martedì 14 ottobre 2014

Incontro europeo CDB Comunità di base


Le tentazioni di Gesù

              Il brano Mt 4,1-11 sulle tentazioni di Gesù è costruito in modo da evidenziare un crescendo di interesse e di importanza dei relativi fatti nella vita umana. Si può discutere se queste tentazioni siano storicamente avvenute o se è solo un topos letterario fornito dall'evangelista. Ci sono sicuramente elementi che rientrano nella composizione del genere letterario: l'indicazione dei 40 giorni e 40 notti, che ricorda i 40 anni di peregrinazione d'Israele nel deserto e l'analogo digiuno che fa Mosè sull'Horeb per ricevere le tavole della Legge, secondo il racconto del Deuteronomio.
Ciò che ha importanza è che qui sono individuate tre tentazioni che erano particolarmente avvertite nelle prime comunità cristiane come elemento disgregatore della vita comunitaria e che travisava il messaggio i Gesù, ribaltandolo nel suo significato opposto. Tre tentazioni che sono comuni ad ogni individuo, sia del passato che attuale, e da cui ciascuno di noi si deve guardare per non tradire gli ideali che ci siamo prefissati. Il fatto che anche Gesù venga visto come oggetto di queste tentazioni, indica che egli viene percepito dai primi cristiani come un individuo pienamente inserito nella nostra umanità, fragile e nello stesso tempo capace di superare i propri limiti.
              La prima tentazione, cambiare i sassi in pane capace di sfamarlo, è la tipica tentazione di utilizzare le proprie capacità, la nostra intelligenza per un tornaconto strettamente personale, per soddisfare i nostri bisogni non solo primari, ma anche il desiderio di affermazione nella società (far vedere che siamo bravi, capaci di imporci all'attenzione di tutti). La risposta di Gesù al Tentatore rimanda ad una citazione di Dt 8,3, che specifica che l'uomo non ha solo esigenza di pane, di cose materiali per la sua vita, ma egli deve cibarsi anche di realtà spirituali, di ideali, di progetti non egoistici. Anzi gli ideali sociali devono essere anteposti alle proprie esigenze personali: la nostra intelligenza, le nostre capacità si realizzano compiutamente solo se sono al servizio della collettività, perché le doti personali derivano in gran parte dall'apporto sociale e ad esso devono essere restituite.
              La seconda tentazione prende spunto dal fatto che Gesù, citando la Bibbia, ha dato molta importanza alla Parola di Dio, facendone un riferimento fondamentale per la propria vita. Allora il Tentatore lo prende in parola, trasportandolo sul pinnacolo più alto del tempio di Gerusalemme e citando a sua volta un passo del Salmo 91 che afferma che l'uomo giusto verrà sorretto dagli angeli in modo che non inciampi. Se Gesù è uomo giusto e quindi figlio di Dio(attributo dato nella Bibbia a chi è prediletto da Dio), può buttarsi giù dal pinnacolo ed essere sicuro che gli angeli lo sosterranno, così da non farsi male. E' la tentazione di prendere alla lettera la Parola di Dio, la tentazione dell'integralismo o fondamentalismo che è sempre in agguato in un credente. Pur di avere un punto di riferimento per la propria vita, per avere una sicurezza incrollabile, ci si affida ad un'autorità, in questo caso la Sacra Scrittura, e si rinuncia a utilizzare la nostra intelligenza, quel buon senso che ci può guidare nei vari problemi esistenziali. Ci si affida alla parola rivelata in modo acritico, irrazionale e si distorcono in tal modo i rapporti sociali: si dà preminenza a idee preconcette e in base a quelle si misura l'agire degli altri, senza fare uno sforzo di comprendere le ragioni altrui.
A questa tentazione Gesù risponde con un altro passo biblico di Dt 6: non tenterai il Signore Dio tuo. Cioè mette in rilievo la relatività delle affermazioni bibliche, perché possono essere contraddette da altre: c'è di mezzo la soggettività della scelta dei passi biblici e anche quella dell'interpretazione che se ne dà. Non riconoscere questo porta gli integralisti ad assolutizzare il proprio pensiero, la propria impostazione di vita, giustificandola con la Parola di Dio. Ma sono tutte parole umane, spesso collegate alla violenza e alla sopraffazione, cioè il contrario di ciò che noi dovremmo chiamare Dio.
              La terza tentazione è quella più dirompente e nociva per la società: è la tentazione del potere, o più precisamente delle scorciatoie per arrivare al potere. Gesù viene trasportato su un alto monte e gli vengono mostrati i regni della terra, le loro ricchezze, le loro glorie, le loro attrattive e bellezze. In effetti dominare il mondo è sempre stato il sogno di ogni uomo e di ogni popolo, per cui si sono succeduti nella storia imperi sempre più vasti per sfruttare le ricchezze altrui.
Per possedere il mondo nella maniera più facile e immediata, gli viene indicata la strada della menzogna (è il significato greco della parola 'diavolo'): se tu ti prostrerai ai miei piedi, avrai in tuo potere tutti i regni del mondo. E' una prospettiva allettante che molti uomini perseguono pur di raggiungere i propri scopi, ma che è comunque di corto respiro e che complica la realtà sociale.
Citando ancora il Deuteronomio, Gesù ribadisce che l'individuo può adorare soltanto Dio e quindi mettersi a sua disposizione, a disposizione della Verità, perché Dio è Verità, oltre che Giustizia ed Amore. In definitiva sono questi tre valori la realtà che conta veramente, perché essi solo pongono l'umanità in un percorso di perfezionamento, di spiritualizzazione; tutto il resto è vanità e illusione.

