mercoledì 29 ottobre 2008

Palmira

Diario di viaggio

In Giordania e Siria (VI)



Le città morte



A Palmira si arriva dopo una strada lunghissima e tutta dritta (come sono qui quasi tutte le strade) che non è deserto, come dice Nasser, ma steppa. In realtà è una steppa poverissima, con radi cespugli spinosi che in genere crescono vicino ai bordi della strada. Stanche del lungo percorso, ci siamo fermati al Baghdad–Café, un piccolo bar con tettoia rinfrescante tenuto come al solito da beduini in tenuta d’ordinanza. Il thè alla menta, anche se più caro che altrove, è sempre un piacere, le toilettes che stanno dietro al ar lo sono molto meno. Vicino un’esposizione di oggetti artigianali in una costruzione sormontata da tetto a pan di zucchero secondo la tradizione. Anche se tutto0 è un po’ finto. Dopo qualche decina di km, ecco finalmente Palmira che certo è una delle mete più agognate di tutto il viaggio. E Palmira non delude, perché offre una vista veramente “panoramica” di rovine magnifiche, da città ricca , dove i templi, i colonnati, e le tombe di lusso non scarseggiavano davvero. Mi viene spontaneo il confronto con Serjilla, ma anche con qualunque altra delle città morte del Nord della Siria. Le rovine di quelle città sono state abbandonate e ora solo il vento e la polvere le abitano, Palmira invece è sopravvissuta nella cittadina turistico-commerciale che le è nata accanto e che in un certo senso l’ha anche stravolta, perché l’ha resa piena di gente che ti vuol fare andare a cavallo, ti vuole vendere ogni sorta di oggetti e non ti lascia godere la cosa più necessaria in questi posti: il silenzio. Riprendo da una guida turistica una frase di Chauteaubriand: - Les ruines, considerées sous le rapport du paysage, sont plus pittoresques que le monument entier ». Decisamente Serjilla è più pittoresca, anche se bisogna riconoscere che Palmira è imponente, regale. E poi dietro il muro del tempio di Baal, che bel palmeto c’è ancora! E come doveva essere variopinta, esotica, sfaccettata la vita in questa città, punto d’incontro di tante culture diverse. (…)

Un ambiente un po’ alla Salambò di Flaubert, visto che oggi mi vengono in mente gli scrittori francesi. Del resto Giovanni Battista, decapitato nel romanzo di Flaubert, ce lo siamo ritrovato in moschea come precursore di Gesù e di Maometto.

E ancora un dettaglio francese. Pare che l’hotel Zenobia, che è il più vicino al sito archeologico sia stato ideato a suo tempo da una avventuriera, una certa Margot, che era rimasta affascinata dalla figura di Zenobia. Peccato che poi abbia dato aiuto al dittatore Franco e aiutato degli ufficiali nazisti a fuggire in Sudamerica. Ma per finire in bellezza, voglio ricordare la “tomba-ipogeo dei tre fratelli “. In questo spazio, abbastanza grande e ben suddiviso in tre camere si possono vedere delle pitture a parete. Su di una mi sono soffermata. Racconta la storia di Achille che era stato nascosto dalla madre sull’isola di Sciro dove viveva travestito da donna per sfuggire alla guerra e alla morte. Ma venne stanato dal solito Ulisse “dai tortuosi disegni” che lo portò via riconsegnandolo al suo destino. Ecco una cosa triste della vita di questi grandi personaggi. Gli toccava sempre sapere che, malgrado eventuali tentativi, alla fine sarebbero morti in un determinato modo ed erano certi che il destino non avrebbe mai mollato la presa. Ma a questo punto scattava l’elemento “valore” che nel caso di Achille come di ogni uomo di elevata classe sociale, voleva dire non lesinare sulla vita. Magari un poveretto avrebbe potuto scappare, questo gli sarebbe stato permesso, ma Achille no, sennò che eroe sarebbe stato?

Nella pittura realizzata con bei colori ancora visibili Achille è in primo piano vestito con un’ampia veste da donna da cui spunta fuori una gamba che forse dovrebbe essere muscolosa e tradirlo. Accanto ci sono oggetti femminili: gomitoli di lana, aspo e stoffe. Dietro la nutrice con aria spaventata. Erano le loro storie. Achille come Tex Willer, Ulisse come Martin Mistère?  Certo, molte cose sono cambiate, il paragone viene male. Però quello che non è cambiato è il gusto dell’avventura e il piacere di seguire le vicende di un personaggio amato. (Paola)



Qualche foto delle nostre

2 commenti:

  1. Ciao Paola e Urbano, e' con grande piacere che vi seguo nel.. nostro viaggio in Siria .Vi ringrazio per tutte le emozioni che mi date attraverso i vs. commenti.Un bacio

    a presto. ROBERTA

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  2. Se hai qualcosa da aggiungere o una foto da mandare, invia e noi pubblichiamo. Passa parola. Domenica Paola, Antonietta e consorti faranno una relazioncina alle baracche di via degli aceri 1, qui all'Isolotto, ore 10,30.

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