lunedì 25 maggio 2015

Se la FIFA avrà meno fifa...

Israele griderà allo scandalo, ma la sua sospensione dalle gare internazionali di calcio potrebbe realmente portare ad un cambiamento del gioco.
di Gideon Levy  Haaretz



Fin dall'inizio va detta la verità: spero che Israele sia sospesa dalla FIFA . Il 29 maggio, potrebbero fare una mossa che cambierebbe il gioco. Potrebbe iniziare una reazione a catena di cui sarebbe difficile prevedere l'esito. Se la Federazione internazionale mostrasse a Israele il cartellino rosso, come chiedono i palestinesi, vorrebbe dire che il calcio metterebbe in moto il processo del cambiamento.
Vorrebbe dire che è arrivato finalmente il momento  per Israele di pagare per i crimini della sua occupazione. Che gli israeliani comincino ad essere penalizzati per quello che è stato fatto in loro nome, con il loro coinvolgimento, con la loro approvazione e con il loro appoggio finanziario. Che  stracciare continuamente il diritto internazionale da parte di Israele – in modo arrogante e burlandosene volgarmente  – ha un prezzo. Quale migliore prezzo se non impedire ad Israele di partecipare alle competizioni internazionali di calcio fino a quando non cambierà la sua condotta? Ha funzionato benissimo nel passato con il Sud Africa, il mentore di Israele in parecchi ambiti  – il boicottaggio internazionale degli sport dell'apartheid è stato uno degli elementi decisivi che hanno portato alla caduta del regime – e può funzionare egualmente  con Israele.
La prima risposta alla decisione di sospendere Israele sarà ovviamente da parte sua gridare allo scandalo, assumendo il ruolo della vittima, serrando le fila e lanciando il contrattacco: vedete cosa ci stanno facendo, quegli antisemiti, quella gente che odia Israele; siamo una nazione rimasta sola,  tutto il mondo è contro di noi! Naturalmente useranno la memoria dell'olocausto. I politici e gli intrallazzatori proveranno a superarsi a vicenda con affermazioni indignate. Il capo dell'Unione Sionista on. Isaac Herzog proclamerà che in un simile caso, non vi sarà differenza tra l'opposizione e la coalizione [di governo] ma un solo popolo. Israele dichiarerà illegale con la forza il calcio palestinese con una direttiva generale dell'IDF [l'esercito israeliano n.d.t.]: ogni ragazzo con un pallone verrà arrestato; forse lo stadio di Gaza verrà bombardato in base al  fatto di essere un deposito di armi; l'ufficio a Ramallah di Jibril Rajoub presidente della federazione calcio palestinese verrà devastato  (non per la prima volta).
La Repubblica Ceca e il Canada proporranno partite amichevoli con Israele; Shimon Peres organizzerà una partita tra la Micronesia e la Palestina.
Ma pochi mesi dopo ciò,  asciugate le lacrime e in preda allo scoraggiamento, privati di [partecipare ] alle gare internazionali di calcio e senza un prospettiva diplomatica internazionale, sorgeranno le  domande e i dubbi. Cosa potrà fare Israele per finire di commettere ingiustizie? Perché ha fatto veramente tutto quello? E, soprattutto, ne valeva la pena? Vale la pena continuare l'occupazione e pagarne il prezzo, che continuerà solamente a crescere?  Vale la pena  essere messi al bando per le colonie di Itamar e Yitzhar?
Le sanzioni e i divieti non si fermeranno a Zurigo: la FIFA fischierà l'inizio del gioco che in qualche parte del mondo stanno proprio  aspettando.
Allora,quando il prezzo sarà insopportabile, un numero sempre maggiore di israeliani si sveglierà dall' indifferenza. Non c’è speranza che lo facciano prima: non hanno nessuna ragione per farlo – stanno bene, la società chiude gli occhi,  [funziona] il lavaggio del cervello.
Una sanzione al calcio non uccide nessuno. Non si versa sangue con il boicottaggio. È un'arma legittima per realizzare la giustizia e applicare il diritto internazionale. Israele ha sostenuto e sostiene il boicottaggio e lo favorisce: contro Hamas, contro Gaza e naturalmente contro l'Iran. Ha perfino aderito al boicottaggio del Sud Africa sebbene [fosse] a dispetto di se stesso. Ora è arrivato il suo turno.
Qualcuno può confutare che il cartellino giallo è stato mostrato un numero infinito di volte e che [Israele] ha continuato come se nulla fosse accaduto? Non andrebbe mostrato il cartellino rosso per tenere imprigionati milioni di gazawi compresi i giocatori di calcio?
Si ricorda il presidente della FIFA Sepp Blatter a Ramallah di avere pronosticato al campo Al-Amari un futuro brillante al giocatore di calcio Mohammed al Qatari , studente dell'Accademia di calcio Blatter? Ha saputo che Qatari è stato ucciso da una pallottola dell'IDF dritto nel petto da una distanza di 70 metri mentre protestava contro l'ultima guerra a Gaza? Non è questo un crimine?
Israele sta assumendo un atteggiamento diplomatico di stupore e di offesa cercando senza posa di prevenire la nefasta decisione. Potrebbe perfino anche questa volta cavarsela. Ma non è arrivato il momento che ci domandiamo ancora per quanto?
Gideon Levy twitta a @levy_haaretz
Fonte: Haaretz
Traduzione di BDS Italia


