venerdì 31 marzo 2006


Diritto d'autore

Romano Prodi ha rilasciato un'interessante intervista sulla Urbani e sul diritto d'autore.


Riporto la parte che interessa ai navigatori webb come noi siamo.


4) La legge Urbani prevede pene severe fino al carcere per chi immette in rete a “fini di lucro” musica e film coperti da copyright.
Qual è la sua posizione nei confronti di questa legge?
E cosa pensa del “file sharing” ovvero dello scambio di musica e di film?


Il diritto d’autore va tutelato, su questo non c’è alcun dubbio. Riscontro però molti squilibri nella legislazione approvata dal centrodestra nel corso dell’ultima legislatura, con atteggiamenti fortemente puntivi verso alcuni tipi di reati ed un inspiegabile lassismo verso altre pratiche illecite.
Pensiamo all’atteggiamento tenuto verso chi ha mandato in rovina migliaia di risparmiatori o, addirittura, la depenalizzazione di reati come il falso in bilancio, che in America – il modello culturale e politico più volte sbandierato dal premier – viene colpito con pene durissime. Questa contraddittorietà, che in realtà nella sua faccia più morbida nasconde la tutela di interessi precisi, non risponde all’interesse collettivo.
Anche il discorso sul copyright, infatti, andrebbe affrontato all’interno di una prospettiva più ampia. Invece di punire e basta, bisognerebbe capire come affrontare il tema dell’accesso alla cultura, completamente ridefinito dall’avvento di internet, in modo da ampliare il bacino degli utenti salvaguardando i diritti dei produttori.
Una discussione che coinvolga tutti i soggetti interessati è l’unico strumento per arrivare ad una soluzione equa e condivisa.
Il decreto Urbani per i contenuti in rete sia un po' come quello sulla droga, punisce ma non fa nulla per rimuovere le cause. Non distingue tra la pirateria di massa che distrugge il valore commerciale di un brano, un clip o un film , dall'uso privato di scambi di file senza valore commerciale'.


Trovato qui


 Tutta l'intervista qui

giovedì 30 marzo 2006


Raggiolo
dove la storia è scolpita nella pietra
Trovarsi a Raggiolo, domenica 26 marzo 2006, pranzare al Convivio dei Corsi, festeggiare 3 compleanni (Cipri, Mariella, Stigli), leggere "Il viaggio di Anna" dall'Identità Intermedia,di Paola Galli, ed. Tufani, presente l'autrice, ammirare l'arredo, gustare le vivande, apprezzare il servizio, godere della prima giornata di primavera di questo inverno che non intende mollare la presa sotto l'ombra dei castagni con le loro antichissime ombre, passeggiare sulle strade selciate, tra le case di pietra, fino al vecchio mulino che si è ostinato a ruotar le macine fino a un decennio fa col suo bianco indomato mugnaio che finalmente a dovuto cedere alla concorrenza dei nuovi "mulini bianchi" prima che alle ingiunzioni dell'Azienda sanitaria di zona...
Il paese ci tiene a raccontarsi e ne ha ben donde. Qualche estrapolazione dai cartelli appesi alle mura delle case:

Migranti
C’erano più di 5000 pecore…C’era qualche famiglia che partivano tutti, donne e uomini, qualche famiglia numerosa rimanevano metà qui e metà andavano in Maremma, ma la maggior parte lasciavano le donne in paese: i Donati, per esempio erano quattro o cinque uomini, un bordellotto e una donna, quasi sempre la moglie del capoccia, l’unica che li raggiungeva in Maremma a Dicembre, dopo la castagnatura. Non c’era un giorno preciso per la partenza ma era sempre dopo la festa della Madonna l’8 settembre.
Ci volevano 7 giorni per arrivare nel piano di Grosseto, facendo sei tappe.Ai primi di Maggio c’era la tosatura delle pecore e nella prima deca di Giugno si pigliava la via del ritorno…Quando s’arrivava a Raggialo, s’offriva lo scottino ai vicini e la ricotta ad amici e parenti e alle persone più in vista come la maestra.
Alla fine di Novembre, dopo la castagnatura, i carbonai lasciavano Raggiolo per andare alla macchia, nelle varie destinazioni dove li attendevano il capomacchina o il padrone per il quale si faceva il lavoro. Il rientro a casa era previsto per il mese di Giugno. La vita era dura. Solo un mese all’anno si dormiva a casa nel proprio letto…

Al piano di sopra la vita era meno dura e poteva finire così:
Il testamento di Guido Novello

Nel nome del padre, del figlio  e dello spirito santo, amen. Anno della sua salvifica natività 1320, indizione III al tempo di papa Giovanni, giorno 15 di marzo.Il nobile e potente signor Guido Novello di Raggiolo, per grazia di Dio palatino in Toscana…
con il presente testamento nominale ha organizzato come dovrà essere fatta la disposizione di tutti i suoi beni. Per prima cosa, poiché lo stesso conte Guido ha trascorso tutta la sua vita in modo malvagio e perverso, particolarmente a causa d’aver depredato le seguenti chiese, ha voluto e ordinato che l’abate e i rettori del monastero dell’abbazia di Strumi possono richiedere ed esigere …a riparazione di ciò che è stato rubato o estorto…40 fiorini d’oro e cinquanta staia di grano secondo lo staio di Poppi…Poi ha disposto che gli esecutori testamentari facciano costruire nel castello di Raggiolo una chiesa …dedicata a Santa Maria e vi si celebri la festa della natività di Maria ogni anno nel mese di Settembre…
Se entro vent’anni dalla morte del signor conte vi sarà una crociata contro i saraceni in aiuto alla Terra Santa che i fiduciari siano tenuto a mandarvi un fante completamente armato con uno stipendio di 60 fiorini d’oro…Ha lasciato alla contessa Parta sua moglie …cinquemila lire di fiorini piccoli e poi tutti i panni, i gioielli ed ogni cosa che si trova nella loro camera…La contessa avrà e terrà le fortificazioni di Raggiolo…con i poderi, le vigne, i boschi, le fabbriche, i mulini gli onori e i privilegi spettanti a lui conte di Raggiolo…Riosecco, Fronzola e Ortignano.
Qui trovi le mie foto. Nel sito del Convivio dei Corsi, ci sono delle belle foto panoramiche. Ma la miglior cosa è andarci, in una giornata di sole, tra l'equinozio di primavera e quello d'autunno. Uno spettacolo nello spettacolo la piazzetta nelle sere d'estate quando il programma estivo della Comunità Montana prevede "musica, cinema, teatro sotto le stelle".
Guida turistica:
A 60 km da Firenze (Pontassieve, passo della Consuma, Poppi, Bibbiena), 30 da Arezzo (uscita Arezzo, raccordo autostrada, direzione Bibbiena, via Casentinese, Subbiano, Bibbiena, bivio per Poppi, prima a sinistra).

Nota storica:
... il castello di Raggiolo, menzionato nel 1225, fu sotto la signoria dei conti Guidi dalla metà del XIII secolo. Uno di loro, Guido Novello Il, assunse il titolo di conte di Raggiolo e vi trasferì la sua corte e la sua residenza dal 1301 al 1322, facendone un castello forte e munito. Alla sua morte, dopo breve dominio degli Ubertini di Chitignano, il vescovo di Arezzo Guido Tarlati pose questo castello sotto la signoria di suo fratello Pier Saccone e quindi sotto quella di Marco, figlio di questi. Le vicende di Raggiolo nel corso del secolo XIV sono piuttosto complesse e vertono sul difficile equilibrio stabilito da Firenze con i suoi vicini casentinesi che, pur raccomandandosi alla protezione della Repubblica, cercavano di mantenere i propri possedimenti nella zona. Così vediamo come Pier Saccone dei Tarlati e suo figlio Marco si sottomisero fin dal 1347 alla Repubblica fiorentina ma, allo stesso tempo un altro "fedele" di Firenze, il conte di Poppi Roberto di Simone da Battifolle, assediò Raggiolo nell’aprile del 1356 cercando di toglierla ai Tarlati. Questi chiesero aiuto allora a Firenze che intimò al conte di Poppi di togliere l’assedio e di non molestare oltre i Tarlati "fedeli" di Firenze. L’anno seguente però i raggiolatti si ribellarono a Marco di Pier Saccone dei Tarlati e decisero di sottomettersi a Firenze nel 1357 che incorporò Raggiolo nella Valle fiorentina formatasi per la riunione con i popoli di Ortignano, Giogatoio e Uzzano. Con il cambiamento di signoria non mutò la riottosità degli abitanti che nel 1391, approfittando della guerra in corso si ribellarono al dominio fiorentino. Firenze non esitò a spedire la sua forza armata che arse il paese, deportò duecento uomini e ne impiccò quattordici per rappresaglia.
Il colpo finale al castello fu dato nel 1440 dalle truppe di Niccolò Piccinino che lo distrussero con il fuoco uccidendo la maggior parte degli abitanti. Il castello non venne più ricostruito e la muraglia con la fronte prospiciente, posta nel borgo dopo la chiesa, sono quanto resta dell’antico cassero, ancora oggi detto "la bastia", a testimonianza della colonia di corsi qui dedotta dai granduchi in età moderna per ripopolare la zona. Raggiolo fu capoluogo di comunità nell’epoca granducale e mairie durante l’occupazione napoleonica.


 

martedì 28 marzo 2006

Corto Maltese (rivista online)


Su www.dsisolotto.it il numero di Marzo-Aprile di "Sulla rotta di Corto Maltese" il periodico dei riformisti-radicali.

Un saluto affettuoso a Gigi Ontanetti, un ricordo per il maestro Sergio Rusich, un inserto mio (dominio militare del mondo).

Un numero tutto da leggere...

