giovedì 30 settembre 2004



 


Christian Chensot e Georges Malbrunot




 " rimangono di loro spontanea volontà"
Parigi, 15:15
Iraq, giornalisti rapiti: Villepin è ottimista
Secondo il ministro degli Interni francese Dominique de Villepin la vicenda dei due giornalisti francesi rapiti in Iraq evolve positivamente. "Noi - ha dichiarato il ministro - vogliamo credere che l'insieme delle indicazioni in nostro possesso vadano nel buon senso". "La situazione in Iraq - ha però avvertito - è estremamente tesa. Tutto questo contesto non può non pesare sulla sorte dei due ostaggi".


Anche il premier francese Jean-Pierre Raffarin ieri sera ha espresso "un pizzico di ottimismo" dopo due settimane di cauto silenzio. E' probabile che dietro questo ritrovato ottimismo sulla sorte di Christian Chensot e Georges Malbrunot ci sia il messaggio dei rapitori i quali hanno dichiarato che i due reporter sono liberi ma rimangono "di loro spontanea volontà" al seguito del fantomaticoEsercito islamico in Iraq così da informare il mondo sulle gesta della "eroica resistenza" anti-americana.
30 settembre 2004
trovata qui

Guarda l'indovinello

Divertissement


Berlusconi è un grande: lui diminuisce le tasse e le fa pagare a Bossi; il Tesoro prende meno soldi (ai grandi interessi e ceti medi), Regioni e Comuni, all'asciutto, sono autorizzati a rifarsi direttamente su di noi.


Hanno ragione tutti e due
Gustavo Belva: il riscatto è stato pagato.
CRI (per bocca di Scelli): il riscatto non è stato pagato.
Nel senso che si è trattato di una falsa vendita.

mercoledì 29 settembre 2004

Negroponte caduto dal Ponte



 


Un milione



a partita di giro Sismi-Cia-Sismi




Negroponte, ma qualcuno te l'aveva detto!

L'Iraq non è l'Honduras; l'Europa non è - ancora- un cortile dello Zio Sam; l'opinione mondiale è la seconda potenza.
Quante ne farai da qui ai primi di Novembre?
Tutto il mondo in pasturazione?


lunedì 27 settembre 2004

Sarà un caso


PS (al post precedente)
Mi sembra di ricordare che nel governo di Zapatero le ministre sono 9 come 9 sono i ministri.

Diritti civili


Eutanasia e divorzio rapido in Spagna


Leggiamo su EL PAIS del 23 settembre che la cattolica Spagna istituirà una commissione parlamentare per regolare l'eutanasia. La ministra Salgado dice che seppure in questa legislatura l'eutanasianon sarà depenalizzata, sarà comunque istituita una commissione per valutare le richieste. Da La Stampa di oggi 26 settembre apprendiamo che il governo spagnolo ha approvato un disegno di legge che cambia le regole per il divorzio. Se i coniugi sono consenzienti e non hanno figli nè beni in comune,  potrebbero bastare dieci giorni per ottenere il divorzio, senzapassare quindi per il periodo di separazione. Nel caso ci fossero figli, la custodia dei figli potrebbeessere affidata ad ambedue i coniugi, semprechè consenzi!enti.La vice-premier Maria Teresa Fernandez, che ha presentato il disegno di legge, così lo motiva:"Adesso lo Stato chiede ai coniugi perchè si vogliono separare, esigendo prove. Ma tutto ciò non ha senso, perché se nessuno deve giustificare perché si sposa, nessuno deve spiegare perché si separa". Elementare, direbbe Watson.Al punto che persino i popolari di Mariano Rajoy e degli altri partiti hanno espresso giudizipositivi. La Chiesa, invece, è molto critica perché la riforma "comporterà più divorzi e più sofferenza". Può darsi pure che i divorzi aumentino per effetto dell'abbreviazione dei tempi, ma appunto per questa ragione le sofferenze diminuiranno. Ed è questo che realmente conta. Fortunatamente in Spagna, al contrario dell'Italia, la Chiesa è sempre meno influente.
Trovata nella mia email da parte di Libera Uscita.

lunedì 20 settembre 2004


 


