mercoledì 16 luglio 2003

Erano tre sorelle



Il Casentino tra poesia e storia


 







Itinerario dantesco





cap. terzo




 


Erano tre sorelle


 





Ella: 1863-1949 = 86 anni di vita: la scrittrice.


Dora. 1864-1960 = 96 anni di vita: la pittrice: 16 acquerelli a colori e 20 disegni a china nel testo.


C’era anche la terza sorella, la primogenita Minna:1851-1949 = 98 anni.



Oggi riposano assieme nel graveyard della Chiesa di S.Giovanni Evangelista a Sutton Verry.



Ella e Dora Noyes sono nate nel Middlesex, a nord-ovest di Londra; hanno trascorso la loro lunga vita più a sud, nello Wiltshire, vicino a Salisbury, non lontano dal famoso sito archeologico di









Stonehenge: antico sito di luce e mistero
La costruzione di Stonehenge cominciò intorno al 3000 a.C. Il corpo principale è costituito da gigantesche pietre azzurre (delle quali alcune superano i 6 m di altezza) estratte nel Galles del Sud, trasportate su zattere e poi trascinate via terra fino alla Piana di Salisbury, nell'Inghilterra meridionale, percorrendo un tragitto di oltre 322 km. Non si conosce l'esatta destinazione a cui Stonehenge doveva essere adibito, anche se il preciso allineamento delle pietre sembra confermare che i costruttori conoscessero l'astronomia e che l'ombra proiettata dalle pietre al solstizio d'estate (21 giugno) avesse un ruolo importante nelle loro cerimonie.



Ma per Ella e Dora, il sito antico di luce e di mistero è diventato Il Casentino.


Dovevano avere un fisico di ferro, perché se lo son fatto a piedi, in lungo e in largo, in alto e in basso, più dei nostri carbonai, boscaioli e cacciatori loro contemporanei. Conoscono la strada interna tra Raggiolo e Carda, se la son fatta anche per la via più lunga da Rassina a Carda (quella che oggi si fa in macchina), ti parlano di Prato di Strada, Rifiglio e Pagliericcio, Cetica e Caiano, con indicazioni di sentieri, ruscelli e fonti che neppure l'Istituto Geografico Militare, descrivono una discesa in picchiata da Monte Falco (Falterona) a Stia, in fuga da un temporale imminente che neppure Guido e Giovanna, i miei amici guide scout, gli sarebbero stati dietro. Erano fra i 30 e i 40, come Dante 6 secoli prima, negli stessi luoghi, che esse percorrono dietro di lui, come se lo vedessero. Due fenomeni. Da “Passaggio in India".


Paola è decisa a spedire Il Casentino e la sua storia ai fratelli Taviani. Chissà!








 

Oh mia patria sì bella e venduta

 

Roy: Il giorno degli sciacalli
http://www.zmag.org/Italy/roy-giornosciacalli.htm
   " Pochi giorni dopo l’inizio delle guerra, il commentatore
     televisivo Tom Brokaw ha affermato. 'Una delle cose che non
     vogliamo fare è distruggere le infrastrutture irachene, perché
     fra pochi giorni saremo noi i padroni del paese.'  [...] 
     Adesso i nuovi atti di proprietà sono stati firmati. L’Iraq non
     è più un paese, è un valore patrimoniale.        [...] La nostra
     battaglia, dunque, deve essere non solo contro chi occupa
     l’Iraq, ma anche contro i suoi nuovi padroni."
 

Quando ho sentito Berlusconi (radio radicale,discorso al Parlamento Europeo) enumerare, a memoria, partitamente, come da inventario di magazzino, i beni artistici di cui è piena l’Italia, mi son sentito emozionato e confuso: da una parte l’orgoglio italiano, il ricordo dell’ammirazione professata verso di noi da tutti gli stranieri con cui abbiamo in questi anni scambiata la casa, dall’altra un brivido: quest’uomo nomina partitamente i singoli beni (musei, chiese, monumenti, città, castelli...) come se di ognuno avesse in mente anche il prezzo di vendita. Come se l’Italia non fosse per lui un paese, ma un valore patrimoniale.


 


“O mia patria sì bella e venduta”.


 



Resistere, resistere, resistere.


 



Lo trascrivo dal mio taccuino con un po' di ritardo, ma per certe cose non è mai troppo tardi.