 Nei "Messaggi in bottiglia"
- l'Elogio del silenziodi Gabriele Vannini. Una forma di lotta non convenzionale contro il militarismo, la violenza e la prevaricazione. - "Accorso a Bologna per i funerali dopo la strage della stazione,mi ritrovai in piazza completamente muto, incapace di emettere anche solo un suono. Qualsiasi slogan mi pareva fuori luogo e, soprattutto, non potevo sopportare di fondere la mia voce con quella di tutti gli altri..."
 
- Basta la parola...chiusura o superamento...dei CPT? è il tema di "Migranti" di Pina Bonanni. "Qualche giorno fa ho partecipato ad uno dei tanti incontri pubblici da campagna elettorale. Erano invitati candidati dei vari partiti dell’Unione. La discussione è partita dal tema dei Cpt avviandosi poi verso questioni più generali legati alle migrazioni. Ma tutti sapevamo che quel primo tema, dopo la bonaccia della campagna elettorale, navigherà in un mare in tempesta..."
 
- NelleCronache fiorentinedi Franco Quercioli: Il professore partigiano - Raffaello Ramat - "Non avevo mai visto uno studio così: i libri riempivano completamente tutte le pareti, il tavolo era un fratino enorme pieno di carte e le poltrone grandi di cuoio. Ci parlò del fascismo e della lotta partigiana, le cose che volevamo sapere, gli eventi che ci interessavano di più. Noi eravamo fieri di lui."

sabato 25 marzo 2006

Grazie, Nanni



Nome comune: CAIMANO (Inglese: black caiman)
Nome scientifico: Melanosuchus niger
Famiglia: Alligatoridi (Alligatoridae)
Ordine: Cocodrilli (Crocodilia)
Classe: Rettili (Reptilia)
CARATTERISTICHE
Questo caimano è il più grande predatore dell’Amazzonia. La sua mascella è possente e poderosa e la sua coda permette spostamenti veloci e potenti.E’ caratterizzato da alcune bande grigie e marroni sulla porzione inferiore della mascella. Il corpo lateralmente presenta delle bande bianche e gialle.Può raggiungere i 6 metri di lunghezza.
VITA ED ABITUDINI
Il caimano nero vive sulle rive ripide di fiumi, laghi, paludi e, nel periodo delle inondazioni,lungo il Rio delle Amazzoni. Predilige le acque fresche e tranquille.Questi grandi predatori tollerano la presenza di alligatori. Durante la stagione delle piogge tendono a disperdersi, ma al sopraggiungere della stagione secca sono costretti a concentrarsi nei laghi e nei fiumi disponibili. Questi animali comunicano tra loro attraverso una sorta di brontolio.Durante la stagione secca, da settembre a dicembre, la femmina prepara il nido scavando con le zampe posteriori. Qui depone una quarantina di uova.La femmina non si allontana mai dal nido e l’incubazione si protrae per due-tre mesi (molto dipende dalla temperatura fornita dal sole e dalla decomposizione dei vegetali).All’approssimarsi del periodo delle piogge avviene la schiusa. Solitamente nidi diversi sono costruiti vicini tra loro così possono essere protetti da un’unica femmina. Questa assicura tutte le cure e le attenzioni per la crescita dei suoi piccoli.La quantità e la qualità di cibo che il caimano riesce a mangiare dipende dalla disponibilità e dalle dimensioni delle prede e dal tipo di habitat. Più il caimano è grande più grandi sono le prede che riesce a catturare. Si nutre di molte varietà di pesci e di molluschi, ma anche di vertebrati terrestri inclusi alcuni mammiferi, come il capibara. Qualche animale domestico è caduto nelle fauci del predatore e, sfortunatamente, anche qualche uomo. La predazioneavviene soprattutto in acqua, ma nell’oscurità delle tenebre il caimano emerge per cacciare in tutta tranquillità a terra. I piccoli caimani si nutrono soprattutto di invertebrati, come gli insetti e i crostacei.


Aggiornamento del 29 marzo


Grazie, Beppe
"Le sanguisughe hanno un corpo allungato, formato da 34 anelli. Alle estremità hanno due ventose che servono per attaccarsi agli animali. Hanno una bocca munita di tre mandibole munite di dentelli per forare la pelle degli animali. Mentre stanno lacerando la pelle dell'animale al quale si attaccano secernono una sostanza anestetica". Beppe Grillo.

venerdì 24 marzo 2006

24 marzo 1980


 


                          Haga patria, mate un cura


Leggilo qui    E buona giornata (ma occhio a quello vivo - da ora fino al 9 aprile).

giovedì 23 marzo 2006

Bologna, Piazza S.Stefano



In fila per ascoltare Vittorio Sermonti che sta leggendo l'Inferno dantesco, dal lunedi al venerdi, fino al 7 Aprile, ore 21.
Bologna è un incanto, questa piazza è una chicca, S.Stefano è un trattato di storia raccontato con le pietre, l'Inferno di Dante è un paradiso di poesia, Vittorio Sermonti ne è il banditore.


La notizia qui.


PS. Ho seguito la lettura del Canto XXII su Telecom Alice (free). Ho registrato l'audio, che corrisponde letteralmente al testo che trovi in libreria (L'Inferno di Dante, V. Sermonti, Rizzoli Ed. € 17).

Nota intravagante


E' il canto di Barbariccia, Graffiacane, Ciriatto sannuto e Rubicante pazzo, di Calcabrina e Alichino, Libicocco e Farfarello. Diavoli allegri che si divertono con forche e roncigli a  impeciare "ruffian baratti e simile lordura": Bonturo di Lucca e Gian Paolo di Navarra...
I diavoli di mani pulite,  la Tangentopoli della Firenze del '300. Dai un'occhiata qui.


Fra poche settimane i cittadini italiani saranno chiamati a votare il nuovo governo. Circa 3 milioni di stranieri regolarmente residenti in Italia non lo potranno invece fare, nonostante rappresentino il 9% della forza lavoro, paghino tasse e contributi e/o investano soldi in Italia contribuendo alla crescita di questo paese. Per la Destra essi si materializzano solo quando fanno la fila per tre giorni davanti agli uffici postali. Di conseguenza, non è loro permesso esprimere un'opinione non solo sull'operato del governo del paese dove si dipanano le loro vite, dove investono i loro soldi, dove sognano un futuro, ma non potranno nemmeno rispondere, con lo strumento del voto, a chi li offende quotidianamente e gratuitamente. I cittadini italiani però lo possono fare. Per se stessi, innanzitutto. Ma anche per i loro vicini di casa o per i loro colleghi di lavoro stranieri che vivono nello stesso paese, svolgono gli stessi lavori, pagano le stesse tasse, aiutano i propri familiari nei paesi di origine mentre subiscono ogni tipo di insulto e di angheria, ogni tipo di ricatto e di sfruttamento garantito e perpetuato da leggi che i cittadini italiani stessi possono cambiare. La possibilità di ritrovarsi per altri cinque anni alla mercé della Lega e delle svariate espressioni neofasciste che sono confluite ultimamente nella coalizione della Destra, mi riempie di orrore per le nostre esistenze, i nostri investimenti materiali e affettivi e il nostro stesso diritto alla vita in questo paese. Ma quello che mi preoccupa ancora di più è vedere alcuni cittadini italiani - di sinistra o vicini ai suoi ideali - esternare la loro volontà di astenersi dal voto mentre intere popolazioni vengono bombardate dalle Destre proprio con la scusa di regalare loro questo diritto. L’astensione è una prospettiva orribile per chi deve subire una miriade di provvedimenti e di esternazioni a dir poco umilianti senza possibilità di cambiare le cose in meglio per sé stesso e per tutti. Ritengo che le idee espresse nel programma dell'Unione in materia di immigrazione siano un balsamo capace di lenire ferite che rischiano di incancrenirsi irrimediabilmente. Quindi, cari amici italiani, se non volete votare per voi stessi, fatelo almeno per noi. Se non avete a cuore i vostri interessi, abbiate pietà almeno delle nostre esistenze, della nostra dignità umana calpestata ogni santo giorno. Adottate i nostri voti e quelli dei nostri figli. Andate a votare, per il bene dell'Italia.
Sherif El Sebaie


martedì 21 marzo 2006


Le pietre sono parole


"Forse le Grandi Madri possono soccorrerci. Ci parlano di rispetto, reciprocità, calore, ci raccontano del loro infinito amore per tutto ciò che vive semplicemente perché vive, è creato, ci offrono morbide ricettività da opporre a ogni violenza. Le Grandi Madri privilegiano l’ultimo e il primo nella stessa misura, antepongono l’autoregolazione all’imposizione, il molteplice all’unico, la pace alla guerra. Il loro universo non è la contrapposizione a quello maschile, ma una nuova modalità di rapportarsi che lo contenga, una speranza aperta all’infinito."
Paolo Tranchina (nella foto con Marisa e Paola), psicanalista, mostra le sue pietre scolpite alla Libreria Chiari in Piazza Salvemini (Via ghibellina, accanto al Verdi) dal 21 marzo all'11 aprile 2006.
L'abbiamo incontrato per caso sabato 18 marzo, Paola, Marisa e il barba, uscendo dal Bargello in via del Proconsolo dopo la visita alla mostra del Gianbologna.  Foto prese in libreria.
Inaugurazione alle 18,30 di oggi (data del post). Vale la pena.


