venerdì 30 giugno 2006

Oh quante belle guerre madama Dorè


La FEMA consiglia fra l’altro i pastori di leggere ai fedeli, nell’ora X prossima ventura, la Lettera ai Romani di san Paolo, 13, là dove viene detto ai cristiani di obbedire a Cesare.
Lo scenario è dunque pronto.
La Casa Bianca dichiarerà la legge marziale, lo stato d’emergenza permanente, e governerà dai bunker segreti.
Dopo aver tolto ai cittadini le armi che custodiscono in casa, messo sottochiave i parlamentari, spostato a forza parti della popolazione, condotto arresti incontrollabili sotto emergenza e così via, con l’aiuto dei «pastori» predicanti l’obbedienza al nuovo Cesare (la parodia di quello vero).
La storica libertà americana sarà abolita.
A dominare sarà una giunta autoritaria che si è data tutti i mezzi per comandare senza seguito popolare.
E può darsi che un attentato risolutore avvenga, guarda caso, proprio mentre è in corso l’esercitazione «Forward Challenge 2006».
Le esercitazioni del potere costituito, come si sa, hanno sempre accompagnato, o sono sempre coincise, con i più sanguinosi e clamorosi «attentati islamici» in Occidente.


Quasi divertente, da leggere 

Processo a Dante (II)


L’antefatto
Arezzo
Scena seconda
Narratore

… Nei primi giorni dell’ottobre 1301 Dante è a Roma, in ambasceria presso Bonifacio VIII. La resa dei conti tra la parte Bianca e la parte Nera è imminente. Dante, eletto priore il 13 giugno 1301, si è fortemente esposto, e in senso segnatamente antipapale: nella seduta del 19 giugno è l’unico a pronunciarsi a favore del ritiro delle truppe (cento cavalieri dislocati in Maremma) prestate in precedenza a Bonifacio, e che il Papa chiede di trattenere: “Dante Alagherii consuluit quod de servuitio faciendo pape nichil fiat”. Dante è con tutta probabilità ancora a Roma quando il 1 novembre Carlo di Valois, il falso ‘paciaro’ nominato dal Papa, entra in Firenze, e con lui rientrano, illegalmente, i capi dei Neri precedentemente banditi. Cominciano le rappresaglie: le case dei Bianchi, e anche quelle dell’Alighieri,vengono messe a sacco; comincia il regolamento dei conti contro gli esponenti del partito avverso.
Questa Firenze “golpista” dà il benservito al suo Ambasciatore a Roma con un doppio colpo, in rapida successione:
Lo choc deve essere stato terribile.
Segue la riunione di tutti i gli “sbanditi” guelfi e ghibellini al castello di Gargonza in Val di Chiana, ospiti degli Ubertini, viene costituito il Consiglio generale dei bianchi in esilio (Universitas Alborum), si corre alla frenetica ricerca di alleanze, in Mugello, a Forlì, Treviso e Verona…fino a che il papa Benedetto XI non manda il card. Niccolò da Prato come paciere in Toscana. A quel punto Dante ritorna precipitosamente ad Arezzo dov’è la sede della Parte Bianca. E’ a lui che viene affidata la stesura del documento rivolto al Cardinal Legato.
La lettera, dei primi di aprile 1304, è scritta a nome della Universitas Alborum e costituisce la notifica formale presa dai fuorusciti di rimettersi in tutto e per tutto alla mediazione del legato pontificio.
 Da Arezzo Dante segue con ansiosa speranza, poi con crescente delusione l'evolversi delle vicende. Qui ad Arezzo avviene la sua rottura coi Bianchi, non convinto com'era della validità della spedizione in Val di Mugnone. I fatti si susseguono con drammatica rapidità: l'arrivo dei delegati bianchi in Firenze, con una piccola rappresentanza d'esuli ghibellini; la pace di Santa Maria Novella, effimero tentativo di comporre un contrasto insanabile;  la riconciliazione tra il Comune e le casate degli Ubertini, dei Griffoni e dei Gherardini di parte Bianca; viaggio del cardinal paciaro a Prato e a Pistoia, congiura pratese di Corso Donati; lettera di Benedetto XI ai Fiorentini, osanna popolari ai Bianchi ma anche ad alcuni vecchi Ghibellini, tra cui Lapo nipote di Farinata degli Uberti; tumulti dei Neri e resistenza dei Cerchi e dei Cavalcanti; il cardinal paciaro costretto a suggerire a Bianchi e Ghibellini di uscire da Firenze.
Il 10 giugno i Neri appiccano il fuoco a varie case della città; lo stesso giorno il cardinale Niccolò da Prato lascia Firenze;  i Neri consolidano il loro potere in città impadronendosi di tutte le cariche pubbliche. Il gioco è fatto.
Il 13 maggio 1304 il fratello di Dante, Francesco Alighieri, con la garanzia d'un altro fiorentino, Capontozzo dei Lamberti, otteneva un prestito di dodici fiorini d'oro dallo speziale Foglione di Giobbo. Francesco teneva dimora e mercato fiorente in patria, e quindi non aveva alcuna necessità di contrarre mutui in altro luogo; evidentemente s'era recato apposta ad Arezzo per aiutare con un modesto finanziamento il suo grande congiunto, il cui nome, per quanto alto cominciasse a suonare nel campo delle lettere, poco valeva ai fini commerciali.
In tutto questo periodo Dante, coi capi della Fraternita bianca, non si mosse da Arezzo, eccellente luogo per seguire lo svolgimento dei fatti e così vicino per l’eventuale atteso ritorno in patria. Tra la fine di giugno e i primi di luglio la Universitas Alborum si consulta sul da farsi. Le discussioni sono  accanite e Dante si trova solo, o quasi solo, a combattere gli ingenui e pericolosi ottimismi dei suoi colleghi di Parte. Viene messo in minoranza, e l'Universitas decide di riprendere le ostilità scendendo in campo contro i Fiorentini "intrinseci". È questo il momento in cui Dante si distacca dalla “compagnia malvagia e scempia”, e decide di “far parte per se stesso”. Evidentemente nella foga della discussione, qualche Bianco lo avrà accusato di tradimento o di debolezza: “. La morte di Benedetto XI, il 7 luglio 1304, rende ancor più precaria e pericolosa l'iniziativa dei Bianchi. Si leva il campo. Il 19 luglio i Bianchi e i Ghibellini "apparvero sulle alture a nord della città". Il 20 luglio ha luogo la disfatta della Lastra in Val di Mugnone (che in realtà fu battaglia particolarmente combattuta entro le mura di Firenze, persino davanti a San Giovanni): Quattrocento tra Bianchi, Ghibellini e confederati di Bologna, Arezzo e Pisa cadevano sul campo di battaglia: “Di sua bestialitate il suo processo / farà la prova” …ma, poco appresso, ella, non tu, n'avrà rossa la tempia.” Queste parole messe in bocca a Cacciaguida dimostrano a che livello di delusione, rabbia ed esasperazione fosse arrivato l’animo di Dante, contro i suoi stessi compagni di sventura.
Dante, rimasto solo, si rifugia presso i Conti Guidi  (1304) In Casentino.
(
continua)

Processo a Dante (I)


         

Il Libro del Chiodo, cioè "Libro delle condanne delle famiglie ribelli del Comune di Firenze dal 1302 al 1379, detto del Chiodo" (Archivio di Stato di Firenze)


Dramma in due atti più conclusione ed epilogo


Personaggi
Araldo
Narratore
Dante
Ella noyes
Gherardesca


Immagini e suoni
Base musicale
Immagini proiettate sullo sfondo.


Primo atto


La condanna
Prima scena
Entra l'araldo e legge le due sentenze (squilli di tromba)



In nome di Dio, amen.
Io Messer Cante dei Gabrielli da Gubbio, onorevole Potestà della Città di Firenze … nell’anno del Signore 1302, al tempo del Santissimo Padre Papa Bonifazio VIII…
OMIS SIS
Essendomi  venuto alle  orecchie sulla base di pubbliche dicerie che
Dante Alighieri, durante il tempo del suo Priorato o dopo,
1 - aveva commesso per sé o per altri Baratterie, illeciti lucri, inique estorsioni in denaro  o altre cose
2 – che lui o chi per lui aveva ricevuto denaro o altra utilità per far eleggere Priori o Gonfalonieri, ufficiali di distretto, per stanziamenti a favore di rettori e ufficiali del comune di Firenze;
3 – che aveva commesso frodi e baratterie di denaro o cose in danno del Comune di Firenze;
4 – che aveva fatto spendere denari contro il Sommo Pontefice e per impedire la venuta di re Carlo D’Angiò;
5 – che aveva commesso  o fatto commettere frode, falsità, dolo, malizia, baratteria e grave estorsione e aveva operato per dividere la città di Pistoia causando l’espulsione da detta città dei Neri fedeli alla Chiesa Romana, staccandola dall’alleanza con Firenze, dalla soggezione alla Chiesa romana e a re Carlo, paciaro in Toscana;
ordino che detto messer Dante, insieme a Palmerio, Orlanduccio e Lippo,…
venga multato di 5.000 fiorini piccoli, che restituisca quello che ha illegittimamente estorto.
Se non obbedisca alla condanna entro il terzo giorno da oggi
che tutti i suoi beni siano confiscati, devastati e distrutti; e devastati e distrutti restino di proprietà comunale; che, anche se pagante, resti fuori della provincia di Toscana a confino per due anni; che sia escluso per sempre dai pubblici uffici come falsario e barattiere, che paghi la condanna o no.
Tale è la nostra sentenza di condanna.
Narratore sentenza del 27 gennaio 1302


 – quaranta giorni dopo:



In nome di Dio, amen.
noi Cante, predetto Podestà, diamo e proferiamo la sotto indicata condanna contro Dante Allighieri
a seguito della inquisizione del nostro ufficio e della nostra Curia per il fatto pervenuto alle orecchie nostre e della stessa nostra Corte « fama publica referente », in base alle pubbliche dicerie;
omissis
…che se il predetto in qualsiasi tempo cadrà in potere del detto comune, sia bruciato col fuoco finché muoia.
Narratore: sentenza del 10 marzo 1302.
L’araldo si ritira
(continua)
Nota: Così comincia la riduzione teatrale del mio fascicolo intitolato "Ivi è Romena", Luglio 2005, Grafica Casentinese, Bibbiena.
E' un processo molto attuale, a quanto sembra. Un processo "Mani pulite" alla rovescia. Il vincitore che attribuisce al  vinto i propri misfatti. Nihil sub sole novi: Stati Uniti-Iraq, Israele-Palestina, Servizi segreti -opposizione, governi terroristi-cittadini terrorizzati,  governi ladri-cittadini-derubati... oggi sintetizzato in lotta al terrorismo.
Il testo l'ho stampato in poche decine di copie. Resto in attesa di un gruppo teatrale che si offra di rappresentarlo. Ma occorre un finanziatore. Intendo continuare a pubblicarlo qui, poco alla volta.
Riferimenti danteschi su questo blog qui. 