domenica 3 maggio 2015

Altro che teppisti figli di papà!


Black Blok Milano 1 Maggio EXPO
 Arma di distrazione di massa.
A chi giova? A cosa mira?
 Dopo che l'Europa aveva indicato a dito i poliziotti assassini della Diaz di Genova e i loro mandanti politici, che cosa di meglio che far vedere i poliziotti vittime dei dimostranti? Dopo che tutti sappiamo la serietà delle critiche fatte dai manifestanti pacifici a questa  abbuffata di banche e multinazionali, mafie e politici corrotti, che c'è di meglio che azzerarli nei mass media tutti riempiti delle immagini dello sfascio? Così isoliamo anche le denunce di Crozza
Non può essere la seconda edizione di Genova G8 aggiornata alla situazione del momento? Perché De Gennaro continua a occupare un posto strategico? 

sabato 25 aprile 2015

XXV aprile 1945-2015



L'Europa divisa
« Il passato non è morto; non è nemmeno passato. Ce ne stacchiamo e agiamo come se ci fosse estraneo. »
(Christa Wolf, Trama d'infanzia)
L'Europa e la Festa della Liberazione:
In fondo in fondo l'Europa orientale si è affrancata dalla liberazione russa nel 1989, l'Europa occidentale non si è ancora affrancata dalla liberazione anglo-americana. Ne fanno fede le basi e bombe americane presenti ovunque sul vecchio continente e particolarmente nel nostro stivale affondato nel mediterraneo color sangue.
In attesa del distacco del nostro cordone sanitario dalla placenta nordamericana, il mio XXV aprile vive oggi tra Gaza, vicina e sola, Nablus, Hebron, Ramallah nella West Bank, Gerusalemme Est come Berlino Est. Con la macchina del tempo lo riporto all'8 settembre 1943. Sono costretto ad agire "come mi fosse ancora estraneo".
Il mio XXV aprile non corrisponde a quello del barboncino di Obama-Nethaniau. 
Meglio questo, a Firenze 2015: la Resistenza non ha confini:
Foto

Il mio XXV aprile canta così:

"Se la storia ha da essere creativa in modo da anticipare un possibile futuro senza negare il passato, essa dovrebbe, credo, mettere in evidenza nuove possibilità mettendo in luce quegli episodi del passato che sono stati tenuti nascosti, quando, anche se in brevi sprazzi, la gente dimostrò la sua capacità di resistere, di mettersi insieme, e qualche volta di saper vincere.

