sabato 30 giugno 2007

Viaggio in Sicilia (V)




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Palermo mercoledì 30 maggio 2007.

Dobbiamo ringraziare Giampaolo Pazzi e Maria sua legittima consorte se la nostra permanenza a Palermo è stata resa tanto significativa dall’incontro con due palermitani doc di nome Anna Puglisi e Umberto Santino (nella foto).

Perché quello che manca al turista, spesso, è il contatto diretto, non mediato da alcun rapporto d’interesse, con le persone del luogo. Da Giampaolo avevo avuto l’indirizzo e il recapito telefonico. Fateci una visita, ne vale la pena. E così è stato. Non è stato difficile, dopo una telefonata del giorno prima, prendere il 101 a via della Libertà, zona Piazza Politeama e fare i “cento passi” che ci separavano da Via di Villa Sperlinga 15. Tanto poi è stato facile trovare Villa Sperlinga quanto un po’ meno semplice imboccare Via di villa sperlinga, perché è una via cortissima e stretta tra varie altre. Una strada appartata in zona verde e quieta, un cancello, un campanello un piccolo giardino e siamo dentro un appartamento foderato di libri appoggiati ad invisibili pareti. Anna e Umberto ci stanno aspettando. Ci vediamo per la prima volta, ma non ci sentiamo estranei; loro sanno già di noi per bocca di Giampaolo e Maria Pazzi. Prima un’occhiata alle foto, manifesti e poster che occupano le pareti libere da scaffali e poi una chiacchierata informale ma mirata. Siamo dentro al più grande
archivio sulla mafia palermitana, trent’anni di lavoro dei soci fondatori che sono qui davanti a me e Paola. Conoscono Firenze, sanno dell’Isolotto avventure e disavventure, Umberto ha in tasca un biglietto d’aereo Palermo-Peretola A/R per un prossimo quasi immediato incontro in quel di Prato…e poi, su precisa domanda di Paola, la storia di loro e del Centro Impastato da loro creato e accudito con intelletto d’amore e sentimento d’onore. Amore e onore a Palermo e alla Sicilia. Mentre Umberto parla e Anna via via interloquisce mi passano davanti come in un documentario in bianco e nero le elezioni del 20 aprile 1947, la vittoria della sinistra, la sterzata a destra di De Gasperi nel maggio 47 con la cacciata della sinistra dal governo, i grandi movimenti di massa in tutta l’isola, la strage di Portella della Ginestra, l’alleanza di mafia e democrazia cristiana, la creazione di un capolavoro di sistema clientelare, la fuga dall’isola di un milione e mezzo di operai e contadini, il dissanguamento della sinistra che diviene e rimane minoritaria,  con una lotta antimafia rituale e di superficie,  i vecchi fasci siciliani del 1891!...,il primo assassinato eccellente Sindaco Notarbartolo 1893, il primo scossone antimafia nel 1973 quando a Ciaculli rimasero morti 7 poliziotti per un errore degli esecutori che sbagliarono bersaglio e poi soprattutto la morte del generale Dalla Chiesa 1982 che fa diventare la Mafia questione nazionale, a seguire la Legge di Pio La Torre che segna all’anagrafe per la prima volta la mafia col suo vero nome…Ballarò centro e cuore di Palermo, strappato dal petto della città dai bombardamenti del 1943, dal terremoto del 1968, Ballarò dei 200.000 abitanti, Ballarò dei 30.000 oggi grazie agli extracomunitari, Ballarò miglior mercato ortofrutticolo di Palermo, Peppino Impastato, cento passi dalla casa di Badalamenti, saltato in aria, depistaggio dei carabinieri, omertà sconfitta da mamma Felicia e contorno, v.Centro antimafia fondato un anno prima, ribattezzato per l’occasione…E poi, divagando, Palermo turistica, Palermo barocca, Viale Lincon, a sinistra il giardino botanico (andate a visitarlo) a destra chinatown e tutte le chincaglierie relative, là dove Anna bambina schiacciava il musetto contro le vetrine delle  fabbriche di confetti che rotolavano di là dal vetro spinte fuori  da  piccole betoniere, le migliori confetterie del mondo..

La sera ci siamo dati appuntamento a un ristorante vicino al nostro B&B, zona Politeama, ottimo primo, veramente speciale, di cui non so dire più di tanto. Cercate tra i primi nel menù de  “Il mirto e la rosa” di Via Granatelli. Il giorno dopo, in attesa della corriera Palermo-Siracusa abbiamo visitato il Giardino Botanico di Viale Lincoln. Il
ficus bengalese era ed è ancora lì dal 1840. 4 foto


Ho finito di leggere "Una ragionevole proposta per pacificare la città di Palermo" di Umberto Santino.  Ne ho fatto un post su bloggerdiguerra.

