La Umana Commedia V
Struttura generale del Decameron. E' questa: stampatela e tenetela sotto gli occhi via via che procediamo nella visita a questo mondo "favoloso" che noi useremo come uno specchio, e ci divertiremo a guardare sotto le maschere dei personaggi per ritrovare le nostre facce e giocheremo con le analogie per ritrovare le nostre vicende vere dietro quelle fantasiose avventure. Mentre scrivo sto sbirciando, sul secondo canale, l'incontro di calcio Villareal-Roma. I morti e i feriti dei tre attentati alle stazioni ferroviarie di Madrid sono lì, ai bordi del campo, invisibili e presenti, con il loro silenzio assordante: questa è la cornice con la peste: la favola odierna è lieta, Il gioco del calcio è un bel gioco, pieno di accortezze, armonicamente intessute in un gioco di gruppo, a lieto fine. Ma i protagonisti hanno tutti la fascia nera intorno al braccio. Potrebbe essere una favola della terza giornata: ingegno e abilità. La cosa molto desiderata che si desidera acquistare o ritrovare: la Coppa Uefa. (Stampate il file, se non l'avete ancora fatto).
Lo striscione portato sul campo dai giocatori recita: sì alla pace, no al terrorismo. Occhio al gioco delle furbizie, a chi tira le fila a spese, ora come allora, dei gonzi che sono miriadi, nel gran Decameron della vita reale: Sì alla pace, no al terrorismo. Manca una cosa: no alla guerra. Manca e continuerà a mancare, perché chi tira le fila del gioco sta già scrivendo sul campo verde del nostro cervello-Calandrino: sì alla guerra contro il terrorismo: quella degli angloamericani in Iraq e quella di Israele in Palestina. Anche Vojtila, per bocca del N.2 Cardinal Sodano si attesta sulla lotta "contro il terrorismo.
Su Virgilio inchieste, il 78% degli interpellati non crede che la strage sia di matrice basca. Io non credo neppure ad Al Quaeda, per lo meno non da sola.
Festa del pubblico spagnolo, secondo goal del Villareal, 36' del primo tempo.
Flash back: Fiesole, 1348.
Le prime tre novelle della prima giornata sono molto significative e tra loro ben collegate. Ma prima un intermezzo musicale.
I musici del Decameron
Dioneo e Fiammetta sono i soli membri della brigata indicati come suonatori di strumenti - liuto e viola rispettivamente. Dopo aver fatto l'accompagnamento alle canzoni, alle danze e alla ballata di Pampinea alla fine della prima giornata, i due si divertono cantando delle canzoni, durante gli intervalli prima e dopo ogni storia, mentre gli altri 8 dormono, giocano a scacchi, tirano i dadi. Nella terza giornata, dopo le novelle, mentre il resto della brigata sguazza nelle acque fresche, i due cantano una lunga canzone su Palamone e Arcita (personaggi della Teseida del Boccaccio stesso). Queste sono le uniche due canzoni della cornice,contro i testi di 10 ballate presenti nel Decameron.
Dioneo, il suonatore di liuto ed il più estroverso della brigata, mette in chiaro all'inizio del ritiro che lui sarebbe ritornato in città se il gruppo non avesse deciso di far festa. Proprio per questa sua impetuosità e per l'impossibilità a tenerlo sotto controllo, la brigata gli fa raccontare l'ultima storia di ogni giornata, quando può fare il minimo danno.
Le novelle di Dioneo hanno a che fare quasi sempre sfrontatamente con il sesso e alla fine della quinta giornata prova pure a cantare uno stornello ardito tipo "alzati la gonnella".L'abilità musicale è una delle più salienti caratteristiche di Fiammetta. Lei è, dopo tutto, la suonatrice della viola. Proprio il giorno che lei guida come regina, Viene svegliata dalla musica delle melodiose canzoni degli uccelli che dagli alberi festeggiano l'arrivo dell'alba.
