martedì 30 giugno 2009

Figli della lupa

Sempre stati



lupa (f)

n. bitch, female dog


Lupae

Lupae (Latin, 'she wolves' - singular Lupa) can refer to:

- literal she-wolves

- the Greek goddess Artemis, in her 'wolf form'. Refer to story of Romulus and Remus.

- the lowest class of Roman prostitutes.


 Latin-English Dictionary     


lupa

N F

she-wolf; prostitute


lupanare (m)

bordel, maison de prostitution {brothel}

bordel, lupanar {whorehouse}


(da Babylon)


I lupanari (dal latino lupa = prostituta), erano, nel corso di tutta l'epoca romana, i luoghi deputati al piacere, ovvero delle vere e proprie case d'appuntamento, o bordelli. Alcuni sono tuttora visibili nelle rovine dell'antica Pompei.

Resti di lupanari si trovano presenti anche nel comune di Forio nell'isola partenopea di Ischia.


I bordelli a Roma 

Le zone in Roma dove erano più diffusi i bordelli erano la Suburra, abitata dalla plebe, o i luoghi circostanti il Circo Massimo: «per andare al circo occorre passare dal bordello» si lamentava il cristiano Cipriano


Per evitare «il volgare e sudicio bordello»  i romani più ricchi si facevano venire le prostitute in casa ma vi erano anche locali per gli uomini "migliori" come il lupanare costruito sul Palatino, di proprietà dell'imperatore Caligola, dove esercitavano donne di classe e fanciulli liberi le cui prestazioni venivano pubblicizzate al foro da un dipendente imperiale che «invitava giovani e vecchi a soddisfare le loro voglie»


(da Wikipedia)



Senza allusioni:

Conclusione sudicia e fuori stile:


 Avete fatto il '68!  Ora godetevi il nostro '69!


Nota lessicale


Neologismi: "PUTTANOPOLI"


 Il termine "Puttanopoli" offende, manca di rispetto, è sviante... ma verso chi? Certamente nei confronti delle oneste operatrici del sesso che - per costrizione, o costume, o bisogno economico, o desiderio di ricchezza - forniscono ai propri clienti prestazioni chiare, concordate e ben definite... insomma, "perbene".


La variegata fauna umana - costituita da faccendieri, intrallazzatori, procuratori d'affari, ragazzotte arriviste senza scrupoli, aspiranti soubrette - che ruota attorno a festini, baccanali, con taciti accordi sotto banco, promesse, raccomandazioni, si muove in un ambito morale - questo sì - davvero squallidissimo. (r.t.)




La prostituzione in genere era considerata un fatto normale e naturale fin dai tempi del severo conservatore degli antichi costumi
Catone il censore (234 a.C. circa – 149 a.C.) il quale vedendo uscire un giovane da un bordello si congratulò con lui perché in modo così tranquillo soddisfaceva i suoi istinti. Notando però, diverse altre volte lo stesso giovane, nella medesima occasione, gli disse: «Ti ho elogiato perché ci sei venuto, non perché ci abiti».

sabato 27 giugno 2009

La coscienza di Zeno

L'incoscienza del mondo




Trieste, Piazza Hortis, maggio 2006. Paola incrocia Ettore Smidht  mentre si sta dirigendo verso la Biblioteca-Museo, da cui lei è appena uscita.


Il tema d'italiano dato alla Maturità ha offerto l'occasione a tanti di ricordare questo triestino, mezzo italiano e mezzo svevo, vissuto a cavallo della prima guerra mondiale tra la sua fabbrica di vernici per uso marittimo - mi pare di ricordare - e la frequentazione letteraria con personaggi tipo James Joyce che faceva lezioni a lui per pagarsi vitto alloggio e scuola di canto per opera! A Svevo mi legano ricordi di scuola (relazione su di lui e le sue opere al concorso di abilitazione all'insegnamento..) e di paesaggio sentimentalmente partecipato (visita di 3 gioni a Trieste di pochi anni fa insieme a Paola. Vedi foto).

Scrittore moderno, anche, purtroppo, nel morire (incidente d'auto).


Faccio seguire qui una riflessione di Paola scritta allora e riportata in questo blog, in data maggio 2006, taggato Trieste.


Di Svevo non leggo da tempo le opere, ma, come non ho amato particolarmente i primi romanzi, così ho invece serbato un ricordo riconoscente alle opere mature: la Coscienza di Zeno e Storia del buon vecchio e della bella fanciulla. Che peccato quella sua morte accidentata e prematura e qui non penso certo solo allo scrittore, ma all’uomo che sapeva intrecciare riflessione profonda a ironia e cordialità di modi. I suoi furono davvero pensieri trasgressivi e nuovi nella cultura vacua e parolaia del dannunzianesimo e in parte anche del futurismo. E anche, anzi soprattutto, guerrafondaia. Quanto lontano il mondo di Svevo, proiettato nella ricerca della complessità e contraddittorietà interiore dell’uomo e consapevole del pericolo che incombeva su quell’umanità stravolta appena uscita da una guerra e in procinto di sprofondare in un’altra di dimensioni ancora più tragiche. (Paola)


E qui faccio seguire la pagina finale della "Coscienza di Zeno" - anno 1925,


senza commento ( ma con la sottolineatura di un punto che è un mio pallino-incubo):




Quando i gas velenosi nn basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po' più ammalato, ruberà tale esplosivo e s'arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un' esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.


La vita attuale è inquinata alle radici. L’uomo s’è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l’aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. Il triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V’è una minaccia di questo genere in aria. Ne seguirà una grande ricchezza…nel numero degli uomini.

Ogni metro quadrato sarà occupato da un uomo. Chi ci guarirà dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente al pensarci soffoco!

Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c’è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l’ordigno non ha più nessuna relazione con l’arto. Ed è l’ordigno che crea la malattia con l’abbandono

della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione naturale. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: Sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati


Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo.

Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.


Se ne hai voglia e curiosità leggi una bella parafrasi di Borsellino


venerdì 26 giugno 2009

Douce France - II

Solstizio d'estate (II)




Le tombe dei fratelli Van Gogh sono ai piedi del muro


domenica 14 giugno

Giornata di sole. Fa caldo.

Flins è a ridosso di una collina boscosa ed ha un magnifico parco verde e fiorito. La nostra casa è al bordo del parco.

