è stato aiutato anche dalla propaganda di Grillo e dal suo strabismo politico, che  ha avuto un peso non indifferente sulla incerta situazione politica attuale del paese e sullo stallo in cui siamo precipitati. 

Concludendo
Eppure, da molti punti di vista, la situazione, rispetto al precedente peso dei vecchi politici, è notevolmente migliorata e rinnovata: grazie al Movimento 5 stelle, ed alle primarie del PD e di SEL, c’è stato un notevole ringiovanimento del nostro Parlamento (l’età media della Camera è scesa dai 54 ai 45 anni, e quella del Senato dai 57 ai 53), e, soprattutto è cresciuta notevolmente la presenza,  tra gli eletti, del genere femminile (dal 20% al 31%); non siamo ancora alla parità, come sarebbe giusto per una reale rappresentanza del paese, ma ci siamo avvicinati. Ma queste novità non sono sufficienti a far funzionare bene la macchina politica del nostro paese. La giovinezza e la non esperienza di molti degli eletti potrebbe anche tramutarsi in una loro incapacità a fare scelte coraggiose, talvolta anche  disubbidendo ad ordini ingiusti (come, ad esempio,  il tentativo di Grillo di togliere loro il diritto al voto di coscienza).  Ma mi auguro che non sia necessario arrivare a queste disobbedienze, e che Grillo stesso ed il suo consulente Casaleggio capiscano che, se vogliono realmente portare avanti quella rivoluzione nonviolenta  promessa da Grillo, non basta basarsi sull’informatica, e nemmeno avere un programma congruente con una società nonviolenta,  ma che  è necessario anche utilizzare metodi di trasformazione congruenti con i dettati ed i principi della nonviolenza attiva. Per questo sarebbe importante che sia  loro, che  gli  eletti della loro lista,  studiassero  e tenessero   presenti gli insegnamenti di Gandhi e di Capitini. Parlando della  rivoluzione nonviolenta Capitini l’ha definita  come “rivoluzione aperta”,  sostenendo che questa necessita  una “politica aperta”, non legata agli interessi propri e del proprio gruppo, ma come “aggiunta” alla politica del Parlamento fatta attraverso organismi di base (COS) che formassero continuamente la cittadinanza a comprendere a fondo i meccanismi ed requisiti di una politica valida, e stimolassero e controllassero gli eletti a tutti i livelli, ed il Parlamento tutto, ad agire per il bene della collettività, e della pace nel mondo.  Attualmente il Movimento 5 Stelle sembra fare esattamente il contrario: richiede i voti di tutti perché diano ad esso il governo del paese, accetta i voti degli altri per far eleggere i propri membri alle cariche importanti,  ma non appoggia altre forze, anche non troppo distanti  come obbiettivi dalla propria (come il PD  ed  il SEL suo alleato), a mettere su un governo stabile, sia pur transitorio, per fare quelle riforme urgenti, indispensabili a far andare avanti il processo democratico del nostro paese, cambiare l’attuale  legge elettorale che  rischia, se riutilizzata, di lasciare il paese nelle stesse condizioni attuali, ed a prendere decisioni fondamentali per rimettere in  moto l’economia del paese, per poi andare a votare di nuovo, ma con una legge migliore.  Se questo atteggiamento non cambia, e non si arriva, al più presto,  a costituire un governo per fare queste cose,  temo che queste elezioni, malgrado tutti gli aspetti  innovativi detti prima, saranno ricordate come una sciagura nazionale, e serviranno a screditare ancor  più la politica, ed a far nascere  forme di protesta che con la nonviolenza non avranno nulla a che fare, nemmeno a parole.   
___________________
*L’autore insegna “Metodi di analisi e ricerca per la pace”,  nei corsi di  “Transcend: Università internazionale, on line, per la teoria e la pratica della pace” diretta da Johan Galtung , premio Nobel alternativo per la Pace. 
 Un obbiettivo programmatico sul quale l’autore  di questo articolo non concorda con Grillo ed il suo movimento è la sua rimessa in discussione dell’Euro. Il problema, secondo l’autore dell’articolo, non è la moneta, ma la mancanza di  una   Europa realmente democratica. Le decisioni prese attualmente dal Parlamento Europeo non sono infatti cogenti, e   non sono   portate avanti se gli Stati che aderiscono all’Europa non le accettano. Questo mostra  una notevole mancanza di potere politico, e di democrazia reale, dell’Europa attuale.


lunedì 8 aprile 2013

Caro Beppe, scusa se insisto

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Non ti voglio fare la predica, ma un po' di fiato sul collo te lo voglio mettere, così come ai 168 tuoi e nostri dipendenti che tu devi lasciar liberi di decidere a maggioranza in trasparenza onestà ed efficienza (parole di Casaleggio sul palco di Piazza S. Giovanni).

