venerdì 9 giugno 2006

Giardino dei ciliegi


Martedì 6 giugno 2006.Presentazione al Giardino dei Ciliegi
Paola Galli “Un’identità intermedia”
Ingrid Coman “La città dei tulipani”
Elena Rondi Gay-des Combes “Messa a fuoco”

Tufani ed. 2005 € 12


  …Tre libri assolutamente diversi, eppure almeno un elemento comune esiste, oltre naturalmente al fatto di trattarsi di scritture femminili, tutte con uno sguardo di donna, pure nella assoluta soggettività delle voci. Questo filo comune a me sembra di averlo individuato nell’utopia, per quanto riguarda i testi di Ingrid Coman e Paola Galli . Nel libro di Elena Rondi c'è comunque un altrove, che si colloca nell’ interiorità e nel passato.
I punti di forza di “La città dei tulipani” sono la capacità di immedesimazione con i personaggi, i luoghi e le situazioni, dietro cui si intuisce un accurato lavoro di documentazione. La struttura e la trama sono complesse, solidamente romanzesche, con molti snodi e incroci e figure che, partendo da punti diversi, si incontrano e finiscono per confluire. È molto forte il tema dell'utopia, presente già nel titolo, nell'immagine di copertina e tracciato fin dalle primissime pagine del libro, con la festa dei tulipani rossi a Mazar-i-Scharif, ripresa con molta intensità nel sogno-allucinazione che Asillah, la giovane dottoressa ferita da una esplosione, vive durante il coma. L'utopia è quella di un paese libero, le prime sensazioni di libertà sono fisiche, percepite da corpi di donne immerse negli elementi naturali, il vento sulle gambe e sui capelli, il sole tutto intero, non imprigionato e spezzettato dal burqa, sulle spalle nude. Sono le stesse sensazioni che provano le protagoniste di “Leggere Lolita  a Teheran” quando possono liberarsi dalla prigione del burqa. Donne con abiti colorati, che possono ridere,  tulipani rossi ovunque, sui balconi delle case che hanno riacquistato forma " non più un ammasso di pareti in bilico, le lacerazioni compiute dalle bombe e dalle mitragliatrici rimarginate ". Non più fucili puntati, la scuola è aperta, non più militari in giro, non c'è più la prigione. Il medico italiano Sandro può far nascere bambini e  non più vederseli morire tra le mani. Questa speranza, questo sogno, sostenuto da una forte coscienza etica, è introdotto dai molti " come " che percorrono tutto il libro, quali aperture verso altre possibilità, futuri diversi. Il finale mostra una realtà non certamente tranquilla, e certo non avrebbe potuto farlo considerando la situazione dell’Afghanistan di oggi ,che però ha almeno una apertura verso una possibilità di mutamento, rappresentata narrativamente nell’episodio della nascita della bambina di Asillah.


I 18 racconti di Paola Galli, brevi perché l'autrice ama il ritmo veloce e l’ unità di luogo e tempo, utilizzano l'irruzione del surreale per rappresentare la parte più nascosta degli esseri umani, quella non realizzata, più in ombra: desideri, paure, fantasie. Il surreale è anche un’aggiunta e mutamento alla realtà, come Annamaria Ortese definisce la propria scrittura. L'immaginazione è una ricchezza soggettiva che compensa la povertà del reale. Questi elementi surreali sono sconfinamenti di identità, che fluttuano al di qua e al di là di un limite. Morti che tornano alle loro case, ai loro oggetti o a incontrare qualcuno, che continuano a vivere per fare quello che non hanno saputo fare da vivi, perché " in fondo il tempo è stato così breve ". Ma anche identità di esseri che, dopo essere stati animali sono divenuti donne e uomini o che gradualmente si trasformano in animali, non perdendo ma aggiungendo qualcosa alla propria natura: " lei non era più solo una donna, ma qualcosa di più, un animale ardente e amoroso, giocherellona e capricciosa (Ciottè) ". Spesso sono presenti  cagne umanizzate, sempre femmine, perché, come dice l'autrice, le relazioni tra soggetti femminili presentano minori elementi di violenza e perché il femminile istintuale ha più capacità di reintegrare i propri vari aspetti, compresi quelli corporei. Esse sono sempre  coinvolte  in  un  rapporto  d'amore con un essere umano, una relazione in cui  è più forte la dipendenza reciproca, ma anche in cui è più evidente l'intensità del coinvolgimento, che affonda le sue radici in una fisicità primordiale ".
 Queste situazioni al limite sono figurazioni dell'identità di tutte e tutti noi, che non può essere che multipla, attraversare confini, persino quelli più estremi come qui, delle specie e della vita e della  morte. Anche qui un elemento di utopia, insito nelle aggiunte e mutamenti che gli elementi surreali introducono nel reale, si manifesta più esplicitamente nell'ultimo racconto " La dea è già in viaggio ", dove la fantasia è un'utopia che si realizza, contrariamente a ciò che accade di solito, per definizione, alle utopie. E colui che vive questa realtà finalmente solidale, rispettosa dell’ambiente è una persona comune, che però non ha mai smesso di credere di poter dare un sia pur piccolo contributo ad un futuro più vivibile. Il libro si chiude quindi fortemente su un tema di speranza.