giovedì 29 giugno 2006

Eros Cruccolini



Per una reale riforma della politica (per una verifica dell’attuazione del programma di governo che parta dal basso)
di Eros Cruccolini


Il dibattito sul Partito Democratico sta portando, a mio parere, su una falsa pista.
Al centro di ogni confronto serio sulle formazioni partitiche che si collocano oggi a sinistra dovrebbe esservi il punto, essenziale, della riforma della politica.
Se non si parte dalla constatazione che si sta progressivamente allargando il fossato che divide chi fa politica dai normali cittadini, non si approderà a nulla di realmente innovativo.
Se non si riesce a configurare un sistema politico-istituzionale in cui abbia voce in capitolo quella società civile attiva sui temi della pace, dell’ambiente, dell’uguaglianza di genere, della tutela dei diritti, della solidarietà con chi è in difficoltà, del lavoro, dei giovani, dell’istruzione, – che costituisce la parte migliore del nostro Paese, avremo, ancora una volta, mancato l’obiettivo.
Tutto si ridurrà ad una contesa fra oligarchie molto autoreferenziali per una diversa distribuzione del potere (al cosiddetto “teatrino della politica”) e così si perderà un’occasione, forse irripetibile, per lo meno nei tempi brevi.
Diversa era, ed è, la richiesta del “popolo delle primarie” – quelle code di oltre 4milioni di persone davanti ai circoli associativi, alle case del popolo, ai centri anziani per scegliere democraticamente il leader dell’Unione….i cittadini ci fanno capire che quando si fanno contare partecipano!
Diversa era, ed è, la richiesta di quanti hanno dato il consenso all’Ulivo per la Camera, non volendo con questa scelta dare obbligatoriamente il messaggio di volere fare il Partito Democratico; infatti una parte di quei voti al Senato si sono disseminati in più partiti dell’Unione e non solo ai DS o alla Margherita.
Si voleva, si vuole, si vorrebbe una politica “partecipata”, che riparta dal basso e non si chiuda nei palazzi, che non segua pedissequamente i sondaggi – spesso fallimentari -, che valorizzi quanto di positivo emerge dalla società civile – nella direzione e sui temi a cui ho accennato in precedenza -. Che poi questo si realizzi attraverso i partiti che mantengono i nomi attuali o tramite un nuovo partito, in cui due, o più, di essi confluiscono, diventa secondario.
Anche nelle modalità con cui ci si rapporta al governo del Paese molto potrebbe – dovrebbe - cambiare.
Un esempio ci viene indubbiamente dalla Fabbrica del Programma di Prodi, all’interno della quale si sono confrontati intellettuali, esperti, persone impegnate nelle esperienze sul territorio, espressioni diverse dell’associazionismo, del volontariato, del sindacato.
Ne sono derivati contributi importantissimi alla definizione del programma dell’Unione (che oggi, in sede governativa, sarebbe estremamente opportuno non dimenticare).
Ma sarebbe ugualmente necessario avere bene a mente quel tipo di approccio.
Proverò a fare un esempio.
Del Governo fa parte anche il Ministro per l’Attuazione del Programma, carica ricoperta da Giulio Santagata: sembrerebbe un Ministero inventato per accontentare gli appetiti ministeriali delle varie componenti, e sotto-componenti, partitiche, tanto è vero che viene ripreso dalla precedente esperienza berlusconiana. Ma in effetti, riflettendoci sopra, potrebbe anche essere qualcosa di profondamente diverso, di sostanzialmente innovativo.
I più interessati all’attuazione del programma sono, senza ombra di dubbio, le realtà sociali, le istanze di base, le cittadine ed i cittadini che su questo governo hanno “investito”, votando i partiti che lo sostengono. Ed anche quelli che hanno scelto lo schieramento contrapposto, ma che comunque vorrebbero verificare, passo per passo, e non solo attraverso i propri rappresentanti, l’operato dei governanti.
Ecco allora che il Ministro per l’Attuazione del Programma, all’inizio in odore di inutilità, potrebbe divenire il pernio di un nuovo rapporto del Governo con i vari territori, con il tessuto sociale, con l’insieme della cittadinanza attiva (così com’è stata definita, con felice espressione, il tessuto di organizzazioni e di persone attivamente impegnate).
Si avrebbero così istanze territoriali – governi di base con i vari ministeri o gruppi di lavoro - che esercitano una continua verifica dal basso dell’attività governativa, mettono in cantiere indagini ed approfondimenti, svolgono, in sintesi, una funzione di osservatori, in collegamento con il Ministero per l’Attuazione del Programma - che non si limita quindi a verificare nell’ambito dei palazzi romani – ed integrando, di conseguenza, l’azione dei partiti, spesso asfittica nella situazione odierna, con l’opinione dei cittadini.
Su temi particolarmente controversi, tipo la presenza militare italiana in Afghanistan, si potrebbe ricorrere a consultazioni referendarie.
Le stesse formazioni partitiche ne risulterebbero stimolate e rigenerate, come, del pari, ne avrebbe indubbi vantaggi l’operato del Governo.
Tutto ciò costituirebbe un tassello di quel processo di comunicazione indispensabile per rimettere in moto la partecipazione, nodo principale da sciogliere ai fini della riforma della politica e dell’innovazione di governo (un’innovazione in grado, come ha detto Prodi, di sorprenderci e di darci il senso del cambiamento rispetto ad un passato intriso di berlusconismo, i cui effetti nefasti continuano a manifestarsi).
Con la comunicazione – ha detto Lodovica Scarpa, docente di “teoria della comunicazione e arte della trattativa” – gli esseri umani si modificano ed influenzano a vicenda, anzi l’essenza stessa della comunicazione è il cambiamento”.
Paul Eluard ha espresso un concetto simile in una poesia d’amore:
“Ho inventato te
come tu hai inventato me
abbiamo bisogno l’uno dell’altro”.
Si può affermare che ciò vale anche nell’ambito dell’agire politico, dove abbiamo disperatamente bisogno di punti di vista diversi dai nostri, per accrescere le nostre conoscenze, per cambiare opinione quando risulta necessario, od anche per mantenere e rafforzare, con una maggiore consapevolezza, le nostre idee. Misurandoci, senza timori, sui contenuti e comportandoci in modo opposto a quelle che sono le forme rituali – da “Porta a porta” – del “teatrino della politica”.
Attenzione, i primi passi e le prime scelte del governo non hanno corrisposto alle aspettative, qualcosa deve cambiare.
NB. Eros è stato Presidente del mio Quartiere - l'Isolotto di Firenze - per due legislature. Adesso è Presidente del Consiglio Comunale di Firenze. E' praticamente non vedente, ma ha la vista lunga, un grande intuito, è un passionale, cita poesie, ha un grande senso dell'humor, gli piace scherzare. E' un grande. Lo puoi vedere nel filmato "Le cascine tra le case", che puoi scaricare da questo blog. (20' ADSL).

lunedì 26 giugno 2006


Icaro sulle ali di Internet

Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.


Internet tra le stelle, la Rete alla conquista dello spazio
A Internet il pianeta Terra non basta più. Il suo utilizzo è richiesto altrove. Nello spazio. Vinton Cerf, che agli inizi degli anni Settanta insieme a Robert Kahn inventò il protocollo TCP/IP, vale a dire le regole standard di comunicazione tra un computer e l’altro, sta lavorando a un ambizioso progetto denominato Interplanetary Internet (IPN). L’obiettivo è rendere utilizzabile lo scambio informazioni attraverso la rete telematica nello spazio, nella stessa maniera di quanto è stato realizzato sulla Terra, in modo da creare un network per comunicazioni tra pianeti, sonde, satelliti, basi spaziali, navicelle automatizzate e veicoli dotati di equipaggio. Ma esiste un problema: il TCP/IP non è adattabile per lo spazio e quindi c’è bisogno di un nuovo protocollo di comunicazione (o più di uno).


Lo scoglio principale, infatti, è costituito dai tempi di trasferimento dei dati su distanze siderali: i ritardi possono essere lunghi ore. La stessa luce, che viaggia a 300.000 km al secondo, ne impiega oltre uno per raggiungere la Luna, quasi sei per Marte e nove per arrivare al Sole, per non parlare dei quattro anni necessari per toccare la stella successiva.


“Al Jet Propulsion Laboratory della Nasa – spiega Cerf in un’intervista a la Repubblica – abbiamo sviluppato alcuni protocolli che sono già in uso su quattro orbiter intorno a Marte e funzionano egregiamente per comunicare dalla superficie di quel pianeta alla Terra”.


Quello che è considerato uno dei padri di Internet, e che si è già guadagnato un posto nella Hall of Fame degli inventori sempre affiancato dal collega Kahn, sostiene che entro una trentina d’anni avremo un impellente bisogno di un sistema di comunicazione in grado di connettere il nostro pianeta con i robot e gli astronauti in missione verso la Luna, Marte (lo sbarco di esseri umani sul pianeta rosso è programmato per il 2035) e altri corpi celesti. L’esplorazione dello spazio, infatti, dovrebbe conoscere una notevole intensificazione e nella seconda metà del XXI secolo potremmo ssistere a una vera e propria colonizzazione dello spazio: questo richiederà l’invio e la ricezione di informazioni verso destinazioni remote.