Lola ci comunica il piano della giornata: mattinata in paese per vedere la "brocante",  pomeriggio in macchina alla confluenza dell'Oise con la Senna, occhiata da fuori alla casa museo di Zola, visita alla tomba di Vincent Van Gogh.

La brocante si fa a Flins una volta all'anno, dura tutta la giornata. Chiunque è autorizzato a portare nello spazio predisposto all'interno del parco tutte le cianfrusaglie finite in cantina o in soffitta per venderle al miglior offerente. La fierucola di Poppi in Casentino, ma più in grande. E' un mercato povero; quando piove è una pena per mancanza di attrezzature al coperto, ma questa seconda domenica di giugno splende il sole e l'aria profuma di fiori.

A pranzo la bella sorpresa della "raclette" preparataci da Lola e Jean e più tardi, a Pontoise, un giro fuori programma sul battello alla confluenza dell'Oise con la Senna. Sul ponte, al sole, soffriamo il caldo. L'unica volta. Il cimitero di Van Gogh è nelle vicinanze, a Auvers sur l'Oise, in cima a una collina, come sono le colline francesi che si fanno raggiungere dopo un lieve pendio e poi si allargano dolci e rotonde su una visuale a 360 gradi. Un bel cimitero nordico senza i nostri "forni", con tombe interrate, due delle quali cullano sotto un manto d'erba verde rigogliosa Vincent Van Gogh e il fratello fedele Theodore. Al di fuori del cimitero la campagna verde di maggesi celebra il ciclo alterno della vita e della morte, Cerere e Proserpina.  Un'emozione che i nostri camposanti coperti di marmi e circondati da monumenti e cappelle non riescono a dare. Speriamo che con l'affermarsi della cremazione riusciamo anche noi a riportare a prato i nostri cimiteri.


Lunedi 15 giugno

Pioggia. Mattinata con Paola ai magazzini Lafayette (il grande interno a cupola dorata e scintillante quando le Esselunga da noi e nel vasto mondo ibernavano sotto terra), pomeriggio all'UNESCO con Lola momentaneamente riassunta in servizio volontario per alcuni mesi, poi visita all'Istituto Italiano di Cultura che troviamo vuoto, a biblioteca chiusa. Mancato incontro con la Direttrice. Ci rifaremo mercoledi 17 con la visita al "Centro Culturale Italiano" che si trova in poche piccole stanze nel cuore di Parigi, di fronte alla antica chiesa gotica di S.Séverin. Lola si e ci presenta al Direttore Antonio Francica col quale rimaniamo d'accordo per l'invio del libro "Ivi é Romena", nella prossima edizione francese "Ce Lieu Romena". Nel frattempo lasciamo al Centro le pagine scritte da Lola su Dante a Parigi. Non mi dispiacerebbe fare una presentazione di "Dante a Parigi e in Casentino" nella vicina chiesa di S.Severino che si rende spesso disponibile alle iniziative del Centro che è frontaliero ad essa. Que serà serà.

Dopodiché Lola e Paola mi conducono alla Mairie o Municipio del Dipartimento 16° dove è in corso "La Settimana Italiana". Siamo in un bel palazzo storico con grandi sale e Paola ha l'occasione  di vedere ascoltare e intervistare una scrittrice come Rosetta Loi di cui ha letto parecchi libri. Nel cortile e alle pareti bandiere due volte tricolori, grandi poster  di Sofia Loren e della Cinquecento Fiat, ratto di Proserpina del Bernini, musiche di Verdi, Mascagni e Puccini. Un caffè letterario italiano dal 17 al 21 giugno 2009.


Gran finale di giornata a cena da Teresa e Beppe, un pezzo d'Italia trasferito a Parigi in una bella casa nel verde su una delle colline a ridosso della città. Bravissima Lola alla guida della mercedes cedutagli dal figlio Arnaud. Una bella cena-merenda informale e succosa, le amarene colte in giardino, la conversazione con Beppe matematico all'Università  di Parigi e Teresa addetta a non so quale ONG che visita, studia e sorregge realtà migratorie presenti in Francia. Qualità e competenza, cultura e finesse unite come giusto alla più informale immediatezza e semplicità di rapporto. Il piacere dello scambio di esperienze di vita di cultura di lavoro quando, essendo all'estero, puoi fuoruscire dallo schema turistico piazze, monumenti, musei. Con Teresa e Bruno ci rivedremo in Casentino e a Firenze.


Martedi 16 giugno

Sosta di riposo a Flins, padroni della casa, dato che Lola è nel suo Ufficio all'UNESCO e Jean è ritornato in Casentino, ai suoi gatti e al suo orto. Paola ne approfitta per bracare come sempre tra le fotografie di famiglia che i proprietari lasciano in vista su scaffali e mobili, io vado a cammianre nel bosco sovrastante e poi in bicicletta nei dintorni con visita ai ciliegi abbandonati laggiù in fondo alla strada nei terreni probabilmente espropriati per far posto a stabilimenti vari. Giorni prima Lola ci aveva guidato verso due alberi di ciliegie bianche (mature s'intende) poi cotte con vino zucchero e cannella secondo la consueta ricetta di Paola. Ma io avevo adocchiato tre piante di ciliege rosse lì vicine. Ne avevo promessa una sportata a Lola e così è stato.


L'ultimo giorno, in attesa della partenza dal terminal dei bus navetta per l'aereoporto di Beauvais, visita molto gratificante al Museo degli Impressionisti, in quella magnifica collocazione che l'ha trasferito dal vecchio "Jeu de pomme" alla Stazione monumentale del Quai d'Orsay. Do you know?


Nota storico-sentimentale


Vincent Willem van Gogh (Zundert (Olanda), 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) - Autore di quasi 900 tele e di più di mille disegni, tanto geniale quanto incompreso in vita.


A Auvers-sur-Oise

Vincent arrivò a Parigi il 17 maggio 1890 e conobbe per la prima volta il nipotino e la signora van Gogh, la quale trovò il cognato un uomo «forte, largo di spalle, con un colorito sano, un'espressione allegra e un'aria decisa». Passò tre giorni in casa del fratello, riesaminando i tanti suoi quadri che nel tempo gli aveva mandato. Il 21 maggio partì per stabilirsi a Auvers-sur-Oise, un villaggio a 30 chilometri da Parigi, dove risiedeva un medico amico di Théo, il dottor Paul-Ferdinand Gachet (1828-1909), che si sarebbe preso cura di lui.