              Queste tentazioni erano presenti nelle prime comunità cristiane, ma sono comunque ricorrenti nella storia, sia degli individui, sia dei popoli, sia anche della Chiesa istituzionale, e se non ci si libererà da questi falsi obiettivi, avremo tradito quello che era il fondamento del messaggio evangelico e non si promuoverà mai il vero progresso umano.

Relazione Incontro Europeo CdB

              L'incontro europeo delle CdB sul tema "Il Vangelo ci renderà liberi" si è svolto a Buizingen (Belgio) dal 19 al 21 settembre. Vi hanno partecipato le delegazioni del Belgio vallone (27), Belgio fiammingo (24), Francia (27), Spagna (24), Paesi Baschi (5), Svizzera (9), Italia (8), Olanda (6) e Austria (3). Eravamo ospitati nella Parrocchia 'Don Bosco', che è attualmente organizzata e gestita dai laici, poiché il prete è andato in pensione 5 anni fa e non c'è più personale che poteva sostituirlo.
              A introdurre i lavori dei laboratori c'è stata la relazione di Elke Vandeperre: essa ha avuto un taglio prettamente sociologico, chiarendo come la 'religione' neoliberista permea la nostra mentalità e incide nella vita quotidiana. Per liberarci dalla sua forza alienante bisogna anzitutto fare un processo critico sul linguaggio, chiamando le cose con il loro vero nome; demistificare continuamente gli assunti neoliberisti ed acquisire la comprensione della loro logica; infine sconfiggere il nostro sentimento d'impotenza aggregandoci in gruppo: l'emancipazione al di fuori di una comunità non è possibile. La solidarietà reciproca è indispensabile per aiutarci a liberare la nostra vita dall'oppressione neoliberista.
E' stata un'impostazione comunque generica, senza entrare nello specifico del ruolo delle Comunità di Base e della loro testimonianza evangelica. Ha avuto tuttavia il merito di stimolare riflessioni e dare imput ai lavori dei laboratori.
              Il laboratorio preparato dagli austriaci, a cui ho partecipato, sul tema dell'accoglienza degli immigrati ha anzitutto puntato sui processi psicologici che ci inducono a rifiutarli (cultura diversa, comportamenti a noi non abituali, considerazione sulla loro incidenza economica, percepita come negativa ecc.) e poi sulle azioni positive in atto nei loro confronti. Ne è emerso l'impegno delle CdB, soprattutto di Spagna, nell'organizzare iniziative per l'accoglienza degli immigrati.
Ho seguito poi il laboratorio della Spagna sui finanziamenti etici: con l'aiuto di diapositive si sono sviluppati giochi di ruolo, in cui ognuno doveva evidenziare il suo comportamento rispetto all'uso del denaro. Si stimolava i partecipanti ad una presa di coscienza sui modi alternativi di utilizzare i nostri soldi, privilegiando in particolare i finanziamenti etici.
              Il giorno dopo la liturgia conclusiva, diretta dai laici e partecipata dalla comunità parrocchiale, è stata coinvolgente, con canti e la recita in più lingue delle preghiere. Significativo il fatto che non sia stato recitato il canone della consacrazione: non ne conosco i motivi, che possono essere o il timore di avventurarsi in un ambito di esclusiva spettanza sacerdotale, o il non voler forzare troppo nella direzione di una rottura con il vescovo, o anche il non avere ancora maturato una propria coscienza sacerdotale in quanto cristiani.
              In conclusione del convegno si è discusso e approvato il documento finale, che è il seguente.

