sabato 1 novembre 2003


 


L’età libera


 



Così viene chiamata a Firenze la terza età, quella dei pensionati. E’ un bel nome.


Potete averne conferma frugando nel sito del Comune di Firenze.



E’ una bella età, Barbabianca riconferma.


Come tutti gli anni l’Università dell’Età Libera apre le iscrizioni al nuovo Anno accademico. Si realizzano i sogni della giovinezza: andare a scuola quando ci pare, scegliere materia e prof., niente esami, spesa modica, alta qualificazione degli insegnanti. Le materie sono raggruppate per aree: area biomedica, area scientifica, studi sociali, area tecnologica, umanistica, artistica, musicale, economia e costume. E poi i laboratori: arti grafiche e arti minori, discipline pittoriche e modellato, arte floreale, spettacolo, informatica, lezioni al museo. E poi, extra, circoli di studio autocreati e autogestiti, percorsi all’aria aperta, visite guidate.


I prezzi: 130 euro per 80 ore;


80 euro per 40 ore.


E così Barbabianca, con 80 euro, seguirà i seguenti brevi corsi(10 ore ciascuno):


Fellini e la collaborazione con Flaiano; la soddisfazione di ritrovare il prof. Sandro Bernardi che sul cinema sa tutto e te lo sa trasmettere;


le donne filosofe ( a scuola si dava più importanza alle 7 coalizioni contro Napoleone);


Itinerari decameroniani ( a scuola sapevamo tutto dei Promessi Sposi);


Teatro comico italiano del ‘900 (Da Petrolini a Totò, compresi Paolo Poli e Dario Fo): castigat ridendo mores.


Mi son perso musica, astronomia, pittura…


Insomma, cari giovani, andare a scuola con la stessa levità d’animo di Pinocchio che entra nel paese dei balocchi è una grande esperienza. Per voi è inimmaginabile. Vale la pena di vivere, vivere a lungo: più attenti sui motorini, guidate tranquilli, fumate meno, non mangiate McDonald, non fatevi ossessionare dalle ubbie sessuali si santa madre chiesa, difendetevi dalla pornografia mediatica; per esempio, ragazzi, non preoccupatevi di allungare e allargare il pène; vi darebbe solo péne. Lo sapete che ho dovuto cambiare email perché completamente intasata dagli invii porno? L’America fa sempre le cose in grande. Piuttosto usate il preservativo quando occorre, la spirale dopo il secondo figlio, rispettate il papa, ma non ascoltatelo: sul piano dei rapporti affettivi la casta sacerdotale insediatasi per autodesignazione ormai da troppi anni (secoli) in Vaticano sa dir solo pie banalità e sante trivialità. L’ultima riguarda la mancata indulgenza-abbuono di 3 anni per le coppie separate che chiedono il divorzio. Vergogna. Non per la casta, ma per i nostri rappresentanti eletti in Parlamento, ridotti a far inchini e spegner moccoli per mantenere la società civile nella giusta penombra un po’ oscurantista. Ma vedo che sto abusando della piccola platea virtuale che mi concede Splinder.


Dimenticavo: non dimenticate di sostenere genitori e nonni nelle prossime battaglie per mantenere il servizio sanitario pubblico: vogliono privatizzarlo, come in America. Sarà dura, ma ce la dovremo fare: per vantaggio nostro e per rispetto di coloro che, prima di noi, hanno sudato lacrime e sangue per queste conquiste sociali.


Così, per non cambiare, proseguo raccontando come la mattina del 27 ottobre,dopo aver preso il numero di attesa per l’iscrizione ai corsi, ho occupato lo spazio di tempo, per dare un’altra occhiata alla chiesa incorporata nell’edificio ora comunale, un tempo, monastero. E’ la chiesa di S.Maria Maggiore, a metà di Via Cerretani (Paola mi dice che è una corruzione di ciarlatani), tra S.Maria Novella e il Duomo.


Divertitevi, passando, a osservare in alto- molto in alto- sulla parete esterna che dà sulla via una faccia di donna incastrata lì non si sa da chi né perché: dice la guida che è di epoca tardo romana ed è soprannominata Berta: già, quando lei filava non c’erano chiese cristiane. E ora è lì, convertita per forza come i Sàssoni con Carlomagno. Entro e constato quanto scrive la guida: L'interno è diviso in tre navate i cui pilastri a sezione quadrata sostengono archi ogivali.


Mi colpisce la netta tripartizione: la navata destra coperta interamente di impalcature per restauri (tutta Firenze di questi tempi è in restauro), la navata centrale, alta e libera, come vuota, la navata sinistra piena di stucchi barocchi, di altari rinascimento, di nicchie, statue, dipinti. C’è tutto il disordine della storia passata lì dentro e nei dintorni, dal X (decimo!) secolo a oggi. I luoghi vissuti hanno sempre un grande fascino per me: mi perdo nei ricordi. Le nozioni scolastiche lì sono vita vissuta: amori, speranze, paure, disperazioni, peste, fame, guerra, liberazione, scampo, impregnano quelle pietre, danno sostanza a quelle immagini.


Ma il mio pensiero viene sorpreso un’altra volta dalle candele. Sarà perché la navata destra è occupata dalle impalcature, sta di fatto che la sinistra è tutta un brulichio di luci, che spiccano tanto più per il fatto che la chiesa, ormai affogata nella città, è pressoché priva di finestre. Ancora una volta passo dalla storia alla cronaca: mi metto a contare per voi le candele, con una novità: le candele sono rimpiazzate dai lumini, eccetto quelle davanti alla statua della Madonna con il bambino che mostra il cuore: lì ci sono candele senza fumo. Non le conoscevo, è vero che non fumano. I lumini sono di 2 prezzi: Padre Pio, 30 lumini accesi da euro 0,50; Cristo deposto dalla croce, uguale a Padre Pio: 30 per 0,50; Madonna in trionfo tra gli angeli: 24 da 0,30 euro: grande crocifisso: 20 ceri da 0,30; una statua di santa: 7 lumini da 0,50 euro.


Ma non avrei scritto tutto questo se non avessi visto, su un leggio, in grande evidenza, questo cartello, stampato stampatello dal parroco, a grandi lettere:



IO SO PREGAR POCO


NON SO COSA DIRE


NON HO MOLTO TEMPO.


E ALLORA?


ECCO OFFRO QUESTO LUMINO.


UN PO’ DI ME


CHE LASCIO DAVANTI A TE.


QUESTA FIAMMA CHE BRILLA


SIGNIFICA LA PREGHIERA CHE CONTINUA


MENTRE IO ME NE VADO.


 



Sul tavolino davanti all’entrata il


CCP n. 12352563, intestato a Parrocchia S.Maria Maggiore, Firenze.


Sante ambiguità ecclesiastiche. 


Penso ai cilindri di preghiera dei monasteri tibetani. Chi è più veloce? Già, ho il numero 34; debbo correre per non perdere il turno e con quello i 4 corsi su Fellini, le donne filosofe, il Decamerone, il teatro comico. Preso dall'ansia, mi dimentico di accendere la candela (o il lumino?). Ma la candela senza fumo piacerà ai santi?

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