Il sessantaduenne dottor Gachet, omeopata, darwinista, favorevole alla cremazione dei defunti - un'opinione scandalosa a quei tempi - repubblicano, socialista e libero pensatore, era un personaggio molto noto a Auvers dove abitava in un villino che dominava il paese. Laureatosi a Montpellier in medicina generale e con un particolare interesse per la psichiatria, aveva a lungo esercitato a Parigi, dove aveva conosciuto molti artisti, da Victor Hugo a Gustave Courbet, da Manet a Renoir e a Cézanne, e la sua casa conservava parecchie tele di impressionisti, oltre a una notevole quantità di soprammobili e oggetti vari che van Gogh chiamava «nere anticaglie».


La sua competenza nelle cose artistiche, certe comuni preferenze e anche il suo garbo e la sua natura fondamentalmente malinconica fecero presa sul pittore, che frequentò spesso la sua casa, ritraendo due volte la figlia Marguerite e non mancando di fargli il ritratto. Ma più tardo scriverà al fratello:  « Credo che non bisogna contare in alcun modo sul dottor Gachet. Mi sembra che sia più malato di me, o almeno quanto me. Ora, quando un cieco guida un altro cieco, non andranno a finire tutti e due nel fosso? Non so che dire. Certamente la mia ultima crisi, che fu terribile, fu in gran parte dovuta all'influenza di altri malati.

In un'alra lettera:  « Mi sono rimesso al lavoro, anche se il pennello mi casca quasi di mano e, sapendo perfettamente ciò che volevo, ho ancora dipinto tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la mia tristezza, l'estrema solitudine » 

  È certo che egli non faceva nulla per alleviare la sua solitudine nonostante ne fosse oppresso: non frequentò mai i non pochi pittori che soggiornavano a Auvers - uno di essi, l'olandese Anton Hirschig, alloggiava nel suo stesso albergo - anche se forse loro stessi, spaventati, lo evitavano, a causa della sua malattia. Per lo stesso Hirschig, egli «aveva un'espressione assolutamente folle, con gli occhi infuocati, che non osavo guardare»


 Il suicidio



La sera del 27 luglio, una domenica, dopo essere uscito per dipingere come al solito nelle campagne che circondavano il paese, rientrò sofferente nella locanda e si rifugiò subito nella sua camera: al Ravoux che, non vedendolo presentarsi per il pranzo, salì per accertarsi della sua salute e lo trovò sdraiato sul letto, confessò di essersi sparato un colpo di rivoltella al petto in un campo vicino. Al dottor Gachet che, non potendo estrargli il proiettile, si limitò a fasciarlo ma gli esprimeva, per rincuorarlo, la sua speranza di salvarlo, rispose che egli aveva tentato coscientemente il suicidio e che, se fosse sopravvissuto, avrebbe dovuto «riprovarci» - «volevo uccidermi, ma ho fatto cilecca» - esclamò;  con il fratello Théo che, avvertito, era accorso la mattina dopo, Vincent passò tutto il 28 luglio, fumando la pipa e chiacchierando seduto sul letto: gli confidò ancora che la sua «tristezza non avrà mai fine». Sembra che le sue ultime parole fossero: «ora vorrei ritornare».  Poco dopo ebbe un accesso di soffocamento, poi perse conoscenza e morì quella notte stessa, verso l'1,30 del 29 luglio.


In quanto suicida, il parroco di Auvers si rifiutò di benedire la salma e il carro funebre fu fornito da un municipio vicino. Il 30 luglio la bara, rivestita da un drappo bianco e ricoperta di fiori gialli, fu calata in una fossa accanto al muro del piccolo cimitero di Auvers: assistevano Théo, che non smetteva di piangere, il dottor Gachet e i pochi amici giunti da Parigi. Pochi mesi dopo anche Théo van Gogh venne ricoverato in una clinica parigina di malattie mentali. Dopo un apparente miglioramento, si trasferì a Utrecht, dove morì il 25 gennaio 1891. Nel 1914 le sue spoglie, per volontà della vedova, furono trasferite ad Auvers e tumulate accanto a quelle di Vincent.


Da Wikipedia


 foto del viaggio


 

mercoledì 24 giugno 2009

Douce France

Solstizio d'estate



7 giorni a Parigi, essere accolti all'aereoporto di Beauvais da una concittadina casentinese naturalizzata francese, 35 anni di esperienza all'UNESCO, viaggiare lungo strade bordate da siepi contigue di alberi di alto fusto, attraverso campi d'un verde intenso di maggesi rese traslucide dal vento, lungo colline docili coperte di boschi in rigoglio, girovagare tra le anse della Senna immersa nel verde verdissimo delle rive sommersa di battelli da carico e barche da diporto, percorrere Parigi in macchina da una parte all'altra lungo l'anello stradale sulla Senna, senza un semaforo o incrocio,( come poter attraversare Firenze, qui dall'Isolotto fino al Girone, con un anello si asfalto posto sotto i lungarni poco sopra il pelo dell'acqua) salire sul battello a Pontoise, confluenza di Oise e Senna, tra le case-barca dei vecchi battellieri che da giovani hanno rifornito Parigi di carbone e vettovaglie spingendo a braccia le chiatte controcorrente - 12 km al giorno - ritrovare a Auvers sur Oise Van Gogh - aiuola verde nel cimitero sotto la luna -, accarezzare con l'occhio dal finiestrino la casa di Zola a Médun, visitare a Giverny, sulla strada per Rouen, la casa di Monet splendida di fiori dipinti e reali, affacciarsi sulla spiaggia di Arromanches, su un mare calmo e luminoso, vedere i resti del porto artificiale - 6 giugno 1944 - attraverso il quale passarono milioni di uomini in arme a portare morte e distruzione libertà e liberazione ad una Europa ubriaca di odio e pazza di disperazione.

 E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia

com'è tutta la vita e il suo travaglio

 in questo seguitar di guerra in guerra

 che opprime il cuore e sciupa questa terra

 che si ostina a mostrarsi ancor sì bella.


