"Dante in Casentino" l'11 Novembre 2009, al Park Hotel di Ponte a Poppi, invitato dal Rotary locale. Un Dante resuscitato al 1309 e ascoltato da spettatori attoniti. Un Dante incazzato. Sembrava Tonino Di Pietro, insieme a Beppe Grillo, D.Paolo Farinella, Michele Santoro e Marco Travaglio alle prese con Berlusconi e con l'andazzo generale dell'Italia d'oggi. Prima ha preso in mano il XIV del Purgatorio e rivolgendosi a Mario, Presidente dell'assemblea, nativo di Ravenna e casentinese da 40 anni, ha esordito:
Questi è Rinier; questi è 'l pregio e l'onore
de la casa da Calboli, ove nullo
fatto s'è reda poi del suo valore.
E non pur lo suo sangue è fatto brullo,
tra 'l Po e 'l monte e la marina e 'l Reno,
del ben richesto al vero e al trastullo;
ché dentro a questi termini è ripieno
di venenosi sterpi, sì che tardi
per coltivare omai verrebber meno.
Ov' è 'l buon Lizio e Arrigo Mainardi?
Pier Traversaro e Guido di Carpigna?
Oh Romagnuoli tornati in bastardi!
Quando in Bologna un Fabbro si ralligna?
quando in Faenza un Bernardin di Fosco,
verga gentil di picciola gramigna?
Non ti maravigliar s'io piango, Tosco,
quando rimembro, con Guido da Prata,
Ugolin d'Azzo che vivette nosco,
Federigo Tignoso e sua brigata,
la casa Traversara e li Anastagi
(e l'una gente e l'altra è diretata),
le donne e ' cavalier, li affanni e li agi
che ne 'nvogliava amore e cortesia
là dove i cuor son fatti sì malvagi.
O Bretinoro, ché non fuggi via,
poi che gita se n'è la tua famiglia
e molta gente per non esser ria?
Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia;
e mal fa Castrocaro, e peggio Conio,
che di figliar tai conti più s'impiglia.
Ben faranno i Pagan, da che 'l demonio
lor sen girà; ma non però che puro
già mai rimagna d'essi testimonio.
O Ugolin de' Fantolin, sicuro
è 'l nome tuo, da che più non s'aspetta
chi far lo possa, tralignando, scuro.
Ma va via, Tosco, omai; ch'or mi diletta
troppo di pianger più che di parlare,
sì m'ha nostra ragion la mente stretta».
Poi è passato al canto VI dello stesso Purgatorio e ha cominciato:
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
Quell' anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.
Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s'alcuna parte in te di pace gode.
Che val perché ti racconciasse il freno
Iustinïano, se la sella è vòta?
Sanz' esso fora la vergogna meno.
Ahi gente che dovresti esser devota,
e lasciar seder Cesare in la sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota,
guarda come esta fiera è fatta fella
per non esser corretta da li sproni,
poi che ponesti mano a la predella.
E se licito m'è, o sommo Giove
che fosti in terra per noi crucifisso,
son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?
Ché le città d'Italia tutte piene
son di tiranni, e un Marcel diventa
ogne villan che parteggiando viene.
Fiorenza mia, ben puoi esser contenta
di questa digression che non ti tocca,
mercé del popol tuo che si argomenta.
Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca
per non venir sanza consiglio a l'arco;
ma il popol tuo l'ha in sommo de la bocca.
Molti rifiutan lo comune incarco;
ma il popol tuo solicito risponde
sanza chiamare, e grida: «I' mi sobbarco!».
Or ti fa lieta, ché tu hai ben onde:
tu ricca, tu con pace e tu con senno!
S'io dico 'l ver, l'effetto nol nasconde.
Quante volte, del tempo che rimembre,
legge, moneta, officio e costume
hai tu mutato, e rinovate membre!
E se ben ti ricordi e vedi lume,
vedrai te somigliante a quella inferma
che non può trovar posa in su le piume,
ma con dar volta suo dolore scherma.
A questo punto ha chiuso il libro e guardando negli occhi gli astanti rimasti a bocca aperta, ha proseguito:
Sette secoli fa sono stato qui in Casentino: una prima volta, ancora molto giovane, avevo rischiato la pelle in battaglia, una seconda volta vi ho trovato rifugio e asilo politico in un momento tra i più neri della mia vita. Ho girato in lungo e in largo questi posti, ho avuto la possibilità di far fronte alle necessità della vita, grazie all'ospitalità dei Conti Guidi e alla vostra generosità e laboriosità; non solo, qui ho avuto l'opportunità di frequentare le biblioteche dei vallombrosani della Badia di Poppi, dei Romualdiani di Camaldoli e dei Francescani della Verna, qui ho scritto il Convivio, il De Vulgari Eloquentia e, soprattutto, qui, a contatto con luoghi per me memorabili, ho sentito forte in cuore l'impulso a raccontare la mia storia in versi , che mi hanno reso famoso a tutt'oggi, come avevo preveduto. Mi venne naturale, nella situazione in cui ero stato cacciato cominciare con le parole che tutti voi conoscete:
nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai in una selva oscura...