Adesso mi sto familiarizzando con Felicia, la mamma del figlio Giuseppe assassinato dalla mafia. Altro che tragedia greca. Ho ta le mani l'intervista di Anna e Umberto e "Donne Mafia e Antimafia" di Anna P. 

Consulta senza fretta il sito dell'Archivio di Anna e Umberto. Buona notte.

(continua)

sabato 23 giugno 2007



Cara Paola,

 

approfittando di un viaggio in treno ho letto con calma e piacere i tuoi racconti, riscoprendo sentimenti, situazioni, parole (la manopola della televisione, l'accalappiacani) e sapori (il gorgonzola e la minestrina) quasi dimenticate nella mia affannata quotidianità. Mi sono sentita "aldilà dello specchio" della casalinga della Distrazione anche se non è la casa che ho fin sopra i capelli (anzi vorrei starci di più), ma i "ciuffi" sono anche per me penzoloni...perchè se non è la casa, ci sono sempre mille altre cose fuori di te che premono, quei "doveri" che ami ed odi allo stesso tempo. 

Il racconto che più mi ha affascinato è stato il Giardino pubbliuco: avrei voluto che quello scambio di lettere silenziose e discrete  non avesse mai fine ed, iniziato così per caso, potesse durare tutta la vita. Non sognamo sempre tutti qualcosa che duri "per sempre"?

 

Grazie delle belle ore che mi hai regalato,

un caro saluto

Mariella.


Il racconto citato da Mariella Zoppi è il sesto, a pag.25 di "Identità intermedia", Tufani ed. 2006, Ferrara.


Giardino pubblico


Gentile Signora,


due settimane fa passeggiavo per questi giardini in un pomeriggio di sole, quando l’ho vista seduta su una panchina a leggere un libro. La giornata era così fredda, anche se terza e splendente che mi è subito parsa una cosa stupefacente vedere una donna che stava immobile per mezz’ora, ma certo poteva essere anche di più se si pensa che lei era già lì prima di me, sola in quel giardino deserto. Mi sono attardato infatti a girellare intorno, tenendomi a distanza. Un gran desiderio mi ha preso di sapere di che libro si trattava e, siccome insieme alla curiosità sentivo uno stringimento che potrei chiamare di gelosia, ho dovuto rendermi conto che ero geloso del libro che assorbiva tutta la sua attenzione. Un piccolo libro grigio di cui non potevo assolutamente indovinare il contenuto. Un romanzo, un saggio, una cosa seria, un passatempo leggero, non lo so. Ma non potevo avvicinarmi senza distruggere l’incanto che era fatto un po’ anche dal mistero. Così alla fine me ne sono andato e poi ho dimenticato quasi subito. Eppure in queste due settimane i miei pensieri sono stati così a lungo in sua compagnia, cioè di quel poco che so di lei, la linea pensosa del viso, la scriminatura tenue dei capelli nel mezzo della fronte e la mano piuttosto piccola che saliva ogni tanto ad allontanare i capelli, che non sa più come richiamarli ai loro percorsi soliti. Infatti scappano ogni tanto, si assentano per andare a sedersi dove avrei voluto sedermi io, sulla panchina, a rispettosa distanza.

Così sono diventato un uomo estremamente distratto, anzi astratto, completamente perso fuori da me stesso.




Caro Signore,


la ringrazio di non essersi seduto sulla panchina, perché davvero si sarebbe sciupato qualcosa. Io l’ho vista, anche se non subito, ma non ho alzato gli occhi perché mi è piaciuto vederla così come una persona di cui potessi pensare qualcosa che non sarebbe stato sciupato da un gesto non perfetto o da una parola inopportuna. Del resto qualcosa cui appigliarmi ce l’avevo, il suo cappotto scuro col bavero alzato, prima di tutto. Ora i cappotti non si usano più, non li porta più nessuno, ma a me gli uomini coi cappotti scuri son sempre piaciuti perché prendono quell’aria un po’ demodé, decisamente introversa e se posso dire, vagamente sognante. Guardi, mi ha ricordato Gerard Philipe, il mio attore preferito, da sempre. E poi naturalmente il cappello, scuro anche quello, Dio che meraviglia i colori scuri d’inverno perché si inseriscono bene nel paesaggio. Lei lo porta davvero un po’ all’antica il cappello, con la tesa grande e spiovente. Per quanto in un certo senso questi cappelli scuri e così grandi diano anche un aspetto d’ambigiutà.

Quando lei è scomparso per i vialetti del giardino, mi sono resa conto che ero arrivata in fondo alla pagina senza capire nulla.