Diario di bordo:

Giovedi 11 giugno
, Pisa-Beauvais, un'ora di macchina da Parigi. Ci accoglie Lola, che ha lasciato il suo ufficio all'UNESCO, e ci porta a Flins s/Seine, un paese sulla Senna come da nome, fatto, come spesso da noi, del nucleo antico addossato alla collina boscosa (ci vengono anche i funghi) e del mercatale moderno (3 enormi supertutto sproporzionati per il numero di abitanti) e spostati di un km o due gli stabilimenti Renault, che danno linfa e alimento all'economia del posto. La Casa di Lola e Jean occupa un angolo tra due stradine interne, linde e silenziose; l'acquisto e l'arredamento ampliamento coincide con trenta anni di vita dei nostri ospiti che lì hanno fatto nascere e crescere Arnaud e Nathalie, oggi con due figli ciascuno, il primo abita a Parigi, la seconda a Roma. Jean ci fa trovare una tavola imbandita di calamari, lumache di mare e altre finezze e durante la cena ci illustra lo sbarco in Normandia programmato per il giorno dopo, a poche giorni di distanza d quello di Obama.

Venerdi 12 giugno:

Meteo: variabile, cielo macchiato di nuvole bianche e grige, via via più chiaro, "come deve essere il cielo di Normandia" (Jean).

 Una bella smacchinata che ci porta a Giverny (casa-museo di Monet, Rouen - Giovanna d'Arco prima assassinata da un vescovo e poi riabilitata da un altro - Arromanches - sbarco del 6 giugno 44, una mattanza in tonnara per 2,3 mila giovani appena sbarcati - Caen sulla via del ritorno con visita alla bella casa e splendida famiglia di Viviana casentinese doc e Idriz marocchino doc di Fez con Jasmine e il piccolino come si chiama poi lo dirò. Un bell'incontro, una merenda cena tanto gustosa quanto informale, un'ultima fatica (220 km) per Jean verso Flins che per fortuna arriva prima di Parigi. Grazie Jean.

Sabato 13 giugno:

Meteo:sereno.

Nel quartiere latino, davanti a Notre Dame, alla ricerca delle tracce di Dante. Il cartello conferma che Dante c'è stato nel 1304, Lola che ha fatto importanti ricerche negli ultimi mesi alla Bibliotheque Nationale, conferma la presenza. Io dubito della data - non della presenza - perché Dante nel 1304 era troppo indaffarato tra Casentino, Mugello e Romagna nei tentativi reiterati di rientro in Firenze (saprete meglio nell'edizione francese di "IVI E' ROMENA" di prossima uscita). Magari anticiperemo il pezzo per i 25 lettori di questo blog.

Dante ricorderà che in Rue du Fouarre (via del foraggio), nell'Università, un Professore libertario spiegava "invidiosi veri", insegnava verità scomode, diffondeva idee pericolose. Sigieri di Brabante (v. nota), un tipo che andava in corteo con gli studenti, come Sartre nel '68 proprio negli stessi luoghi, come sempre nel '68 i prof. di Milano, Roma..., come - oggi - studenti e prof. di Teheran. Nil sub sole novi.

DAvanti c'è l'isola di S.Louis; in tempi passati c'era stato come traghettatore S.Giacomo il Povero, Paola e il sottoscritto hanno attraversato il Pont Neuf per raggiungere la gelateria di Berthillon proprio dall'altra parte, meta obbligata per noi a Parigi come Vivoli a Firenze, zona S.Croce, o la Gelateria Alpina, alla Fortezza.


Tre foto (continua)


 Nota storica

Sigieri di Brabante

Nacque nella regione del Brabante attorno all'anno 1235. Compì gli studi all'università di Parigi nella facoltà delle arti tra l'anno 1255 e il 1257. In seguito fu professore presso la stessa università. Di spirito sovversivo e grande conoscitore di Aristotele, attraverso gli studi compiuti sui testi di Averroè che in quegli anni, anche grazie alle crociate, cominciano a circolare nelle università europee, si pone in contrasto con la corrente filosofica Scolastica, capitanata dal domenicano Tommaso d'Aquino. Sigieri si pone nella corrente filosofica detta degli Averroisti latini che contestano il rettore dell'Università Alberico di Reims. Venne condannato per 13 proposte eretiche, contenute nei suoi scritti, dal vescovo di Parigi Etienne Tempier nel 1270. Nel 1277 gli venne proibito l'insegnamento all'università e venne convocato dall'inquisitore di Francia Simon du Val. Per sfuggire all'inquisizione parte per Orvieto, in quel tempo residenza del Papa, dove si appellò al pontefice Martino IV. Rimasto a Orvieto, in attesa della sentenza papale, venne pugnalato a morte dal suo segretario. Molti sussurrarono che fosse stato eliminato su istigazione degli Ordini mendicanti (francescani e domenicani), che gli erano sempre stati tenacemente avversi.
 


Da Wikipedia

Teheran 2009 chiama Parigi 1789


La sezione islamica della rivoluzione francese è in corso a Teheran.

Il Terzo Stato è in rivolta contro Nobiltà e Clero, intendendo per Nobiltà i membri laici della classe di governo che finora aveva aderito alla rivoluzione di Komeini.

Come  in Francia nell'89, membri di Nobiltà e Clero passano col terzo Stato, rappresentato dalla  la borghesia non corrotta, dagli studenti e dalle donne (che sono maggioranza tra gli studenti stessi e superano in numero medici e ingegneri maschi).

l'Ayatollah_Khamenei è il clero teocrate

la Nobiltà alleata con i contadini della Vandea è Ahmadinejad

Mousavi come il nobile  Mirabeau passa al terzo Stato;

Rafsanjani e Khatami come Talleyrand e Sieyès passano dal clero al terzo stato («Che cos'è il terzo stato? Tutto. Che cosa è stato finora nell'ordinamento politico? Nulla. Che cosa chiede? Chiede di essere qualcosa» (Abate di Sieyès).

Il più importante esperimento di ideologia islamista dalla nascita della Fratellanza musulmana costretto a cedere il passo al popolo sovrano, formato da sanculotti  alfabettizzati, armati di Twitter e Youtube: Che cos'è il popolo? Tutto. Che cosa è stato finora nell'ordinamento politico? Nulla. Che cosa chiede? Essere qualcosa.


Gli iraniani, ma per la prima volta anche pezzi importanti dell'establishment come lo stesso Mousavi, sfidando la parola e gli ordini di Khamenei, hanno messo in dubbio la validità del principio del velayat-e faqih (la tutela del giurisperito), su cui si fonda la Repubblica islamica. Hanno messo in dubbio, in definitiva, la natura divina della legittimazione del potere della Guida Suprema.


