sabato 7 giugno 2008

Bargello, Palazzo non finito

Sandro Lombardi in 'Erodiade' di Testori


Nel Cortile del Museo Nazionale del Bargello fino al 6 giugno la tragica eroina impersonata da un attore brianzolo...

Nel Cortile del Museo Nazionale del Bargello fino al 6 giugno la tragica eroina impersonata da un attore brianzolo... | Fino all'8 giugno ore 21.15

CORTILE DEL MUSEO NAZIONALE

DEL BARGELLO

Soprintendenza Speciale P.S.A.E. e per il Polo Museale della Città di Firenze

Museo Nazionale del Bargello - Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Eti - Teatro della Pergola - Associazione "Amici del Bargello"

ERODIAS di Giovanni Testori

con un prologo da Mallarmè

di Patrizia Valduga

uno spettacolo di e con Sandro Lombardi

e con Ciro Masella

allestimento scenico Patrizia Scassellati

costumi Marion D'Amburgo

musiche originali Giancarlo Cardini

luci Gianni Pollini

suono Antonio Lovato

costumi Marion D'Amburgo

regista assistente Francesco Torrigiani

maestro di canto Francesca Della Monica



con il sostengo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Toscana



In occasione della mostra I grandi bronzi del Battistero l'arte di Vincenzo Danti discepolo di Michelangelo Museo Nazionale del Bargello, 16 aprile/7 settembre 2008 visitabile gratuitamente prima e dopo lo spettacolo.



Dopo i consensi riportati con Edipus, 1994, Cleopatràs, 1996, Due lai, 1998 e L'Ambleto, 2001, per ciascuno dei quali ha ricevuto il Premio Ubu come miglior interprete maschile dell'anno, Sandro Lombardi torna al teatro di Giovanni Testori.



Erodiàs costituisce il pannello centrale di un trittico, pubblicato postumo con il titolo Tre lai nel 1994. Si tratta di tre lamenti di morte, il primo dedicato a Cleopatra, l'ultimo alla Madonna, al centro del quale si colloca una delle eroine su cui più volte era tornato Testori: Erodiade, l'antica concubina di Erode che, presa di folle amore per Giovanni Battista e furente per il rifiuto oppostole, spinge la figlia Salomè a chiederne la testa.



In un teatrino di qualche cittadina brianzola, un attore, identificandosi con Erodiade, intona uno strampalato canto funebre e, rimproverando il Battista di esserle apparso troppo bello e seducente, si abbandona a un soliloquio appassionato e disperato. Repentini scarti d'umore spostano il clima dai toni alti della tragedia alla situazione quotidiana, anche baraccona e grottesca, di una stanca 'subrettona' dalle bellezze appassite. Lo spettacolo si gioca tutto nel contrasto tra il riferimento biblico col suo sfondo palestinese e la fastosità barocca di un linguaggio da teatro di varietà.



Ma un conto leggerlo nella scheda,


un conto vederlo


 la sera del 6 giugno


 (insieme a Paola, Gabriella, Rita).


 Il cortile del Bargello


 la sera è più che bello,


anche se ti vieni a trovar


 sotto l'ombrello.


Il Bargello è un luogo molto adatto per rappresentare la morte: da lì partivano i condannati per esser condotti all'ultimo supplizio. Girando la cantonata trovi la porta della cappella  con la prima fermata della via mortis (fuoco o decapitazione) che ti accompagnava fino al "luogo di giustizia" come ricorda il pannello sulla facciata:

Al primo piano del duegentesco Palazzo si trova la Cappella di Santa Maria Maddalena, dove sostavano i condannati a morte prima di iniziare il loro cammino verso il patibolo, assistiti dai confratelli della Compagnia dei Neri.


Il Bargello è un luogo molto adatto per rappresentare il ritorno alla vita: fu proprio qui, nel cortile aperto sul cielo, che Pietro Leopoldo di Lorena fece fondere, nella seconda metà del '700, gli strumenti di tortura, nel mentre l'araldo comunicava al mondo la fine per legge di quell'estrema tortura che si chiama condanna a morte per mano del boia.


Ragione per cui oggi tale diritto è rimasto in mano solo a 'drangheta, mafia, servizi segreti, e "governi canaglia".

Insomma ai terroristi.


Non per niente il Bargello s'intitola "palazzo non finito".


Scheda storica





Il cortile delle carceri




Teatro delle vicende politiche che videro contrapposti Papato e Impero, guelfi e ghibellini, nonché le fazioni cittadine in lotta per il potere, il palazzo fu testimone del progressivo decadere delle istituzioni repubblicane: all’affermarsi dell’egemonia medicea nella seconda metà del Quattrocento, con il trasferimento delle funzioni politiche a Palazzo Vecchio, divenne prima la sede del Consiglio di Giustizia e dei Giudici di Ruota, e dal 1574, sotto il principato di Cosimo I de’ Medici, fu trasformato in carcere cittadino. Dal Bargello (capo delle Guardie o di Piazza), che con l’aiuto dei suoi sbirri arrestava, interrogava e provvedeva anche ad eseguire le condanne, il palazzo ha derivato il nome che porta ancora oggi.

La trovi qui


1 commento:

  1. Interessante tutto, ma attenzione: che io sappia il Palazzo non finito non è il Bargello, ma è il bel palazzo d'angolo tra via del Proconsolo e borgo degli Albizi dove ha sede il museo di Antropologia e la facoltà, dovuto credo al Buontalenti. Saluti - paolo

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