L'articolo continua qui

Simone da Bancok


Ci siamo visti e sentiti in videochiamata tramite MSN Messenger. Insomma i nostri computers si sono riconosciuti, web camera e microfono hanno risposto, abbiam parlato del tempo (là pioviscola) dell'ora (qui 9,40, là 14,40),  Simone tutto bene,anzi benissimo, ha lasciato Andreas (l'amico inglese lettore di lingua a Chang Mai, nel Nord), adesso è nelle vicinanze di Bancok, stasera pernotta lì e domani in tarda serata riprende il volo del rientro. Questo contatto è stato possibile grazie alla linea veloce. In Italia l'ADSL costa ancora troppo e manca ancora in troppi luoghi. Ieri dal Casentino non avrei potuto parlare col figliolo. Deve aver ragione Beppe Grillo quando racconta di Telecom..
Siamo male amministrati ( il mio confronto è con Francia, Germania, Spagna..). Venendo dalla Consuma in macchina non c'è stato verso di seguire "Il terzo anello" su radio 3, in Casentino (Poppi, Bibbiena) si riceve bene solo Mediaset, meno bene TG1, ancora peggio  TG2 e niente TG3 (solo col satellite digitale, ma non il TG toscano). E c'è chi continua a dire che Mediaset è un patrimonio nazionale. Servirà a qualcosa il mio NO referendario di poco fa? Resistere, resistere, resistere. Ma non solo catenaccio oggi contro l'Australia: "Il miglior modo di difendersi è attaccare" (aforisma di Foch, generale dei miei stivali). Va bene per Lippi che ieri se l'è presa coi giornalisti - ha usato il termine di cui al proverbio "rimangono sempre a galla" . Mi piacerebbe vedere Juve e Milan in B. Ma non la Fiorentina. Ammetto la parzialità, ma Della Valle è stato l'unico industriale a dare del pirla in pubblico dibattito al Silvio nazionale quando ancora il Silvio trattava i suoi pari come Moggi i suoi arbitri. Avete notato che arbitro al plurale si scrive come arbìtri?

domenica 25 giugno 2006

Casentino

Nel parco delle foreste casentinesi

Mercoledi 21 giugno
A Raggiolo con Piero e Fiorella. Non lo conoscevano. Visti gli antichi mulini, i resti del castello medioevale, tutto il paese da cima a fondo e da fondo a cima, con quei cartelli illustrativi della storia di questo paese di pastori, raccoglitori, boscaioli, transumanti che riempivano di ammirazione l’Amministratore del Granduca di Loreno ancora nel 1700. Di Raggiolo ho già parlato. Ci ritorno sopra per divertirvi con questo testamento del conte e con l’atto di “schiavitù” per 5 anni e 6 mesi dei figli di Orlanduccio.
Testamento del conte Guido Novello
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, amen. Anno della sua salvifica natività 1320, indizione III al tempo di Papa Giovanni, giorno 15 di marzo.
...Il nobile e potente signor Guido Novello di Raggiolo, per grazia di Dio palatino in Toscana...con il presente testamento nominale ha organizzato come dovrà essere fatta la disposizione di tutti i suoi beni. Per prima cosa, poiché lo stesso conte Guido ha trascorso tutta la sua vita in modo malvagio e perverso, particolarmente a causa dell’aver depredato le seguenti chiese, ha voluto e ordinato che l’abate ed i rettori del monastero dell’abbazia di Strumi possono richiedere ed esigere ...a riparazione di ciò che è stato rubato o estorto...quaranta fiorini d’oro e cinquanta staia di grano secondo lo staio di Poppi...
Poi ha disposto che gli esecutori testamentari facciano costruire nel castello di Raggiolo una chiesa dedicata a Santa Maria e vi si celebri la festa della natività della Vergine Maria ogni anno nel mese di settembre...
Se entro vent’anni dalla morte del signor conte vi sarà una crociata contro i saraceni in aiuto della Terra Santa, che i fiduciari siano tenuti a mandarci un fante completamente armato con uno stipendio di 60 fiorini d’oro...Ha lasciato alla contessa Parta sua moglie ...cinquemila lire di fiorini piccoli e poi tutti i panni, i gioelli ed ogni cosa che si trova nella loro camera...La contessa avrà e terrà le fortificazioni di Raggiolo con i poderi, le vigne, i boschi, le fabbriche, i mulini gli onori e i privilegi spettanti a lui conte a Raggiolo, Riosecco, Fronzola e Ortignano...
(M. Bicchierai, Il Castello di Raggiolo e i Conti Guidi, 1994)


L’Accomandigia al Conte

Nel nome di Dio amen, anno del Signore dalla natività 1314, indizione dodicesima, giorno 25 del mese di giugno. Svoltosi nella loggia del castello di Raggiolo.

Anselmo e Vinci, fratelli e figli del fu Orlanduccio di San Pietro in Frassino, della Valle Asinina, avendo presente il dominio del potente signor conte Guido Novello, hanno sottomesso le loro persone, e ciascuno dei loro figli, alla protezione e alla difesa del predetto signor Conte Guido, secondo la forma dell’accomandigia, per i 5 anni e sei mesi prossimi, promettendo per se stessi ed i loro eredi, al signor conte e ai suoi eredi, di dare e portare ogni anno fino a tale termine, per la festa di Santo Stefano a dicembre, nel castello di Raggiolo, due libbre di buon pepe, senza inganno. Inoltre hanno promesso: di partecipare a tutte le azioni militari di guerra ed alle cavalcate di razzia secondo gli ordini del detto signor conte e dei suoi ufficiali...

Il conte Guido Novello li ha accolti nella sua protezione ed ha promesso di difendere loro ed i loro figli e beni secondo le sue possibilità nei limiti del suo onore. ( c.s.)

Il cartello illustrato si trova nella parte che dà verso la Verna, accanto ai resti della porta monumentale che introduceva al castello.
Piero e Fiorella, instancabili globtrotters, ci ritorneranno con Chiara Eliana e annessa umanità acquisita e procreata.

Giovedi 22 giugno
Grandi giornate solstiziali. E il Casentino è tutto coperto di un manto verde scuro fenomenale: castagni, abeti, faggi e querce. Forte veramente. Stamani Pratomagno, grande prato a cavalcioni tra Casentino Stia Poppi Bibbiena Rassina Subbiano e Terranova S.Giovanni, Figline Incisa Rignano.
Con Piero, Gigliola, Pinuccia, partenza da quota 900, strada Ortignano S.Martino in Tremoleto (intra meletum!), Quota. Fino alla croce sulla cima sempre ventosa (leggera brezza rinfrescante anche oggi), la vista dei 3 mulini a vento sul crinale di Secchieta, il ricordo delle “migliaia” di pale dello stretto di Gibilterra (viaggio in Andalusia di tre anni fa), risibile la critica di chi vede una profanazione del paesaggio, visti con l’immaginazione 100 mulini su tutto il crinale quando sarà. Una quindicina di vacche bianche con vitellini a frescheggiare proprio dietro la croce sul versante di Loro Ciuffenna (i nomi!), il posto più ventilato di questa afosa afosissima giornata  laggiù nei fondovalle. Fontana d’acqua fresca. In Abruzzo non sarebbe così. Anche Dante in continua fuga attraverso questi boschi se ne rendeva conto:
Li ruscelletti che de’ verdi colli
 del Casentin discendon giuso in Arno
facendo il lor canali freddi e molli
sempre mi stanno innanzi e non indarno;
ché l’immagine lor vieppiù m’asciuga
che’l male ond’io nel volto mi discarno.
La sete di Mastro Adamo falsificatore di fiorini in quel di Romena, laggiù verso Stia.
Al ritorno il tempo di vedere il 2 a zero dell’Italia di ... contro la Cekia di ...il migliore in campo.


Venerdi 23 giugno
Il ritorno di Franco dalla Sardegna ci catapulta sotto i castagni di Camaldoli. I prati davanti al monastero sono quelli di sessant’anni fa, al tempo della linea gotica. Nulla è cambiato. Ma stamani non facciamo “il sentiero dei tedeschi”, partendo dalla strada che va verso Asqua.  Oggi decidiamo per la diretta Monastero Camaldoli - Eremo – Prato alla Penna: tutta sotto le antichissime ombre di abeti fitti diritti protesi, con accompagnamento di fringuelli e capinere. Franco, orecchio musicale, voce da teatro d’opera, ma anche chitarra nuovo canzoniere anni sessanta, mi aiuta a distinguere: il canto del fringuello è quello che precedeva il giornale radio in tempo di guerra, preciso, sempre lo stesso; la capinera ha più fantasia, varia le modulazioni, in gara con gli usignoli. L’acqua della fontana perenne su all’Eremo è ghiaccia marmata, non ci puoi tenere la mano più di tanto, una delizia.
La rigida giustizia che mi fruga
Tragge cagion del loco ov’io peccai
A metter più li miei sospiri in fuga.
Il padreterno si approfitta del fatto che io ho passato tanto tempo in Casentino, terra piena di sorgenti fresche e cristalline, per acuire la mia sofferenza di eterno assetato. Sempre Mastro Adamo, un distinto signore inglese esperto di chimica e metallurgia che si fa beccare dai mercanti fiorentini...Tutto perché un giorno nel Mugello andò a fuoco una casa. Con l’edificio bruciò una cassa piena di fiorini falsi (neppure tanto, 3 carati su 24 di “mondiglia”). E maestro Adamo gran signore fu fatto fondere nel fuoco come quei fiorini. Storia.
Forse non sai della prima condanna a morte di Dante:
“...che se il predetto in qualsiasi tempo cadrà in potere del detto comune, sia bruciato col fuoco finché muoia” (Sentenza del 10 marzo 1302, a firma del Podestà di Firenze, Cante da Gubbio).
Testuale.


Sabato 24 Giugno
La più classica delle passeggiate all’ombra delle foreste casentinesi: Fosso dei macchioni, passata Badia Prataglia, località Carbonile dove c’è il bivio per “Campo dell’Agio”, 200 metri avanti, subito dopo la curva sulla destra si posteggiano le macchine, in buona duratura ombra: la Toyota del Fisico e la quattro cerchi di Franco. Scendono Pinuccia, Franco, Stigli, Mario (la guida), Giuseppe l’ingegnere, Sergio il Presidente, Massimo il fisico. Massimo fa l’andatura, andante mosso quasi allegro, sotto abeti e faggi fino al passo dei “Lupatti”, lungo cammino in cresta, ombrato e ventilato; una buona ora con a destra-est la diga di Ridracoli che disseta tutta la Romagna, lì adiacente, solatio dolce paese, a sinistra-ovest Badia Prataglia, Eremo di Camaldoli.  Si procede a saliscendi, molto sali e poco scendi, una pettata che non finisce mai. Mario ci fa balenare un progetto di tracking di 6 giorni dal versante sud-ovest del Pratomagno, verso Secchieta e Consuma fino a la Calla sotto il Falterona direzione Badia Prataglia, La Verna, Chitignano. Pernottamenti negli agriturismo ormai presenti dovunque, sempre in quota. Franco e Pinuccia interrompono il concerto di fringuelli e capinere con i loro osanna di giubilo. La cosa s’ha da fare e subito; stabiliti i giorni: 3-8 luglio.  Ne riparliamo. Ma la camminata non finisce mai, il ritmo sempre sostenuto; ma ecco la magia delle cattedrali, là dove la faggeta si apre con grandi navate e absidi e transetti, tra rocce di pietra serena e sprazzi di cielo azzurro: in fondovalle fa caldo, in Sardegna Sicilia e Puglia scatta l’emergenza anziani; ma qui in cattedrale siamo tutti giovani ben ventilati. L’ultima lunga pettata, diagonale a destra di una grande balzo, sono i attesa della Crocina, il quadrivio tra Lama Eremo Poggio Scali e Badia; ma è una fata morgana: a ogni curva si allontana. Sergio ha preso un antibiotico prima di partire, si sente svenire; sono l’unico che ha un tascapane e mi chiede timidamente aiuto: cosa vuol dire una pesca. Mi porto sempre un po’ di frutta per l’eventuale sempre probabile calo di pressione nel corso di queste camminate, anche se fatte sempre all’ombra e ad una quota media di 900 metri. Ed ecco finalmente “La Crocina” con le sue 4 direzioni: Lama - est - (il cuore delle Foreste Casentinesi, 2 ore e mezzo), Fangacci, N-O, direzione passo della Calla, Campigna,  Lupatti (alle nostre spalle) e finalmente Campo dell’Agio (S-E), nei pressi delle nostre auto. Il cartello indica 1 ora, noi ci arriviamo dopo 40 minuti. Campo dell’Agio è un bel pianoro tra abeti faggi e castagni, con acqua,sevizi e tutto l’occorrente per il picnic, compresa la legna per far la brace. A cura della guardia forestale. E’ sempre pieno di romagnoli, macchine targate  FO e RA.
Due km di strada sterrata in leggera discesa ed eccoci all’innesto del fosso dei macchioni, località Carbonile. Sono le una meno un quarto. Alla partenza erano le 10 meno un quarto. Toyota e Audi ci riportano a valle. Si farà poi questo tracking tra Pratomagno e Gran Giogo? (Dante, Purgatorio, V, 116).
PS Oggi, domenica 25, riposo. Franco e Pinuccia son ripartiti per Torino, le urne del referendum sono aperte, Paola è a Cupra Marittima con Serena, Simone mi scrive da Chang My (Nord della Thailandia):  ieri alle 20 siamo tornati da Pai (il posto della video chiamata) oggi sono venuti giù un paio di scrosci ma li abbiamo evitati Andreas ha lavorato, io un giro per Chang Mai con visita alla sua scuola poi bucato, ristorante, mercato della frutta con assaggi di frutti tropicali.
Fermi al semaforo con la moto ci ha attraversato la strada uno scorpione  lungo una spanna, senza esagerare, quasi un gambero. Domani Andreas lavora, io ho l'elephant ride & bamboo rafting (1 day trek), mi tocchera' un po' di pioggia.
saluta i casentinesi. hasta luego
 La Mariella, qui sopra sta preparando i ravioli, con le spinaci dell’orto e la ricotta del pastore; mi ha invitato e ho detto SI’.
 Domani a Firenze dirò NO al travestimento fascista-legaiolo della mia vecchia Costituzione partigiana.
La CDL ha fatto la caricatura di se stessa; va bene per una serata al Circo di Forsa-Italia. Ma l’Italia non può diventare il clown dell’Occidente. Ieri coglioni oggi buffoni.
NB. Ho sentito da qualche parte che l’homo ridens si è ricostruito in villa la sala da primo ministro ora occupata da Prodi: uguale, con i mobili, le poltrone e tutto quanto. Troppo bella per esser vera.