Vi fu un momento, qui in Casentino, in cui il mio cuore si riaprì alla speranza; davvero sembrava che l'Italia sarebbe ritornata ad essere il giardino dell'Impero con la venuta dell'Imperatore Arrigo. Stasera rivivo con voi quei momenti, quando scrivevo:
Ecco ora il tempo accettevole, nel quale sorgono i segni della consolazione e della pace. Un giorno nuovo infatti comincia a splendere mostrando dal suo nascere l'aurora che già riduce le tenebre della lunga calamità; e già le brezze orientali si fanno più frequenti; rosseggia il cielo ai confini dell'orizzonte e conforta le speranze delle genti di dolce serenità.
O Italia, ora degna di pietà perfino per i Saraceni, rallegrati ormai, che presto sembrerai degna di invidia dovunque, poiché il tuo sposo, conforto del mondo e gloria del tuo popolo, il clementissimo Enrico, divo e Augusto e Cesare s'affretta alle nozze.
Asciuga le lacrime e cancella i segni dell'afflizione, o bellissima, è vicino colui che ti libererà dal carcere degli empi, che percuotendo a fil di spada i malvagi li disperderà e affiderà la sua vigna ad altri agricoltori che al tempo del raccolto diano in cambio il frutto di giustizia.
E voi che piangete oppressi "sollevate l'animo ché vicina è la vostra salvezza". Prendete il sarchio della buona umiltà e, spezzate le zolle della riarsa animosità, spianate il campicello della vostra mente affinché la pioggia celeste, per caso venendo prima che sia gettata la vostra semente, non cada a vuoto dall'alto.
Non si ritragga da voi la grazia divina come la rugiada quotidiana dal sasso, ma come una valle feconda concepite e germinate il verde; il verde, dico, fruttifero di vera pace; e di questa verdezza rinascendo la vostra terra, il nuovo agricoltore dei Romani aggiogherà con maggior rispetto e con maggiore fiducia i buoi della sua saggezza.
Perdonate, perdonate già da ora, o carissimi, voi che con me avete sofferto ingiustizia perché l'ettoreo pastore vi conosca come pecore del suo ovile; sebbene gli sia stato concesso da Dio l'esercizio della punizione temporale, tuttavia, per risentire egli della bontà di Colui dal quale come da un punto si biforca la potestà di Pietro e di Cesare, volentieri punisce la sua famiglia ma più volentieri ne ha pietà.
"Non dunque camminate come anche i Gentili camminarono nella vanità del senso", oscurati dalle tenebre, ma aprite gli occhi della vostra mente e riconoscete che il Signore del cielo e della terra ha stabilito per noi un re.
Voi sapete che me ne andai dal Casentino con la morte nel cuore e la delusione più totale; ma questo non mi impedisce di capire che ho un debito di riconoscenza per questa valle aspra e forte come la selva selvaggia dell'inizio della mia Commedia. Ho rivisto con piacere il Castello di Poppi ancora così ben conservato, Porciano con la sua torre rimasta e ben restaurata, Romena ancora là visibile, sempre suggestiva..Pratovecchio mi ha risvegliato ricordi indelebili. Quello però che più mi ha colpito sono i sentieri nei boschi sotto il Falterona: avessimo noi fuggiaschi avuto le indicazioni che segnalano tutti i sentieri e i tempi di percorrenza; per me era un'avventura ogni volta che dovevo spostarmi da Porciano a S.Godenzo, da Poppi al passo Serra fino a Bagno, Dovadola, Forlì.
