lunedì 12 aprile 2004

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Dopo l'alluvione mediatica delle prediche pasquali



Un miliardo di esseri umani garantiti, due miliardi interessanti perché possono commerciare con il primo, tre miliardi e mezzo considerati esuberi: potrebbe essere descritta così la condizione umana all'inizio del terzo millennio. Con una clausola aggiuntiva, che la situazione tende a peggiorare e ad essere giudicata inevitabile.


È necessaria una grande lucidità per riconoscere il punto in cui siamo, per cogliere la dissoluzione del tessuto sociale, per demitizzare il linguaggio adoperato dal sistema dominante. Chi ha potere sulle parole ha potere sulla realtà. Ci è stato inculcato che l'interesse privato è la migliore forma di amore del prossimo, che libertà equivale a libertà di mercato, che le regole del mercato sono naturali, che il valore delle merci è legato al desiderio del compratore e non al lavoro umano. Ecco alcuni aspetti mitici da destrutturare.


Introdurre queste prospettive nel campo dell'economia e della società significa sostituire i cardini della cultura dominante che tutto sia monopolizzabile, che si debba competere per vincere, che l'espansione sia inarrestabile. Si tratta di sottrarre al mercato quello che non è mercificabile, facendo il cammino inverso a quello del sistema: le realtà umane più significative non sono mercificabili e lo scopo della vita non è l'arricchimento. L'esistenza umana non è la lotta di tutto contro tutti, dove solo i più forti hanno diritto di sopravvivere. All'assioma dell'esclusione è necessario contrapporre quello della solidarietà, all'espansione illimitata il rispetto dei beni comuni dell'umanità.


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