Dall'Iran comincia una nuova era per il mondo islamico; dall'Iran partirà la lunga strada dell'emancipazione della donna islamica. (Nota)


E sarà la fine della teocrazia e degli sceicchi.


 E della Santa Alleanza (Europa, Stati Uniti, Israele).


Ho scritto.


Nota intravagante:

Il rapporto immediato, naturale, necessario, dell’uomo all’uomo è il rapporto dell’uomo alla donna. 

  Il rapporto dell’uomo alla donna è il più naturale rapporto dell’uomo all’uomo. In esso si mostra, dunque, fino a che punto il comportamento naturale dell’uomo è divenuto umano.

Da questo rapporto si può, dunque, giudicare ogni grado di civiltà dell’uomo.


(C. Marx, Scritti giovanili)


PS. A proposito dei sanculotti armati di Twitter, dai un'occhiata a Webgol dal quale ho preso la caricatura di testa.

domenica 21 giugno 2009

Look Both Ways - Amori e disastri

Mi è piaciuto



La morte sembra sovrastare ogni vicenda e ricorda ai protagonisti quanto sia fulminea e imprevista


L’epilogo di questo affresco così brillante e delicato è rappresentato da una pioggia che lava tutte le brutture, un po' come la pioggia dei Promessi Sposi che corrosponde alla fine della pestilenza. Senza promettere il paradiso, ma salvando dall'incubo dell'inferno.


Leggi la scheda che accentua credo eccessivamente l'aspetto positivo delle due vie o modi di intendere il nostro destino.


Brava  Sarah Watt  regista australiana.

Meno bravi i distributori monopolisti: hanno aspettato 4 anni per farci arrivare il film. C'era da far posto a Via col vento.

sabato 20 giugno 2009

Elezioni e referendum

Ballottaggio a Firenze: voto obbligato Renzi. All'Isolotto avremmo votato Daniela Lastri o Pistelli, ma i cervelloni romani del mai defunto PC hanno inviato all'ultimo minuto Michele Ventura, assente da Firenze da una vita.  Adesso ci terremo il giovane rampante.

Il mio è un giudizio bias, prevenuto. D'altronde "l'età non è un dato anagrafico" è un bel proverbio che vale per me che son vecchio e per te che sei giovane. Matteo, mi toccherà votarti, poi farò come S.Tommaso. T'aspetto alla prova. Nel frattempo dai retta a me: tra i futuri collaboratori, metti dentro qualche persona d'età e d'esperienza; lo fanno tutte le nazionali giovanili.

In bocca al lupo, Firenze mia.


Referendum: soldi sprecati e tempo perso. Rifiuterò le 3 schede (viola beige e verde) per tenerlo sotto il quorum. Al massimo un sì sulla verde. Ma non ne vale la pena. Da abrogare sarebbero, mettiamo, 600 deputati e 260 senatori insieme alle Province.  Così per cominciare a saldare il debito pubblico. 

Videant itali ne quid respublica detrimenti capiat.

In bocca al lupo, Italia mia.

Nomen est omen - il nome è presagio

L'Occidente che tramonta


 "Le competizioni elettorali controllate da professionisti esperti nelle tecniche di persuasione, i cittadini ridotti all’acquiescenza, la politica decisa tra governi eletti ed élite economiche, strapotere delle lobby, disuguaglianze sociali crescenti e riduzione delle politiche sociali a misure di ordine pubblico. La post-democrazia è questo regime delle oligarchie del denaro, che possono comprare il consenso o, in mancanza, possono reprimere il dissenso, anche con l’uso della forza e perfino della guerra».




«La strategia odierna di conquista delle democrazie produce “costituzioni incostituzionali”, attraverso l’eliminazione, dall’interno e senza dare nell’occhio, delle strutture di garanzia.: la separazione dei poteri, i controlli giuridici e politici. “Nessuno si proclama dittatore. Tutti fanno finta di essere democratici. Ma non lo sono”.


Estratto da


LA FINZIONE DEMOCRATICA. – DI GUSTAVO ZAGREBELSKY

da: la Repubblica di venerdì 19 giugno 2009


Zagrebelscky commenta due recenti libri: “Il Sultanato” di Giovanni Sartori (Laterza, 15 euro) e “Democrazia senza democrazia” di Massimo L. Salvadori (Laterza, 14 euro) che affrontano il tema della democrazia del nostro tempo.


Nota estravagante:

Ma quante preoccupazioni per l'IRAN!

Piccioni

L'uovo in terrazza



Non c'è verso: tutti gli anni è una lotta. La coppia di piccioni ritorna puntuale in terrazza, approfittando - questa volta - della breve trasferta parigina. Ho provato con lo spry repellente, ho piazzato due barriere di punte ad ago, eliminato varchi...Ma non intendo chiudere la terrazza, come hanno fatto gli altri inquilini (per motivi di spazio, s'intende, non per i piccioni).

Che fare?

I "piccioni urbanizzati", per effetto di una sentenza istruttoria del Pretore di Cremona del 18 gennaio 1983, sono considerati alla stregua di tutti gli animali allevati e quindi passibili di ogni azione di sfruttamento, compresa la cattura e l'uccisione...

Trovato qui.

E l'uovo non c'è più.

Ma il problema rimane.



I colombi urbani sono causa di un particolare tipo di inquinamento biologico, per di più le loro deiezioni danneggiano le strutture architettoniche delle città.


Sono soprattutto i centri storici cittadini ad offrire le migliori condizioni di vita a questi volatili sinantropi.

Sottotetti, solai, cornicioni, facciate di antichi palazzi offrono condizioni favorevoli per la proliferazione; l'inurbamento è favorito dal microclima idoneo, dalla minor competizione per i siti di nidificazione, dalle più facili fonti di cibo e dall'assenza di predatori.



Da Piccioni problema sociale





 E giacchè ci sono, frugando online:


Solo in piazza Signoria sono sono circa 2.000. La soglia sostenibile invece secondo veterinari e medici sarebbe di 250 capi per chilometro quadrato. Questo è il dato emblematico sulla presenza dei piccioni in città che secondo l’Asl rappresenta, come in altre città, un rischio sanitario per l’uomo.


Nel rilevamento all’inizio della ricerca, riferibile alla primavera del  1999, è stata stimata la presenza di  30.000 individui in tutto il territorio comunale di Firenze, con  almeno 80 colonie stabili e una densità media  decrescente dal centro verso la periferia. 