Cara Signora del libro misterioso,


questa si che è una buona notizia! IL mio vecchio cappotto nero che stava lì nell’armadio da almeno dieci anni e che ho pensato di ritirare fuori perché quest’inverno ha deciso di essere molto freddo e lui invece è molto caldo, le piace. Forse se mi siederò accanto a lei la prossima volta, potrà constatare che gli manca l’ultimo bottone e che la stoffa è piuttosto consumata, ma anche secondo me è ancora un capo molto dignitoso. La ringrazio  di cuore per avermi in qualche modo paragonato a Gerard Philipe.

Secondo me, che al cinema ci sono sempre stato di casa, scegliere il suo viso per un personaggio maschile significava mostrare che c’è nell’uomo una componente di poesia che, per la verità , mi sembra sia, almeno per ora, irrimediabilmente scomparsa. Il fatto poi che lei mi veda come un sognatore va a toccare una parte profonda di me, dove sta nascosto per affacciarsi di tanto in tanto il mio umor malinconico. Per molto tempo mi sono vergognato della mia malinconia. Non è di moda, lo so, e non attira nemmeno le simpatie. Eppure oggi propendo a vederla come la fonte di molti piaceri, da quello di saper gustare un paesaggio o un quadro a quello di poter afferrare al volo certi passaggi particolari della musica. Mozart per esempio, che ha tutta le sfumature dell’emozione, quella della malinconia ce l’ha in un modo speciale. Voglio dire una malinconia bella, alta, serena, che può fare grande compagnia. Dolce signora del libro, che lungo discorso ho fatto. Ho proprio approfittato. Un saluto molto interessato al libro misterioso.




Caro Signore,

sono giusto passate quattro settimane e io sono tornata due volte su quella panchina, ma non l’ho più vista. Devo pensare che lei è stato molto molto occupato in tutto questo tempo o che l’avermi scritto quella bella lettera ha esaurito tutta la voglia che lei aveva di mettersi in contatto con me? Mi scusi per la brutalità, forse queste cose non le dovevo dire, perché veramente la sua lettera mi ha fatto tanto piacere dal momento che posso conoscerla meglio e quello che dice di sé mi piace. A proposito della malinconia, sa che ogni volta che arrivava novembre, non ne sopportavo l’atmosfera cupa, il grigiore della nebbia. Questo succedeva prima. Ora sapesse quanto mi piacciono le sue brune dense    che sembra nascondano tante cose. E i colori che vedo dalla mia finestra, soprattutto  il viola scuro dei boschi inframezzato dagli spiazzi più chiari dell’erba secca. Rimpiango solo che non si vedano animali in questo paesaggio invernale. Non si meravigli se parlo di queste cose. La mia casa sta all’estrema periferia della città e dai piani alti si vede la collina. Del resto, quello che non vedo lo immagino.




Cara amica,


Davvero ogni volta che le scrivo mi pare di essere più vicino a lei, dal momento che sento dietro le sue descrizioni di paesaggi tutta l’emozione e l’amore per la vita che lei ha. Mi pare che veda la campagna con l’occhio di una pittrice. Forse oltre a leggere libri misteriosi, lei dipinge anche quadri suggestivi in cui i colori predominanti sono il giallo e il viola. Chissà se sono molto moderni nell’esecuzione oppure più tradizionali. Non mi rimproveri per non essere venuto. Davvero non è stato possibile. Spero però di poterla rivedere presto, al solito posto.




Signore,


dal momento che non ci siamo più visti, penso che questa sia la mia ultima lettera. Infatti che senso può avere una nostra corrispondenza che rischia di avvicinarsi ogni volta di più senza  che la nostra convergenza ci trasferisca sul piano dell’impatto fisico, se questa espressione non le sembra poco poetica. Forse lei ha una moglie e a questo punto vuole agire da marito leale. Sono d’accordo, perfettamente. Dunque, la saluto e le auguro ogni bene.




Mia cara,


accetto con piena consapevolezza il suo tono improvvisamente freddo e sbrigativo, anche se forse mi sembra eccessivamente punitivo e se intuisco nelle sue parole una notevole forzatura. Quale sarebbe la mia colpa? Una moglie? Non sono mai stato sposato. Non ho quindi nessun debito con nessuno. Forse con lei sì, signora del libro, a cui sono costretto a questo punto a confessare il mio segreto. In questo momento non vorrei vedere il suo viso dalle linee dolci, ma la verità è che io sono un fantasma, il fantasma del giardino, ideato dal costruttore cinquanta anni fa insieme a questo luogo. Credo che gli sembrasse in tono col giardino una figura di uomo che si aggirava qua e là come un impronta di vita più forte per un luogo che forse gli era sembrato troppo vuoto. In realtà non è che a me questo ruolo sia piaciuto molto, troppo limitato, troppo poco sostanzioso. Apparire, sparire, trascorrendo la vita fra desideri e rinunce. Poi, ci sono anche gli aspetti poetici, come lei sa. Io capisco che a questo punto lei non mi voglia ascoltare più, però le devo dire ancora una cosa. Erano molti anni che non scrivevo lettere a visitatrici del giardino e se piuttosto sfacciatamente l’ho fatto, gentile signora del libro, è proprio perché non ho saputo farne a meno. Tutta colpa del fatto che io sono un fantasma molto solo e lei una donna dalla seduzione discreta e poco comune, quel tipo di seduzione a cui gli uomini che amano le cose poco comuni difficilmente riescono a resistere. Se lei crede a quello che le sto dicendo, forse capirà il mio stato d’animo di questo momento. Spero che abbia finito il suo libro e che le sia molto piaciuto.

