giovedì 6 agosto 2009

Guarda che luna









Ce l'ho proprio davanti a casa, qui sulla collina sopra S.Piero in frassino. "De la padella del ciel la gran frittata". Accanti a lei Giove. Nient'altro nel cielo. Ieri sera ho puntato per la prima volta il telescopio verso la luna. Non fatto l'allineamento del mirino al reticolo, ma non è stato difficile centrare la gran frittata. Più complesso il puntamento di Giove, ma alla fine è arrivato; d'altronde, come satellite della terra è enorme. Da solo, leggo nei testi, contiene quasi il 70% di tutta la massa del sistema planetario. Era lì lì per diventare una stella..ma non ce l'ha fatta.



E poi li ho visti: 3, più forse un quarto, piccolo e vicinissimo a lui, tutti in fila retta, dalla parte del destra (nel telescopio, quindi, forse, dalla sinistra nella realtà): i satelliti. Sidereus nuncius, quattri secoli fa esatti, di queste notti. Annuncio per me ancora prematuro, ma stasera lo posso dare anch'io: i satelliti sono 2 sempre a destra, mamolto distanziati in cfr a ieri. E gli altri 2? Mi son cavato gli occhi per vederli dalla parte opposta, ma niente. Saranno dietro. Li aspetto al varco le prossime sere.



Fu un annuncio che spaccò il cielo, letteralmente lo ruppe. Perché Giove non poteva essere imbulonato dentro la sua sfera di cristallo se quattro cinque astri birichini si divertivano a pigliarlo in giro girandogli intorno. Appriti cielo! E il cielo si aprì davvero ricadendo in testa al povero Galileo che per non far la fine di Giordano Bruno (l'odore della brace si sentiva ancora, di quei tempi) dovette dire al solito papa infallibile nello sbagliare, allora come oggi e forse sempre: 'un n'è vero niente; mi so' sbagliato; lo giuro in ginocchio. E il papocchio s'accontentò di mandarlo a domicilio coatto. Per questa volta. L'infallibile Rutzinger486.




La parola a Galileo:




Il giorno sette gennaio, dunque, dell'anno milleseicentodieci, a un'ora di notte, mentre col cannocchiale osservavo gli astri mi si presentò Giove; poiché mi ero preparato uno strumento eccellente, vidi (e ciò prima non mi era accaduto per la debolezza dell'altro strumento) che intorno gli stavano tre stelle piccole ma luminosissime; e quantunque le credessi del numero delle fisse, mi destarono una certa meraviglia, perché apparivano disposte esattamente secondo una linea retta e parallela all'eclittica, e più splendenti delle altre di grandezza uguale alla loro.




Fra loro e rispetto a Giove erano in questo ordine:








figura 13




cioè due stelle erano a oriente, una a occidente. La più orientale e l'occidentale apparivano un po' maggiori dell'altra: non mi curai minimamente della loro distanza da Giove, perché, come ho detto, le avevo credute fisse. Quando, non so da qual destino condotto, mi rivolsi di nuovo alla medesima indagine il giorno otto, vidi una disposizione ben diversa: le tre stelle infatti erano tutte a occidente rispetto a Giove, e più vicine tra loro che la notte antecedente e separate da eguali intervalli, come mostra il disegno seguente:








figura 14




A questo punto, non pensando assolutamente allo spostamento delle stelle, cominciai a chiedermi in qual modo Giove si potesse trovare più ad oriente delle dette stelle fisse, quando il giorno prima era ad occidente rispetto a due di esse. Ed ebbi il dubbio che Giove non fosse per caso diretto, diversamente dal calcolo astronomico, ed avesse col proprio moto oltrepassato quelle stelle. Per questo con gran desiderio aspettai la notte successiva: ma la mia speranza fu resa vana, perché il cielo fu tutto coperto di nubi.










Ma il giorno dieci le stelle mi apparvero in questa posizione rispetto a Giove:








figura 15




cioè ve n'erano due soltanto, ed entrambe orientali: la terza, come supposi, era nascosta sotto Giove. Erano come prima sulla stessa retta con Giove, e poste esattamente secondo la linea dello Zodiaco. Quando vidi questo e compresi che in alcun modo potevano attribuirsi a Giove simili spostamenti, sapendo inoltre che le stelle osservate eran sempre le stesse (nessun'altra precedente o seguente ve n'era entro grande intervallo sulla linea dello Zodiaco), mutando la perplessità in meraviglia, compresi che l'apparente mutazione non era di Giove ma delle stelle da me scoperte; e per questo pensai di dovere da allora in poi osservare a lungo il fenomeno attentamente e scrupolosamente.



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