Il Casentino visto dalle sorelle Noyes


 


Il Casentino tra poesia e storia


 






Itinerario dantesco


 




cap. secondo


 





Per raggiungere la foce dell’Archiano, non avevano avuto problemi, 100 anni fa esatti, le sorelline Noyes, che così ce lo raccontano:









You may follow to-day the course of the dying Ghibelline warrior over the fields once sprinkled with his blood to his place of death. Or if you take the high road towards Bibbiena and turn off about three miles beyond Poppi at the bridge which crosses the Archiano, and keep along the edge of the stream be­tween the slender ranks of the poplars, you will quickly reach the spot where it loses itself and its vocabol in Arno. As a rule the Archiano is no more than a shallow rivulet, rippling merrily into the fuller current of the “royal river.” In the summer, when the rocky crannies where the hermits nest far aloft are parched and moistureless, it shrinks to a mere trickle. But the great tongue of shingly beach which runs out just at the meeting of the streams tells its tale of swollen waters. Here on the whitened stones one sits and thinks of that blind stumble, the gasp of Mary’s name, the fall in the sweating moment before the breaking of the storm. Then the sudden loosing of the rains, the down rush of the spate that nothing could hold in, the rigid body swept into the Arno, its arms unclasped, tossed over and over by shore and deep, and buried and wound at last in the drift of weeds and mud.


At all times this is a lonely and meditative place. To-day a solitary peasant guides his oxen in the field close by, and stops to watch the stranger passing. We are in December. The water flows dark and quiet, contained within its narrow channel. A white fog lies upon the tree tops and everything is very stili. But up there on the unseen heights the north wind is already unchained, and will tear up the shroud an hour hence, and toss up the great billows into the wild blue, ready for the morrow’ s snowstorm. But when summer comes again, six months hence, with its sudden clouds, the nightingales, hidden in that grove of trees, now leafless and dim, beside the water’s edge, will be singing the lament of Buonconte, loud and piercingly, as on that June evening long ago when the storm had passed away, and all the heavy odours, loosened by rain from grass and weeds, will float up like incense on a dead man’s grave. At no moment of the year can the place be other than sad.


 


Ella e Dora Noyes - The Casentino and its story - London, New York 1905.


Si può rifare, oggi, il percorso del guerriero ghibellino morente sui campi macchiati del suo sangue, verso il luogo della sua morte. Se si percorre la via maestra verso Bibbiena e si svolta, tre miglia oltre Poppi, al ponte sull’Ar­chiano e si continua lungo la corrente tra le file snelle dei pioppi, si giunge presto alla confluenza con l’Arno dove il vocabol suo diventa vano. Di solito l’Archiano non è che un rivoletto d’acqua bassa che corre, increspandosi, a gettarsi nella corrente più grande de “lo fiume real”.


D’estate, quando le gole dei monti in alto, dove si rifugiano gli eremiti, sono arse e senza più umidità, l’Ar­chiano si riduce ad un sottile filo d’acqua. Ma la grande distesa di spiaggia ghiaiosa alla sua confluenza con l’Arno dà l’idea di cosa diventi quando è in piena. Qui, seduti sulle pietre sbiancate, si pensa a quel cieco barcollante, al rantolo che invoca il nome di Maria, alla caduta nel momento che precede la tempesta. Poi l’improvviso scatenarsi della piog­gia, il correr giù della piena, che niente può arrestare, il corpo rigido spazzato via dentro l’Arno, le sue braccia non più in croce, rotolato via fra sponda e corrente, seppellito, alla fine e cinto dalla “preda” del fiume.


In ogni stagione questo è un posto isolato, che induce alla meditazione. Oggi un contadino solitario, che guida i suoi buoi in un campo qui vicino, si ferma a guardar passare il forestiero. L’acqua scorre calma e scura fra gli argini stretti. Ma lassù, sulle alture invisibili, il vento del nord è già scatenato e fra poco lacererà la cortina di nebbia, e la sballotterà in grandi cavalloni di nubi, nel blu intenso del cielo, domani le nubi porteranno la neve. Ma quando, fra sei mesi, verrà l’estate con le sue nubi improvvise, gli usignoli, nascosti nel fitto fogliame di questi alberi, ora nudi e scuri, qui sul margine del torrente, canteranno il lamento di Buonconte, con voce sonora e triste canteranno, come quella sera di giugno di tanti anni fa, quando la tempesta era passata e gli odori grevi dell’erba e dei cespugli, liberati dalla pioggia, fluttuavano come l’incenso sopra la tomba di un morto. In ogni momento dell’anno questo posto non potrà essere che triste.