venerdì 16 giugno 2006


La porta d'Ungheria


Mi disturbano


1 - il terrore di qualsiasi politico americano, rep. o dem., di criticare Israele.
 Eppure tutti sanno, in America, (parlo dei politici)che Israele ha programmato la guerra continua in Iraq e M.O. come estensione della guerra di Palestina. Ed è evidente che Israele sta portando alla rovina gli Stati Uniti...


2 - il terrore di qualsiasi politico italiano, CDL o Unione, di criticare il Vaticano.
Eppure tutti sanno che il Vaticano è in mano all'Opus dei, la quale ha sostituito la fede con il dogma, ha camuffato Caifa come un Cristo, dichiarando quest'ultimo - quello vero  - ateo e materialista a causa della sua Teologia della liberazione.


3 - Così per il terrorismo: tutti sanno che il capo e l'organizzatore materiale di tutta l'infinita matassa della guerra non convenzionale si chiama Negroponte 007, ma nessuno ti giuro nessuno pensa di alloggiarlo nella cella lasciata libera da Milosevitc.


4 - Così per l'otto per mille: tutti sanno che i soldi vanno a finire nella banca d'italia vaticana che si chiama IOR - istituto per le opere di religione -  che è la banca di Marcinkus, di Sindona, di Calvi frati bigi, di...Moggi arbitri rinchiusi; eppure lo Stato italiano insiste per buttarvi dentro anche i soldi degli italiani che non hanno espresso tale volontà. E per non dare i suoi 8X1000 alle ricerca, ha inventato il 5X1000 come azione diversiva.

5 - Così per TV e giornali: Tutti sanno che il papa e i cardinali di curia ripetono tutti i giorni le stesse pie banalità e sante trivialità di cui al processo di Galileo e al Sillabo di Pio nono; eppure TV e giornali riferiscono tutti i giorni con caratteri cubitali la novità di queste sempiterne ovvietà.


Questi incubi producono un sogno:
 
Lo scoppio qui in Italia di uno scisma religioso, tramite l'unione dei dissidenti cattolici con le agenzie religiose minoritarie, prima fra tutte la Tavola valdese. Partendo da una iniziativa concreta: i dissidenti versano alla Tavola l'8 per mille ed essa lo mette a disposizione del clero cattolico emarginato dall'Opus dei vaticana. Insieme al sostentamento la Tavola valdese dà la legittimazione utile e necessaria per continuare a svolgere il servizio pastorale nel luogo dove uno viene a trovarsi al momento della condanna, emarginazione, espulsione comminata dalla gerarchia cattolica, alleata con lo Stato per niente laico.


Un'operazione tipo "Porta d'Ungheria" al tempo della fuga dalla Germania orientale. ***


***
Ogni tentativo di lasciare la DDR in direzione ovest equivaleva ancora a un suicidio, ma nell'estate del '89 la gente della DDR trovò un'altra via di fuga: erano le ambasciate della Germania Federale a Praga, Varsavia e Budapest il territorio occidentale dove si poteva arrivare molto più facilmente! Cominciò un assalto in massa a queste tre ambasciate che dovevano ospitare migliaia di persone stanche di vivere nella DDR. Ma il colpo decisivo arrivò quando l'Ungheria, il 10 settembre, aprì i suoi confini con l'Austria. Ora, la strada dalla Germania dell'est all'ovest (attraverso l'Ungheria e l'Austria) era libera! La valanga di fuga stava diventando inarrestabile.










Alla fine la dichiarazione di guerra a Fabio Mussi e alla sua posizione "iper laicista" dello Stato, Paola Binetti, medico e senatore cattolico della Margherita, presidente del comitato "Scienza e vita", l'ha rimessa nel cassetto. Ma è solo una tregua. Perché tanto è convinta che la sua battaglia per stoppare la revisione della legge 40, per fare coriandoli di qualsiasi proposta sui Pacs e, soprattutto, per riaprire il dibattito sulla 194, è arrivata ormai ad un punto di non ritorno. "Nulla sarà più come prima", ha infatti dichiarato l'altro ieri, baldanzosa, dopo che solo un intervento diretto di Rutelli, la mediazione felpata di Anna Finocchiaro e il fermo richiamo di Rosy Bindi a non spezzare il fronte dell'Unione sui temi caldi della bioetica, l'hanno convinta che i metodi da pasionaria del Cardinal Ruini potevano rivelarsi controproducenti. Non solo sul quadro politico generale, ma anche per la creazione di quella "lobby cattolica" all'interno della coalizione capace di stoppare sul nascere qualsiasi revisione "zapaterista", come la chiama lei, delle leggi che regolano il progresso della ricerca scientifica sul fronte delle staminali embrionali. E non solo di questo. E il centrodestra applaude. Paola Binetti è arrivata in Parlamento con un mandato diverso da quello che hanno inteso conferirle gli elettori della Margherita che l'hanno votata. Varcato il soglio di Palazzo Madama, ha immediatamente cercato di riunire intorno a sé quelli che, come lei, intendono la laicità dello Stato come emanazione secondaria del potere legislativo rispetto al primato del Papa e dei dettami di Santa Romana Chiesa. E dunque ha subito trovato corrispondenza d'amorosi sensi con un altro integralista convinto come Luigi Bobba e con Emanuela Baio Dossi, suoi compagni di partito, pronti a sacrificare sull'altare della Cei ogni convergenza politica interna all'Unione diversa dai diktat che ormai quotidianamente la Chiesa fa risuonare, roboante, contro aborto, ricerca e idee diverse di famiglia.
Il testo integrale dell'articolo di Sara Nicoli è stato pubblicato sul sito "Altre Notizie"

martedì 13 giugno 2006

Il vero crimine è nostro.


 Perché l'l'Italia, e l'Europa, sono complici diretti e orgogliosi dello strangolamento della Palestina e della sua democrazia.  Ho messo il banner sulla Palestina, colonna sinistra del blog.
Chi volesse riprendere il banner, non ha che da copiare il codice html:

<a href="http://www.infopal.it/" target="_blank""http://www.flickr.com/photos/90213843@N00/165653799/" title="Photo Sharing"><img src="http://static.flickr.com/50/165653799_128741f40c_o.gif" width="138" height="75" alt="infopal_banner_b" /></a>


Grazie, Miguel.

Ci sottraggono l'etere


e il mondiale di calcio.  Piano piano, passo dopo passo.
 Ti ricordi la camicia di Nesso? E il piano della P2?
Grazie, Beppe Grillo.

La valle dei tesori



Domenica 11 giugno 2006. Picnic sul prato a S.Vivaldo di Montaione, zona Empoli, Castelfiorentino. Mi vergogno a dire che non conoscevo la Gerusalemme "online" o virtuale costruita nel 1500 dai francescani per simulare il pellegrinaggio alla città santa allora città proibita perché riconquistata dai Turchi. Si tratta di un insieme di cappelle, celle, casette sparse nel bosco alle spalle della foto. Ciascuna di queste ricorda un momento della vita del Cristo a Gerusalemme. Gli americani hanno ricostruito Venezia nel deserto di Las Vegas. Se i devoti francescani avessero avuto le stesse possibilità oggi  troveremmo tra i castagneti sopra Montaione una Gerusalemme in miniatura. Ma queste cappelle sparse nel bosco non sono un'americanata. Qui, nel luogo dove aveva vissuto da eremita S.Vivaldo senese, contemporaneo di Dante, i francescani ricreavano in se stessi e nei pellegrini le emozioni d'una visita alla città santa. E insieme alle emozioni lucravano le stesse indulgenze d'un pellegrinaggio vero in Palestina. Perché il papa in queste cose si dimostra sempre generoso. Anche oggi e tanto più allora. I buoni francescani provvedevano vitto e alloggio nei loro "spedali" e noi laici profani dissacranti fiorentini correntisti di banca ci siamo oggi sbafati il picnic sul prato grazie al catering di madonna cassa di risparmio. Abbiamo accettato di far la parte delle vacche di Mussolini per garantire la presenza e il consenso alla quadruplice inaugurazione degli "Uffizi di campagna", una mostra-itinerario all'interno della Valdelsa, dal Museo di Santa Verdiana di Castelfiorentino a quello di arte sacra di Certaldo, dalla superba collezione della Collegiata di Empoli al Museo civico di Fucecchio, dal Museo di arte sacra di Montespertoli allo straordianrio complesso della piccola Gerusalemme di S.Vivaldo a Montaione. Una zona che era attraversata dalla via Francigena, piena di storia.
Ho sostenuto pochi post avanti che piccolo è bello. Qui lo confermo. Questi "Uffizi di campagna" dureranno fino al 19 Novembre nella forma da noi inaugurata domenica scorsa.  Chi legge questo post contrae il dovere di onorarla. Ne vale la pena. S.Vivaldo di Montaione va assolutamente visto e goduto. E poi Certaldo con la tomba del Boccaccio e il crocifisso ligneo dagli occhi sgranati che non si rassegna a morire e manda un paio di moccoli contro i suoi assassini. Questa è la mia interpretazione eretica. La posso addolcire con una interpretazione soft: il Cristo dagli occhi sgranati muore dicendo: "Ma che mondo è mai questo; predichi la pace e il rispetto reciproco, l'amore e la fratellanza e questi ti condannano come un terrorista assassino. Ma neppure questa è l'interpretazione di Rosanna Caterina Proto Pisani, dea ex machina di questa splendida mostra itinerante, un piacere sentirla quando mette allo specchio l'una dell'altra due opere dello stesso soggetto ma di autori diversi, oppure anche dello stesso autore, ma sorpreso a dipingere nella campagna toscana e poi nella città. A Certaldo  non perdere i due grandi crocifissi lignei posti allo specchio (fino al 19 Novembre), quello con gli occhi chiusi, dicono gli esperti, rappresenta il Christus patiens, quello con gli occhi aperti il Christus triunphans. (1)  Per me, ripeto, quello dagli occhi aperti, nel migliore dei casi,  esprime sconcerto e protesta, quasi incredulo (O gente, ma che mondo è mai questo. O dio, ma come puoi permettere questo). Ma io non mi chiamo Antonio Paolucci, né R.C.Proto Pisani alla quale chiedo di compatire queste mie improvvide impertinenze.
(1)


Ripeto, bella giornata fresca e solatia, natura vestita a festa e bella compagnia. Come da foto.


