giovedì 14 giugno 2012

Suad Amiri

Martedi 12 giugno al Giardino dei ciliegi



Suad Amiri con Mara Baronti (responsabile del Giardino e delle ciliege offerte al picnic)

Paola ha comprato il libro di Amiri: Murad Murad, Feltrinelli, 2009.
 Da una pagina da lei indicatami copio:
Mi sono seduta con cautela sul prato verde abbondantemente innaffiato.
Non ero in vena di condividere con Mohammad le paure suscitate in me dal fatto di trovarmi in un "parco" di Israele. Venivo colta da una paura assillante ogni volta che scoprivo la vera storia che si nasconde dietro i numerosi "parchi", "riserve naturali" e "foreste" israeliani. Da principio come tanti ne ero rimasta colpita dal punto di vista ambientale, ma poi avevo scoperto con orrore che i parchi del Fondo nazionale ebraico contengono le rovine di circa ottantasei villaggi arabi rasi al suolo: il villaggio arabo di Amuka nella foresta di Biriya, Eihaneyeh nel parco di Ramat Menashe, Jimzu nella foresta di  Ben Shemen, Saraa nella foresta di Tzora, Ajur nel parco Britannia, Yalo, Emwas e Beit Nuba nel parco Canada, e via ignominiosamente dicendo.
(pag. 154)
Campo profughi di Aida (Betlemme) - Elenco di parte degli 86 villaggi distrutti nel 1948. (foto mia 2011)



Senza sapere nulla, né del tempo né del luogo, quella che Suad e un gruppo di uomini stanno facendo potrebbe sembrare un’allegra scampagnata. 
Una gita per cui bisogna alzarsi presto al mattino. 
Una specie di caccia al tesoro o un gioco di simulazione, con tratti di strada da percorrere in camioncino e poi smontare e proseguire a piedi, buttandosi a terra o nascondendosi per evitare il nemico. E, nelle pause, chiacchierare, scherzare, raccontare aneddoti, vecchi ricordi, domandarsi che ora è, quanto manca per arrivare…
Niente di tutto questo, invece. 
Ovvero, non si tratta di una scampagnata, non ci si nasconde per gioco, nel libro Murad Murad della scrittrice palestinese Suad Amiry, insegnante di architettura alla Birzeit University, vicino a Ramallah. 
Il pericolo è terribilmente serio nel viaggio da Ramallah a Petah Tikva dei giovani arabi che si espongono a questi rischi per una giornata di lavoro.

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