Io suppongo, o forse solo spero, che il nostro futuro può essere trovato  nei fuggevoli momenti di sofferenza solidale del nostro passato piuttosto che nei suoi ininterrotti secoli di  guerre.." (Howard Zinn).

giovedì 23 aprile 2015

Proposta di legge di iniziativa popolare “Un’altra difesa è possibile”


Domenica 26 aprile 2015, alle Baracche verdi, in via degli Aceri 1, ore 10,30
Allassemblea della Comunità dellIsolotto

Gianni Scotto docente del corso di laurea "Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti" dell'universita' di Firenze illustrerà la proposta di legge di iniziativa popolare “Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e non violenta”. Si procederà anche alla raccolta delle firme necessarie per presentare la proposta di legge di iniziativa popolare “Un’altra difesa è possibile”.  Promotori: Acli, Arci, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Avis e Caritas Italiana. La Campagna “punta a raccogliere almeno 50mila firme entro la fine di maggio. L’obiettivo dei promotori è quello di dare piena attuazione all’art. 52 della Costituzione (sacro dovere della difesa della patria) istituendo forme di Difesa civile e non violenta in coerenza con l’art.11(ripudio della guerra).
In concreto, la proposta di legge che i cittadini potranno sottoscrivere prevede di istituire un dipartimento che comprenda i Corpi civili di pace e l’Istituto di ricerche sulla Pace e il disarmo e che abbia forme di collaborazione con il dipartimento della Protezione civile, quello dei Vigili del fuoco e col Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. Il finanziamento della nuova Difesa civile sarebbe garantito, oltre che dallo spostamento di risorse dalla spesa militare, sostanzialmente rimasta immutata nonostante la crisi, anche dalla possibilità per i contribuenti di destinare a questo scopo il 6xmille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche.

