giovedì 29 settembre 2005


Corsi (senza) ricorsi storici

Cicerone contro Verre (Tribunale di Roma, 70 a.c.)

Quod erat optandum maxime, iudices, et quod unum ad invidiam vestri ordinis infamiamque iudiciorum sedandam maxime pertinebat, id non humano consilio, sed prope divinitus datum atque oblatum vobis summo rei publicae tempore videtur. Inveteravit enim iam opinio perniciosa rei publicae, vobisque periculosa, quae non modo apud populum Romanum, sed etiam apud exteras nationes, omnium sermone percrebruit: his iudiciis quae nunc sunt, pecuniosum hominem, quamvis sit nocens, neminem posse damnari.
Quello che era soprattutto da augurarsi, o giudici, e quello che soprattutto occorreva per calmare e dissipare l’impopolarità del vostro ordine e porre fine al discredito verso i giudici, viene offerto a voi non da un espediente umano ma si può dire dalla provvidenza divina nel momento della più grave crisi del nostro sistema repubblicano.
Perché si è da tempo formata una opinione dannosa per la repubblica e pericolosa per voi, che è diventata comune diceria non solo tra il popolo romano ma anche fra gli stati esteri: che nei nostri tribunali così come sono strutturati oggi, non può essere condannato nessun uomo ricco, anche se malfattore.
Nunc, in ipso discrimine ordinis iudiciorumque vestrorum, cum sint parati qui contionibus et legibus hanc invidiam senatus inflammare conentur, [reus] in iudicium adductus est [C. Verres], homo vita atque factis omnium iam opinione damnatus, pecuniae magnitudine sua spe et praedicatione absolutus. Huic ego causae, iudices, cum summa voluntate et expectatione populi Romani, actor accessi, non ut augerem invidiam ordinis, sed ut infamiae communi succurrerem. Adduxi enim hominem in quo reconciliare existimationem iudiciorum amissam, redire in gratiam cum populo Romano, satis facere exteris nationibus, possetis;
Ora avete qui davanti a voi Caio Verre, già condannato nell’opinione di tutti per la sua vita e le sue azioni, ma assolto dall’enormità della sua ricchezza secondo le sue speranze e vanterie dichiarate. Ho accettato di sostenere l’accusa secondo la volontà e l’aspettativa del popolo romano, non per aumentare la disistima dell’ordine giudiziario ma per porre rimedio a questa vergogna nazionale.
Porto qui davanti a voi un uomo attraverso il quale possiate riguadagnare la stima di giudici ora perduta, ritornare nelle grazie del popolo romano, rimediare al discredito diffuso fra gli stati esteri.
Depeculatorem aerari, vexatorem Asiae atque Pamphyliae, praedonem iuris urbani, labem atque perniciem provinciae Siciliae. De quo si vos vere ac religiose iudicaveritis, auctoritas ea, quae in vobis remanere debet, haerebit; sin istius ingentes divitiae iudiciorum religionem veritatemque perfregerint, ego hoc tam adsequar, ut iudicium potius rei publicae, quam aut reus iudicibus, aut accusator reo, defuisse videatur.
Malversatore del pubblico erario, gretto tiranno dell’Asia e della Panfilia, ladro che ha privato i cittadini dei loro diritti, disgrazia e rovina della provincia di Sicilia.
Se voi arriverete a una decisione nei suoi confronti giudicandolo con severità nel rispetto del vostro giuramento, quell’autorità che in voi deve rimanere, aderirà strettamente alle vostre persone; se invece le ingenti ricchezze di quest’uomo faranno a pezzi la sacralità del tribunale insieme alla verità, almeno questo io avrò ottenuto, che a tutti è stato chiaro esser mancato piuttosto un tribunale alla repubblica che non un criminale ai giudici o un accusatore a un criminale.
(traduzione Barbabianca)