Saluti per me la sua collina dai bei colori invernali.




Signor fantasma,


credo che in fondo le abbia tutta la mia comprensione umana. Davvero il suo ruolo non è invidiabile, eppure  far sognare qualche donna solitaria come me, e ce ne sono tante che non si crederebbe, non è cosa da poco. Lei è molto importante qui. Lo sa che questo è il giardino più frequentato della città? E che le donne sono molto più numerose degli uomini? E questo non è motivo di soddisfazione per lei? Via, non mi dica che aiutare a sognare non fa compagnia.

Lo sa qual è il titolo del libro, come lei dice, misterioso? “Racconti di fantasmi di Henry James. Un gran bel libro.




Chi ha trovato questo piccolo scambio di lettere sarebbe molto contento di poter dare una conclusione, per dire così, positiva a questa storia. Ma come? Intrecciare fra loro in maniera dura la vita di una donna viva e quella di un fantasma?

Non che manchino esempi letterari famosi. Jorge Amado, per dirne uno, nel famoso “Doria Flor e i suoi due mariti”, ma qui non c’è l’atmosfera giocosa e fantastica dei romanzi sudamericani e i due personaggi in questione sono in definitiva troppo seri e romantici perché si possa pensare di scherzare con loro. Basterà comunque riflettere al fatto che tutto quello che noi sappiamo della realtà e soprattutto di quello che ne sta fuori è quasi niente. Perciò sarebbe un imperdonabile errore considerare questa storia finita qui.


Un altro racconto lo trovi qui.

giovedì 21 giugno 2007

Passaparola


Eolo


Guy Negre, ingegnere progettista di motori per Formula 1, che ha lavorato alla Williams per diversi anni, nel 2001 presentava al Motorshow di Bologna una macchina rivoluzionaria: la  "Eolo" (questo il nome originario dato al modello), era una vettura con motore ad aria compressa, costruita interamente in alluminio tubolare,fibra di canapa e resina, leggerissima ed ultraresistente.Capace di fare 100 Km con 0,77 euro, poteva raggiungere una velocità di110 Km/h e funzionare per più di 10 ore consecutive nell'uso urbano.Allo scarico usciva solo aria, ad una temperatura di circa -20°, che veniva utilizzata d'estate per l'impianto di condizionamento.Collegando Eolo ad una normale presa di corrente, nel giro di circa 6 ore il compressore presente all'interno dell'auto riempiva le bombole di aria compressa, che veniva utilizzata poi per il suo funzionamento.Non essendoci camera di scoppio né sollecitazioni termiche o meccaniche la manutenzione era praticamente nulla, paragonabile a quella di una bicicletta.Il prezzo al pubblico doveva essere di circa 18 milioni delle vecchie lire, nel suo allestimento più semplice. Qualcuno l'ha mai vista in Tv?


Anche oggi, se scrivete su Google la parola "Eolo", nella prima pagina dei risultati trovate diversi riferimenti a questa strana storia. Come stanno oggi le cose, previsioni ed approfondimenti. Il progettista di questo motore rivoluzionario ha stranamente la bocca cucita, quando gli si chiede il perché di questi ritardi continui. I 90 dipendenti assunti in Italia dallo stabilimento produttivo sono attualmente in cassa integrazione senza aver mai costruito neanche un'auto. I dirigenti di Eolo Auto Italia rimandano l'inizio della produzione a data da destinarsi, di anno in anno.

mercoledì 20 giugno 2007

Viaggio in Sicilia (IV)