Qui stasera siete in pochi, ma avete facce da persone affidabili. Se vi serve, usatemi pure come spot pubblicitario, purché in linea con la salvaguardia dell'essenza del mio messaggio. Vedo qui un librettino su di me in Casentino. Mi sembra colga degli aspetti seri del modo mio di concepire - naturalmente da uomo del ME - la nostra esistenza sulla terra. Beh, visto che è già stata preparata la traduzione nella lingua che si parla a Parigi, oltre a quella che si parla a Londra, oggi diventata una città grande e universalmente conosciuta, provvedete a farne delle stampe, non dimenticando in futuro di pensare anche alla lingua che parlava Enrico VII di Lussemburgo. Sono anche d'accordo con chi parla di rendere l'Arno percorribile a piedi o su quel bel congegno che chiamate bicicletta, velò a Parigi. Sarebbe giusto rendere percorribile a piedi la Costa (si chiamava così anche nel 1309) che vedo un po' maltrattata; ci ho visto addirittura posteggiate quelle scatole di latta gonfiata che camminano scureggiando gas malefici); il Pratello poi deve ritornare libero almeno come al tempo della vostra fiera dei buoi. Se vi aiuta ad attirare turisti, mettete pure una bella segnaletica storica ben disegnata e con materiali adatti e confacenti in tutto l'alto Casentino, dal Pratomagno al Gran Giogo, dalle sorgenti dell'Arno fino alla foce dell'Archiano. Se poi volete utilizzare la corte di Romena, non frequentata come allora, ma sempre molto molto suggestiva, per rievocazioni sceniche ispirate alle mie vicende storico-biografiche, perché no? Esistono oggi i Comuni (anche troppi), la Comunità Montana, il Parco delle Foreste Casentinesi (ben tenute e più agibili che ai tempi miei, per certi aspetti); coinvolgeteli.
Lassù? C'è stato un grande sconvolgimento. La candida rosa, i nove cieli, il cristallino, l'Empireo sono stati sommersi dall'arrivo delle galassie, dei buchi neri, della materia interstellare, della materia invisibile, dell'antimateria... A me non è dispiaciuto affatto. Ero stanco di star così fermo. Voi che seguite il viaggio da me intrapreso con i versi della Commedia, lo dovete continuare insieme a me e alla compagnia con la quale mi son messo: Ulisse, Leonardo, Giordano Bruno (che arnese - lo dicevo io!-), Galileo, Copernico, Keplero, Newton, Cartesio, Spinoza, Laplace, Lagrange, Max Planck, Einstein, Hubble...Sempre dietro alle stelle, per l'eternità. Un vero spasso per tutti noi nati a seguir virtute e canoscenza. Non v'accorgete che noi siam vermi nati a formar l'angelica farfalla che vola alla giustizia sanza schermi? E niente paura. A ciascuno di voi rivolgo le parole che disse a me Virgilio all'inizio della salita sul monte del Purgatorio: sta' come torre ferma che non crolla giammai la cima per soffiar de' venti. Uomini siate, non pecore matte.
Sette secoli fa sono stato qui in Casentino: una prima volta, ancora molto giovane, avevo rischiato la pelle in battaglia, una seconda volta vi ho trovato rifugio e asilo politico in un momento tra i più neri della mia vita. Ho girato in lungo e in largo questi posti, ho avuto la possibilità di far fronte alle necessità della vita, grazie all'ospitalità dei Conti Guidi e alla vostra generosità e laboriosità; non solo, qui ho avuto l'opportunità di frequentare le biblioteche dei vallombrosani della Badia di Poppi, dei Romualdiani di Camaldoli e dei Francescani della Verna, qui ho scritto il Convivio, il De Vulgari Eloquentia e, soprattutto, qui, a contatto con luoghi per me memorabili, ho sentito forte in cuore l'impulso a raccontare la mia storia in versi , che mi hanno reso famoso a tutt'oggi, come avevo preveduto. Mi venne naturale, nella situazione in cui ero stato cacciato cominciare con le parole che tutti voi conoscete:
nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai in una selva oscura...
Vi fu un momento, qui in Casentino, in cui il mio cuore si riaprì alla speranza; davvero sembrava che l'Italia sarebbe ritornata ad essere il giardino dell'Impero con la venuta dell'Imperatore Arrigo. Stasera rivivo con voi quei momenti, quando scrivevo:
Ecco ora il tempo accettevole, nel quale sorgono i segni della consolazione e della pace. Un giorno nuovo infatti comincia a splendere mostrando dal suo nascere l'aurora che già riduce le tenebre della lunga calamità; e già le brezze orientali si fanno più frequenti; rosseggia il cielo ai confini dell'orizzonte e conforta le speranze delle genti di dolce serenità.
O Italia, ora degna di pietà perfino per i Saraceni, rallegrati ormai, che presto sembrerai degna di invidia dovunque, poiché il tuo sposo, conforto del mondo e gloria del tuo popolo, il clementissimo Enrico, divo e Augusto e Cesare s'affretta alle nozze.
Asciuga le lacrime e cancella i segni dell'afflizione, o bellissima, è vicino colui che ti libererà dal carcere degli empi, che percuotendo a fil di spada i malvagi li disperderà e affiderà la sua vigna ad altri agricoltori che al tempo del raccolto diano in cambio il frutto di giustizia.
