giovedì 13 novembre 2003


 


Bella Toscana


Contratto di mezzadria


“ I patti comuni fra i proprietari e i coloni e mezzaioli, sono la divisione a metà di ogni raccolta, levato prima a monte comune il seme che l’ha prodotta, quale in origine si è posto per intiero dal padrone, che per conseguenza lo tiene perso continuamente per metà. Si leva ancora dal monte comune la decima al parroco, l’appalto del veterinario e la tassa del fabbro per le assottigliature delle zappe e dei vomeri, quali sogliono essere da uno staro a due per podere e per titolo. Si divide a metà lo scapito e l’utile del bestiame, che col titolo di soccida si consegna alla custodia del colono per il valore di stima che si dice alla poderana (…)
Si consegnano pure a stima col bestiame i fieni, le paglie e ogni altro foraggio, dei quali si divide a metà il retratto se si vendono, o si paga a metà se si comprano, e in questo caso il proprietario paga e segna per non riscuotere ordinariamente mai. Sono a metà i pali e sostegni per le viti, com’anche gl’ingrassi che si comprano per la semente, sempre ricorrendo che il padrone pagale.
Sono a carico dei coloni gli strumenti aratori, carri, con tutti gl’altri ferri e attrezzi necessari alla cultura dei poderi, le fosse camporaiole (…).
Le fosse maestre, quelle adiacenti alle strade, i muri di sostegno e di guardia…sono a intiero carico del proprietario.
La foglia gelsa è di solo profitto del padrone, e sono di suo esclusivo carico la potatura dei mori, e se nel fare i bachi da seta manca la foglia il proprietario la compra, senza far pagare ne la metà ne altra porzione al soccio che ha la metà dei bozzoli.
I coloni pagano un piccolo dazio a denari contanti, un numero di polli e ova, per dare un certo compenso, pare, all’orto che si permette loro l’uso esclusivo, del taglio della legna da fuoco e di altri usi, e per l’anti parte delle fave e fagioli in erba, uve, pomi che sogliono farsi le famiglie dei contadini.
Le tasse regie e comunicative sono a carico dei proprietari.
Oltre alle qui indicate detrazioni sono a intiero carico dei padroni il mantenimento delle coltivazioni, delle case coloniche, aie, l’agenzia, la guardia dei boschi il mantenimento dei tini.


(Ganfaloniere di Rapolano B. Patrini 15 Dicembre 1820)


Trovato, letto, fotografato - e ora da me trascritto - dentro il museo locale di Serre di Rapolano il 27 Ottobre 2003).



Questo post è dedicato ai mezzadri toscani, alle loro battaglie combattute nel secondo dopoguerra all’interno della Federmezzadri, alla scomunica vaticana che accompagnò le loro lotte, contribuendo, per contrappasso, alla loro emancipazione mentale. Col pensiero ai miei ascendenti materni, provenienti dalla Vallesanta, sotto il monte della Verna, trasferiti dagli anni trenta in quel di Poppi, nei poderi gloriosi e storici di Bucena e Guzzigli. Agli zoccoli dello zio Meco, da me portati nei lunghi inverni casentinesi, in tempo di guerra.

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