Ballarò

29 Maggio 2007.

E’ il centro storico di Palermo, prima di essere la sigla della trasmissione TV. E’ uno dei più grandi centri storici di città europee, mi dirà Umberto Santino, (del Centro di documentazione antimafia...prossimo post): 200.000 abitanti prima dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, 30.000 oggi. Anche grazie agli extracomunitari. I Palermitani rimasti vivi non hanno fatto come i friulani di Gerona; hanno lasciato lì tutto e si sono spostati nella nuova Palermo,oltre che in America. L’ho attraversato da cima a fondo partendo dalla cattedrale. Andavo in cerca delle olive confezionate in Via del Bosco 49, olive trovate lì un mese prima da Carlino, un amico isolottiano doc dei tempi del sessantotto, il quale ne è rimasto incantato e ne vuole assolutamente delle altre. Più di un’ora attraverso case e palazzi disfatti, con Paola terrorizzata dai motorini di ragazzi indiavolati. Vedere tetti sfondati,  case diroccate, pareti scheggiate dalle bombe, sforacchiate dai colpi d’arma mi ha riportato a scene familiari dell’infanzia, alle piazze e strade dei nostri paesi. Da noi tutto è stato rifatto. Ma qui a Ballarò rivedo tedeschi e fascisti a terra, alleati in aria e sul mare...come in un film al primo tempo in attesa del secondo. Impressionante. Per bambini che non hanno idea di cosa è una guerra, una gita scol. a Ballarò. Per me è stato quasi uno choc che confesso ora, senza averne parlato neppure con Paola sopraffatta dal terrore in quel momento per lei attuale dei motorini. Maliziosamente ho anche pensato a quei palermitani e siciliani che votano in buon numero Alleanza Nazionale. Ce l’ho qui sul tavolo e faccio poca fatica ad aprire “Allegro ma non troppo” di C.M. Cipolla, ed Il Mulino, 2005, a pag.45: La prima legge fondamentale della stupidità umana asserisce senza ambiguità di sorta che sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione. E Cipolla non ha scritto l’opuscolo per i palermitani. Coraggio amici.

Se qualche regista amatoriale ha bisogno di inquadrature di città appena bombardate può andare a Ballarò: c’è solo il costo del viaggio.

Ma, canta De André, “dal letame nascono i fiori”: il mercato migliore di Palermo è a Ballarò, olive comprese. Il numero 49 di Via del bosco non è un negozio, è un grande androne che apre su un patio. In fondo a sinistra intravedi un magazzino. Entriamo e dopo un po’ spunta dal fondo un buon uomo al quale racconto dell’amico fiorentino che, dopo aver assaggiato le olive da lui confezionate, mi ha incaricato di ritrovare la ditta e guai se torno a Firenze dalla Sicilia senza le olive di ---

“Dovete tornare domani, perché in questo momento, nel nostro magazzino, stiamo confezionando i prodotti e non siamo pronti”.

E’ così che, mappa alla mano, ho scoperto che via del Bosco dà su via Makeda, come dire su via Cavour a Firenze, e se la prendi da lì puoi evitare Ballarò e i suoi motorini scatenati. Grande sollievo il giorno dopo con i 5 pacchetti da mezzo kilo presi con poco più do 10 (dieci) euro. Fosse stato l’ultimo giorno di permanenza in Sicilia valeva la pena di riempirne un valigia e far contenti tanti amici. La pasta di mandorle la puoi trovare dappertutto, ma le olive di Carlino ce l’ha solo Ballarò...A casa Paola le ha trovate un po’ troppo piccanti per i suoi gusti, io sono d’accordo con Carlo: valgono un bis. L’indirizzo esatto lo metterò da Firenze. Stasera sto digitando dal Casentino con davanti alla finestra la falce della Luna e Venere in passerella. Ieri sera la luna si è sovrapposta a Venere; speravo di veder lo spettacolo, ma mi sono tramontate là tra Pratomagno e Secchieta una buona oretta prima dello show. Voi lo sapevate? Stasera ce l’ho di nuovo avute davanti. La falce di luna e Venere in passerella, tra Pratomagno e Secchieta. Adesso sono sparite. Sparisco anch’io, ma prima mi affaccio a contar le lucciole. A Firenze si contano le gocce di sudore. Bona.

lunedì 18 giugno 2007

Oh Natura Natura.