Alla connotazione musicale si unisce il suo bel personale : lunghi biondi capelli sciolti le coprono le spalle, una faccia ovale del colore dei gigli e delle rose, due occhi lucenti come d'un falcone, una bocca piccola con labbra di rubino.La sua "musicalità" è dovuta all'influenza del pianeta Venere che favorisce i "cantautori" in Maggio e Agosto. Anche le sue storie sono centrate sul potere dell'amore, ma in maniera più elevata. Fiammetta è incaricata di cantare l'ultima ballata prima del rientro in Firenze, ancora in preda alla peste. La sua canzone rispecchia lo stato d'animo della brigata a quel momento.Boccaccio associa Fiammetta e Dioneo alla musica per evidenziare il loro significato allegorico: Dioneo e Fiammetta impersonano le qualità sensuali del gruppo, rispettivamente la sessualità e l'amore, tradizionalmente collegate alla musica.
Tindaro, servente di Filostrato, è l'unico altro personaggio della Cornice specificamente indicato come capace di suonare uno strumento. Ed infatti suona la cornamusa due volte nel corso del racconto: dopo la ballata nella sesta giornata e quando la brigata se ne ritorna dalla Valle delle donne nella settima giornata. In entrambi i casi fa l'accompagnamento alle danze.
Significativo il fatto che l'entrata della classe subalterna avviene all'inizio della sesta giornata, cioè al crinale centrale del Decameron: Tindaro suona e gli altri servitori interferiscono in maniera così rumorosa da provocare l'intervento ammonitore della regina.)
(la fonte in inglese)
(scritto nell'intervallo Villaroel-Roma:2-0. II giornata: fortuna e peripezie; per chi il lieto fine?)
Tg nell'intervallo: 190 morti, 1250 feriti in Spagna. Audiocasseta col Corano e 7 detonatori in un furgoncino a 30 Alkatar km da Madrid, comunicato di Al Quaida. I terroristi saranno sconfitti, ma senza scambiare il sistema politico (promessa di Aznar). Il Patriot Act ancora no. Presto si faranno vivi qui gli anarcosindacalisti. Preparazione alla grande festa della pace indetta in tutto il mondo per il 20 marzo, su iniziativa dell'opposizione americana.
Entrerà Cassano nel secondo tempo?E' entrato.
Non esistono numeri per cui ci si possa fermare a pensare. Anche nell’universo dorato in cui da qualche decennio vivevamo, ormai, non esiste piu’ la coscienza sopita.
RispondiEliminaCi sono state guerre, rivolte, atti di terrorismo, giudici e giudicati e mai come ora sento la strana sensazione che ogni giorno non puo’ essere l’ultimo. Credo nel "Per Sempre", maledizione! Io, si’, io ci credo. Perche’ ogni giorno avra’ un attimo successivo a se’ stesso. Non esiste l’ultimo momento. Non esiste per un Essere Vivente Collettivo come la nostra veglia forzata e’ ormai divenuta.
Quanto sarebbe bello riposare ancora. Quanto sarebbe piu’ semplice non dover scegliere tra liberta’ e sicurezza. Quanto e’ umiliante e avvilente doversi ridurre ad aver metaldetector sulla soglia di casa propria.
"T E R R O R I S M O", questa parola in se’ gia’ e’ incubatrice di un figlio prematuro chiamato Schiavitu’, sevizia, regressione.
Ci sono eventi che devastano la nostra percezione, e vedere il telegiornale diventa triste emule dell’adrenalina di una telecamera di un videoamatore. Non riusciamo a comprendere piu’ dove stia il confine. Pochissimo tempo fa, qualcuno scrisse, "questo non e’ un film", perche’ avevamo perso le cataratte dell’indifferenza. Israele e’ lontano, il Rwanda esiste solo nel momento in cui ci viene ricordato dal telegiornale, abbiamo imparato a dire Al Qaida il giorno dopo che ci e’ stata indicata come colpevole. Ci sono nomi che prendono ad esistere esclusivamente quando e’ troppo tardi. Non riusciamo piu’ a giudicare cosa sia vero o meno, a chi dare ragione. Dove riporre la nostra fiducia. Quali sono i motivi di tanta ingiustizia, di tanto odio, di tante morti.
