sabato 8 dicembre 2012

Mattina del dì di festa

Otto dicembre, passeggiare sul greto dell'Arno, sotto un sole da poco splendente, con il cielo reso variamente limpido dal vento di tramontana che scende da Monte Morello bianco di neve, nel circuito delle vette innevate delle Apuane, là a sinistra del Ponte all'Indiano, poi dell'Abetone e del Corno alle Scale, monti noti a che ha passato momenti felici tra loro, aria di festa alle Cascine dove si muove un popolo variopinto, carrozzina doppia per due gemelli, barboncini al trotto, ciclisti veloci, camminatori solitari e a gruppi, due pattinatrici bambine guidate in giravolte eleganti da una splendida istruttrice, il vecchio Viero un po' malandato che incontro le seconda o terza volta in questi ultimi tempi e mi raccomanda i saluti agli amici delle baracche, Monni l'attore con reciproco scambio fuggevole di saluto, uccelli di varie grandezze e colori e diverso stile di volo, colori rossi e vari contro il verde dei prati e il giallo delle foglie residue sugli alberi. Tutto per una festa regalataci nel 1858, mi pare, da una Curia Romana smarrita nei meandri di una società che cavalcava ora al trotto ora al galoppo il cavallo dei diritti dell'uomo e del cittadino, della libertà della scienza collettiva e della coscienza individuale; una festa alla rovescia: questa povera e grande ragazza madre del Magnificat che ci viene a rinfacciare il peccato originale, la macchia indelebile che ogni pargolo si porta addosso con la nascita. Essendo lei l'unica eccezione. Il dogma più strampalato di questa Curia cattolica apostolica romana varato da che chiesa è chiesa. Dogma strampalato ma insidioso perché è il primo virus che viene inoculato nel corpo sociale cattolico  e che contraddistingue il cattolicesimo da tutte o quasi le religioni codificate, il complesso di colpa. Uno strattagemma strategico al servizio delle classi dominanti. Mi sono distratto: dal ponte nuovo della nuova bellissima utilissima tranvia sono arrivato fin quasi al ponte all'Indiano, ho avuto il tempo di rientrare fino alla passerella della foto qui sopra, passando in mezzo a tanta bella gente felice di non sapere che la festa è nata da una beffa fatta da un clero spaventato che commette l'ennesimo "reato" di abuso della credulità popolare. 

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