Per un'idea un po' più ordinata de "La valle dei tesori" consulta questi links:

http://www.piccoligrandimusei.it/valledeitesori/

http://www.sanvivaldointoscana.com/


http://www.santitoscani.it/santa-verdiana-castelfiorentino.html

sabato 10 giugno 2006

Testamento biologico


  


Umberto Veronesi tra Meri Negrelli e Rossana Cecchi (1). A lato Francesca Merzagora.
 Ieri venerdi 9 Giugno al Palagio di Parte Guelfa a Firenze. Sala gremita, aria fresca di intelligenza progrediente, come posso dire. Fa piacere trovarsi ogni tanto in mezzo a gente che fa rima con intelligente, che vuol vivere e morir bene, come da foto. Grandi medici che parlano come fossero i malati, notai che firmano testamenti senza chiedere parcella, avvocati che difendono Leggi scritte nel cuore prima che nei codici. Percepivo, in sala, la presenza benedicente di Galileo...(Dante non ha mai visto il Palazzo della sua Parte. Era esule tra Arezzo e Casentino quando lo costruivano e non ha mai potuto vederlo finito, guelfo anche lui, ma bianca colomba contro i neri veltri). Il fantasma lieto di Galileo aleggiava nel Palagio, perché Umberto-Salviati-Sagredo ha potuto , molto educatamente, confutare papa Simplicio senza rischiare il domicilio coatto qui ad Arcetri. Ma non è stato il dialogo sopra i due massimi sistemi l'epicentro della serata, che invece ha visto persone qualificate  discutere di temi qualificanti in un atteggiamento di grande umanità, dentro un contesto di esperienza vissuta, di impegno fattivo, in un ambito di specifiche approfondite competenze, di fronte a una platea che ha mangiato la foglia. Insomma, tiriamoci su: un misto di Rinascimento fiorentino, illuminismo parigino, pragmatismo anglosassone. Sto debordando. Devo uscire. Riprendo più tardi.
Intanto qualche foto.
(1) Meri a sinistra nella foto, con gli occhiali, è la rappresentante di Libera Uscita per la Toscana, Rossana è consulente di Libera Uscita per medicina legale,deontologia medica, bioetica. Suo il capitolo del libro pubblicato dal Sole 24 Ore riguardante il testamento biologico.
La conferenza del Palazzo di Parte Guelfa aveva per oggetto, cito dall'invito, "Riflessioni di dieci giuristi", a cura del comitato "Scienza e diritto" della Fondazione Veronesi, pubblicato dal Sole24Ore.
A presentare l'iniziativa lo stesso oncologo ed ex ministro della sanità, Umberto Veronesi, che suggerisce l'istituzione del registro per le volontà anticipate, appunto il testamento biologico. Ospiti la dottoressa Francesca Merzagora promotrice della Fondazione, il dottor Riccardo Viligiardi medico chirurgo, il Dott. Piero Morino, l'avvocato Augusto Federici.
Il tema della riunione è stato dunque il Testamento biologico, a proposito del quale ho più poco da aggiungere a quanto già detto e scritto in diversi post di questo blog.
Per Veronesi e Merzagora rimando alle parole calde del capoverso precedente per avere un'idea del valore delle rispettive iniziative. La presenza del Dott. Morino mi spinge invece a parlare della Unità di cure continue palliative che ha Sede presso l'IOT (Istituto ortopedico toscano) del Viale Michelangelo, zona Piazzale Michelangelo.
Può capitare di avere in famiglia un problema di malattia grave irreversibile con la conseguente angoscia e successiva ricerca affannosa (non scrivo disperata) di aiuto. Non per evitare la morte, ma per controllarne il processo. Perché io posso sottopormi stoicamente al mio destino ultimo, ma non alla prospettiva della sofferenza, della umiliazione, della perdita della mia dignità che può accompagnare sorella morte. Questo lo voglio evitare, per quanto possibile. E' un mio diritto. Bene, c'è oggi in Italia una associazione costituita da medici, infermieri, volontari che agisce all'interno delle strutture sanitarie pubbliche per questo scopo: morire senza soffrire. Il Dott. Morino qui a Firenze è stato un po' il deus ex machina del FILE (federazione italiana leniterapia). Noi di Libera Uscita già da ora firmiamo il testamento dove chiediamo a medico e familiari di utilizzare la scienza medica non per prolungare all'indefinito una vita già finita, ma per accompagnarci a questo passo nell'amore e nel rispetto della nostra dignità, aconsentendo al nostro dichiarato desiderio di troncare con la sedazione la tortura dell'agonia. Per aiutare parenti e medici abbiamo depositato in Parlamento due Leggi distinte: una per il Testamento biologico che è già nostro diritto in base all'art.3 della convenzione sanitaria europea di Oviedo (accolto in una nostra Legge ancora però in attesa del Regolamento applicativo). L'altra Legge riguardante l'eutanasia avrà, mi capite, tempi lunghi qui da noi. Ma il Testamento biologico è già Diritto positivo. E l'art. 13 della Costituzione è il suo grande Padrino.
Per Firenze, in caso di necessità, telefonare a
Unità di cure continue palliative  Tel. 055 6577-609 . Si trova al quarto piano dell'IOT, risponde Valeria o chi per lei. Persone gentili e "compassionevoli".
Trascrivo dal sito FILE:
Unità di cure continue palliative
Sede:IOT
Tel. 055 6577-609

Gli operatori di FILE sono:

Rosalba Arnetoli, medico
Franca Rosaria Leoni, medico
Michela Nesi, medico
Andrea Saccardi, medico


Valeria Giordani, infermiere professionale
Teresa Palomera, infermiere professioanle


Patrizia Brugnoli, fisioterapista
Fulvio Zegna, fisioterapista


Elena Ciobanu, assistente familiare
Lara Torres, assistente familiare


I volontari di FILE Su richiesta è possibile attivare un servizio di volontariato: i volontari FILE, persone formate e selezionate dalla Fondazione, sono disponibili a tenere compagnia e offrire ascolto e aiuto al malato.


Sede del sito - FILE Via San Niccolò, 1 - 50125 Firenze - Tel. 055 2001212 Fax 055 5353143 - file@leniterapia.it

PS. Chi sta fuori Firenze e fuori Toscana faccia una verifica in loco, solleciti ed incoraggi questo servizio. Altrimenti tutti i soldi finiranno alle Conferenze Episcopali che nelle varie Regioni stanno chiedendo e ottenendo l'immissione in ruolo, pagati dalle ASL,  di sacerdoti e laici nominati dai vescovi per il conforto spirituale dei degenti cattolici. Tutto in aggiunta agli attuali cappellani ospedalieri, senza intaccare l'8 per mille già in godimento.
Perché appaltare il servizio di  leniterapia all'Opus Dei?
Tra le Regioni che hanno già assegnato posti in ruolo, addirittura appartamenti all'interno delle strutture della ASL, posso citare Lombardia, Veneto e Toscana. Quest'ultima ha già firmato l'atto; manca il regolamento applicativo. Il gruppo "Laicità e diritti" dell'Istituto Gramsci fiorentino sta attualmente impegnandosi per portare a conoscenza dell'opinione pubblica tale questione finora rimasta chiusa dentro le mura del sancta sanctorum. Perché di queste cose nessuno ne sa niente. Anche tu, ammettilo.
Anche del libro sul Testamento biologico tu ne sai ben poco, perche non c'è più da nessuna parte. L'ha stampato meritatamente Il Sole 24 Ore, tanti lo chiedono, ma finora non si parla di ristampa. D'accordo, si può scaricare dal sito della Fondazione Veronesi, ma come si fa a stamparlo: ti ci voglio due cartucce d'inchiostro e ti viene a costare 50 euro.

L'ho tirata in lungo e ho fatto tardi. Domattina appuntamento in Piazza della Libertà, ore 8,30: la mia banca mi restituisce un millesimo portandomi in pulman sulle colline toscane, zona Empoli, Montaione in visita a piccoli musei, antiche badie e ...panorami di stagione. Leniterapia anche questa.

venerdì 9 giugno 2006


Il secolo cinese non sarà dominato solo dalla Cina. L'impetuoso sviluppo economico conosciuto negli ultimi anni da quello che fu l"'lmpero celeste" ha infatti coinvolto molti paesi asiatici, primo fra tutti l'India. L'ex colonia britannica sta rapidamente diventando una nuova grande potenza economica: la diffusa conoscenza della lingua inglese e un buon tasso di istruzione tecnico-scientifica ha fatto sì che molte aziende americane e inglesi abbiano deciso di delocalizzare nel territorio indiano alcuni servizi fondamentali e che siano nate non poche delle più importanti aziende informatiche del pianeta, tanto che persino Microsoft ha recentemente deciso di spostarvi la propria produzione.