Vale la pena anche la visita alla mostra del Gianbologna.
Ecco alcune  indicazioni veloci:
Prezzo biglietto
Intero Euro 7,00 (comprensivo dell'ingresso al museo)
Ridotto Euro 3,50 per i cittadini della Comunità Europea tra i 18 e i 25 anni
Gratuito per i cittadini della Comunità Europea sotto i 18 e sopra i 65 anni
Sede espositiva
Museo Nazionale del Bargello, Firenze
Via del Proconsolo, 4
Periodo della mostra
2 marzo - 15 giugno 2006
Orario di apertura
Martedì - Domenica, 1°, 3° e 5° lunedì del mese ore 8.15 - 18.00
Chiuso il 2° e il 4° lunedì del mese ed il 1° maggio.
Alle ore 15.00, 16.00 e 17.00 di ogni giorno di apertura sono previste visite guidate gratuite del museo, in lingua italiana e inglese
Informazioni e prenotazioni
Firenze Musei
Tel. 055 2654321
La prenotazione per i gruppi scolastici è gratuita ed obbligatoria
Servizio didattico per le scuole
Visite guidate per le scolaresche solo su prenotazione. Costo di Euro 3,00 ad alunno.
Per prenotazioni e informazioni: Firenze Musei - Tel. 055 290112
Due foto prese al Bargello.


NB.
Paolo Tranchina è uno psicoanalista specializzato all’Istituto Carl Gustav Jung di Zurigo, ha partecipato alle lotte di superamento degli ospedali psichiatrici ad Arezzo e a Firenze. Dirige, con Agostino Pirella, dal 1972 la rivista Fogli di Informazione, è presidente della Società italiana di Psicoterapia Concreta. E’ autore di diversi libri: Norma e antinorma, Feltrinelli 1978, La rinascita delle dee, Metis, 1991, Psicoanalista senza muri, Portolano di Psicologia, Un sagittario venuto male, Forme di vita, Inconscio istituzionale, Editrice Centro di Documentazione, Pistoia, 1989, 1994, 2002, 2004, 2006.
Di recente ha concluso con Maria Pia Teodori un lungo saggio su Afrodite.
Paolo Tranchina si occupa da molti anni di simboli e di archetipi, forme primordiali che incidono profondamente sulle nostre vite: da qui le Grandi Madri, gli Dei e  le Dee che animano la sua scultura.


Questo il promemoria distribuito dall'autore ai visitatori della mostra:


Si tratta delle radici archetipiche dell’Europa matriarcale, un tempo nel quale il maschile non prevaleva sul femminile, le leggi della natura contavano di più di quelle di origine umana, tutti i viventi avevano pari diritto di vita per il semplice fatto di esistere e la dimensione estetica permeava diffusamente tutta l’esistenza. Questo mondo, dal paleolitico, attraverso eventi diversi è sfociato nell’olimpo greco, ricco di conquiste e conflitti, che continuano a incidere sul nostro tempo, fino al totale trionfo del principio patriarcale che ci ha assicurato l’impetuoso progresso che conosciamo, ma che oggi sembra aver raggiunto il limite minacciando l’apocalisse.
Lo scontro di civiltà che, nonostante dinieghi, manovre ed esorcismi, si profila sempre più drammaticamente all’orizzonte della nostra storia, vede come attori fondamentali le tre religioni monoteistiche patriarcali che si sono estese progressivamente in tutto il mondo.
Caratteristica del patriarcalismo è il prevalere delle leggi di origine umana su quelle naturali, la valorizzazione del principio di prestazione, il privilegio della primogenitura, il proselitismo che inevitabilmente spinge allo scontro, al di là delle parole di reciprocità e accettazione, per la conquista del mondo.
Sul piano psicologico questo significa il prevalere di attributi come penetrare, vincere, primeggiare, idolatria della forza, dominio incondizionato sugli altri e sulla natura, controllo ossessivo degli istinti e trionfo della ragione sui sentimenti, prevalenza dell’avere sull’essere.
Questo atteggiamento unilaterale globalizzato implica ferite sempre più profonde alla natura, agli esseri viventi, a tutto ciò che è umano, e processi di manipolazione collettiva sempre più imponenti, capillari, invasivi, che sostituiscono, finché possibile, il ricorso alla violenza bruta, la tortura, la sopraffazione diretta.
Questo modello che per i suoi processi selettivi ha contribuito al rigoglioso processo di sviluppo che ha sostenuto per secoli l’Occidente ha raggiunto però il suo estremo limite: l’inquinamento mondiale che ci minaccia, fino a chiederci se non è già stato oltrepassato il punto di non ritorno.
Forse l’umanità sta correndo verso l’autodistruzione senza che ce ne rendiamo conto, senza che nessuno riesca più a fermarla. Forse insondabili colpe primordiali, Erinni della specie, peccati originali sfidano qualsiasi purificazione, espiazione, sublimazione, trascendenza del divino ridotto a semplice manipolazione tra poteri.
Non bastano a annunciare l’apocalisse mucche pazze, buchi d’ozono, tzunami, Aids, desertificazioni, l’inarrestabile minaccia virale che ha impregnato di morte persino il pulsare ciclico delle migrazioni celesti?
Forse le Grandi Madri possono soccorrerci. Ci parlano di rispetto, reciprocità, calore, ci raccontano del loro infinito amore per tutto ciò che vive semplicemente perché vive, è creato, ci offrono morbide ricettività da opporre a ogni violenza. Le Grandi Madri privilegiano l’ultimo e il primo nella stessa misura, antepongono l’autoregolazione all’imposizione, il molteplice all’unico, la pace alla guerra. Il loro universo non è la contrapposizione a quello maschile, ma una nuova modalità di rapportarsi che lo contenga, una speranza aperta all’infinito.
Dagli Urali, alla Cornovaglia, Marija Gimbutas (Il linguaggio della dea, 1991, Le dee viventi, 2005) ha contato oltre 100.000 statuette della Dea: lontane radici comuni, comunione di intenti, di linguaggi, trascendenze condivise, prima che ognuno dei tre monoteismi patriarcali, invocasse su di sé il tutto il diritto all’onnipotenza divina.
Basti ricordare la Grande Madre uccello-serpente, che nel suo ventre rotondo contiene, l’infinita putredine della morte e l’esplodere infinito dei germogli, gli attributi concreti e simbolici dell’uccello e del serpente, senza scinderli, senza chiamare nemico ogni contrario, sigillandolo in un inferno qualsiasi. Nella sua potenza non ha bisogno di proiettare il suo volo in un cielo lontano, né di umiliare il serpente che strisciando sul suo ventre rotondo come la luna - e, come lei, ciclico - accarezza la polvere che non è il segno della fine che ci aspetta, ma la “prima materia” con la quale, lei, la Grande Dea, ha plasmato tutto ciò che vive e non vive, tutto ciò che esiste, è stato, sarà per sempre.
Per informazioni: Paolo Tranchina, E-mail: tranteo@ cosmos. it;  Libreria Chiari tel. 055/23529]

lunedì 20 marzo 2006

9 Aprile - Sveglia, Italia


"Il modo migliore di realizzare un sogno è svegliarsi", ha scritto Paul Valéry.
Vale anche per liberarsi da un incubo. 

domenica 19 marzo 2006


???????????????????


 Cogitanti mihi saepenumero et memoria vetera repetenti perbeati fuisse, Quinte frater, illi videri solent, qui in optima re publica, quom et honoribus et rerum gestarum gloria florerent, eum vitae cursum tenere potuerunt, ut vel in negotio sine periculo vel in otio cum dignitate esse possent.(bei tempi quelli).
Quam spem cogitationum et consiliorum meorum cum graves communium temporum tum varii nostri casus fefellerunt.  Nam qui locus quietis et tranquillitatis plenissimus fore videbatur, in eo maxumae moles molestiarum et turbulentissumae tempestates extiterunt. (ma ora siamo nella m.) 
Cicerone, De oratore
Tante volte mi avviene di pensare, o fratello mio che qui leggi:
Cosa avrà in testa un ministro dell'Italia che appoggia le stragi quotidiane degli iracheni, gli omicidi mirati quotidiani degli israeliani, che assiste impassibile ai mi-li-o-ni di morti per fame e malattie in Africa, che difende il diritto di ovuli e spermatozoi a generare all'infinito e senza controllo mi-li-o-ni e mi-li-o-ni di esseri che non avranno mai la possibilità di diventare umani, che accudisce un Parlamento che ha liquidato la Costituzione antifascista e ha fatto posto a fascisti, postfascisti e neonazisti insieme a mafia e malaffare...che cosa avrà in testa quando a "radio anch'io" proclama che «La legislazione nazista e le idee di Hitler in Europa stanno riemergendo, per esempio in Olanda, attraverso l'eutanasia e il dibattito su come si possono uccidere i bambini affetti da patologie..."?
Tante volte mi avviene di pensare, o fratello mio che qui leggi:
Cosa avrà in testa la seconda carica dello Stato quando assiste tutti i giorni all'"opzione Salvador" rimessa in atto dagli americani con la costituzione degli squadroni della morte che ripuliscono con diligente accuratezza e matematica precisione tutti i possibili testimoni  delle nefandezze compiute dai loro eserciti in guerra sui fronti medioorientali, quando vota l'assoggettamento dei servizi segreti italiani a quelli israeliani, che cosa avrà in testa quando dichiara che le violenze di Milano dimostrano che l’Unione sta dalla parte del terrorismo? Che  «Antonio Di Pietro è una vergogna per la magistratura e per la politica»?