Sabato 16 giugno son salito fino in Campigna, da Stia per la strada che porta al passo della Calla, alla Burraia delle mie prime sciate, ai tempi del maestro Nesman. Oggi il tempo è variabile, vento andante mosso. Una foresta davvero impressionante, faggi di 200 anni e faggetti di 20, un manto verde immenso e cupo. Una strada tutta curve, un asfalto liscio e perfetto, l’allevamento di trote ancora lì, ormai dal dopoguerra; più in alto, prima degli ultimi tornanti, ancora la fonte di Calcedonia, dispiacere di non avere a bordo la solita stagna da 5 litri. Sul passo tira vento: 5 km sotto, direzione Santa Sofia, Forlì e Bagno di Romagna, il vecchio edificio storico del Granduca di Lorena, tutto in pietra. Lo spiazzo davanti all’albergo è pieno di macchine,  al bivio di sopra mi sono fatto strada tra un centinaio di motociclisti. Nella chiesina gli astrofili qui a convegno per lo starparty annuale proiettano foto digitali di precedenti missioni al seguito di eclissi di sole e di luna in Libia, America latina, Canarie. Tutto illustrato dal testimone oculare Emilio Sassone Corsi. La chiesetta è purtroppo sorda e non si capisce quasi nulla. Piero Salinari parla di telescopi e delle stelle al loro seguito: peccato per l’acustica, ma la conferenza coinvolge ed appassiona i 25 astrofili presenti.L’Astronomia ha per me il fascino della teologia, con il vantaggio che qui iddio lo vedi attraverso il LBT (large binocular telescop) del prof. Salinari e le formule matematiche e fisiche di Galileo. La vita oltre la terra, pianeti azzurri in altre galassie, idrogeno elio e poco altro sono la materia unica dell’intero universo, cioè “tutto” l’universo è fatto con gli stessi elementi di questa mano che batte i tasti e dei tasti stessi. Il prof Salinari spiega che l’universo infinito è solo il 25% dell’intero, perché il 75% è fatto di materia ignota e invisibile...altro che mistero dell’unità e trinità di dio.  Bisognerà che impari a frequentare il grande storico santuario di Arcetri, dedicato a S.Galileo Galilei testimone e martire. Sono salito poi fino ai Fangacci, praticamente sul Falterona, nel grande piazzale pieno di camper, di canocchiali e telescopi per l’imminente sera. Tira vento, fa freddo, il cielo è per due terzi coperto da nuvole sottili e striate. Con la Punto proseguo sino alla fine della strada là dove il parco chiude alle quattro ruote e indica il sentiero per le due gambe: Lago degli Idoli. Gli idoli degli etruschi. Non ci sono mai stato. Con Paola facciamo promessa, ora che abbiamo scoperto la strada, di una prossima passeggiata, col caldo e il sole delle prossime giornate estive, pranzo al sacco e scarpe adatte. Sarebbe bello rimanere fino a notte e rimirar le stelle ad una ad una, ma fa freddo, mancano tre ore, il cielo non garantisce il sereno, Paola ha la raucedine. A sera dal fondo valle,  sul cielo ritornato sereno d’un sereno spazzato dal vento là a nord ovest verso Firenze direzione Montemignaio-Vallombrosa spunta una venere come dalla conchiglia di Botticelli: una lampada accecante; e provo invidia per non aver gli occhi dietro le lenti degli astrofili là sul Falterona. Poter resuscitare Galileo e portarlo là sul piazzale dei Fangacci.  Venere: 400° in superficie, venti violentissimi su una atmosfera fatta al 90% di anidride carbonica che spingono nubi giallognole di acido solforico. Bella impossibile.

Ritorno con lo sguardo sulla terra ed ecco il nuovo miracolo:

Lucciole vedo

giù per la vallea,

intorno casa,

sul poggio sovrastante

sul prato a me dinante.

 Luci che brillano

come quelle in cielo,

luci che durano

sol per un istante

sol per mandare

un messaggio d'amore.

Son la metafora

del nostro cuore.

(Reminiscenze di Ada Negri e Giacomo Zanella delle mie elementari)



Oh Natura Natura.

mercoledì 13 giugno 2007

Viaggio in Sicilia (III)

Appunti di Paola

I paesi del barocco dolce, cioè settecentesco dopo il terremoto del 1693. Noto, Ragusa, Comiso,  Palazzolo Acreide, Ferla, Vizzini, questi i paesi che abbiamo visitato. Questo barocco, tutto un po’ simile, ha dettagli interessanti: bei portali cariatidi strane e un po’ mostruose che sostengono  porte e balconi, fontane con animali e strani esseri intermedi tra l’umano e l’animalesco (rimpiango di non aver potuto vedere Villa Palagonia a Bagheria). Un mondo curioso e interessante scolpito  nella bella pietra locale color miele. Dispiace però la monumentalità magniloquente delle moltissime chiese, anche tre in una sola piazza. A Comiso una bella sorpresa: la fondazione Bufalino. Dentro la ricca biblioteca dello scrittore e  l’opera completa. A presentare il tutto un amico più giovane, molto preparato, assolutamente  all’altezza dell’eccezionalità dello scrittore. Ci ha un po’ commosso sentirne parlare, una persona  così fuori della tipologia del romanziere più o meno in cerca di notorietà. Per restare in tema di  scrittori è stata interessante anche la mostra dedicata al Verga, a Vizzini, in Palazzo Trao,  recentemente ampliata di due sale, quella del cinema e quella del teatro. La ragazza che guida, fa  del suo meglio, ma Verga è troppo alto per una ragazzina così giovane. La casa natale dello  scrittore è letteralmente cadente, ma qua ci fanno poco caso, infatti una discreta parte di questi  paesi, a cominciare da Ragusa, è fatiscente. Alcuni restauri sono stati possibili con i fondi  dell’Unesco, ma c’è ancora tanto da fare per ritirare su facciate  portali balconi disastrati. Abbiamo traversato il parco naturale di Pantalica, pieno di profumi di erbe e di rocce antiche. Ogni tanto la roccia appare “bucata” da tombe antichissime, piccole caverne scavate molti secoli prima di Cristo. Sono resti del passaggio di antiche popolazioni sicule anteriori di molto a tutte le civiltà che popolarono l’isola.