Ho visto il film di Gianni Amelio. Mi è sembrato un bel film fatto con misura e rispetto della realtà, due cose che mancano quasi sempre nei films sull’handicap, quando si sceglie un attore che ovviamente recita l’handicap. ( Gli esempi sono tanti a cominciare da Dustin Hoffmann in “Rain man”) e lo fa invariabilmente in maniera falsa e anche pietistica. Il ragazzo del film di Amelio è, secondo me, l’elemento più riuscito del film proprio perché è inconsapevole del suo problema ( “la sua malattia lo proteggerà dagli altri”, dice a un certo punto il personaggio femminile, mamma di una ragazza spastica). Le due figure adulte sono rappresentate bene, ma sono figure di contorno che non riescono a raggiungere l’incisività del ragazzo. E forse doveva essere così. Al personaggio femminile spetta il compito di esprimere una riflessione amara, ma incontestabile: i padri non sopportano queste sciagure familiari e se ne vanno. Accanto ai ragazzi restano solo le mamme che qualche volta, come succede a lei, si domandano perché il figlio o la figlia non muoiono.
Per finire, direi perciò che “Le chiavi di casa” ha vari meriti, di cui il primo è aver scelto un handicappato vero, che è tutta un’altra cosa da uno, pur bravo, sano.


Da ricordare anche sguardi rapidi ma significativi alla partita di palla a canestro tra ragazzi in carrozzina e alla settimana dei Seniors a Berlino, con le anziane che ballano e cantano con eleganza. Il film si chiude non col finalino consolatorio, ma con una scena drammatica in cui l’adulto, messo a dura prova, cede a un pianto disperato, mentre il ragazzo lo consola con le parole semplici e sagge di chi alla disgrazia ha imparato a far fronte (“ma si fa così?, ma son cose da fare?). Una specie di inversione delle parti a significare quello che poi con tutta probabilità accade davvero. E cioè che in queste situazioni può succedere che sia il sano ad essere aiutato.


Paola (la cineasta di casa)


  


 

mercoledì 15 settembre 2004



 


Passaparola


Liberate la pace! Il sito di "Un ponte per ." sull'emergenza ostaggi
Desideriamo segnalarvi che da alcuni giorni abbiamo attivato un servizio di comunicazione contattabile sempre tramite il nostro sito www.unponteper.it in cui vengono raccolti tutti gli appelli, i messaggi di solidarietà, le iniziative di sostegno per la liberazione dei quattro ostaggi rapiti in Iraq il 07 settembre.


Il sito, intitolato "Liberate la pace!", è aggiornato costantemente da una decina di volontari/e e diversi traduttori e traduttrici, coordinati da "Un Ponte per." e contiene informazioni in lingua italiana, inglese, francese, spagnola e araba (in via di potenziamento).
Sono fin'ora consultabili oltre 100 appelli per la liberazione e 200 messaggi di solidarietà, mentre sul sito http://www.petitionspot.com/petitions/freeourfriendsla la petizione "Liberate la pace!" promossa da Un Ponte per. e dal Comitato italiano Fermiamo la guerra è stata sottoscritta da 2850 persone.
Messaggi di solidarietà e appelli continuano ad arrivare ad un ritmo incalzante tanto che e i/le volontari/e e i/le traduttori e traduttrici, faticano a tenere il ritmo degli aggiornamenti.


Un Ponte per.,ringrazia ogni singola persona, ogni gruppo e associazione che in questo difficile momento ci ha espresso solidarietà.


Per comunicazioni sulle pagine dedicate agli ostaggi: speciale.simone@unponteper.it


"Un ponte per..."ONG - piazza Vittorio Emanuele II, 132 00185 ROMA
tel.0644702906 - e-mail: posta@unponteper.it -
uff-stampa@unponteper.it; web: www.unponteper.it


Vivere e morir bene
 
CARO Augias, sui bambini olandesi non mi pronuncio, parlo per me.
Ho ottant’anni, sono in buona salute, ottimi rapporti sociali, una non precaria situazione economica, inquieto pero’ sulla durata di una vita inevitabilmente in calando verso l’inutilita’ e, temo, la stupidita’.
Puo’ darsi che la mia esistenza sia un dono di Dio, ma e’ comunque divenuta nel tempo una cosa mia della quale vorrei restare padrone. Questo diritto vorrei che si confermasse nella libera scelta di quando e come prendere congedo.
Perche’ sopravvivere fino a perdere quel libero arbitrio che, anche in una visione religiosa, e’ cio’ che ci rende umani?
Mi piacerebbe, nel momento della decisione, pormi in posizione di preghiera davanti alla bellezza del mare su una costa amata, o nel segreto di un bosco agitato dal vento, oppure al cospetto di un suntuoso tramonto e da li’ inviare un ringraziamento mentale alla natura, ai figli, alle donne un tempo amate, agli amici che mi hanno voluto bene.
Vorrei un aiuto medico non crudele, affettuoso, per evitare le abominevoli sofferenze di una malattia incurabile, nonche’ il degrado che una maggioranza feroce vorrebbe impormi con la sopravvivenza ad ogni costo.
Quale sadismo presiede all’imposizione di un sopravvivere menomato? Chi puo’ valutare la menomazione se non il singolo finche’ resta consapevole? Perche’ invece un tale problema non puo’ essere discusso in sede legislativa? Proibito dal “politicamente corretto”?
Lettera firmata – Firenze

