mercoledì 16 luglio 2003

Il Casentino visto dalle sorelle Noyes


 


Il Casentino tra poesia e storia


 






Itinerario dantesco


 




cap. secondo


 





Per raggiungere la foce dell’Archiano, non avevano avuto problemi, 100 anni fa esatti, le sorelline Noyes, che così ce lo raccontano:









You may follow to-day the course of the dying Ghibelline warrior over the fields once sprinkled with his blood to his place of death. Or if you take the high road towards Bibbiena and turn off about three miles beyond Poppi at the bridge which crosses the Archiano, and keep along the edge of the stream be­tween the slender ranks of the poplars, you will quickly reach the spot where it loses itself and its vocabol in Arno. As a rule the Archiano is no more than a shallow rivulet, rippling merrily into the fuller current of the “royal river.” In the summer, when the rocky crannies where the hermits nest far aloft are parched and moistureless, it shrinks to a mere trickle. But the great tongue of shingly beach which runs out just at the meeting of the streams tells its tale of swollen waters. Here on the whitened stones one sits and thinks of that blind stumble, the gasp of Mary’s name, the fall in the sweating moment before the breaking of the storm. Then the sudden loosing of the rains, the down rush of the spate that nothing could hold in, the rigid body swept into the Arno, its arms unclasped, tossed over and over by shore and deep, and buried and wound at last in the drift of weeds and mud.


At all times this is a lonely and meditative place. To-day a solitary peasant guides his oxen in the field close by, and stops to watch the stranger passing. We are in December. The water flows dark and quiet, contained within its narrow channel. A white fog lies upon the tree tops and everything is very stili. But up there on the unseen heights the north wind is already unchained, and will tear up the shroud an hour hence, and toss up the great billows into the wild blue, ready for the morrow’ s snowstorm. But when summer comes again, six months hence, with its sudden clouds, the nightingales, hidden in that grove of trees, now leafless and dim, beside the water’s edge, will be singing the lament of Buonconte, loud and piercingly, as on that June evening long ago when the storm had passed away, and all the heavy odours, loosened by rain from grass and weeds, will float up like incense on a dead man’s grave. At no moment of the year can the place be other than sad.


 


Ella e Dora Noyes - The Casentino and its story - London, New York 1905.


Si può rifare, oggi, il percorso del guerriero ghibellino morente sui campi macchiati del suo sangue, verso il luogo della sua morte. Se si percorre la via maestra verso Bibbiena e si svolta, tre miglia oltre Poppi, al ponte sull’Ar­chiano e si continua lungo la corrente tra le file snelle dei pioppi, si giunge presto alla confluenza con l’Arno dove il vocabol suo diventa vano. Di solito l’Archiano non è che un rivoletto d’acqua bassa che corre, increspandosi, a gettarsi nella corrente più grande de “lo fiume real”.


D’estate, quando le gole dei monti in alto, dove si rifugiano gli eremiti, sono arse e senza più umidità, l’Ar­chiano si riduce ad un sottile filo d’acqua. Ma la grande distesa di spiaggia ghiaiosa alla sua confluenza con l’Arno dà l’idea di cosa diventi quando è in piena. Qui, seduti sulle pietre sbiancate, si pensa a quel cieco barcollante, al rantolo che invoca il nome di Maria, alla caduta nel momento che precede la tempesta. Poi l’improvviso scatenarsi della piog­gia, il correr giù della piena, che niente può arrestare, il corpo rigido spazzato via dentro l’Arno, le sue braccia non più in croce, rotolato via fra sponda e corrente, seppellito, alla fine e cinto dalla “preda” del fiume.


In ogni stagione questo è un posto isolato, che induce alla meditazione. Oggi un contadino solitario, che guida i suoi buoi in un campo qui vicino, si ferma a guardar passare il forestiero. L’acqua scorre calma e scura fra gli argini stretti. Ma lassù, sulle alture invisibili, il vento del nord è già scatenato e fra poco lacererà la cortina di nebbia, e la sballotterà in grandi cavalloni di nubi, nel blu intenso del cielo, domani le nubi porteranno la neve. Ma quando, fra sei mesi, verrà l’estate con le sue nubi improvvise, gli usignoli, nascosti nel fitto fogliame di questi alberi, ora nudi e scuri, qui sul margine del torrente, canteranno il lamento di Buonconte, con voce sonora e triste canteranno, come quella sera di giugno di tanti anni fa, quando la tempesta era passata e gli odori grevi dell’erba e dei cespugli, liberati dalla pioggia, fluttuavano come l’incenso sopra la tomba di un morto. In ogni momento dell’anno questo posto non potrà essere che triste.



 


Ella e Dora Noyes - Il Casentino e la sua storia. Traduzione di Amerigo Citernesi - Ed. Fruska Stia (Ar) 2001


NB. quando non si apre qualche immagine cliccando sulla parola calda, aprite l'intero album e cercate la foto, per esempio, nella casella "Casentino". Grazie.

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