giovedì 29 giugno 2006

Eros Cruccolini



Per una reale riforma della politica (per una verifica dell’attuazione del programma di governo che parta dal basso)
di Eros Cruccolini


Il dibattito sul Partito Democratico sta portando, a mio parere, su una falsa pista.
Al centro di ogni confronto serio sulle formazioni partitiche che si collocano oggi a sinistra dovrebbe esservi il punto, essenziale, della riforma della politica.
Se non si parte dalla constatazione che si sta progressivamente allargando il fossato che divide chi fa politica dai normali cittadini, non si approderà a nulla di realmente innovativo.
Se non si riesce a configurare un sistema politico-istituzionale in cui abbia voce in capitolo quella società civile attiva sui temi della pace, dell’ambiente, dell’uguaglianza di genere, della tutela dei diritti, della solidarietà con chi è in difficoltà, del lavoro, dei giovani, dell’istruzione, – che costituisce la parte migliore del nostro Paese, avremo, ancora una volta, mancato l’obiettivo.
Tutto si ridurrà ad una contesa fra oligarchie molto autoreferenziali per una diversa distribuzione del potere (al cosiddetto “teatrino della politica”) e così si perderà un’occasione, forse irripetibile, per lo meno nei tempi brevi.
Diversa era, ed è, la richiesta del “popolo delle primarie” – quelle code di oltre 4milioni di persone davanti ai circoli associativi, alle case del popolo, ai centri anziani per scegliere democraticamente il leader dell’Unione….i cittadini ci fanno capire che quando si fanno contare partecipano!
Diversa era, ed è, la richiesta di quanti hanno dato il consenso all’Ulivo per la Camera, non volendo con questa scelta dare obbligatoriamente il messaggio di volere fare il Partito Democratico; infatti una parte di quei voti al Senato si sono disseminati in più partiti dell’Unione e non solo ai DS o alla Margherita.
Si voleva, si vuole, si vorrebbe una politica “partecipata”, che riparta dal basso e non si chiuda nei palazzi, che non segua pedissequamente i sondaggi – spesso fallimentari -, che valorizzi quanto di positivo emerge dalla società civile – nella direzione e sui temi a cui ho accennato in precedenza -. Che poi questo si realizzi attraverso i partiti che mantengono i nomi attuali o tramite un nuovo partito, in cui due, o più, di essi confluiscono, diventa secondario.
Anche nelle modalità con cui ci si rapporta al governo del Paese molto potrebbe – dovrebbe - cambiare.
Un esempio ci viene indubbiamente dalla Fabbrica del Programma di Prodi, all’interno della quale si sono confrontati intellettuali, esperti, persone impegnate nelle esperienze sul territorio, espressioni diverse dell’associazionismo, del volontariato, del sindacato.
Ne sono derivati contributi importantissimi alla definizione del programma dell’Unione (che oggi, in sede governativa, sarebbe estremamente opportuno non dimenticare).
Ma sarebbe ugualmente necessario avere bene a mente quel tipo di approccio.
Proverò a fare un esempio.
Del Governo fa parte anche il Ministro per l’Attuazione del Programma, carica ricoperta da Giulio Santagata: sembrerebbe un Ministero inventato per accontentare gli appetiti ministeriali delle varie componenti, e sotto-componenti, partitiche, tanto è vero che viene ripreso dalla precedente esperienza berlusconiana. Ma in effetti, riflettendoci sopra, potrebbe anche essere qualcosa di profondamente diverso, di sostanzialmente innovativo.
I più interessati all’attuazione del programma sono, senza ombra di dubbio, le realtà sociali, le istanze di base, le cittadine ed i cittadini che su questo governo hanno “investito”, votando i partiti che lo sostengono. Ed anche quelli che hanno scelto lo schieramento contrapposto, ma che comunque vorrebbero verificare, passo per passo, e non solo attraverso i propri rappresentanti, l’operato dei governanti.
Ecco allora che il Ministro per l’Attuazione del Programma, all’inizio in odore di inutilità, potrebbe divenire il pernio di un nuovo rapporto del Governo con i vari territori, con il tessuto sociale, con l’insieme della cittadinanza attiva (così com’è stata definita, con felice espressione, il tessuto di organizzazioni e di persone attivamente impegnate).
Si avrebbero così istanze territoriali – governi di base con i vari ministeri o gruppi di lavoro - che esercitano una continua verifica dal basso dell’attività governativa, mettono in cantiere indagini ed approfondimenti, svolgono, in sintesi, una funzione di osservatori, in collegamento con il Ministero per l’Attuazione del Programma - che non si limita quindi a verificare nell’ambito dei palazzi romani – ed integrando, di conseguenza, l’azione dei partiti, spesso asfittica nella situazione odierna, con l’opinione dei cittadini.
Su temi particolarmente controversi, tipo la presenza militare italiana in Afghanistan, si potrebbe ricorrere a consultazioni referendarie.
Le stesse formazioni partitiche ne risulterebbero stimolate e rigenerate, come, del pari, ne avrebbe indubbi vantaggi l’operato del Governo.
Tutto ciò costituirebbe un tassello di quel processo di comunicazione indispensabile per rimettere in moto la partecipazione, nodo principale da sciogliere ai fini della riforma della politica e dell’innovazione di governo (un’innovazione in grado, come ha detto Prodi, di sorprenderci e di darci il senso del cambiamento rispetto ad un passato intriso di berlusconismo, i cui effetti nefasti continuano a manifestarsi).
Con la comunicazione – ha detto Lodovica Scarpa, docente di “teoria della comunicazione e arte della trattativa” – gli esseri umani si modificano ed influenzano a vicenda, anzi l’essenza stessa della comunicazione è il cambiamento”.
Paul Eluard ha espresso un concetto simile in una poesia d’amore:
“Ho inventato te
come tu hai inventato me
abbiamo bisogno l’uno dell’altro”.
Si può affermare che ciò vale anche nell’ambito dell’agire politico, dove abbiamo disperatamente bisogno di punti di vista diversi dai nostri, per accrescere le nostre conoscenze, per cambiare opinione quando risulta necessario, od anche per mantenere e rafforzare, con una maggiore consapevolezza, le nostre idee. Misurandoci, senza timori, sui contenuti e comportandoci in modo opposto a quelle che sono le forme rituali – da “Porta a porta” – del “teatrino della politica”.
Attenzione, i primi passi e le prime scelte del governo non hanno corrisposto alle aspettative, qualcosa deve cambiare.
NB. Eros è stato Presidente del mio Quartiere - l'Isolotto di Firenze - per due legislature. Adesso è Presidente del Consiglio Comunale di Firenze. E' praticamente non vedente, ma ha la vista lunga, un grande intuito, è un passionale, cita poesie, ha un grande senso dell'humor, gli piace scherzare. E' un grande. Lo puoi vedere nel filmato "Le cascine tra le case", che puoi scaricare da questo blog. (20' ADSL).

2 commenti:

  1. il tuo blog si è allargato (fisicamente dico) che per leggerlo devo spostare il cursore continuamente a destra e sinistra. Vedi di rimediare. Saluti cari a te e eros( fuor di metafora)



    QueldeleLame

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