 Risponde Corrado Augias – c.augias@repubblica.it
GIORNI addietro ho dovuto far sopprimere il mio povero cocker Sansone ormai ridotto in uno stato intollerabile di sofferenza. Il veterinario mi ha spiegato che avrebbe iniettato in vena un’overdose di anestetico: Sansone si addormentera’ e dal sopore passerà alla morte.
Ho detto: dottore, mi prenoto per lo stesso trattamento. Erano anche presenti un infermiere e una segretaria. La ragazza ha aggiunto senza troppo scherzare: lo vorremmo fare tutti. Il medico e l’infermiere hanno annuito.
Cito l’episodio perche’ conferma in minima misura un orientamento generale, confermato dalle statistiche, favorevole all’eutanasia.
Il lettore fiorentino sceglie una soluzione che ricorda quella del magnifico film “Le invasioni barbariche”. Io mi accontenterei d’una stanza d’ospedale.
Se potessimo prescindere dal tabu’ religioso crudelmente imposto anche a chi religioso non e’, se volessimo discutere l’argomento senza scagliare anatemi, dovremmo dire che il problema è uno solo: garanzie impeccabili con le quali valutare che non c’e’ piu’ speranza d’una dignitosa sopravvivenza. Dignitosa significa non solo “libera dal male” ma consapevole, lucida, umana.Bisogna sapere che cosa significa soffrire senz’altra possibilità di sollievo che non siano dosi sempre piu’ frequenti di morfina. Ho visto situazioni del genere, e ho conosciuto medici abbastanza caritatevoli e coraggiosi da sfidare il rischio di porvi rimedio.Agito la questione ma con poche speranze: perfino la terapia antidolorifica incontra ancora resistenze e ostacoli, per non parlare dell’obbrobrio di una legge sulla fecondazione che vieta l’esame genetico dell’embrione.
E abbiamo anche la sfrontatezza di dire che vogliamo combattere il fondamentalismo islamico.


LA REPUBBLICA – COMMENTI - venerdì 3 settembre 2004 – pag. 14
LETTERE: Il libero arbitrio di congedarsi dalla vita 


Comunicazione di Giampietro Sestini (nella mia email)

 L’INTERVISTA
Parla l’astrofisica Margherita Hack: “la scelta olandese è un segno di grande civiltà”
“Il dolore non è un castigo divino la gente è più avanti dei politici”
(da LA REPUBBLICA – mercoledì 1 settembre 2004 – Cronaca – pag. 21)
 
di Mario Reggio


 
ROMA – “Siamo padroni della nostra vita e quando una persona non vuole più sopravvivere deve essere lasciata libera di morire. E questo vale anche per i bambini che soffrono inutilmente, compresi quelli appena nati”.
L’astrofisica Margherita Hack non ha paura di schierarsi contro il coro di no che si oppone alla scelta olandese di estendere l’eutanasia ai bambini.
Una scelta giusta?
“Un segno di grande civiltà, e poi non si tratta di una decisione presa alla leggera, ci sono regole molto rigide, non sono solo i genitori a decidere ma vengono assistiti da un’équipe di medici e ad intervenire è una seria ed accreditata facoltà universitaria”.
Anche una parte del mondo medico e scientifico è contrario.
“I casi che riguardano i bambini sono rari, è inutile e ingiusto preparargli una vita di dolore. A quei medici che la pensano così dico che da loro mi aspetto una difesa della ricerca sugli embrioni e le staminali che solo da noi è proibita. Si tratta di pregiudizi religiosi che loro vogliono rendere obbligatori ai non credenti. Non accetto questa logica barbara e retrograda”.
Ma il mondo laico sembra aver paura di prendere posizione.
“L’Inquisizione non c’è più, ai tempi di Galileo forse forse sarei stata zitta, ma ora si ha il dovere di parlare, di far capire, c’è tanta gente comune che è d’accordo e si domanda perché bisogna soffrire ad ogni costo. Sono convinta che la società civile è più avanti di quella politica”.
C’è chi dice che in Italia i tempi non sono ancora maturi.
“A forza di pensarlo corriamo il rischio di trasformarci in un Paese dominato dai fondamentalisti. Si impone ai genitori di tenere in vita un figlio diventato un vegetale, si vieta la fecondazione eterologa, appena si parla di eutanasia i cattolici e la destra incolta che abbiamo fanno fuoco e fiamme. Sono molto preoccupata. I diritti dei laici vengono calpestati tutti i giorni”.
Intanto le cure palliative e le terapie del dolore sono ferme al palo.
“C’è troppa vigliaccheria, troppa paura, non si somministra la morfina ad un malato terminale che soffre per timore che diventi dipendente. Una logica aberrante. Così il dolore diventa un castigo divino che la persona deve accettare, magari serenamente. Questo è il frutto di una classe politica che è succube della chiesa e alleata con una destra antiscientifica e arrogante. Rivendico il diritto ad essere atea e a ribadire che la vita è nostra, non un dono di Dio”.