 


Ella e Dora Noyes - Il Casentino e la sua storia. Traduzione di Amerigo Citernesi - Ed. Fruska Stia (Ar) 2001


NB. quando non si apre qualche immagine cliccando sulla parola calda, aprite l'intero album e cercate la foto, per esempio, nella casella "Casentino". Grazie.

mercoledì 9 luglio 2003

Mappa del Casentino



 


Una mappa panoramica del Casentino. Si distingue l'incontro dell'Archiano con l'Arno. La piana di Campaldino sta tra Borgo alla Collina, Castel S.Niccolò e Poppi, sulla riva sinistra dell'Arno, che scorre da Nord (Falterona) a Sud (Bibbiena, Rassina verso Arezzo).

Il Casentino tra poesia e storia - 1




 


Il Casentino tra poesia e storia





Itinerario dantesco.


 







Dedicato a Carlo Cipriani, sindaco di Poppi.







Primo capitolo: Alla foce dell'Archiano.






"Li ruscelletti che de’ verdi colli


del Casentin discendon giuso in Arno


facendo i lor canali freddi e molli



sempre mi stanno innanzi..."


(Inferno, c.XXX, 64-67)







Dante scriveva questi versi forse da Lucca, dove pare abbia composto buona parte dell’Inferno; io li rammento qui da Firenze, nel Luglio 2003, appena ritornato dalle Lame, ospite fortunato di Stefano e Mariella, in quel di Ortignano Raggiolo, sotto le pendici del Pratomagno.


Nelle mie passeggiate domenicali con Franco e Pinuccia, Massimo, Mario e Sergio, ho sempre modo di rivivere il gusto del viandante che, a piedi o a cavallo, percorre i sentieri delle Foreste Casentinesi e può fermarsi a ogni giro di vallata alle sorgenti fresche e quasi diaccie (fiorentinismo) che danno vita ai canali freddi e molli, sempre, anche in queste torride e siccitose giornate dell’estate 2003 che arroventa l’Italia. L’espressione di Pinuccia e Franco quando affondano la faccia nell’acqua ghiaccia della fonte del Duca...Ho bellissimi ricordi di scarpinate sulle montagne d’Abruzzo e di ascensioni sulle valli dolomitiche, ma l’acqua che zampilla da tutte le parti come in Casentino non l’ho mai trovata.


Dante il Casentino lo conosceva bene: Porciano, Romena, Poppi sono state sedi di lunghe permanenze nei primi anni dell’esilio e anche più tardi, verso il 1311. In Casentino ha conosciuto la figlia di Buonconte da Montefeltro e la moglie del Conte Ugolino; in Casentino ha incontrato il fratello di Francesca da Rimini, che di Rimini non era ma di Ravenna. Poco importa.


Ora succede che Barbabianca si faccia settimanalmente – avanti e indietro - la strada che Dante Alighieri poté fare solo una volta, biglietto di sola andata: Firenze-Casentino. Succede così che ogni settimana, o che sia corriera o che sia Fiat Uno, si trova a passare sotto i castelli di Romena e di Poppi e molto vicino a quelli di Porciano e Castel S.Niccolò, sempre attraversando la piana di Campaldino con il cartello “ qui l’11 giugno 1989 avvenne lo scontro tra Fiorentini e Aretini, al quale partecipò Dante Alighieri” e poi la “valigia” lasciata da Dante in cima a una colonna nel bel centro del campo di battaglia...


8000 fiorentini contro 6000 aretini: 1700 morti ammazzati solo tra gli aretini, i miei compatrioti, “forati nella gola” o squarciati come i dannati della nona bolgia...



“Chi porìa mai pur con parole sciolte


dicer del sangue e delle piaghe a pieno


ch’i’ ora vidi per narrar più volte?”


(Inferno, XXVIII, 1-3).



E i cavalli sbudellati da sotto dai fanti appiedati...Una vera porca grande battaglia; la definitiva sconfitta delle classi a cavallo, la trionfante vittoria della borghesia mercantile. Spazzato via il vecchiume e avanti col progresso, la violenza-come fino ad oggi - levatrice maledetta della storia.