Penso agli scatoloni con dentro le teste di iracheni, alternativamente sunniti e sciiti, perché Negroponte ha promesso a Bush di scatenare la guerra civile tra iracheni, unico modo per perpetuare la presenza americana in Iraq col minor numero di "perdite umane" americane. Si chiama "Operazione Salvador" e tutti lo sanno.
Penso al padre dell'ultimo soldato italiano "caduto" a Nassirya che tranquillamente ci dice che il figlio non è più eroe di me che scrivo e di te che leggi: è andato volontario per matter da parte due euro, tornarsene a casa e organizzarsi una vita meno arrapinata. Naturalmente il datore di lavoro aveva scritto sul contratto: operatore di pace.
Penso alla guerra 15-18: novecentomila nostri mancati nonni massacrati a vent'anni su colline calcaree tipo S.Michele, S.Martino, Sabotino durante tre lunghi anni, primavera estate autunno inverno. Non senza aver prima massacrato 900.000 giovani tirolesi, austriaci, ungheresi. Ho escluso dal conto i rispettivi novencentomila "mutilati di guerra" ritornati a casa in tempo per essere inquadrati nelle squadre dei "combattenti e reduci", riutilizzati dai loro carnefici per aprire all'Italia e all'Europa l'orizzonte glorioso dell'era fascista, in modo da permettere ai loro figli di proseguire l'esempio dei nonni mancati.
Questa volta roba come cinquanta milioni di carcasse umane sparse per terra e mare, con una concentrazione in Russia, Polonia, Francia, Germania, Italia, balcani, alpi, appennini.
Tutto questo  per Trento e Trieste, Nizza Savoia e la Corsica, Adua ritornata a noi, per un re d'Italia e d'Albania, imperatore d'Etiopia... La stupidità dei governanti, l'istupidimento dei governati.
Questo sproloquio per dire che lo spettacolo continua, terzo atto, terza guerra mondiale, stessa stupidità dei governanti, stesso istupidimento dei governati (però questi ultimi un po' meno, vivaddio e viva internet).
Israele si appoggia all'America, sputa sull'Onu, l'America si appoggia a se stessa e su noi, si butta giù due torri, si spedisce lettere all'antrace, si suicida con vari suoi Presidenti, si tortura e si cosparge di sangue, si presenta a noi come Cristo di fronte a Pilato e chiede solidarietà e vendetta ...contro gli "austroungarici", detentori della grande arma di distruzione: il petrolio.
Mentre organizza la guerra tra Abramo, Cristo e Maometto, non si  accorge che sulle macerie da lei prodotte stanno  accomodandosi un sorridente Budda e un'accorta Shiva.
Criminalità e stupidità: questo è il problema.
- Rampini, continua a scrivere, grazie. -


Finalino.  Senato della Repubblica, Roma, Italia, 2006: come si fa a far presiedere la commissione della guerra a una donna che per di più si chiama Menapace?  Non esiste. 

 Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
Trilussa LA NINNA NANNA DE LA GUERRA (1914)

  Chi segue le vicende palestinesi, avrà sentito parlare della proposta del presidente Abu Mazen di indire un referedum su un documento  politico elaborato dai prigionieri palestinesi di tutte le organizzazioni politiche e reso noto da Marwan Barghouti l'11 maggio scorso.
Su questo documento, le due principali forze politiche del paese, in particolare il presidente Abu Mazen (Fatah) eletto nel 2005 e Ismaïl Haniyeh, primo ministro del governo uscito dalle elezioni del gennaio 2006, hanno discusso per 10 giorni. Abu Mazen aveva posto una specie di ultimatum: dopo 10 giorni di discussione, o ci mettiamo d'accordo, o io indico un referendum, e sarà il popolo a decidere.
Il tempo è scaduto ieri, e ora anche sull'uso del referendum è polemica.
  Su questa faccenda probabilmente si parlerà nei prossimi giorni, e può aiutare a capire meglio la situazione avere dato uno sguardo al documento in questione, che dai giornali al massimo è stato solo riassunto. Per questo rimando al post del 30 Maggio, in bloggerdiguerra.
Nei 18 punti che contiene, prevede, tra l'altro, uno stato in tutta la Cisgiordania e Gaza con capitale Gerusalemme est (dunque riconoscendo implicitamente Israele), il diritto alla resistenza armata all'interno dei Territori occupati (senza più attentati in Israele), il diritto al ritorno dei profughi, il riordino dell'Olp ecc..
Si notino le firme, che sono di esponenti di tutte le principali forze politiche palestinesi.
PS. Grazie a Fiamma Bianchi Bandinelli per le notizie sulla Palestina, sempre così chiare e tempestive.

Giardino dei ciliegi


Martedì 6 giugno 2006.Presentazione al Giardino dei Ciliegi
Paola Galli “Un’identità intermedia”
Ingrid Coman “La città dei tulipani”
Elena Rondi Gay-des Combes “Messa a fuoco”

Tufani ed. 2005 € 12


  …Tre libri assolutamente diversi, eppure almeno un elemento comune esiste, oltre naturalmente al fatto di trattarsi di scritture femminili, tutte con uno sguardo di donna, pure nella assoluta soggettività delle voci. Questo filo comune a me sembra di averlo individuato nell’utopia, per quanto riguarda i testi di Ingrid Coman e Paola Galli . Nel libro di Elena Rondi c'è comunque un altrove, che si colloca nell’ interiorità e nel passato.
I punti di forza di “La città dei tulipani” sono la capacità di immedesimazione con i personaggi, i luoghi e le situazioni, dietro cui si intuisce un accurato lavoro di documentazione. La struttura e la trama sono complesse, solidamente romanzesche, con molti snodi e incroci e figure che, partendo da punti diversi, si incontrano e finiscono per confluire. È molto forte il tema dell'utopia, presente già nel titolo, nell'immagine di copertina e tracciato fin dalle primissime pagine del libro, con la festa dei tulipani rossi a Mazar-i-Scharif, ripresa con molta intensità nel sogno-allucinazione che Asillah, la giovane dottoressa ferita da una esplosione, vive durante il coma. L'utopia è quella di un paese libero, le prime sensazioni di libertà sono fisiche, percepite da corpi di donne immerse negli elementi naturali, il vento sulle gambe e sui capelli, il sole tutto intero, non imprigionato e spezzettato dal burqa, sulle spalle nude. Sono le stesse sensazioni che provano le protagoniste di “Leggere Lolita  a Teheran” quando possono liberarsi dalla prigione del burqa. Donne con abiti colorati, che possono ridere,  tulipani rossi ovunque, sui balconi delle case che hanno riacquistato forma " non più un ammasso di pareti in bilico, le lacerazioni compiute dalle bombe e dalle mitragliatrici rimarginate ". Non più fucili puntati, la scuola è aperta, non più militari in giro, non c'è più la prigione. Il medico italiano Sandro può far nascere bambini e  non più vederseli morire tra le mani. Questa speranza, questo sogno, sostenuto da una forte coscienza etica, è introdotto dai molti " come " che percorrono tutto il libro, quali aperture verso altre possibilità, futuri diversi. Il finale mostra una realtà non certamente tranquilla, e certo non avrebbe potuto farlo considerando la situazione dell’Afghanistan di oggi ,che però ha almeno una apertura verso una possibilità di mutamento, rappresentata narrativamente nell’episodio della nascita della bambina di Asillah.


I 18 racconti di Paola Galli, brevi perché l'autrice ama il ritmo veloce e l’ unità di luogo e tempo, utilizzano l'irruzione del surreale per rappresentare la parte più nascosta degli esseri umani, quella non realizzata, più in ombra: desideri, paure, fantasie. Il surreale è anche un’aggiunta e mutamento alla realtà, come Annamaria Ortese definisce la propria scrittura. L'immaginazione è una ricchezza soggettiva che compensa la povertà del reale. Questi elementi surreali sono sconfinamenti di identità, che fluttuano al di qua e al di là di un limite. Morti che tornano alle loro case, ai loro oggetti o a incontrare qualcuno, che continuano a vivere per fare quello che non hanno saputo fare da vivi, perché " in fondo il tempo è stato così breve ". Ma anche identità di esseri che, dopo essere stati animali sono divenuti donne e uomini o che gradualmente si trasformano in animali, non perdendo ma aggiungendo qualcosa alla propria natura: " lei non era più solo una donna, ma qualcosa di più, un animale ardente e amoroso, giocherellona e capricciosa (Ciottè) ". Spesso sono presenti  cagne umanizzate, sempre femmine, perché, come dice l'autrice, le relazioni tra soggetti femminili presentano minori elementi di violenza e perché il femminile istintuale ha più capacità di reintegrare i propri vari aspetti, compresi quelli corporei. Esse sono sempre  coinvolte  in  un  rapporto  d'amore con un essere umano, una relazione in cui  è più forte la dipendenza reciproca, ma anche in cui è più evidente l'intensità del coinvolgimento, che affonda le sue radici in una fisicità primordiale ".
 Queste situazioni al limite sono figurazioni dell'identità di tutte e tutti noi, che non può essere che multipla, attraversare confini, persino quelli più estremi come qui, delle specie e della vita e della  morte. Anche qui un elemento di utopia, insito nelle aggiunte e mutamenti che gli elementi surreali introducono nel reale, si manifesta più esplicitamente nell'ultimo racconto " La dea è già in viaggio ", dove la fantasia è un'utopia che si realizza, contrariamente a ciò che accade di solito, per definizione, alle utopie. E colui che vive questa realtà finalmente solidale, rispettosa dell’ambiente è una persona comune, che però non ha mai smesso di credere di poter dare un sia pur piccolo contributo ad un futuro più vivibile. Il libro si chiude quindi fortemente su un tema di speranza.


Quelli di Elena Rondi sono a un tempo racconti e capitoli di un romanzo, perché sono di per sé  unità concluse, ma insieme compongono la storia di una vita, di più vite, di più genealogie intrecciate. Elena, con una scrittura pulita, netta, seria ma capace di ironia, racconta i silenzi, ciò che non è stato detto e che proprio perciò, come dice Maria Zambrano " deve essere scritto ". I ricordi sono coagulati per frammenti, attorno a ritratti di persone di famiglia o a momenti vissuti insieme, recuperati ma anche ripuliti, resi con sobrietà, lavorando a scavare. Il passato è ricostruito con pochi indizi, i familiari sono stati poco loquaci nel raccontare di chi li ha preceduti, e lei è stata una bambina poco curiosa. Qui l'altrove è un tempo ma anche un luogo, alcuni luoghi. A proposito del passato Annamaria Ortese parla di " continente sommerso ". Il primo contenitore è una scatola piena di fotografie, ritagli di giornale, annunci funebri, in cui l'autrice mette le mani per tornare ad altri luoghi, la casa dell'infanzia, la grande casa dei nonni, le valli dove lavorava il nonno dottore. Il titolo viene dalla fotografia e si riferisce sia al modo di accostarsi ai ricordi, mirando ai particolari significativi, ma anche al modo di scrivere, secco, preciso. La famiglia, protagonista di questo libro, è raccontata con affetto e commozione sempre trattenuta, ad esempio nel rapporto col padre fatto di sguardi e di piccole profonde intese non tradotte in parole,  ma nello stesso tempo è messa a nudo, ad esempio in occasione di funerali o di eredità, non dà luogo a nessun idillio. Dove le ferite sono ancora aperte l'ironia serve alla rielaborazione. Memoria e scrittura fanno così che, la stessa narratrice diventi " il contenitore di tutto il poco che resta " arrivando così a mettere a fuoco, oltre che le sue radici, la sua stessa esistenza attuale.
                                                                                                       Maria Letizia Grossi