 

Un segnale da Venezia


La 61° Mostra Internazionale di Venezia ha assegnato
il leone d’oro a “Il segreto di Vera Drake”, del
regista inglese Mike Leigh, e il gran premio della
Giuria a “Mare dentro” (Out of the sea – Mar adentro)
del regista spagnolo Alejandro Amenàbar.  Gli
interpreti dei due film, Imelda Staunton e Javier
Bardem, hanno ottenuto la Coppa Volpi quali migliore
attrice e miglior attore.


“Il segreto di Vera Drake” racconta la storia di una
donna inglese di mezza età, semplice, serena,
laboriosa, appartenente ad una famiglia proletaria
della Londra postbellica, la quale ai tempi in cui
l’aborto era clandestino aiutava altre donne, ragazze
violentate, madri di troppi figli, come lei senza
mezzi economici, a liberarsi di un concepimento non
voluto. E non per denaro ma solo per solidarietà
umana.


“Mare dentro”  racconta la storia vera di un
tetraplegico spagnolo, Ramon Sampedro,
ultracinquantenne paralizzato dal collo in giù, il
quale pretese ed ottenne l’eutanasia.


I verdetti della giuria di Venezia, che si aggiungono
al premio recentemente attribuito al film  “Invasioni
barbariche”, sono un segnale di speranza per quanti,
come noi, sono impegnati al di là del proprio
tornaconto o interesse famigliare per l’affermazione
del diritto di tutti gli esseri umani a decidere sulla
propria vita e la propria morte.


Purtroppo, le decisioni di Venezia hanno scatenato le
ire dei soliti difensori della “vita ad oltranza,
costi quello che costi”, anche quando la vita è ormai
solamente tortura. Sul quotidiano “Il Tempo” di Roma,
ad esempio, si afferma che “la giuria della Mostra del
Cinema premia chi sta contro le leggi e i valori
dell’esistenza”. In altre parole: i premi vanno dati
non ai film migliori, ma a quelli che si oppongono al
cambiamento delle leggi e sostengono determinati
valori esistenziali. C’è da essere allibiti.