Succede anche che in tutte le scarpinate fatte tra i boschi di Camaldoli e sui campi aperti del Pratomagno Pinuccia ferma il gruppo e impone a Mario di raccontare Dante:


E Mario incomincia: Io fui di Montefeltro, io son Buonconte ...Tutto il Quinto del Purgatorio con l’Archiano in piena che trascina il corpo ormai cadavere di Buonconte, giovane e bello, poco più grande di Dante, e poi lo copre con i detriti. Cento volte sentito il canto da Mario, cento volte ascoltato in silenzio e a bocca aperta.


Ecco così che – sollecitato da tante reminescenze - l’11 Giugno del 2003 Barbabianca sale in bicicletta e, sotto la guida di Stefano, va in cerca di Buonconte, alla foce dell’Archiano. Dov’è la foce? Pochi casentinesi la conoscono, ma Stefano c’è nato quasi sopra e mi fa da guida. Che pochi la conoscano non è per infingardaggine. Di fatto la foce oggi è irraggiungibile; non esiste più sentiero. Bisogna posare le biciclette sul greto del fiume, 400 metri prima della foce, attraversare un campo arato, farsi largo sull’argine coperto di spini e ortiche (consigliati calzoni jeans, scarpe alte e stagione asciutta). Ma ci siamo arrivati e abbiamo fatto la documentazione fotografica.


Riassumiamo la marcia di avvicinamento alla foce dell’Archiano.


Venendo da Poppi, prima di Bibbiena, all’altezza della nuova Coop, deviare per Ortignano –Raggiolo; dopo 300 metri prendere la nuova strada, a sinistra, che va verso la stazione e il centro di Bibbiena bassa: a 100 metri c’è il ponte sull’Archiano (foto). Dal ponte alla foce, che non si vede, ci saranno 500 metri, ma non esiste passaggio pedonale. Solo i solchi lasciati dai trattori che arano quelle terre, irrigue e fertili, adatte alle culture di ortaggi e granturco. Con Stefano, che fa da guida, lasciamo le biciclette sul greto del fiume e, con fatica, ci inotriamo attraverso un campo da poco arato. Fortunatamente l’ultima pioggia risale a una settimana fa. Con fatica raggiungiamo la foce. Il luogo è abbandonato, ma la visione è amena: l’Arno e l’Archiano, piena estate 2003, hanno ancora sufficiente acqua per formare una bella distesa liquida tutta immersa nel verde. Mentre Stefano scatta qualche foto rievoco Dante:



“Lo corpo mio gelato in su la foce


trovò l'Archian rubesto; e quel sospinse


ne l'Arno, e sciolse al mio petto la croce



ch'i' fe' di me quando il dolor mi vinse;


voltommi per le ripe e per lo fondo,


poi di sua preda mi coperse e cinse."




La preda dell’Archiano, e cioè i detriti della corrente, hanno riempito la bocca della foce, costruendo una solida duna che costringe l’acqua a restringersi sul lato destro, dove scorre veloce e gorgogliando.


Quella duna copre, nel mio immaginario, le ossa di Buonconte; ed io ci sono sopra con i piedi. Pochi Km avanti, lungo l’Arno, tra Poppi e Bibbiena, si passa attraverso una località chiamata da sempre “le tombe”. Nel mio immagianrio là, dove ora vado a comprare le piantine e i semi per l’orto, ci sono sepolte le ossa di 1700 aretini.


Girando lo sguardo, dando le spalle alla foce, ecco lassù sulla linea dei monti il profilo inconfondibile del “crudo sasso” che sta fra Tevero e Arno, la Verna con S.Francesco e poco sotto non visibile Caprese Michelangelo. Quante suggestioni, amici miei.


“Ogni sguardo è uno sguardo alla storia” è scritto in quattro lingue sul fascicolo “Appennino Aretino” curato dal Consorzio omonimo. Sul fascicolo “Casentino” curato dalla Comunità Montana del Casentino, la pg.7 è intitolata “Casentino tra poesia e leggenda”; ci sono citati D’Annunzio, dino Campana, Emma Perodi, ma non Dante. Motivo di più per giustificare l'argomento oggi intrapreso da Barbabianca.