Gli interventi decisi dall’Amministrazione Comunale per  contenere il numero dei piccioni sono assolutamente  incruenti. Al contrario degli interventi di cattura e  soppressione realizzati qualche anno fa, è stata poi scelta la strada, eticamente più accettabile e con maggiore validità scientifica, della somministrazione di mangime trattato con una sostanza ad effetto anticoncezionale. Il farmaco utilizzato, la nicarbazina, viene distribuito in granella di mais da operatori appositamente addestrati. Le caratteristiche di sicurezza del  trattamento con questo farmaco, autorizzato dal Ministero della Sanità, comprendono: un effetto sui colombi che è temporaneo e quindi reversibile, un impatto ambientale 100 volte inferiore al limite   stabilito dalla normativa europea e una probabilità di  ingestione da parte di altre specie che è praticamente nulla. Tale trattamento è stato sospeso dal 2005 per la verifica dei risultati. Sono attualmente allo studio altri metodi, sempre assolutamente incruenti, per il controllo della popolazione dei colombi.


E allora siamo alle solite.

Io sono per ritornare alla maniera energica: cattura e soppressione.


mercoledì 17 giugno 2009

Parigi - Unesco

Ma domani esco


Per far ritorno a Florence, via Pisa. Bel viaggio in Normandia nella zona dello sbarco del  6 giugno 1944. Conferma della gloriosa stupidità della guerra. La Francia è piena di verde e luce. Si viaggia su strade limpide e scorrevoli in mezzo ad alberi alti e floridi uniti in lunghe foltissime siepi...Orni, ti farò una relazione più precisa.

giovedì 11 giugno 2009

Parigi, oh cara!

 Una settimana a Parigi

 

GOING OUT

 

 From Pisa (Florence) (PSA) to Paris (Beauvais) (BVA)

 Thu, 11Jun09 Flight FR9976 Depart PSA at 16:10 and arrive BVA at 18:00

 

 

COMING BACK

 

 From Paris (Beauvais) (BVA) to Pisa (Florence) (PSA)

 Thu, 18Jun09 Flight FR9977 Depart BVA at 18:25 and arrive PSA at 20:05

 

 

PASSENGERS

1.MR URBANO CIPRIANI ADT

2.MRS PAOLA GALLI ADT

 

 

 

 

PAYMENT DETAILS

 

 *********0.00 EUR    Total Fare

 

 ********89.44 EUR    Taxes, Fees and Charges

 

 ********20.00 EUR    Passenger Fee: Handling Fee (1) 

 *******109.44 EUR    Total Paid



(1)Handling fee =

Fee for the benefit of the International Bureau and paid to the International Preliminary Examining Authority when filing a demand. (da Babylon)



 Traduzione: Domani partiamo per Parigi -

2 persone -

Costo biglietto:0

tasse aereoportuali: € 89,44

dritti di segreteria: € 20

Totale: €109,44 per 2 persone.

Per Pisa-Parigi andata e ritorno Ryan Air.


Dura minga.


 

martedì 9 giugno 2009

June, la Principessa birmana

Convivium Dantis da June Bellamy



S.Frediano di Firenze, sera del 4 giugno 2009


Siamo nella sede della Associazione Culturale Arte e Gastronomia Orientale - Studio June Bellamy - qui convenuti dal monte e dal piano per un Convivium Dantis o Banchetto dei Saperi per condividere il Pane degli Angeli. Una cena iniziatica introdotta da Erminia Zampano che, invisibile a destra della foto, sta spiegando ai convenuti il legame figurato tra il Convivium di Dante Alighieri (L.I, cap.1) e il menu allestito da June (seduta dietro la tavola) su indicazione della stessa Erminia.


Convivio I cap.1


7 Oh beati quelli pochi che seggiono a quella mensa dove lo pane delli angeli si manuca! e miseri quelli che colle pecore hanno comune cibo!

 

11 Per che ora volendo loro apparecchiare, intendo fare un generale convivio di ciò ch'i' ho loro mostrato, e di quello pane ch'è mestiere a così fatta vivanda, sanza lo quale da loro non potrebbe essere mangiata.

  

13 Ma vegna qua qualunque è per cura familiare o civile nella umana fame rimaso, e ad una mensa colli altri simili impediti s'assetti; e alli loro piedi si pongano tutti quelli che per pigrizia si sono stati, ché non sono degni di più alto sedere: e quelli e questi prendano la mia vivanda col pane che la farà loro e gustare e patire.

 

14 La vivanda di questo convivio saràe di quattordici maniere ordinata, cioè [di] quattordici canzoni sì d'amor come di vertù materiate, le quali sanza lo presente pane aveano d'alcuna oscuritade ombra, sì che a molti loro bellezza più che loro bontade era in grado.

 

15 Ma questo pane, cioè la presente disposizione, sarà la luce la quale ogni colore di loro sentenza farà parvente.

  

16 E se nella presente opera, la quale è Convivio nominata e vo' che sia, più virilmente si trattasse che nella Vita Nova, non intendo però a quella in parte alcuna derogare, ma maggiormente giovare per questa quella; veggendo sì come ragionevolemente quella fervida e passionata, questa temperata e virile essere conviene.

 

18 E con ciò sia cosa che la vera intenzione mia fosse altra che quella che di fuori mostrano le canzoni predette, per allegorica esposizione quelle intendo mostrare, appresso la litterale istoria ragionata; sì che l'una ragione e l'altra darà sapore a coloro che a questa cena sono convitati.

  

19 Li quali priego tutti che se lo convivio non fosse tanto splendido quanto conviene alla sua grida, che non al mio volere ma alla mia facultade imputino ogni difetto: però che la mia voglia di compita e cara liberalitate è qui seguace. 



Tradotto per noi:



Menu


 ( strettamente d'epoca)


Le tre virtù teologali (fede bianca, speranza verde, carità rossa) = sformatino di ricotta, radicchio rosso su un letto di spinaci verde)


Zuppa di porri


Peposo di Impruneta su pane nostrale


Finocchi con pecorino al forno


Frutta fresca e frutta secca in crosta


Vinsanto e biscotti.


Dante e Ciacco assenti giustificati, ma presenti in prosa e in rima.