Cordiali saluti


Giampietro Sestini Libera uscita

martedì 14 settembre 2004


IL BALLO NEL LETTO
Lui l'amava, ma ogni tanto la puniva per un'infrazione, una piccola ribellione. Allora la teneva lontana dal suo grembo. Lei ne soffriva, stava accucciata negli angoli perché gli angoli sono fatti per chi è rifiutato, per chi si sente in colpa, per gli umiliati insomma e brontolava fra sé, guardando ogni tanto di sotto in su. Di più non avrebbe osato e intanto masticava rabbia. Quando a suo piacere, la perdonava, lei correva con balzi incontenibili e gli puntava le zampe addosso.
Buona, buona che mi fai cadere - diceva lui allungando la mano in una carezza misurata. Gli occhi in quel momento erano freddi e avari mentre i suoi lei se li sentiva infuocati, carichi di ardore anche perché ci si mescolava di prepotenza un rancore residuo. Le pupille avrebbero potuto sparare proiettili tanto erano dense di energia. Allora la faceva correre e sfogarsi a riprendere un sasso, una pina.
Così si diverte -pensava - e si smussano gli spigoli. -
Così mi leva di torno - pensò lei, ma correva ugualmente perché la pina che rotolava era una cosa troppo emozionante e metterci poi i denti dentro, sfogliandolo pezzo a pezzo, aveva sempre un gran gusto.
Il gioco finiva quando lei si stancava. Lei avrebbe continuato per ore, ma almeno si era guadagnata il riposo pomeridiano. Infatti succedeva a volte che riposassero insieme. E mentre lei si distendeva con le zampe davanti ripiegate, il muso all'insù e la coda che batteva a ritmo lento ma sicuro, lui la carezzava nel collo, sulla schiena, lucida, sulla pancia che aveva quella pelle morbida grigiorosastra. Difficile riassumere quello che si dicevano perché era un linguaggio misto in cui le espressioni inquadrate da un lucido senso di riflessione si stravolgevano nei lampi di un'istintività che pretendeva di farla da padrona per poi ammansirsi improvvisamente. A momenti i due aspetti combattevano caparbi graffiandosi in una zuffa che sapeva diventare cattiva, a volte si intrecciavano insieme come le dita di due mani.
-Non devi più fare così perché io mi arrabbierò di nuovo.-
 -Non è giusto. Ho bisogno dei miei spazi. -
-Voglio essere libera io; voglio. -
-Sono io che dirigo. E' il mio ruolo. Odio il disordine, la dimenticanza delle regole.-Lei si era fatta tesa, in ansia perché la carezza si era arrestata e la voce era diventata molto dura.
-Non capisci, non capirai mai. -
Chinava il muso sulla gola e chiudeva gli occhi. Lui si alzava, annoiato. Andava in bagno a lavarsi, si stropicciava forte le mani, il sapone colava giù in una schiuma vischiosa dal colore rossiccio e dal profumo di fiori falsi.
Lei si rimise in piedi, sentendo il pelo che era tutto ammazzettato, opaco, quasi sporco.
E ora che fare? L'angolo da penitente no, non si sentiva in colpa. Invece ecco, una corsa giù al fiume, dove c'erano i ranocchi che mettevano allegria. Ma una volta nell'acqua, le mancò la mano che lanciava il pezzo di legno o il sasso che lei sapeva ritrovare a colpo sicuro, sfregando il muso nella melma del fondo e s'intrufolò con rabbia dove il fiume era più pulito, nuotando con lena e misurando la sua forza giovane, mentre gustava la frescura che rendeva vigore al suo corpo snello e aiutava il pelo a ridiventare morbido e lucido, un mantello di seta.
Passarono le ore sulla campagna assolata.
Gli uccelli si erano rintanati fra le foglie e avevano lasciato il posto alle cicale. Solo pochi gabbiani volavano sull'acqua abbassando ogni tanto il becco puntuto a sfiorar l'acqua per risalire grifagni e odiosi con la loro preda piccola e indifesa. Gironzolò qua e là, contenta del sole che le asciugava il pelo, mentre faceva sciaguattare le zampe nella fanghiglia molle. Poi si sdraiò al sole , sull'erba e si rotolò. beata, aspirando gli odori della terra. si tirava su golosamente col naso, mentre sentiva gli occhi diventare lucidi col bianco azzurrino e il nero d I fondo come carbone. Come SI piaceva in quei momenti. Un istinto misterioso la guidava lontano attraverso un bosco intricato dove altri animali correvano liberi mescolando le grida. Lei correva correva finché si ritrovava in fondo a un burrone e di lì alzava gli occhi e aspettava. Allora si accorgeva che era stata tutta una finta la libertà e che era vero che aspettava soltanto che lui apparisse sul ciglio del burrone a lanciare il sasso nel gesto di condiscendenza che cancellava la sua autonomia per a filo doppio in quel rapporto di dipendenza aperto con la stessa facilità alla gioia e al dolore. Tornò un po' mogia sui suoi passi. Il sapore dell'aria libera si era quasi consumato, lo sciabordare dell'acqua non la chiamava più. La libertà si era spogliata della sua luce più bella. Trotterellò svogliata verso casa, fermandosi qua e là a guardare le file di formiche che procedevano lente e tranquille a spostare pesi infinitesimi da un posto all'altro. Insignificanti certo, ma senza padrone. O forse chissà. Qualche gatto spocchioso l'adocchiava ogni tanto sicuro di non essere molestato. Che era giù di corda si vedeva. Del resto, bastava avesse inarcato la schiena e sarebbe restata lì impotente. Spocchioso, ma libero. Entrò nel cortile e non ebbe voglia di far volare via i piccioni che invadevano tutto. Di solito li rincorreva con ferocia. Continuarono a beccare e a fare "tu, tu, tu". Stupidi, ma liberi. Non entrò subito in casa.
Girellò un po' intorno, accucciandosi ora vicino al muro ancora caldo di sole, ora fra l'erba fitta sotto la grande finestra della cucina, dove le fragole occhieggiavano provocanti e sarebbe bastata una zampata per farle volare via tutte in un colpo. Prese in bocca una pina e la masticò, scarnendola pezzo a pezzo finche l'unica cosa che le restò fu il saporino amaro della resina.
Intanto si era fatto buio perché non c'era nemmeno la luna. Quatta quatta, col muso fra le zampe, si preparò a tentare una dormitina, quando sentì la voce di lui che la chiamava e le parve che ci fosse ansia in quella voce, forse nostalgia. Mentre le zampe fremevano, restò immobile ad ascoltare. La voce chiamava e da imperiosa che era all'inizio si era fatta più dolce, quasi lamentosa, come se pregasse. Poi la voce diventò implorante, ripetuta. Sentì che lui girava intorno alla casa e si acquattò ancora di più fra l'erba, forte di una gioia selvaggia che amala pena controllava. Poi lo vide sulla piccola altura accanto alla casa che guardava qua e là chiamando ogni tanto, illuminato appena dalla luce della torcia.
Diceva anche "accidenti, chissà cosa le sarà capitato, con tutte le macchine che passano sulla strada". Poi disse "la mia zingarona nera dove sarà". Lo disse sottovoce, lei lo sentì, allora si lanciò e furono tutt'un groviglio, mentre lui si lasciava abbracciare e strattonare dalle zampe di lei. Poi le chiese se preferiva rimanere lì con lui nell'erba o rientrare in casa.
In casa -ordinò lei -e per tutto il tempo che io vorrò -.Lui non sapeva dire niente, faceva solo sì col capo. Corsero dentro e salirono le scale come volando, acchiappandosi e saltandosi addosso. l gradini di legno cigolarono, e cigolarono le molle del letto, quando con gli occhi persi nell'allegria improvvisarono un ballo, che era un gioco di piccole zampate e carezze, di morsi e di capriole, mentre lui le chiudeva il muso nella mano per farla guaire e lei gli puntava le zampe nella pancia fino a fargli male.
Paola Galli
Pubblicato a pag. 19 di Leggere donna, n.112,Settembre-ottobre 2004, attualmente nelle librerie.