Stasera 6 giugno ho fatto la penultima passeggiata in questa bella piccola isola nell’isola grande.  Ortigia è anche lei barocca, ma con grazia e misura, anche lei decadente, ma piena di vita e di  gente che si ingegna con tanti piccoli lavori e negozi. Come i quattro giovani che presentano in via Giudecca l’opera dei pupi, una cosa garbata adatta ai piccini e non disdegnata dai grandi. Come il  giovanotto un po’ timido che gestisce un grazioso caffè con i tavolini ingentiliti dal lume di  candela, dove si ha l’impressione che non entri quasi nessuno. “Attenti a non spingere” ci ha detto  con un mezzo sorriso, mentre si entrava. Come il simpatico proprietario della trattoria La Foglia  che corre veloce fra un tavolino e l’altro nel suo affollato ristorante, addobbato con gusto e  fantasia, proponendo in modo spiritoso i piatti speciali e stuzzicanti preparati dalla moglie.  Particolarmente gradevoli il maccu di fave e gli involtini di vongole. Questo paese ha dei grossi mali che si sono radicati in profondo, facendo leva sulla miseria e  sull’ignoranza che l’accompagna. E’ un gran peccato perché l’indole di questa gente è cordiale e  affettuosa e viene incontro all’ospite che non si sente mai estraneo.


Narrativa siciliana presa in considerazione da Paola:

Gesualdo Bufalino, Diceria dell'untore, Sellerio 1981;

Vincenzo Consolo, Le pietre di Pantalica, Mondadori 1988;

Maria Messina; Pettini fini, Sellerio 1996;

Gianrico Carofiglio, Ad occhi chiusi, Sellerio 2003;

Santo Piazzese, Il soffio della valanga, Sellerio 2002.

lunedì 11 giugno 2007

Viaggio in Sicilia (II)




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Siracusa, mercoledi 6 giugno 2007.


In scena Eracle di Euripide.

Una serata splendida, dopo le brutte serate precedenti. Lo spettacolo è iniziato alle 19 in punto, finito prima delle 21. Il Barba sta dietro la fotocamera digitale. Il sole è tramontato ma c'è una bella luce come si vede. Devo confessare che ho fatto lettere classiche e che la mia tesi (tesina, tesetta) verteva su una tragedia "inesistente" di Euripide: Antigone. Non quella che voi conoscete che è di Sofocle. Si tratta di 17 versi tramandati da citazioni di autori vari. Su questi pochi resti la mia fatica fu poca. Ringrazio il Prof. Carlo Del Grande, napoletano doc, gran cuore e spirito arguto - che Allah lo benedica - che mi fece discutere la tesi dopo soli 4 mesi di onesto lavoro, basato su pochi testi di autori tedeschi che mi procurai alla Biblioteca Nazionale di Firenze.  Al prof. avevo presentato il mio curriculum che era in buon ordine - 4 anni di studio matto e disperatissimo sempre in pari con gli esami - una media degli esami di 28,50/30mi e una condizione familiare disastrata (v. profilo). Era la fine di maggio e volevo laurearmi entro settembre per poter avere una supplenza annuale di insegnamento il primo ottobre, giorno d'inizio delle scuole. La discussione di laurea fu il 17 di ottobre. Dopo due giorni salii in cattedra presso la scuola media del mio paese. Sì, perché negli anni del boom economico l'Italia scarseggiava di laureati. Poteva capitare che il farmacista del paese insegnasse chimica e che l'ultimo laureato in diritto andasse ad insegnare storia ed educazione civica. Anche studenti al quarto anno dell'Istituto Tecnico Industriale di Bibbiena trovavano lavoro in Ditte consolidate, con mansioni relative alla loro specializzazione. Non sono favole.

Questo per dire che dietro la mano che ha scattato la fotografia c'erano un cuore e un cervello sollecitati da scariche emotive di una certa consistenza. Pensare che gli autori delle grandi tragedie avevano presenziato alle stesse loro rappresentazioni in quell'anfiteatro affacciato sul mare, con la vista dell'Isola di Ortigia lì di fronte, 4-5 secoli prima di Cristo...