Le  invenzioni che cambieranno la vita
 di tutti i giorni nei prossimi anni
La famosa rivista americana Forbes ha pubblicato la scorsa settimana una classifica delle 10 invenzioni che saranno in grado nei prossimi 10 anni di cambiarci la vita di tutti i giorni.
A dire la verità, molte delle tecnologie indicate nella classifica, sono già in qualche modo disponibili, ma, molto probabilmente hanno finora espresso solo il minimo della loro potenzialità.
1) Batterie ad idrogeno: non inquinanti, rinnovabili all'infinito permetteranno di far funzionare cellulari o auto senza l'utilizzo del petrolio.
2) Biotecnologie e terapia genetica: si parla di come gli individui, che adesso hanno tra i 30 e i 40 anni potranno raggiungere una età media di 120 anni grazie alla possibilità di combattere malattie genetiche o cancri e tumori, inserendo nel corpo cellule sane realizzata in provetta. Si potrebbero anche prevenire malattie ereditarie come le malformazioni cardiache.
3) Uno dei grandi problemi del futuro, ma già molto attuale, è la mancanza di acqua potabile in molte parti del mondo. Una speciale cannuccia chiamata "LifeStraw", creata da alcuni svizzeri, sarà in grado di depurare l'acqua all'istante e ad un costo assolutamente accessibile per tutti: 4 dollari a cannuccia (e le cannucce "LifeStraw" saranno riutilizzabili).
4) Internet2. Ne abbiamo già parlato in alcuni articoli. La nuova rete, basata su fibre ottiche, consentirà di navigare dalle 100 alle 1000 volte più velocemente dell'Internet attuale, facilitando applicazioni come lo streaming audio-video e le videoconferenze.
5) MRAM. Ovvero Magnetoresistive Random Access Memory, le memorie del futuro. Saranno sei volte più veloci di quelle attuali, sarà più resistente nel tempo e avrà costi minori.
6) Laptop a 100 Dollari. E' il computer portatile che Negroponte, il MIT e le Nazioni Unite sono in fase di creazione per permettere ai Paesi in via di sviluppo d accedere all'informatica.
7) Tecnologie sensoriali. A distanza, attraverso una vera e propria realtà virtuale, si potranno sentire e toccare oggetti, aprendo illimitati scenari nell'industria e nella medicina.
8) Voip. E' attualmente sulla bocca di tutti il Voice Over Ip, ovvero la possibilità di telefonare via Internet. Si incomincia anche a parlare di cellulari e di telefoni fissi in grado di utilizzare Internet (anche con il pc spento) per fare chiamate telefoniche a costi irrisori rispetto a quelli attuali.
Ma chi di noi utilizza realmente il VoIP? Pochissime persone. La rivoluzione è solo all'inizio.
9) Wireless e Wimax. I collegamenti Wi-fi sono già una realtà in alcune cittadine americane e in alcuni aeroporti europei. Il futuro sarà il Wimax, un protocollo wireless che permette di trasmettere i dati ad altissime velocità in aree molto ampie, superiori ai 40 chilometri.
10) Il petrolio. Non è una invenzione, ma potrà avere effetti rilevanti nella vita di tutti i giorni come le invenzioni qui sopra descritte, ma con conseguenze devastanti, assolutamente non positive. Soprattutto se, come ritiene Forbes, accettando le indicazioni degli analisti il costo del barile sarà di 200 dollari.
Non ci rimane che sperare nell'idrogeno.


Nel frattempo fai un volo su Marte.

Riflessione domenicale
 Togliere il velo alla mente



Nawal Al Saadawi (1939), laurea al Cairo (1955). Il suo primo libro, Woman and sex, nel 1972 le costa la cacciata dal Ministero della Sanità e la persecuzione delle autorità religiose. A metà degli anni 90, è costretta all'esilio perché il suo nome compare nella lista di morte di un gruppo fondamentalista. L'ultima persecuzione nel 2001, quando solo una grande mobilitazione internazionale la salva da un processo per apostasia e dal divorzio coatto chiesto, contro la volontà sua e di suo marito, da un avvocato integralista. Le sue posizioni le sono costate complessivamente dieci anni di carcere. Tra i suoi scritti Firdaus, storia di una donna egiziana (2001) e Una figlia di Iside (2003).


Dott.ssa Al Sadawi, come vede la sua vita in un paese arabo ed islamico, come l’Egitto?


In occidente credono che la gente del cosiddetto mondo islamico sia tutta velata e oppressa. Non è vero! Io sono nata, cresciuta, ho studiato e lavoro in Egitto. E combatto tuttora contro il regime egiziano. Viviamo in un solo mondo, quelle terminologie non hanno senso. Io mi arrabbio quando mi declassano a cittadina “del terzo mondo”. E non capisco chi parla di Medio Oriente. Medio rispetto a chi? Rispetto a Londra, quando occupava l’area? Ebbene.. Io oggi spesso dico ai miei amici, quando vado negli Stati Uniti che sto partendo “per il Far West”. E loro ridono, giustamente. Non capisco nemmeno chi si dichiara scrittore post-coloniale. Ma se viviamo nella nuova era coloniale!


Il suo lavoro intellettuale è soggetto a censura o impedimenti di qualche natura?


Il mio ultimo libro, intitolato “Il romanzo”, è stato censurato sia dall’Azhar (l’università islamica del Cairo, ndr) che dalla Chiesa Copta. La protagonista era una ragazza povera rimasta incinta al di fuori del matrimonio, e che non voleva abortire. Parte per la Spagna, alla ricerca di un lavoro. Non voleva abortire, e parlava a sé e al suo bambino invisibile che ho paragonato al figlio della Vergine. Ebbene, la Chiesta si è arrabbiata e lo ha censurato. Ho anche scritto della povera gente che guarda il cielo, chiede aiuto ma il Cielo guarda silenziosamente e non risponde. E anche l’Azhar si è offeso e l’ha censurato. Alle istituzioni religiose non piace chi critica la religione. Quarant’anni fa, scrivevo cose molto più audaci e non venivano censurate. Oggi si, invece.


Secondo lei l’Islam è la fonte dei guai del mondo arabo, come sostengono altri scrittori e scrittrici, soprattutto in Occidente?


Chi scrive queste cose è un ignorante che non ha studiato l’Islam. Perché non si può capire l’Islam senza paragonarlo alle altre religioni. E il comune denominatore di tutte le religioni, senza eccezione, è il razzismo e la misoginia. Dobbiamo reinterpretare la religione, cambiarla, rivoluzionarla. Non dobbiamo essere spaventati nel farlo. E’ paradossale come oggi la gente riesce a criticare la religione altrui e non la propria. Oggi, la religione è diventata una comodità commerciale, sbandierata dai politici per guadagnare voti. Il fanatismo religioso e il sistema politico capitalistico-imperialista si stanno alleando e aumentando.


Cos’è la religione, allora, per lei?


La religione è la creatività, l’immaginazione, la scienza, la libertà, l’amore. Se la religione non è per l’amore, allora non ne abbiamo bisogno: mi ricordo ancora mia nonna, analfabeta, mentre fronteggiava il sindaco del villaggio, seduto come un faraone con il Corano in mano. Quando gli disse che stava sfruttando i contadini e lui le rispose: “Stai zitta, analfabeta! Tu non hai letto il libro di Allah”, lei gli rispose: “Conosco Dio meglio di te. Dio è giustizia!”. Ecco: Dio è amore, uguaglianza, pace: non è un libro. Non esce dalle tipografie. La mia prima lettera a Dio l’ho scritta quando avevo sette anni, quando mia nonna giustificò il trattamento speciale riservato a mio fratello: non capivo perché Dio avrebbe dovuto discriminarmi in quanto donna. La religione, in realtà, non è un’ideologia morale o spirituale: è un’ideologia politica ed economica. In tutti i libri sacri troviamo doppi standard per i governanti e i governati, per i maschi e le femmine. Troviamo rapporti di forza, concezioni di classe. Guardi il giudaismo: è una religione molto politica, che parla di una “terra promessa”. L’invasione e l’occupazione delle terre altrui non è religione, deve essere inserita in un contesto storico e politico.


E la democrazia?


La democrazia non è quella americana dove solo alcuni milionari hanno la possibilità di concorrere, facendo leva su una buona percentuale di votanti appartenenti alla coalizione fondamentalista cristiana. Non è nel sistema multi partitico o nel voto. Non è nemmeno nella libertà di espressione. La democrazia è il diritto di ogni cittadino ad avere un buon lavoro, una vita sessuale, una giustizia sociale, politica e religiosa. La mia candidatura alle elezioni presidenziali in Egitto era un atto simbolico: volevo scuotere il sistema faraonico di governo. Volevo dimostrare ai 70 milioni di egiziani che era possibile per una donna candidarsi alle elezioni. Ma era anche un modo per denunciare le modalità con cui si sono svolte. Le abbiamo smascherate davanti all’opinione pubblica.


Come vede la situazione, oggi, in Iraq e in Palestina?


Ogni popolo ha il diritto di difendere sé stesso con tutti i mezzi a sua disposizione. Deve fare il possibile per cacciare l’occupante. Bush ha ucciso migliaia di persone e lo stesso vale per Sharon. Perché nessuno li processa? L’Onu dovrebbe farlo, ma Kofi Annan è in combutta con loro. I terroristi grandi sono quelli che devono essere puniti perché quelli piccoli sono il risultato del terrorismo di quelli grandi.


Lei si è particolarmente distinta nella battaglia contro il fondamentalismo islamico. Cosa fa per vincere la paura? Non sente il bisogno di avere una scorta?


Una scorta? Non esiste! Non c’è, non la voglio e ho sempre rifiutato la scorta: Uno potrebbe salire su un aereo e precipitare in un istante. Chi è coraggioso muore una volta sola. Guardi…Siamo diventati, io e mio marito, parte integrante del pericolo, come se fossimo dentro un aereo, e quindi non lo sentiamo affatto. Quando dice qualcosa che proviene dal cuore, è potente. Il mio secondino, in Egitto, frugava nella mia cella e diceva: se dovessi trovare carta e penna, sarebbe più pericoloso che trovare un fucile. Ecco perché gli scrittori non cooptati dal governo vanno in prigione, o in esilio.


