giovedì 2 agosto 2007

Ciaula scopre la luna


Stasera alle 22,40, qui da sotto il Pratomagno, l'ho vista spuntare là dalla Verna, rossa, grande, tonda, enorme. Ciaula usciva dal buio della miniera, io dalla luce oscurante della città.


Dolce e chiara è la sera e fresco il vento

e queta sulla Verna e nella valle

posa la luna.

Le stelle in cielo sono impallidite

al suo passaggio.



Questa che segue è la finale della novella di Pirandello:


Grande, placida, come in un fresco luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna.

Sì, egli sapeva, sapeva che cos'era; ma come tante cose si sanno, a cui non si è dato mai importanza. E che poteva importare a Ciàula, che in cielo ci fosse la Luna?

Ora, ora soltanto, così sbucato, di notte, dal ventre della terra, egli la scopriva.



Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca. Eccola, eccola là, eccola là, la Luna... C'era la Luna! la Luna!

E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell'averla scoperta, là, mentr'ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore.

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