venerdì 10 settembre 2004


Ai soci e simpatizzanti -Informativa


 


1. LiberaUscita ha aderito - quale membro della Consulta per la libertà di pensiero e la laicità delle Istituzioni - alle manifestazioni ufficiali che si svolgeranno a Roma per ricordare la Breccia di Porta Pia del XX settembre 1870.


Lunedì 13 settembre alle ore 16,30 si terrà in Campidoglio, nella sala della Protomoteca, un Convegno sul significato del 20 settembre nella realtà italiana e nella prospettiva europea. Sono previste relazioni di docenti universitari e un dibattito.


Il successivo lunedì 20 settembre alle ore 10 una delegazione ufficiale del Comune di Roma deporrà - insieme alla Consulta laica - una corona di fiori sul luogo della Breccia (Porta Pia). La partecipazione è libera.


2. Martedì 21 settembre in Campidoglio, sala S. Pietro di Cortona, il nostro socio onorario Dom Giovanni Franzoni riceverà il premio alla cultura della città di Santa Marinella.


Il giorno successivo, mercoledì 22 settembre alle ore 18:30, nell'ambito della settimana di manifestazioni indetta dall'Università Popolare della Terza età (UPTER) in Piazza Navona sarà presentato il nuovo libro di Franzoni dal titolo "Eutanasia: pragmatismo, cultura, legge". Con l'occasione, LiberaUscita sarà presente con un banchetto nella piazza per raccogliere sottoscrizioni a sostegno del ddl presentato in Parlamento dal sen. Alessandro Battisti. Si confida sulla presenza di quanti potranno intervenire e si prega di darcene cortese preavviso (347-5083853).


3. La prof.ssa Margherita Hack, docente di astrofisica all'Università di Trieste, ha accettato il nostro invito di divenire Socio Onorario di LiberaUscita. A nome di tutti i soci siamo grati a Margherita per l'onore che ci ha concesso e per il coerente impegno a favore dell'eutanasia e dei diritti umani in genere.