Qual è la missione di uno scrittore o di intellettuale in questo nuovo contesto internazionale?


Gli slogan in cui credo sono due: “Togliere il velo alla mente” e “l’Unione fa la forza”. Dobbiamo svelare il linguaggio, demistificare l’informazione. Il velo della mente è quello pericoloso e noi oggi abbiamo le menti velate dai media, dal sistema educativo, dall’informazione frammentata che riceviamo. Oggi partecipo ad un convegno sulla Spiritualità, ma io ero contraria alla stessa denominazione: non possiamo dividere lo spirito dalla mente e dal corpo. Altrimenti non saremmo esseri umani. E gli esseri umani devono celebrare la loro similitudine, non le loro differenze. Dobbiamo assolutamente trascendere le differenze religiose, sociali, sessuali, nazionali, etniche e unirci come esseri umani.
Intervista a cura di Sherif El Sebaie, pubblicata su "Minerva". 


Trovato qui

sabato 18 marzo 2006

 9 aprile 2006


Ho visto...
Ho visto approvare in Parlamento la legge sul falso in bilancio il giorno dopo l'11 settembre. Di corsa, per onorare con il nostro lavoro - così ci venne detto - i morti di New York.
Ho visto la commissione giustizia del Senato prolungare i suoi lavori dopo la mezzanotte per tre leggi in cinque anni: per il falso in bilancio, per la Cirami, per l'immunità delle più alte cariche dello Stato.
Ho visto aprire l'ultima legislatura con una legge ad personam, quella che abolisce l'imposta di successione sui patrimoni più grandi. E l'ho vista chiudere con una legge ad personam, quella che abolisce l'appellabilità delle sentenze di assoluzione.
Ho visto il Parlamento decidere quali magistrati possono o non possono restare in servizio, alzando e abbassando l'età pensionabile secondo le convenienze: fuori Borrelli dentro Carnevale.
Ho visto il Parlamento decidere quali magistrati possono dirigere gli uffici giudiziari più delicati. Insomma, ho visto il Parlamento scegliere i giudici.
Ho visto più di mezzo Senato applaudire in piedi l'appoggio alla guerra preventiva in Iraq. Ho visto la standing ovation della maggioranza e i sorrisi di festa, in attesa dei bombardamenti dei giorni dopo.
Ho visto sbeffeggiare le senatrici che si battevano per le quote rosa. Le ho viste sommerse dagli sberleffi della maggioranza. Le ho sentite chiamare "vacca" e "gallina".
Ho visto togliere ai giudici di pace la competenza sugli incidenti stradali più gravi. Lavoravano troppo velocemente creando problemi alle assicurazioni.  Anche alla Mediolanum.
Ho visto portare nel Parlamento repubblicano una legge per equiparare le brigate nere di Salò ai combattenti delle forze armate e ai partigiani.
Ho visto violare il regolamento del Senato anche sei volte in due giorni.
Ho visto violare la Costituzione in presenza della seconda autorità dello Stato. A volte invocando precedenti inesistenti. Altre volte senza precedenti.
Ho visto un parlamentare svenire a un passo dall'infarto per l'indignazione, di fronte al numero legale ottenuto più volte senza pudore. L'ho visto steso a terra, insultato e fischiato dagli avversari che lo accusavano di perdere tempo.
Ho visto censurare o bloccare negli uffici interrogazioni critiche verso il governo o verso esponenti della maggioranza; ho visto funzionari solerti mutilare i diritti costituzionali dei parlamentari.
Ho visto rifare mezza Costituzione come niente, da personaggi senza storia. Per liberare da ogni controllo di garanzia e da ogni contrappeso il potere di chi vince le elezioni. Per mettere lo Stato ai piedi dell'uomo più ricco e potente del paese.
Ho visto barattare pubblicamente in aula l'unità del Paese con gli interessi televisivi del Capo del Governo.
Ho visto un senatore votare per cinque, per dare alla sua maggioranza il numero legale. Ho visto tollerare anche quindici voti di assenti per volta.
Ho visto stabilire il tempo massimo di un giorno per discutere in seconda votazione la riforma di mezza Costituzione.
 Ho visto fischiare in un'aula parlamentare il Capo dello Stato mentre il presidente del Senato leggeva il testo del rinvio alle Camere della legge di riforma dell'ordinamento giudiziario.
Ho visto scritto nella relazione ufficiale della commissione antimafia che la mafia non porta voti, che il controllo del voto da parte di Cosa Nostra è "uno dei miti più a lungo e pervicacemente sostenuti".
 Ho visto Giovanni Falcone commemorato sull'autostrada per Punta Raisi, località Cinisi, da un ministro che aveva sostenuto che dobbiamo convivere con la mafia.
Ho visto un ministro definire il carcere di Cagliari un albergo a cinque stelle pochi giorni prima che vi si uccidessero due detenuti.
Ho visto decine di senatori dell'opposizione lavorare seriamente ed essere trattati come incapaci o complici del governo.
 Ho visto sospetti ingiusti. Ho visto fiducie ingiuste.
Ho visto uomini dello Stato oggetto di insolenze e di accuse sanguinose, grazie a un uso prepotente della immunità parlamentare.
 Ho visto chiamare tutti i manifestanti di Genova violenti e terroristi e assicurare ufficialmente che nel carcere di Bolzaneto non ci furono violenze. Ho visto negare una commissione d'inchiesta su Genova per non interferire con il lavoro della magistratura. Ho visto dimenticare questo principio per istituire la commissione Telekom Serbia.
Ho visto ridere in faccia alla richiesta di maternità o paternità assistite di persone non felici.
Ho visto esibire i fazzoletti padani a un metro dal tricolore sulle bare nei funerali di Stato.
Ho visto prolungare la durata del Parlamento per uso personale. Per ottenere l'impunità in un processo, per monopolizzare le  televisioni.
Così ho visto sfregiare, nel mio Paese, il più grande simbolo della democrazia.
Nando Dalla Chiesa
 
Calendario magico 2006
Ho visto il XXV aprile spostarsi in avanti di 16 giorni.


Aggiornamento del 19.03.06


Una storia all'indietro
Ma la storia dei passi all'indietro non si arresta qui, e questo inizio del terzo millennio è stato prodigo di passi del gambero. Tanto per fare qualche esempio, dopo il cinquantennio di Guerra Fredda, abbiamo avuto con l'Afghanistan e l'Iraq il ritorno trionfale della guerra guerreggiata o guerra calda, addirittura riesumando i memorabili attacchi degli "astuti afghani" ottocenteschi al Kyber Pass, una nuova stagione delle Crociate con lo scontro tra Islam e cristianità, compresi gli Assassini suicidi del Veglio della Montagna, tornando ai fasti di Lepanto (e alcuni fortunati libelli degli ultimi anni potrebbero essere riassunti col grido di "mamma li turchi!"). Sono riapparsi i fondamentalismi cristiani che sembravano appartenere alla cronaca del XIX secolo, con la ripresa della polemica antidarwiniana, ed è risorto (sia pure in forma demografica ed economica) il fantasma del Pericolo Giallo. Da tempo le nostre famiglie ospitano di nuovo servi di colore, come nel Sud di Via col vento, sono riprese le grandi migrazioni di popoli barbari, come nei primi secoli dopo Cristo, e (come osserva uno dei pezzi qui pubblicati) rivivono almeno nel nostro paese riti e costumi da Basso Impero. È tornato trionfante l'antisemitismo con i suoi Protocolli, e abbiamo i fascisti (per quanto molto post, ma alcuni sono ancora gli stessi) al governo. D'altra parte, mentre correggo le bozze, un atleta allo stadio ha salutato romanamente la folla plaudente. Esattamente ciò che facevo io quasi settant'anni fa da balilla - salvo che io ero obbligato. Per non dire della Devoluzione, che ci riporta a un'Italia pre-garibaldina. Si è riaperto il contenzioso post-cavouriano tra Chiesa e Stato e, per registrare anche ritorni quasi a giro di posta, sta tornando, in varie forme, la DC. Sembra quasi che la storia, affannata per i balzi fatti nei due millenni precedenti, si riavvoltoli su se stessa, tornando ai fasti confortevoli della Tradizione.


Umberto Eco, A passo di gambero. 

Calendario magico 2006
Il 9 aprile 2006 ho visto il XXV luglio 1943 spostarsi in avanti di 63 anni.

giovedì 16 marzo 2006


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Con Folon al Forte Belvedere di Firenze (agosto 2005)

PAOLA GALLI
Un'identità intermedia

presentazione

Basterà comunque riflettere sul fatto che tutto quello che noi sappiamo della realtà e soprattutto di quello che ne sta fuori è quasi niente. Perciò sarebbe un imperdonabile errore considerare questa storia finita qui.


contenuto

«L’idea di usare l’elemento surreale per raccontare mi è sempre sembrata interessante perché lo vedo come un modo appropriato ed efficace per esprimere quel senso riposto della realtà umana che coincide con la parte non realizzata della personalità e cioè con l’insieme dei desideri, delle paure e in genere delle creazioni fantastiche che danno corpo e consistenza ai sentimenti dei personaggi, proiettandoli in un mondo che è soltanto loro, in cui l’immaginazione è ricchezza soggettiva che compensa la povertà del reale.» Così l’autrice presenta questa raccolta di racconti per il quale l’elemento immaginario resta lo spazio privilegiato in cui prendono vita le aspirazioni dei personaggi.


autrice

Paola Galli vive a Firenze dove è nata. Ha insegnato per molti anni all’Istituto Tecnico Commerciale, poi nella casa circondariale di Sollicciano, ha collaborato al CEIS (progetto di recupero dalle tossicodipendenze), al progetto “Arcobaleno” (centro di accoglienza temporanea) e al “Ponte per Bagdad” (progetto affidi a distanza). Attualmente è impegnata con la Cooperativa sociale “Kimeta” dove lavorano donne rom, alla nascita della quale ha contribuito insieme a un gruppo di donne della Comunità dell’Isolotto con la collaborazione del Quartiere 4 di Firenze. Ha pubblicato: Una vita segreta (Gazebo1999) e con Giuliana Ponzio, Madre e handicap, (Feltrinelli 1988). Singoli racconti sono apparsi in varie riviste.

