lunedì 10 novembre 2008

Autunno limpido e fresco


Non quello sociale e politico, ma quello di oggi 10 novembre  in Casentino, località Lame di Ortignano-Raggiolo.

Gemmea l'aria, il sole così chiaro

che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,

e del prunalbo l'odorino amaro senti nel cuore...


Gira su' ceppi accesi

Lo spiedo scoppiettando:

Sta il cacciator fischiando

Su l'uscio a rimirar


Tra le rossastre nubi

Stormi d'uccelli neri,

Com'esuli pensieri,

nel vespero migrar.


A Raggiolo, dal primo di Novembre,  il vecchio mulino del 1700, recentemente ristrutturato, è divenuto patrimonio pubblico annesso al percorso dell'ecomuseo della castagna.


Le castagne hanno costituito per secoli la base alimentare della montagna casentinese e di conseguenza la coltura del castagno e la castagnatura erano operazioni centrali nel ciclo annuale. La sopravvivenza era garantita da questo frutto.

Una filastrocca recita così:


Raggiolo in mezzo tra due fiumi giace

 la sua ricchezza son le quattro brice

 ma se le brice non vengono a bono

 vedo ballar Raggiolo senza sono.


La “Castagnatura” era un periodo di circa due mesi e mezzo  che iniziava a  ottobre.

Un vecchio detto dice “S.Michele, la castagna nel paniere” e si riferisce alla ricorrenza del Santo Patrono di Raggiolo che cade il 29 settembre, giorno di festa grande.

Dopo quella data le foglie cominciano a ingiallire e dalle rame, piene di ricci, cominciano a cadere le prime castagne.

A metà ottobre la “castagnatura” era in pieno svolgimento.  Dopo la fine di ottobre iniziava l'ultima fase della raccolta. Era la “ricerca”, in cui si andava a scovare le castagne rimaste sotto lo spesso strato di foglie, aiutandosi con la forca, ricavata da un ramo di castagno biforcuto.

Poi arrivava la “busca”: chiunque poteva andare liberamente in cerca in tutte le selvi delle castagne rimaste.

Finita la raccolta si portavano le castagne  a seccare. Se i castagneti erano vicini a casa, ci si caricavano “a reni” o sulla “miccia” i sacchi pieni del raccolto e si depositavano nel seccatoio, che generalmente si trovava a fianco della casa; se invece erano lontani, il seccatoio era costruito in mezzo alla selva.

Il lavoro nel seccatoio durava quasi due mesi, giorno e  notte, perché il fuoco non si doveva mai spengere.


http://www.raggiolo.it/


Ho citato Raggiolo, ma avrei dovuto dire Cuorle, in quel di Poppi, tempo d'infanzia, periodo di guerra, cosa volevano dire per noi le castagne col baldino, la pulenda dolce, le brici e le ballotte. Mi ricordo quel giorno di novembre quando con Umberto di Canapino si partì da Piazza Nova, Ponte a Poppi, per il bosco di S.Torello, con due sporte per le castagne, l'invidia per i grandi (tutti gli adulti liberi del paese...)con i sacchi pieni di marroni, raggiolane e pistoiesi, e me e Umberto niente. La vista del seccatoio, le castagne stese allora allora sui graticci, il tentativo di furto, l'arrivo del boscaiolo, la fuga e la paura come non l'avevano avuta i partigiani del Pratomagno di fronte alla Brigata Goering inviata apposta dalla Polonia per l'operazione di "ricerca e distruzione...

Le castagne erano pane e a casa le mamme s'spettavano di far le ballotte
.


"Oggi, 10 Novembre 2008, è il giorno più bello da Agosto".  Parola di Stefano.




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