E voi che piangete oppressi "sollevate l'animo ché vicina è la vostra salvezza". Prendete il sarchio della buona umiltà e, spezzate le zolle della riarsa animosità, spianate il campicello della vostra mente affinché la pioggia celeste, per caso venendo prima che sia gettata la vostra semente, non cada a vuoto dall'alto.
Non si ritragga da voi la grazia divina come la rugiada quotidiana dal sasso, ma come una valle feconda concepite e germinate il verde; il verde, dico, fruttifero di vera pace; e di questa verdezza rinascendo la vostra terra, il nuovo agricoltore dei Romani aggiogherà con maggior rispetto e con maggiore fiducia i buoi della sua saggezza.
Perdonate, perdonate già da ora, o carissimi, voi che con me avete sofferto ingiustizia perché l'ettoreo pastore vi conosca come pecore del suo ovile; sebbene gli sia stato concesso da Dio l'esercizio della punizione temporale, tuttavia, per risentire egli della bontà di Colui dal quale come da un punto si biforca la potestà di Pietro e di Cesare, volentieri punisce la sua famiglia ma più volentieri ne ha pietà.
"Non dunque camminate come anche i Gentili camminarono nella vanità del senso", oscurati dalle tenebre, ma aprite gli occhi della vostra mente e riconoscete che il Signore del cielo e della terra ha stabilito per noi un re.
Voi sapete che me ne andai dal Casentino con la morte nel cuore e la delusione più totale; ma questo non mi impedisce di capire che ho un debito di riconoscenza per questa valle aspra e forte come la selva selvaggia dell'inizio della mia Commedia. Ho rivisto con piacere il Castello di Poppi ancora così ben conservato, Porciano con la sua torre rimasta e ben restaurata, Romena ancora là visibile, sempre suggestiva..Pratovecchio mi ha risvegliato ricordi indelebili. Quello però che più mi ha colpito sono i sentieri nei boschi sotto il Falterona: avessimo noi fuggiaschi avuto le indicazioni che segnalano tutti i sentieri e i tempi di percorrenza; per me era un'avventura ogni volta che dovevo spostarmi da Porciano a S.Godenzo, da Poppi al passo Serra fino a Bagno, Dovadola, Forlì.
Qui stasera siete in pochi, ma avete facce da persone affidabili. Se vi serve, usatemi pure come spot pubblicitario, purché in linea con la salvaguardia dell'essenza del mio messaggio. Vedo qui un librettino su di me in Casentino. Mi sembra colga degli aspetti seri del modo mio di concepire - naturalmente da uomo del ME - la nostra esistenza sulla terra. Beh, visto che è già stata preparata la traduzione nella lingua che si parla a Parigi, oltre a quella che si parla a Londra, oggi diventata una città grande e universalmente conosciuta, provvedete a farne delle stampe, non dimenticando in futuro di pensare anche alla lingua che parlava Enrico VII di Lussemburgo. Sono anche d'accordo con chi parla di rendere l'Arno percorribile a piedi o su quel bel congegno che chiamate bicicletta, velò a Parigi. Sarebbe giusto rendere percorribile a piedi la Costa (si chiamava così anche nel 1309) che vedo un po' maltrattata; ci ho visto addirittura posteggiate quelle scatole di latta gonfiata che camminano scureggiando gas malefici); il Pratello poi deve ritornare libero almeno come al tempo della vostra fiera dei buoi. Se vi aiuta ad attirare turisti, mettete pure una bella segnaletica storica ben disegnata e con materiali adatti e confacenti in tutto l'alto Casentino, dal Pratomagno al Gran Giogo, dalle sorgenti dell'Arno fino alla foce dell'Archiano. Se poi volete utilizzare la corte di Romena, non frequentata come allora, ma sempre molto molto suggestiva, per rievocazioni sceniche ispirate alle mie vicende storico-biografiche, perché no? Esistono oggi i Comuni (anche troppi), la Comunità Montana, il Parco delle Foreste Casentinesi (ben tenute e più agibili che ai tempi miei, per certi aspetti); coinvolgeteli.