Luciana Tufani ed. Ferrara, 2006.
collana:
elledi, 28
pagine:
97
prezzo:
€ 10 (i.i.)
ISBN: 88-86780-58-3

Lo puoi ordinare online  Qui

Paola è da tempo su questo blog

Nota provvisoria di Barbabianca

 L'altro libro di Paola, Una vita segreta, è piaciuto a tutte le donne che lo hanno letto. Questo avrà lo stesso successo, particolarmente con quelle che amano i cani. Cinque racconti hanno come comprimario il cane. Paola, in effetti, è una donna-cane. Uso il maschile, perché i nomi degli animali al femminile portano un marchio maschilista che si presta all'equivoco. E allora ci vuole il poeta:
Tu sei come una lunga
cagna
, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e mai ferocia nel cuore.

Leggi Saba: A mia moglie.

martedì 14 marzo 2006

Nella Galassia elettorale



Io sono lì, dove convergono i raggi.
Ho risposto a 25 domande e mi sono posizionato come vedi  nella galassia delle formazioni politiche italiane.  Puoi provare anche tu su io sono qui.


Poi ho affrontato 28 domande su questo sito col risultato che segue.



Non vedo l'Italia dei Valori... che per me è importante. Ma nella galassia ce l'ho piuttosto vicina.

La 220


Scenario energetico
La nostra società consuma energia a ritmi elevati utilizzando in gran parte fonti non rinnovabili, cioè disponibili in quantità limitate. Petrolio, gas naturale, carbone sono destinati ad esaurirsi. Secondo le stime più attendibili abbiamo petrolio per circa 40 anni ai consumi attuali, ma il problema si porrà molto prima, quando la domanda supererà l'offerta ed inizierà a premere sui prezzi. L'energia rinnovabile viene prodotta da fonti come il sole, il vento e l'acqua; a differenza del petrolio e del gas che sono disponibili in quantità limitata, le fonti rinnovabili saranno sempre disponibili. Quando il petrolio finirà, il sole continuerà a splendere.


Scenario ambientale
I combustibili fossili bruciando producono anidride carbonica (CO2) e una serie di inquinanti dannosi alla salute come ad esempio gli ossidi di zolfo, gli ossidi di azoto, le polveri sottili, il benzene ecc.
L'anidride carbonica dispersa nell'atmosfera trattiene il calore del Sole garantendo le condizioni per la vita sulla Terra (effetto serra) ma il suo livello attuale di concentrazione in atmosfera è il più alto degli ultimi 400.000 anni e sta provocando il surriscaldamento del pianeta. Questo surriscaldamento causa alterazioni del clima tra cui una riduzione dei ghiacciai, un innalzamento dei livelli del mare ed in generale un aumento della quantità di energia nell'atmosfera che accentua gli eventi climatici estremi. Se ne sono accorte le società di assicurazione che hanno visto aumentare i costi per la copertura dei danni ambientali. Il Protocollo di Kyoto, a cui aderisce anche l'Italia, ha per obiettivo la riduzione delle emissioni di CO2 per limitare le alterazioni climatiche.


Che fare
Possiamo fare molto: le nostre case ed i nostri sistemi industriali possono essere resi più efficienti, cioè utilizzare meno energia a parità di risultato. Con un vantaggio anche economico. Possiamo utilizzare fonti rinnovabili per riscaldare l'acqua, la casa e produrre energia elettrica. L'efficienza energetica è il frutto dell'intelligenza, che studia ogni situazione in modo che, a parità di risultato, si consumi meno energia. In questo senso l'intelligenza è la più potente delle centrali energetiche.


Perchè farlo
Per risparmiare, creare un vantaggio competitivo, diminuire la dipendenza dalle importazioni, ridurre il rischio economico ed ambientale, creare posti di lavoro in un settore di avanguardia come già fatto con successo in altre nazioni. Ma anche per responsabilità sociale, per lasciare ai nostri figli un mondo migliore, per dare ad altre popolazioni meno fortunate la possibilità di accedere alle risorse. Perchè tutti possiamo fare qualcosa.
Link utili
Puoi cominciare da questo (audio) 
Poi questo
E anche il manifesto TGE
Che vuol dire TGE?
Marisa, se lo sai dimmelo nel commento.
E soprattutto grazie per la segnalazione.
Il resto me lo spiegherà Stefano alle Lame.


PS. Giunta risposta da cortese anonimo: Topino, Giraffa, Elefante

domenica 12 marzo 2006


Visto Syriana


Galleria foto

Gorbaciov e Sertorio


Amici ed ex nemici insieme per Gorbaciov


Il miglior brindisi l'ha fatto Grigorij Javlinskij: "Lui ci


ha dato la libertà. Adesso ha 75 anni e siamo qui a


festeggiarlo. Ma noi cosa ne abbiamo fatto di quella


libertà". Il tono del brindisi non era precisamente


carezzevole per i circa duecento invitati che hanno


festeggiato il giubileo di Mikhail Gorbaciov nella grande


sala banchetti Napoleon, sulla prospettiva che si chiama


ancora, imperterrita, Lenin. Il festeggiato è andato ad


abbracciare il candidato presidenziale che ebbe la


temerarietà di contrapporsi a Vladimir Putin e la sala ha


tirato un sospiro di sollievo. Così molti hanno evitato un


esame di coscienza troppo approfondito. Ma tutti hanno


capito l'allusione.


[Giulietto Chiesa La Stampa -]


 Quinto Sertorio - († 72 AC), fu un politico ed un generale Romano. Era nativo di Nursia (Norcia) nel territorio dei Sabini.
Quinto Sertorio, generale romano fedele a Mario e rivale di Silla, tentò di fare della Spagna una terra nella quale il partito popolare potesse riorganizzarsi per combattere la tirannia.  Il suo obiettivo era sviluppare un governo stabile nel paese con il consenso e la cooperazione della gente, che desiderava civilizzare secondo il modello romano. Stabilì un senato di 300 membri, controllato dagli emigrati romani, con probabilmente un po' degli Spagnoli migliori e si circondò con una guardia del corpo spagnola. Rigoroso e, per quanto sia, severo con i suoi soldati, era in genere ben considerato dalla gente e rese le loro difficoltà il più leggere possibile. Si può dire che per sei anni abbia realmente governato la Spagna.Sertorio era in lega con i pirati del Mediterraneo, stava negoziando con Mitridate ed era in comunicazione con gli schiavi che insorgevano in Italia.
Così, tanto per ricordare anche gli sconfitti della storia.

venerdì 10 marzo 2006

Lo voglio anch'io

"Ho preso il kit dell'eutanasia"
di CORRADO AUGIAS
CARO direttore, qualche giorno fa nel mio programma Le Storie su Raitre ho dato la notizia che sto per acquistare il kit della "buona morte" in vendita a Bruxelles e credo anche in Olanda. Il prezzo è contenuto, meno di cento euro, possono comprarlo i medici sotto la loro responsabilità per un uso professionale deontologicamente appropriato. Come sai, sono stato a Bruxelles cinque anni e conservo parecchie conoscenze. Vedo ora che la notizia ha avuto qualche eco e credo di dover spiegare meglio che cosa intendessi e le ragioni di questa scelta indubbiamente grave.
Prima però di scrivere devo fare una doppia premessa. So bene che l'eutanasia, comunque motivata, è nel nostro paese un reato. Sono anche consapevole che non solo nel paese ma nella stessa comunità di Repubblica coesistono sull'argomento sensibilità diverse. D'altronde si tratta della decisione più grave che un essere umano possa essere chiamato a prendere e dunque dubbi personali, conflitti di tipo religioso, tentazioni di opposta natura, sono giustificati e più che comprensibili. Perché, dunque?
Recenti esperienze che non esito a definire tragiche di persone a me vicine mi hanno messo a contatto diretto con l'infamia di una morte troppo a lungo rimandata. In quel povero corpo straziato nulla era più rimasto di umano, se per umanità intendiamo il controllo di sé, la consapevolezza del proprio essere, la possibilità di comunicare con i nostri simili, quell'attività cerebrale, anche minima, che sola ci distingue dagli altri esseri viventi. La povera creatura aveva di tanto in tanto intermittenti pause di lucidità durante le quali capiva il baratro nel quale era precipitata e piangeva dirottamente, in silenzio, senza singhiozzi. Ho immaginato che potendo ci avrebbe chiesto perché non interrompevamo il suo strazio, quale ferocia, quale viltà ci impedisse di farlo.
Aveva ragione Epicuro quando esortava a non temere la morte perché, scriveva: "Quando c'è lei non ci sei tu, quando ci sei tu non c'è lei". Infatti non è della morte che dobbiamo preoccuparci, una condizione inevitabile la sola certezza che abbiamo; l'abbandono della vita, lì s'annida il problema. Non inquieta l'oltretomba, l'Ade, il Purgatorio o comunque si voglia immaginare (sperare) un'esistenza oltre la morte, la questione è la soglia, la linea di confine che separa questo da quello e che può diventare intollerabile e spaventosa.
Caro direttore, per farla breve, vorrei essere sicuro di poter morire con dignità. Si racconta che la sera prima delle fatali idi di marzo, Cesare fosse andato a cena da Decimo Albino. A un certo punto il padrone di casa gli chiese con aria di sfida: "Qual è per te la morte migliore, Cesare?". Nel gelo improvviso della sala si udì la voce di Cesare, ferma, pacata, già lontana: "Non vorrei una morte lenta. La morte migliore è la meno attesa".
C'è nel suicidio consapevole responsabilmente esercitato (perché anche il suicidio può diventare una futilità) una traccia della virtù romana antica. Il desiderio di restare padroni di sé, di congedarsi dalla vita senza doversi vergognare.
(Da Repubblica - 10 marzo 2006) L'articolo qui.