Cordiali saluti


Giampietro Sestini


L'altra America


Facce simpatiche

mercoledì 8 settembre 2004

Caro Runsfeld,
capisco che capisci poco, ma stai proprio scarrocciando: presto le tue dimissioni non le chiederà più soltanto il Kerry, ma il tuo Presidente, cioè Cheney. La storia di Enzo Baldoni e quella delle due Simone non la beve nemmeno il più stupido dei tuoi americani. Non sei un Kissinger. Ti daranno il cartellino rosso anche i tuoi amici del Ku Klux Klan perché non sai tenere il cappuccio in testa.


 


 


Meccanismi sacrificali


Mille soldati americani


 


 


WASHINGTON - "Sento il dolore degli americani per la tragica morte dei militari americani in Iraq" Si tratta di una tragica soglia. "Piu' di mille americani hanno sacrificato la propria vita per il bene della nazione".  Kerry 08 set 02:  (Agr- Corriere della sera)


Tutti noi viviamo in un mondo più tranquillo, grazie a Bush
Tesi dei Repubblicani che hanno riconfermato la candidatura di Bush alla convention di New York



"Conservo la lettera di un lettore fiorentino al quotidiano della sua città (La Nazione, 12 aprile 1997) e l’assumo a portavoce di questo rinsavimento religioso dovuto ad una crescita umana: "La Bibbia ci racconta di Abramo che, su sollecitazione di Dio, si apprestò a sacrificare a Lui la vita dell’innocente Isacco, suo figlio. Al contrario in epoca successiva è la Provvidenza stessa ad organizzare un sacrificio umano nella persona di Cristo, il giusto per eccellenza". Lo scrivente conclude: "I cattolici o concepiscono Dio come bontà assoluta o alla stregua di Moloch, il Dio feroce e sadico che godeva delle sofferenze altrui, per ammansire il quale i sacerdoti fenici dovevano offrirgli continuamente sacrifici umani".
E' proprio vero che la società secolarizzata è del tutto vaccinata nei confronti dei meccanismi sacrificali di stampo o di derivazione, esplicita o implicita, religiosa? È proprio vero che oggi l’idea sacra di sacrificio sia completamente superata?
L’impressione è che, in molti casi, si siano secolarizzati obiettivi e motivazioni ma rimangano intatti i meccanismi sacri: abbondano anche oggi gli immolati per la causa, per la "salvezza", per la "ragion di stato" nelle sue mille varianti: le ragioni della cultura, della civiltà, della razza, dell’economia, della politica, dell’identità nazionale o etnica…


E la cronaca offre con impressionante ripetitività resoconti di vittime immolatesi (kamikaze o altro) o immolate esplicitamente in nome di un qualche dio. Dimostrando, al prezzo di tragedie all’ingrosso, che la testa di uomini e donne è ancora infestata dalla convinzione che un qualche dio voglia sacrifici umani.
Martino Morganti


Nota storica
Atzechi Stanziatisi presso la laguna di Texcoco, fondarono la città stato di Tenochtitlan, si imposero agli affini toltechi e tepanechi, crando una potente monarchia guerriera che controllava gran parte dell'odierno Messico centromeridionale.
La convinzione che l'universo fosse minacciato da forze ostili, li assillò con l'esigenza di prorogare l'incombente catastrofe con incessanti atti di purificazione.
Il ricorso ai sacrifici umani, in onore al dio Huitzilopochtli, il dio sole, faceva della società azteca un mondo cupo ed austero, riconoscibile nella rigida gerarchia sociale: nobili (sacerdoti e militari), artigiani e mercanti, coltivatori, servi e schiavi.
 


 

martedì 7 settembre 2004

Il segreto di Vera Drake
Anche in Italia ogni tanto salta su un vescovo, un
ministro, un'associazione, per proporre la revisione della
legge che consente l'interruzione di gravidanza: sono
passati 26 anni da quando da noi è stata approvata,
cancellando la piaga dell'aborto clandestino, e ancora in
tanti non si danno pace, per ragioni religiose o etiche, e
si ridiscute di embrione e di feto, di vita e di morte, di
bene e di male, di peccato e di reato, di scelta e di
colpa. Un film come Il segreto di Vera Drake dell'inglese
Mike Leigh,
in concorso, rende questi discorsi, se non
fatui, almeno smemorati.
[Natalia Aspesi - La Repubblica]