La terra natia è sempre magia. Come in premessa, dedico questo post e quelli che verranno a un vecchio, caro amico di famiglia, l'attuale sindaco di Poppi, mia terra natale, che, a quanto mi dicono, si fa molto onore e contribuisce in pieno - per la sua parte - a mantenere e ridare lustro e gloria a questa valle che ha sempre colpito gli occhi e la fantasia dei visitatori non distratti, illustri e meno illustri. Con lui, in anni ormai lontani, ho avuto modo di saggiare boschi e prati, fonti e ruscelletti dell'alto Casentino, in caccia di starne, beccacce e lepri. Oggi lui prosegue con la caccia selezionata a daini e caprioli. Devo ammettere, sincerità per sincerità, che il gioco della caccia, quella seria, fatta col cane e dentro le regole, dà emozioni uniche, crea un contatto con l'ambiente e la natura, che i tifosi della formula uno probabilmente non potranno mai neppure lontanamente immaginare. Ma per carità, a ognuno il suo spazio.


Stavo andando fuori tema. Tra i visitatori allora non illustri, ma oggi sì, sempre di più apprezzati e riconosciuti, mi piace ricordare due sorelline inglesi che, un secolo fa, si sono perlustrate passo a passo, tutto il casentino, innamorandosene perdutamente e rievocandolo in maniera splendida e piena di patos, con la penna e col pennello: Ella e Dora Noyes.



Per raggiungere la foce dell’Archiano, non avevano avuto problemi, 100 anni fa esatti, le sorelline Noyes, che così ce lo raccontano e illustrano:






( Continua alla prossima puntata).

martedì 8 luglio 2003


Pistoleri di ieri e di oggi



di Kenneth Kusmer

(...) In democrazia, la politica non è mai troppo a lungo separata dalla cultura. È ozioso voler stabilire quale delle due abbia più probabilità di influenzare l'altra. Sul lungo periodo, il loro rapporto è sempre simbiotico. Nella post-modernità, quando l'attenzione all'immagine è pressoché universale e i sondaggi d'opinione forniscono ai politici una lettura istantanea delle opinioni del pubblico, il rapporto tra politica e cultura diventa ancor più stretto. Ci sono fasi di dissonanza, quando emergono nuove norme culturali (specialmente tra i giovani) che sfidano la tradizione consolidata. Ma persino in questi casi, rotture culturali di questo tipo riflettono in realtà dei conflitti politici. Negli anni Sessanta e Settanta, si può affermare che cultura e politica seguirono una strada parallela in quel conflitto che, in entrambe le sfere, rifletteva fedelmente le profonde divisioni che a quel tempo stavano dilagando nella società americana.
Lo sbriciolamento del consenso politico al liberalismo iniziato nel 1968 fu accompagnato dalla ricerca di un nuovo centro, una nuova egemonia, sul terreno politico e su quello culturale. Tuttavia i rovesci politici del periodo 1968-1976 - in particolare la débacle in Vietnam, il Watergate, le dimissioni di Nixon, l'inchiesta sulla Cia della commissione guidata dal senatore Frank Church (1975) - misero provvisoriamente la Nuova Destra sulla difensiva, compromettendo la sua già latente tendenza a raccogliere consensi. Di conseguenza, quel periodo fu contrassegnato da un'eccezionale vitalità intellettuale, che vide l'emergere di un certo numero di scrittori che misero a punto una versione più matura e ricca di sfumatura del pensiero critico, spesso puerile, della Nuova Sinistra dei tardi anni Sessanta. Alle sofisticate analisi di Theodore Roszak sulla controcultura, del 1967, e quelle di Kenneth Kenniston sui giovani di estrema sinistra, del 1968, seguì una notevole produzione di volumi di giornalismo investigativo, tra i quali la ricostruzione di Seymour Hersh del massacro di Mai Lay in Vietnam (1969), l'inchiesta di Tom Wicker sulla rivolta del carcere di Attica, A Time to Die (1971), la corposa biografia critica di Robert Moses, scritta da Robert Caro, The Power Broker (1974) e naturalmente Tutti gli uomini del Presidente di Bob Woodward e Carl Bernstein (1975), che svela il ruolo avuto dai due giornalisti nella scoperta dello scandalo Watergate. Un libro che influenzò molti giovani che avevano coscienza dei problemi sociali, indirizzandoli verso la carriera giornalistica. In quel periodo ci fu anche la prima clamorosa fase del movimento di liberazione delle donne, annunciato dalla pubblicazione di una grande quantità di libri femministi che ebbero larga diffusione, come L'eunuco femmina di Germaine Greer, accanto ai primi lavori accademici significativi nel campo della storia delle donne. Infine, in quello che si sarebbe rivelato come uno dei movimenti più duraturi di quel periodo, ci fu un improvviso aumento dell'interesse per i problemi ambientali, una preoccupazione simbolizzata dalla celebrazione della prima Giornata della Terra, nel 1970.