Testo latino



Nota storica

PROCESSO PER CONCUSSIONE
AL GOVERNATORE DELLA SICILIA

Nel 210 a.C. Roma costituì la prima provincia: la Sicilia.
Nel 70 a.C. si celebrò a Roma il processo per concussione contro Verre, che era stato governatore della Sicilia dal 73 al 71 a.C.
Il processo venne avviato dalle città siciliane cui Verre aveva imposto tributi eccessivi e non dovuti.
L'accusa venne sostenuta da Cicerone, noto come avvocato ma non ancora famoso come uomo politico.
Verre venne condannato nonostante le manovre dei suoi avvocati e la protezione di suoi potenti amici politici.
La procedura giudiziaria seguita e la regolarità dello svolgimento del processo in condizioni oggettivamente molto difficili testimoniano l'importanza che i romani attribuivano al diritto.
Si poteva cercare di cambiare le leggi e le procedure giudiziarie, sempre imperfette e sempre perfettibili, ma il rispetto della legislazione era garanzia della vita civile di Roma e costituiva il segno distintivo dello spirito romano rispetto alle civiltà dove non esisteva il cittadino, ma il suddito oggetto dell'arbitrio e del sopruso delle autorità. ( v. sotto la nota ideologica)
Località: Roma
Epoca: 70 a.C.

Verre governatore di Sicilia
Nel 73 a.C. arrivò in Sicilia un nuovo governatore: Verre. Doveva rimanere, come d'uso, un solo anno.
Ma nel 73 Spartaco si mise alla testa di una rivolta di schiavi scoppiata a Capua. Dopo un fallito tentativo di dirigersi a nord, Spartaco nel 72 concentrò le sue forze in Lucania e minacciò di passare in Sicilia.
I porti della Sicilia vennero presidiati.
La Sicilia aveva subito già due rivolte di schiavi: una intorno al 135 e l'altra intorno al 102.
Spartaco tentò una alleanza con i pirati, ma non riuscì ad ottenere il loro appoggio per lo sbarco.
Spartaco venne sconfitto nel 71.
In queste condizioni il Senato prorogò l'incarico di governatore di Verre sia per il 72 che per il 71.
Nel 70 Verre rientrò a Roma e in Sicilia arrivò regolarmente il nuovo governatore Lucio Cecilio Metello.
Fonti online


Nota ideologica con semplificazioni)


Il Diritto romano rimane il Diritto romano, non si discute. Però...c'è un però:
le garanzie del diritto romano si fermavano ai confini di Roma nel senzo della cittadinanza romana. Poi c'erano i socii, alleati (pochi e scelti). Le masse dell'impero erano schiave, come Spartaco. Anche il palestinese di Nazareth ebbe la condanna riservata agli schiavi.
Per analogia:
La democrazia ateniese riguardava 3000 persone; le altre 30.000 erano divise in perieci (immigrati) e iloti(servi della gleba). Fra le 3000 persone le donne erano libere... di stare in casa in attesa di Ulisse.
La democrazia americana ...(ascolta il discorso di Chavez all'Onu)


Ricorso -questo sì - storico.

Consulenze d'oro e uffici inutili, benvenuti nell'isola dello spreco.
Come ingaggio per risanare le finanze della disastrata
sanità siciliana le hanno offerto quattrocento mila euro
l'anno, più di mille al giorno.
Se però raggiungerà
l'obiettivo di far quadrare i conti, allora riceverà in
premio altri ottanta mila euro. È Patrizia Bitetti la
burocrate più pagata da quella macchina mangia soldi che è
la regione. Dove c'è un direttore e un capo ufficio ogni
due dipendenti
, dove hanno creato fantomatici uffici
speciali per sistemare amici o candidati trombati alle
elezioni, dove per il mondo va in giro perfino un "ministro
degli esteri" della Trinacria. È sempre un albero della
cuccagna
la regione siciliana
. Sempre di più da quando ha
come suo governatore Totò Cuffaro, il democristiano più
democristiano di tutti.
[Attilio Bolzoni - La Repubblica - ]

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