Per la Comunità
Antonietta, Lucia, Paola
Passaparola

mercoledì 15 aprile 2015

LA NONNA RICORDA


LA NONNA RICORDA
(Il paradiso è lontano) 1924 – 1950
Di Maria Grazia Niccolai Benadusi
presentato da Pinuccia e Paola
Maria Grazia Niccolai Benadusi
L'assessora alla cultura del Comune Pratovecchio-Stia con Giuseppina Magnaldi e Paola Galli
Castello di Porciano: sala Dante
sabato 11 aprile 2015
(Poppi 1944)
Arezzo era stata liberata e gli inglesi erano a poche miglia da noi. Fra il crepitio della contraerea tedesca, gli spezzoni lanciati dagli aerei i bengala come enormi fuochi artificiali, si presentavano ai nostri occhi, scenari indimenticabili e in quel terrore c’era una straordinaria bellezza di immagini e di visioni coloratissime. Le mamme decisero di rifugiarsi a Poppi alto con tutta la carovana. Ricordo i due grossi bovi che trainavano un carro pieno delle nostre suppellettili con i più piccoli sopra, avviarsi verso il paese dove trovammo asilo presso quella che oggi è casa Carlomagno, abitata allora dalla Barberina di Becarino.
Cominciò da quel giorno un periodo tragico dove veramente sentimmo tutto l’orrore e la disperazione di quella orribile, immane e insensata guerra. Finirono le nostre allegre giornate passate in campagna. I primi giorni d’agosto furono tranquilli. I tedeschi erano ancora nei dintorni e facevano scorrerie nel paese. Entravano nelle case per rastrellare uomini da avviare al lavoro e deportare in Germania. Una mattina mi trovavo nella camera presa in affitto da Nandino Fognani,
dove io andavo a dormire non essendoci sufficiente spazio nell’abitazione occupata dalle cugine. Avevo una grande febbre, forse provocata da una specie di “colerino” molto diffuso in quell’epoca – quando entrò all’improvviso un tedesco col mitra spianato. Aprì l’armadio, guardò sotto il letto, mi fissò un momento, mi fece un gran saluto e se ne andò. Ero gelata sotto le lenzuola e, da come io mi sentivo in quel momento, credevo che così arrivasse la morte. La Crocina era sede di guastatori che stavano minando le antiche mura, le strade e il ponte dell’Arno, la ferrovia. Gli inglesi già appostati a Bibbiena, a Fronzola, a Buiano mandarono in avanscoperta una camionetta con truppe indiane che furono sopraffate e massacrate dai tedeschi guastatori. Una mattina tutto l’antico borgo, all’alba, fu svegliato dalla forte voce del colonnello Baldi, un poppese che si era tenuto in contatto con il comando tedesco. che ci invitava a rifugiarci nelle cantine, perché le mine sarebbero brillate da lì a poco. Uscimmo delle case e ci infilammo nei fondi delle Signorine Gatteschi, vicino alla chiesa di Badia.
Erano gli ultimi giorni di Agosto.
In quel giorno fino al tramonto fu silenzio, un silenzio innaturale quasi sospeso nell’aria vuota anche di rondini. Noi ragazze trascorremmo quelle interminabili ore sedute accanto alle botti, ma nessuno aveva voglia di parlare. Mangiammo un pezzo di pane asciutto. La giornata era bellissima, la porta delta cantina si spalancava nel giardino assolato, solo i ronzii delle mosche e delle vespe rompevano quello strano silenzio.
Il boato fu immenso, apocalittico, infinito. Ci trovammo tutti distesi fra le botti con una polvere acre che ci riempì la bocca e gli occhi. Ci precipitammo su per le scale e vedemmo una nuvola rosso mattone che riempiva il paese, e un mare di sabbia avanzava dalla piazza come una corrente impetuosa. Il borgo sembrava un fiume rosso, alto circa mezzo metro, che aveva invaso anche i portici e correva verso fondo Badia dove noi ci trovavamo. La scena era impressionante, e dovemmo rimanere lì impossibilitati a muoverci, perché doveva ancora avvenire l’ultimo scoppio. Era gia scesa la sera, un boato squarciò l’aria: saltava il ponte sull’Arno. Rimanemmo dentro l’ingresso, il portone si spalancò all’urto e un sasso di fiume abbastanza grosso, ancora bagnato,
piombò in mezzo a noi come un proiettile rompendo alcune mattonelle del pavimento. Poi fu tutto un grido. Corremmo verso la piazza di porta a Fronzola, affondando in quella terra rossa che tutto
aveva invaso e ci ritrovammo in mezzo ad una folla di persone che cercavano di recuperare le proprie suppellettili sepolte sotto le macerie. La scena sembrava irreale. Tutto era rosso, sotto una luna lattea che illuminava il paese. Donne urlanti, bambini impauriti, uomini madidi di sudore che frugavano, spalavano, correvano, nella ricerca di catinelle, pentole, letti sfondati, cassettine, bauli, coperte stracciate, pacchi di carta, lettere cornici. Era tutto un tramestio convulso, spasmodico di ombre scure che si muovevano in quel baratro immenso dove tutto era stato travolto. Allora, per la prima volta dall’inizio della guerra, fui presa da un pianto convulso e urlai con tutta l’anima contro gli anni della mia adolescenza durante i quali mi avevano fatto credere a falsi ideali che ora mi crollavano insieme a quelle macerie e a quella disperazione: ideali che avevano rappresentato valori identificabili con la patria, con la vittoria, con la grandezza dell’Italia, con la Roma imperiale. Mi sentii ingannata, defraudata, senza alternative, presa da uno smarrimento e da una rabbia che a stento riuscivo a trattenere. Lavorammo anche noi, io e le mie cugine, per tutta la notte, con furia per aiutare i nostri compaesani, tra i pianti dei senza tetto.

(da “Il Paradiso è lontano di Maria Grazia Niccolai Benadusi, AGC edizioni Stia (AR), 2014)

della presentazione