Videant cives ne quid Respublica detrimenti capiat



La scelta del 9 aprile
A dispetto di quel che da tempo attestano, unanimi, i sondaggi, il risultato delle elezioni che si terranno il 9 e 10 aprile appare ancora quantomai incerto. È questo un buon motivo perché il direttore del Corriere della Sera spieghi ai lettori in modo chiaro e senza giri di parole perché il nostro giornale auspica un esito favorevole ad una delle due parti in competizione: il centrosinistra. ...
La nostra decisione di dichiarare pubblicamente una propensione di voto ...è riconducibile a più di una motivazione. 
 Innanzitutto il giudizio sull’esito deludente... del quinquennio berlusconiano: il governo ha dato l’impressione di essersi dedicato più alla soluzione delle proprie controversie interne e di aver badato più alle sorti personali del presidente del Consiglio che non a quelle del Paese. In secondo luogo riterremmo nefasto, per ragioni che abbiamo già espresso più volte, che dalle urne uscisse un risultato di pareggio con il corollario di grandi coalizioni o di soluzioni consimili; e pensiamo altresì che l’alternanza a Palazzo Chigi - già sperimentata nel 1996 e nel 2001 - faccia bene al nostro sistema politico. Per terzo, siamo convinti che la coalizione costruita da Romano Prodi abbia i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni anche per il modo con il quale in questa campagna elettorale Prodi stesso ha affrontato le numerose contraddizioni interne al proprio schieramento. 
 
Merito, questo, oltreché di Romano Prodi, di altre quattro o cinque personalità del centrosinistra. Il leader della Margherita Francesco Rutelli, che ha saputo trasformare una formazione di ex dc e gruppi vari di provenienza laica e centrista in un moderno partito liberaldemocratico nel quale la presenza cattolica è tutelata in un contesto di scelte coraggiose nel campo della politica economica e internazionale. Piero Fassino, l’uomo che più si è speso per traghettare, mantenendo unito e forte il suo partito, la tradizione postcomunista nel campo dominato dai valori di cui sopra. I radicalsocialisti Marco Pannella e Enrico Boselli che con il loro mix di laicismo temperato e istanze liberali rappresentano la novità più rilevante di questa campagna elettorale. Fausto Bertinotti, il quale per tempo ha fatto approdare i suoi alle sponde della nonviolenza e ha impegnato la propria parte politica in una nitida scelta al tempo della battaglia sulle scalate bancarie (ed editoriali) del 2005. 
Noi speriamo altresì che centrosinistra e centrodestra continuino ad esistere anche dopo il 10 aprile. E ci sembra che una crescita nel centrodestra dei partiti guidati da Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini possa aiutare quel campo e l’intero sistema ad evolversi in vista di un futuro nel quale gli elettori abbiano l’opportunità di deporre la scheda senza vivere il loro gesto come imposto da nessun’altra motivazione che non sia quella di scegliere chi è più adatto, in quel dato momento storico, a governare. Che è poi la cosa più propria di una democrazia davvero normale.  di Paolo Mieli Corriere della Sera, 8 marzo 2006  

 Nota storica 
Sotto la direzione di Luigi Albertini, dal 1900 al 1925, il Corriere raggiunse un grande prestigio. Per il quotidiano milanese cominciano a scrivere molte fra le firme più prestigiose della nostra cultura, come Luigi Einaudi e Luigi Pirandello. Nel dopoguerra seguiranno le collaborazioni di Eugenio Montale, Ennio Flaiano e Pier Paolo Pasolini, solo per citarne alcuni.
Nel 1925, con le dimissioni di Albertini imposte dal Governo fascista, si compì la definitiva fascistizzazione del quotidiano milanese, che si omologò alle esigenze della dittatura fino alla Liberazione.
...Prima tornò con il nome di «Corriere d'informazione», un mese dopo la sua sospensione da parte del Comitato di Liberazione Nazionale, avvenuta nell' aprile 1945, l'anno successivo si chiamò «Il Nuovo Corriere della Sera». Per il referendum istituzionale, si schierò per la repubblica.
...La diffusione media giornaliera nel mese di febbraio 2005 è stata di 655.000 copie.
Altre notizie qui



Per finire guarda qui  (E' il video del Berlusca al Parlamento europeo - Grazie a Beppe Grillo).

martedì 7 marzo 2006



Lettera enciclica ai  parroci
"I frutti e l'albero. Cinque anni di governo Berlusconi alla luce della dottrina sociale della Chiesa" inviato da Forza Italia ai 25 mila parroci italiani. Si tratta di una brochure dove sono elencati tutti i provvedimenti in favore della Chiesa promossi in questi anni dalla maggioranza di centrodestra, fra cui la legge per la regoralizzazione degli insegnanti di religione, la legge per gli oratori, l'abolizione dell'Ici per gli enti ecclesiastici e non profit, la battaglia per il riferimento alle radici cristiane dell'Europa e la difesa del crocifisso nelle scuole.
 "È, questo, il nostro modo di impegnarci per testimoniare la nostra fede. La prego di voler accogliere questo piccolo pensiero, la nostra semplice brochure, come un modo per condividere l'impegno difficile per l'affermazione della Verità Cristiana nella nostra società e nel tempo che ci è dato di vivere"  Santo Bondi.


La risposta di un parroco
Signor Bondi,
sono abituato a dare alle parole il loro peso per cui a chiamarla "onorevole" dovrei coartare la mia coscienza.
Ho ricevuto l'inverecondo opuscolo che lei, immagino, ha inviato a tutte le parrocchie d'Italia.
Glielo restituisco senza nemmeno sfogliarlo e le ricordo che le parrocchie non sono discariche di rifiuti né postriboli nei quali si possa fare opera di meretricio.
Abbiamo una nostra dignità, noi sacerdoti, e non siamo usi a svendere per un piatto di fagioli il nostro patrimonio religioso, culturale, sociale ed umanistico che voi in cinque anni di malgoverno avete dilapidato.
Avete fatto razzia di tutto. Avete dissestato la finanza pubblica, avete ridotto alla fame gli enti locali da una parte e foraggiato, dall'altra, gli enti ecclesiastici cercando di comprarvi il nostro silenzio se non addirittura la nostra compiacenza.
Avete popolato il Parlamento di manigoldi, ladri e truffatori. Di 23 parlamentari condannati in via definitiva più della metà (13 per la precisione) fanno parte del vostro gruppo. Avete fornicato con il razzismo della Lega e con il fascismo di Rauti. Con voi i ricchi sono diventati più ricchi ed i poveri più poveri. Il vostro "Capo" in cinque anni ha quadruplicato il suo patrimonio, mentre le aziende del Paese andavano in crisi. Solo l'elettromeccanica, nell'ultimo quadrimestre del 2005, ha perso il 7,1% del suo fatturato.
I nostri pensionati, da qualche anno in qua, non solo non riescono più ad accantonare un soldo, ma hanno incominciato a rosicchiare il loro già risicati risparmi.
Avete speso energie e sedute-fiume in Parlamento per difendere a denti stretti le "vostre" libertà mentre il Paese rotolava al 41° posto quanto a libertà di stampa e pluralismo di informazione, dopo l'Angola.
Avete mercificato i lavoratori e ipostatizzato le merci.
Si tenga pure, signor Bondi, la sua presunzione di coerenza con la "dottrina sociale della Chiesa". Noi preti vogliamo tenerci cara la libertà di lotta e di contestazione contro la deriva liberista e populista della vostra coalizione.
Aldo Antonelli (parroco)
Antrosano, 1 marzo 2006
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Aggiornamento del 10 marzo (Newsletter di Libera Uscita)


Ieri il vescovo Tommaso Valentinetti, presidente nazionale di Pax Christi, ha rincarato la dose con una lettera aperta allo stesso Bondi dall'esplicito titolo "Lasciateci liberi nella nostra intelligenza".
Oggi il sottosegretario alla Difesa, Rosario Giorgio Costa di "Forza Italia", lungi dal criticare l'intromissione di Bondi nell'ambito ecclesiastico, ha bollato il vescovo di essere "un comunista"  asserendo che nell'opuscolo di Bondi "Sta scritto tutto quello che si è fatto. Si è votata la legge sulla bioetica per come ha detto il cardinale Ruini, si sono fatti i reclutamenti degli insegnanti di religione per come vuole la Conferenza Episcopale Italiana, si sono fatti i provvedimenti che vanno nella direzione del volontariato, si conferma la volontà di votare per l'otto per mille e così via..". Il sottosegretario ha concluso il suo comunicato (ASCA-101558 MAR 06) con un consiglio a mons. Valentinetti: "Se questo signore si dispiace proprio tanto, non legga questo opuscolo e se ne faccia uno per conto suo".
 Considerato che Forza Italia è il partito che vorrebbe rappresentare la laicità nella attuale maggioranza,  l'iniziativa del suo coordinatore nazionale e la  conferma da parte di un suo rappresentante nel Governo costituiscono il "de profundis" della laicità della Repubblica italiana. Non siamo una organizzazione partitica nè politica, ma dobbiamo prendere atto che se vogliamo mantenere viva la speranza di legalizzare il testamento biologico e depenalizzare l'eutanasia non possiamo che augurarci una maggioranza  diversa per una politica migliore.
Cari saluti Giampietro Sestini   


Il primo della classe

25, venerdì

 

Garrone s'attira l'affetto di tutti; Derossi, l'ammirazione. Ha preso la prima medaglia, sarà sempre il primo anche quest'anno, nessuno può competer con lui, tutti riconoscono la sua superiorità in tutte le materie. È il primo in aritmetica, in grammatica, in composizione, in disegno, capisce ogni cosa al volo, ha una memoria meravigliosa, riesce in tutto senza sforzo, pare che lo studio sia un gioco per lui... Il maestro gli disse ieri: - Hai avuto dei grandi doni da Dio, non hai altro da fare che non sciuparli. - E per di più è grande, bello, con una gran corona di riccioli biondi, lesto che salta un banco appoggiandovi una mano su; e sa già tirare di scherma. Ha dodici anni, è figliuolo d'un negoziante, va sempre vestito di turchino con dei bottoni dorati, sempre vivo, allegro, grazioso con tutti, e aiuta quanti può all'esame, e nessuno ha mai osato fargli uno sgarbo o dirgli una brutta parola.

