mercoledì 18 maggio 2005






 


 


 La spada e la croce

"A quel tempo ero amica di John Dexter. La legge sull’omoses­sualità non era ancora cambiata e l’avevano trovato con un ragaz­zo. Gli dettero sei mesi e lo spedirono a Wormwood Scrubs. Tutti i suoi amici lo andarono a trovare. Io ci andai due volte. La prima fu terribile, non tanto perché la prigione era brutta e triste, come mi aspettavo, ma perché sembrava che John si fosse trasformato nel proprio contrario e continuava ripetere che meritava di essere punito, che la polizia aveva fatto bene, che lui aveva sbagliato. La volta dopo era tornato normale, ma intanto io pensavo a quanto siamo fragili noi tutti, così in bilico sulle nostre convinzioni, sui principi, su ciò che pensiamo di essere. John non aveva subito mal­trattamenti fisici, ma era stato bersagliato di insulti dai giornali, era comparso in tribunale ed era stato oggetto di disprezzo, era stato condannato come un malfattore, per poi finire in quel posto triste ed essere punito. Non c’è da stupirsi che le persone facciano false confessioni e dicano: “Sì, sono colpevole”. Ma io non l’avevo mai visto prima, non lo capivo e ne avevo paura, vedendo quant’è sot­tile la pellicola che la civiltà stende sulle nostre finzioni.

 Molto tempo dopo, tenni una lezione sulle barriere percettive che ci impediscono una visione chiara, una delle quali è il senso di colpa. Quando ci fu la discussione, uno dopo l’altro tutti vennero a chiedermi qualcosa sulla colpa. La colpa, soltanto la colpa, come se non avessi parlato d’altro. Credo che non sia affatto una do­manda semplice.

 Quanto segue l’ho appena trovato in un libro, The Prospect Before Her, di Olwen Hufton. Siamo nel 1707. E’ la predica di un gesuita.

 Spiegò loro (donne e ragazze) l’enormità dei loro peccati e del cattivo uso che tanto spesso avevano fatto dei sangue di Gesù Cristo (facendo la comunione in uno stato peccaminoso). Mi­se davanti a loro l’immagine di Cristo crocifisso rimproveran­dole per la loro ingratitudine e la loro perfidia. Se non l’avessi visto con i miei occhi, avrei fatto fatica a credere all’effetto di quel discorso. Si prostravano a terra, faccia in giù. Alcune si battevano il petto e altre la testa contro le pietre invocando a gran voce il perdono e la misericordia di Dio. Negli eccessi del proprio dolore dichiaravano la loro colpa. Spingevano tali ec­cessi a tal punto che il sacerdote temeva si facessero male e or­dinò loro di smettere di lamentarsi così da poter finire le pro­prie esortazioni. Ma non riuscì a zittirle. Si rassegnò a sparge­re qualche lacrima e a interrompere il suo discorso."

 Da Doris Lessing, Camminando nell’ombra, sec. Vol. pg.226-227, Feltrinelli ed.

 Commento estemporaneo:

* Il gesuita è lo Stato che, facendo entrare le regole religiose nelle sue Leggi, dichiara reato quello che la religione dichiara peccato.

 John Dexter è colui che considera colpa morale tutto ciò che viene dichiarato colpa legale dalle Leggi dello Stato.

 Esempi per analogia: Bottiglione che chiede la messa fuori Legge delle coppie omosessuali. Gli on. Casini e Andreotti che non si presenteranno al Re Ferendum il prossimo 12 giugno.



 


 


 Esempi per contrapposizione: Bertrand Russell imprigionato per 6 mesi per aver scritto un articolo contro la guerra nel 1918.

Zapatero che enuncia il suo teorema: le libertà civili finiscono quando le regole religiose entrano nelle Leggi dello Stato.

 *Le donne piangenti sono le folle di Piazza S.Pietro che inneggiano a Giovanni Paolo ora più che mai Benedetto.



 



 



 



 



 



 



 


 


  Altri esempi? Qualche correttivo?

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