sabato 7 luglio 2007

Viaggio in Sicilia (VII)




Sono tre brani presi dal libro disperatamente ironico e furiosamente lucido che Umberto Santino scrisse subito dopo la strage di quell'uomo franco, semplice e coraggioso che fu Rocco Chinnici e della sua scorta (29 luglio 1083). Mi colpiscono l'amore e la passione che Santino mette in tutte le sue così precise analisi dei fatti della vita e storia della sua terra. Per salvarsi dall'invettiva inutile e controproducente, usa l'arma dell'ironia in maniera magistrale, scegliendosi un modello davvero incomparabile: Jonathan Swift di "Una modesta proposta..", e delle avventure di Gulliver.

Un altro bel libro di Santino è il più recente "I giorni della peste" di cui vorrò parlare in un altro post.  Qui mi limito a mettere tre pezzi della sua ragionevole proposta per dare l'idea dello stile di Umberto, non per spiegare il libro che va solo letto per intero. Questa la scheda, comunque.

I titoli sono miei.


Turismo  a Palermo

Tenendo conto delle tradizioni di una città come Palermo, non si può non spendere qualche parola sul turismo. Da sempre Palermo vive di turismo e si è attrezzata alla bisogna nel migliore dei modi. Non c'è culto della maceria, del rudere, della fatiscenza più devotamente praticato di quanto lo sia qui; non c'è arte del crollo e del disfacimento, subitaneo e spettacolare il primo (anche con qualche tributo in vite umane, come si conviene a un crollo in piena regola), lento e solenne il secondo, che superi la nostra città. I turisti lo sanno e non mancano di accorrere ogni anno, perché  lo spettacolo pur essendo sempre lo stesso non manca di stimolanti innovazioni. Un anno può essere una chiesa dalle pareti mosaicate ad offrire ai binocoli dei meno fortunati e alle lenti d'ingrandimento dei più provvidi, che hanno fatto in tempo la regolare prenotazione, lo spettacolo impareggiabile di un esercito di termiti che divora implacabilmente connessure lignee e filamenti di paglia, aprendo nella figurazione musiva squarci fantasiosi come un ricamo e inguaribili come un cancro. Un altro anno è un castello che decide, con regolare permesso della Sovrintendenza ai monumenti, di mettersi in pensione e lo fa con muta lentezza o con fragorosa rapidità. Un altro ancora sono solerti dinamitardi che offrono, dietro pagamento di un modico biglietto, lo spettacolo davvero esaltante di un  mnumento nazionale trasformato in un firmamento di scintille, secondo i procedimenti di un

fuoco d'artificio di nostra invenzione. Oppure è dato di assistere allo spettacolo solenne e interminabile dell'incendio di una cattedrale: una vera specialità che ha costituito più volte il pezzo migliore del programma dell 'Ente per il turismo. C'è, insomma, l'imbarazzo della scelta.

Nell'anno in corso però il turismo a Palermo e nell'isola di cui è capitale mostra qualche flessione e questa proposta vuole essere anche un contributo per risolvere la crisi attuale. Quale migliore richiamo per i turisti, selezionati o intruppati in massa, dello spettacolo quotidiano dell 'uccidere? E quale incentivo al turismo più accattivante della possibilità, prevista dalla bozza di Statuto, di estendere anche ai visitatori, con un minimo di permanenza e con il rispetto delle dovute regole, il diritto di uccidere? Pensate: Palermo come Las Vegas dell'assassinio, Rio de Janeiro del carnevale della morte, Chicago del duemila, dove ogni giorno è San Valentino e ognuno può diventare un Al Capone! Tutto secondo le regole e senza le sorprese a cui può andare incontro chi non paga le tasse.

pag.42-42


La regina dei focolari


 Che dire della nuova regina dei focolari, oltre all' adorazione per la pluriquotidiana eucaristia della verità che riceviamo dai telegiornali? Basterà impugnare il telecomando e avventurarci nella selva colorata dei canali per assistere a un unico-variegato spettacolo. Non c'è annunciatrice, mezzobusto, presentatore capace di far concorrenza all' Assassino e al Distruttore, vero monopolista del video.