Ma ora che hai mandato in Parlamento 168 facce nuove e pulite non puoi tenerle lì a far la calza o a fare i guardoni pronti a gridare all'inciucio Pdl Pd-l.
Aspettando che il biscione si risucchi  milioni di voti Pd, Sel, Ingroia, Di Pietro con una snasata di cocaina miscelata di mafia, vaticano, ruberie imbrogli e condoni tombali.

sabato 6 aprile 2013

Incontro di eletti ed elettori


Incontro di eletti ed elettori

La Comunità  dell'Isolotto PROMUOVE un incontro con esponenti eletti e non eletti che sono l'espressione delle forze politiche, sociali e del volontariato, impegnate sul territorio nell'opera di profondo cambiamento  ormai non più eludibile
 per venerdì 12 aprile alle ore 21
presso la sede della Comunità  in via degli aceri 1 - Firenze ( v.mappa )

Nota:
Carteggio virtuale seguito alla proposta da me anticipata in rete e poi presentata all'Assemblea generale dei Cinquestelle fiorentini il 27 marzo all'Andrea del Sarto:


Urbano Cipriani
Verrò all'assemblea con una proposta da fare a nome della Comunità dell'Isolotto, per organizzare un incontro tra Cinquestelle e rappresentanti di partiti e associazioni fiorentine, sulla base di questo appello: IL NOSTRO APPELLO
- a non disperdere le nuove energie che si sono messe in gioco e a mantenere una collaborazione costante ed attiva con i territori e le loro espressioni di partecipazione responsabile al bene comune.
Niente nuove elezioni, inciuci, distinguo, veti; molta creatività, costanza, generosità, pazienza, ma anche concretezza e aderenza ai problemi ed ai contesti reali, impegno a crescere insieme ed a rendere alla “politica” il suo vero significato di luogo per il raggiungimento della felicità.
Non sarà facile, buon lavoro a tutti noi!
La Comunità dell’Isolotto riunita in assemblea
domenica 3 marzo 2013
Baracche Verdi - Via degli Aceri 1 Firenze
Se non è fuori tema.

2 • 26-mar-2013 8.26.54
Anna Musco
caro Urbano, sono Anna Musco e vivo a Firenze, anche se dalla parte opposta della città. Ma ho sempre pensato che la volonta' di cooperazione non abbia confini. Penso di poter suggerire un programma di collaborazione che affonda la sua positivita' nella realta' delle esigenze quotidiane; percio' vorrei incontrarti - anzi, meglio, incontrare te e quanti ti collaborano piu' da vicino per esporti le mie idee che sto in concreto facendo veleggiare, per ora in zona aretina dove ho trovato il supporto necessario. Ascoltatemi, se volete e poi traetene le conclusioni che riterrete piu' idonee a sviluppare i vostri progetti (meglio se dentro e fuori l'Isolotto per i motivi di cui sopra). Puoi chiamarmi, se credi allo per un possibile appuntamento? Grazie e a presto. Anna

26-mar-2013 9.58.30
Luca Sani
Ma che bella iniziativa

26-mar-2013 10.41.18
franco fattoni
L'idea di Urbano la ritengo super,e anche quella della sig.ra Anna,ma dell'ultima non condivido l'idea di sviluppare progetti in sede privata.La discusssione dovrebbe essere pubblica e non privata per dare modo anche ad altri d'intervenire .

Massimiliano Domizi
Nella forma una bellissima iniziativa, nella sostanza sono rabbrividito leggendo "Spunti raccolti da Marco nella discussione di domenica 3 marzo 2013 alle Baracche", direttamente tratto dal blog di cui hai inserito il link... E' sconvolgente leggere quanto odio, denigrazione, distorsione e strumentalizzazione delle notizie... il tutto volto a screditare il M5S, a dire che è volgare, urlato, violento, senza contenuti e quei pochi contenuti validi sono assolutamente assimilabili a quelli del PD.... E' difficile Urbano confrontarsi con tanta cieca rabbia... Personalmente avrei molto piacere nel potermi confrontare con la cittadinanza e capirne le necessità, le esigenze, i desideri... ma quell'atteggiamento  sinceramente mi spaventa...

Bonaccorso Vitale Brovarone
non ho visto il link Massimilano ma di che ci stupiamo? anni di campagna denigratoria e tifo da stadio di fedelissimi del PD che sembrano i fedelissimi del Duce che votavano MSI nei '70, hanno i loro apparenti risultati......ma io che vengo dalle "vendite" di servizi ti dico che molto meglio avere di fronte delle obiezioni errate che apparenti amici convinti come si è visto in questi giorni......affrontiamo le "folle" urlanti "senza contenuti" Massimiliano , in fondo è quello che dobbiamo fare.....e che ce ci serve di più....io mi offro volontario ...... si va?

Massimiliano Domizi
Fondamentalmente la penso come te, ma credo anche che sia da valutare attentamente... anch'io sono un lottatore temerario, ma a volte buttarsi a petto nudo contro le spade non è saggio...
3 giorni fa

I tesori della TV

I tesori della TV
Post di Georgiamada

lunedì 1 aprile 2013

Quell'umido vapor che in acqua riede

Ben sai come nell'aere si raccoglie
quell'umido vapor che in acqua riede
tosto che sale dove 'l freddo il coglie

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