Ringrazio la presentatrice per aver messo a mia disposizione il testo della sua presentazione al bell'incontro di ieri l'altro (come passano le giornate, mi sembra un'ora fa). Sì davvero un bell'incontro, quaranta persone non son poche, tre-quattro uomini e il resto donne. Nessuna primadonna, né le protagoniste autrici, né la editrice Luciana Tufani, venuta da Ferrara e quasi schiva. Non mi sembra male aver messo insieme tre libri così diversamente assortiti. Brevi i discorsi, acute le osservazioni, interessanti i riferimenti al vissuto personale che si cela e si rispecchia dietro la metafora letteraria. Penso che Ornella  vorrà gratificare il post con qualche sua considerazione in sede di commento. 
Invitato a parlare, mi sono limitato a dire una cosa che penso e dichiaro, non da ora: piccolo è bello. Si tratti di un editore, di un museo, di un libro. L'Italia minore, così la chiamo: Spello in Umbria, Poppi in Casentino, un vecchio mulino ad acqua a Reggello, un frantoio secentesco a Massa Marittima (o nella zona), Monticchiello e il suo teatro povero, Sovana e quelle tombe monumentali etrusche là accanto al cavone (strada infossata etrusca), le acque termali (esterne) di Viterbo e per associazione di idee Bagno Vignoni sulla Cassia (chi ancora non c'è stato ha perso), il museo archeologico a Marciano alta (Elba)...insomma ci siamo capiti. Naturalmente le esemplificazioni non le ho fatte alla riunione. Ma il mio convinto apprezzamento a Luciana Tufani, presente in sala, l'ho espresso e lo ripeto. Mi piacciono i libri, entro volentieri in una libreria (stamani per esempio, in centro FI, Feltrinelli, Edison, Libriliberi. Scavalco le montagne dei libri patinati imposti dai poteri forti dei Distributori con la d maiuscola, e mi perdo nei meandri degli economici...Per la cronaca  ho lasciato alcune copie di "Un'identità intermedia" a
Libriliberi srl
via S. Gallo, 21
50129 Firenze
Tel 055 213921
Fax 055 2729835
libri.liberi@tin.it
ccp n. 14561518
Il libro di Poala lo trovi anche  a La Cooperativa delle donne, via Fiesolana 2/B, 50122 Firenze
tel. 055240384 - fax 0552347810
Credo ce l'abbiano anche a Feltrinelli.

martedì 6 giugno 2006

“El pibe de oro”


Maradona, un gamin en or Les métamorphoses d’un héros


 


22,30 di lunedi 5 giugno: ho finito ora di vedere su ARTE, canale satellitare, il film su Maradona. Tra italiano, spagnolo, sottotitoli francesi l'ho seguito benino. Ma la cosa più emozionante è vedere uno spettacolo di quasi due ore senza un secondo uno di pubblicità. 
... dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art.21 Costituzione è scritto nel Piano di Rinascita Democratica della P2.  Complimenti al mio conterraneo Licio Gelli. Dovrebbe essere agli arresti in Svizzera, ma sarà ad Arezzo e voterà SI il prossimo 25 Giugno. L'Europa sgrana gli occhi e noi siamo nella m.
Fuori "baturla". Che giugno ragazzi.

lunedì 5 giugno 2006

Paola al Giardino dei ciliegi


Martedì 6 giugno  ore 17.30



IL GIARDINO DEI CILIEGI 
Indirizzo Via dell'Agnolo 5 - 50100 Firenze 
Telefono 055 2001063 
Fax 055 2001063 
www   
E-mail ilgiardinodeiciliegi@gmail.com 
Specializzazione Valorizzazione della cultura e dei saperi delle donne, promozione di iniziative culturali.
 
Esordienti nelle edizioni di Luciana Tufani”: incontro con Paola Galli (“Un’identità intermedia”), Ingrid Coman (“La città dei tulipani”), Elena Rondi-Gay des Combes (“Messa a fuoco”): introduce Maria Letizia Grossi.
Ci sarò anch'io. Via dell'Agnolo 5 è nel vecchio carcere delle Murate,  200 metri dal Viale Amendola,  (tra Piazza Beccaria e l'Arno), autobus 6, 14...Posteggio a pagamento su Viale Amendola.


 Come aperitivo, questo racconto (sono 17 i racconti surreali di Paola):


DOPO


Era tornato zitto zitto e si era seduto nella poltrona marrone, in fondo alla stanza. Era ormai quasi buio e dai vetri semiaperti entravano la luce smorzata e il tepore della giornata primaverile.
Come quella sera, pensava, quando aveva sentito improvvisamente una fitta là a destra, poi un dolore diffuso alla schiena che lo assediava improvvisamente, costringendolo in una posizione ripiegata e grottesca. Un uomo d’un tratto diventato un infermo che doveva sorreggersi al bracciolo della poltrona e calarsi giù piano piano, con le poche forze che gli restavano  per non lasciarsi cadere giù come un sacco.
Eppure fino a qualche attimo prima aveva respirato l’aria dolce della sera, notando come la luce declinante desse quel bel colore roseo alla parete della stanza. E i fiori, il mazzo dei mughetti bianchi nel vaso azzurro, erano davvero una cosa viva là in quell’angolo vicino alla finestra ed era appunto con loro che poco prima aveva intrecciato un discorso. Discorsi coi fiori se ne fanno a volte, guardandoli mentre splendono vivi nelle aiuole del giardino o si lasciano accarezzare dallo sguardo nella cornice dove li ha fermati per sempre chi ha voluto partecipare agli altri il senso di pienezza che dà la contemplazione del bello. Però quella era una contemplazione speciale, era un discorso su chi aveva curato le stanze di quella casa, dipingendo i quadri alle pareti e mettendo quelle belle tende arricciate che davano luce.
Tutti questi oggetti sapevano raccontare qualcosa. Per questo lui stava seduto in quella stanza. Comunque quel giorno la conversazione era andata persa e poi non era stata più ripresa. E’ che a volte la vita viene improvvisamente sconvolta da avvenimenti più forti di noi, come per esempio una malattia grave e dopo tutto succede così rapidamente e i pensieri che riguardano la vita e quello che ne era il godimento escono dalla tua prospettiva e ti chiedi con più stupore che disperazione se sei proprio tu quello a cui sta capitando tutto il peggio. Ora era tornato perché era permesso di tornare, anche se solo per una volta. Bastava che se ne esprimesse il desiderio. Si ricordava di quando suo padre gliel’aveva detto tanti anni prima: di certo una sola volta era permesso.
- Davvero?- aveva detto senza impedirsi del tutto un sorriso incredulo.
- Certo, è proprio così — aveva ribattuto il babbo piccato e dispiaciuto.
Ma come si farebbe, aveva pensato, a dire quello che si prova in quell’unica volta? E a chi dirlo, chi scegliere per quell’incontro così importante, ma anche così rischioso? Tanto che varrebbe la pena farne a meno. Se non fosse che il desiderio potrebbe essere così forte che… dio mio, che cosa difficile. E ora toccava a lui. In fondo avrebbe davvero potuto farne a meno perché nella casa non c’erano persone da rivedere, solo oggetti appunto. Ma ora gli era preso un desiderio incontenibile di ritrovare le sue cose, i quadri, le luci, le tende, la finestra della sua camera col vetro incrinato sulla parte destra. Perciò stava seduto nella poltrona e guardava tutto intensamente perché doveva recuperare il tempo perso. Mentre era assorto in sé stesso e cercava di immaginare il mazzo di mughetti dove lo aveva visto quel giorno, si sentì fissato. Alzò gli occhi. Lei era lì, la padrona della casa, quella che aveva arricciato la tenda e dipinto i quadri. Fu un colpo. A questo non aveva pensato. Era venuto per la casa, mica per un appuntamento. Gli parve che lei sorridesse un po’, però gli occhi erano scuri e avevano quella luce severa che lui ricordava. Che poteva dire?  “Mamma, come stai?”  Era troppo diretto e poi non l’aveva mai detto. Non lo poteva dire ora. Forse gli avrebbe domandato perché aveva vissuto solo, ma anche di questo non avevano mai parlato e certo non avrebbe voluto controllarlo proprio ora che non serviva più. Così si guardarono in silenzio per un po’,  poi fu lui che si sentì parlare e fu come ascoltare la voce di un altro.
- E’ per te che sono venuto mamma. Vedere la casa era vedere te, però senza il tuo sguardo di rimprovero.
 Lo sorprese e insieme lo tranquillizzò il suo sorriso amabile. In fondo non sorrideva tanto spesso allora, ma si vede che dopo siamo proprio persone diverse. Che cosa interessante questa.
- Ma dai - diceva lei con una voce che sembrava quella di una ragazza e intanto lui notava il leggero vestito azzurro a pois neri, quello che gli piaceva tanto da bambino. - Ti pare che ti rimproveri proprio oggi che è il tuo compleanno. Ma che viso colorito hai. Non ti ho mai visto così bene .
Lui non sapeva cosa dire ora, quale ricordo scegliere dei tanti che gli si erano risvegliati in testa. Ne afferrò uno, che gli parve molto lontano.
- Quando feci la prima comunione, piansi perché avevo toccato l’ostia coi denti e sapevo che era peccato. Tutti pensavano che piangessi di commozione. Anche tu lo hai creduto?
- Certo che no – disse lei d’impulso – Pensai che non ti trovassi a tuo agio: le scarpe nuove, il vestito, la cosa in sé. Per questo, pensavo.
Fu contento che lei avesse capito il disagio e l’ansia di quella mattina.
- E quando ti lasciai ad aspettarmi in macchina due ore e più su quel viale la sera. Mi ero proprio dimenticato.
Fu consapevole che il discorso si era spostato su di lei, anche se si trattava sempre dei suoi sensi di colpa.
- Mi lessi un bel po’ di pagine di un libro che avevi lasciato in macchina. Mi piacque - disse lei, accavallando le gambe sotto il lungo vestito azzurro.
Lui intravide la caviglia snella e il sandalo nero elegante coi laccetti incrociati davanti. Due cose di lei che riassumevano in modo eloquente le sue attrattive. Così acchiappò al volo il pensiero che si era subito presentato.
- E quando ti infilai fra i piedi quell’ombrello, all’uscita del teatro e ti ritrovasti nel fango col tuo bel vestito da sera.
Come lo ricordava bene ora, lucido, morbido e lei che ripescava da terra la sua borsetta, sorpresa, un po’ indispettita. La guardò mentre rideva; come una bambina.
- E più ti indisponevi, più mi veniva da ridere.
Rise anche lui e pensò a come gli faceva piacere che lei fosse tanto più allegra di prima.
  - Ma come ti sei ringiovanita! - disse e lo sentì quasi come un complimento galante.
- Sono i fiori - rispose lei contenta. - Pianto fiori, li annaffio, li assortisco nei colori. Mi diverto molto.
- Non eri così prima
- Appunto per questo continuiamo a vivere. Per fare quello che non abbiamo saputo fare prima. In fondo il tempo è stato così breve.
Era calato il silenzio. Lui pensava a quante cose non aveva fatto, a quanto tempo aveva perso stando male con se stesso, alle parole che non aveva detto. Per la verità non gli pareva di avere imparato a essere migliore nemmeno in questo suo ultimo tempo.
 - Come vorrei riprovare - disse alla fine parlando più che altro a se stesso. - Riprovare a vivere qui insieme. Forse ora avremmo molte cose da dirci. E’ ingiusto che si impari a vivere quando la vita non c’è più.
Vide che lei si stava dando da fare lì nella stanza. Chiudeva le tende, sistemava la tovaglietta per la cena. Si buttò indietro nella poltrona e con gli occhi stretti la guardava, godendosi la scena. Gli parve anche di sentire un vago odorino di cucina.
Pensò che avrebbe mangiato volentieri la minestra di verdure, come la faceva lei e da ultimo il latte alla portoghese. Suo cugino, che era stato in Portogallo aveva detto che lì lo chiamavano “Dolce all’italiana”.
Sentì, ma era quasi come nel sonno, che lei trafficava per la casa, dava l’aspirapolvere, apriva e chiudeva cassetti. Presto sarebbe entrata nella sua camera, avrebbe aggiustato la coperta del letto, scosso il tappetino, aperto la finestra. Aspettò.
(Pag.31 del libro).