Vince chi spara per primo, chi è più esperto nell 'uso della coltelleria, chi ha l'arsenale più aggiornato. Matzinga educa i bambini al doposcuola del delitto, mentre per i corsi di perfezionamento per adulti provvedono i telefilm d'importazione o di produzione nostrana. L 'unica vera avventura è il Delitto, 1 'unico protagonista l' Assassino: non è questo il messaggio quotidiano che giunge dal domestico Messia? Attraverso questa meravigliosa invenzione il mondo si è unificato e tutte le case, dalla più ricca alla più modesta, sono un 'unica grande casa: lager miniaturizzto in cui i cadaveri sono soprammobili, le stragi devozioni quotidiane, passatempo innocente, cruciverba per annoiati apprendisti delle arti del massacro privato e della catastrofe pubblica. Di fronte a questo continuo, incessante, spettacolo casereccio, interclassista e intergenerazionale, sento la mia città come una piccola monade vorticante nella danza dell'universo.

Pag. 51


Anche gli assassini dormono

Scende la notte sulla città e più che una coltre di buio e di silenzio è come un lento sfarinare di epoche, un compenetrarsi tra morti e viventi che all 'inizio non si riconoscono, anzi fanno finta di ignorarsi reciprocamente, poi passano piano piano agli scusi, nonmieroaccorto, prego, neppure io, finche è tutto un teatro di saluti, di pacche sulle spalle, di comeva e di sorrisi.

La pietra che prima era orgogliosa di sapersi statua di Cristo o bassorilievo di Madonna o barba appena sbozzata di Padreterno scopre di essere il prodotto di una creazione collettiva e che i nomi non hanno nessuna importanza, né degli artisti o artigiani né dei soggetti che di volta in volta

è stata chiamata a rappresentare: Gesù o Osiride, Maria o Venere, santa o menade, Padre crocifissore o Saturno divoratore di figli.

Nella sua urna d'argento le reliquie della santa patrona si raccontano a un ignaro devoto che attraverso i meandri del sonno penetra in una caverna che diventa un 'immensa città-labirinto dove uomini e animali sono affratellati da un vorticoso rituale, che potrebbe essere un antico banchetto

cannibalico o un party all'ultima moda in cui si susseguono le sorprese di un infinito carnevale quaresimale: uomini mascherati da animali e animali mascherati da uomini, sacerdoti blasfemi che adorano un dio-diavolo tempestandolo di sputi e offese sanguinose, vergini-prostitute che si accoppiano con esseri giganteschi o microscopici, macellatori infaticabili destinati ad essere macellati a loro volta con minuziosa scientificità. La patrona racconta e ascolta e le reliquie spargono la peste più spaventosa nella città uccisa dall'assuefazione, alleviando emicranie e raffreddori: miracoli che riempiono le pagine dei giornali e prolungano nei secoli la fama delle sue virtù taumaturgiche.

La città è ogni notte invasa e distrutta, ricostruita e annullata. Un fenicio con occhi di mare scambia le sue armi con un nordico dipinto di luna, un romano baratta i segreti della sua triremi con la polverina che fa sognare ammonticchiata sulle bancarelle, non c' è nessuno che vinca in eleganza un inquisitore spagnolo ma in compenso il sacerdote d' oriente ha il pugnale più acuminato e nessuna vittima, uomo o animale, sfugge al suo colpo, limpido come un teorema. Si vedono analfabeti di tutte le razze all'interno di classiche architetture d'accademie, poeti sordomuti cantare le ultime novità in perfetti endecasillabi, mentre sui computer dei ciechi appaiono le ultime quotazioni di borsa. Nessuno più dice comeva o scusi, nonpotevosapere. I vivi hanno scoperto i segreti della morte e i morti hanno finalmente capito i segreti della vita. Possono sembrare favole improvvisate, o assurde contabilizzazioni dell'indecifrabile, ma una muta coscienza si è fatta strada ed è diventata ormai paesaggio abituale: gli assassini dormono accanto alle loro vittime e le armi ancora calde si accingono all'ultimo dei loro sogni che coincide con il prossimo delitto.

