mercoledì 17 dicembre 2003

  Le invasio...


 


Le invasioni barbariche


Visto ieri con Paola.


"Un film che desta interesse.
Interessante e coraggioso per la tesi, in un panorama generale di conformismo massmediatico. lo stile è un po' troppo di scuola holliwoodiana (v. la prima parte), tutto di corsa e quindi un po' superficiale. Ma..."


Segue il resto del commento di Paola.


Due parole da parte mia. All'inizio sembra un film americano, ma poi diventa francese, cioè franco-canadese: mi fa piacere perché il Canada, insieme a Francia e Germania, è stato messo tra gli stati canaglia da quell'angelo di Wolfowitz. Il film esalta l'America di Jefferson e l'Europa del Rinascimento, dissacra garbatamente il vaticano, sottrae la droga ai giovani incoscienti, ma la dona agli uomini morenti, toglie alla morte il mantello nero, la falce e il teschio per rivestirla con i panni e il sorriso degli amici che fanno intorno corona a significare che la vita è bella e continua in loro.


Davvero una libera uscita.


Mi son commosso un paio di volte. Mi son rigirato sulla poltroncina quando l'allegra brigata ha ricordato, tra le cose belle della storia, Leonardo e Michelangelo che, nel solone dei Cinquecento, in Palazzo Vecchio, si giravano la schiena, dipingendo a gara le opposte pareti.


Last but not least: le invasioni barbariche posero fine all'impero romano. L'attacco alle due torri, per Denys Arcand, regista e sceneggiatore, segna l'inizio di questo ricorso storico.


Anche allora ci fu - tra i dominatori - chi volle servirsi degli invasori per salvare il suo "Imperium". (Questo lo dico io). Mal gliene incolse. Compresa l'allusione?


PS. Paola mi vuole assolutamente portare a vedere Opopomoz. Ne riparliamo

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