Mercoledì 7 giugno ore 18


 Il Giardino dei ciliegi e la Carovana per la Costituzione  presentano

“Cara Costituzione”

Ci sono tanti modi di accostarsi alla Costituzione: il più consueto è l’approccio
giuridico,
ma si può anche raccontare in versi e cantare… Intervengono Aldo
Meschini
(giurista), Chiara Riondino (cantautrice), Anna Sarfatti (scrittrice).
Introduce Mara Baronti.

Via dell’Agnolo 5 – Firenze


Trentennale 1976-2006
(Nota storica - Il Piano di rinascita democratica fu sequestrato all’aeroporto di Fiumicino nel sottofondo malamente camuffato di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio, che stava tornando in Italia da Nizza. Il documento è databile attorno al 1976.NDR)


Caro amico,
il 25-26 giugno prossimi metteremo la ciliegina del SI’ sul Piano di rinascita democratica. Finalmente. Tu sai che  è costato lacrime e sangue.  Lascia che i comunisti parlino di stragi e omicidi, ma tu sai che si è trattato di un male minore previsto da tutti i Servizi del mondo e ben delineato nei testi canonici della Scuola delle Americhe sotto la voce di “guerra a bassa intensità”:

Strage del treno Italicus
- strage di Bologna
- strage di Ustica
- strage di Piazza Fontana
- strage del rapido 904
- omicidio Calvi
- omicidio Pecorelli
- omicidio Olof Palme
- omicidio Semerari
- colpo di stato militare in Argentina
- tentativo di colpo di stato di Junio Valerio Borghese
- tentativo di colpo di stato della Rosa dei Venti
- caso dei dossier illegali del SIFAR
- operazione Minareto
- falso rapimento Sindona
- tentativo di depistamento durante il rapimento Moro
- rapimento Bulgari
- rapimento Ortolani
- rapimento Amedeo
- rapimento Danesi
- rapimento Amati
- rapporti con la banda della Magliana
- rapporti con la banda dei marsigliesi
- inchiesta sul traffico di armi e droga del giudice Carlo Palermo
- riciclaggio narcodollari (caso Locascio)
- caso Cavalieri del Lavoro di Catania
- fuga di Herbert Kappler
- crack Sindona
- crack Banco Ambrosiano
- crack Finabank
- scandali finanziari legati allo IOR
- caso Rizzoli-Corriere della Sera
- caso SIPRA-Rizzoli
- scandalo dei Petroli
- caso M. Fo. Biali
- caso Eni-Petronim
- caso Kollbrunner
- cospirazione politica e truffa di Antonio Viezzer
- cospirazione politica di Raffaele Giudice
- cospirazione politica di Pietro Musumeci
- cospirazione politica e falsificazione documenti di Antonio La Bruna
- finanziamenti FIAT alla massoneria


Tutti questi dolorosi accadimenti sono stati provocati dalla politica aggressiva dei comunisti e noi li dobbiamo utilizzare per dare corpo e sangue al grande Piano del nostro Gran Maestro Licio che sta ormai in dirittura di arrivo. Ti bastino, a titolo esemplificativo questi pochi punti che stralciamo dal testo:
- dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art.21 Costituzione
- modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio è eletto daIla Camera all'inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso le elezioni del successore.
- modifica della Costituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed al Senato preponderanza economica (esame del bilancio);
- Stabilire norme per effettuare in uno stesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali, regionali e comunali…
Con il tuo SI’
potrai mettere il sigillo a tanti anni di battaglie e l’Italia ormai libera dai comunisti potrà finalmente in pace, senza stragi né operazioni criptate, fare alla luce del sole e nella piena legalità tutte le azioni necessarie a garantire una volta per tutte il governo della Legge e dell’Ordine Nuovo.  Dio Patria Famiglia ritorneranno ad essere la nostra SS. Trinità.  Anche il Vaticano sarà dalla nostra come lo è stato nelle delicate vicende Sindona, Banco Ambrosiano, IOR.
Vieni anche tu con noi al riparo della nostra Loggia sempre ben al coperto.
Entra qui e fermati con noi.  Buon referendum da
DOTT  SILVIO BERLUSCONI  MILANO  ATTIVO  625 
ON  FABRIZIO CICCHITTO  ROMA  ATTIVO  945 
DOTT  MAURIZIO COSTANZO  ROMA  ATTIVO  626 
Viva l'Italia
 Per tutti gli altri, qui disposti in ordine alfabetico.

venerdì 2 giugno 2006

Anniversari


Ieri: XXV aprile 1945
              2 giugno 1946


Oggi: 2 giugno 2006


Domani: 25 giugno 2006


La mia dedica, oggi 2 giugno, festa della Repubblica, a lei:

  


Suo marito Pino le ha mai parlato di Luigi Calabresi?
"Una volta me ne ha parlato. Mi disse: 'C'è un giovane alla questura, è intelligente, ci si può parlare'".

L'anarchico si fidava del poliziotto?
"Pino era fatto così. In ognuno vedeva del buono, era pieno d'entusiasmo, ma non era uno sprovveduto. Calabresi era sempre un poliziotto".

E' stato scritto che tra loro, tra il commissario giovane e intelligente e l'anarchico generoso e appassionato, ci fosse una specie di amicizia. Si scambiavano libri ad esempio.
"Calabresi regalò a Pino 'Mille milioni di uomini' di Enrico Emanuelli. Pino allora aveva ricambiato Calabresi con una copia dell'Antologia di Spoon River che era il libro della sua vita. Nei quattordici anni che abbiamo vissuto insieme, ha sempre riletto quelle poesie aggiungendo, nelle pagine, piccoli biglietti con i suoi commenti. Così gli deve essere venuto naturale regalare il libro a Calabresi come avrebbe fatto con chiunque altro. Cose del tipo: sto leggendo questo libro, non lo conosci? Leggilo...".

Ha mai incontrato la vedova Calabresi?
"No".

L'ha mai sentita?
"No".

Non ha avuto mai voglia di condividere con lei i suoi ricordi?
"No, mai. Viviamo in due mondi diversi".

Ma il dolore che vi è stato inflitto non è lo stesso? Intorno a questo dolore comune non ha mai pensato che potesse nascere una solidarietà, e forse anche una comprensione?
"E' vero forse, ma la morte di Luigi Calabresi non mi risarcisce della morte di Pino".

Ha conosciuto il commissario?
"L'ho visto una sola volta, in tribunale durante il processo a Lotta Continua".

Che impressione ne ebbe?
"Mi ha fatto pena. Quando è entrato in aula, hanno preso a gridargli dal pubblico: 'Assassino!'. Per un attimo mi sono sentita nei suoi panni. La gente continuava a gridare e mi ha fatto pena".

Perché?
"Perché erano colpevoli tutti, non soltanto Luigi Calabresi, mentre in quell'aula, agli occhi della gente, soltanto lui era l'imputato, soltanto lui era il colpevole. Per me erano tutti imputati allo stesso modo, il questore, il prefetto, il ministro e ancora più su. Io non volevo, non trovavo giusto che si aggredisse il capro espiatorio. Per questo ne avevo pena".

Hai mai pensato che Calabresi potesse essere sincero nella sua ricostruzione dei fatti?
"Me lo ha chiesto anche Piero Scaramucci in un libro che abbiamo scritto venti anni fa ('Una storia quasi soltanto mia'). Gli risposi che se Calabresi avesse detto la verità, sarebbe subito venuto a dirmela quella sera stessa. Quando gli ho telefonato, quella notte, invece mi disse: 'Signora, abbiamo molto da fare!'. Non ho motivo per cambiare la mia risposta. Calabresi non ha mai detto davvero tutta la verità. All'inizio disse che Pino era 'fortemente indiziato'. Un mese dopo, che 'era una bravissima persona' e che 'non c'erano indizi contro di lui'".

Perché allora, dopo trent'anni e nella convinzione che Calabresi sia stato un capro espiatorio, non perdonare o pacificarsi con la famiglia Calabresi?
"Luigi Calabresi fu, sì, il capro espiatorio, ma anche il responsabile morale di quanto accadde in questura. Importa poco se fosse o non fosse nella stanza. Fu lui a convocare Pino in questura. Fu lui a trattenerlo nel suo ufficio illegalmente per tre giorni. Era il capo. Erano suoi gli uomini che lo interrogarono. Io li ho denunciati tutti e, oggi come ieri, non voglio far ricadere la responsabilità di quanto è accaduto soltanto su un'unica persona".

Quali sono state le sue reazioni quando hanno ucciso il commissario?
"Mi sono sentita derubata".

Perché?
"In quel momento, passato lo sgomento e la paura, ho capito che non avrei avuto più la verità che stavo cercando".

Per l'assassinio di Calabresi sono stati condannati Sofri, Bompressi e Pietrostefani...
"Io non credo alla loro colpevolezza. Anche a Lotta Continua, come a me, è stata sottratta la verità. La 'campagna' di Lotta Continua aveva lo scopo di dare una verità alla morte di Pino. Avevano ottenuto il processo, non avevano alcuna ragione di ucciderlo. Questo penso...".

 


 

Per quello che vale, neppure io, Barbabianca, ci credo. Per me Calabresi come Calipari. Mi capite?

Per me l'assassino è il solito, e non è un mistero:  quello al di sopra di ogni sospetto.  Coraggio, amici: ricordare, resistere, resistere, ricordare.

Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia domenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.