domenica 27 novembre 2005


Ogni cosa è illuminata

L’esordio alla regia di Liev Schreiber è scisso tra una magnifica verve alla Kusturica ed una pesantezza da cinema americano mainstream.


I primi quarantacinque di Everything is illuminated sono davvero esilaranti. Innestando sull’ossatura del bestseller di Jonathan Safran Foer una serie di indiavolate trovate visive e narrative degne del miglior Kusturica, Schreiber riesce a dipingere ironicamente la radicale diversità dei due giovani protagonisti, dei loro mondi e, soprattutto, del loro approccio nei confronti del passato: l’introverso Jonathan (un ottimo Elijah Wood) pratica il collezionismo come forma apicale di un’attitudine alla conservazione delle proprie radici, Alex (un sorprendente Eugene Hutz) è un grottesco prodotto dell’imbastardirsi del sostrato ucraino ed ebreo dietro la spinta della sottocultura mediatica americana.


Purtroppo, durante la restante ora di film, Schreiber cede alle lusinghe di quel sentimentalismo edificante e di quel didascalismo che da anni, in America, corrodono il cinema mainstream...(corrente principale ndr)


Leggi il resto della Scheda da me condivisa.


Riflessioni da me fuoruscite
Ogni cosa è illuminata (dalla luce della memoria), ci dicono i due giovani venticinquenni che hanno, il primo, scritto il libro, il secondo, fatto il film: ebrei tutti e due.
Sapere è ricordare, diceva Platone.
Italiani datevi alle istorie, diceva G.B. Vico.
La istoria si può deffinire una guerra illustre contro il tempo, perché risuscita i morti ammazzati che fanno ricordare ai vivi che bisogna cambiar sistema se non si vuol fare la stessa fine (parafrasi della introduzione ai Promessi Sposi).
La storia è la maestra della vita. Ecc.Ecc.
Umani, diamoci una mossa: gli ebrei si riconoscono in Israele, gli Italiani si fanno governare da Berlusconi e Fazio, i cristiani impazzano per Ratzinger - Ruini e chiamano opus dei l'opera del diavolo, nei cieli del mondo volteggiano gli elicotteri sparafosforo di Bush e Cheney.


O mio giovane Schreiber, che ti devo dire? Prestami un po' del tuo umorismo, fai risplendere la luna anche di giorno, come tu fai nel film, non mi chiudere, ancora vivo, nel sacchetto di cellophan insieme alla cavalletta né tanto meno mi devi affogare nella opaca trasparenza della gialla sostanza resinosa. Altrimenti la memoria arrivando troppo tardi  ci spingerà tutti nella vasca insieme al nonno volutamente cieco che si affoga nel proprio sangue. Dio mio. Ho fatto tardi. Domani rivedo questa finale. O buon Morfeo "portami i girasoli assetati di luce".


Domenica mattina: Morfeo mi è apparso con le sembianze di Montale:

Portami il girasole ch’io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l’ansietà del suo volto giallino.


Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono4 i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture


Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

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