Lassù? C'è stato un grande sconvolgimento. La candida rosa, i nove cieli, il cristallino, l'Empireo sono stati sommersi dall'arrivo delle galassie, dei buchi neri, della materia interstellare, della materia invisibile, dell'antimateria... A me non è dispiaciuto affatto. Ero stanco di star così fermo. Voi che seguite il viaggio da me intrapreso con i versi della Commedia, lo dovete continuare insieme a me e alla compagnia con la quale mi son messo: Ulisse, Leonardo, Giordano Bruno (che arnese - lo dicevo io!-), Galileo, Copernico, Keplero, Newton, Cartesio, Spinoza, Laplace, Lagrange, Max Planck, Einstein, Hubble...Sempre dietro alle stelle, per l'eternità. Un vero spasso per tutti noi nati a seguir virtute e canoscenza. Non v'accorgete che noi siam vermi nati a formar l'angelica farfalla che vola alla giustizia sanza schermi? E niente paura. A ciascuno di voi rivolgo le parole che disse a me Virgilio all'inizio della salita sul monte del Purgatorio: sta' come torre ferma che non crolla giammai la cima per soffiar de' venti. Uomini siate, non pecore matte.
Dante di Alighier così parlò sulle rive dell'Arno in quel di Poppi l'11 settembre 2009.Trasmesso da Urbano C., per conto dell'anonimo scrivano casentinese che custodì e salvò le lettere di Messer Dante scritte durante la sua permanenza in Casentino.
Nota
Cos'è il ROTARY Club
La filosofia
Service above self - nella traduzione italiana ufficiale Servire al di sopra di ogni interesse personale - è il motto ufficiale del Rotary, in modo conciso la filosofia del Rotary.Secondo lo statuto del Rotary, gli obiettivi cui tutti i Rotariani devono tendere sono lo sviluppo di rapporti interpersonali intesi come opportunità di servizio; elevati principi morali nello svolgimento delle attività professionali e nei rapporti di lavoro; il riconoscimento dell’importanza e del valore di tutte le attività utili; il significato dell’occupazione di ogni Rotariano come opportunità di servire la società;
l’applicazione dell’ideale rotariano in ambito personale, professionale e sociale;
la comprensione, la buona volontà e la pace tra i popoli mediante una rete nternazionale di professionisti e imprenditori di entrambi i sessi, accomunati dall’ideale del servire.
Successivamente alla stesura dello statuto rotariano, nel 1932 il Rotariano Herbert J. Taylor concepì la “prova delle quattro domande”, un codice etico che undici anni più tardi fu adottato ufficialmente dal Rotary. La prova, tradotta in oltre 100 lingue, consiste nel porsi quattro domande fondamentali:Ciò che penso, dico o faccio:risponde a verità?
è giusto per tutti gli interessati?
promuoverà la buona volontà e migliori rapporti d’amicizia?
sarà vantaggioso per tutti gli interessati?
l’applicazione dell’ideale rotariano in ambito personale, professionale e sociale;
la comprensione, la buona volontà e la pace tra i popoli mediante una rete nternazionale di professionisti e imprenditori di entrambi i sessi, accomunati dall’ideale del servire.
Successivamente alla stesura dello statuto rotariano, nel 1932 il Rotariano Herbert J. Taylor concepì la “prova delle quattro domande”, un codice etico che undici anni più tardi fu adottato ufficialmente dal Rotary. La prova, tradotta in oltre 100 lingue, consiste nel porsi quattro domande fondamentali:Ciò che penso, dico o faccio:risponde a verità?
è giusto per tutti gli interessati?
promuoverà la buona volontà e migliori rapporti d’amicizia?
sarà vantaggioso per tutti gli interessati?
La storia
Il primo Club Rotary fu fondato a Chicago dall'avvocato Paul P. Harris; il 23 febbraio 1905 vi tenne la prima riunione con i suoi amici ylvester Schiele, un commerciante di carbone, Gustav E. Loehr, un ingegnere minerario e Hiram E. Shorey, un sarto. Fin dall’inizio sono visibili alcuni principi basilari del Rotary: i quattro provenivano da diverse nazioni, appartenevano a diverse confessioni religiose e rappresentavano diverse professioni. Lo scopo dichiarato del club era una sincera amicizia tra i soci. Poco dopo un quinto socio entrò nel sodalizio, il tipografo Harry Ruggles. Schiele viene eletto primo presidente; viene deciso il nome Rotary Club in riferimento alle riunioni settimanali, tenute a rotazione nei relativi uffici; viene deciso altresì il logo rotariano, una ruota dentata come simbolo dell'attività professionale, successivamente modificato più volte graficamente.
Fonte
Ho letto tutto con grande interesse. Del Rotary sapevo ben poco. I soci che ho visto da lontano in qualche crociera si davano un sacco di arie, diversamente da te.Orni
RispondiEliminaIo non sono un socio rotariano, ma sono sociale, un po' rotolato ormai nei sentieri della vita.
RispondiEliminaL'importante, per qualsiasi società, è che non sia segreta. Come la Sua Loggia.