 

DICEMBRE

 

Il trafficante

1, giovedì

 

Mio padre vuole che ogni giorno di vacanza io mi faccia venire a casa uno de' miei compagni, o che vada a trovarlo, per farmi a poco a poco amico di tutti. Domenica andrò a passeggiare con Votini, quello ben vestito, che si liscia sempre, e che ha tanta invidia di Derossi. Oggi intanto è venuto a casa Garoffi, quello lungo e magro, col naso a becco di civetta e gli occhi piccoli e furbi, che par che frughino per tutto. È figliuolo d'un droghiere. È un bell'originale. Egli conta sempre i soldi che ha in tasca, conta sulle dita lesto lesto, e fa qualunque moltiplicazione senza tavola pitagorica. E rammucchia, ha già un libretto della Cassa scolastica di risparmio. Sfido, non spende mai un soldo, e se gli casca un centesimo sotto i banchi, è capace di cercarlo per una settimana. Fa come le gazze, dice Derossi. Tutto quello che trova, penne logore, francobolli usati, spilli, colaticci di candele, tutto raccatta. Son già più di due anni che raccoglie francobolli, e n'ha già delle centinaia d'ogni paese, in un grande album, che venderà poi al libraio, quando sarà tutto pieno. Intanto il libraio gli dà i quaderni gratis perché egli conduce molti ragazzi alla sua bottega. In iscuola traffica sempre, fa ogni giorno vendite d'oggetti, lotterie, baratti; poi si pente del baratto e rivuole la sua roba; compra per due e smercia per quattro; gioca ai pennini e non perde mai; rivende giornali vecchi al tabaccaio, e ha un quadernino dove nota i suoi affari, tutto pieno di somme e di sottrazioni. Alla scuola non studia che l'aritmetica, e se desidera la medaglia non è che per aver l'entrata gratis al teatro delle marionette. A me piace, mi diverte. Abbiamo giocato a fare il mercato, coi pesi e le bilancie: egli sa il prezzo giusto di tutte le cose, conosce i pesi e fa dei bei cartocci spedito, come i bottegai. Dice che appena finite le scuole metterà su un negozio, un commercio nuovo, che ha inventato lui. È stato tutto contento ché gli ho dato dei francobolli esteri, e m'ha detto appuntino quando si rivende ciascuno per le collezioni. Mio padre, fingendo di legger la gazzetta, lo stava a sentire, e si divertiva. Egli ha sempre le tasche gonfie delle sue piccole mercanzie, che ricopre con un lungo mantello nero, e par continuamente sopra pensiero e affaccendato, come un negoziante. Ma quello che gli sta più a cuore è la sua collezione di francobolli: questa è il suo tesoro, e ne parla sempre, come se dovesse cavarne una fortuna. I compagni gli danno dell'avaraccio, dell'usuraio. Io non so. Gli voglio bene, m'insegna molte cose, mi sembra un uomo. Coretti, il figliuolo del rivenditore di legna, dice ch'egli non darebbe i suoi francobolli neanche per salvar la vita a sua madre. Mio padre non lo crede. - Aspetta ancora a giudicarlo, - m'ha detto; - egli ha quella passione; ma ha cuore.

 



Mandrake


Lo chiamavamo Mandrake, e non ricordo perché: tutti avevamo dei soprannomi. Nelle ore di ricreazione scendevamo in palestra a giocare a calcio o a pallavolo. Silvio era in squadra con me. Giocava con grinta ed era sempre pronto a far baruffa e a menar le mani. Fra tutti, era quello che prendeva i richiami più frequenti. La punizione peggiore era di venire esclusi dai film che ci proiettavano la domenica. Chi era punito doveva restarsene "in castigo", in camerata, a ripassare il latino. Mandrake non sì perse mai uno spettacolo: con la scusa di aiutare l'operatore ad avvolgere le pellicole, guardava dalla cabina di proiezione... Ricordo che durante le preghiere si distraeva. Muoveva le labbra a vuoto, senza parole, e pensava ad altro. Una tecnica che conoscevamo tutti... Dopo di allora non ho più rivisto Mandrake. Direi che era un ragazzo di un'intelligenza inquieta, uno che non indugiava sulle cose più del necessario e subito passava a altri interessi. Faceva i compiti in un baleno, e poi aiutava i vicini di banco, ma pretendeva in cambio caramelle, oggettini, di preferenza 20 o 50 lire... Se il compito non prendeva almeno la sufficienza, restituiva il compenso... Una volta lo trovai a contare il suo "tesoro" di spiccioli dentro un portamonete che gli avevo dato per avermi risolto un problema di matematica, e lui lamentò che quello era un periodo di magra. Gli "affari" migliori, disse, li aveva fatti con le recite in casa: per vederlo nella parte di protagonista, genitori, parenti e amici ave-vano dovuto pagare il biglietto di ingresso...".

Qui
 

"Vorrei concludere ricordando una breve storia.

 

La storia di un ragazzo che alla fine dei suoi studi liceali fu portato dal padre a visitare il cimitero in cui riposano molti giovani valorosi soldati, giovani che avevano attraversato l’Oceano per ridare dignità e libertà ad un popolo oppresso. Nel mostrargli quelle croci, quel padre fece giurare a quel ragazzo che non avrebbe mai dimenticato il supremo sacrificio con cui quei soldati americani avevano difeso la sua libertà. Gli fece giurare che avrebbe serbato per il loro Paese eterna gratitudine.

Quel padre era mio padre, quel ragazzo ero io.

Quel sacrificio e quel giuramento non li ho mai dimenticati e non li dimenticherò mai."

 

Standing ovation del Congresso.

 

lunedì 6 marzo 2006

Un mondo a colori

 

La notizia

 

Mercoledi 8 marzo alle ore 9,40, su RAI 2, all'interno del servizio "Un mondo a colori" verrà trasmesso un filmato sul Laboratorio Kimeta di Via Modigliani 125 (Isolotto).

  

Nota informativa

 

Si chiama Laboratorio Kimeta dal nome di una giovane Rom del campo nomadi dell'Olmatello di Firenze, morta qualche anno fa per una grave malattia e si caratterizza come un'occasione di inserimento di donne Rom nel mondo del lavoro e nella società. Il laboratorio consiste in una stireria e una piccola sartoria in cui lavorano stabilmente alcune donne Rom. Il laboratorio è importante perchè rappresenta un'opportunità lavorativa per un gruppo di donne rom desiderose di conquistare nuovi livelli di autonomia economica e di emancipazione sociale.

Nata dalla collaborazione fra volontariato e istituzioni, questa esperienza è ormai una realtà consolidata, ben inserita nel tessuto sociale e apprezzata dai cittadini. Alcune volontarie della Comunità dell'Isolotto hanno seguito le donne Rom sia per l'alfabetizzazione che per il corso di formazione vero e proprio. Dieci in tutto le donne Rom formate, di cui quattro lavorano adesso stabilmente nel laboratorio.

Volantino:

Laboratorio Kimeta

per le donne

stireria-piccola sartoria

COOP. SOC . SAMARCANDA

Questa esperienza nasce dalla collaborazione fra volontariato ed istituzioni, per il diritto al lavoro di donne socialmente svantaggiate.

Non avete tempo per stirare e cucire?

La cooperativa Kimeta vi offre questi servizi

porti il bucato da casa e lo ritiri stirato.

A richiesta organizziamo ritiro e consegna a domicilio

eseguiamo aggiustature semplici ma utilissime a risolvere tanti piccoli problemi Quotidiani.

-Cambiamo cerniere a giacche, pantaloni e gonne. Accorciamo —allunghiamo:

gonne, pantaloni, maniche, cappotti, facciamo orli a lenzuoli, tovaglie, federe.

-Collaboriamo con i clienti per venire incontro, nei limiti delle nostre possibilità, ai problemi specifici di ciascuno.

IL LABORATORIO KIMETA LO TROVI IN FIRENZE

VIA MODIGLIANI 125    Tel. e fax 055/7332192

ORARIO: DAL LUNEDI AL VENERDI  9-13

MARTEDI MERCOLEDI E GIOVEDI’ 9-13 / 15,30-18,30

 

Vedi nel sito del Consiglio d'Europa: (In inglese)

 

http://www.coe.int/T/E/human_rights/Ecri/1-ECRI/3-General_themes/2-Examples_of_good_practices/3-Roma_Gypsies/RG_Section%20A.asp#P320_31253 

Da parte delle volontarie Adriana, Antonietta, Elda, Elena, Lucia, Luciana, Paola.