22 settembre 2014
«Uscire dal pensiero unico neoliberale è l’unica uscita giusta dalla crisi europea». Questo il titolo del manifesto approvato a Buizingen, nelle Fiandre, a conclusione del IX Incontro europeo delle Cdb che si è svolto dal 19 al 21 settembre e ha visto al presenza di un centinaio di persone provenienti da Austria, Germania, Francia, Belgio (Fiandre e Vallonia), Svizzera, Italia e Spagna (Aragona, Andalusia, Paese Basco).
«Il Vangelo ci farà liberi» è il tema del nostro IX Inconto europeo delle Cdb. Sollecitati dalla questa verità, pensiamo che il neoliberismo e il pensiero unico, come forme moderne del capitalismo, sono all’origine dell’impoverimento e della morte di milioni di persone e dello stesso pianeta, precisamente nel giorno nel quale milioni di persone si mobilitano per ricordare ai governi la nostra responsabilità nel cambiamento del clima.
«L’attuale sistema economico è ingiusto e, nella sua radice, uccide», afferma papa Francesco. «Quando sono scosse le fondamenta, il giusto che cosa può fare?» (salmo 11). «Non si opprimeranno gli uni gli altri» (Levitico, 25).
Il pensiero unico stabilito dal Sistema è responsabile di gran parte dei mali della gente. Nel 1995 Ignacio Ramonet lo definì come «…una visione sociale, una ideologia che si pretende esclusiva, naturale, non discutibile, e che sostiene – tra le altre – queste tesi:
1) L’egemonia assoluta dell’economia sul resto della realtà sociale;
2) il mercato come mano invisibile capace di correggere qualsiasi tipo di disfunzione sociale;
3) l’importanza della competizione, quando quelli che dominano sono gli oligopòli e le lobbies;
4) il mercato libero, un libero scambio senza limiti;
5) la mondializzazione, nella sua accezione economico-finanziaria;
6) la divisione mondiale del lavoro;
7) la deregolazione sistematica di ogni attività sociale;
8) la privatizzazione del pubblico»
Come persone credenti in Gesù di Nazareth siamo convinte che, per imboccare una uscita diversa da questa crisi che ci domina, abbiamo l’obbligo di denunciare questi demoni del capitalismo, ivi compreso quello della guerra – strumento scelto per dominare il Sistema – perché non possiamo continuare a tacere, né a guardare dall’altra parte («il silenzio dei buoni» che tanto temeva Martin Luther King), né accettare l’uscita che ci propongono i tecnocrati e i capitalisti a costo delle sofferenze della gente.
La paura, la disinformazione, il controllo dei mass media, la manipolazione del linguaggio e il sequesto dei valori del Regno di Dio, ci addormentano e ci immobilizzano per non uscire da questo pensiero unico.
Le alternative, senza dubbio, sono chiare. Oltre a non continuare silenti, né accomodati/e nell’individuaismo borghese, né rifugiati/e in una spiritualità rilassata e immobilizzante, abbiamo il dovere di recuperare la denuncia profetica, l’evangelica correzione fraterna e l’impegno per la causa delle persone più sfruttate dal Sistema, e abbandonate ai margini: è il mandato che ci dà Gesù di Nazareth.
E, partendo dalla Teologia della liberazione, nostro compito è lottare per la liberazione delle persone oppresse, specialmente le donne che doppiamente soffrono per questa crisi, così come per la libertà e la solidarietà di tutti i popoli e di tutte le culture e identità. Perché la nostra lotta per lo sradicamento della povertà, deve poi divenire una lotta senza quartiere né tolleranza contro l’accumulazione della ricchezza e per una migliore distribuzione dei beni di questo mondo.
Buizingen, 21 settembre 2014
 Giuseppe Bettenzuoli

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