Quanto a Eracle, l'Ercole di noi latini, la storia, tolta dal teatro e raccontata qui, è banale anche se rimane tragica: figlio di Giove e di una donna, forte come un toro e pieno di buona volontà, libera - o tenta di liberare - la terra dai mostri e gli uomini dai carnefici; e per un po' sembra che ci riesca...Va fino all'inferno a liberare un amico, torna sulla terra in tempo per liberare dal tiranno di Tebe la moglie Megara con i tre figli già condannati a morte, ma...dopo che ha fatto questo, impazzisce e nel delirio stermina tutta questa sua famiglia. Improperi di Euripide agli dei che non si curano di noi, mentre Ercole lascia la scena sostenuto a braccio dall'amico sottratto all'Ade.

Allegoria politicamente corretta:

L'11 settembre 2001

G.W.Bush  stermina 3000 concittadini nelle torri gemelle,

manda poi a morire


























U.S. MILITARY DEATHS (IRAQ): 3505
U.S. MILITARY WOUNDED (IRAQ): 25830
IRAQI CIVILIAN DEATHS (MIN): 65000
'EXCESS' IRAQI DEATHS: 655000





Finché esce di scena...sorretto da Teseo-Blair giunto appositamente da Atene-London.

Nel frattempo Europa, violentata da Zeus è divenuta madre di un mostro...Ma questo non lo dice Euripide. Ed io non voglio neppure pensarlo.

Good night, good luck!


domenica 10 giugno 2007

Viaggio in Sicilia (1)




I  luoghi

Palermo, Siracusa, Ragusa, Noto, Comiso, Palazzolo Acreide, Vizzini, Pantalica.

I personaggi

Gesualdo Bufalino, Giovanni Verga, Sofocle, Euripide.

Le persone

Anna Puglisi e Umberto Santino
del Centro Impastato di Palermo,

Giovanni Iemulo  della Fondazione Gesualdo Bufalino di Comiso.

Le trattorie

Il mirto e la rosa
Palermo

La Foglia Siracusa

Il Gallo Palazzolo Acreide.


E' ormai tardi e vado a nanna, ricordando Bufalino:

Il sonno è di destra, il sogno è di sinistra... Votate per una lucida insonnia.  

Trovato qui. Ma ce l'aveva anticipato il bibliotecario Iemulo della Fondazione Bufalino di Comiso.

venerdì 8 giugno 2007

Armi di distruzione di massa




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Arsenale bloccato il 7 giugno 2007 all'aereoporto di Catania: da sinistra: tubetto di crema solare, mattonella di pasta di mandorle, pasta di mandorle al pistacchio, barattolo di caponata, altro panetto di pasta di mandorle, lacca spray per capelli, bottiglietta di acqua minerale.

Il salvataggio è dovuto al fatto di aver avuto tempo a disposizione prima del decollo per Peretola, in modo da: infilare gli esplosivi nello zainetto portatile, uscire dal check point, cartellinare lo zainetto e spedirlo in compagnia delle grandi maletas e degli enormi bagagli di due turisti nordeuropei. Piccolo fedele zainetto compagno di tante discese sulle piste di val Badia e val di Fassa, di Avoriaz e Val d'Isère, Chamonix e Marmolada,  Tignes e les Deux Alpes, Abetone e Corno alle Scale e, perché no, la Burraia e la foresta di Campigna. Anche la bottiglietta d'acqua mi hai riportato. Non avevamo latte, dato che i nostri due pargoli si aggirano ormai intorno ai quaranta.

Viva la Comunità Europea e la sua provvidenziale lungimiranza: Negroponte è effettivamente in grado - con i suoi brokers disseminati per l'universo mondo, di far saltare un aereo con un colpo di tosse. E grazie anche a Frau Merkel che batte le mani a Mister Cespuglio venuto in questi giorni a piazzar missili e sistemi d'arma in Polonia, Romania, Bulgaria, Cekia e Slovacchia, perché - ormai è risaputo - l'Iran sta per sganciare la sua atomica su noi poveri, onesti, buoni cristiani occidentali, così democratici.

 Preghiamo fratelli e ringraziamo madama Europa: tutte le bottiglie di birra e acqua e thè alla pesca, tutti gli shampi e le bottigliette dei  profumi e i barattoli delle specialità locali che si trovano oltre il check point...portano la scritta: "disinnescato".  La Formula Uno ha ottenuto di farla mettere, la scritta, anche sulle Marlboro.  Anche il crimen sollecitationis è garantito dal segreto di Stato vaticano. 


Pace in terra agli uomini di buona voluttà.