Vera Drake, il bello di una "mammana"
La Londra popolare del 1950 come un pianeta remoto di
povertà e durezza inimmaginabili, rischiarato però da
sentimenti di solidarietà e comprensione umana oggi ancora
più lontani. È lo straordinario Vera Drake di Mike Leigh
(il regista di Naked e Segreti e Bugie) con Imelda Staunton
nel ruolo della donnetta che pratica aborti clandestini;
vista però non come una mammana o una profittatrice, bensì
come un concentrato di virtù domestiche, senso pratico,
capacità di dare e amare.
[Fabio Ferzetti - Il Messaggero - ]

mercoledì 1 settembre 2004

La mia bara posata a terra,
in un ambiente possibilmente laico, ma va bene anche una chiesa, chi se ne frega. Potrebbe anche essere la Casa
delle Balene, se ci sarà già o ci sarà ancora. L'ora? Tardo pomeriggio, verso l'ora dell'aperitivo.


Se non sarà stato possibile recuperare il cadavere perché magari sono sparito in mare (non è una cattiva morte, ci sono stato vicino: ti prende una gran serenità) in uno dei miei viaggi, andrà bene la sedia dove lavoro col mio ritratto sopra.


Verrà data comunicazione, naturalmente per posta elettronica, alla lista EnzoB e a tutte le altre mailing list che avrò all'epoca. Si farà anche un annuncio sui miei blog e su qualsiasi altra diavoleria elettronica verrà inventata nei prossimi cent'anni.


Vorrei che tutti fossero vestiti con abiti allegri e colorati.


Vorrei che, per non più di trenta minuti complessivi, mia moglie, i miei figli, i miei fratelli e miei amici più stretti tracciassero un breve ritratto del caro estinto, coi mezzi che credono: lettera, ricordo, audiovisivo, canzone, poesia, satira, epigramma, haiku. Ci saranno alcune parole tabù che *assolutamente* non dovranno essere pronunciate: dolore, perdita, vuoto incolmabile, padre affettuoso, sposo esemplare, valle di lacrime, non lo dimenticheremo mai, inconsolabile, il mondo è un po' più freddo, sono sempre i migliori che se ne vanno e poi tutti gli eufemismi come si è spento, è scomparso, ci ha lasciati.


Il ritratto migliore sarà quello che strapperà più risate fra il pubblico. Quindi dateci dentro e non risparmiatemi. Tanto non avrete mai veramente idea di tutto quello che ho combinato.


Poi una tenda si scosterà e apparirà un buffet con vino, panini e paninetti, tartine, dolci, pasta al forno, risotti, birra, salsicce e tutto quel che volete. Vorrei l'orchestra degli UNZA, gli zingari di Milano, che cominci a suonare musiche allegre, violini e sax e fisarmoniche. Non mi dispiacerebbe se la gente si mettesse a ballare. Voglio che ognuno versi una goccia di vino sulla bara, checcazzo, mica tutto a voi, in fondo sono io che pago, datene un po' anche a me.


Voglio che si rida - avete notato? Ai funerali si finisce sempre per ridere: è naturale, la vita prende il sopravvento sulla morte - . E si fumi tranquillamente tutto ciò che si vuole. Non mi dispiacerebbe se
nascessero nuovi amori. Una sveltina su un soppalco defilato non la considerei un'offesa alla morte, bensì un'offerta alla vita.


Verso le otto o le nove, senza tante cerimonie, la mia bara venga portata via in punta di piedi e avviata al crematorio, mentre la musica e la festa continueranno fino a notte inoltrata.


Le mie ceneri in mare, direi. Ma fate voi, cazzo mi frega.


e.
28 agosto 2004    Il mio funerale
Disposizioni per un saluto
di Enzo Baldoni


Trovato qui

Alcatraz
Usa, un bambino di otto anni in prigione per cattiva condotta.
Da repubblica
Pedomisia
I bambini di una scuola elementare ebraica di Montreal hanno trovato alcune spiacevoli sorprese al loro rientro. Le misure antiterrorismo sono state rafforzate a tal punto che tutti gli zaini e le borse dei piccoli scolari sono stati perquisiti da squadre di guardie di sicurezza che presidiavano l'entrata dell'istituto.
The Toronto Star, Canada


 


Esercito Islamico Iracheno - anarco insurrezionalisti - BR


Che in Iraq si stia combattendo una guerra di servizi non è solo una sensazione: è abbastanza evidente a tutti.
Dai un'occhiata


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