È difficile dire cosa pensano gli omicidi egli uccisi e cosa sognano le armi. È un confuso trasmigrare da odio a dolore, a cui è negata ogni tentazione di dolcezza. La notte è l' epoca più brutta per l' età interminabile dei portatori di clava e di kalashnikov. Gli assassini non tollerano il silenzio e il buio, che dovrebbe essere loro congeniale come una caverna per un pipistrello, è il più intollerabile degli inferni. Gli uccisi in cambio possono resistergli solo assaporandolo a piccole dosi, a poco a poco gli si assuefanno e non riescono più a distinguere tra infinite variazioni delle tenebre. Questa di cui stiamo parlando è una notte qualunque eppure potrebbe essere interminabile come una creazione del mondo o un'attesa d'apocalisse. Gli assassini dormono abbracciati alle loro donne, nella stanza accanto dormono i loro figli e nessuna notte ha avuto, come questa, la privazione di ogni benché minima larva di sogno. I delitti più recenti sono lì, nel chiuso della stanza, e convivono con quelli più antichi. Gli assassinati siedono sui davanzali delle finestre, ai piedi del letto, tra vestiti sparsi e armi riposte negli astucci o dimenticate nei corridoi. Sono muti e non guardano. Non è un bel mestiere fare l'assassinato. Non c'è lapide che possa ricordare ne silenzio o dimenticanza che possa cancellare. Sono loro la geologia dell'universo e il calendario delle ere. I più stagionati sono freschi di sangue come l'ultimo ucciso di cui parlerà il giornale di domani. Sì, proprio lui, 1 'incaprettato del bagagliaio, è stato trovato in una necropoli punica e il suo sangue è sprizzato dalla polvere sotto i denti di una ruspa. Il sovrintendente ha mandato una squadra di fotografi-archeologi e una volta eseguiti i rilievi e catalogati i reperti ha dato il suo benestare. Ora il morto si sogna nel pilastro di sabbia-cemento che attraversa l'appartamento al decimo piano del neofita dell'assassinio. Cominciare è duro per tutti, ma basta un po' e ci si fa il callo. Uccidere è una professione ben remunerata e rispettabile. Ma anche qui è arrivato il millepiedi dell'inflazione.

Cresce l' esercito degli aspiranti e degli amatori. È ormai un vero assieparsi agli sportelli delle varie società dove ognuno presenta pacchi di carte, con curriculum e referenze. I prezzi finiscono maledettamente con I 'abbassarsi. Ci vuole un sindacato, o qualcosa del genere. Se continua così si

finirà con l'ammazzare gratuitamente. Del resto succede qui come a Tokio o a Manhattan. Anche gli uccisi stanno aumentando con ritmi impressionanti e vorrebbero darsi un minimo di organizzazione, stabilire delle regole, delle precedenze, contrattare condizioni con assassini e necrofori. Prima di addormentarsi gli assassini hanno posseduto le loro donne e le prime ore della notte la città sembrava rigenerata in coitopoli. Non si capiva se i sospiri degli amplessi preludessero all'orgasmo o al coma. Gli assassini e le loro donne non conoscono tenerezza. Poi si è fatto silenzio, il buio ha cancellato corpi e occhi. Adesso la notte è al suo vertice. Gli assassini dormono. Gli uccisi dormono. Domani potrebbe essere un altro giorno. Per intanto, buona notte, Palermo.

Febbraio 1985

Umberto Santino, Una ragionevole proposta per pacificare la città di Palermo. pag.97-100, Di Girolamo ed. Trapani, 2006.

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