Continua...

giovedì 3 luglio 2003

1. UN MOMENTO ''PERICOLOSO'' PER LA LAICITA' ITALIANA

Il Parlamento italiano sta approvando una serie di provvedimenti cari alle
gerarchie ecclesiastiche, che per ovvio contrappasso costituiscono una grave
ferita alla laicità dello Stato.
Imminente e' l'entrata in ruolo degli insegnanti di religione. Il disegno di
legge governativo n. 2480/B e' stato già licenziato con modifiche dai due
rami del Parlamento (dal Senato durante il mese di giugno): e' ora tornato
alla Camera dei Deputati per la ratifica, puramente formale, di due punti
concernenti la copertura finanziaria del provvedimento. Preoccupante e'
soprattutto la possibilita' che tali insegnanti, una volta in ruolo,
transitino verso altri insegnamenti (italiano, storia, filosofia,
addirittura storia dell'arte), provocando di fatto una confessionalizzazione
del corpo docente della scuola pubblica, la stessa a cui si tagliano i fondi
e si riducono gli organici (ma solo nelle altre materie).
Altro provvedimento in discussione presso la XII Commissione del Senato
(Igiene e sanita') e' il disegno di legge n. 1514, gia' approvato dalla
Camera, riguardante la procreazione medicalmente assistita. Contro questa
proposta liberticida l’Associazione Luca Coscioni, Radicali Italiani, le
associazioni Madre Provetta, Mammeonline, Cerco un bimbo e la Federazione
Giovanile Repubblicana stanno organizzando per il 9 luglio una ''staffetta
oratoria'' davanti al Senato, dalle 15 alle 20. Anche l'UAAR sara' della
partita, sperando che gli organi d'informazione diano una copertura adeguata
dell'evento.
Nel frattempo, il 19 giugno e' stata approvata dalla Camera dei Deputati la
proposta di legge sulle ''Disposizioni per il riconoscimento della funzione
sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attivita' similari e
per la valorizzazione del loro ruolo''. Contro il provvedimento hanno votato
solo 13 deputati: 361 i favorevoli, 3 gli astenuti. Durante la sua
dichiarazione di voto contraria, l'On. Tiziana Valpiana (RC) ha dichiarato:
''Vorrei sottolineare una mia richiesta: che, accanto ai rappresentanti
delle diverse religioni presenti nel nostro paese, potessero essere auditi
anche i rappresentanti dell'UAAR (Unione Atei e Agnostici Razionalisti);
questa audizione non e' stata nemmeno ammessa, tanto lontano e' il vostro
pensiero dell'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge''.
Al contrario, il testo sulla liberta' religiosa, volto al superamento della
legislazione sui ''culti ammessi'', risalente al ventennio fascista, e'
stato nuovamente bloccato per i rigurgiti fondamentalisti di alcuni membri
della maggioranza di governo. Il relatore Bondi (FI) ha dovuto chiedere il
rinvio della discussione, in seguito all'approvazione di un emendamento
assurdo che vieta di edificare nuovi edifici di culto o di adibire al culto
edifici gia' esistenti in prossimità di luoghi di culto appartenenti ad
altra confessione religiosa. Ricordiamo che, in questo caso, una delegazione
UAAR fu audita lo scorso ottobre dalla Commissione Affari Costituzionali
della Camera.
Infine, l'approvazione delle intese con i Testimoni di Geova ed i Buddhisti,
il cui testo fu sottoscritto dal governo nell'ottobre 1999, giace sempre
piu' dimenticato in attesa della votazione parlamentare: il danno economico
che potrebbe causare alla Chiesa cattolica, in sede di ripartizione delle
scelte inespresse sull'otto per mille, giustifica evidentemente questa
violazione alle più elementari regole della convivenza civile. Anche L'UAAR
e' in attesa da anni di una risposta da parte della Presidenza del
Consiglio, dopo il ricorso vinto presso il Consiglio di Stato in merito
all'avvio di trattative per la tutela giuridica dei diritti dei cittadini
atei e agnostici.
Insomma, un quadro sempre piu' cupo che non promette nulla di buono: nel
frattempo, nella vicina Spagna, l'ora di religione cattolica e' di fatto
tornata obbligatoria...

Vedi www.uaar.it