Quelli di Elena Rondi sono a un tempo racconti e capitoli di un romanzo, perché sono di per sé  unità concluse, ma insieme compongono la storia di una vita, di più vite, di più genealogie intrecciate. Elena, con una scrittura pulita, netta, seria ma capace di ironia, racconta i silenzi, ciò che non è stato detto e che proprio perciò, come dice Maria Zambrano " deve essere scritto ". I ricordi sono coagulati per frammenti, attorno a ritratti di persone di famiglia o a momenti vissuti insieme, recuperati ma anche ripuliti, resi con sobrietà, lavorando a scavare. Il passato è ricostruito con pochi indizi, i familiari sono stati poco loquaci nel raccontare di chi li ha preceduti, e lei è stata una bambina poco curiosa. Qui l'altrove è un tempo ma anche un luogo, alcuni luoghi. A proposito del passato Annamaria Ortese parla di " continente sommerso ". Il primo contenitore è una scatola piena di fotografie, ritagli di giornale, annunci funebri, in cui l'autrice mette le mani per tornare ad altri luoghi, la casa dell'infanzia, la grande casa dei nonni, le valli dove lavorava il nonno dottore. Il titolo viene dalla fotografia e si riferisce sia al modo di accostarsi ai ricordi, mirando ai particolari significativi, ma anche al modo di scrivere, secco, preciso. La famiglia, protagonista di questo libro, è raccontata con affetto e commozione sempre trattenuta, ad esempio nel rapporto col padre fatto di sguardi e di piccole profonde intese non tradotte in parole,  ma nello stesso tempo è messa a nudo, ad esempio in occasione di funerali o di eredità, non dà luogo a nessun idillio. Dove le ferite sono ancora aperte l'ironia serve alla rielaborazione. Memoria e scrittura fanno così che, la stessa narratrice diventi " il contenitore di tutto il poco che resta " arrivando così a mettere a fuoco, oltre che le sue radici, la sua stessa esistenza attuale.
                                                                                                       Maria Letizia Grossi


Ringrazio la presentatrice per aver messo a mia disposizione il testo della sua presentazione al bell'incontro di ieri l'altro (come passano le giornate, mi sembra un'ora fa). Sì davvero un bell'incontro, quaranta persone non son poche, tre-quattro uomini e il resto donne. Nessuna primadonna, né le protagoniste autrici, né la editrice Luciana Tufani, venuta da Ferrara e quasi schiva. Non mi sembra male aver messo insieme tre libri così diversamente assortiti. Brevi i discorsi, acute le osservazioni, interessanti i riferimenti al vissuto personale che si cela e si rispecchia dietro la metafora letteraria. Penso che Ornella  vorrà gratificare il post con qualche sua considerazione in sede di commento. 
Invitato a parlare, mi sono limitato a dire una cosa che penso e dichiaro, non da ora: piccolo è bello. Si tratti di un editore, di un museo, di un libro. L'Italia minore, così la chiamo: Spello in Umbria, Poppi in Casentino, un vecchio mulino ad acqua a Reggello, un frantoio secentesco a Massa Marittima (o nella zona), Monticchiello e il suo teatro povero, Sovana e quelle tombe monumentali etrusche là accanto al cavone (strada infossata etrusca), le acque termali (esterne) di Viterbo e per associazione di idee Bagno Vignoni sulla Cassia (chi ancora non c'è stato ha perso), il museo archeologico a Marciano alta (Elba)...insomma ci siamo capiti. Naturalmente le esemplificazioni non le ho fatte alla riunione. Ma il mio convinto apprezzamento a Luciana Tufani, presente in sala, l'ho espresso e lo ripeto. Mi piacciono i libri, entro volentieri in una libreria (stamani per esempio, in centro FI, Feltrinelli, Edison, Libriliberi. Scavalco le montagne dei libri patinati imposti dai poteri forti dei Distributori con la d maiuscola, e mi perdo nei meandri degli economici...Per la cronaca  ho lasciato alcune copie di "Un'identità intermedia" a
Libriliberi srl
via S. Gallo, 21
50129 Firenze
Tel 055 213921
Fax 055 2729835
libri.liberi@tin.it
ccp n. 14561518
Il libro di Poala lo trovi anche  a La Cooperativa delle donne, via Fiesolana 2/B, 50122 Firenze
tel. 055240384 - fax 0552347810
Credo ce l'abbiano anche a Feltrinelli.

2 commenti:

  1. Spero di aver capito come si fa a pubblicare sul blog. La serata di martedì è stata molto viva, con tanti interventi cosa rarissima per esempio all'università del tempo libero e nei cineforum, quando ancora eistevano .Condivido con te che "piccolo è bello" Ho già preparato un file da mandare a Paola , nel quale io esprimo il mio parere sulla critica letteraria ( ciascuno vede nel libro ciò che ci vuol vedere), ma è necessaria perché apre orizzonti diversi dal proprio modo di sentire le cose lette. Ho già letto anche il libro "messa a fuoco" . La recensione a Paola. Ora vorrei comprare anche quello sull' Afghanistan. Dove? A proposito bello Spello, bello Poppi, ma ricordatevi anche di Bevagna. A presto Ornella

    RispondiElimina
  2. Benvenuta, mia dotta commentatrice. Il libro di Coman te lo dà la Paola.

    RispondiElimina