E ci si ammassa tutto nel campo visivo. Si affastella il male e l’impossibile su neuroni labili e indeboliti. Abbandonarsi tra le braccia di qualcuno che ci possa dire che Siamo Sicuri, non e’ piu’ possibile, ma forse non lo e’ mai stato.
Treno, aereo, automobile, marecielo, ovunque. "T E R R O R E".
Persone perse in un incidente di cui si torna a parlare solo ora. Chiedersi ora se e’ giusto penalizzare per anni qualcuno per dar giustizia al nostro caro defunto. Fa male, Cristo se fa male.
Dove riporre la nostra fiducia?
Dove?
Non so. Non so nemmeno il motivo di questo mio sproloquio. E’ un bene che siamo tornati a pensare, che siamo svegli ormai, ma soffriamo di un’insonnia che non puo’ condurre che all’insania. Volersi abbandonare alle braccia di qualcuno che possa dirci: Illuditi, sogna ancora!
Siamo stanchi di ricordarci dove eravamo in quel determinato momento. Ovunque, che fossimo al lavoro, a casa o dal fruttivendolo. Siamo stanchi di questa forzata attenzione. Non lo so se questo e’ il modo con cui e’ normale che i giorni si succedano, ma e’ terribile rendersi conto che esiste Per Sempre. Per questo ora cerchero’ di riposare, di sognare ancora, per un attimo, per un giorno, o un’ora solamente. Non lo faro’ per me soltanto, vorrei farlo per tutti coloro che non sogneranno ancora. Non me ne frega nulla, giuro su Dio, che non m’interessa come suonino ora le mie parole: ma volgio farlo, voglio respirare profondamente e vivere ogni giorno di piu’, per loro, per tutti loro e per me stesso. Voglio farlo al meglio. Non voglio fare piu’ di quanto si riesca a fare in una sola vita, non voglio prestare attenzione ad ogni passo che faro’, ad ogni confine che varchero’.Il minimo indispensabile per cui VIVERE possa essere fatto al meglio, questo voglio ora, solo questo.
Buon riposo, respiri e sensazioni che non dimenticheremo mai.
Caro Nunzio Fiore, il tuo nome è un annuncio di primavera. Con questo nome Boccaccio ti avrebbe designato re della seconda giornata dove “si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine”. “Dove riporre la nostra fiducia? Dove? Non so”.
RispondiEliminaQuesta è la risposta di Socrate: hoc unum scio; me nihil scire. Questo solo so: di non saper nulla.
“Abbandonarci alle braccia di qualcuno che ci possa dire che Siamo Sicuri non è più possibile”.
Anche questa costituisce una presa di coscienza molto importante, perché ti rende più attento a non cadere nelle mani dei falsi profeti di cui è pieno il mondo. I 10 giovani fiorentini avrebbero potuto cercar rifugio dalla peste rimanendo in S.Maria Novella piangendo e supplicando un intervento magico dal cielo; come poi non venne, né a Firenze né nel resto d’Europa. Hanno preferito mettersi insieme, in luogo opportuno. avendone le possibilità, e passare quel poco di tempo a disposizione per ricostruire, tramite immagini, musiche e racconti, il film della vita reale degli uomini, così come si presentava ai loro occhi. Una presa di coscienza, un momento di relax: questa è la vita.
“Soffriamo di un’insonnia che non può condurre che all’insania”. Chi ci vuole “insani” ha trovato oggi nel terrorismo il modo di renderci insonni e spaventati, bisognosi di abbandonarci nelle sue braccia per sentirci protetti e sicuri. Il prezzo da pagare: la schiavitù, magari quella dorata del consumismo.
E’ importante cercar di riposare, di sognare ancora, “respirare profondamente e sorridere” come da tecnica buddista. Molto giusto non pretendere di fare più di quanto si riesca a fare in una sola vita.
Panfilo, Nei file, Filomena, Dioneo, Fiammetta, Emilia, Filostrato, Lauretta, Elissa, Pampinea vivono i loro 15 giorni di vita con questo spirito. Poi rientrano nel luogo della peste, in Firenze, con un atteggiamento presumibile degli uomini della Ginestra leopardiana. Così mi piace immaginarli.
Cordialità.