Promotrice dell'incontro: Francesca White (terza da sinistra nella foto, scialle rosa acceso e pantaloni bianchi), la traduttrice del mio "Ivi è Romena, Dante in Casentino" di prossima auspicata pubblicazione. Con un capitolo suo esclusivo dedicato alle sorelle Ella e Dora Noyes e a John M. Dent editore del loro "Casentino and its story" Londra e NYC 1905.



La storia di June Bellamy è da favola e la trovi qui.


Posso solo dire che lo sformato di ricotta con letto di spinaci era di un gradimento unico, profumato, aromatizzato al punto giusto, un unicum nel suo genere. Anche il peposo di Impruneta, spezzatino di carne, è stato un bel pezzo di bravura per la principessa birmana.


Una bella sorpresa anche Erminia Zampano, l'ideatrice del "Banchetto di Saperi", insegnante al Convitto nazionale di Poggio Imperiale, fondatrice del "Teatro delle Emozioni", fine regista di programmi poetico-musicali. Nella sala del Cenacolo di S.Croce il 21 marzo ha celebrato la Giornata Mondiale della Poesia (lo sapevate?) facendo risorgere dai Sepolcri lì adiacenti, dalle urne dei forti, Machiavelli, Michelangelo, Galileo, Alfieri, Foscolo e Dante tutti intenti a recitar passi di loro scritture con accompagnamento di cori e musiche...Un'idea geniale.

Con la sua voce impostata e suadente ci ha recitato il Convivio di Dante col suo Pane degli Angeli, mentre le nostre forchette affondavano sullo sformatino di ricotta radicchio rosso e letto di spinaci. 


Qui la vedi all'opera con uno spettacolo su Dante. Le proporrò un mio "Processo a Dante".



Un'altra bella sorpresa Rosalynd Pio, in piedi a sinistra nella foto: prenderà la parola dopo Erminia per presentare, nella nuova veste grafica un libro che non conoscevo: PETRARCA SIMONE MARTINI E LE CARTE. Lo sto leggendo con grande interesse soprattutto per quanto riguarda il Petrarca, perché attraverso le lettere e le opere latine mi fa scoprire un aspetto che va oltre le nozioni scolastiche legate al Canzoniere e a madonna Laura che qui viene sostituita dalla Donna di cuori.  Divertente la definizione dell'opera del Petrarca data da S.Bernardino da Siena: la Bibbia del diavolo.  E poi Simone Martini pittore, un altro tosco.


Sintesi dell'Opera

Queste primissime carte, illustravano le speranze politiche dei due cripto-ghibellini che vivevano ed operavano nella città di Avignone, divenuta dal 1304, la nuova Sede dello Stato Pontificio, sotto l’egida del re di Francia.


Se queste carte non si fossero subito rivelate un irresistibile strumento ludico, oltre che “un libro di pagine mobili” che comprendeva in maniera figurata, aspre critiche contro i papi di Avignone, esse sarebbero finite probabilmente nel dimenticatoio. Ma poiché, giocandoci, si abbinavano, per la prima volta, la fortuna all’abilità, esse divennero talmente trascinanti da essere subito copiate e ricopiate per diffondersi a macchia d’olio in tutta l’Europa.


Troppo rapida fu la loro espansione per poterla frenare. Petrarca e Simone non poterono certo ammettere apertamente di esserne gli autori, abitando gomito a gomito con la Curia di Avignone e facili obbiettivi dell’Inquisizione. Tacquero, e la loro invenzione svilita, smembrata e fatta oggetto di veementi ed inusitate censure da parte delle gerarchie della Chiesa francese, venne di fatto privata del nobile obbiettivo che gli autori si erano prefissati e dilagò tra i giocatori e gl’indovini che vedevano nelle allegorie delle immagini facilmente adattabili al mestiere di cartomanti.


Solo dopo la morte del Petrarca furono pubblicati gli scritti, che hanno permesso agli autori di comprendere come e perché i due toschi amici avessero inventato i Trionfi Dorati poi definiti da San Bernardino da Siena “la Bibbia del Diavolo” 

 Trovi tutto qui.


Un'altra presenza significante quella di Martha Specht Corsi, figlia della grande Flaminia Goretti de Flamini, una lunga vita bella, intensa, impegnata. Me ne parlava Mara Rengo, amica di famiglia, quando frequentò Porciano per diversi mesi, essendo incaricata di fare la scelta e schedatura dei reperti archeologici e degli attrezzi contadini della zona che oggi sono visibili dentro al Castello splendidamente recuperato. Martha ci ha raccontato un po' la storia del castello ed ha concordato con Francesca White delle possibili iniziative congiunte per far godere a inglesi e americani oltreché italiani una frequentazione del Castello che richiami anche alla figura di Dante, che da lì partiva per le sue peregrinazioni in Mugello, Romagna e in quel d'Arezzo negli anni travagliatissimi del primo esilio. Porciano è in fondo alla Valle chiusa appoggiato al Falterona come un re sul trono. Spero di poter presentare, con Francesca, il mio "Ivi è Romena" in edizione inglese quanto prima (con la sponsorizzazione della Comunità Montana del Casentino e del Consorzio "Casentino, Sviluppo e Turismo".

Nota: Ho saputo dal depliant consegnatoci da Martha che Flaminia Goretti è la creatrice del Giardino dell'Iris di Firenze, a lato del Piazzale Michelangelo. Una cosa splendida ai primi di Maggio quando vai a visitare la Mostra Concorso internazionale che dura dal 1956. 


L'Iris è il Giglio di Firenze ed io ho qui il piacere di mostrartene la bellezza: apri le foto. Sono le mie, fatte in annate diverse.

Per il Castello v. qui.


Anch'io ho avuto il mio spazio pubblicitario con "Ivi è Romena. Dante in Casentino" di fronte a un pubblico competente o, comunque interessato. All'entrata c'erano in distribuzione copie di:

1 - Petrarca, Simone Martini e le carte;




2 - Ivi è Romena.



lunedì 8 giugno 2009

Un conato di vomito profondo

 IL POPOLO DELLA LIBERTA'  10.775.161  -  35,25 %



... Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi se un conato di vomito profondo non riuscirà a strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrompere le loro vene e per squassare il cuore di una delle più ricche culture europee.


I valori fondamentali della convivenza umana sono calpestati tutti i giorni dai piedi appiccicosi della cosa Berlusconi che, tra i suoi molteplici talenti, ha un’abilità funambolica per abusare delle parole, sconvolgendone l’intenzione e il senso, come nel caso del Polo della Libertà, come si chiama il partito con il quale ha preso d’assalto il potere. L’ho chiamato delinquente, questa cosa, e non me ne pento. Per ragioni di natura semantica e sociale che altri potranno spiegare meglio di me, il termine delinquente ha in Italia una valenza negativa molto più forte che in qualsiasi altra lingua parlata in Europa.



Per tradurre in forma chiara ed efficace ciò che penso della cosa Berlusconi utilizzo il termine nell’accezione che la lingua di Dante gli dà abitualmente, sebbene si possa avanzare più di un dubbio che Dante qualche volta lo abbia usato. Delinquere, nel mio portoghese, significa, secondo i dizionari e la pratica corrente della comunicazione, “atto di commettere delitti, disobbedire alle leggi o ai precetti morali”.


La definizione combacia con la cosa Berlusconi senza una piega, senza un tirante, fino al punto da assomigliare più a una seconda pelle che ai vestiti che si mette addosso. Da anni la cosa Berlusconi commette delitti di varia, ma sempre dimostrata, gravità. Per colmo, non è che disobbedisca alle leggi, ma, peggio ancora, le fa fabbricare a salvaguardia dei suoi interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore e accompagnatore di minorenni, e in quanto ai precetti morali non vale neppure la pena parlarne, non c’è chi non sappia in Italia e nel mondo intero che la cosa Berlusconi da molto tempo è caduta nella più completa abiezione.



Questo è il primo ministro italiano, questa è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte per servirgli da modello, questo è il cammino verso la rovina a cui vengono trascinati i valori di libertà e dignità che permearono la musica di Verdi e l’azione politica di Garibaldi, coloro che fecero dell’Italia del secolo XIX, durante la lotta per l’unità, una guida spirituale dell’Europa e degli europei. Questo è ciò che la cosa Berlusconi vuole gettare nel bidone della spazzatura della Storia. Gli italiani, alla fine, lo permetteranno?


[Articolo originale "La cosa Berlusconi" di JOSÉ SARAMAGO


No veo qué otro nombre le podría dar. Una cosa peligrosamente parecida a un ser humano, una cosa que da fiestas, organiza orgías y manda en un país llamado Italia. Esta cosa, esta enfermedad, este virus amenaza con ser la causa de la muerte moral del país de Verdi si un vómito profundo no consigue arrancarlo de la conciencia de los italianos antes de que el veneno acabe corroyéndole las venas y destrozando el corazón de una de las más ricas culturas europeas.


 PS.  L'augurio di un buon vomito profundo a 10.775.161  italiani, specialmente a quei tanti amici stimabili,  piccoli imprenditori, artigiani, professionisti ma anche ragazze call center aspiranti veline, giovani precari costretti a tirare quattro paghe per il lesso, picciotti siciliani e guaglioni napoletani...Avete mai provato a star male di stomaco per una intera notte e finalmente sentirvi liberati da un buon vomito profondo?  Ci vorrà un po' di pazienza. Coraggio, Italia.


Noterella

 Il mio voto: Di Pietro (De Magistris, Vulpio) in Europa, Valdo Spini a Firenze, Giuseppe D'Eugenio all'Isolotto.


 

domenica 7 giugno 2009

Non donna di province ma bordello (Purg. VI, 78)

Libito fe' licito in sua Legge


(Inferno V, 56)


Berlusconi messo a nudo

Le immagini non svelano la privacy del primo ministro ma la sua deriva autoritaria

Non si confonda, Sivio Berlusconi: chi rispetta la sua intimità è la stampa democratica, mentre è lui che non cessa di metterla in discussione. Perché la pubblicazione delle fotografie delle sue feste private non risponde alla volontà di giudicarne la morale di cittadino ma a quella di dimostrare che è lui stesso, come primo ministro, a volere convertire lo spazio della politica democratica in un mero prolungamento delle sue relazioni di amicizia e dei suoi divertimenti.


E questo è esattamente ciò ha fatto, secondo le sue stesse dichiarazioni, nel preparare le liste elettorali del suo partito e finanche nell’assegnare responsabilità di governo. E lo stesso dicasi per quanto riguarda l’uso dei mezzi che lo Stato mette a disposizione del premier per ottemperare ai suoi obblighi istituzionali. Trasportare invitati a feste private non è compito degli aerei ufficiali, sia che si tratti di ballerine o di presentatrici televisive. E il fatto che il primo ministro abbia fatto approvare nel 2008 una legge per estendere a qualsiasi accompagnatore l’uso dei voli di Stato non rappresenta una copertura giuridica a tale prassi: mette in evidenza, piuttosto, un clamoroso abuso di potere.


La stampa italiana ha denunciato lo scandalo. Il premier, per tutta risposta, non si è limitato a negare o minimizzare i fatti, presentandosi come un paterno protettore di fanciulle di cui ammira, a quanto assicura, i particolari talenti artistici o politici; ha tentato persino, confondendo di proposito interessi pubblici e privati, di screditare quei cittadini che, come la sua stessa moglie, erano in condizione di confermare la veridicità delle denunce a suo carico. E proprio queste pressioni dimostrano che, con Berlusconi al potere, la libertà di espressione è in pericolo. La magistratura italiana, d’altro canto, ha sequestrato l’intero archivio del fotografo autore delle immagini.


Questo scandalo mette a nudo Berlusconi non come cittadino ma come politico.

Se, fino ad ora, le sue intemperanze erano state prese a mo’ di scherzo, da oggi esistono nuovi e gravi motivi per rendersi conto che ciò che il primo ministro mette in pericolo è il futuro dell’Italia come Stato di diritto. E un’Italia che scivola lungo la china in cui Berlusconi la sta trascinando è motivo di preoccupazione non solo per gli italiani, ma per tutti gli europei.


(E questo è quanto, signori.)


El Pais - Editoriale del 6 giugno 2009


Grazie ad Haramlik per la segnalazione (e la traduzione).


 


 


 

mercoledì 3 giugno 2009

Gli italiani sono fatti

10.775.161  



Nota di aggiornamento post-elezioni


La famiglia: il primo da sinistra in calzoni corti può essere la Lega, il cane l'UDC.

Oppure: il cane è la Lega; il gatto (invisibile sotto il divano) P.F.Nando Casini.